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Lezione 1

Archeologia digitale

L’archeologia è giovane come disciplina. È molto dinamica, prima si insegnava stori dell’arte. Il quadro
generale, i metodi sono cambiati con essa. L’ archeologia digitale non riguarda solo l’archeologia ma
interessa anche altri ambiti. Si passa da un approccio connesso all’antiquaria, per passare ad una visione
storico artistica per poi ad una archeologia che diventa cultura materiale e archeologia stratigrafica. Si
passa da una archeologia legata all’oggetto, poi un’archeologia che comincia a dare una lettura della storia
dell’arte, per poi arrivare alla cultura materiale e trasforma il modo di fare archeologia e gli obiettivi stessi
cioè la volontà e le opportunità per comprendere i fenomeni di trasformazioni che avvengono negli
insegnamenti e che non sono più legati ai ceti dirigenti e a determinati livelli e ambiti della società ma a
strati meno visibili e meno ricchi della società. Tutto ciò ha delle implicazioni sugli obiettivi, sui metodi e
sull’oggetto di interesse. È una disciplina molto fluida, che ha ricevuto molte trasformazioni, lo sviluppo
tecnologico contribuisce a ciò. Primo elemento fondamentale in cui la tecnologia svolge un ruolo
importante è la datazione (radiocarbonio). Poter datare contesti archeologici ha un impatto importante.
Datazione radiocarbonica rientra in quelle che vengono definite archeometrie. Evitare di sottovalutare il
ruolo degli strumenti. Le tecnologie non sono neutrali, hanno un loro impatto sia sulla vita di tutti che per
quanto riguarda l’archeologia, le strategie e i metodi hanno un’influenza sulla nostra ricerca e sui risultati,
degli esiti. Ogni strumento non è solo uno strumento. Don Ihde insiste molto su questo concetto, la
tecnologia ha sempre avuto un impatto, generando un vantaggio a chine dispone. Pierre Levì. Aspetto
importante è la consapevolezza dell’impatto che ha la tecnologia sulla nostra vita e le conseguenze. È
importante avviare una riflessione critica su ciò . Gli archeologi tendono a minimizzare l’impatto della
tecnologia sulla disciplina. Andiamo a definire grandi culture su basi tecnologiche, anche le grandi
rivoluzioni (neolitica, industriale, tecnologica). Cambiamenti culturali profondamente influenzate da queste
trasformazioni. L’intreccio è estremamente profondo e relazionato, va colto nella sua complessità. Serie di
affinità e relazioni piuttosto evidenti. Le domande condizionano i risultati delle ricerche e anzi molte volte li
predeterminano. Gary Lock uno dei rimi a riflettere sull’influenza su come il computer ha cambiato il modo
di fare archeologia e cambia il modo in cui pensiamo a ciò che facciamo, cambiano le domande, le
ambizioni del pensiero archeologico, producono un cambiamento profondo del fare archeologia. Insiste sul
fatto che il mondo in cui viviamo modifica l’archeologia in uno studio virtuale del passato dove le evidenze
sono rappresentate da elementi informatici, l’archeologia ci viene raccontata attraverso variazioni di colore
attraverso i pixel. Non possiamo toccare questa archeologia magari perché in quel punto non si può
scavare. Aspetto molto attuale : siamo circondati dalla tecnologia e ciò ci consente di acquisire enormi
quantità di informazioni e bisogna saper utilizzare al meglio questi strumenti, per riuscire a metabolizzare.
Strumenti che vengono applicati. Innovazione va intesa come vocazione verso un’attività, ma deve essere
sostenibile per poter essere elaborato per valutare le opportunità, gli obiettivi e decidere come muoversi.
Prima ci voleva tantissimo a riempire le schede. Grande entusiasmo perchè le banche dati non risolveva
problemi ma ne creava altri, si son creati database molto più snelli che potevano essere integrati, tutto
questo richiede un processo che è tutt’altro che terminato. Ci sono vari modi per definire questo ambito:
archeologia digitale, informatica applicata all’ archeologia, cyber archeology. Entrambe ritengono di poter
andare oltre dove si coniugano diversi ambiti disciplinari come archeologia, computer science, filosofia
della scienza, elementi di ingegneria. L’obiettivo va in direzione di comprendere quelle che sono le attività.
Francovich e Steve Jobs cosa hanno in comune? F è una delle figure che più ha creduto nelle opportunità
offerte dalla tecnologia. Jobs incarna l’idea di innovazione. Hanno in comune che nessuno dei due capiva di
informatica, ma entrambi hanno colto le potenzialità, le domane e le esigenze che determinate opportunità
potevano offrire. F: “con l’informatica ogni volta che si studierà qualcosa di nuovo non saremo costretti a
ricominciare da capo”, riconosce un passo in avanti nella sedimentazione della conoscenza. Non ci si può
limitare a raccogliere gli aspetti più tecnici. L’obiettivo è imparare ad utilizzare le cose che abbiamo a
disposizione e farlo in modo critico e indipendente. In passato ci sono stati tentativi di affidare il compito
degli strumenti in ambito archeologici ad informatici come ingegneri, questo da subito è stato considerato
un grande errore, è importante che sia l’archeologo ad occuparsene. Non si possono delegare parti
dell’attività archeologica a nessuno che non sia un archeologo.

Insegnamento dell’archeologia digitale

L’Italia è stata da sempre tra i pionieri nell’applicazione della disciplina. Ora vive una fase di declino in Italia,
vi sono dei centri d’eccellenza. Si insegna a Siena, Pisa, Venezia, Foggia e Bari. Negli ultimi 10 anni gli
insegnamenti e gli atenei dedicati all’archeologia digitale si sono moltiplicati in Europa come la Sorbona,
Cambridge… ,proliferazione di nuovi insegnamenti per l’archeologia digitale, l’Italia è in controtendenza.
Zubrow applica in modo estensivo le tecnologie digitali all’archeologia. Riguarda l’acquisizione digitale dei
dati, gestione di questi (banche dati), analisi quantitative (analisi statistica), realtà virtuale, disseminazione.
Realtà virtuale. Maurizio Forte aveva intuito le potenzialità delle realtà virtuali applicate alla tecnologia, la
possibilità che può nascere dall’interpretazione degli scenari che posso diventare basi di discussione.
Interfacce attiche: riprodurre la sensazione tattile. David Clarke “quello che noi pensavamo che la new
archeology fosse un momento di trasformazione dal punto di vista tecnico, una semplice modifica
dell’equipaggiamenti, poi si è rilevato avere implicazioni profonde che è andato a trasformare il modello di
archeologia, creando un uovo modo di fare archeologia” questo concetto può essere applicato
all’archeologia digitale. Questo è un processo in atto. Bisogna cercare di rincorrere tecnologie troppo
avanzate. Dialogare, coinvolgere, acquisire conoscenze.

-consapevolezza dei processi in atto e la partecipazione diretta; prendere parte direttamente alla
ridefinizione dei ruoli e non subirne passivamente gli esiti,

-le tecnologie sono degli strumenti culturali e non sono mai neutrali, hanno un impatto importante sul
lavoro.

Lezione 2

Storia degli studi

Rapporto tra archeologia e tecnologie digitali nasce agli inizi degli anni 60, si tratta d esperienze
pionieristiche. C’erano poche università e pochi laboratori con compute. La Gran Bretagna e gli USA avviano
le prime sperimentazioni di gestione dati. Grande quantità di informazioni, grandi numeri che le macchine
sono portati a gestire e analizzare. Inizialmente abbiamo un rapporto quantitativo derivato da necessità di
gestione dei dati, si può cercare di applicarli attraverso la statistica. Rapporto tra digitale e archeologia
nasce all’interno di un gruppo molto ristretto di archeologi che avranno una grande fortuna che verranno
denominati sotto il nome di new archeology: è una corrente che si confronta molto con l’innovazione
soprattutto nell’ambito delle scienze dure, guardando il contributo che queste possono portare
all’archeologia, soprattutto vi guardano per il loro approccio e per il metodo ipotetico e per la possibilità di
poter sperimentare. Ambizione di spingere anche l’archeologia in quella direzione e per fare ciò sviluppano
metodi e approcci che siano rigorosi e siano formalizzati.

Abbiamo degli obbiettivi/ delle domande che ci poniamo che possono essere applicate ad un contesto, per
esempio un paesaggio, un sito che abbiano caratteristiche specifiche, poi c’è da definire la scala, dopo ciò
bisogna definire il metodo. Una volta applicati i metodi e raccolte le fonti che mi permettono di rispondere
alle domande, poi si integrano le informazioni per generare dei risultati che genereranno dei feedback che
a loro volta genereranno nuove domande. Manca l’impostazione teorica. Non abbiamo una particolare
attenzione agli aspetti teorici in Italia, ma ne abbiamo uno molto più legato ai fatti, cosa che invece
abbiamo negli Stati Uniti, qui c’è una minore densità di archeologia. L’impostazione teorica è molto
importante.
Archeologia Teorica le teorie sono un insieme di idee, sviluppate in modo coerente al fine di riconoscere,
interpretare dei fatti, senza avere delle idee non si può fare storia (racconti biblici, archeologia razzista e
coloniale). L’ esigenza per cui nasce la new archeology è superare l’ambiguità di certe interpretazioni e
ricondurle a principi più generali, più scientifici. I fatti sono le fonti, esistono indipendentemente delle
teorie e sembrano più concreti e rassicuranti. I fatti presentano ambiguita e si presuppone sbagliando che
siano oggettivi.

Metodi strumenti e tecnologie sono gli stessi, la differenza sta nel modo d’uso, l’uso determina lo sviluppo
o meno di metodi strumenti e tecnologie.

Rapporto tra new archeology e archeologia digitale

Non si è appropriata, non ha fatto uso, ma ha preso a piene mani una serie di apporti da altri settori come
la matematica, introducendo una serie di algoritmi per la definizione di una serie di processi in ambito
archeologico, ha preso anche lo sviluppo di modelli e di teorie. Le aree di sviluppo di applicazioni digitali
furono : la statistica, la modellizzazione( ricondurre a modelli molto semplificati), tecniche che ci
consentono di accedere all’informazioni, oi c’è la parte di elaborazione dei dati.

