La virtualizzazione delle pratiche comunicative: lipertesto1
4.1 Dal testo allipertesto Nel nostro percorso interpretativo, abbiamo analizzato le trasformazioni e gli slittamenti di significato che, le nozioni di comunit e individuo subiscono a contatto con le tecnologie digitali. Individui e comunit hanno sempre fatto uso di strumenti, di supporti di comunicazione, per accumulare e trasmettere sapere come per produrre relazioni e aggregazioni. Per millenni, e fino allinizio del Novecento in maniera quasi esclusiva, il testo stato il mediatore fondamentale delle relazioni culturali e sociali, la pietra angolare sulla quale si sono edificati interi sistemi culturali. Anche in questo campo, come abbiamo rapsodicamente accennato in precedenza, leffetto della rivoluzione digitale eclatante. Nel 1992, quando negli Stati Uniti fu pubblicato Ipertesto,2 nessuno, tranne pochi addetti ai lavori nel campo delle nuove tecnologie, avrebbe potuto immaginare che il fenomeno degli ipertesti, di cui George P. Landow indagava le potenzialit nel campo della teoria letteraria, fosse destinato a trasformare radicalmente il nostro modo di produrre, trasmettere, archiviare e diffondere il sapere. Allora nessuno poteva immaginare che nel giro di tre anni attorno al mondo si sarebbe intessuta una rete telematica globale composta da centinaia di milioni di nodi e popolata da testi, immagini e suoni. Una rete che funziona sulla base della tecnologia degli ipertesti, o meglio una rete di ipertesti e ipermedia. Http, infatti, la sigla che premessa a ogni indirizzo Internet e seguita dal fatidico www.xxxxx.com, lacronimo di Hyper Text Transfert protocol. Si tratta del protocollo attraverso il quale le informazioni vengono trasferite in modalit ipertestuale da un computer allaltro. Le prime reti telematiche,3 la pioniera Arpanet, NSFnet (National Science Foundation Network), BitNet (Because It's Time Network), CSnet (Computer Science Network) e la stessa Internet, fino agli anni novanta potevano trasmettere Questo capitolo riprende, con modifiche, la mia Introduzione al volume di G.P. Landow, Lipertesto, cit. 2 G.P. Landow., Ipertesto. Il futuro della scrittura, a cura di Bruno Bassi, Baskerville, Bologna 1993. 3 Su questo argomento si veda il capitolo 2. 1
informazioni solamente in modalit testo, non esisteva cio la
possibilit di muoversi attraverso le informazioni della rete cliccando su un pulsante allinterno di un ambiente grafico: , non era possibile navigare tra le informazioni. Quando i ricercatori del Cern di Ginevra inventarono la tecnologia che ha reso popolare la rete, misero a punto un sistema di Hyper Text Transfert, appunto, che consentiva di trasferire documenti ipertestuali rendendo possibile una navigazione grafica tra i siti. Nnacque cos il World Wide Web (WWW) e con esso i programmi come Mosaic (1993), Netscape Navigator (1995), Internet Explorer (1996), che consentono di navigare sul World Wide Web. Mediante uninterfaccia grafica, essi permettono di visualizzare sul proprio computer i documenti ipertestuali che costituiscono la rete: testi, immagini e filmati, e possono riprodurre anche suoni digitalizzati. Lipertesto divenuto in questo modo un fenomeno di massa. Ma quanti tra coloro che accedono a Internet hanno la consapevolezza di navigare di in un mare di ipertesti? Che cosa significa il termine ipertesto? In che modo questa nuova modalit di produrre, trasmettere e divulgare il sapere modifica i nostri quadri concettuali? Nel 1992, con la prima versione di Hypetext4, Landow tentava di dare, in maniera pionieristica, una risposta a queste domande, mettendo in relazione la definizione di questo nuovo oggetto teorico alle trasformazioni dei paradigmi epistemologici della critica letteraria. Nove anni dopo, la rivoluzione digitale nel 1992 ancora agli albori un fenomeno dispiegato, le reti telematiche sono uscite dal territorio protetto delle universit e dei centri di ricerca e cominciano ad abitare le nostre case: non solo le nostre modalit di trasmettere il sapere, ma anche quelle di vivere, lavorare, ammalarci, amare ne sono coinvolte. Oggi tanto pi importante e strategico comprendere il fenomeno dellipertestualizzazione dei saperi e le sue conseguenze sul nostro mondo, poich lipertesto diventato parte integrante di questo.
4.2 Un nuovo spazio della scrittura
4
Per una bibliografia sintetica delle opere di Landow si veda il capitolo 1.
