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PUBBLICAZIONI DEGLI ARCHIVI DI STATO

SUSSIDI 10

HARRY BRESSLAU

Manuale di diplomatica per la Germania e l'Italia

traduzione di
ANNA MARlA VOCI-RoTH

sotto gli auspici della


ASSOCIAZIONE ITALIANA DEI PALEOGRAFI E DIPLOMATISTI

.
. trazione archivistica destinati
...del
e e stata realiz. zata co. n i fondi
. l'Ammirns
La traduzwn
.
.
.
etti diricrca scientifica.
al finanziamento di prog

iglio nazionf!].e delle ncerche.


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MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI


UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI
1998

SOMMARIO

UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI


DIVISIONE STUDI E PUBBLICAZIONI

Direttore generale per i beni archivistici: Salvatore Italia


Direttore della divisione studi e pubblicazioni: Antonio Dentoni-Litta

Presentazione di Antonio DentoniLitta


Ragioni e propositi della traduzione di Giovanna Nicola}

Comitato per le pubblicazioni: Salvatore Italia, presidente, Paola Carucci, Antonio

Notizia biografica
Avvertenza del traduttore
Elenco delle sigle
Fonti e bibliografia

D entoni-Litta, Ferruccio Ferruzzi, Cosimo Damia no Fonsec a, G u ido Melis,


Cla u dio Pavone, L eopoldo Pu ncuh, Isabella Ricci, Antonio Romiti, Isidoro
Soffietti, Giuseppe Talamo, Lucia Fauci Moro,

segretaria.

Cura redazionale.' Mauro Tosti-Croce

VII

IX

XIII
xv

XVII
XXI

VOLUME I
Dalla premessa alla prima edizione
Premessa alla seconda edizione del primo volume
Nozioni fondamentali e definizioni
Storia della diplomatica
Partizione e classificazione dei documenti
Iv.
Tradizione e riproduzione dei documenti
v.
Gli archivi
VI. I funzionari di cancelleria degli imperatori romani e dei papi
VII. I funzionari di cancelleria degli imperatori e dei re italiani,
franchi e tedeschi
VIII. Altri funzionari di cancelleria e scrittori di documenti in Ger
mania e in Italia
IX. La capacit giuridica di prova dei documenti medioevali
I.
II.
III.

3
5
9
18
48
83
137
168
3 15
534
58 0

VOLUME II

Vendita:

1 998 Ministero per i beni culturali e ambientali


Ufficio centrale per i beni archivistici
ISBN 88-7 125 - 140-7
Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato - Libreri a dello Stato
Piazza Verdi 1 0, 00198 Roma

Finito di stampare nel mese d novembre 1998


a cura della Ediprint Service s.r.l.
di Citt di Castello (PG)
con i tipi delle Grafiche PI.MA.

Premessa alla prima parte del secondo volume


Premessa alla seconda parte del secondo volume

675
677

X.
XI.

679

La genesi dei documenti: 1 . Petizioni e preliminari


La genesi dei documenti: 2 . Azione e documentazione. Fasi
della documentazione
XII. La genesi dei documenti: 3 . Intercessori e testimoni
XIII. La genesi dei documenti: 4. I modelli degli scrittori dei docu
menti. Formulari. Documenti anteriori. Atti

73 1
8 42
8 70

VI

Sommario

La genesi dei documenti. Rapporto dei documenti derivati


(Nachbildungen) con i loro modelli
La lingua dei documenti
XV.
XVI. La datazione dei documenti
XVII. Le materie scrittorie
XVIII. La scrittura dei documenti
XIX . La sigillatura
XIV.

932
957
1015
l 093
1124
1154

INDICI

Indice
Indice
Indice
Indice
Indice

dei documenti regi e pontifici


delle persone e dei luoghi
delle fonti
delle formule e degli incipit
delle cose notevoli

1225
1266
1352
1357
1365

La traduzione italiana del Manuale di diplomatica del Bresslau costituisce


primo risultato editoriale di un vasto programma scientifico avviato con il
sostegno finanziario dell'Amministrazione archivistica e con la collaborazione
diretta degli istituti archivistici che, grazie alla conoscenza della realt locale,
sono in grado di segnalare progetti di rilevante interesse. Scopo del programma
affidare a istitutz; associazioni culturali e dipartimenti universari iniziative
di ampio respiro, finalizzate da un lato alla valorizzazione del patrimonio
archivistico tramite riordinamentz; inventariaziom; censimenti e guide, e dal
l'altro - come in questo caso - a una maggiore divulgazione, tramite traduzio
n ristampe, edizioni critiche, di una letteratura specialistica relativa all'archi
vistica, alla paleogra/ia, alla diplomatica, alla s/ragistica . La pubblicazione
nelle collane editoriali degli Archivi di Stato fa sz' che i risultati di questa atti
vit scientz/ica non restino chiusi nella ristretta cerchia degli addetti ai lavorz;
ma trovino un'ampia risonanza esterna, fornendo un fondamentale contributo
al mondo degli studi.
Nello specifico, il Manuale del Bresslau rappresenta il /rutto di una profi
cua collaborazione tra l'Ufficio centrale per i beni archivistici e l'Associazione
italiana dei paleogra/i e diplomatisti. Viene cos messo per la prima volta a
disposizione degli studiosi italiani nella sua completezza e integrit un testo di
fondamentale importanza, forse pi citato che effettivamente conosciuto nella
sua inesauribile ricchezza informativa e nella sua coerente e organica struttura
zione. Il volume ha trovato la sua naturale collocazione nella collana "Sussidi",
dedicata a repertorz; bibliografie, manuali, cio a tutti quegli strumenti di
ricerca che costituiscono la chiave necessaria per accedere in modo agevole a
un patrimonio di conoscenze quale quello offerto da un testo come questo,
unico nel suo genere per vastit e profondit di indagine: un "liber manualis"
che, per riprendere le parole di Paul Rabikauskas nella sua Diplomatica pon
tificia, "melius diceretur monumentalis".
Uno speciale ringraziamento va infine alla professoressa Giovanna Nicola;;
che ha promosso un progetto di cos ampia rilevanza, e alla dottoressa Anna
Maria Voci Roth che ha portato a termine con competenza e rigore un compito
davvero arduo per le innumerevoli difficolt linguistiche e concettuali.
il

ANTONIO DENTONI-LITTA
Divisione Studi e pubblicazioni
dell'Ufficio centrale per i beni archivistici

RAGIONI E PROPOSITI DELLA TRADUZIONE

Quando proposi all'Associazione italiana dei paleografi e diplomatisti la


traduzione italiana del poderoso trattato del Bresslau, modestamente intito
lato Handbuch, non avevo certamente l'intenzione di mettere in cantiere
un'opera antiquaria n tanto meno celebrativa, e invece sentivo e pensavo
alcuni motivi forti d'attualit per l'iniziativa e di fondante proiezione al
futuro, che espongo in breve.
l. Rioffrire alla ricerca di oggi una raccolta organica di dati e di fonti
enorme e rimasta insuperata, che ancora per tutti noi un punto di rifer
mento obbligato e per un po' rituale e talvolta troppo circoscritto; tant'
che, se molti settori di diplomatica in un secolo quasi di studi sono stati
allargati e rivisitati, tale raccolta invece andata perduta nel suo complesso
per una strana memoria storica, per un verso massiccia raccoglitrice di
reperti diplomatici e produttrice di temi e per un altro verso dimentica dei
padri, dei fondamenti, delle conoscenze e dei traguardi del passato.
2. Rimettere in luce e in gioco una organizzazione globale e sistematica
della materia, condotta con rigoroso metodo storico -filologico, teso all'ac
certamento dei fatti, forse anche con qualche rigidit, e propenso a concet
tualizzare e a definire, magari per qualche influenza della contemporanea
pandettistica tedesca; una sistemazione tutta da cui necessariamente ancora
partire - come da una base di riferimento, coerente e lucida, di fatti, di idee
e di terminologie chiari, distinti e condivisi nell'intendimento - , anche se
per procedere, oggi, ai ripensamenti, superamenti e temperamenti richiesti
da una accresciuta consapevolezza della complessit sfuggente, prismatica e
spesso insondabile della storia umana.
3 . Riproporre un quadro di diplomatica tardoantica e itala-germanica
medievale cos ampio come oggi non si ha pi e che invece resta importan
tissimo: per l'Italia, in particolare; per tutti, in generale, contro una fram
mentazione della ricerca in diplomatiche nazionali, se non addirittura m uni
cipali, e spesso assai settoriali; per gli stimoli e le luci che un comparativi
smo non superficiale offre: vale a dire che evoluzioni e soluzioni di prassi
documentarie diverse e alternative seguite e adottate dai popoli d'Europa si
illuminano anche reciprocamente e che, perci, anche una particolare prassi
tedesca, ad esempio, pu servire a capire meglio, in controluce, una via ita
liana o di altri paesi.
Le ragioni della traduzione si sono confermate nel procedere dei lavori
e al loro compimento, molto soddisfacentemente; ma presto si sono p oste
anche, innumerevoli e pesanti, le difficolt, che certo avevo sottovalutato o

XI

Ragioni e propositi della traduzione

Ragioni e propositi della traduzione

almeno creduto con troppa baldanza di poter superare. Si trattato, infatti,


di non tradire il testo di uno studioso di fine Ottocento, con le sue vedute e
le prospettive della cultura del suo tempo, espresse in una lingua irta di
strutture e peculiarit proprie e segnata dalla frequente germanizzazione di
una terminologia medievale attinta alle fonti, e non sempre perspicua, e da
una forte attenzione al profilo storico-istituzionale ed anche politico di
allora.
Si mirato al massimo rispetto del pensiero del Bresslau, cercando evi
dentemente di capire, per quanto si stati capaci, cosa l'Autore aveva in
mente e le espressioni e locuzioni talvolta molto pregnanti da lui usate (e
per questo, anche, ci si serviti della paginazione a margine, che rinvia all'o
riginale tedesco, e del riporto di termini tedeschi in parentesi). Certo le
innumerevoli soluzioni adottate possono essere opinabili, ma si prega di cre
dere che sono state sempre scelte dopo vari controlli, riflessioni, ricorsi alla
storiografia, e grazie ad una sensibilit della traduttrice Voci Roth pi unica
che rara.
Gli interventi sono stati limitati e pesati: per esempio, per rispetto ad una
nobile e consolidata tradizione italiana ed anche per scorrevolezza, si pre
ferito adottare i termini e le locuzioni di Diplomatica e non di Dottrina del
documento (Urkundenlehre, dove poi Urkunde ha un significato circostan
ziato) o di autore del documento e non di emittente (Aussteller: peraltro il
Bresslau individua solo due parti nel documento, l'autore-emittente e il
destinatario, tant' che il termine di Urheber a nt. 1 6 del cap. I stato tra
dotto con promotore della documentazione) o di copia autentica e non
autenticata alla tedesca; si reso con la parola norma - nel senso di regola,
canone, consuetudine normativa - il concetto difficile di M'ssigkeit nei
composti Kanzleim'ssigkeit e Siegelm"ssigkeit; si coniato qualche neolo
gismo necessario, come quello di chirografazione ( Chirographierung, cap.
IX); si riconvertito al latino transsumptum il termine germanizzato in
Transsumpt dal Bresslau, che lo ha usato per indicare inserti, copie autenti
che, vidimus.
Un solo intervento incisivo mi sono permessa, dopo riflessioni e dubbi.
Bresslau usa raramente i termini di authenti/izieren (I, p. 95 nt.), authentisie
ren (I, p. 679 nt.), Authentizit"t (I, p. 692) e adotta usualmente quelli di
beglaubigen e Beglaubigung, mentre la diplomatica italiana, parla preferibil
mente e generalmente di autenticare e di autenticazione. E noto che, nella
lotta al falso e nella ricerca di garanzie per gli scritti diplomatici, quello del
l' autenticit - in senso generico di genuinit e originalit - un problema
antichissimo e di lungo corso, ma sono convinta che esso sia stato infine
posto pressantemente dal rinascimento giuridico dell'XI-XII secolo e dal
rinnovamento del diritto processuale di quel tempo e che sia stato quindi
definito come un postulato - in senso giuridico e tecnico-diplomatico - solo
dalla scienza canonistica della seconda met del XII secolo (con la decretale
di Alessandro III 2 , X, 22, 2 , e cfr. gl. Authenticam a 2 , X, 22, l) e cos adot-

tato nel sistema del diritto comune: perci mi sembrato pi calzante e


meno stonato usare i termini di convalidare o corroborare per i documenti
precedenti, grosso modo, quel periodo di svolta e riservare quello di auten
ticare per le scritture successive.
Naturalmente abbiamo preventivamente escluso qualunque aggiorna
mento bibliografico, anche il pi banale (e proprio perch banale) come
quello al Codice diplomatico longobardo o alle Chartae latinae antiquiores,
che sarebbe rimasto ridicolmente appeso e isolato nella massa della materia
e tutto sommato inutile, visto che qui si tratta di un testo destinato a chi ha
gi o vuole avere qualche base di diplomatica e perci certi strumenti deve
conoscerli o trovarli.
Ringrazio l'Editore tedesco De Gruyter, il dott. Antonio Dentoni-Litta,
direttore della Divisione studi e pubblicazioni del Ministero per i beni cul
turali e ambientali, e quanti hanno prestato incoraggiamento e aiuto. Rin
grazio particolarmente Anna Maria Voci Roth, senza la cui inesausta labo
riosit, generosit e capacit storico-linguistica non avremmo oggi, tutta
accessibile, un'opera di questo peso.
GIOVANNA NICOLA]
Universit degli studi di Roma "La Sapienza"