David Clarke strettamente associato alla new archeology, ne è la figura di riferimento. Le sue prime
sperimentazioni sono finalizzate all’utilizzazione di tassonomia numerica applicata allo studio della
preistoria britannica, il suo approccio è concepito non solo come procedure per interpretare i dati più
complessi in tempi più brevi, ma è una vera provocazione agli approcci tradizionali della tecnologia di
allora. È stato tra i primi a proporre una metodologia archeologica basato sull’impiego di computer per
analisi quantitative e spaziali. Analitical archeology è uno dei suoi libri più importanti.

I metodi quantitativi vennero presto espressi ad altri ambiti: assemblaggio di strumenti litici, analisi spaziale
e distributiva a diverso raggio di oggetti, studio di sepolcreti preistorici. Analisi che andavano a studiare la
collocazione degli oggetti o degli insediamenti come le distanze, abitazioni, rapporto tra centra place e
luoghi di approvvigionamento.

Questo tipo di approccio ce lo abbiamo anche in Francia negli anni 70 : scuola dell’Analyses de donnes
anche qui abbiamo un approccio statistico e quantitativo.

Un’altra figura è Ezra Zubrow docente universitario a Buffalo. L’implementazione era riservata agli
informatici che trattavano i dati archeologici al pari di qualsiasi altro complesso e /o campione statistico. Vi
erano degli aspetti che venivano ignorati come gli aspetti qualitativi, il contesto storico e culturale e
soggettivo,

- approccio indirizzato a produrre determinismo leggi generali da cui derivare modelli di tipo predittivo.

Tutto ciò ha sviluppato risultati troppo semplicisti e di tipo deterministico, si andavano a proporre delle
leggi generali che erano però deboli.
Clarke vedeva nel computer un’opportunità per estrarre dati e proporre scenari in modo più oggettivo,
questo era il problema fondamentale della new archeology, veniva visto come uno strumento che metteva
gli archeologi a riparo da un’eccessiva oggettività.

Nel corso degli anni 70 si inizia ad utilizzare il computer per questioni gestionali (database) sviluppo di
grandi banche dati, sviluppo di esperienze che consentano di raccogliere, accedere, conservare anche
grazie alla creazione di reti, ciò accade soprattutto negli Stati Uniti.
Negli anni 80 la new archeology ha esaurito la sua spinta propulsiva, una figura molto importante che fa
capire ciò che accadrà alla new archeology è Ian Hodder, l’archeologo vivente più noto, è britannico, studia
e lavora a Cambridge. Inizialmente sposa l’archeologia processuale, uno dei suoi volumi più famosi è
“spatial analysis in archaeology”. È un volume che prende mutua esperienza dall’arceologia quantitativo e
le traferisce in ambito archeologico. Intorno a lui si coagula un gruppo che va nella direzione
dell’archeologia post processuale, che vedono nella soggettività del dato archeologico il fattore con cui gli
archeologi si devono confrontare.
L’approccio post processuale è in contrasto con la new archeology per il dato : che non può che essere
soggettivo. Korzybski ripreso da Beteson “ la mappa non è il territorio e il nome non è la cosa designata”. Il
rischio di associare concetti che sono nella nostra mente all’ogetto o gli elementi che sono presenti nella
realtà è uno dei problemi dell’archeologia processuale, enfatizzato nella post processuale. Quando c’è
pensiero c’è un’interpretazione.
Questo cambiamento del quadro teorico di rifermento comporta un cambiamento drammatico, il computer
viene considerato inutile, c’è sospetto. A cominciare dalla seconda metà degli anni 70 abbiamo una crisi nei
confronti anche dei convegni (come la CAA). Fase di allontanamento, di declino del rapporto tra archeologia
e informatica. Abbiamo invece un trend positivo negli Stati Uniti. Gli anni 80 sono anni in cui le cose
cambiano molto, l’informatica evolve velocemente, nascono i grandi colossi dell’hardware (apple). I
computer iniziano a comparire nei dipartimenti di archeologia, abbiamo lo sviluppo di tecniche nuove, vi è
la disponibilità di nuovi sistemi per la gestione dei dati territoriali (GIS), si affermano, diventano più
accessibili strumenti che rendono più facile la gestione dei dati. Vi è un interesse da parte del ministero dei
beni culturali per la catalogazione digitale dei beni archeologici. Assenza di un catasto dei beni culturali, dei
beni archeologici.

I GIS significano gestione dei dati territoriali, ma anche strumenti di analisi. In ambito accademico è definita
come disciplina, risolvono problemi, che vano dallo stato di conservazioni, ad analisi spaziali.
Rappresentano uno strumento e un momento importante che può essere identificato come una
riconciliazione tra l’archeologia post processuale e l’informatica. L’archeologo post processuale era
interessato a quale fetta di territorio l’uomo ad esempio preistorico poteva osservare, è una visione che va
nella direzione della soggettività e il GIS consente di fare analisi di intervisibilità (può dare informazioni su
quali erano i punti di vista visibili, ad esempio dalla torre di un castello). Un altro spetto è quello delle
applicazioni multimediali, consentono di comunicare attraverso dvd, cd, ciò arricchiva le possibilità di
comunicazione abbattendo anche i costi.

Lezione 3

Anni 90

Nuove forme di comunicazione che permettono di arricchire i contenuti che vengono trasferiti agli
specialisti e al grande pubblico. Uno degli aspetti che caratterizzano questi anni, abbiamo la diffusione
l’invenzione del world wide web, vengono costruiti un enorme quantità di siti internet. Hardware e
software, cambia il modo di lavorare, è importante ricordare il ruolo dell’università di Siena, che tra fine
anni 80 e inizio 90, svolge un ruolo trainante. Francovich inizia ad avvicinarsi alle tecnologie, soprattutto per
la possibilità di costruire banche dati per governare la complessità della documentazione archeologica. Nel
corso degli anni 90 c’è l’affermazione dei sistemi informativi territoriali. Il gis è uno degli elementi
fondamentali che si sviluppano in questa fase, anche i gps, le stazione territoriale che c consentono di
acquisire informazioni precise sullo spazio. Altro elemento di innovazione è quello delle immagini, si
comincia ad acquisire immagini in digitale e anche per quanto riguarda il remote sensing. Siena tra i primi
centri ad eseguire documentazione tridimensionale di scavo, tra i pionieri dell’uso dei droni. Altro centro di
ricerca attivo è stato il CNR ITABC Roma tra cui vi sono figure che hanno svolto un ruolo molto importante
tra cui Salvatore Piro per quanto riguarda la geofisica. Altro studioso è Maurizio Forte che ha avviato studi
sulla scansione professionale, figura di riferimento per la cyber tecnology. Poi vi è l’università del Salento
con figure come D’Andria che aveva fondato un laboratorio di informatica applicata alla tecnologia. Altro
centro è il cineca di bologna che è il centro italiano di super calcolo, poi c’è l’università di Firenze con il pin
di prato, poi abbiamo l’orientale di Napoli con Andre D’Andrea e, infine, l’università di Padova con Armando
de Gui, pioniere dell’archeologia digitale. Aspettative che sono state tradite, non hanno dato i risultati che
ci si aspettava. ADS archeology data server uno dei più grandi archivi che ospitano dati archeologici, in
questa fase molti archeologi si aspettavano di fare era quello di non solo far uso delle tecnologie per
comunicare in modo più ricco attraverso un uso ricco di immagini, informazioni, quello che si aspettavano
di fare era di pubblicare i dati e i risultati dei dati, ma oltre a pubblicare il testo, l’esplicitazione
un’elaborazione scritta dei risultati ottenuti, pubblicare da un lato le immagini, la restituzione quindi i file
che mostrano esattamente che cosa è stato interpretato quindi il testo e tutti gli archivi, mettere a
disposizione tutta la produzione prodotta. Aspetto tutt’oggi irrisolta, non viene riconosciuta in fase di
lavorazione una sintesi di ricerca e la pubblicazione di un dato grezzo su una rivista. Non restituisce in tema
di riconoscimento. Pubblicare il dato grezzo significa porsi al confronto. Aspetto che riguarda tutta
l’archeologia. Questo è il concetto dell’open data. Sempre negli anni 90 un’altra opportunità che si comincia
a sviluppare in questa fase è proprio quella dell’archeologia virtuale, della realtà applicata all’archeologia. I
risultati erano terribili anche dal punto di vista visivo, però la capacità più importante di vedere oltre e
cogliere le potenzialità di uno strumento e, la capacità che dava agli archeologi era di ricostruire nel tempo
una serie di ipotesi e scenari che si erano immaginati. Il disegno manuale è difficile da aggiornare, uno
scenario digitale può essere aggiornato molto più facilmente, partendo dagli stessi dai, producendo scenari
molto diversi tra loro. Mette in evidenza ciò che un osservatore da quel punto di vista riusciva a vedere. La
realtà virtuale è un’altra prospettiva che piace all’archeologia post processuale che può produrre scenari a
volta anche in contrasto tra loro. Ian Odder ha svolto un ruolo decisivo in quel gruppo che ha dato vita
all’archeologia post processuale. Tutto questo avviene negli studi di Ciataloiuk. Tutto questo è legato alla
comunicazione ma anche ad ambiti analitici, per avviare un dialogo (principio della multi vocalità). La
disciplina viene indirizzata verso uno strumento di comunicazione delle informazioni archeologiche. Altro
aspetto è che non solo abbiamo computer un po’ ovunque, ma anche che questi diventano molto più
semplici da usare, si usavano strumenti di interfaccia grafica. I computer venivano usati dagli informatici,
negli anni 90 questo cambi, gli archeologi hanno altri programmi e possono modificare le immagini, le foto,
si può digitalizzare tutto il processo e a farlo, iniziano ad essere gli archeologi. C’è chi ancora considera che
gli aspetti più tecnologici debbano essere tecnici, ingegneri, e chi che debbano essere archeologi, la scuola
senese ha sempre seguito quest’ultima idea. Ci sono posizioni contrastanti. C’è un dialogo ormai stretto,
importante non lavorare in compartimenti stagni, che ci sia un dialogo continuo. Ci sono una serie di
sfumature. Odder ha rifinito la sua teoria riflessiva attraverso dodici strategie riflessive, in queste si può
identificare una serie di strategie in cui l’archeologia digitale svolve un ruolo importante. Anni 2000. Uno
degli elemnti in cui l’archeologia digitale svolge un ruolo importante è nei database, che devono consentire
un accesso rapido. Hodder introduce i video diari per documentare gli scavi. Odder intende capovolgere i
paradigmi precedenti cioè non si scava più con modelli generali acui ricondurre i risultati degli scavi, ma
interpretando immediatamente quello che emerge nel corso degli scavi (sulla putta della trawel),
l’interpretazione non si deve adattare alle teorie precedenti. Multivocalità. Tutti vengono coinvolti nel
processo interpretativo (studenti, visitatori) perché l’interpretazione viene vista come un processo culturale
influenzato da ciò che già conosciamo, più voci si ascoltano e più scenari si possono sviluppare. Ipertesto
altro ambito importante, ci consente di accedere a forme più complesse. Multivisual data, ambito di
ipertesto inteso come uso e accesso di predisporre di tutto ciò che la multimedialità ci offre. La realtà
virtuale, processo finale di interpretazione, che materializza, trasforma in immagine, contesto virtuale di
tutte le informazioni che sono state raccolte nell’ambito di queste esperienze. Cataloyuk
considerata una delle prime città al mondo. Area totale 15 ettari, 6 ettari di indagini geofisiche. Cultura
materiale: mattoni crudi legati da argilla. Dighouse veniva trasformato in laboratorio a cielo aperto in cui
collaboravano diversi esperti, tutti dovevano essere in grado di documentare, un’innovazione diventa tale
quando tutti e fanno uso. In questo cantiere le nuove tecnologie riprendono vigore, Hodder non nasce
come archeologo digitale, né lo diventa. Volume Archeological process più di un capitolo è dedicato
all’ambito digitale, enorme impatto sull’archeologia. Tecnologie non offrono mai una soluzione, danno
informazioni che vanno interpretate con attenzione, non rappresentano delle vere e proprie soluzioni, ma
sono casse di espansione, ci permettono delle opportunità di comprensione ma lo sforzo di lettura, di
integrazione dell’informazione che noi otteniamo con tutte le altre è qualcosa che dobbiamo fare noi. Le
tecnologia non ci danno esattamente delle soluzioni, possono fornire ulteriori informazioni per arricchire un
quadro, ma rimangono dubbi. Le tecnologie sono presenti in tutti gli ambiti, dalla gestione delle
informazioni, alla produzione di scenari, capacità di sviluppare ambienti virtuali ma ciò soffre di carenza di
informazioni e contenuti. Gaming ambito di grande interesse. Accademia italiana è legata alla capacità del
singolo docente.