2
Per introdurci alla comprensione del fenomeno ipertesto, e cio
alla teoria degli ipertesti,5 necessario comprendere, come ha sostenuto lo studioso americano Jay David Bolter, che lipertesto apre di fronte a noi un nuovo spazio dello scrivere.6 Per spazio della scrittura, si intende qui ogni spazio, sia esso fisico o visivo o immateriale, che sia circoscritto e definito da una tecnologia della scrittura. Tutte le forme di scrittura sono spaziali, dal momento possibile vedere e comprendere solamente segni scritti che posseggano unestensione in uno spazio bi- o pluridimensionale. Ciascuna delle tecnologie della scrittura che si sono susseguite nel corso del tempo presenta uno spazio fisico specifico che ha proprie caratteristiche e che implica forme di creazione, produzione, trasmissione e diffusione del sapere differenti. Ognuna di esse stabilisce e delimita il suo spazio.7 La pi recente opera italiana sul tema dellipertesto il volume di A. Cadioli, Il critico navigante. Saggio sullipertesto e la critica letteraria, Marietti, Milano 1998. Di particolare interesse per il ragionamento qui sviluppato sono il capitoli 2 Tra i flussi dellipertesto, pp. 65-98, e il capitolo 3 Sugli strumenti di bordo e su altri strumenti, pp. 99-120. A questo testo si rimanda, inoltre, per la ricca bibliografia dedicata al tema degli ipertesti, pp.147-155. Sullipertesto si vedano inoltre M. Ricciardi (a cura di), Oltre il testo gli ipertesti, Bollati Boringhieri, Torino 1995; M. Ricciardi, (a cura di), Lingua letteratura e computer, Bollati Boringhieri, Torino, 1996. (proseguire); M. Ricciardi (a cura di), Scrivere, comunicare, apprendere con le nuove tecnologie, Bollati Boringheri, Torino 1995; C. Rovelli, I percorsi dellipertesto, Synergon, Bologna 1994; C. Cazal Bernard, Intorno allipertesto: riflessioni teoriche e applicazioni. Il progetto Hyperdecameron, in Umanesimo e informatica. Le nuove frontiere della ricerca e della didattica nel campo degli studi letterari, a cura di D. Gruber e P. Pauletto, Atti del Convegno Umanesimo e informatica, Trento, 24-25 maggio 1996, Metauro Edizioni, Fossombrone (Pesaro) 1997; G. Gigliozzi, Il testo e il computer. Manuale di informatica per gli studi letterari, Bruno Mondadori, Milano 1997, in particolare pp. 142-160. Sulle problematiche della progettazione e della produzione di ipertesti e hypermedia si veda L. Toselli, Il progettista multimediale, Bollati Boringhieri, Torino 1998; P. Attanasio, M. Marandola, (a cura di), La nuova economia del libro. Leditoria elettronica e le professioni del libro, Quaderni di Libri e riviste dItalia, 39, Istituto poligrafico e zecca dello Stato, Roma 1998; N. Piro, Come si produce un CD ROM, tecniche, metodi, lavoro di squadra: comunicare mixando media, Castelvecchi, Roma 1997. 6 J.D. Bolter, Lo spazio dello scrivere. Computer, ipertesti e storia della scrittura, a cura di M. Groppo e I. Grazani, Vita e pensiero, Milano 1993. 7 Per unintroduzione ai differenti sistemi di scrittura si veda G. Sampson, Writing Systems. An Introduction, Stantford Univeristy Press, Stantford (CA) 1985, in particolare, pp.1-67. 5
Nelle forme di scrittura pi arcaiche, lo spazio della scrittura la
superficie angusta di una tavoletta di argilla, di una parete o di una stele di pietra. Nel mondo antico, lo spazio dello scrivere la parte interna di un rotolo continuo di papiro che lo scriba (egizio, greco o romano che sia) divide in colonne. Con il passaggio al libro o manoscritto papiraceo lo spazio della scrittura diviene pi articolato e composito.8 Allinterno di uno scriptorium medievale, dopo la sostituzione del papiro con la pergamena, il monaco organizza lo spazio della scrittura allinterno dellampia pagina di pergamena bianca, che viene pazientemente riempita di testi, glosse, commenti e immagini,9 articolando la forma di quello che, con linvenzione della stampa, sarebbe divenuto il bozzolo della struttura del libro moderno. Rispetto al papiro, la pergamena presenta vantaggi e svantaggi: se infatti pi resistente e permette di suddividere in differenti fogli fisici lo spazio dello scrivere, tuttavia, pi rara e meno facile da produrre; inoltre, rispetto al rotolo, il manoscritto decisamente meno maneggevole. A partire dal XII secolo, la pergamena viene progressivamente sostituita dalla carta che, in un primo tempo, ricavata dagli stracci. Pi facile da produrre in maggiori quantit, essa permette di rispondere in maniera pi adeguata alla crescente domanda di testi scritti.10 Con la rivoluzione della stampa, la rivoluzione di Gutenberg, per il tipografo moderno lo spazio la superficie bianca della pagina, specialmente quella contenuta in un volume rilegato.11 Per il lettore della tarda et della stampa lo spazio della lettura e della scrittura si sta sempre pi trasformando nello schermo di un computer su cui appare il testo, e nella memoria digitale elettronica in cui esso immagazzinato. Il testo sta perdendo la sua fisicit e la sua materialit, trasformandosi in qualcosa di virtuale. Si tratta ormai, infatti, di una sequenza ordinata e infinita Sul passaggio avvenuto tra il secondo e il terzo secolo d..C. dal rotolo papiraceo al manoscritto si veda L.D. Reynolds e N.G. Wilson, Copisiti e filologi: la tradizione dei classici dallantichit ai tempi moderni, Antenore, Padova 1987, pp.30-32. 9 Ivi, pp.75 e sgg. 10 Sul processo di sostituzione della pergamena con la carta si veda L. Febvre, H.J. Martin, La nascita del libro, Laterza, Roma-Bari 1977, pp. 39-60; A. Gaurr, A History of Writing, The British Library, London 1984. 11 Si vedano a questo proposito E. Eisenstein, La rivoluzione inavvertita. La stampa come fattore di cambiamento, cit.; R. Chartier, Letture e lettori nella Francia di Antico Regime, Einaudi, Torino 1988. 8