NOTIZIA BIOGRAFICA

TI "principe dei diplomatisti'' ,t s ec ondo la definizione di Luigi Schiapa


r elli, poi r ipresa da Franco Bartoloni, nacque il 22 marzo 1848 a Dannen
berg, nella regione di H annover, da famiglia ebrea. Nel 18 66 si iscrisse alla
facolt di giurisprudenza dell'Universit di Gottinga, ma ben presto, abban
donati gli studi giuridici e trasferitosi a Berlino, si dedic allo studio della
storia e della filologia. A Berlino ud le lezioni di Philipp Jaff, Theodor
Mommsen, Leopold von Ranke, Friedrich von Raumer, Adolf Tobler, ma
egli dichiara che i suoi maestri furono il medievista Rudolf Kopke e Johann
Gustav Droysen. Dell'interesse suscitato in lui dalla storiografia droyseniana
danno testimonianza i suoi studi sul XVII secolo, soprattutto su Pufendorf e
Leibniz; Bresslau deve per senza dubbio la sua fama internazionale alla
medievistica. Dopo avere c onseguito il dottorato nel 18 69 a Gottinga, pres
so Georg Waitz, c on un lavoro sulla c ancelleria di Corrado II, ottenne subi
to un posto di insegnante prima in una scuola di Berlino, poi a Francoforte
sul Meno, poi di nuovo a Berlino; l consegu nel 18 72 la liber a docenza in
s tor ia e sc ienze ausiliarie della stor ia e, nel 18 7 7, ottenne un p o sto
all'Universit c ome professore straordinario. Negli anni successivi diversi
tentativi di procurargli l' ordinar iato a Berlino fallirono, e solo nel 18 90 pot
divenir e pr o fess or e or dinar io di s tor ia medioevale all 'Univer s it di
Strasburgo, dove insegn fino al 1 9 1 3 .
Incaric ato gi nel 18 7 0 da Ranke d i portare a termine gli "Annali di
Enrico II" (]ahrbucher des deutschen Reiches unter Heinrich II. ) r imasti
incompleti e che termin nel 18 75, gli fu poi affidata la compilazione degli
"Annali di Corrado II", che uscirono in due volumi nel 187 9 e 1884.
Dal 18 7 7 data la sua c ollabor azione c on i Monumenta Germaniae
Historica. In un primo momento lavor alla s ezione degli Scriptores alla
quale diede alcune edizioni notevoli di fonti del sec olo XI, uno dei suoi
principali campi d'indagine. Dal 1888 membro della Direzione c entrale dei
MGH, assunse la redazione del Neues Archiv der Gesellschaft /ur altere deut
sche Geschichtskunde e la direzione della sezione dei Diplomata per la quale
cur l'edizione dei diplomi da Enrico II a Enrico III. Nel 1912 gli fu affida
ta anche la direzione della sezione Scriptores. Venne inoltre incaricato di
preparar e per il 1 9 1 9 (il c entenario di fondazione della Gesellscha/t /ur iilte-

l Su Bresslau cfr. il mio articolo Harry Bresslau, l'ultimo allievo di Ranke, in Bullettino
dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano, 100 (1995), pp. 235295, nel quale si trover ulteriore biografia.

XIV

Notizia biografica

re deutsche Geschichtskunde) una storia dei MGH che prepar durante la


guerra e port a termine subito dopo la sua fine. Ma l'oper a alla quale
legata la fama di Bresslau senz'altr o il suo "Manuale di diplomatica"
(Handbuch der Urkundenlehre /iir Deutschland und Italien) , la cui prima edi
zione in un volume usc nel 188 9. n manuale fu poi profondamente r ielabo
rato e grandemente ampliato dall'autore che ne procur una seconda edizio
ne in due volumi: il primo usc nel 1912, la prima parte del secondo volume
nel 1 9 15 . La seconda parte di questo sec ondo volume fu c ompletata da
Hans-Walter Klewitz dopo la morte di Bresslau e apparve nel 1 93 1.
Nel 1 9 18 Bresslau e la moglie furono espulsi da Strasburgo. Dopo un
breve soggiorno ad Amburgo si stabili a H eidelberg dove lavor fino all'ul
timo per i MGH. L mor il 27 ottobre 1 926.
ANNA MARIA Vocr-Rorn

AVVERTENZA DEL TRADUTTORE

L'elenc o bibliogr afic o (che manc a nell'edizione tedesc a del 1 9 12 e


1915/ 193 1 in quanto Bresslau lo aveva riservato al sec ondo volume, non pi
portato a termine da lui) comprende, citati per esteso, tutti i titoli che nel
manuale sono menzionati pi di una volta e in capitoli diversi. Nel testo
della traduzione tali citazioni bibliografiche appaiono dunque abbreviate. I
rinvii bibliografici che compaiono una sola volta non si trovano nella biblio
grafia ma sono stati citati per esteso direttamente nel testo. Di solito i rinvii
bibliografici di Bresslau non sono completi, perci nella tr aduzione sono
stati completati. Purtr oppo non mi stato possibile rintracciare e completa
re tutte le citazioni bibliogr afiche cui Bresslau rinvia in modo sommario.
I passi del Liber Ponti/icalis sono stati citati solo secondo l'edizione di
Duchesne e non anche sec ondo quella di Mommsen, cui Bresslau rinvia
accanto alla prima, ma discontinuamente.
Le aggiunte al testo, che nel primo volume si trovano in appendice sotto
la rubrica Nachtrige und Verbesserungen, sono state inserite nel testo italia
no tr a parentesi quadre.
Le poche note del traduttore si trovano tra parentesi acute.
In cor sivo, oltre naturalmente i titoli bibliografici, sono state date le defi
nizioni, le forme fonetiche, le formule, le qualifiche delle persone; tra virgo
lette le citazioni testuali da fonti narrative e documentarie e dalla letteratura
secondaria, le voci di dizionari, le leggende dei sigilli.
La forma dei nomi propri di persona, che Bresslau normalmente germa
nizza, stata, per quanto possibile, italianizzata. Dei nomi per i quali non
esiste un equivalente italiano si data la forma ricavata dalla fonte latina.
In fondo all'opera sono qui riprodotti i cinque indici dell'edizione tede
sc a (dei documenti, delle cose notevoli, delle formule, delle fonti e dei
nomi) con qualche intervento correttivo.
Al margine di ogni pagina della versione italiana si data l'indicazione
della rispettiva pagina dell'edizione tedesca, e negli indici il numer o delle
pagine rinvia a quest'ultima. n numero tra parentesi quadra si riferisce alla pa
gina del testo tedesco aggiunto nell'Appendice Nachtrige und Verbesserungen.
I titoli correnti dei due volumi si riferiscono, come nell'edizione tedesca,
all'oggetto di cui si tratta nelle relative pagine.
Nella traduzione, oltre ai normali lessici, si sono utilizzati i seguenti sussi
di lessicogr afici specializzati : A. Lanzar a, Dizionario Giuridico Tedesco
Italiano, in cui si contengono le pi usuali voci ed espressioni attinenti al dirz't
to pubblico e privato. Deutsch-Italienisches Worterbuch des Allgemeinen
Rechts, Roma 1846- 1849, rist. anast. Sala Bolognese, Forni, 1 978 ; G. Conte-

XVI

Avvertenza del traduttore

H . Boss, con la collaborazione di L . Regele, Dizionario giuridico ed economi


co. Worterbuch der Rechts- und Wirtscha/tssprache, 2, Tedesco-Italiano,
Miinchen-Milano, Beck-Giuffr, 1 98 94.
I capitoli I, II, III, V, IX, XI, XII, XIII, XIV, XVII e XVIII sono stati
rivisti dalla prof. ssa Giovanna Nicolaj (Roma) ; il capitolo XVIII stato letto
anche dal P. Leonard E. Boyle O . P. ; i capitoli IV, VI e X dal prof. Germano
Gualdo (Roma); il capitolo XV dal prof. Alfredo Stussi (Pisa) ; il capitolo
XVI dal prof. Alessandro Pratesi (Roma); i capitoli VII e VIII insieme dai
dottori Francesca Santoni e Antonio Ciaralli (Roma); il capitolo XIX dalla
dott . ssa Stefania Ricci (Roma) . Il dott . Vincenzo Matera. e la dott . ssa Santoni
mi hanno aiutato nella redazione degli Indici .
A loro, al dott . Martin Bertram (Roma) e al prof. Knut Schulz (Berlino),
e inoltre al dott . Mauro Tosti-Croce (Roma) , esprimo un vivo e cordiale rin
graziamento . Un grazie tutto particolare vorrei rivolgere alla prof.ssa Ni
colaj, all'iniziativa della quale si deve questa versione italiana del Manuale di
Bresslau . Ella ne ha seguito tutte le tappe, spesso non facili, e con la sua
profonda conoscenza della materia mi ha sempre aiutato nel tentare di capi
re e di risolvere i molti problemi, talvolta complessi e non solo di natura lin
guistica, posti da questo lavoro .

ELENCO DELLE SIGLE

AA SS:
AdG:

Acta Sanctorum
Altes Archiv der Gesellschaft fiir altere deutsche Geschichtskunde
Alte Folge
AF:
Archiv fur Urkundenforschung
AfU:
Archiv fur Kunde osterreichischer Geschichtsquellen
AKG:
Archiv fur Literatur und Kirchengeschichte des Mittelalters
ALKG:
Archiv fur osterreichische Geschichte
AG:
Archiv fur Papyrusforschung und verwandte Gebiete
APF:
Archivio Paleogra/ico Italiano
API:
Archivio storico italiano
ASI:
Archivio storico lombardo
ASL:
Archivio storico per le provincie napoletane
ASPN:
Archivio della Societ romana di storia patria
ASRSP:
Archivalische Zeitschrift
AZ:
Biblioteca Apostolica Vaticana
BAV:
Bibliothque de l'Ecole des chartes
BEC:
Die Regesten des Kaiserreichs unter Philipp, Otto IV, Friedrich II.,
BFW:
Heinrich (VII.), Conrad IV, Heinrich Raspe, Wilhelm und Richard 11981272, nach der Bearbeitung und dem Nachla8 J.F. Bohmer's, 1: Kaiser
und Konige, ed. J. FICKER, Innsbruck 1881-82; 2: P"pste und Reichs
sachen, ed. E. WINKELMANN, Innsbruck 1892-94; 3: Einleitung und
Register, ed. F. WILHELM, Innsbruck 1901 (Regesta Imperli, V/1-3)
Bullettino dell'Istituto Storico Italiano
BISI:
Byzantinische Zeitschrift
BZ:
Codex Iustinianus, ed. P. KROGER, Berlin 1877
CI:
Theodosiani libri XVI cum constitutionibus Sirmondianis et leges
C.Theod.:
novellae ad T heodosianum pertinentes, ed. TH. MOMMSEN-P.M.
MEYER, Berlin 1905, voli. 2
Corpus inscriptionum latinarum, Berlin 1861 seg.
CIL:
Corpus scriptorum ecclesiasticorum latinorum
CSEL:
Iustiniani Digesta, ed. TH. MoMMSEN-P. KROGER, Berlin 1870, voli. 2
D:
DDBer. I: I diplomi di Berengario I, ed. L. SCHIAPARELLI, Roma 1903 (Fonti per
la storia d'Italia, 35)
DDH II; DDA: Die Urkunden Heinrichs II. und Arduins, ed. H. BRESSLAU, Hannover-Leipzig 1900-03 (MGH Diplomata regum et imperatorum Ger
maniae, 3)
Die Urkunden Pippins, Karlmanns und Karls des Grof!,en, ed. E.
DDKar.:
MOHLBACHER, Hannover 1906 (MGH Diplomata Karolinorum, l)
Die Urkunden Konrads II., ed. H. BRESSLAU, Hannover-Leipzig 1909
DDK II:
(MGH Diplomata regum et imperatorum Germaniae, 4)
DDK I; DD Die Urkunden Konrad I. , Heinrich I. und Otto I., ed. TH. VON SICKEL,
H I; DDO I: Hannover 1879-84 (MGH Diplomata regum et imperatorum Germaniae, l)

