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Tra fonti e dati:

la rappresentazione dei
documenti d'archivio nell'era
dell'onlife
PROF. PIERLUIGI FELICIATI
p i e r l u i g i .fe l i c i a t i @ u n i m c . i t
contenuti
 Onlife: la nostra vita ibrida
 I comportamenti di ricerca nell’era digitale
 Gli archivi tra tradizione e multidimensionalità, tra documenti e
dati
 I documenti cartografici come sistemi di dati
 L’Intelligenza Artificiale tra funzione e finzione

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Onlife: what does it mean?
Nel 2013, un gruppo di studiosi invitati dalla Commissione Europea produsse l’Onlife Manifesto:
Concept Reengineering for rethinking societal concerns in the digital transition. Nel 2015 Luciano
Floridi, University of Oxford, curò il volume The Onlife Manifesto: Being Human in a Hyperconnected
Era (https://link.springer.com/book/10.1007%2F978-3-319-04093-6). Questo volume in Open Access
raccoglie I lavori della Onlife Initiative. Esplora in che misura lo sviluppo e diffusione delle tecnologie
digitali ICTs abbia un impatto radicale sulla condizione degli esseri umani.

Il neologismo Onlife si riferisce alla nuova esperienza di una realtà iperconnessa


nella quale non è più significativo capire se agiamo online oppure offline.
La questione – non solo filosofica - è come si possano ripensare alcuni concetti
chiave dell’esistenza - come attenzione, proprietà, riservatezza e responsabilità
- essenziali per avere un quadro adeguato entro il quale la nostra esperienza di
vita ibrida possa essere compresa e migliorata.

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Comportamenti di ricerca
Ogni buona ricerca parte da un’ipotesi, quindi si sviluppa con lo studio, la
selezione, il ritrovamento, l’analisi, l’interpretazione, la combinazione dei
risultati estratti, la loro comunicazione. La ricerca sulle fonti storiche
(bibliografiche, archivistiche, iconografiche…) si basa sempre su un servizio di
mediazione informativa.
Mediazione attuata tramite strumenti scritti (cataloghi, bibliografie, inventari),
manoscritti o pubblicati, e/o attraverso servizi di reference, consulenza, per lo
più svolti di persona.
L’offerta in rete di moltissimi cataloghi, guide, inventari e documenti digitalizzati
mette in discussione questo modello di mediazione, specie per la reference.
Inoltre, mentre nelle biblioteche sono attive da decenni pratiche di reference a
distanza (chat, «ask the librarian», videoconferenze, chatbot, etc.), gli istituti
archivistici sono decisamente meno disponibili (e preparati).

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Comportamenti di ricerca
Come si comportano, allora, gli utenti digitali degli archivi? Facendo una
classificazione un po’ brutale, si potrebbe provare a dividerli in due
comportamenti tipici, navigatori e cercatori (ma tutti noi adottiamo di volta in
volta sia l’uno che l’altro, non vanno gerarchizzati!):
 I primi, i navigatori si muovono sulla base di un progetto di ricerca che sanno essere
modificabile, verificando e adeguando le ipotesi sulla base dei documenti, sanno usare bene gli
strumenti di ricerca, sanno apprezzare il valore delle assenze e infine conoscono il tempo che
può richiedere la ricerca. Apprezzano inoltre la serendipity, la scoperta inaspettata.
 I secondi, i cercatori, sono pescatori di informazioni: non si muovono sulla base di teorie, non si
interessano ai contesti, puntano ad uno specifico contenuto o a uno specifico documento,
usano gli inventari come fossero liste di oggetti e desidererano strumenti molto facili da usare,
iper-analitici, utili a ottenere con il massimo di efficienza una sorta di pesca miracolosa.

I servizi digitali devono soddisfare entrambe le esigenze e i comportanmenti.