di 0 e di 1, che vengono poi ritradotti in significanti a noi familiari
mediante luso di specifici hardware e software. La digitalizzazione che tumultuosamente in atto del patrimonio culturale dellumanit fa s che i testi ci si presentino in una forma differente da quella tradizionale. Essi vanno sempre pi rapidamente trasformandosi in reti di significanti che appaiono sullo schermo, e attraverso i quali possiamo muoverci con un clik del mouse del nostro computer. Per testualit, in atto un processo di smaterializzazione paragonabile a quello che, dopo Kant, ha coinvolto, il concetto di verit in filosofia. Noi possiamo dire di percepire solamente il phainomenon, il fenomeno, lapparire del testo, mentre il noumenon, la cosa in s, ci sempre pi celata, resta inattingibile, coperto dalla strumentazione tecnica e tecnologica. Nella pratica quotidiana si sta realizzando ed un fenomeno poco osservato, soprattutto in Italia una vera rivoluzione, che va sotto il nome di ipertestualizzzione dei saperi. Lipertesto sta divenendo la nuova tecnologia caratterizzante della nostra epoca, e la rivoluzione cui stiamo andando incontro paragonata da molti teorici a quella operata da Guttenberg con linvenzione allintroduzione della stampa a caratteri mobili. Senza entrare nel merito del realismo di queste previsioni, chiaro che il passaggio dal testo allipertesto, come ogni rivoluzione in ambito tecnologico, comporta una ridefinizione dellinsieme delle modalit di produzione e trasmissione del sapere. Non occorre essere laureati in Scienze dellinformazione per comprendere come lo spazio di scrittura del computer sia molto differente da quello di un testo a stampa. Ma quali caratteristiche incarna la nuova tecnologia della scrittura che va sotto il nome di ipertesto? In primo luogo, forniremo una definizione di questo concetto, poi ci occuperemo di analizzare le differenze tra lo spazio della scrittura relativo al libro a stampa e quello dellipertesto.
4.3 Una definizione di ipertesto
Come afferma Alberto Cadioli nel suo Il critico navigante: La
maggior parte degli autori che si interrogano sui problemi introdotti dalle applicazioni informatiche [] introduce, prima di ogni riflessione, una personale definizione di ipertesto. Questo comportamento, facilmente spiegabile e destinato naturalmente a svanire con la diffusione di questa cultura digitale, diventato quasi una regola: definire lipertesto sembra avere una funzione di invitare, proprio sulla soglia di studi dedicati alle nuove possibilit offerte alla cultura, a un cambio di percezione e di prospettiva, a prepararsi a esperienze talvolta lontane da quelle sulle quali si sono fondate, per secoli, la scrittura, la lettura, la critica.12 Proviamo dunque anche noi a fornire una definizione del nostro oggetto. Secondo una prima e semplicistica approssimazione, posiamo dire che lipertesto la connessione, che nella maggior parte dei casi si attua allinterno di un media elettronico, di elementi informativi parole, testi, lesse, immagini, simboli attraverso connessioni elettroniche (link) che permettono allutente di muoversi liberamente tra i differenti elementi. In particolare, una struttura ipertestuale consente di selezionare una determinata parola e di ricevere informazioni aggiuntive riguardo a essa semplicemente cliccando sulla medesima. Per esempio, se allinterno di unenciclopedia elettronica cerco la parola felini, cliccando su questa posso accedere alla sezione dedicata alle differenti specie che questo genere contiene. Mi appariranno quindi sullo schermo le parole o le icone leone, pantera, tigre ecc. cliccando sulle quali potr accedere a ulteriori informazioni relative a questi animali. Una connessione ipertestuale di solito evidenziata sullo schermo dal colore differente che la parola che supporta un link (connessione) ha rispetto alle altre. Connettendo attraverso opportuni link le diverse parti di un documento o differenti documenti, possibile creare una struttura a rete che permette di accedere direttamente alle informazioni correlate a una determinata parola, di saltare da una parte allaltra del documento, evadendo dallordine sequenziale di un testo scritto. Anche da questa prima definizione, chiaro come una struttura ipertestuale lalbero ramificato delle connessioni possibili si presenta come 12