XVlli

Elenco delle sigle

I diplomi italiani di Ludovico III e di Rodolfo II, ed. L. SCHIAPARELLI,


Roma 1910 (Fonti per la storia d'Italia, 37)
DD Loth. III:Die Urkunden Lothars III. und der Kaiserin Richenza, ed. E. VON
0TTENTHAL-H. HIRSCH, Berlin 1927 (MGH Diplomata regum et
imperatorum Germaniae, 8)
DD M; DD Am.: Diplomata regum Francorum e stirpe Merovingica et maiorum
domus e stirpe Arnul/orum, ed. K.A.F. PERTZ, Hannover 1872 (MGH
Diplomatum Imperii tomus I)
DD O II - DD O III: Die Urkunden Ottos II. Die Urkunden Ottos III., ed. TH. VON
SICKEL, Hannover 1888-93 (MGH Diplomata regum et imperatorum
Germaniae, 2/1-2)
DD W; DD Lamb.: I diplomi di Guido e di Lamberto, ed. L. SCHIAPARELLI, Roma
1906 (Fonti per la storia d'Italia, 36)

DD L III:

DZG:
FDG:
GGA:
GGN:
HJ:
HPM:
HV:
JGIG:
KUiA:

Deutsche Zeitschrift fiir Geschichtswissenschaft


Forschungen zur deutschen Geschichte
Gottingische gelehrte Anzeigen
Nachrichten der koniglichen Gesellschaft der Wissenschaften zu
Gottingen
Historisches Jahrbuch (der Gorres-Gesellschaft)
Historiae patriae monumenta, Torino 1836 seg.
Historische Vierteljahrschrift
]ahrbuch der Gesellschaft fiir lothringische Geschichte
Kaiserurkunden in Abbildungen, ed. H. VON SYBEL-TH. VON SICKEL,
Berlin 1880-1891
Le Liber pontz/icalis, ed. L. DUCHESNE, Paris 1886-92,voli. 2
Manges d' archoogie et d'histoire
Monumenta Boica, Miinchen 1763-1905, voll. 46

LP:
Iv1AH:
MB:
MGH AA: Monumenta Germaniae historica. Auctores antiquissimi
MGH DD: Monumenta Germaniae historica. Diplomata
MGH DD, l: Conradi I. Heinrici I. et Ottonis I. Diplomata, ed. TH. VON SICKEL,
Hannover 1879-84
MGH DD,2: Die Urkunden Otto des II., ed. H. VON SICKEL, Hannover 1888
MGH DD,3: Die Urkunden Heinrichs II. und Arduins, ed. H. BRESSLAU, Hanno
ver-Leipzig 1900-03
MGH DD,4: Die Urkunden Konrads II. mit Nachtriigen zu den Urkunden Heinrichs
II., ed. H. BRESSLAU, Hannover-Leipzig 1909
MGH DD,5: Die Urkunden Heinrichs III., ed. H. BRESSLAU-P. KEHR, Berlin 1931
MGH DD,8: Die Urkunden Lothars III. und der Kaiserin Richenza, ed. E. VON
0TTENTHAL-H. HIRscH, Berlin 1927
MGH LL: Monumenta Germaniae historica. Leges
MGH SS: Monumenta Germaniae historica. Scriptores
MGH SRM: Monumenta Germaniae historica. Scriptores rerum Merovingicarum. 2:
Fredegarii et aliorum chronica. Vitae sanctorum, ed. B. KRUSCH,
Hannover 1888; 3-6/1: Passiones vitaeque sanctorum aevi merovingi
ci. ,ed. B. KRuscH, Hannover 1896-1910
MIOG:
Mitteilungen des Instituts fiir isterreichische Geschichtsforschung
MIOG Erg.: Ergiinzungsband
NA:
Neues Archiv der Gesellschaft fiir altere deutsche Geschichts
kunde
. .

Elenco delle sigle

NF:
NS:
PG:
PL:
QFIAB:
QE:
QE,9:
RQ:
RTA:
SB:
UB:
WZ:
ZGO:
ZKG:
ZSR:

Neue Folge
Nuova serie

Patrologiae cursus completus. Series graeca,

seg.

XIX

ed. J.P. MIGNE, Paris 1857

ed. J.P. MIGNE, Paris 1844


seg.
Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken
Patrologiae cursus completus. Series latina,
-

Quellen und Erorterungen zur bayerischen und deutschen Geschichte,

Miinchen 1856-63, voll. 9

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VOLUME I

Zimerman, Zur Geschii/tsgebahrung H ZIME, Zur Geschii/tsgebahrung in der


kaiserlichen Kanzlei im 15. Jahrhundert, in MIOG, 2 (1881), pp. 1 16 - 1 1 9
=

Zimmermann, Die Datierungs/ormel ZIMMERMANN, Die Datierungsformel in


Urkunden Karls IV, Diss. Berlin 1889
=

DALLA PREMESSA ALLA PRIMA EDIZIONE

Sugli scopi da me perseguiti in questo libro mi sono gi espresso alla fine


del secondo capitolo, e poich dalla pubblicazione della prima parte di que
st'opera cosi tanti colleghi tedeschi e italiani hanno manifestato il loro con
senso alle idee l esposte, posso rinunciare a illustrarli ulteriormente in que
sta sede.
Mi sar consentito esporre p oche osservazioni anche p er ci che ri
guarda il piano e l'impostazione della mia opera . La restrizione geografica
alla Germania e all'Italia si resa necessaria per forza di cose; difficile
che, volendo s oddisfare le giuste esigenze di oggi, un singolo studioso
possa elaborare una diplomatica generale per tutti i p aesi dell'Europa
medioevale.
Avrei volentieri incluso nella mia indagine la terza terra dell'Impero, la
Borgogna; ma gi durante i lavori preparatori pervenni alla convinzione che
ci non era possibile, a meno che non avessi preso in ampia considerazione
anche i documenti francesi dando quindi al mio libro tutto un altro caratte
re. Per ci che concerne l'estensione cronologica, nella maggior parte dei
casi ho trattato l'intera et medioevale, e, soprattutto li dove occorreva rifar
si agli istituti dell'antichit romana, ho cercato di dimostrare il rapporto tra
questi e l'evoluzione altomedioevale.
Ho tentato di limitarmi nell'addurre esempi e nelle citazioni; sarebbe
stato facile aumentare ancor pi le dimensioni del mio libro, gi accresciute
si oltre le mie aspettative e i miei desideri.
Soprattutto nelle citazioni bibliografiche ho voluto menzionare (in
maniera completa) solo gli scritti che mi sono serviti da fonti, e quei contri
buti dai quali, a mio parere, si pu trarre ancora oggi un utile insegnamento
su un argomento trattato nel testo. Invece, ho gettato a mare tutte le inutili
citazioni da opere vecchie dalle quali oggi non si pu imparare pi niente e
consultando le quali si perde solo tempo, e ho rinunciato altresi a citare cen
tinaia di volte, per le materie pi disparate, i vecchi lavori di diplomatica
che ogni diplomatista dovrebbe ben conoscere, come ad esempio Mabillon,
il Nouveau Trait ecc.
Mi sono sforzato anche di limitare il pi possibile la polemica. Ho rite
nuto fosse mio dovere non tacere ai lettori le questioni particolari nelle quali
la mia opinione diverge da quella di maestri, come Sickel o Ficker, o di col
leghi pi giovani, con i quali nel complesso mi trovo d'accordo. Dove per
sussiste una differenza fondamentale nel metodo e nel modo di lavorare, ho
ritenuto che non fosse sufficiente dare risalto a tale contrasto solo in singoli

casi parti.colarmente importanti. E del tutto superfluo mi sembrato critica


re meschmamnte le .opinioni di predecessori, nella misura in cui queste non
debbano cons1derars1 ancora oggi dominanti.

PREMESSA ALLA SECONDA EDIZIONE DEL PRIMO VOLUME

Berlino, gennaio 1 889


H. BRESSLAU

Allorch, all'inizio del 1 889, pubblicai il primo volume di questo manua


le, era mio desiderio far seguire presto la continuazione dell'opera, nella
quale doveva essere trattata la diplomatica speciale dei documenti imperiali
e pontifici. Ragioni personali e oggettive mi hanno impedito di realizzare
questo proposito. La redazione del Neues Archiv, il lavoro all'edizione dei
documenti imperiali del secolo XI e i nuovi compiti e obblighi risultati dalla
mia chiamata a Strasburgo ( 1 890) mi hanno assorbito totalmente e, negli
anni successivi, hanno impedito di dedicarmi con cura al manuale di diplo
matica . Inoltre, negli anni '90 del secolo scorso si pose mano a nuove e
ampie ricerche nel campo della diplomatica imperiale e pontificia. Mentre
io stesso mi sono occupato dei diplomi del secolo XI, E. Mi.ihlbacher nel
1892 si accinse all'edizione dei documenti dei Carolingi lasciandosi andare
alla speranza troppo ottimista di potere completare la grande opera in dieci
anni. Qualche anno dopo la Gesellscha/t der Wissenschaften di Gottinga
concep il piano di pubblicare i documenti pontifici fino al 1 198 sotto la
direzione di Paul Kehr in un'edizione integrale b asata su accuratissime
ricerche archivistiche. Intorno allo stesso periodo L. Schiaparelli inizi a
preparare l'edizione critica dei documenti dei re italiani della fine del IX
secolo e dei primi sei decenni del X. E i lavori intrapresi nell'Archivio
Vaticano dall'Ecole franaise di Roma e da innumerevoli studiosi di altre
nazioni hanno accresciuto di anno in anno la nostra conoscenza dei docu
menti pontifici del tardo Medioevo.
In tali circostanze mi sembr necessario attendere, se non la conclusione,
almeno il progresso di tutti questi lavori prima di accingermi alla prosecu
zione del mio manuale; se avessi agito altrimenti, avrei dovuto temere di
offrire qualcosa di troppo imperfetto e che presto sarebbe potuto cadere in
disuso .
Certamente, anche oggi siamo ancora lontani dal completamento di tutti
quei lavori, ma stato fatto moltissimo. Disponiamo ora di nuove riprodu
zioni eccellenti dei documenti originali dei Merovingi. Dei diplomi dei
Carolingi uscito il primo volume e, con la nuova edizione dei regesti di
Mi.ihlbacher, si resa disponibile una gran parte dei lavori preparatori per
l'edizione completa e generale di tali diplomi; inoltre sono state pubblicate
ricerche importanti da M. Tangl, M. Jusselin e altri. Sono usciti i documenti
dei sovrani italiani fino al 925; una splendida raccolta di facsimili di tali
diplomi apparsa nell'Archivio Paleografico Italiano. L'edizione dei docu
menti degli imperatori sassoni conclusa. Dei documenti dei Salii uscito il
primo volume; ho raccolto tutto il materiale per quelli di Enrico III, e la

maggior parte di quello per i documenti di Enrico IV ed Enrico V Per il


periodo svevo e l'epoca successiva ci si pu basare sul compimento delle
Kaiserurkunden in Abbildungen; ricerche di Schultze, Graber, Erben e H.
Hirsch hanno ampliato notevolmente la nostra conoscenza dei documenti
del XII secolo; anche per il periodo successivo disponiamo di alcuni buoni
lavori recenti, e per il momento non possiamo aspettarci qualcosa di pi
esauriente al riguardo. Nel campo della diplomatica pontificia non uscito
ancora nulla dell'edizione progettata da Gottinga, ma i Regesta Ponti/icum
Romanorum di Kehr e Brackmann vagliano il materiale per grandi parti
d'Italia e della Germania; i rapporti di Kehr e dei suoi collaboratori su ricer
che archivistiche in questi paesi e in Francia d permettono di conoscere il
materiale manoscritto esistente; Pflugk-Harttung ha pubblicato in un nuovo
libro d che ha raccolto soprattutto sui caratteri estrinseci dei documenti
pontifici dei secoli XI e XII e ci ha fornito chiarimenti nuovi per il periodo
tra la seconda met del secolo XI e l'inizio del XII secolo, l'epoca di transi
zione nella prassi di cancelleria che la pi difficile a trattarsi. Le pubblica
zioni francesi dei registri hanno fatto grandi progressi e alcune singole parti
sono state terminate; data la regolarit e la costanza con la quale la cancelle
ria papale si svilupp nel tardo Medioevo, quanto possiamo apprendere da
tali pubblicazioni e da altri lavori recenti basta per una trattazione diploma
tica dei documenti pontifici a partire dal XIII secolo.
Cos ho pensato che fosse giunto il momento di tentare ci che venti anni
fa non mi sembr ancora opportuno, e spero di offrire un quadro completo
con questa nuova edizione del mio manuale. Nel primo volume, che com
prende i primi nove capitoli dell'opera, ho mantenuto la disposizione dell'e
dizione precedente; per il resto, per, mi sono sforzato di p rendere scrupo
losamente in considerazione tutto ci che di nuovo e di veramente impor
tante apparso nella letteratura degli ultimi decenni unendovi i risultati
nuovi ricavati dai miei studi. Se perci quasi nessuna pagina del libro
rimasta inalterata, se certe materie, delle quali nella prima edizione non
avevo potuto tenere conto (come ad esempio la cancelleria dei re italiani)
ora sono state trattate in maniera coerente, e si fatta chiarezza su altre che
in passato erano rimaste oscure, la conseguenza inevitabile stata che anche
le dimensioni di quei capitoli si sono accresciute notevolmente, circa di un
terzo. Non ho potuto evitarlo volendo mantenere al mio libro il carattere
che nella prima edizione mi ero sforzato di conferirgli.
Nel secondo volume la suddivisione e l'ordinamento del materiale subir
alcune modifiche. La diplomatica speciale dei documenti regi e pontifici
sar inserita nei capitoli gi esistenti sui formulari, la lingua, le materie scrit
torie, la scrittura, la datazione e la sigillatura, come gi avvenuto negli altri
capitoli della prima edizione. Oltre a ci, alcuni nuovi capitoli tratteranno
della composizione e formulazione, della scrittua ornamentale e dei segni
grafici. TI lavoro al secondo volume a cos buon punto che nutro la ferma
speranza di poterlo dare alle stampe nella primavera del 1912.