Lezione 4

Fase eroica dell’archeologia italiana (i primi approcci all’archeologia digitale, pionieristica). Come gli
archeologi trasferiscono la materialità degli oggetti nel mondo digitale. Primo concetto: modello dei dati
cioè la capacità di rappresentare attraverso un modello il mondo reale o elementi di esso, il mondo reale è
costituito da delle entità che vanno tradotte dalla loro materialità (entità può essere una strada, un
oggetto, un sito archeologico) possiamo avere l’esigenza di rappresentare e tradurlo. Aspetto importante è
rappresentare gli attributi, differenziare questi elementi al loro interno, quindi da un lato entità e i loro
attributi quindi la capacità di distinguere varie tipologie di entità. Altro aspetto importante da
rappresentare sono le associazioni, le relazioni tra le diverse entità. Tutto questo può essere rappresentato
in modo diverso tra le forme più comuni: modello vettoriale oppure modello raster.

Modello raster è un modello molto diffuso, consente di realizzare entità estremamente diversi tra loro. Sta
per griglia, matrice, per definire il modello abbiamo bisogno di conoscere il numero digitale di ogni cella
della griglia e le coordinate, queste sono importanti perché ogni volta che il dato raster viene aperto, va a
leggere il numero digitale di ogni casella e va a collocarlo sempre nella stessa posizione. Modello raster
paragonato al mosaico, costituito da tessere, porzioni di matrice, possiamo immaginare di definire un inizio
e ad ogni tessera identificarla con una coordinata e perché le tessere esprimano un volto, i diversi colori
esprimono il diverso numero digitale, a seconda del numero digitale avremo un colore, i diversi colori si
collochino si distribuiscano secondo una logica che ci permetta di rappresentare un volto. I dati raster sono
delle immagini ma può essere applicato ad altre tipologie di dati (immagini satellitari). Ogni pixel avrà le sue
coordinate, immagini zenitali. Può rappresentare qualunque misura e qualunque tipo di variazione, come
ad esempio per rappresentare le differenze di morfologia di territorio. Alla griglia vengono associate una
variazione di grigi che corrispondono a questo tipo di variazione, il pixel non ci dà informazioni di
caratteristiche cromatiche in quel punto ma ci veicola un’informazione pertinente a quella quota
rappresentato da quel pixel, questo vale anche per una normale immagine scattata col telefonino. Oltre a
fotografie, e a rappresentazione dell’altimetria viene usato molto per la rappresentazione di misure
geofisiche come, ad esempio, per variazioni del campo magnetico terrestre, quando si esegue una
magnetometria, la rappresentazione dei risultati avviene attraverso un modello dati di tipo raster, lo stesso
vale per altri tipi di indagine (radar, elettro magnetometro), la rappresentazione avviene sempre allo stesso
modo. Modello raster ha sia vantaggi che svantaggi, ci sono altri modelli perché ci sono molteplici
necessità. Gli attributi nel modello raster sono impliciti. Da un lato abbiamo la tipologia cioè la collocazione
topografica degli elementi e il loro significato perlomeno per gli elementi visibili per loro stessi,
identificabile e implicito nel dato raster, nel modello vettoriale non è per niente implicito. Gli ambiti in cui
viene usato è il remote sensing, per acquisire informazioni in remoto senza che vi sia un contatto fisico.
L’acquisizione di informazioni, l’osservazione di ciò che è presente e il monitoraggio rappresenta uno sforzo
importante, questo cominci a diventare sistematico tra la fine degli anni 70 e 80. Le immagini acquisite
dall’alto sono importanti sia per l’acquisizione di informazioni riguardanti monumenti per osservarli nel loro
contesto territoriale, per ridurre i tempi. Conoscenza di ciò che c’è nel territorio, il monitoraggio. Molti siti
però sono sottoterra, quindi tutto viene registrato, modellizzato tramite i dati raster che possono essere
molto diversi tra loro : satellite, magnetometrie. Posso essere molto diversi sia per la scala, che di tipo di
fenomeno che si va a registrare. I dati da una parte vengono acquisiti e dall’altra verranno elaborati,
processati, interpretati. Le piattaforme sono i sitemi su cui si trovano i nostri sensori cioè che i sistemi che
acquisiscono le immagini. Le piattaforme possono essere:

-satellitare cioè gravitano intorno alla Terra, all’occorrenza catturerà le immagini che poi verranno trasferite
da chi governa il satellite e poi rivendute;

-aeree ci sono tanti tipi di aeroplani, ad esempio quelli finalizzati all’acquisizione di immagini verticali per la
cartografia, piccoli aerei da turismo, i droni che hanno una quantità di applicazioni molto innovative.

-Piattaforma terrestre si possono acquisire da terra le immagini con semplici foto.

Possiamo collocare a tutti questi dei:

-sensori ottici colori che i nostri occhi riescono a vedere come blu verde e rosso;

-sensori termici che riescono a distinguere la temperatura, per misurarla. Misurano la temperatura del
suolo, importante per misurare la presenza di attività antropiche o meno. Variazioni nel trattenimento,
nella presenza di acqua. Vanno usati in un momento preciso del giorno( sera o mattina);

-Lidar sensore che emette un impulso elettromagnetico e ne registra la risposta, in realtà non fa altro che
misurare la distanza tra il sensore e l’elemento che va a colpire. Permette di acquisire informazioni sotto le
aree boschive;

-radar sensore che emette un segnale e ne registra la risposta, l’onda rientra nelle microonde;

-misura del campo magnetico

Tutti questi sensori possono essere usati e alloggiati su ogni tipo di piattaforma. Tutti questi strumenti
permettono di utilizzare ed elaborare i dati che noi abbiamo attraverso il modello raster. Il modo in cui
questi risultati vengono elaborati è sempre lo stesso: cella, coordinate e numero digitale.

Distanza dalla terra : satellite svariate centinaia di kilometri, aerei 10.000 metri, aerei da turismo 300/400
metri, drone massimo di 100 metri. Ci sono anche le immagini subacquee.

Telerilevamento azione conoscitiva fatta senza che vi sia un contatto fisico tra l’azione e noi. Gli archeologi
si avvicinano al telerilevamento quando nasce la fotografia e quando nasce la possibilità di volare. Giacomo
Boni e il foro romano prima foto scattata a fini archeologici. Quasi subito si intuisce la potenzialità di questo
strumento. Con la prima guerra mondiale cambiano gli strumenti come l’aeroplano che rende dinamica la
fotografia proietta la possibilità di documentare il paesaggio dal sito al territorio e la proietta in possibilità
di ricerca sul territorio, permette di aprire nuovi orizzonto dal punto di vista della metodologia. O.G.S
Crawford importante per quanto riguarda l’archeologia dei paesaggi, padre della fotografia aerea in ambito
archeologico, studio dell’altimetria, crescita irregolare del grano, presenza di archeologia nel sottosuolo
fondatore della rivista Antiquity. Seconda guerra mondiale grande sviluppo delle tecnologie e delle
piattaforme. Fino a questo momento il telerilevamento è fotografia area. Daora abbiamo i primi satelliti,
aerei che sono in grado di volare ad alta quota, sviluppo dei sensori, abbiamo le microonde, immagini
multispettrali. Distinzione tra le tipologie di sensore : passivi (come i nostri occhi che non emettono segnale,
registrano informazione luminosa emessa altri esempi sono le fotografie, immagini multispettrali) e i
sensori attivi ( Laidar che emette un impulso laser, un onda elettromagnetica che incontrerà un oggetto che
lo farà rimbalzare torna l’eco, la risposta, lo stesso avviene con il radar che emette una microonda). In
questo momento nasce il remote sensing Eveline Pruitt conia questo termine per includere tutti i sistemi,
piattaforme, sensori, i dati e c’è l’interpretazione del dato. Acquisizione di dati. Stime produzione grano,
piattaforme petrolifere, monitoraggio del traffico. Remote sensing rientra in un altro ambito. Per lungo
tempo il telerilevamento continua a consistere solo nella fotografia aerea, nel corso degli anni 80790
iniziano a cambiare le cose cominciano a sperimentare sistemi di prospezione, a sperimentare l’uso di
immagini dal satellite, a diffondere l’uso di indagini geofisiche. Però i risultati non sono sempre straordinari,
considerate anche le risorse disponibili. Il vero cambiamento avviene grazie ai gis per la loro capacità
naturale di integrare informazioni da fonti, da esperienze diverse, hanno svolto un ruolo di sintesi si
sintetizzazione e aggregazione di dati, consentono di sovrapporre più indagini, ricomponendo il mosaico di
quelli che sono gli elementi che compongono il paesaggio.