A. Cadioli, Il critico navigante, cit., pp. 65-66.
6
alternativo alla struttura lineare e gerarchicamente chiusa di
un'enciclopedia a stampa o di un dizionario. In questultimo caso, infatti, i contenuti sono fisicamente accessibili solo attraverso una sequenza statica e lineare di ingressi che generalmente sono posti in ordine alfabetico. Nel caso della struttura ipertestuale elettronica, invece, il lettore che costruisce il proprio percorso dingresso e di movimento allinterno della struttura delle lesse. In un certo senso, le connessioni ipertestuali sono la realizzazione di riferimenti incrociati che, nel caso del media elettronico, permettono un passaggio istantaneo dalla parola linkata al suo oggetto. Anche nella nostra definizione, i concetti di ipertesto e di media elettronico continuano a intersecarsi, e tuttavia questi concetti hanno due storie separate e radicalmente disomogenee. Di ipertesti cartacei ante litteram, indici analitici, mappe concettuali, teatri della memoria, colma la nostra tradizione culturale, mentre la storia dello studio informatico degli ipertesti piuttosto recente.13 Ma proprio questo secondo aspetto del problema, lapertura del nuovo spazio della scrittura digitale, reso possibile dalle nuove tecnologie, che mette in discussione la natura stessa dei concetti che stanno alla base della nostra tradizione culturale: i concetti di testo, autore, lettore, narrativa e storia della letteratura. Ancora oggi, infatti, in quella che abbiamo indicato come la tarda et della stampa, scrittori e lettori continuano a concepire il testo in s, o se si preferisce lidea del testo, come unentit localizzata entro lo spazio definito del libro a stampa. E concepiscono il loro ruolo di autori e lettori, i modi della narrazione, la nozione di canone culturale e di storia della letteratura, le modalit di creazione, trasmissione, divulgazione e conservazione dei testi, facendo implicito riferimento a tale idea di testo. Lo spazio del libro stampato il luogo nel quale la scrittura assume un carattere stabile, quasi monumentale, sempre sotto il controllo esclusivo dellautore. lo spazio definito dai volumi che circolano in migliaia di copie identiche. Rispetto a questo spazio, Su questo tema si vedano in particolare J.D. Bolter, Lo spazio della scrittura, cit., pp. 21-43; J.B. Smith, S.F. Weiss (a cura di), Hypertext, comunication of ACM, 31, 7. Sulle implicazioni teoriche del concetto di iIpertesto si vedano, inoltre, P. Delany, G.P. Landow (a cura di), Hypertext, Hypermedia and Litterary Studies, The Mit Press, Cambridge (Mass.) London (England) 1991. 13
quello della scrittura elettronica si distingue per la fluidit e per la
relazione interattiva tra autore e lettore. Concettualmente, questi diversi spazi alimentano differenti stili e generi di scrittura e differenti teorie della letteratura. Loggetto dellindagine di Landow sono i contorni e i limiti del nuovo spazio della scrittura elettronica.
4.4 Lipertesto secondo Landow
Analizziamo, seguendo la riflessione di Landow,14 le differenze tra testo cartaceo e iIpertesto elettronico. Lintroduzione dei testi a stampa, come dimostrano Marshall McLuhan15 ed Elizabeth Eisenstein,16 produsse una rivoluzione che deriva in prima istanza dalla loro capacit di combinare fissit, inamovibilit del testo e molteplicit. Il libro gutenberghiano una macchina di auto apprendimento, che ha prodotto le nozioni moderne di autore, creativit, propriet intellettuale e copyright, e insieme un modello di diffusione e trasmissione della cultura. Ma che cosa succede quando il libro diventa elettronico, trasformandosi in una successione di byte, e la scrittura, che sempre stata costituita da un insieme di segni materiali, tracciati su una superficie materiale, prende la forma di sequenze di codici elettronici? Il testo elettronico mantiene la molteplicit di quello a stampa ma perde la sua fissit. Esso si caratterizza infatti per il suo essere: virtuale,17 infinitamente modificabile, aperto;, per la possibilit di essere analizzabile, infinitamente duplicato, contestualizzato e decontestualizzato molto velocemente, messo in rete. Il testo elettronico rappresenta quindi una nuova forma di testualit. ipertesto appunto. Landow, riprendendo la definizione dellinventore di questo termine Ted Nelson18 (e quella G.P. Landow, The Convergence of Contemporary Critical Theory and Technology, Internet e le muse, cit., pp. 77-84. 15 M. McLuhan, La galassia Gutenberg: nascita delluomo tipografico, cit. 16 E. Eisenstein, La rivoluzione inavvertita. La stampa come fattore di cambiamento, cit. 17 Sul rapporto tra il concetto di virtuale e quello di ipertesto si veda D.J. Bolter, Digreees of Freedom, 1996. Testo consultabile presso il sito http://www.lcc.gatech.edu/~bolter/degrees.html. 18 Con ipertesto intendo scrittura non sequenziale, testo che si dirama e consente al lettore di scegliere; qualcosa che si usufruisce al meglio davanti a uno schermo interattivo. Cos com comunemente inteso, un ipertesto un 14
precedente al termine stesso di Vannevar Bush19) afferma:
Ipertesto, un termine che include il termine ipermedia, significa una testo composto di blocchi di parole (o immagini) connesse elettronicamente da percorsi multipli, catene o tracce in una rete aperta (o libro elettronico). Lipertesto in altre parole una tecnologia dellinformazione nella quale un nuovo elemento il link (connessione, collegamento) svolge un ruolo centrale. Tutte le caratteristiche pratiche, culturali e cognitive di questo media derivano dal fatto che la connessione degli elementi (linking) crea un nuovo mondo di connessioni e di scelte per il lettore. Lipertesto pu essere pi propriamente definito come una forma di scrittura multisequenziale o multilineare pi che non lineare.20 Volendo trarre alcune conseguenze dalla definizione di ipertesto che Landow propone, possiamo affermare che esso rompe i canoni tradizionali della testualit cartacea almeno rispetto a due parametri