All'indice del contenuto, che molto esauriente e che, credo, permetter


di orientarsi facilmente, faccio seguire un elenco un po' pi ampio delle
sigle usate. Al secondo volume riservo la lista dei titoli dei libri citati; per il
momento i lettori hanno a disposizione quella stampata nella prima edizio
ne. Desidererei riservarmi la decisione se sar possibile e necessario allegare
al secondo volume un indice delle materie: tale decisione potr essere presa
solo dopo avere tentato di compilare un tale indice.
Durante la preparazione di questa nuova edizione ho trovato cos tanta
cortese assistenza alle mie domande e alle mie richieste che mi devo limitare
a ringraziare in generale tutti i benefattori e gli amici dai quali ho ricevuto
consiglio e informazioni. Solo ai miei amici W. Lenel e H . Wibel sento l'ob
bligo di formulare anche pubblicamente un caloroso ringraziamento per
l'aiuto pieno di abnegazione da loro prestato nella correzione delle bozze.
Che la nuova edizione del mio manuale, sulla quale sar possibile un giu
dizio definitivo solo dopo la pubblicazione del secondo volume, possa esse
re accolta con la stessa benevolenza accordata alla prima, dopo alcuni dubbi
e critiche iniziali.
Strasburgo, lo dicembre 1 9 1 1
H . BRESSLAU

I
NOZIONI FONDAMENTALI E DEFINIZIONI

Conformemente all'esposizione che seguir chiamiamo d o c u m e n t i


( Urkunden) le dichiarazioni scritte secondo forme determinate, anche se
variabili in relazione alla persona, al luogo, al tempo e all'oggetto, destinate
a servire come testimonianze di fatti di natura giuridica l.
Questa definizione del termine serve solo agli scopi della nostra riflessio
ne scientifica e differisce sia dall'uso linguistico oggi corrente, che consente
un impiego impreciso di tale espressione esteso alle fonti storiche di qualsia
si tipo, sia dall'uso linguistico medioevale. Nell'antico alto tedesco la p arola
urchundo indica il testis, il testimone vivente2, e urchundi il testimonium,
cio sia la testimonianza orale o scritta sia quella resa mediante un simbolo3 .
Gli scritti redatti per tale testimonianza vengono chiamati nel tardo Me
dioevo, quando si comincia a redigerli in lingua tedesca4, quasi sempre

l Cfr. Schonemann, Versuch, 1, p. 17 seg.; Sickel, Acta, 1, p. 1 seg.; Ficker, Beitrlige, 1, p.


60 seg. L'osservazione di quest'ultimo, che in alcuni casi anche fatti privi di rilevanza giuridica sono scritti in forma di documento, si riferisce solo a rare eccezioni, e, inoltre, il conferi
mento posteriore di forme documentarie all'attestazione di fatti giuridicamente non rilevanti
non pu modificare in nulla l'essenza della questione. Per ci che riguarda la definizione ha
scarso rilievo il fatto che uno scritto deve servire come mezzo di prova o no: esistono innu
merevoli documenti privi di ogni forza di prova. - Bernheim, Lehrbuch, p. 302, offre una
definizione diversa, da un lato pi comprensiva, ma dall'altro anche meno ampia, in tutti e
due i casi, a mio parere, non felice e scarsamente fondata. La definizione di Redlich-Erben,
Urkundenlehre, l , p. l seg., corrisponde invece sostanzialmente a quella qui proposta.
2 La traduzione in antico alto tedesco di Ansegisus, Capitularium collectio, 4, 18, risalente
al 900 circa e proveniente dalla Lorena, rende "testes idoneos" in "urcundun rehillche". Allo
stesso modo la versione in antico alto tedesco dell'opera di Isidoro, De fide catholica contra
Iudaeos, 9, l , ed. K. Weinhold, Paderborn 1874, p. 33, traduce "testis in coelo fidelis" con
"chitriuuui urchundo in himile". In Frisia questo uso linguistico si conservato fino alla fine
del Medioevo (cfr. K. Freiherr von Richthofen, Altfriesisches Worterbuch, Gottingen 1840,
alla voce " orkunda"). Ma lo si incontra anche nel medio alto tedesco, cfr. v.d. Hagen,
Minnes. 2, 354a: "cles sf got mfn urkiinde", e anche Sachsenspiegel, Lehnrecht 22, 3: "levende
orkunde". Dalla fine del XIII sec. nel territorio del Basso Reno e in Vestfalia il termine
Urkunde, talvolta latinizzato in orkundia, indica spesso, analogamente a testimonium, la tassa
da versare ai testi in vino e denaro.
3 Cfr. i passi in E.G. Graff, Althochdeutscher Sprachschatz, 7 voli. , Berlin 1834-46: 4, p.
425 seg.
4 L'espressione germanica comune e pi antica Buch, in gotico bOka (plurale: bokas), in
anglosassone bOe, in antico alto tedesco puoh, in medio alto tedesco buoch. Cfr. le citazioni in
Brunner, Deutsche Rechtsgeschichte, l , p. 565.

Documenti. Atti

Documenti pubblici e privati. Autore. Destinatario

Brie/e, e si afferma che questi Brie/e sono stati scritti per servire da "vera,
stabile e durevole testimonianza"5. Dalla fine del XIV secolo comincia ad
apparire con frequenza la combinazione di Brief und Urkunde6; nello stesso
p riodo si riscontra gi anche il termine composito Urkundbrief. Al princi

I documenti dell'alto Medioevo - una suddivisione temporale pi preci


sa risulter dalla trattazione successiva - si possono ripartire in due grossi
raggruppamenti in considerazione del loro valo e di testimonianze d
natura giuridica, sul quale torner a parlare. Al pnmo gruppo, quello de1
d o c u m e n t i p u b b l i c i, appartengono quei documenti emessi da
sovrani indipendenti o semiindipendenti, vale a dire re e imperatori; a
questi si aggiungono, per l'ambito delia Chiesa, i documenti pontiici e_, in
Italia, ai documenti regi sono equiparati, quanto al loro valore gmnd1co,
anche tutti i documenti emessi sulla base di un ordine giudiziario di docu
mentazione. Al secondo gruppo ascriviamo tutti i restanti documenti, da
chiunque essi siano stati emanati. Chiamiamo questi ultimi d o c u m e n t i
p r i v a t i; nei formulari del periodo franco essi sono denominti chata
pagenses ( Gauurkunden), poich vi si tratta soprattutto H negoz1 comp_mtl
presso il mallo (Malstatte) n di un pagus ( Gau). Nel penodo tardomedwe
vale anche tutti i documenti dei principi, dei signori territoriali e delle
citt posseggono un carattere pubblico12, e, per distinguere i documenti
pubblici dai privati, si tiene conto di altri elementi dei quali si tratter pi
avanti.
All'emissione di un documento partecipano nella maggior parte dei casi
due persone o parti13. Chiamiamo a u t o r e14 (emittente, ussteller) _colui_il
quale richiede o dispone la redazione di un documento, s1a che egh abbta
partecipato personalmente alla sua produzione, lo abbia egli stesso scritto o
sottoscritto, oppure no. li documento viene fatto risalire a lui, anche se e_gli
ha soltanto dato l'incarico di redigerlo. Definiamo d e s t i n a t a r 1 o
(Empfanger) colui in favore del quale si emette un documento, eu esso .
consegnato come testimonianza e che lo conserva15. Autore e destmatano

10

pio del XV secolo - gli esempi pi antichi a me noti risalgono al l422 e pro
vengono dal territorio di Basilea - gli scritti (Briefe) emessi in relazione a una
testimonianza giudiziaria vengono indicati solo col termine Urkundes; ma
soltanto nel XVI secolo si accrescono gli esempi nei quali Brie/e di ogni tipo
vengono definiti semplicemente Urkunden.
!Jla categoria d.ei documenti appartengono non solo quegli scritti desti
nati a dare ont diretan:ente della conclusione di un negozio giuridico, ma
anche quelli denvantl da1 rapporti tra il sovrano e i suoi funzionari o i suoi
sudditi, o di questi tra loro, che dispongono, preparano, danno inizio a un
negozio giuridico o si riferiscono alla sua attuazione.
Quegli scritti invece che, come i documenti, derivano direttamente da
rapporti negoziali e non solo dal desiderio di trasmettere ai posteri o ai con
temporane! la otizia di eventi storici, che per, a differenza dei documenti,
non sono mtest ad attestare un fatto giuridico9, lettere nel senso moderno
della parola, relazioni di ambascerie e simili, rientrano assieme ai documenti
veri e P.ropri _nella ategoria degli atti (Akten); di essi ci occupiamo per solo
nella _m1s';lra 1n c1. .1 loro caratteri formali abbiano influito su quelli dei docu
menti o s1ano statl mvece da loro influenzatilO.

5 degna di attenzione l'espressione presente in un documento del conte di Nassau del


Hohenlohisc es Tjrkun enbuch,. ed. K.. eller, 2 voli., Stuttgart 1899-1901: 2, p. 97, n.
so geben Wlr disen pnef zu emem sihngen urchunde und zu einem waren gezeuge
dise sach " <." r asciam? '!uesto scritto a testimonianza chiara e veritiera di questa cosa").
Tra t prum esepl v; sono alc.uni passi delle cronache cittadine: "gap den von Haselo
.
.
emen bnef und urkunde (Chromken Stra./Sburg, 2, p. 647 ) . Nella pi antica cronaca di
Augusta all'anno 1395 si legge "besiegelt prieff und urkiind", Die Chroniken der schwabi
sc e.n Stdte. Augsburg, 2 voli., Leipzig 1865-66 (Die Chroniken der deutschen Stdte vom 14.
bts m ,s 16. ]ahrhundert, voli. 4-5): l, p. 100. All'incirca contemporanei sono gli esempi citati
da Sickel, Acta, l , p . 2, nt. 3.
7 Urkundenbuch des Stz/tes Klosterneuburg, ed. H. Zeilig, 2 voli., Wien 1857-68, n. 439 (a.
1368); n. 448 (a. 1371).
8 rkundenbuc der Landschaft Base!, ed. H. Boos, 3 voli., Basel 1881-83: 2, p. 731, n.
627: harb ,an}ch r _obenante scultheis ... dis urkilnd mit minem angehenkten insigel
gebe? verstglt .< .Pe;cto 10, il su menzwnato sculdascio, ... ho rilasciato questo documento
mumto del m1o stgillo ). Cfr. anche ibid., p. 753, n. 639.
ella Summa prosarum dictaminis sassone (QE, 9, p. 260) questi scritti vengono diffe
enztat d altre litera.e mdiante la. defir;izi:me di itterae r;zisiles e caatezzati come quelli
que mchil auctontatts tnbuunt, ruchil mns acqmrunt, mchil necess1tat1s llTiportant' immo
solum intencionem mittentis et recipientis exprimunt et dedarant" .
10 L.a distinz!one qui pop?sta non del tutto identica a quella fatta da J.G. Droysen,
Grundri./S de;r [:Izstorz.k, .2Lerpzig 1875, P: 14 (dop?. di lui Bernheim, Lehrbuch, p. 254) tra
carte negozrali, che egli fa nentrare negli avanzi (Uberreste), e documenti, che egli assegna
1318
137):

J:

11

sta nello stabi


invece ai monumenti (Denkmler). Secondo Droysen la caratteristica distintiva
lo alla
trasmetter
di
volont
la
stata
sia
vi
scritto
uno
di
e
lire se al momento della produzion
d i n dati
memoria dei posteri; secondo questo criterio, allora, ad esempio una gran parte :
drstmzwne,
regi contenenti semplici ordini non rientrerebbero tra i documenti. Una tale
scopi di un
agli
addice
si
non
storica,
critica
di
anche se corrisponde a certe considerazioni
. .
diplomatista.
, p. 37 e 39) d1stmgue
11 Nella prefazione al suo formulario Marculfo (MGH, Formulae
lazi?ne
"negotia hominum tam in palatio quam in pago" e, corrispondentemente, nell'intito
Salzcae
Formulae
delle
titolo
il

Simile
.
"
paginsis
cartas
vel
"regales
del primo libro
Bignonianae (ibid. , p. 228): "incipiunt cartas regales sive page?salis" . . da lm. emessi. quelli.
12 Gi nel 1255 il duca Enrico di Baviera contrappone ru documenti
che riguardano i "gesta hominum privatorum" (QE, 5, p. 136).
13 Cfr. Brunner, Zur Rechtsgeschichte, p. 23 seg.; Paoli, Programma scolastico, 3, p. 4 seg.
l'Italia
14 Nel periodo medioevale pi antico egli viene spesso definito auctor. Esempi per
Gallen, l , n.
si trovano in Paoli, Programma scolastico, 3, p. 4 ; per la Svevia in UB Abtei St.
28, 31, 62, 80, 130, 131, ecc.
15 Brunner preferisce usare l'espressione Destinat"r.