Lezione 5

Modello vector o vettoriale

Abbiamo la possibilità di realizzare gli elementi attraverso punti, poligoni o linee. Punto per la casa, linea
per il fiume e poligoni per la vegetazione. Dato vettoriale composto da feature: abbiamo una feature che è
composta da una strada e questa deve, per essere rappresentata dal sistema vettoriale, avere una
geometria ( come rappresentare la strada ad esempio con una linea) e di specificare quella geometria a
cosa corrisponde, possiamo associare degli attributi (casa, castello). Il dato vettoriale permette di articolare
maggiormente l’ informazione, perché mentre nel caso del raster, abbiamo la possibilità di inserire solo un
numero digitale, possiamo esprimere a proprietà di quel pixel e basta, nel caso invece del dato vettoriale,
alla nostra geometria ne possiamo mettere quanti ne vogliamo. Inserire un attributo che definiscano cosa
ho identificato in quell’area (insediamento relativo, ad esempio ad un oppidum). Un punto è descritto dalle
sue coordinate ma il modello vettoriale consente di definire il punto direttamente nello spazio, nelle sue tre
dimensioni. Il punto può essere descritto come x, y e z poi ci sono gli attributi. Lo stesso vale per la linea e il
poligono. Ad ogni punto corrisponde una tabella exel. Questo avviene per ogni tipo di geometria.
Magnetometria viene espressa attraverso un modello dati di tipo raster, dove è più scuro o più chiaro vuol
dire che abbiamo delle anomalie. Il dato raster serve a visualizzare le misure magnetiche, se vogliamo
rappresentare il dato in tracce, con il raster risulta un po’ difficile, da un punto di vista di visualizzare una
serie di contenuti, il raster aiuta per l’interpretazione. Poligono che e non avessimo la possibilità di
associarli informazioni sarebbe molto difficile da decodificare, il file è fatto da una parte che definisce le
caratteristiche geometriche e poi abbiamo gli attributi composti da una tabella che siamo noi ad associare
al poligono. Feature era il fossato con caratteristiche geometriche e ha degli attributi associati. Non esiste
un modello migliore di un altro, non possiamo fare tutto con un modello. I vantaggi del modello vettoriale:
è molto efficace, accurato per quanto riguarda la posizione e la definizione di calcoli, buona capacità di
definire con precisione ciò che rappresenta, per il fatto che è composto da punti, il raster invece con i pixel
sono superfici e non possono essere precisi, il punto invece non ha dimensione fisica ed è più preciso. La
struttura di questo modello di dati è più compatta. Raster richiede un dispendio importante di memoria,
con il vettoriale questo non accade. Altro aspetto è che la tipologia va esplicitata, nel raster la tipologia è
implicita, nel modello vettoriale deve essere esplicitata attraverso la definizione di attributi. Tra gli
svantaggi abbiamo che i dati vettoriali sono molto astratti e la struttura informatica è molto più complessa
del raster.

Chi fa uso di questo modello:

La cartografia che può essere rappresentata anche tramite il raster, ma la contemporanea viene
rappresentata sistematicamente tramite il vettoriale. In passato la cartografia consisteva in stampe e
mappe, era cartacea. Quella utilizzata oggi è cartografia numerica, avviene attraverso le misure dirette sul
terreno attraverso stazioni totali e gps, (sono cambiati gli strumenti rispetto al passato), rappresentazioni
cartografiche che sono già presenti e in caso vengono aggiornate, fondamentale oggi è il rilevamento
aereo. Oggi ad occuparsi di tutto questo è l’IGMI (istituto geografico militare italiano) si occupa di
produzione, aggiornamento di cartografia in media e piccola scala, a scala nazionale, si occupa della
copertura aerea fotogrammetrica per fotografia, rinnova e gestisce la banca dati geografica nazionale, si
occupa della manutenzione dei confini di stato e la conservazione della cartografia storica nazionale. Altro
produttore di cartografia è la cartografia catastale, è uno strumento fiscale e serve a sapere cosa
appartiene a chi ed è realizzato in formato vettoriale. Altro tipo di cartografia è quella geologica (scala
100,000) ci sono cartografie ancor più raffinate del 50000 ma sono regionali. Poi abbiamo la cartografia
tecnica regionale, le regioni sono diventate le responsabili della cartografia tecnica ( 5,000 0 10,000). Ci
sono regioni virtuose che sono attente a produrre cartografia, altre che non impiegano risorse nella
condivisione nella cartografia. La Toscana è una regione virtuosa per quanto riguarda questo ambito. La
Toscana è molto attenta a comunicare la cartografia. Possibile carcare le informazioni anche attraverso il
gis. Cartografia storica può essere una risorsa straordinaria, Catasto Leopoldino: modo in cui veniva fatta la
cartografia in passato, che veniva costruita attraverso una logica vettoriale, oltre agli elementi fisiografici
del territorio, vi sono degli elementi fiumi, aree insediative, ci sono dei poligoni con i numeri. La cartografia
leopoldina è composta dalla mappa ma anche dai libri di inventario, cioè la tabella degli attributi. Abbiamo
una mappa con degli elementi, pio ci sono dei numeri quindi degli identificatori, dei codici che sono
associati ad una tabella e ai loro attributi. Cartografia Geodetica cioè che sono realizzate attraverso misure
sul terreno e procedimenti molto accurati. In tutti i punti della mappa sono rappresentate le informazioni
nella stessa scala e sono posizionate in modo corretto. Una cartografia non geodetica è una cartografia non
precisa in cui alcuni elementi sono rappresentati più grandi, altri più piccoli e le distanze tra loro non sono
così precise. Cartografia storica anche per questa la Toscana è messa molto bene. Castore database della
cartografia storica regionale. Imagotusci catalogo della cartografia storica.

Rilievo strumentale può essere fotogrammetrico o topografico, Campo topografico consiste nell’estensione
massima di territorio che possiamo approssimare ad una superfice piatta, uno dei problemi fondamentali
della cartografia. Attività che si svolgono sul campo:

-ricognizione cioè si va sul campo per capire meglio in quale situazione si può trovare, le caratteristiche del
territorio quindi la morfologia, gli ostacoli, la possibilità di collegarsi a reti esistenti;

-misurazioni che consistono nel rilievo strumentale fatto di due strumenti fondamentali : GPS e la stazione
totale. GPS è dipendente da una costellazione di satelliti, ma indipendente dal luogo in cui ci si trova,
rilevamenti con stazione totale sono indipendenti cioè non dipendono da satelliti ma da elementi già noti
sul terreno. Territorio italiano disseminato di punti topografici che possono essere indicati con vari modi
misurati in modo accurato, la stazione totale deve agganciarsi a queste reti. Abbiamo il calcolo e la
restituzione.

Strumenti per il rilievo topografico : stazione totale e GNSS( global navigation satellite system). Strumenti
di rilevamento sono perfettamente coordinati con la stazione del gis.

Lezione 6

Abbiamo una serie di produttori e dati vettoriali, possono essere ricondotti da una parte alla cartografia,
che possono essere distinte in macro tipologie: cartografie di tipo tecnico che riportano caratteristiche
principali dei paesaggi : gli insediamenti, i corsi d’acqua. Poi abbiamo una cartografia tematica ad esempio
geologica, con tematismo specifico. L’esito di tutto ciò che si compie in archeologia si concretizza con le
carte archeologiche esiste anche la carta archeologica d’Italia. Poi abbiamo la cartografia storica che non è
più in uso al giorno d’oggi. Per gli archeologi può rappresentare un documento storico molto importante
(es catasto leopoldino) soprattutto per chi studia i paesaggi, ci fornisce informazioni sulle economie, sullo
stato del suolo. Catasto: ogni pezzo di terra appartiene a qualcuno e ci dice a che coltivazione fosse
destinata. Grande mole di informazione reperibile, produttori di dati molto importanti. L’esito,
l’integrazione, la sintesi delle altre cartografie con l’esito delle elaborazioni che gli archeologi fanno
generano una nuova cartografia di tipo esclusivamente archeologico. Da un lato abbiamo la cartografia con
i grandi produttori di cartografia e la cartografia che viene prevalentemente prodotta con il dato vettoriale.
Poi abbiamo il rilievo topografico per acquisire informazioni direttamente sul terreno. Esistono 2 gradi
tipologie di strumenti la stazione totale il gnss, funzionano come sistemi informativi territoriali cioè
attraverso l’acquisizione di primitive geometriche punto linea o poligono e abbiamo visto che questi
strumenti presentano differenze significative. Stazione totale tende ad acquisire dei punti specifici, il laser
scanner è una stazione totale velocissima, i limiti anche sono molto simili, hanno entrambi bisogno di quella
che si chiama intervisibilità orizzontale e entrambi lavorano su un sistema di riferimento locale, è un
sistema xy. I sistemi di rifermento satellitari invece hanno bisogno di visibilità verticale. Il sistema GPS è un
sistema di riferimento globale, non c’è bisogno di un punto di stazione, in qualunque punto le coordinate
sono su un sistema di posizionamento globale, complessivo quindi si hanno le coordinate precise di quel
punto e basta. Stazione totale è una tecnologia molto stabile, è in grado di misurare in modo elettronico
angoli e distanze. In cima c’è il prisma, la stazione misura l’angolo e la distanza della posizione in cui si trova
il prisma, sottrae l’altezza dell’asta ed è in grado di definire la posizione di questo punto. Le più recenti sono
stazioni totali robotizzate, non hanno bisogno dell’operatore, trova in modo autonomo il prisma, utile
anche per attività in cui c’è bisogno di acquisizione costante di misure (solo un operatore). Prisma montato
su uno strumento, il radar si muove e segue e acquisisce le posizioni dello strumento. Stazioni totali
rappresentano uno strumento ancora più preciso, stazione totale per il rilievo di uno scavo, strumento più
accurato, è più efficace. Stazione totale abbondantemente usata usato in archeologia sin dagli anni 90, per
quanto riguarda la documentazione.

