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Oltre alle ben note conservazione e tutela una delle funzioni e quella che maggior-
mente caratterizza un Archivio di Stato come Istituto Culturale è la valorizzazione. Che col
passare degli anni a livello nazionale sia una delle esigenze più sentite lo testimonia anche
l istituzione fin dal presso il Ministero dei ”eni, delle “ttività Culturali e del Turismo
di un apposita Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale a sua volta di-
visa in due servizi: Valorizzazione del patrimonio culturale, programmazione e bilancio e Comuni-
cazione e promozione del patrimonio culturale. Quando si parla di valorizzazione, poi, si hanno
in mente due diversi obiettivi che, purtroppo, non sempre coincidono: quello di una valo-
rizzazione economica – quando si parla di beni culturali il pensiero corre subito alle possibili
ricadute di uno sfruttamento più intensivo in termini soprattutto turistici di uno dei più
grandi patrimoni culturali del mondo – e quello di una valorizzazione culturale dell im-
menso patrimonio storico, artistico e monumentale Italiano, mentre è oggetto di consenso
universale che una vasta opera di comunicazione e promozione del patrimonio non può
precedere e porsi alla base di ogni campagna di valorizzazione così come non può non com-
prendere innanzitutto la didattica e i servizi educativi.
La recente nuova denominazione del Ministero dovuta al passaggio del Dipartimento
del Turismo alle sue dipendenze va, se ci fosse bisogno di ripeterlo, in questa direzione.
D altronde colpisce che un paese tanto vicino quanto simile all Italia come la Francia ricavi
inesplicabilmente dal turismo culturale profitti incommensurabili con quelli Italiani a fronte
di un patrimonio non certo superiore né quantitativamente né qualitativamente. Bisogna,
però, ricordarsi che l ascesa della Francia come potenza turistica e culturale a livello mon-
diale ha una lunga storia e, per di più, ha subito un accelerazione incredibile fin dal primo
settennato mitterandiano, quando l allora Presidente della Repubblica con un tratto di
penna moltiplicò semplicemente per due il bilancio già pingue del Ministère de la Culture:
ovvero per ottenere certi risultati bisogna partire da lontano con una lunga serie di investi-
menti significativi in termini di quantità e di costanza nel tempo. Già il nome del ministero
francese Ministero della Cultura suggerisce un enfasi diversa rispetto a quello Italiano
dei ”eni e delle “ttività Culturali che porta in primo piano l aspetto conservativo ri-
spetto a quello produttivo di cultura e che sottolinea il possesso piuttosto che l uso. Dal
nostro punto di vista, per esempio, risultano aberrazioni totali le recenti decisioni di delo-
calizzare alcune opere del Louvre fra cui la celeberrima La libertà che guida il popolo di
Delacroix) a Lens, creando una sorta di succursale del Museo, o addirittura dare inizio a una
sorta di franchising del marchio Louvre creando un museo del Louvre ad “bu Dhabi. Sono
esiti inimmaginabili nella situazione Italiana.
Del resto l attivismo e gli investimenti francesi non si riversano esclusivamente come
sembrerebbe plausibile sul settore dei Musei, ma anche su quello delle Biblioteche (vedi la
costruzione dell imponente Bibliothèque de France ora significativamente dedicata proprio a
François Mitterand) e degli Archivi: proprio recentemente con una discussa decisione la
gran parte degli Archivi Nazionali sono state trasferiti in un nuovo moderno edificio appena
fuori Parigi, lasciando la tradizionale sede del Marais per quella di Pierrefitte per lasciare
posto al Museo della Storia di Francia. C è, poi, un aspetto della politica culturale francese
che non finisce di meravigliare noi Italiani: gli investimenti non hanno riguardato solo i
monumenti, i musei, gli archivi e le biblioteche più famose e frequentate, ma si sono tal-
mente diffuse capillarmente sul territorio da comprendere anche gli Istituti minori e, per
esempio, gli “rchivi Dipartimentali che sono l equivalente più immediato dei nostri “rchivi
di Stato.