12

Dettatori. Scrittori. Redazione soggettiva e oggettiva

coincidono nel caso in cui qualcuno faccia redigere un documento per con
servarlo per s e presso di s 16 .
Solo in casi rari gli autori di un documento lo stendevano o lo metteva
no per scritto P.ersm.alt;J.ente. Di n ?rma essi si servivano di altre persone, o
cntt n. profssomtl d1 documenti, oppure copisti che venivano ingaggiati
m casi smgoli e m cucostanze particolari. A parte le formalit di esecuzione
(sottoscrizione, apposizione del sigillo ecc.) delle quali si parler pi avanti,
due sono soprattutto gli atti da considerare nel processo di produzione di
un documento: la stesura del documento, compresa la confezione della
minuta, nei casi in cui vi sia, e la preparazione della stesura a buono che il
dettario . conser:va come tesn;.onianza. D Medioevo definisce la prima
.
att1v1ta con il termme dzctare
g1a 1n uso nel periodo romano tardoantico17
coloro che svolgono tale attivit sono i d e t t a t o r i dei documenti. Pe;
indicare proce.dimet;-to di confezione del mundum i manuali e le regole di
cancellena medwevah adottano spesso l'espressione grossare, ingrossare a
ausa di carat.teri pi spessi e grandi usati; corrispondentemepte noi par
hamo d1 s c r 1 t t o r 1. o g r o s s a t o r i dei documentils. E chiaro che
molto spesso il dettato e l'ingrossatura di un documento derivano dalla
stessa persona.
Il dettato di un documento pu essere impostato o in modo che il suo
atore semri parlar di se stesso, oppure che un'altra persona riferisca di
lm: Nl pnmo cas l autore parla in prima persona, singolare o plurale, e
h1am1amo la redazwne del do.cumento s o g g e t t i v a; nel secondo caso
l autor del documento appare m terza persona e la sua redazione detta o g
g e t t 1 v a1_'1. Entrambi i tipi di formulazione si incontrano gi nel periodo
romano antico, tuttavia l'oggettiva la pi antica, e solo a poco a poco la
soggettiv cominci a venire usata accanto ad essa e a guadagnare terreno2o.
Talvolta m un documento possono riscontrarsi entrambi i tipi di redazione

16 Paoli, che definisce autore l'emittente (Aussteller) (cfr. sopra, nt. 14), denomina in tal
.
modo non il pr<:motoe u_rheber) ella documentazione, bens quello del fatto giuridico
dountato (alOne lpndica) (Paoh, Programma scolastico, 3 , p. 4), cos che secondo la sua
defmrz10ne non e possibile in generale l'identit tra autore (Aussteller) e destinatario.
17 Su q?esta esprssione e la sua origine cfr. Wattenbach, Das Schri/twesen3, p. 457 seg.;
Jacob e Wilhelm Gnmm, Deutsches Worterbuch, alla voce "dichten"; Norden, Die antike
Kunstprosa, 2, p. 953 seg.
18 s;mpi tratti dalla ;anclleria di Carlo IV Lindner, Das Urkundenwesen Karls IV, p.
.
19. se: grossare litte
as : Winkelmann, Kanzlezordnungen, p. 14; "grossare notas": Tangl,
De pafstlzchen anzlezordungen, p. 66, 9; "ingrossare minutas": ardo di Eugenio IV per
gh scrzptores sedzs apostolzce (Ottenthal, Die Bullenregister, p. 573 ) . Gli esempi da citare
sarebbero numerosi.
19 Cfr. Brunner, Zur Rechtsgeschichte, p. 17 seg. - Quando la forma di un documento
oggetta, non vi alcuna differenza sostanziale se il dettatore o lo scrittore, diverso dall'au
tore, s1 mtroduce parlando in prima persona oppure no.
2 Cfr. H. Erman, Zur Geschichte der romischen Quittungen, Diss. Berlin 1883, p. 5 seg.

K_

Caratteri intrinseci ed estrinseci

13

e altre in forma
del dettato con alcune frasi espresse in forma soggettiva verbi
per l
oggettiva. Se il documento rdatto in forma oggttiva,. ial passausati
e
perch
to
descrizione degli avvenimenti devono essere comugatl
nel
anche
ile
possib
riferiscono di un'azione compiuta da terzi. Il passato
di for
caso di una stesura soggettiva del documento, ma solo1 in questo tipo
2
mulazione ammissibile il tempo presente o il futuro
gue
In tutti i documenti dei quali si occuJ3a la critica diplomatica distin
non
per
atista
diplom
Il
i22
c
e
s
c a r a t t e r i i n t r i n s e c i ed e s t r i n
enziarli, 6
si serve di questi concetti come usa fare lo storico che, perd1. differ
guenza
conse
e
forma
e
uto
conten
considererebbe fattori determinanti
di uno
forma
dalla
ti
ricava
eri
caratt
i
designerebbe come estrinseci tutti
ti
desun
lli
qu
tutti
seci
intrin
come
e
,
ibilit

scritto pro o contro la sua attend


docu
di un
dal suo contenuto. Per il diplomatista l'esame del contenuto
caratteristi
sue
le
tutto
soprat
na
esami
egli
;
piano
do
mento passa in secon
quest
tutte
sche formali e deve pertanto tenere conto del fatto che nonmodo . Alcum
caratteristiche possono essere analizzate sempre allo stesso
e possono
caratteri di un documento sono strettamente legati all'originale
uzi:me
riprod
na
nessu

o;
.
essere giudicati con assoluta certezza solo su que
nc1ars1
pronu
d1
e
cercat
r
al
l:" .
neppure la pi fedele e la migliore, perette .
della
e
stro
mchw
dell
na,
scntto
a
con sicurezza sulla qualit della maten
l'e
come
ento
docum
un
di
e
crizion
scrittura, del sigillo e dei segni di sottos
deve
egli
ibile,
dispon
pi

non
ultimo
same diretto sull'originale; e se quest'
costretto a
rinunciare all'analisi di quei caratteri o, nel migliore dei casi,
in grado di
basarsi sui dati forniti da altri, che per non sono in nessun caso
eri di un
sostituire lo studio diretto sul documento originale. Altri caratt
nte una
media
docum ento posso no invece essere ricon osciuti non solo o ni sua
da
. . fe el
buona riproduzione fotografica o un facsimile, ma ar:che
md1caz10m d1
le
,
lingua
trascrizione: il contenuto di un documento e la sua
lemen
t
tti
sono
i che, se
ll: :
luogo e di tempo e il contesto delle formule usate
zza,
s1cure
con
ati
giudic
essere
trascritti esattamente dagli originali, possono
gi

azioni
osserv
queste
In
come se avessimo davanti gli originali stessi.
e
seci
estrin
eri
caratt
tra
noi
per
le
contenuta distinzione fondamenta

ricono
e

ib
pos

c
nti
eleme
gli
tutti

intrinseci: in questi ultimi rientrano


be
potreb
SI
h
come
cos1
ento,
docum
del
ta
scere da una trascrizione corret
per i
dedurre dall'originale; nei primi invece rientrano tutti gli elementi
quali d non possibile.
fuori
2 1 Il futuro ricorre spesso nei docum enti anglos assoni ; in quelli prodo tti
da effettuare in
ioni
prestaz
a
relativi
enti
docum
i
parte
a
nte,
rarame
dell'Inghilterra invece solo
del futuro. Ho potuto osservare
un momento successivo nei quali chiaro che bisogna servirsi
ob der Enns, l , n. 8: "volo
Landes
des
UB
cfr.
i,
bavares
nes
traditio
alcune
in
solo
l'uso del futuro
ecc.
nabo",
transfin
redonare", "redonabo"; n. 89: "trado atque
22 Cfr. Sickel, Acta, 1, p. 56 seg.

15

Non genuinit/armale e di contenuto

Genuinit e non genuinit dei documenti

14
n

compito della diplomatica23 quello di accertare il valore dei docu


menti come testimonianze storiche24. Perci tale disciplina deve prima di
tutto stabilire se un documento sia g e n u i n o o n o n g e n u i n o
(falso). Nel senso stretto della parola designamo falsi i documenti che,
secondo l'intenzione di colui che li ha prodotti, danno a credere di essere
qualcos'altro da quello che sono in realt25. Ne consegue che, a stretto rigo23 L'espressione d i p l o m a t i c a (Diplomatik), usata di preferenza dal tempo di
Mabillon in poi per indicare la nostra disciplina, e solo recentemente sostituita dalla parola
tedesca Urkundenlehre, deriva dal termine diploma. Quest'ultimo proviene dal greco m.6w,
raddoppiare; originariamente indicava quegli scritti redatti su due tavolette legate l'una all'al
tra, ma gi in epoca romana veniva usato per designare determinati tipi di documenti: innan
zitutto quei permessi di requisizione che autorizzavano all'uso del servizio postale dello
Stato, del publicus cursus, poi i provvedimenti mediante i quali si concedeva il diritto di citta
dinanza e il connubium ai veterani onorevolmente congedati (cfr. Porcellini, Lexicon totius
latinitatis, alla voce " diploma"; Wiinsch, in Pauly-Wissowa, Realenzyklop'die, alla voce
" diploma"; Faass, Studien, p. 216 seg.) . Un cospicuo numero di questi diplomi militari ci
stato tramandato gi dal I sec. d.C. (cfr. Faass, Studien, p. 202 seg.). In alcuni casi la parola
sembr designare i privilegi imperiali in genere: cos in particolare figura pi volte in
Svetomo. In un senso analogo essa sembra essere stata usata nel Medioevo, un periodo
durante il quale per appare raramente, cfr. gli esempi addotti da Sickel, Acta, l, p. 4, nt. 3;
p. 5, nt. . 5 (dei quali per alcuni non sono pertinenti, cfr. Giry, Manuel, p. 7, nt. 3 ) , inoltre
quello di un documento del 1032 proveniente dall'Italia meridionale greca, in G. De Blasiis,
La in;.urrezione pugliese e l .co'!quista normanna n ! secolo XI, 3 voli., Napoli 1864-73: 1, p.
263: Pothus Argyrus nobiliss1mus prothospathanus catapanus Italiae et dominus noster praedictum meum prototypum diploma venerando suo diplomate mihi firmavit" . Hinkmar
Annales Bertiniani, a. 878 (p. 141 e 143) usa il termine dyploma due volte riferendosi a un
scritto mediante il quale alcuni vescovi della Gallia danno il loro assenso a una scomunica
lanciata dal papa Giovanni VII. Del tutto diverso il significato nella Vita Richardi abbatis S.
Vitoni Virdunensis, MGH SS, 1 1 , p. 285: "sic iustus iste quacumque ibat semper ecdesiae
suae diplomata conquirebat". In un documento del 1295, J. Schwalm, Reise nach Oberitalien
und Burgund im Herbst 1901, NA, 27 ( 1 902), p. 695-733: 7 17, si afferma che un messo non
avrebbe potuto trasmettere la notizia di un avvenimento "eciam si felici dupplomate utere
tur"; qui sembra insomma che il termine sia stato usato nel significato antico, cio come
impiego di agevolazioni di viaggio. La parola usata frequentemente solo a partire dal
l'Umanesimo, e, come presso gli umanisti essa usata di preferenza per indicare documenti
di principi emessi in forma solenne, allo stesso modo opportuno usarla anche ora in questa
accezione ristretta, cos come fa Sickel, Acta, e in contrasto con altri studiosi moderni che le
attribuiscono un significato pi ampio.
24 La limitazione ai documenti medioevali non corrisponde alla nozione di diplomatica
'
anche se la critica diplomatistica si applica di preferenza ad essi.
25 Questa definizione, che corrisponde all'esposizione di Ficker, Beitr'ge, l , 5, mi sembra
contenee tuti gli elementi essenziali del concetto. In un primo momento Sickel, Acta, l , p.
2 1 , cons1dero falsa anche la confezione di nuovi documenti che vogliono far credere cose in
realt mai esistite, ma questo un criterio di giudizio storico, non diplomatistico casi simili
costituiscono una falsificazione della verit, ma non sempre una falsificazione del documento
in senso diplomatistico. I documenti mirano ad essere testimonianze dei rispettivi autori su
ftti, e, se lo sono, il diplomatista li deve definire genuini. Tocca allo storico, non al diploma
tista, accertare se questi fatti siano veridici o no. Pi tardi anche Sickel, Zur Urkunde des
Kaisers Otto III. /iir die Bischofe von Halberstadt vom 20. Apri! 997, Zeitschrift des Harz-