Altro strumento più recente è il Laser scanner.

Laser scanner Lidar terrestre. Simile alla stazione totale, viene emesso un impulso laser, viene rimbalzato o
da un oggetto o dal prisma (nella stazione totale), nel lidar viene riflesso da elemento che l’impulso trova
sulla strada. Il risultato sono punti con xyz, si parla di milioni di punti che definiscono la geometria
dell’edificio (ponti, stratigrafia, edifici storici) si ottiene una caratterizzazione geometrica molto precisa di
un oggetto. Range 50/300 metri in alcuni casi 400 questo per quanto riguarda quelli terrestri. Texture
acquisizione caratteristiche cromatiche in corrispondenza del punto, ci sono sistemi che acquisiscono sia il
dato in formato vettoriale, sia sistemi che lo acquisiscono in formato raster, che possono essere
sovrapposti.

(LIDAR)laser scanner montato su un aeroplano o droni o aeromobile.

Ogni secondo vengono acquisiti un milione di punti

Zamani Project hanno rilevato il sito archeologico con laser scanner hanno acquisito le immagini e hanno
sovrapposto la geometria molto accurata del laser scanner alle immagini e hanno poi costruito il filmato,
serve per disporre di una memoria digitale di un sito archeologico e questo vale anche in altri contesti come
quelle a rischio sismico (o come nel caso di Notre Dame) forma di documentazione molto importante.
Contesti sono sempre a rischio. Tutto ciò può servire per una documentazione di rilievo attraverso la
registrazione delle informazioni del contesto, ottimi sistemi di divulgazione e supporti per o studio di questi
contesti.

Global Digital Heritage Project castello in Francia. Non esiste uno strumento unico che risolva tutti i
problemi ma abbiamo bisogno di applicarne più di uno. Possibilità di far passare il piano con modello 3D.
Piano passante. Possiamo ottenere planimetrie, sezioni longitudinale trasversali in qualsiasi momento in
modo immediato. Con rilievi così dettagliati si può avere la stampa tridimensionale a qualunque scala.

Altra grande macro categoria è quella del Global Navigation Satellite System (sistema globale di navigazione
satellitare) questi sistemi nascono negli anni ’60, sia gli USA che l’Unione Sovietica ha sviluppato i prime
sistemi di georeferenziazione satellitare TRANSIT per gli USA e TISKADA per i sovietici, sviluppato
inizialmente per fini militari, ma si sono rilevati utili anche per il rilevamento del territorio ma anche per la
navigazione per tracciare delle rotte, si è affermato come sistema in ambito civile. Imprecisione nell’ordine
dei 500 metri e l’informazione sulla posizione non poteva essere acquisita in qualsiasi momento, si doveva
aspettare che il satellite fosse in posizione. Questi sistemi si usano ancora oggi.

Altro sistema di navigazione è il GPS (Global position system), è un sistema sviluppato dagli USA, i sovietici
avevano sviluppato il GLONASS. All’inizio si faceva riferimento a quello americano perché quello russo era
in crisi negli anni ’80 quando si è iniziato ad utilizzare per scopi civili. Oggi ne abbiamo molti cioè il gps, il
glonass, quello europeo Galileo sviluppato dai francesi e tanti altri, poi vi sono le stazioni che aumentano la
precisione delle misure di posizionamento eseguite con il sistema satellitare. Vari sistemi in orbita ma il
principio fondamentale è semplice, tutto è basato sul tempo, di quanto ci mette un segnale a partire dal
satellite e raggiungere un ricevitore. Formula: spazio= velocità *tempo. Il segnale viene trasmesso alla
velocità della luce, per riuscire a determinare lo spazio dobbiamo sapere il tempo. A bordo del satellite c’è
l’orologio atobico cioè un orologio estremamente preciso, in grado di associare al segnale l’ora precisa in
cui il segnale viene inviato, oltre alla posizione, il ricevitore riceve l’informazione da almeno tre satelliti e
solo allora è in grado di calcolare la posizione, sistema molto complesso ma principio semplice. Esistono 2
tipologie di strumenti : compatti (palmari): permette di visualizzare il punto del territorio tramite
un’immagine, si può usare anche il telefono ma il GPS del telefono non è molto accurato ( 10/5 metri), per
una maggiore accuratezza si può interfacciare con altri strumenti (gli stonex) cioè GPS che trasmettono via
bluetooth il segnale al telefono il quale utilizza il gps esterno per avere maggiore accuratezza (50
centimetri).

È importante saper usare questi strumenti per una maggiore efficienza

Non compatti richiedono l’uso di cavalletti, zaini per il loro utilizzo, sono utilizzati per applicazioni
topografiche in cui è richiesta una precisione centimetrica. Abbastanza costosi.

All’accensione bisogna specificare se vogliamo rilevare dei punti linee o poligoni, si può personalizzare
associando degli attributi come nel gis, come ad esempio la datazione, meglio si lavora in campo e migliore
sarà il lavoro in laboratorio e avremo un risultato di qualità.

Le applicazioni abbiamo quelle per le ricognizioni di superficie, quando si individua un’area con materiali
archeologici, l’area va rilevata, prima si prendevano dei punti di riferimento e on la bindella si andavano a
delimitare i punti, operazione molto costosa anche a livello di tempo. Ora è sufficiente camminare con lo
strumento, si identifica il limite e si esegue un rilievo strumentale che può avere un margine di
approssimazione. Permette di documentare rinvenimenti particolari come una moneta che associamo al
rilievo e abbiamo la posizione assoluta, si può fare questo con carotaggi sezioni eccezionali, più rilievi si
fanno e più migliora la qualità della documentazione per avere un’interpretazione quanto più verosimile.
Altro tipo di applicazione è il rilievo delle aree indagate.

Distanza degli archeologi di circa 5 o 10 metri o anche di più.

Nelle aree boschive il problema consiste nel fatto che il segnale rimbalza nelle foglie, non arriva in modo
diretto (percorso multiplo) segnale non lineare, il percorso si allunga, dato irregolare. Possibilità di acquisire
dei punti nodali, si acquisiscono tanti punti per compensare questo problema.

Lezione 7

Stazione totale visibilità orizzontale e i suoi sviluppi. Sistema di riferimento acquisito è di tipo locale,
cartesiano con origine 00 che è il punto in cui si mette la stazione totale, questo può non essere un
problema, se però abbiamo bisogno di contestualizzare in spazio geografico in un sistema globale
(qualunque punto sulla terra) abbiamo bisogno di agganciarlo ad una rete geografica. Secondo sistema di
rilevamento è il GNSS (sistema di posizionamento satellitari), hanno bisogno di visibilità verticale cioè tra il
gps e i satelliti che sono nell’atmosfera non ci devono essere impedimenti.
Applicazioni, se possiamo associare la stazione totale ad attività di rilievo nel corso degli scavi archeologici,
si può associare il gps a tutto ciò che ha a che fare con la topografia del territorio quindi allo studio del
territorio. Ricognizione: mappatura dei reperti. Grande esigenza di applicare questa tecnologia per
migliorare l’attività di ricerca, ad esempio per mappare i siti di ricognizioni aeree. Si è iniziato ad utilizzare in
modo massiccio ad esempio per le monete, piccoli test di scavo, eventuali carotaggi.

Ricognizione di superficie importante la distanza (metafora: come la maglia del setaccio e la sua larghezza).
Documentare la distanza tra i ricercatori, serie di aspetti connessi con la qualità della ricerca.

Sistemi di navigazione che permettono di andare in un luogo preciso. Grosso miglioramento grazie agli PDA
personal data assistment) che aveva la possibilità di associare un gps esterno. Software che gestisce
informazioni geografiche. Fusione di questo palmare integrato con gps e per il quale venivano scritti
software gis, nasce qullo che si definisce un mobile gis ed era possibile trasferire una serie di informazioni
che avevamo nel nostro desktop gis. Strumento che ci permette, da un lato di poter navigare, permette di
vedere sovrapposizione tra cursore e elementi archeologici. Di portare sul campo una serie di informazioni
che normalmente sono archiviate in laboratorio, esempio più efficace del fatto che questi strumenti
cambiano le prospettive, migliorano le capacità di eseguire delle attività.

Iniziare ad acquisire all’interno di quel quadrato associando il numero associato prima, identificatore. In
qualunque momento di può scegliere se eseguire o meno una raccolta per griglie. Bisogna conoscere le
attività che noi conosciamo. Molte informazioni non sono georeferenziate per essere compatibili con i gis,
in molti casi queste informazioni vanno acquisite.