fondamentali: - l'organizzazione e la gerarchia interna delle parti del testo; - la trasformazione del rapporto tra autore e lettore. Per ci che riguarda il primo tema, si passa da un strutturazione lineare, improntata a un ordine successivo e in ultima istanza temporale del racconto o dell'argomentazione saggistica, a una struttura a rete, dove prevale l'elemento spaziale, nell'organizzazione del testo e delle sue parti. Un testo tradizionale dominato dalla logica della successione ordinata e unidirezionale degli elementi: viene letto da pagina 1 a pagina 200, gli elementi significanti che lo compongono sono disposti in una configurazione ordinata gerarchicamente, definita una volta per tutte e immodificabile. Nell'ipertesto un tale ordine del discorso completamente sovvertito. Esso si presenta come una rete elementi significanti, di lesse, che strutturalmente prevede la possibilit di molteplici attraversamenti. Lo spazio della scrittura elettronica un continuum infinitamente modificabile e modulabile sulla base delle esigenze del lettore. Pi insieme di brani di testo tra cui sono definiti legami che consentono al lettore differenti cammini (T.H. Nelson, Litteray Machines 90.1, Muzio, Padova 1992, p. 2). 19 V. Bush, Come possiamo pensare, in T.h. Nelson, Litterary machines 90.1, cit. 20 G.P. Landow, The Digital Word and Digital Image - The Electronic Text, in Victorian Poetry on the Web?, Conferenza elettronica consutabile presso il sito della Brown University http://www.stg.brown.edu/ (tr. del curatore). 9
che come una catena di significanti come vogliono la
semiotica e la linguistica l'ipertesto si presenta per cos dire come un ambiente cognitivo a dimensioni multiple, dove elementi linguistici, grafici, visivi e sonori si intersecano in una struttura a rete (network). Un tale ambiente cognitivo prevede, inoltre, una tipologia di interazione tra i diversi media, che presenta caratteristiche molto differenti da quel minimo livello di multimedialit (laccoppiamento di testo e immagine) che pu essere contenuto in un testo di natura tradizionale. Si tratta di utilizzare e mixare, in maniera appropriata, i differenti media. Per evocare uno stato danimo in un libro tradizionale non si pu che ricorrere a un descrizione; in un ipertesto o in un ipermedia, uno stato danimo pu essere evocato attraverso la musica, oppure attraverso un particolare colore dello sfondo dello schermo. I codici e la comunicazione di un ambiente cognitivo a dimensioni multiple sono molto differenti da quelli di un libro tradizionale, e soprattutto non sono ancora stati indagati. La tensione narrativa, per esempio, in un testo tradizionale viene mantenuta alta dallautore, attraverso una sapiente distribuzione degli elementi lungo lo svolgersi delle pagine. In ambiente cognitivo a dimensioni multiple, dove leuristica della scoperta prevale sullanalitica dellaccumulazione delle conoscenze, possibile che la tensione narrativa vada mantenuta alta attraverso un potenziamento del carattere interattivo della trama. Come in un adventure game, sono lesplorazione dellambiente, le scoperte successive che il fruitore realizza allintero della realt virtuale dellipermedia, che possono tenerlo legato alla fruizione di un testo che ha perso la caratteristica successiva della narrazione tradizionale.21 Inoltre, come ha notato Jay David Bolter Se tutti i testi sono, in ultima analisi, reti verbali, il computer il primo mezzo in grado di registrare e presentare queste reti a chi scrive e a chi legge.22 Ma se l'ipertesto sovverte la gerarchia e l'ordine interni del testo cartaceo, trasforma in maniera radicale anche il rapporto tra autore e lettore. Il lettore di un ipertesto non pu pi essere un lettore dimezzato, passivo, ma per definizione un lettore attivo; In questa direzione di analisi si muove lo studio di E.I. Aareseth, Cybertext, Johns Hopkins Univesity Press, Baltimore,1997. 22 J.D. Bolter, Lo spazio dello scrivere, cit., pp.31-32. 21
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infatti il lettore che sceglie il percorso secondo il quale
attraversare l'ipertesto, il lettore che rende attiva la trama di un ipertesto creativo. Nota George Landow: L'ipertesto, che crea un lettore attivo, addirittura invadente, porta questa convergenza di attivit ancora pi vicino al suo compimento; ma cos facendo usurpa il potere dell'autore, gliene toglie una parte e la affida al lettore. Un chiaro segno di questo trasferimento di prerogative si manifesta nella possibilit da parte del lettore di scegliere il suo cammino attraverso il metatesto, di annotare testi scritti da altri e di creare collegamenti fra documenti scritti da altri. L'ipertesto non permette al lettore attivo di cambiare il testo prodotto da un'altra persona, ma abbrevia la distanza fenomenologica che separa i singoli documenti tra loro nei mondi della stampa e del manoscritto.23 Se si considerano alcuni esempi di ipertesto creativo, quali quelli che vengono presi in esame da Landow, in particolare nei capitoli 6 e 7 di Lipertesto,24 si pu comprendere la portata di questa trasformazione: autore in un ipertesto non solamente chi definisce linsieme delle lesse che lo compongono, autore chi realizza la struttura elettronica dellipertesto, chi compone i suoni che lo costituiscono, chi realizza le immagini o i filmati che lo accompagnano e autore allo stesso modo il lettore che ogni volta attraversa la rete di questo ambiente cognitivo in una maniera differente dalla precedente; per questo non solo necessario riconfigurare il ruolo dellautore allinterno dello spazio ipertestuale, ma necessario ripensare la scrittura nei termini di una scrittura in collaborazione,25 cio un forma di scrittura che vede la collaborazione dellautore, del lettore, del tecnologo e delleditore, secondo una schema di interazione radicalmente differente rispetto alla triade gutenberghiana autore, editore, lettore.
4.5 La teoria della convergenza
G.P. Landow, Lipertesto, cit., p. 127.