Si può, forse, fissare all inizio degli anni il definitivo passaggio dalla cosiddetta
Era della Custodia all Era della Valorizzazione . Nell era della custodia il documento
d archivio era semplicemente un oggetto da custodire e, possibilmente, preservare dall uso
nell era successiva il documento è un punto di partenza a cui si aggiunge, quasi un valore
aggiunto, il suo valore d uso. La capacità, cioè, tramite la comunicazione e la promozione
del bene culturale di generare cultura. Ecco che l archivista, oltre ad essere un conservatore
diventa un operatore culturale a tutto tondo. Non importa più solo sapere dove sono e che
cosa sono i documenti, ma anche e di più che cosa coi documenti stessi si può fare. La con-
servazione dei documenti d archivio diventa un attività culturale, una produzione di nuova
cultura. Si tratta ora di vedere come un bene culturale archivistico possa essere valorizzato
e qui le strade che si aprono sono parecchie e divergono in tutte le direzioni a riprova
dell aspetto creativo insito in quest attività culturale.
Innanzi tutto – come è ovvio che la conservazione preceda tutela e valorizzazione –
senz altro un restauro può essere considerato un primo e importante passo per la valorizza-
zione del bene e, in effetti, lo è anche dal punto di vista meramente contabile; si tratta di
aumentare il valore economico di un bene in consegna a un amministrazione, destinando
ad esso un investimento e spesso molto cospicuo: dal punto di vista tecnico lo si potrebbe
definire un risconto. Del resto, i restauri documentali per loro delicatezza e particolarità
coinvolgono professionalità ormai così poco diffuse e tanto specialistiche da essere difficili
da reperire sul mercato del lavoro; di più, il restauro di imponenti masse documentali quali
sono quelle conservate presso qualsiasi Archivio di Stato Italiano non possono che preve-
dere tempi lunghi e impiegare notevoli risorse di tempo e di personale. Non stupisce, dun-
que, che si abbia sempre a che fare con cifre molto elevate.
Quando, poi, dalla valorizzazione dei beni archivisti per restauro si passa a quello che
dovrebbe essere il proprium dell archivista ovvero l inventariazione e la descrizione archivi-
stica si apre in campo immenso e in buona parte inesplorato all opera dei lavoratori del
settore – specialmente negli archivi medi e piccoli. I complessi archivistici da valorizzare
per inventariazione, descrizione ed eventuale pubblicazione in linea sono tantissimi e molto
estesi. Si manifesta immediatamente la necessità di operare delle scelte, di delineare un pro-
gramma, di organizzare squadre di lavoro di nuovo emerge la figura dell archivista come
gestore del patrimonio culturale a tutto campo. Le opere di inventariazione, di descrizione
e di divulgazione sono talmente estese e capillari che impongono il lavoro coordinato e par-
tecipato di parecchi operatori e implicano, di conseguenza, coordinamento ed elaborazione
collettiva. Non più immaginabile che, come nell Ottocento, un singolo erudito possa sche-
dare un intero archivio in tempi ragionevoli. È il motto del Ministero di qualche tempo fa:
fare sistema. Tra l altro e giustamente, quando il Ministero invitava a fare sistema non pen-
sava solo agli Archivi, ma a una collaborazione fattiva e sinergica di Musei, Archivi e Bi-
blioteche (di qui la sigla MAB che accompagna a mo di logo molte pubblicazioni del pe-
riodo).
Oltre al fatto che la documentazione contemporanea si è sviluppata per ovvie ragioni
burocratiche e culturali in maniera esponenziale rispetto al passato e non è più possibile
gestirla, se non seguendo la produzione passo passo ecco che, dunque, l archivista si fonde
col gestore documentale e si inserisce nel processo produttivo stesso del documento), anche
le grandi opere di inventariazione e descrizione dei tempi precedenti la rivoluzione infor-
matica sono da trascrivere cogli strumenti attuali e secondo gli attuali corrente standard
internazionali. Siamo di fronte, con l adozione generalizzata degli strumenti informatici, a
una vera e propria nuova alfabetizzazione o, se vogliamo, a un radicale cambio di para-
digma nella storia della trasmissione culturale un po come quando dal papiro si passò alla
pergamena, dalla pergamena alla carta e dalla tradizione manoscritta alla riproduzione a
mezzo stampa.
In quest ottica la prima opera di inventariazione sistematica e per di più pubblicata sul
WWW e liberamente accessibile in Italia data dal 2003 ed è il Sistema Informativo degli Ar-
chivi di Stato d ora in poi SI“S raggiungibile all indirizzo http://www.archivi-sias.it . Tutti
gli Archivi di Stato che hanno aderito al progetto fra cui segnatamente l “rchivio di Stato
di Rimini e quello di Forlì-Cesena) hanno pubblicato sul sito i loro inventari: là dove è stato
possibile hanno redatto nuovi inventari in formato elettronico , là dove per motivi di
tempo e di disponibilità economica non è stato possibile hanno pubblicato indicazioni su
dove e come e quali inventari tradizionali si possono consultare del complesso archivi-
stico su cui si fanno le ricerche. “ titolo di esempio l “rchivio di Stato di Rimini ha pubbli-
cato parecchi inventari elettronici, mentre l “rchivio di Stato di Forlì-Cesena ha aderito solo
alla prima fase che richiedeva la pubblicazione degli strumenti di ricerca e la descrizione a
grandi linee delle principali serie archivistiche.