Ricognizioni aeree si fa partire il gps e ci permette di avere memoria della rotta, fa tutto parte della
documentazione. Altri tipi di dati sono modelli digitali del terreno, camminando è possibile generare dei
modelli digitali del terreno, acquisisce una misura ogni secondo quindi un punto xyz quotato ed è possibile
generare dei modelli digitali del terreno questo è il caso del qui siamo in corrispondenza della motta della
Iali, poi c’è la Castellina si è fatto il modello digitale con misure con gps. Per fare la magnetometria abbiamo
bisogno di georeferenziare cioè di posizionare i risultati dei vostri rilievi, in questo caso il gps svolge una
doppia funzione di rilievo e di navigazione, il gps associa le misure dei sensori alle coordinate, questo
avviene per tutti gli strumenti. Stazione totale rimane la soluzione più efficace. Scavo di Pava nel comune di
Montalcino con cimitero molto grande, documentazione sepolture richiede molto tempo. Fare fotografie
aeree dalla scala, acquisire le coordinate dei chiodi che sono i punti, facendo ciò era possibile
georeferenziare la fotografia, quindi a questo punto la si poteva portare nel gis ed eseguire il disegno
vettoriale delle ossa, questo rendeva il lavoro molto più rapido, si trattava di acquisire la fotografia e a
questo punto le ossa potevano essere rimosse. Soluzione sviluppate anche per qgis ma presentano una
serie di limiti, direzione è l’uso dei browser, portare i sistemi informativi ad essere usati tramite il browser.

Ricapitolando: Vector data:

 Cartografia tecnica;
 Rilievi topografici;
 Nuvole di punti 3D;
 Telerilevamento;
 Vettorializzazione dei dati raster;
 Esito di analisi spaziali GIS

Altro aspetto importante è che abbiamo tre primitive geometriche fondamentali: punti, poligoni e linee, in
archeologia noi parliamo quasi esclusivamente di poligoni perché qualunque oggetto che troviamo ha una
superficie. Le aree archeologiche hanno una loro dimensione. Importante è comunicare.
GIS la scienza del dove. Il GIS riesce a far capire dove sono le cose. Geographical information system.
Information system è un database, un sistema informativo, che contiene informazioni, una delle prime
applicazioni in assoluto dell’informatica a cui aggiungono la geografia e quindi il dove. Acquisizione del dato
enormi quantità di sistemi complessi che operano per acquisire informazioni sul nostro pianeta. Poi
abbiamo la capacità di immagazzinare queste informazioni. Manipolazione del dato, analizzare le immagini
con una serie di processing, poi abbiamo la capacità del sistema di recuperare le informazioni che ha
immagazzinato e la capacità di integrare tante informazioni diverse e visualizzarle in modo diverso in base
alle esigenze. Ci sono veri e propri dipartimenti universitari che si occupano di gis, ci sono laureati in gis e
sistemi informativi. Prime esperienze nel corso degli anni 60, poi nel 63 abbiamo lo sviluppo del primo
sistema informativo ad opera di Tomminson che sviluppò il Canada geographic information system. Ad
Harvard è stato sviluppato un laboratorio per i sistemi informativi, questa esperienza accademica è stata
trasferita sul mercato da uno dei componenti del laboratorio con la ESRI leader mondiale per le interfacce
GIS, dagli anni 80 ha iniziato a vendere i suoi software. Tutto ciò serve a rispondere a delle domande anche
abbastanza semplici che possono andare da dove si trova un determinato elemento ma molto importante
capire cosa gli sta intorno, conoscere elementi geografici come l’acqua, possibili geologie che possono
favorire la costruzione, informazioni sulla densità, capire il rapporto tra diversi habitat. Sistemi informativi
sono molto importanti per la gestione di fenomeni come terremoti per la prevenzione ma anche per la
gestione delle emergenze.

Lezione 8

Il Gis : identifica problemi, utile per identificare problemi geografici, mappatura dei tumori; gestisci e
rispondi agli eventi cioè fornisce informazioni della situazione in tempo reale ad esempio la mappatura
degli uragani o dei cicloni mostra il potenziale impatto su persone e aziende, probabili tracce di tempeste e
mareggiate; impostare le priorità : aiuta a stabilire le priorità sulla base dell’analisi spaziale ad esempio
analizzando i modelli di criminalità. È uno strumento con funzionalità estremamente pratiche. Serve anche
per monitorare situazioni (ghiacciai).

I gis sono tante cose, è una tecnologia, un sistema che è in grado di mettere in relazione informazioni di
tipo descrittivo di un fenomeno con la sua posizione geografica con l’ambito geografico in cui questo
fenomeno avviene, è anche hardware e software, il programma che ci permette di visualizzare e
confrontare dati, ma c’è anche la componente hardware quindi i computer, la componente mobile che ci
permette non sono di fare la valutazione dei danni in remoto, ma anche la parte di rilevamento sul terreno.
Significa saper fare tante cose, è un ambito disciplinare estremamente complesso.

Coordinate aspetto fondamentale, troppo spesso trascurato. Le coordinate sono un sistema che ci
permette di definire la posizione nel globo terrestre di un punto o di qualsiasi entità. Primo aspetto: Terra
ha una forma grosso modo sferica, ma non lo è, abbiamo problemi nella rappresentazione, possiamo
sviluppare una forma approssimativa e approssimata alla realtà questa è il Geoide (la superficie
equipotenziale del campo gravitazionale terrestre, passante per il livello medio dei mari) cioè la superficie
immaginaria che prolunga il livello medio dei mari anche sotto i continenti, non va a rappresentare con
precisione le caratteristiche morfologiche del terreno, nemmeno ci prova, cerca di rappresentare da un
punto di vista geometrico il solido terrestre. Il geoide non avendo una formare regolare non è esprimibile in
termini geometrici perché è irregolare, è il primo modello per rappresentare il nostro solido. Abbiamo
bisogno di un modello su cui trasferire la nostra posizione. Poi abbiamo l’Ellissoide che è un’ulteriore
approssimazione della superficie terrestre quindi è ancor meno preciso o corrispondente alla realtà ma ha il
vantaggio di essere regolare quindi si può esprimere in modo analitico. Vari tipi di ellissoide sviluppati,
quello di Hayford e WGS84 è un sistema molto diffuso. Altro concetto è quello relativo al Datum: una volta
che viene assunto l’ellissoide di riferimento, bisogna stabilire come posizionarlo rispetto al geoide. Datum è
uguale all’ellissoide più il modo in cui è stato orientato. Esistono due tipologie di Datum quello
globale(orientamento centrico cioè l’ellissoide è centrato nel baricentro della terra ed è utilizzabile per tutti
i continenti) si può usare per definire la posizione di qualunque punto sulla terra; e quello locale ( si ha un
punto di emanazione ed avrà una funzione locale, serve a stabilire, georeferenziare la posizione di aree
piccole. Datum globale vantaggio è che si può esprimere con un unico sistema di riferimento globale.
Datum locale risolve problemi in un’area poco vasta (500/600km).

A queto punto è possibile determinare le coordinate geografiche di un punto P sulla superficie terrestre nel
seguente modo: Latitudine e Longitudine sono espresse in gradi. Latitudine: angolo che si forma tra il piano
dell’equatore e l’estensione della latitudine. Longitudine : tra il meridiano ( Greenwich) e scorrendo sul
piano dell’Equatore il punto in cui poi va ad essere proiettata la normale del punto P. Meridiani paralleli.
Dopo ciò possiamo definire qualsiasi punto sulla superfice terrestre. Il meridiano può anche corrispondere
con il punto di emanazione, per quanto riguarda ad esempio Roma abbiamo Monte Mario.

Reti Geodetiche affinchè un datum sia utilizzabile per determinare le posizioni, è necessario definire una
serie di punti che vengono materializzati sul terreno cioè cementati e misurati i diversi luoghi, ci sono anche
punti che non nascono come tali o altri elementi che vengono considerati fisici, fissi di riferimento.
Materializzazione di punti sul terreno viene detta rete geodetica e a volte viene definita come frame
(cornice del dato). Datum globale: reti geodetiche sono distribuite in tutto il mondo, in alcuni casi sono
stazioni permanenti, sono sistemi che acquisiscono informazioni in modo costante attraverso tecniche
come il gps, dati a loro volta vengono integrati da altri punti a carattere locale e maggiormente diffuse nel
territorio. Un esempio della rete nazionale stazioni attive misurate costantemente, e reti geodetiche
passive si integrano per arricchirsi vicendevolmente.

Il geoide è quanto di più approssimato alla figura del globo terrestre ma non può essere rappresentato in
modo geometrico. L’ellissoide ce lo permette ma è ancor più approssimato. Il datum è l’orientamento
dell’ellissoide. Possiamo utilizzare i paralleli e i meridiani per disegnare il punto sulla superficie e la rete
geodetica.

Se vogliamo usare le carte geografiche abbiamo bisogno di una rappresentazione della superficie terrestre
che sia piana. Il passaggio dalla superficie curva dell’ellissoide di riferimento a una superficie piana viene
chiamato proiezione geografica.

Proiezioni geografiche

Ci sono diversi modi per eseguire le proiezioni, il problema è che ci sono tanti modi perché ognuno di questi
introduce delle deformazioni, si può scegliere di deformare le distanze, le superfici, a qualcosa bisogna
necessariamente rinunciare. Proiezioni isogone in cui vengono mantenuti inalterati gli angoli, poi ci sono
quelle equivalenti in cui sono mantenute inalterate le aree, le equidistanti in cui i rapporti tra le lunghezze
sono equidistanti cioè costanti, poi ci sono le conformi è mantenuta la forma delle superfici, ovvero la scala
delle rappresentazioni.

È utile distinguere 2 tipologie: quelle di tipo geometrico che seguono la geometria proiettiva e quelle
convenzionali o analitiche che si basano esclusivamente su relazioni matematiche.

Mercatore rappresentazione trasversa che utilizza il sistema planimetrico UTM e viene applicata una
proiezione analitica, realizzata immaginando di avvolgere l’ellissoide con una superficie di un cilindro,
proiettare su un cilindro cioè che abbiamo sul nostro ellissoide.

Successivamente bisogna riportare su piano, avremo una relazione stabile tra coordinate geografiche
(dipendono dal geoide, ellissoide, dal modo in cui scegliamo di orientare) e piane, esiste sempre una
relazione. A questo punto possiamo definire le coordinate che vengono rappresentate sull’ellissoide, sul
modello tridimensionale della superficie terrestre. Una volta definito tutto questo e con le coordinate
disponibili a questo punto bisogna scegliere la proiezione a questo punto si ha un prodotto cartografico,
possibilità di definire qualunque elemento nel piano con coordinate piane. C’è sempre una relazione
biunivoca tra le coordinate piane e quelle geografiche. Non è sempre possibile passare da qualsiasi sistema
di riferimento a qualunque sistema di coordinate piane. Un sistema di coordinate è individuato da : un
sistema di geografico, sistema di proiezione, in alcuni casi dall’identificazione della rete geodetica.