Si veda a questo proposito A. Cadioli, Il critico navigante, pp. 83-92. 25 G.P. Landow, Lipertesto, cit., pp. 142-155. 23 24
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La frammentazione e l'indefinibilit dei confini di un ipertesto, la
sua struttura costituita da un insieme di lesse infinatmente riconfigurabili dal lettore, non costituiscono in s un elemento intrinsecamente rivoluzionario nel campo della teoria della letteratura: come ha ben dimostrato Bolter,26 sono molti gli esempi tanto nel campo saggistico - si pensi solamente alle Ricerche filosofiche di Wittgenstein -,27 quanto nel campo della narrativa di autori Joyce nellUlisse e in Finnegans Wake, Borges in Finzioni28, fino allo sperimentalismo di Queneau, Calvino e Marc Saporta -29 che hanno cercato nel corso del Novecento di evadere dalla tradizionale struttura successiva e monologica del testo. Ci che radicalmente nuovo, il fatto che mentre prima della rivoluzione digitale questi tentativi potevano essere considerati come esperimenti pionieristici di unlite intellettuale, oggi lipertesto in quanto tecnologia della scrittura - sta diventando il principale strumento di creazione, produzione e diffusione delle cultura, del sapere, e delle informazioni. Inoltre, e qui veniamo allassunto teorico che guida molte delle riflessioni di Landow, le nuove tecnologie della scrittura sembrano convergere, incorporare, e mettere in pratica quanto la teoria letteraria - la "teoria critica" per utilizzare l'espressione di Landow - ha da tempo suggerito. Si tratta della teoria della convergenza. Le pi significative acquisizioni della critica letteraria e dell'estetica contemporanea- per fare solo alcuni esempi, Barthes, Foucault e Deridda cos come James Hillis Miller30 e Franois Lyotard - non fanno che costruire l'infrastruttura teorica sulla quale il nuovo spazio della scrittura ipertestuale stato edificato. Teoria critica post-strutturalista e nuove tecnologie "convergono", infatti, nel momento in cui entrambe mettono in discussione il sistema gutenberghiano di creazione, trasmissione e diffusione dei saperi e insieme, ma soprattutto, i grandi quadri di riferimento epistemologici che al sistema di Gutenberg fanno riferimento: i J.D. Bolter, Lo spazio dello scrivere, cit., p. 146-151, 166-186. Particolarmente interessante su questo tema l'analisi della struttura compositiva delle Ricerche filosofiche di Wittgenstein condotta da G.P. Baker e P.M.S. Haker nel loro Wittgenstein: Understandig and Meaning, Univesity of Chicago Press 1980, pp. 23-26. 28 H.L. Borges, Finzioni, Feltrinelli, Milano 1962. 29 M. Saporta, Composizione n. 1, C.M., Lerici 1962. 30 J.H. Miller, Fiction end Repetition: Seven English Novels, Harward Univesity Press, Cambridge 1992. 26 27
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concetti di testo, autore, lettore, scrittura, narrativa, storia della
letteratura ed educazione, linearit, soggetto. Le nuove tecnologie della scrittura ci offrirebbero quindi, ancora una volta, la possibilit di mettere alla prova, di saggiare limiti e possibilit della Welthanschauung postmoderna. Una impostazione, questa, che, come sappiamo, condivisa da molti dei teorici della cultura cyber.31 Analizziamo pi in dettaglio largomentazione di Landow. Roland Barthes, Michel Foucault e Jaques Derrida, da punti di vista differenti e partendo da approcci teorici per molti versi divergenti - strutturalista, genealogico, decostruzionista - hanno sostenuto la necessit di rompere con i tradizionali canoni della testualit, mettendo il discussione in particolare i concetti di autore, lettore e linearit del testo. Barthes in S/Z32 - unanalisi critica della novella di Honor de Balzac Sarrasine - ha messo alla prova una struttura saggistica di tipo multilinare: il testo di Balzac infatti suddiviso da Barthes in 561 blocchi di significazione o lesse, con i quali sono intrecciate le 93 lesse che compongono il commento di Barthes medesimo; inoltre, nellappendice vengono suggeriti percorsi alternativi di ingresso nel testo e rimontaggi della struttura delle lesse, suggeriti dai temi che vengono analizzati nel racconto. Lintento di Barthes quello di liberare la pluralit del testo e dimostrare come la "tecnologia del libro incatena la molteplicit dei suoi significati a una struttura fissa scandita dalla successione delle pagine, mentre il testo vive nella pluralit dei suoi rimandi, vive come rete di significanti infinitamente aperti allinterpretazione.33 La testualit, secondo Barthes, non chiusa ma aperta, necessario liberare il lettore dalla sua condizione di minorit, una condizione prodotta da una forma di testualit rigida che esclude il fruitore dal piacere del testo e lo condanna a esprimere puramente un giudizio di approvazione o di condanna rispetto a un universo di significato predeterminato. La testualit ideale che Barthes suggerisce una testualit che si esprime secondo percorsi molteplici, una testualit aperta e perpetuamente incompiuta, descritta dai termini di collegamento, nodo, rete, tela e percorso.34 Per esempio S. Turkle, La vita sullo schermo, cit., pp. 3-35 R. Barthes, S/Z, Einaudi, Torino 1970. 33 Ivi, p. 13. 31 32
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Allo stesso modo Foucault, ne LArcheologia del sapere, sostiene