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Gli archivi nell’Onlife
La specificità della descrizione archivistica è un punto di forza per gli archivisti (lo
studio e il rispetto delle dinamiche storiche e la difesa della professione), ma
rappresenta spesso anche un serio problema per gli utenti, rispetto:
 alla effettiva disponibilità dei documenti (non tutto è inventariato e non allo stesso livello)
 all’efficacia della mediazione (non sempre si possono spiegare gli inventari che ci sono)
 alla rispondenza della disciplina ai cambiamenti della società e degli utenti
 All’impatto sociale e alla riconoscibilità del valore pubblico degli archivi
La giusta richiesta pubblica di trasparenza amministrativa e di efficacia nei servizi
sono una sfida importante per gli archivi e gli archivisti, che ne tendenzialmente
concepiscono il web come fosse lo scaffale degli inventari di una sala di studio.
Ma senza archivisti! Aumenta così il power of archivists con gli utenti e si attiva il
fenomeno delle cd. hidden collections (se non è in rete non esiste).
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Gli archivi nell’Onlife
la tradizione vincola la rappresentazione degli archivi al respect des fonds, ovvero alla descrizione di un
fondo solo, mondo chiuso basato sugli schemi organizzativi dei soggetti produttori (se riusciamo a
capirli). Sono impediti i collegamenti orizzontali o ipertestuali tra documenti, serie, funzioni.
Il mondo viene prima degli archivi: ne è l’origine. E il mondo è complesso, imperfetto,
contraddittorio, mutevole, fatto di relazioni tra soggetti anche incostanti. Le azioni nel
mondo inoltre subiscono continui traumi: guerre, disastri naturali, scandali, paralisi
istituzionali o familiari, o personali. I soggetti produttori, poi, sono anche artisti,
scrittori, soggetti di ritratti e saggi, proprietari di case e terreni, utenti, etc.
Gli archivi rappresentano in forma documentaria questa complessità Forse è un’utopia
rassicurante pensare di dargli forme stabili, coerenti, anche durevoli (un inventario è
per sempre!). Servono allora modelli che permettano di rappresentare questa
multidimensionalità, verticale, orizzontale, trans-disciplinare, imperfetta.

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Gli archivi nell’Onlife
Inoltre, gli archivi del nostro presente, oltre che dover dare conto della
complessità e multidimensionalità (che sono in aumento con la
progressiva moltiplicazione dei centri decisionali), devono fare i conti con
il problema dell’ibridazione dei formati, tra cartaceo e digitale. Non più
fascicoli, ma dossier. Non più i rassicuranti faldoni, ma banche dati, estratti
documentali, directory, metadati, metadati sui metadati, paradati sui
metadati… (e tante, tante fotocopie, non si sa mai)!
Gli studiosi di domani dovranno orientarsi tra i dati più che tra i
documenti, usando come strumenti di ricerva tools di intelligenza
artificiale, attivando la sentiment analysis, studiando le occorrenze
terminologiche, attraversando i molti contesti, connettendo contenuti.
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Gli archivi nell’Onlife
I modelli concettuali e le ontologie culturali «di ultima generazione»
aprono enormi potenzialità di integrazione semantica tra àmbiti
disciplinari e conservativi differenti, a tutto vantaggio degli utenti.
RiC, IFLA-LRM, CIDOC-CRM sono tra i pilastri concettuali che
permetteranno di superare le troppe black box dove risiedono e sono
accessibili i dati relativi al patrimonio culturale.
Tipicamente, le entità su cui è più facile la convergenza si riferiscono ai
luoghi, agli attributi cronologici, agli agents, ovvero alle entità senzienti
singole o associate che producono, scrivono, conservano, traducono,
descrivono, distruggono, consultano le risorse documentarie.

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I documenti cartografici
In questo panorama che – ne sono consapevole - non è rassicurante,
i documenti cartografici storici rappresentano una tipologia
documentaria particolarmente emblematica della complessità.
Sono documenti dotati di un forte appeal visivo, talvolta artistico,
realizzati con metodi e tecniche assai mutevoli nel tempo (anche
oggi fatichiamo a concordare sui sistemi di georeferenziazione!), che
uniscono dati geometrici e grafici a contenuti testuali (nomi, luoghi,
funzioni…).
Sono in archivio, in biblioteca, nel museo, nei gabinetti di grafica, in
centri specializzati. Sono documenti e dati al tempo stesso. Sono
trattati in modo differente a secondo del contesto di conservazione

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Visual analysis vs archivio?
Le tecniche intelligenti di analisi dei documenti cartografici si sono affinate
e adottano strumenti semi-automatici di intelligenza artificiale che
permettono di:
 riconoscere i patterns grafici
 correggere o integrare o intersecare i dati geometrici, creando finzioni
strumentali
 individuare elementi e collegarli con altri simili
 ricostituire serie smembrate o disperse
 analizzare diacronicamente specifici contesti geografici
 …
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conclusioni
 La descrizione archivistica si sta muovendo verso modelli semantici,
dinamici, multi-dimensionali, che valorizzano i molteplici contesti,
collegandosi se necessario con dati bibliografici, museologici, geografici
 Resta aperta la questione del trattamento informativo dei singoli
documenti, per non separarli dall’universitas costituita dal fondo di
provenienza ma anche per non sacrificarne le potenzialità specifiche in
termini di contenuti
 In questo panorama, i documenti cartografici storici costituiscono un
terreno di sperimentazione complesso ed emblematico, per via delle loro
peculiari caratteristiche intrinseche ed estrinseche, delle funzioni che
erano chiamati a supportare, del valore informativo extra-archivistico e
trans-diacronico
PIERLUIGI FELICIATI - 2022 12
Grazie dell’attenzione!

PIERLUIGI FELICIATI - 2022 13

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