Sistemi più importanti: WGS84 è il più diffuso e UTM sistema di proiezione, non va bene per rappresentare
le parti più lontane dai poli. In Italia ci troviamo su 3 fusi (32, 33,34), per correggere questo è stata
realizzata una variante utm per migliorare una serie di questioni tipo ridurre i fusi a 2. È stata sviluppata
una banca dati dall’ESPG che identifica con un codice ogni diverso tipo di sistema di riferimento, strumento
estremamente efficace. 3003 3004 Monte Mario.
L’ellissoide non essendo preciso il punto che noi tracciamo non corrisponde a quello che vi è sulla superficie
terrestre.
Cartografia una mappa va considerata come una rappresentazione selettiva, ha l’esigenza di rappresentare
solo alcuni elementi del mondo reale, questi possono essere di tipo fisico, topografico ecc, possono essere
elementi di natura più culturale. Altro aspetto: le mappe non si limitano a rappresentare le tre dimensioni
fisiche, in genere si ha la rappresentazione della 3 dimensione ad esempio con le curve di livello, non viene
rappresentato tutto in modo puntuale, ma la cartografia può rappresentare anche la 4 dimensione cioè la
variazione del territorio nel tempo, una variazione degli elementi fisici. Possiamo rappresentare con le
mappe una serie di fenomeni, di trasformazioni, i gis sono estremamente efficaci proprio per
rappresentare, visualizzare, per mettere in relazione gli elementi e questo anche da un punto di vista
archeologico. Si può ingrandire o ridurre in tempo reale, e questo ha annacquato il concetto di scala, alcuni
pensano che sia superato. Ma questo non ha a che fare con il concetto di scala, che è legata a 2 fattori, 1
uno è la precisione della rappresentazione, inoltre la scala determina il dettaglio delle informazioni.
Principali produttori di cartografia: regione, IGM, ARPA, ISTAT.
Lezione 9
Caratteristica importante di una mappa sono i dati, possiamo avere informazioni sulla geologia, sulle
trasformazioni del territorio. Tutti questi dati non sono caratterizzati solo dall’informazione in è che portano
quindi ad esempio gli attributi o i punti linee e poligoni, a queste geometrie si possono associare
informazioni qualitative, sulle caratteriste che materiali, ma ci sono altri tipo di informazione cioè i
metadati.
I metadati sono l’informazione dell’informazione un esempio tipico è quello di un libro con il suo contenuto
informativo, il metadato relativo al libro è soprattutto dove si trova il libro, cioè l’informazione sul volume ci
dirà dove si trova, può dare informazioni individuando una serie di parole chiave, la disponibilità,
informazioni su chi ha generato il dato, informazioni che qualificano e ci permettono di accedere ai
contenuti dei nostri dati.
Paradato informazioni sui processi su come un determinato dato è stato acquisito. Si tratta di capire con
quali strumenti è stato acquisito il rilievo, fare valutazione qualitative.
Catasto leopoldino grande opera di cartografia di tutta la Toscana, la terra viene suddivisa in lotti in base ai
proprietari, forme, poligoni con dei numeri che sono identificatori dei poligoni, a queste mappe sono
collegate le tavole di inventario. Questo è un modello vettoriale ante litteram abbiamo la mappa con la
raffigurazione geometrica con gli elementi di nostro interesse ad ogni elemento è associato un numero poi
andiamo alla tabella e troviamo la lettera relativa alla sezione e il numero della particella. I catasti sono
strumenti fiscali per la definizione ella tassazione. Il GIS comprende anche le persone che lavorano al loro
interno.
Tipi di GIS
- software;
-web gis non hanno bisogno di un software ma utilizzano un qualsiasi tipo di browser e li si ha modo di
accedere al web gis della regione Toscana;
- geobrowser o virtual globe (google heart, wind).
Utile in tanti ambiti. I software destop sono tanti : Geomedia, Geoconcept, microstation.
3D in archeologia
Archeologi fortemente legati ad una archeologia processuale, chi al post processuale, chi legato
all’archeologia storica, abbiamo prospettive legate all’archeologia ecologica, o di tipo stampo marxista.
Ci occupiamo nel tempo e ciò che avviene nello spazio, il quale è tridimensionale. La tridimensionalità è
qualcosa di sottorappresentato, viene rappresentato con sistemi simbolici. Sempre stata considerata molto
rilevante per l’interpretazione. Villaggio di altura di Ogeascroford, proiezione su una superfice e
rappresentazione della quota con delle isoline. La tridimensionalità è rappresentata in modo molto
bidimensionale, ma è anche discreta, parziale, non sappiamo cosa c’è tra 400 e 500. Abbiamo altre forme di
documentazione, abbiamo le piante, o i prospetti, non ci permette una misurazione accurata. Tutto questo
è dovuto a problemi prevalentemente tecnici : passare dalla tridimensionalità alla tridimensionalità, è
importante capire e interpretare ciò che stiamo osservando per decidere cosa rilevare e cosa non rilevare.
Questo è un processo fondamentale: passare dalla complessità della realtà alla nostra documentazione.
Documentare il più possibile la complessità, è sottoposto il tutto ad un progressivo depauperamento. Poter
documentare in modo dettagliato è un dovere dell’archeologo.
Straordinario sviluppo tecnologico negli ultimi 20 anni. Cogliere l’uso concreto delle tecnologie, le
opportunità si tratta di produrre dei veri e propri modelli, di addomesticare le tecnologie. Caso tra sviluppo
tecnologico e rilievo caratterizzato da flusso di lavoro, l’osservazione deve portarci a comprendere il
contesto, ad interpretarlo, a capire gli elementi fondamentali di quel contesto. Una volta che si è compreso
e interpretato il contesto, si passa alla misurazione, non si può rilevare tutto, nel rilievo si opera con
stazione totale, gps, e ci vuole tempo. Andiamo a misurare ciò che abbiamo interpretato, identificato come
elemento importante, le misure vanno registrate. Flusso di lavoro con strumenti come la fotogrammetria,
oppure sistemi come laser scanner, il flusso di lavoro non è più lo stesso. Si parte comunemente in
entrambi i casi dall’osservazione, poi proseguendo prima si interpretava ora invece si registra, poi avviene
la misura, poi quando prima avveniva la registrazione ora si avvia l’analisi, infine quando prima si avviava
l’analisi, ora si avvia l’interpretazione. Flusso di lavoro cambiato in modo molto notevole. La
documentazione tridimensionale, non è qualcosa che sostituisce ciò che è stato usato fino ad ora ma di
aggiungere. Prim gli archeologi ad esempio avevano solo la possibilità di fare schizzi, poi è arrivata la
macchina fotografica che ha arricchito il modo di fare documentazione.
Equivoci e considerazioni
Va ribadito e sempre tenuto presente che quando si parla di archeologia, l’iter della documentazione è
strettamente connesso, spesso inseparabile dalla conoscenza e dall’interpretazione. La documentazione
grafica rappresenta spesso il mezzo più indicato per esplicitare e comunicare la complessità delle relazioni
archeologiche nel loro contesto così come sono state interpretate.
Il significato e il ruolo del rilievo laserscanner o fotogrammetrico in archeologia nelle sue prime fasi di
applicazione è stato oggetto di una serie di equivoci. Cominciamo dalle esperienze pionieristiche di
applicazioni che ne hanno sottolineato l’oggettività e la fedele rappresentazione delle diverse unità
stratigrafiche. Troppo spesso è stato dimenticato che il problema centrale di ogni scavo, il motivo per cui
l’operazione è irripetibile non consiste nell’oggettiva documentazione delle unità stratigrafiche che è
un’interpretazione di un contesto reale non è un dato oggettivo.
Lezione 10
Rilievo fotogrammetrico strumento di documentazione. Conoscenze, organizzazione del lavoro, abilità
riguardano la fotografia, la fotogrammetria, conoscenza del contesto di lavoro dell’oggetto e del soggetto,
del software. La modellazione 3d viene fatta per un fine cioè output e la rappresentazione dei dati in altri
contesti. Strumenti: macchina fotografica con oggetti di dimensioni non esagerate; droni; computer.
Importante sapere che è fondamentale organizzare le fasi di lavoro. In determinati contesti ci sono delle
norme che vanno a delimitare l’utilizzo dei droni. Importante anche la pianificazione e l’acquisizione,
Disposizione dei dati quindi dove si lavora, tempistiche di acquisizione. Scegliere strumenti adatti a dove si
lavora è fondamentale, conoscere il soggetto è molto importante, in questo caso è importante scegliere
strumenti adatti al lavoro. Si piò lavorare su più scale, quindi è importante conoscere il soggetto, adattare le
metodologie a seconda degli strumenti utilizzati. Una volta superata questa fase dell’avvio del lavoro, si
passa all’acquisizione, gestione, elaborazione e studio dei dati acquisiti. Acquisizione è importantissima
perché molte volte sullo scavo non si può tornare su alcune situazioni, può determinare un buono e in
cattivo risultato. Lavorare all’aperto: droni che risolvono il problema del dettaglio dell’acquisizione.
Problema dell’ombra. Acquisizione fotogrammetrica necessario che vi sia una sovrapposizione delle foto di
almeno l 80%. Qualsiasi soggetto ha bisogno di essere ritratto da più punti di vista. La foto è come un fascio
di luce, le zone in ombra non vengono rappresentate sul modello 3D e questo può portare ad errori. Droni
aspetti che agevolano il lavoro ciò la gestione del lavoro tramite applicazioni che permettono di organizzare
il lavoro su un’area. Punti di controllo: che possono essere dei marker posizionati a terra saranno dei punti
precisi per aiutare il software a delineare le foto ma anche a registrare l’esatta posizione del punto per
assegnare coordinate geografiche. Scale metriche: sono altri punti di controllo, sono importanti per scalare
il soggetto in base al riferimento inserito. Poi dopo l’acquisizione, c’è la gestione dei dati è importante che
ci sia un’attenzione particolare. File possono essere o in j pag o rout, meglio acquisirle in entrambi i formati.