gli s_critti he, 8


re di termini, occorre designare come falsificazioni nche tutti
o suscitare 1 1m
secondo l'intenzione di colui che li ha confezionati, devon
l efi?-it) s.er:za
pressione di essere originali (nel senso c?e ver pi in arolm
g10, il s1gill
esserlo in realt; in generale, almeno per il penodo postc stata la
volont d1
costituisce l'elemento determinante per stabilire se vi sia
lente nel
preva
cezion

dare quell'impressione oppure no: seco?-do la c n: vero


e
autor

l
d
s1gill
?
periodo medioevale un documento mumto del
m. reta
Se
ale.
ongm
di
imitato - era senza dubbio destinato ad avere valore
d1 v1sta
o
punt
dal
ino
genu
non lo , allora dobb iamo defin irlo non
formale26.
per n
Con la prova della non genuinit formale di un documento pon
che m
vero
E
nuto.
conte
suo
del
falsit
alcun modo dimostrata anche la
puto
dal
n

genu
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dimos
si
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ogni caso nel quale un pretes


ata
l m
di vista formale, cio non originale, suss1ste la poss1bil1ta cheta;V1 s1a
cl
e
J:: ? occor
tenzione di ingannare anche nel merito della materia tratta_ s cnttl
d1 questo
rer sempre esaminare con attenzione ance il con.tenut_o l uca
_
Nel
ente.
fl!
tipo. Ma non vi alcun a ragion per ng.ett rh .a :mns
nneg
d
o
ti
perdu
ali

Medioevo spesso si desiderava formre a copie d1 ongm


pote
s1
o
quant
per
e,
imitarn
di
do
cercan
,
ultimi
questi
di
renza
l'appa
giati
spesso
molto
o
almen
e,
sempr
va, la loro forma grafica, il sigillo ecc. Se non
robante e al
si mirava in questo modo a trarre in inganno quanto al_ valorepm
. p che questo;
mente
anche
ma
tto,
significato giuridico dello scritto prodo
tamente
documenti di questo tipo possono essere nel loro contenuto perfet
genuini e affidabili27.
.
documento
Inoltre l'esame critico circa la genuinit del contenuto d1 un
insieme
suo
solo raraente arriver alla conclusione che esso in tuttoggiil i faJsificatori 9
inventato e perci da rigettare. Proprio COfl!e al_ giorn d'_ogenm. m per condi banconote o di cambiali si servono di sohto d1 camp1om

Vereins fur Geschichte und Altertumskunde, 23 (1890), p. 351, ha convenuto su ci. La non
veridicit dei fatti testimoniati pu essere un argomento utilizzabile ru:che dalla critic plo
matistica ma non il solo sul quale e per il quale decidere la questione della genurmta. Il
documen'to emesso dall'imperatore Carlo IV dopo l'incoronazione del figlio Vencesla? , av:'enuta il 6 luglio 137 6, e retrodatato al 6 marzo, con il quale si chiedeva papa l' autorzzazwne all'elezione e all'incoronazione di Venceslao, vuole far credere che il permesso s1a stato
richiesto prima dell'elezione, cosa che in realt non avvenne, cfr. Th. Lindner, Die Wahl
Wenzels von Bohmen zum romischen Konige, FDG, 14 ( 1874), p. 249-301 : 296 seg. Tale
_
documento falsifica la verit, ma per il diplomatista costituisce un documento genumo.
..
. Urunden fur
26 Cfr. su ci - contro Kehr, Urkunden Ottos III. , p. 265 seg. - Bloc , Dze

Kloster Michelsberg zu Bamberg, p. 647 seg. Anche Giry, Manuel, p. 13, r1conosce il concetto
della falsit formale contestato invece da Kehr. Cfr. anche Redlich-Erben, Urkundenlehre, p.
35 seg.

.
27 Un esempio calzante offerto dru. documenti. di. Abdingho
:"
ta ho dim
f la. l gnu_m
strato (Bresslau, Jahrbiicher Konrads II. , 2, p. 460 seg. ) . Esempi pm antrchr Sl trovano m
Sickel, Acta, l , p. 368; dr. anche Ficker, Beitr'ge, l, p. 33.

?-

16

10

Metodo della diplomatica

Parti genuine di documenti non genuini

ferire ai loro prodotti una parvenza di autenticit, cos anche i falsari di


documenti medioevali in tempi pi antichi e pi recenti preferirono ricorre
re a modelli genuini e ispirarsi ad essi fino a un certo punto. Anche docu
menti non genuini possono contenere parti genuine; talvolta le varianti che
tean? il tenore di un modello genuino si limitano a interpolazioni o omis
swm P?o conto2, mntre in altri casi si estendono a tal punto al conte
nuto gmnd1co complessiVo che solo la data, o i nomi e il titolo dell'autore
oppure la sottoscrizione del funzionario di cancelleria addetto alia convali
dazione, o dello scrittore, sono conformi al modello originale. Perci il com
pito dello studioso di documenti non si esaurisce nel momento in cui ha
dimostrato la falsit del contenuto di un documento. Egli deve innanzitutto
stabilie se per la falsiicazione si usato un modello genuino oppure no, e,
nel prmo cas<;>, .eve moltre provare ad accertare quali elementi del falso
sono nc<;>n?uc1bil1
al modello genuino. Analisi di questo tipo sono tanto pi
necessane m quanto spesso la notizia di documenti genuini usati da falsifica
tori, m a, poi perduti ovvero distrutti intenzionalmente dopo essere stati
usatl,. c1. e pervenuta appunto solo attraverso i falsi da loro ricavati.
Infie anch i documenti completamente falsificati, cos come gli ele
me-?tl. ncooscut1. nm genuini di documenti falsificati solo in parte, posso
no. m. talun cas1 servire da testimonianze storiche; essi possono contribuire a
chtnre le mtenzioni dei falsari, le condizioni e gli usi al tempo della falsifi
cazwne e molte altre cose simili. Da ci deriva alla critica diplomatica l'ulte
riore compito di fare il pi possibile luce sul promotore (Urheber) sul
periodo di redazione e sulle circostanze di produzione di un document del
quale stata dimostrata la falsit.
Nella misura in cui la scienza della diplomatica avvia a un esame critico
dei documenti secondo tutte le osservazioni esposte sopra, essa assolve solo
una parte del suo compito, quella cio di accertare il valore dei documenti
come testmoanze storihe; no meno importante la seconda parte di
tale comp1to: l mterpretazwne de1 documenti. Dato che occorre considerare
ue fttc:ri nela pr duzione di ogni documento, ossia in primo luogo le
s1tuaz1om part1Colan?del caso singolo da esso deriva, poi l'uso diolomati
co. della cancelleria dalla quale stato prodotto, del dettatore o scrittore da
CUI stato composto e redatto, del luogo e del tempo in stato emesso
neessaio considerar(( anche due diversi punti di vista per l'interpretazio
ne d1 o.gm d? c:uneto..E compito .degli storici, non dei diplomatisti, chiarire
le partKolan s1tuaz10m del caso smgolo, in base a queste spiegare il tenore
.2 8 Le modific?e al tenore di un documento originale apportate in una sua copia, che non
denvano da u ntento fraudoleno, cos ad es. emendamenti di stile, di ortografia ecc. ,
oppure semplici rnesattezze del copista, non autorizzano naturalmente a definire il documen
to coe un falso. Elemento essenziale alla nozione di falso in senso diplomatistico, cos come
anche m senso penale, appunto l'intenzione di ingannare.

17

?nte1to median
arne, integrarne, correggrne il ctlsta
del documento e confermtrad
e mvce qel
l?m
di
del
izione. Compito
p
te il confronto con altrand pun
p1co
ru:n
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to di vista serv
d1p10ntl
lo di soddisfare il seconellmseg
mat1
.
usl
n
queg
C1 egh
scere
nare a cono
lari del suo metodo; o l'oss erva
rsen
rapp
la
to
enza
influ
ha
usi
tali
nza di
.
mostra fino a che punt data nel docu
mento, e m tal modo. rende la testimo
tazione del caso singolo o utilizzabile
per quel caso particolare. quel
nianza del documento stess ca non si. diffe
renzia nella sua s<;>stanza
Il metodo della dipl<;>mati
o .v1ene app11cato. a
il metodo stanco. geneale, quand
lo storico generale; ma icola
e!b?rato 1
re gruppo d1 fontl stonce, ':lene
un determinato e part men
me dt
ell
q
al . caratte_re prop ro d1 ms1e
modo peculiare conforme no testud
esse
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senz
sta
mtl
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di
ioso puo essere J? ?
.
fonti. Ne consegue che nessu
1o.
ra
cont
il
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ss1bi
e storico, mentre p
. mau ca; Per
re contemporaneamente anch
ma
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ssita
ha sempre nece
numerosi lavori lo storico non

cono
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abbi
n
n
cui
in
so
c
nel
ac<;mte;ntrsi, . competent<?i.
quando ne ha bisogno dovrgmd
sti
mati
d1 diplo
scenza della disciplina, del za1z1o
o. della
aria e allo stesso tepo u-? ra1st1ca
La diplomatica una scien ausilidisci
, la
hngU
la
,
raf1a
geog
la
,
pline
altre
ricerca storica ma tocca anchlae pale
ma
diplo
a .e la stc:ria de diritt<?. n e al
cronologia, soprttutto pr mbt<?grafi
camp1. Dali e":oluztone e m
que
tista apprende e msegna m entrarendere latl strut
tura partlolare del t1p1
della scrittura possibile comp
enzato quel
tale struttura ha a sua volta mflu
scrittura usati nei documenti, e cono
i
tudin
delle noe:n:me
scenza delle cosu
l'evoluzione generale. Senza la e di un
n?n
t1st
1plom

il
dato luog.o
epoca
giuridiche di una
natr
di
ttl
f
h
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ze
omn

i, che sono testlm


grado di comprendere i document
sem
a
nsta
g1
co
n
sto
o

a
na
o inse!? .
d1. caderrs1e
giuridica, e d'altro canto il suo lavor
olo
penc
senza
d1ca
gmn
a
dei documenti come fonti di conoscenz
in errore29

diplo tici

anze gli usi

29 Soo per inciso ricordiamo in questa sede che in talune circost


caso ha mostrato Lonrng,

en entbalte;zen
Uber Ursprung und recbtlicbe Bedeutung der in den alten deutschen [}_rkund
ha illu
o
,
seg
3)
p.
1876,
rg
Strb
,
: co:;-econcet
Strafklauseln , rist. ir1 Loning, Der Vertrgsbruch
.
to
m rifenmento ali evoluziOne d""
seg.,
63
p.
,
1
,
ungen
Forscb
ische
Italien
strato Ficker,

hanno concorso alla creazione del diritto, come in-un interessante


di banno regio.