Il progetto è descritto compiutamente in Dal labirinto alla piazza. Il progetto Sistema
Informativo degli Archivi di Stato da PierLuigi Feliciati e Daniela Grana1. L idea di base è
stata quella di permettere ad ogni Istituto, per quanto piccolo o periferico, di pubblicare i
propri inventari, avvalendosi dello stesso software e, soprattutto, in maniera assolutamente
omogenea grazie all adozione generalizzata degli standard ISAD(G) e ISAAR(CFP). È, poi,
stato possibile in alcuni casi pubblicare riproduzioni ad alta definizione di documenti di
pregio come le pergamene, rendendole così facilmente accessibili da remoto.
Proprio quando è stato annunciato lo slogan fare sistema nell ambito del S“N si è
cominciato a lavorare, giustamente per lo più cercando di immettere nel Sistema Archivi-
stico Nazionale i tanti sistemi che si erano andati evolvendo per conto loro. L idea dei portali
tematici nella sua più intima essenza – bisogna pur dirlo – non è di estrazione archivistica,
bensì bibliotecaria. L ordinamento per materie è per definizione anti-archivistico, mentre
è essenziale alla ricerca bibliografica. Bisogna, tuttavia, riconoscere che la predisposizione
di percorsi tematici è quello che gli studiosi cercano maggiormente e la possibilità di indi-
viduare velocemente tutte le possibili fonti archivistiche e i relativi percorsi non solo, ma
anche avervi rapidamente accesso eventualmente tramite riproduzione digitale sembra es-
sere a tutt oggi la modalità preferita di consultazione degli archivi specialmente per via te-
lematica. Certo, il parallelo col Sistema Bibliotecario Nazionale e, soprattutto, con iniziative
come, per esempio, ScopriRete (http://scoprirete.bibliotecheromagna.it).
Attualmente quelli realizzati sono dodici, cinque dei quali basati su un modello co-
mune, che si articola in diverse sezioni, tra le quali: il Portale (presentazione del progetto,
dei suoi obiettivi e delle sue caratteristiche); Partner (elenco e breve descrizione degli Enti
che hanno contribuito alla realizzazione del Portale); Cronologia; Protagonisti (biografie di
alcuni personaggi di spicco del settore); Percorsi (mostre, convegni, seminari, conferenze,
presentazioni di libri ed altri approfondimenti su specifici argomenti); Galleria multime-
diale (galleria di immagini); Trovarchivi (ricerca tramite i soggetti conservatori); Biblioteca
e Strumenti di ricerca (fonti bibliografiche e archivistiche collegate).
Come per i fondi catastali gli archivi anagrafici sono fra i più consultati in assoluto,
tanto più che in questo caso la loro tipologia è sempre stata profondamente normata e i dati
raccolti e contenuti sono fortemente serializzati. Per tradizione ininterrotta le serie dello
Stato Civile Italiano sono, per esempio: Nascita, Morte, Matrimonio e Cittadinanza.
In linea con altri portali di carattere nazionale sulla storia familiare, promossi in nu-
merosi paesi, il Portale SAN-“ntenati nasce dall esigenza di organizzare e rendere disponi-
bile l enorme patrimonio documentario degli atti di stato civile esistente negli “rchivi di
Stato per condurre ricerche anagrafiche e genealogiche, finalizzate alla ricostruzione della
storia di famiglie e di persone, ma anche alla storia sociale in senso lato. Grazie a una con-
venzione stipulata con FamilySearch International nel 2011 da Luciano Scala, Direttore Ge-
nerale per gli Archivi, obiettivo del Portale è quello di pubblicare progressivamente milioni
e milioni di immagini di registri di stato civile (parte delle quali sono convertite da microfilm
eseguiti negli Archivi di Stato dalla Genealogical Society of Utah a partire dalla metà degli
anni Settanta del secolo scorso, e parte sono di nuova acquisizione), per fare ricerche sfo-
gliando gli atti a video, nella sezione Sfoglia i registri. Ciascuna immagine è corredata dalla
rispettiva descrizione archivistica che riporta il nome dell istituto che conserva la fonte, il
fondo, la tipologia dell atto nati, matrimoni, morti e relativi allegati , la località, la data, il
numero progressivo di registro o di busta quando esistente.