che il testo caratterizzato dallessere infinito. Esso non mai un universo di significato chiuso. Il testo viene definito da Foucault come un meccanismo di rimandi,35 una struttura di collegamenti ad altri testi, che vive solamente nella rete di libri e nelle corrispondenze di significato che si stabiliscono tra i testi medesimi. Solo concependo il testo in questo modo possibile comprendere e smascherare le ideologie, i nessi genealogici di unopera con il sistema sociale e politico e con i rapporti di potere e di domino che vengono veicolati o implicitamente incarnati da un testo. Ma il principale teorico post-strutturalista con il quale dialoga Landow, spesso assumendone in toto le posizioni teoriche, il filosofo francese Jacques Derrida, il padre del decostruzionismo. La filosofia di Derrida fornisce, infatti, il punto appoggio teorico pi significativo alle teorie dell'ipertesto. La centralit del testo, il logocentrismo e il fonocentrismo che caratterizzano la nostra cultura, incarnano il verbo della metafisica. Incarnano, cio, lidea dellesistenza di un originale, di un senso definito una volta per tutte, di un soggetto e di un verit con la V maiuscola. Ora, una tale forma di testualit, che incorpora lidea metafisica dellesistenza di una verit assoluta, deve essere decostruita e la scrittura, cos come la testualit, in questa operazione di decostruzione assumono un significato nuovo. Ogni testo per Derrida costituisce una illimitata disseminanzione, ogni testo per sua natura decontestualizzabile. Esso vive solo nella iterabilit infinita, nellimpossibilit dellassegnazione definita di una destinazione o di un senso compiuto, sempre rinvio (il link nel linguaggio ipertestuale?), traccia di una assenza. Il testo disseminato,36 decostruito e ridotto a brandelli di Derrida, la teoria della fine del libro, insieme a quella della fine della In questo testo dice Barthes le reti sono multiple e giocano tra loro senza che nessuna possa ricoprire le altre; questo testo una galassia di significanti, non una struttura di significati; non ha inizio; reversibile; vi si accede da pi entrate di cui nessuna pu essere decretata con la certezza la principale; i codici che mobilita si mobilita a perdita d'occhio, sono indecidibili [...]. All'interno di questo testo assolutamente plurale possono esistere per cos dire dei sistemi di senso dominanti essi possono certo impadronirsi del testo stesso ma il loro numero non mai chiuso, misurandosi sullinfinit del linguaggio (Ivi, p. 11). 35 M. Foucault, L'archeologia del sapere, Rizzoli, Milano 1980, p.32. 36 J. Derrida, La disseminazione, Jaka Book, Milano 1989. 34
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scrittura lineare, da lui teorizzata in Della grammatologia, 37
incarano per Landow l'acquisita consapevolezza, da parte della teoria critica, della necessit dell'abbandono di una logica lineare, non solo nel campo della testualit ma anche in quello dei paradigmi epistemologici che reggono tale nozione di testualit. Non esiste una versione finale e definitiva di un testo elettronico, esso mobile per definizione, fluttuante nello spazio virtuale dell'interfaccia di un computer. Il testo elettronico, lipertesto, decostruito per definizione. Esso non si presenta come un'Autorit da rispettare e glossare, bens come una rete da navigare. Una rete di significanti e significati che possono essere manipolati e modulati, criticati, annotati e decontestualizzati, rimontati all'interno di una logica altra, di una struttura culturale differente. L'ipertesto inserito in una rete di rimandi, di lesse che ne aprono i contorni e i confini; una rete di lesse che permette per definizione che venga fruito in maniera multipla e modulabile rispetto alla cultura del suo utente. La cultura del Testo, il suo essere Verbo e Codice tassonomico, Autorit, nello spazio della scrittura elettronica abolita e sostituita da un testo molteplice, multiculturale e non tassonomico. Ci che accade alla nozione di testo analogo a quanto accade al modello di soggettivit: non vale pi, infatti, come ha messo in rilievo Donna J. Haraway,38 il modello di soggettivit classico, quello che identificava il soggetto in generale con un particolare tipo umano: uomo, bianco, maschio, occidentale, eterosessuale, escludendo in questo modo tutti i soggetti altri. Allo stesso modo, necessario mettere in discussione anche la nozione "metafisica" di testo, che sta alla base non solamente della cultura occidentale ma che anche il cardine dei metodi tradizionali di produzione, trasmissione e divulgazione della cultura. La messa in discussione della nozione di autore, di testo e di propriet intellettuale; la scrittura in collaborazione,39 resa possibile dai nuovi media telematici; la possibilit di consentire un accesso pi democratico e soprattutto quantitativamente molte maggiore all'istruzione universitaria e alla cultura alta; la possibilit di mettere in rete i centri universitari di formazione e J. Derrida, Della grammatologia, Jaka Book, Milano 1969, p. 101-102. Si vedano il capitolo 3 del presente volume e D.J. Haraway, Manifesto Cyborg, cit., pp. 39-101. 39 Cfr. G.L. Landow, Lipertesto, cit., 142-154. 37 38
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i nodi di produzione della cultura, rappresentano unopportunit