11

11

Falsificazione di documenti nel Medioevo

II
STORIA DELLA DIPLOMATICA

11

12

12

La storia della trattazione scientifica della diplomatica medioevale


strettamene c <;>nnessa . alla storia delle falsificazioni. In quasi nessun'altra
epoca stanca mcontnamo una tale massiccio numero di falsi come nel
p eriodo medioevale, e ci dipende dagli aspetti tra loro molto diversi della
v_ta medioevle e dai _modi, altettanto dierenti tra loro, nei quali gli uomi
m m _o vali oncepiVano la v1ta1 . Ed mnegabile che persino i pi illustri
uomm1 dt Chtesa, ecclesistici la cui piet e condotta di vita ineccepibili
furono grande:n ene eogtate, che si resero benemeriti per la cura avuta
verso le loro d1oces1 e 1 loro monasteri, come si servirono del furto e della
n:enzogna per entrare in possesso di reliquie venerate e taumaturgiche2, cos
n_corer_o al_ fso e frode al fine di incrementare o difendere il patrimo
_ il prestl lO delle Io chiese. Il principio che il fine giustifica i
mo,
1 nttl,
:<:>
?
_
mez1 msegnava a ntenere lecttl anche quei mezzi deplorevoli: e infatti
all'mterno della cmD:nt ecclesiale il supremo scopo di vita della maggio
ranza degh_ ecclestast1c1 era appunto quello di innalzare, di arricchire di
aumentare il J?otere e il prestigio della chiesa cui erano legati in modo pe;so
_
nale e Immediato.
Spesso per raggiungere questi obiettivi furono ideate inte
r serie_ di documenti .. Per . citare solo alcuni esempi si possono ricordare i
d1plom1 per Le Mans mtes1 a procacciare alcuni diritti a questa diocesi, ma
sorattutto a d1.:n ostrare la legittimit delle sue pretese sul monastero di
Amsola (St-C lals)3; quelli per Passau, mediante i quali il vescovo Pellegrino
nel X secolo mtendeva assicurarsi i suoi diritti su vari possedimenti ma
soprattutto voleva dimostrare l'esistenza di un'antica sede arcivescovil e a
Lorch e il suo trasferimento a Passau4; quelli per Osnabriick, prodotti nel
1 fr. u ci, tra gli altri, G. Ellinger, Das Verhalt
- tm 1 0., 1 1. und 12. ]ahrhundert, Diss. Berlinnis der ojfentlichen Meinung zu Wahrheit
und Luge
1884.
2 c;fr. W Watten
bach, Die translatio Alexandri et fustini, SB der Pretillischen Akademie
der Wrssenschaften zu Berlin, 1884, p. 1 127-1 141.
.. 3 Cfr. Sickel, Acta, 2, p. 286 seg.; B. Simson, Die Entstehung der pseudoisidorischen
Falschu
ngen zn Le Mans. Em Beztrag zur Losung der pseudo-isidorischen Frage,
Leipzig 1886;
Havet, Oeuvres, 1, p. 103 seg. e p. 271 seg., e la premes
sa a DD Kar., n. 253.
. 4 Cfr. E. Dmmler, Piligrim von assau und d<is Erzbistum Lorch, Leipzig 1854; Uhlirz,
J?.ze Urkunden/alschu'!:g, p. 177 seg.; S1ckel, Diplome Ottos I,; p. 135
seg.; W Hauthaler, Die
[}_berlte/erung de: e/alsclten assauer Bullen und Briefe, MIOG, 8 (1887)
, p. 604-609; poi, in
nspost a alle crltlch
e d1 Juntz sch, Widemann, Ratzinger ecc., E. Diimm
ler, Uber die

19

secolo XI per iniziativa del vescovo Bennone II al fine di fare vincere alla
diocesi la sua contesa sulle decime con i monasteri di Korvey e di Herford5;
quelli per il monastero di St. Maximin a Treviri, fabbricati all'inizio _ del XI
secolo per sottrarre l'abbazia, mediante la finzione di un rapporto d1retto d1
quest'ultima con la casa imperiale, alla sovranit rivendicata dagli arciveco
vi di Treviri6; o baster pensare ai prodotti pi o meno contemporanei_ d1 un
monaco di Reichenau, che mediante diplomi falsi cerc di difendere il suo e
altri monasteri della Germania meridionale dalle prevaricazioni degli advo
catz7 (Vogte) ; alla grandiosa attivit falsificatrice volta ?el XII sec<;>lo a
Eberardo di Fulda in Germania e dal diacono P1etro d1 Montecassmo m
Italia con la fabbricazione in massa di documenti falsi8; ai numerosi docu
menti pontifici e imperiali risalenti ai secoli XII o XIII falsificati nel mona
stero di Reinhardsbrunn in Turingia per procurarsi titoli giuridici al posses
so di beni e al godimento di diritti9; infine ai privilegi di imperatori prece
denti fabbricati verso la met del XIV secolo su mandato del duca Rodolfo
IV d'Austria: il riconoscimento della loro validit da parte dei sovrani suc
cessivi serv all'Austria da base per assurgere a una posizione preminente
nell'Impero tedescolo. Molto pi numerosi sono naturalmente i casi in cui
non era necessario un lavoro cos lungo, ma si poteva raggiungere l'obiettivo
desiderato mediante la falsificazione di un singolo documento: non vi

13

Entstehung der Lorcher Fiilschungen, SB der Pretillischen Akademie der Wissenschaften zu


Berlin, 1898, p. 758-775, e per ultimo W. Lehr, Piligrim, Bischof von Passau und dze Lorcher
Flschungen, Diss. Berlin 1909.
.. .
.
5 Cfr. per ultimo E. v. Ottenthal, Bemerkungen zu den Urkunden der sachszschen Kazser
/ur Osnabruck, MIOG, Erg. 6 (1901), p. 25-40; K. Brandi, Die Osnabrucker Falschungen,
WZ, 19 (1900), p. 120-173; F. Philippi, Bemerkungen zu den unechten Urkunden Karls des
Gro/Sen, Mitteilungen des Vereins fur Geschichte und Landeskunde von Osnabriick, 27
(1902) , p. 245 seg., e Tangl, Forschungen, p. 186 seg.
6 Cfr. Bresslau, St. Maximin. Le osservazioni formulate da A. Dopsch, Dze. /alschen
Karolinger-Urkunden /iir St. Maximin (Trier), MIOG, 17 (1896), p. 1-34 (cfr. per Dopsch,
Trierer Urkunden/"lschungen, p. 343) contro le mie tesi non si riferiscono a questo gruppo eli

falsi. Del resto esse non sono pertinenti, come osserva anche Tangl, DD Kar., l , p. 562
(aggiunta a DD Kar., n. 39).
.. .
7 Cfr. Brandi, Die Reichenauer Urkunden/"lschungen; Lechner, Schwabzsche
Urkunden/'lschungen, p. 37 seg., e H. Bloch, NA, 26 (1901), p. 282-284. .
.
.
s Su Eberardo eli Fulda cfr. K. Foltz, Eberhard von Fuld<i und dze Kazserurkunden des Sti/ts,
FDG, 18 (1878), p. 493-515; Pflugk-Harttung, Diplomatisch-hf.storische Forschungen, p. 290
seg.; A. Dopsch, Zu den F"lschungen Eberhards von Fulda, MIOG, 14 (1893), p. 327-329; K.
Wislicenus, Die Urkundenauszuge Eberhards von Fuld<i, Diss. Kiel 1897; O.K. Roller, Eberhard
von Fulda und seine Urkundenkopien, Diss. Marburg 1901. Per quel che riguarda il monaco ita
liano baster in questa sede fare riferimento all'ottimo libro eli Caspar, Petrus Diaconu;.
9 Cfr. A. Naud, Die F"lschung der "ltesten Reinhardsbrunner Urkunden, Berlm 1883, e
Wibel, Chronologie der Abte von Reinhardsbrunn.
ro Cfr. per ultimo A. Huber, Uber die Entstehungszeit der osterreichischen Freiheitsbrie/e,
SB der Wiener Akademie der Wissenschaften, 34 (1860), p. 17-56.

13

14

14

21

Falsz/icazione di documenti nel Medioevo

Falsificazione di documenti in et moderna

bisogno di addurre esempi, dato che ogni raccolta di documenti antichi ne


contiene in abbondanza .
Del resto gi la serie dei privilegi austriaci dimostra che i falsari non
appartenevano esclusivamente al ceto ecclesiastico. Anche le citt comincia
rono ben presto a percorrere lo stesso sentiero: gi all'inizio del XIII secolo,
ad esempio, a Worms fu prodotto un documento di Federico I che garanti
va alla citt ampi diritti, e a poco pi tardi risale un Weistum interpolato che
si pretendeva essere del 1 169 ed era destinato a fornire il sostegno giuridico
ad alcune rivendicazioni contestate dei cittadini di Coloniall. Anche in Italia
non mancano i falsi prodotti dalle citt: Asti, almeno nel XV secolo, si van
tava di possedere un falso privilegio di dazio e di mercato concessole da
Carlo Magno; un falso la lunga lettera di franchigia di Enrico VI che
garantiva a Messina i pi ampi diritti e libertl2, e anche comuni pi piccoli,
come quello di Maderno sul lago di Garda, tentarono di emulare le citt pi
grandi con le loro falsificazioni . Pure i Frsoni, per sostenere la lotta di libe
razione condotta nel tardo Medioevo contro i loro oppressori, tentarono di
procurarsi una base giuridica attraverso la fabbricazione di documenti di
Carlo Magno, Guglielmo d'Olanda e Rodolfo d'AsburgoB.
Il lungo elenco qui presentato comprende solo una parte molto ridotta
dei falsi medioevali che dalla critica recente sono stati riconosciuti e dimo
strati come tali. Finora non sono state invece menzionate le innumerevoli
falsificazioni dotte, mediante le quali i secoli pi recenti hanno accresciuto il
numero dei falsi tramandati dall'epoca medioevalel4. Esse si differenziano
da quelle medioevali in quanto solo in rari casi furono utilizzate per fare
ottenere immediati vantaggi pratici a coloro in favore dei quali davano a cre
dere di essere state redatte15. La maggior parte di esse dovuta piuttosto al

desiderio d i procurare a potenti famiglie un albero genealogico rislente a


un passato avvolto nell'oscurit o are magiore lustro ali stona dell
. di
propria patria, spesso anche solo all es1genza di una certa vamta, erd1ta
gloriarsi per avere fatto importanti scoperte storiche, o allo sforzo d1 ddur
re prove sufficienti a dimostrare una data ipotesi. Italia sono partlcolar
mente numerosi i falsi genealogici dei Bianchini, Galluzzi, Ceccarelli,
Sclavo16, e di molti altri, ma anche in Lotena nel XVI secolo de Rosires
mise in piedi una grandiosa attivit nella fabbricazione di tali documenti17
In Germania sono preponderanti i falsi per cos dire patriottici: in questa
categoria rientra il documento di Carlo Magno per il presunto conte
Trutmann, fabbricato dallo s crittore della citt di Dortmund Detmar
MUhler all'inizio del XVII secolo18; di essa fa paite, per fare un altro esempio, la serie di tre documenti imperiali del secolo XI, mediante i quali in
epoca umanista il dotto medico Erasmo Stella (Stiller) di Lipsia invent una
storia fittizia di Zwickau, la cittadina nella quale egli viveva 1 9. Infine i falsi
che devono la loro origine unicamente alla vanit erudita, e con i quali
Johannes Falke, Paullini, Grandidier, Bodmann, Schott e altri hanno mac
chiato il loro nome, arrivano quasi fino alla nostra epoca2o. Gli inizi degli
studi diplomatistid si riallacciano ai tentativi di individuare le numerose fal
sificazioni di documenti risalenti alle diverse epoche2 1.

20

11 Cfr. K.F. Stumpf, Zur Kritik deutscher St.dte-Privilegien im XII. Jahrhundert, SB der
Wiener Akademie der Wissenschaften, 32 (1859), p. 603-638. A mio parere non sono riusciti
i tentativi recenti di Schaube di salvare la genuinit del documento di Wonns, e di Rietschel
per quello di Colonia. Contro Rietschel cfr. Seeliger, Studien zur alteren Ver/assungsgeschichte
Kolns: le cui tesi comunque non condivido interamente. Un falso anche il privilegio di
Fedenco I per Amburgo (Stumpf, Die Reichskanzler, n. 4522), inoltre diversi documenti a
favore di Brema (Stumpf, Die Reichskanzler, n. 3056, BFW, n. 5 05 1 ) , un diploma di
Venceslao del 1396 e altri ancora. I falsi di Magdeburgo (Stumpf, Die Reichskanzler, n. 146) e
altri furono fabbricati in epoca pi recente.
12 Cfr. O. Hartwig, Codex iuris municipalis Siciliae ... Das Stadtrecht von Messina, Kassel
Gottingen 1867, p. 30; Scheffer-Boichorst, Zur Geschichte, p. 225 seg.
13 Cfr: K. Freiherr von Richthofen, Untersuchungen iiber /riesische Rechtsgeschichte, 4
voli., Berlm
1880-86: 2/1, p. 145 seg.; cfr. su ci (anche contro le tesi successive di Heck) la
premessa a DD Kar., n. 269.
14 Cfr. in generale la mia Rektoratsrede tenuta a Strasburgo nel 1904: Aufgaben mittelal
terlicher Quellen/orschung, p. 8 seg.
15 q non esclude che i dotti falsificatori non abbiano aspirato a vantaggi pratici, e ad
esempio ottenuto una ricompensa materiale dalla gratitudine di quelle famiglie delle quali
avevano ricostruito gli alberi genealogici sulla base di documenti falsi.