Parallelamente il Portale prevede la progressiva indicizzazione dei nomi di persona
presenti sui singoli atti nella sezione Trova i nomi.
Con evidenti punti di contatto col portale degli Antenati il progetto Portale della Storia
degli Italiani si pone l'obiettivo di realizzare un portale che consenta la ricerca, la visualiz-
zazione e il rilascio in linea di informazioni e di immagini di documenti, fra loro opportu-
namente collegate, relative alla popolazione e tratte da una pluralità di fonti documentarie
demografiche conservate negli archivi storici. È un progetto cui partecipa anche l “rchivio
di Stato di Rimini e prevede l acquisizione secondo un tracciato record molto elaborato
dell immensa di dati anagrafici presenti presso gli “rchivi di Stato Italiani. Una difficoltà
praticamente insormontabile per la creazione di questi portali è la mole gigantesca di dati
da acquisire. Certo, sarebbe utilissimo creare una sorta di Anagrafe Storica Italiana a decor-
rere dal ad oggi o addirittura acquisire dati precedenti all Unità d Italia. Senza consi-
derare che le ricerche genealogiche sono le più seguite a livello sia di studiosi sia di comuni
cittadini.
Il Portale degli Archivi degli architetti vuole essere il punto di accesso di facile e pia-
cevole consultazione alle migliaia di informazioni contenute negli archivi storici, conservati
in luoghi differenti su tutto il territorio nazionale. Il racconto delle vite dei protagonisti
dell'architettura nazionale e non solo, l'illustrazione dei principali progetti, alcuni percorsi
guidati, una cronologia, le news introducono l'utente al mondo degli archivi. Numerose
immagini illustrano i testi e restituiscono il sapore e l'emozione degli originali. Gli archivi
degli architetti e degli ingegneri costituiscono un particolare punto di accesso alla storia
dell'architettura, del paesaggio, delle città e delle infrastrutture, che oggi caratterizzano il
nostro Paese. Sono la lente di ingrandimento attraverso cui osservare, con informazioni di
prima mano, le trasformazioni e le vicende del passato ma permettono anche di ripensare e
riprogettare un futuro prossimo o lontano. Le sezioni partner, protagonisti, progetti, crono-
logia, percorsi tematici sono tra loro correlate da link che configurano diverse piste di ri-
cerca. La ricca Galleria offre immagini digitali e prodotti multimediali corredati da metadati
con informazioni su proprietari e dati tecnici. Trasversale a tutte le sezioni è il collegamento
alle risorse archivistiche (archivio, architetto-produttore, conservatore) che risiedono nel
SAN (Sistema Archivistico Nazionale), aperto anche a sistemi afferenti come quelli delle
Regioni.
Archivi d'impresa
http://www.imprese.san.beniculturali.it
Il Portale presenta le schede descrittive dei soggetti conservatori, dei soggetti produt-
tori e dei complessi archivistici relativi alla musica del Novecento, derivanti dal prezioso e
capillare lavoro di censimento avviato e curato dalle Soprintendenze archivistiche.
L' @SMM propone e promuove la rilettura della Storia del Mediterraneo del secondo
Millennio attraverso una vastissima mole di documenti e collezioni cartografiche conservati
negli archivi storici dell Italia e dei Paesi del Mediterraneo opportunamente digitalizzati,
schedati e organizzati in banca dati in un unico archivio multimediale fruibile on-line attra-
verso un portale multilingue dotato di innovative funzioni di ricerca di Knowledge Mana-
gement (gestione della conoscenza).
Le istituzioni in rete sono 83 e oltre 750 i fondi archivistici descritti, di cui circa 280 con
inventario analitico a livello di fascicolo o di documento; in alcuni casi i documenti sono
interamente scansionati e fruibili on line come immagine digitale. Le schede biografiche di-
sponibili on line sono alcune centinaia.
Il Portale Verdi on line è stato realizzato dalla Direzione generale per gli archivi
grazie a un finanziamento erogato dal Comitato per le celebrazioni del bicentenario della
nascita del compositore, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Come at-
testa il logo Verdi , il Portale rientra pertanto tra le iniziative promosse dal Comitato
e intende presentarsi in primo luogo come uno strumento di aggregazione delle principali
fonti verdiane. È un portale rigorosamente tematico, mirando a raccogliere tutte le informa-
zioni archivistiche e bibliografiche o semplicemente documentali relative a un personaggio
storico e artistico ben determinato. Sono generalmente i portali di maggior successo e di
maggiore interesse da parte degli utenti
Carte da legare
http://cartedalegare.filosofia.sns.it/
È il portale che immette nel S“N il progetto Carte da legare sugli archivi degli ospe-
dali psichiatrici Italiani.