concreta di aprire quel nuovo spazio di civilizzazione che Pierre Lvy, come abbiamo visto nel Capitolo 2 del presente lavoro, definisce spazio ipertestuale del sapere.40 Uno spazio cognitivo dove, attraverso il continuo scambio dei saperi e attraverso un processo ininterrotto di mediazione e di ridefinizione dei valori, si possa approdare a una nuova forma di democratizzazione della cultura. Un tale ottimismo per, a volte esagerato, proprio pi dei tecnologi che dei teorici della critica. I teorici postmoderni, infatti, in particolare Derrida, sembrano essere attanagliati da una forma di malinconia nostalgica, da una sorta di estasi del negativo: la fine del soggetto della filosofia classica ototocentesca spesso vissuta e presentata come la fine del soggetto tout court; la fine della testualit lineare come la fine della testualit. Unimpostazione critica che spesso confina con la sfiducia nella possibilit, dopo la decostruzione, dopo la demolizione critica dei modelli culturali esistenti, di costruire un modello alternativo. Alla malinconia della teorici della critica fa da contraltare l'entusiasmo a volte eccessivo dei pionieri delle nuove tecnologie. Il progresso sembra per loro non ammettere limiti. La nuova testualit elettronica permetterebbe di lasciarci alle spalle la nostalgia per un modello culturale che non regge alle sfide della postmodernit, e dedicarci cos alla definizione di nuovi modelli plurali di produzione, trasmissione e diffusione del sapere. Da Landow, cos come da molti altri teorici dellipertestualit, vengono infatti messe in rilevo le potenzialit creative, euristiche e didattiche delle applicazioni dei nuovi media agli studi letterari: in particolare, le potenzialit eversive della scrittura e della didattica elettronica rispetto ai canoni e ai paradigmi disciplinari tradizionali. Ma qui la teoria della letteratura lascia il campo ed entra in giuoco la politica, perch di un problema politico, di gestione politica delle nuove tecnologie, in ultima analisi si tratta. Il problema chi controlla il testo; nel caso del testo elettronico, il problema di chi controlla i media elettronici di produzione, trasmissione e diffusione del sapere letterario. Lalternativa tra un modello democratico e uno autoritario, o nella migliore delle P. Lvy, Lintelligenza colletiva, Feltrinelli, Milano 1996, pp. 137-146, 175-217. 40
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ipotesi litista e oligarchico: sfruttare le nuove tecnologie per
ampliare la formazione, l'educazione e le possibilit di messa in rete di culture ed esperienze differenti, oppure trasformare le nuove tecnologie ipertestuali in uno strumeento di controllo e di esclusione? Una domanda senza risposta, ma che scontorna un problema che diverr centrale nelle nostre societ neotecnologiche ad alto tasso di interconessione elettronica: il problema del controllo democratico sui nuovi media della societ dellinformazione. Il modello a rete dellipertesto non si applica solamente al campo degli studi letterari ma tende a divenire un modello per linsieme del corpo sociale. Gli elementi della societ contemporanea virtualizzata, infatti, - come ha ben notato Pierre Lvy nel suo Il virtuale41 - l'impresa, la cultura, l'informazione, le nuove comunit, sono come le lesse che compongono un ipertesto nella rete. Esse, in quanto virtuali, non sono pi localizzabili con precisione, come lo erano nella loro solo solida fissit e attualit, ad esempio, le imprese fordiste. I mattoni di base della nostra societ virtualizzata sono nomadi, dispersi, e la pertinenza della loro posizione geografica, della loro materialit e fisicit ridotta. Per questo il processo di virtualizzazione della nostra societ pu essere paragonato alla transizione dal testo allipertesto. Il testo attuale, il libro di carta che tengo in mano in questo momento, ha una sua fisicit che occupa una porzione definita dello spazio fisico. Un ipertesto la virtualizzazione di questo testo attuale. E' unorganizzazione virtuale di lesse che possono di volta in volta attualizzarsi in una pluralit di lingue, di versioni e di edizioni, in una miriade di vesti grafiche e di percorsi di lettura che sono tutti virtualmente presenti nella sua struttura ma mai attualmente presenti insieme al lettore. Lipertesto collocato nella rete telematica globale occupa virtualmente una porzione della rete della memoria di questo o di quel computer, deterritorializzato, fuori dalla dimensione del qui e ora, cos come noi la conosciamo, e proprio questa sua virtualizzazione gli fornisce una possibilit di trasmissione del sapere, di comunicazione e di nuove forme di fruizione e manipolazione, impensabili rispetto al testo cartaceo.
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P. Lvy, Il virtuale, cit., 1997.
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Si aperto un nuovo spazio della scrittura, con i suoi rischi e le sue
opportunit, che coincide con, e ad un tempo simbolizza, la transizione dall'analogico al digitale di un'intera societ. Afferma Lvy: Deterritorializzato, interamente presente in ciascuna delle sue versioni, delle sue copie, delle sue proiezioni, sprovvisto d'inerzia, ubiquitario abitatore del cyber-spazio, l'ipertesto contribuisce a produrre qua e l degli eventi di attualizzazione testuale, di navigazione e di lettura. Solo questi eventi sono situati in senso proprio42. Questa , che ci piaccia o no, la nuova realt con la quale confrontarsi, non solo per ci che riguarda lo statuto epistemologico dei testi ma, come abbiamo visto, anche per ci che riguarda l'economia, la comunicazione, le relazioni comunitarie.
Il futuro della conoscenza all'epoca delle tecnologie digitali. Libertà, apertura e accessibilità per favorire la circolazione e la conservazione dei saperi
Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell'informazione, della comunicazione e dell'editoria