Agire sule proprietà delle immagini o insieme o in gruppo. Informazioni di descrizione: data e orari,
dimensioni e pixel utilizzati. Viene registrato anche la macchina fotografica utilizzati, importante perché
bisogna elaborare con coscienza. Registrazione tramite marker: ci possiamo trovare di fronte a delle
acquisizioni di ogni singola immagina che registra la posizione gps che registra l’esatto punto sul globo è un
informazione che possiamo comunque eliminare. Dopo si passa all’elaborazione dei dati e quindi alla messa
a punto tramite software, ce ne sono di gratuiti che a pagamento dipende dalle esigenze di lavoro,
metashape software molto valido. Ultimo passaggio è lo studio dei dati dati una volta elaborati vengono
salvati e poter essere inseriti all’interno di altre piattaforme come il gis.
Metashape prima si chiamava fotoscann, menù a tendina che ci permettono di salvare, o apportare altre
modifiche, menù a tendina edit possiamo tornare indietro. Snap tipe ci permettono di legare i vertici. Reset
view ci permette di tornare indietro. Flusso del lavoro da qui si aggiungono delle fotografie, delle cartelle, si
dà l’avvio a processi di elaborazione. Il primo in assoluto è la sovrapposizione delle immagini, poi creazione
della nuvola cioè il soggetto scomposto, quando si dà l’avvio all’elaborazione è importante capire il livello di
qualità che si vuole assegnare che comporterà delle tempistiche di lavorazione del computer, importante
da capire anche per valutare la lavorazione nel contesto di lavoro. Si possono scegliere i punti di allaccio.
Dans claud buon riuscita dipende da quest’ultimo, anche qui si può scegliere il livello. Aspetto della luce in
questa fase vengono determinate le forme, software assumerà un volume che darà una forma. Dato
coordinata z :ciò che distingue il 3d e il 2d. Costruzione della texture, dam e ortomosaico. Dam ci permette
di vedere come cambia l’altimetria de suolo. Ortomosaico: riproduzione in 3d del 2d. Scatto delle foto a 45
gradi. CORDINATA Z dà l’altezza e la profondità. Calcola anche il margine d’errore. Si può alleggerire il peso.
Texture sovrapporre le informazioni di colore provenienti dagli scatti. Il 3d non è il fin del lavoro ma solo
una fase di passaggio che poi andrà a confluire su altre piattaforma.
Lezione 11 Ricostruzione virtuale per gli scavi archeologici, ricostruire qualcosa che è rappresentato e
collocato nel tempo. Frammento è un elemento che ha uno stato a sé nel mondo archeologico. Ricostruire
virtualmente è uno strumento conoscitivo. 3D come rilievo(reality based modelling) cioè documentazione e
ricostruzione di contesti archeologici esistenti, e ricostruzione virtuale (sourced based modelling) cioè
documentazione, interpretazione e visualizzazione di contesti archeologici perduti, basandosi quindi su
fonti. Differenza sostanziale tra i due modelli: sicuramente la provenienza digitale che segue percorsi diversi
Rilievo: di carattere metrico può essere misurato, Ricostruzione virtuale: fusione di fonti diverse, la
precisione non può essere espressa attraverso misure reali. Tema interessante è l’integrazione tecnica
dietro ad una ricostruzione virtuale vi è un mondo di step strumenti che concorrono alla ricostruzione.
Ricostruzione 3D termine ambiguo spesso ci si riferisce ad una ricostruzione 3D di qualcosa che già esiste, e
nella maggior parte delle volte non riguarda l’ambito archeologico, inoltre non riguarda qualcosa di digitale,
inizia molto prima dell’introduzione del computer, in alcuni casi è facile capire il nesso tra ciò che è
conservato e ciò che doveva essere. Buco cognitivo tra l’attuale e il ricostruito, questo è l’effetto scatola
nera si perde il filo logico della ricostruzione. Effetto palinsesto non c’è un solo modello da ricostruire.
Lettura stratigrafica è lo strumento principale, va letta stratigraficamente la statua e dobbiamo scegliere
quale leggere, questo vale anche per i mosaici, anche per il resto del primo pescheto. Abbiamo bisogno di
qualcosa che riduca la complessità senza perdere informazioni, e di qualcosa che sia leggibile sia dall’uomo
che dal computer. Metodo utilizzato è l’extended matrix che ci permette di annotare l’ipotesi ricostruttiva e
metterci l’informazione, seguendo gli strumenti della stratigrafia. Informazioni confluiscono nel dossier
comparatif, iniziamo a schizzare su carta ipotesi ricostruttive, si schizzano delle ipotesi, si cerca di
comprendere attraverso il disegno (eidotipi). Creazione di un primo modello 3D, sembrerebbe essere
l’ultimo step, in realtà non lo è ci possono essere incongruenze. Problema generale della modellazione
spesso è molto articolato il record stratigrafico e non viene formalizzato. Villa di Livia, Cerveteri Onde
Marine. Scavo analisi stratigrafica georeferenziazione, creazione del dataset, replica digitale, facilmente
gestibile poi ipotesi ricostruttiva, poi ultimo modello che è quello realistico. Proxi sono quello che sono per
il gis punti linee e poligoni, è un volume è sempre schematico e viene costruito sopra un altro modello, è un
layer semantico che ci permette di identificare le unità stratigrafiche. Stratigrafia rappresentata dentro
software come blander 3d. Matrix sistema per rappresentare 2 dimensioni disegnando le stratigrafie
nell’ordine in cui si pensa siano stati creati : quelli disegnati più in basso sono quelli più antichi. Tutto quello
che scriviamo nel matrix vengono letti da blender. L’extended matrix ha la caratteristica di appoggiarsi al
matrix normale ma lo estende, aggiunge informazioni che riguardano l’ipotesi ricostruttiva. Gli elementi
reali e quelli ricostruttivi vengono rappresentati nel matrix abbiamo uno sguardo sinottico e sincronico, ci
sono tutti gli elementi insieme e tutte le epoche rappresentate contemporaneamente. Modo per
rappresentare tutto ciò è il rilievo, il modello a proxi in cui abbiamo i diversi livelli di esistenza e poi il
modello di rappresentazione attraverso questa triade si va ad illustrare il sito e a rappresentarlo non solo in
modo naturalistico ma si va a dare uno strumento conoscitivo per quanto riguarda le fonti e i processi
conoscitivi che possono essere letti a ritroso. Scavo della metro c ad Ambara Adam rilievi molto accurati per
fare analisi di tipo autoptico e lettura stratigrafica. Si parte dal rilievo ep poi arrivare al modello 3D.
Processo in sintesi : rilievo 3D, replica digitale, output( tavole ricostruttive). Extended matrix: livello di
sintesi più alto in cui abbiamo rappresentato tutte le ricostruzioni delle varie epoche tutto in un unico
elaborato. Quindi per rappresentare la singola epoca abbiamo il modello a proxi e il modello di
rappresentazione che è quello con le texture.
Lezione 11
Valorizzazione
Necessità di acquisire nuove skills e competenze per i lavori del futuro, riscontrabile questa tendenza anche
nell’ambito dei beni culturali, unito al saper usare le tecnologie, dialogo tra le diverse discipline. Fattori di
cambiamento:
 Tecnologici, crescita da questo punto di vista;
 Nuove strategie di marketing;
 Diffusione dei social media, che ha avuto un ruolo importante anche nei beni culturali;
 La digitalizzazione dei beni culturali;
 Sviluppo di nuove tecnologie come ad esempio strumenti di fotogrammetria che hanno cambiato lo
scavo e come farlo.
3D nei beni culturali si trova ovunque, sempre maggior richiesta di tecnologie. Modello 3D:
rappresentazione matematica, numerica di un oggetto tridimensionale, composto generalmente, da
poligoni, vertici e linee. Può essere realizzato in 3 modi:
 Digitalizzazione in 3 D che consente di trasformare un oggetto reale, in una sua replica digitale;
 Modellazione 3 cioè un oggetto che viene rappresentato in un contesto completamente
virtuale senza alcun riferimento ad un oggetto reale.;
 Modello 3D è un rappresentazione numerica di un oggetto tridimensionale
Digitalizzazione 3 D
Scansione Laser : segnale che viene emesso colpisce l’oggetto e l’informazione viene trasformata in
tridimensionale.
Sensori passivi quindi la fotogrammetria che non usa sensori ma attraverso un processo di
trasformazione di immagini e riesce ad estrarre dati.
In ambito di modellazione 3D abbiamo la modellazione manuale: utilizzando tecniche di computer
grafica per ottenere uno specifico e determinato oggetto.
Modellazione procedurale usata per lo più quando si devono realizzare dei contesti, quindi
modellazione di tipo organico. Caratterizzato da una componente di variabilità che è difficile per
l’uomo andare a riprodurre e si usano software di modellazione procedurale che genera il modello
sulla base di istruzioni e vengono inseriti dei parametri.
Cerveteri Onde marine : fotogrammetria per restituire il dato 3D del dato per fare un processo di
studio al contrario e permette una visualizzazione più ampia e completa.
Restauro virtuale: tecnologia di supporto utilizza sia strumenti di scansione 3D che manipolazione e
visualizzazione.
Distruzione monumenti in cui il dato digitale rimane l’unica testimonianza che rimane anche allo
scopo del restauro esempi sono l’incendio di Notre Dame e la distruzione di Palmira.
Modelli semantici: modello rielaborato per essere gestito da software semantici come il gis,
permette di interrogare il modello per le informazioni ma permette di fare analisi sul modello per
esempio per visualizzare il degrado.
Altro esempio sono le librerie digitali per una maggiore fruizione di informazioni e documenti.
Stampa 3D diversi studi sull’accessibilità dei musei, come repliche tattili, installazioni artistiche,
musei virtuali non si intende replica virtuale di una replica reale, ha lo scopo di migliorare
l’esperienza, fornire contenuti aggiuntivi.
Aiano decoro ricco, dal VI secolo fase di abbandono.
Principio della trasparenza ovvero criterio scientifico, principio delle fonti e della documentazione.
Processo circolare fino a che non si raggiunge un modello definitivo.
Foro di Augusto

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