La lunga rassegna dei portali e dei sistemi archivistici che afferiscono al Sistema Ar-
chivistico Nazionale è stata introdotta per dare un idea delle tendenze correnti nell ambito
della ricerca archivistica e documentale, ma soprattutto per servire modello e trama concet-
tuale per disegnare quello che potrebbe essere un portale archivistico per la Romagna.
A questo viene spontaneo pensare che la modalità più naturale per dare inizio al pro-
getto sia quello di partire da alcuni progetti già presenti sul territorio e vedere come possano
integrarsi e soprattutto secondo quali prospettive.
Potrebbe risultare comico a questo punto citare come esempio di operazione prelimi-
nare alla creazione di un portale archivistico l acquisizione da parte dell “rchivio di Stato
di Forlì (nel 1992) e la successiva pubblicazione2 dello schede di lavoro di don Giacomo
Zaccaria, benemerito studioso ed erudito di Meldola. Niente sembrerebbe più anacronistico
che riproporre schedine ed appunti manoscritto in un era come quella di Internet che ci ha
abituato a tecnologie avanzatissime, ma di uso e consumo quotidiano. In realtà, la prepara-
zione dell autore e la sua meticolosa ricerca dell autore ne fanno un ottima base di ricerca
che, una volta immessa in una base di dati facilmente consultabile da remoto, diventa un
patrimonio imprescindibile. In fondo, i portali che altro sono se non ricerche preimpostate
volte a facilitare la nostra ricerca? È la loro forza e, insieme, il loro punto critico: fino a che
punto ci si può fidare degli estensori materiali delle schede di ricerca e/o dei record di un
portale d archivio? Come si è avuto modo di ribadire anche altrove: la vera risorsa degli
archivi sono gli archivisti.
2 Lo Schedario di mons. Giacomo Zaccaria conservato nellʼArchivio di Stato di Forlì. Elenco alfabetico dei topo-
nimi e dei cognomi , a cura di Simona Dall'“ra e di Emanuela ”ottoni, Forlì, Modulgrafica Forlivese, .
presenti nel cesenate, ma anche quello di rilevare quali fondi archivistici ogni singolo isti-
tuto conservasse o amministrasse a livello di complesso archivistico o di serie. Si potrebbe
dire che sotto il primo aspetto il progetto sia un implementazione locale dell International
Standard for Describing Institutions with Archival Holdings (ISDIAH), lo standard internazio-
nale approvato dall IC“ proprio nel per descrivere le istituzioni che a qualunque titolo
conservino o detengano depositi archivistici, mentre la seconda parte è piuttosto un appli-
cazione dell International Standard for Archival Descriptions IS“D G dove G sta per Gene-
ral e dell International Standard Archival Authority Record for Corporate Bodies, Persons and Fa-
milies (ISAAR (CPF)): gli standard per descrivere i complessi archivistici e i soggetti produt-
tori d archivi sia Enti, che Persone o Famiglie.
Un portale che funga da punto d accesso e al contempo individui, elenchi e rappre-
senti le istituzioni archivistiche o che, comunque, si occupino o detengano archivi a vario
titolo non solo è un servizio ovviamente per gli studiosi, ma anche e soprattutto per i citta-
dini. Non è raro nel panorama Italiano (e non solo) che molti fondi archivistici siano conser-
vati da istituzioni, uffici od enti che non hanno come fine istituzionale la conservazione di
documenti d archivio o, tipicamente, i documenti siano rimasti là dove sono stati prodotti.
Individuare dove fisicamente i documenti siano conservati, descrivendo una sorta di mappa
tematica (un sorta di Geographic Information System (GIS)) che orienti la ricerca e il reperi-
mento del documento fisico costituisce un ausilio essenziale tanto per lo studioso quanto
per l utente comune degli archivi.
In effetti, anche all interno del S“N è compreso l importantissimo Atlante Storico Isti-
tuzionale che identifica e localizza sul territorio nazionale le Istituzioni storiche e gli Organi-
smi politici e istituzionali che si sono succeduti nell intricata storia politica e amministrativa
dell Italia e, soprattutto, individua e rileva l “rchivio di Stato che in seguito a precisi per-
corsi storico-archivistici ne conserva i documenti prodotti.
Conclusioni