15

evidente che il Medioevo non conobbe quel tipo di critica che pi


sopra stata definita come il compito della diplomatica; un documento che
non era riconosciuto come perfettamente genuino veniva senza dubbio con-

16 Sui primi due cfr. il commento di Sickel a DD O I, n. 462; Fumagalli, Istituzioni diplo
matiche, 2, p. 419 seg.; R. Holtzmann, Die Urkunden Konig Arduins, NA, 25 (1900), p. 453479: 469 seg.; su Cccarelli cfr. A. Riegl, Alfonso Ceccarelli und seine Fiilschungel'! von
Kaiserurkunden, MIOG, 15 (1894), p. 1 93-236; O. von Mitis, Eine Flschung Ceccarellzs und
ihre Nachwirkung, MIG, 23 (1902), p. 273-289; su Sciavo e i suoi complici cfr. Bresslau,
Jahrbucher Konrads Il., l, p. 380 seg.
17 Sul suo libro, conda..'lllato nel 1583 per falso, Stemmatum Lotharingae ac Barri ducum
tomi VII, Paris 1580, cfr. la relazione di Jacques Auguste de Thou all'anno 1583.
18 Cfr. K. Koppmann, Dortmunder Falschungen, FDG, 9 (1869), p. 607-617.
1 9 Cfr. O. Posse, Die Markgrafen von Mei/Sen und das Haus Wettin bis zu Konrad dem
Gro{Sen, Leipzig 1881, p. 95, nt. 3 16.
20 Indicazioni bibliografiche si trovano in Wattenbach, Geschichtsquellen, 62, p. 489 seg.
(dove per sono elencati prevalentemente lavori storici), e in Wibel, Urkundenfalschul!;gen
Schotts, p. 655, n. 2, 3, 4. Su Paullini, Falke e Harenberg cfr. recentemente ]. Dieterich, Uber
Paulinzeller Urkunden und Sigeboto's Vita Paulinae, NA, 18 (1893 ), p. 447-489: 449 seg.; J.
Backhaus, Die Corveyer Geschichtsf'lschungen des 1 7. und 1 8. Jahrhunderts, Miinster 1 905.

2 1 Pi si risale nel tempo, pi risulta sfavorevole il rapporto dei documenti falsi con i
genuini. Se prendiamo in considerazione tutti i documenti totalmente o in parte falsi consta
tiamo che ad esempio sono falsi quasi il 50% dei diplomi merovingi, quasi il 15% di quelli
dei primi quattro carolingi, quasi il lO % di quelli dei primi sovrani sassoni, quasi solo il 6%
di quelli di Corrado II.

15

22

16

16

Esame critico dei documenti nel Medioevo

sideato totamente falsificato e privo di ogni valore. Ma anche nel periodo


med10evale s1 sapeva bene che molti, moltissimi documenti venivano falsifi
cati. A partire dal noto racconto di Gregorio di Tours22, che narra come il re
franco Childeberto dimostr la non genuinit di un documento del vescovo
di Reims, falsificato nel nome del sovrano, mediante la dichiarazione del
referendario che riconobbe come imitata la sua sottoscrizione del documen
to, fino agli sforzi del pontefice Innocenza IIJ23 di enunciare criteri certi per
la valutazone di documenti pontifici non genuini, e successivamente, non
mancano m nessuna epoca esempi di come siano stati riconosciuti e trattati
documenti falsi. E gi molto presto si cominci a inserire nelle leggi disposi
zioni penali contro i falsiicatori di documenti24 e a fissare con norme giuri
.
diche
le forme processual1 da osservare quando un documento veniva impu
gnato25. Quasi sempre quando dai secoli dell'et di mezzo ci viene riferito
dell'esame sulla genuinit di documenti esibiti, si tratta in realt solo di
documenti della stessa epoca o di quella immediatamente precedente e per
la valutazione dei quali occorreva semplicemente rifarsi al ricordo ancora
vivo dei contemporanei, alla conoscenza degli usi della propria cancelleria26,
eventualmente alla capacit di un ragionamento logico. Ma non del tutto
rari sono anche i casi in cui tutto ci non era sufficiente, perch ci si trovava
di fronte a documenti di epoche ormai lontane e per valutarne correttamen
te la genuinit occorreva possedere gli strumenti della critica propriamente
diplomatica .
Si ritenuto che tale capacit critica sia del tutto mancata nel Medioevo
fino al XIV secolo27; invece alcuni esempi, in parte abbastanza singolari
dell'uso di questo tipo di critica sono attestati28 gi prima dell'epoca di
22 Historia Francorum, 10, 19. Cfr. anche il documento di Teodorico III DD M n 48
secondo il '!ue Chrar:Uinus si era impossessato della diocesi di Embrun "pe falsa crt se
per revellaooms audacia, sed non per nostra ordenacione".
23 Cfr. Lasch, Das Erwachen der historischen Kritik, p. 102 seg.; Krabbo, Die Urkunde, p.
275-293 ; Stengel, Urkundenlehre des dreizehnten Jahrhunderts.
;;h . ?43 : "si is .carolam falsam scripsrit aut quodlibet membranum, manus ei
. 24 Ro
mcrd
ur . Lmtpr. 63 : qws .. ; J? cartola falsa se sc1entem manum_ posuerit, conponat wirigild
suum . Lex Rzbuarza 59, 3: Sl autem testamentus falsatus fuent... cancellario polix dexter
auferatu aut eum quis in 5 0 solidos redimat" . Capitularia Karoli Magni, in MGH,
Capttularza regum Francorum, l, p. 143, n. 56: "si inventus fuerit quis cartam falsam fecisse...
manum perdat aut redimat".
25 Cfr. pi avanti, capitolo nono.
6
e empio interessante di questo tipo di critica, risalente al periodo di Carlo IV,
. 2 Un
c1tato
da Lmnr, Das Urkundenwesen Karls IV, p. 125 e 199; esso dimostra quanto ci
potesse trarre m mganno.
27 Cos ha ritenuto Sickel, Acta, 1, p. 25.
28 Oltre ai passi sopra citati cfr. anche Epistolae saeculi XIII, 1, p. 200 (esame di un docu
mento d Callisto II all'epoca di Onorio III), e Martne-Durand, Collectio, 1, col. 1066
(esame di un documento di Clemente III al sinodo di Metz, c. 1205).
,

Esame critico dei documenti nel Medioevo

23

Petrarca, il quale, senza peraltro esercitare una vera e p;opria crtic ggtti
va su richiesta dell'imperatore Carlo IV dichiar che 1 presunti pnvileg1 di
Giulio Cesare e Nerone per la casa d'Austria erano grossolani falsi29. Gi nel
Medioevo si faceva caso se vi era una contraddizione tra la datazione di un
documento e altri dati riconducibili a un'epoca successiva, e, fino all'et a
noi contemporanea, questo elemento stato valutato come una delle pi
importanti ragioni per impugnare l genuhit di un documento: Per quanto
possiamo constatare, solo per questa rag10ne un documento d1 Corrado I
con la data 1025 e il protocollo imperiale " et chronicorum vetustate et gest1s
Chounradi" fu respinto e dichiarato non genuino dal tribunale di corte di
Enrico V nel 1 12530; dello stesso argomento si servirono nel 1 187 i canonic;:i
di S. Vincenzo di Bergamo contro un diploma di Enrico II a favore del capi
tolo di S. Alessandro della stessa citt3 1 ; e di nuovo per la medesima ragione
nel 1 175 ' nel corso di un processo tenuto a Costanza davanti al vescovo, fu
respinto un documento imperiale pi antico32 .. In questi due ultin:i casi la
critica fu rivolta al sigillo, come del resto avvemva spesso: nel 1 187 m quan :
to senza ragione fu sollevata un'obiezione contro la sigillatura con bolla di
piombo su lacci di cuoio; nel 1 175 perch si dichiar che il sigillo era un
prodotto falso quanto a colore e odore della cera33. Questo esame critico del
sigillo fu effettuato in modo ancora pi competente nel 1. 1 7 1 dal papa
Alessandro III su un privilegio di un pontefice Leone (probabilmente Leone
IX) che gli era stato presentato in relazione a una controversia: Alessandro
si fece portare un certo numero di bolle di piombo di Leone IX, contat la
loro completa rispondenza, le confront con quella del documento 1:10Itra
togli e lo respinse, perch la sua bolla si discostava in modo s ? stan1ale da
quelle altre34. Anche oggi il proe.n:ento s rebbe lo t,esso; r:o, pero, pren:
diamo in considerazione la posstbiltta che V1 fossero pm matnc1, moltre ogg1
non si concluderebbe necessariamente che un documento falso qualora sia
29 Cfr. L. Geiger, Pe:arka, Berlin 1874, p. 77; S. Steinherz, Karl IV und die osterreichi
schen Freiheitsbrie/e, MIOG, 9 (1888), p. 63-81.
30 Cfr. la premessa a DD "[{ II, n. 281. Gi Con;a?o de Mre, QE, 9, P; ,477, affermava
che dalla cronologia "falsitas littere seu surreptlo facilhme potent deprehendie. o il documen
31 Lupi, Codex diplomaticus, 2, p. 468; i canonici di San Vi?:enzo respin nnper
.
tor,
to prodotto "quinto, quia in eo legitur esse factum anno dommi II et dic1tur
pnmo
et
MXV
anno
fu1t
factum
productum
parte
eadem
ab
Henrici
eiusdem
vero
aliud
anno imperii eius et XII regni, unde apparet primum esse falsum"; cfr. per su questo la premessa a DD H II, n. 254.
32 Diimg, Regesta Badensia, p. 145, n. 98; Thurgauisches UB, 2, p. 18: , n. 51: ':Olricus
idem scriptum ... tanquam falsitatis et mendatii plenum arguebat... et falsa nnperatons anno
tatione signatum, quod per cronicorum inspectionem constabat" .
.
33 Ibid.: "per cerae etiam novitatem, quam ex colore et odore liquebat".
34 Su un altro caso di confronto di sigilli in territorio boemo, risalente al 1284 c., dove s1o
misur attentamente l'immagine e il bordo dei sigilli posti a raffronto, cfr. il document
pubbl. da Novak, Henticus Italicus, p. 273-275.

17

17

24

18

18

Esame critico dei documenti nel Medioevo

staa ccrtata la non genuinit del suo sigillo. Oltre a ci, furono sollevate
ob1ez1m del tutto neatte contro questo documento e un altro del papa
Zaccana presentato msteme a quello35.
Degni di nota son anche singoli casi nei quali persone competenti effet
tuarono un esame d1 documenti. Nel 1 177, ad esempio, l'arcivescovo
Corrado III di Salisburgo, cui era stato presentato un privilegio del secolo
XI, o fece analizzare da una commissione composta da tre ecclesiastici, i
qual1, dopo un accurato studio, lo dichiararono falso non conosciamo le
moti:vazioni di quest.a .decisione (come anche nel caso he esporremo qui di
seg;mto) ma tale dec1sone pu essere considerata giusta essendoci pervenu
to il doc.umento esmat?36. Nel l 161 il doge veneziano Vitale Michiel pro
cedette m modo pm me1eoloso allorc davanti al suo tribunale fu impu
.
gnata una carta securztatts
del 1 067: egh fece chiamare un cospicuo numero
di notai, che "subtiliter et caute in concilio eam examinare et perscrutare
ceperunt, cumque sollidte undique eam examinassent" ne riconobbero la
ger:uinit. Non meo di dicotto notai presero parte a quell'esame e sotto
scnsseo l condus10?e raggmnta37. Allo stesso modo nel 1289 il giudice del
podesta di Bologna, il celebre penalista Alberto Gandino fece esaminare la
g;enuinit. di u documeno sospetto del 1235 da alcune persone competen
ti, tra cm nota1 e cartola1, che dovevano esprimere il loro giudizio sull'et
della pergamena e della scrittura, e fece confrontare quest'ultima con la
35 Jaff-L. 1 1 96: Contro il privilegio di Zaccaria si obietta che la pergamena non risaliva
a o.ltre cento anm pnma;
un argomento di per s non irragionevole, che per tradisce la tota
le Ignoranza dell'uso antic<: di cancelleria: un privilegio del papa Zaccaria non poteva in
alcu? aso esser stato scntto su pergamena, ma solo su papiro. Poi entrambi vengono
respmtl a cau_sa di erron. gramrr:atici e, nl caso del pri_vilegio di Zaccaria, soprattutto per
che sso cont!ene un, ontratto sunomaco, ntenendo emp1o credere un uomo cos santo capa
ce d1 te azwne. L.mtero. pass? . che comun9ue molto singolare, recita: "privilegium
Zachanae propter stilum
d1tammJs t c?rrupt10nem grammaticae artis et propter symonia
c contractum quem cor:tmebat, v1dehcet quod ecclesiam venditam, quod de tam sancto
v1ro nefas est credere, confmasset, et propter pergamenum etiam quod vix centum videba
tr esse ffi!norum, curr: quadngnto ar:norum prout in cronicis habetur spatium decurre
nt, quod Idem achanas decesst; pnvileg1um autem Leonis propter vitium et corruptionem
. e art1s, de quo tam htterato et prudenti viro absurdum est existimare, quod tam
gratlc

. t propter bullam, quae a bullis eiusdem Leonis quae coram


yd1tas scnptores habuent,

nob1s producae !TIrant omnmo comparebat dissimilis et diversa, cum illae inter se compare
rent pe omm sunils: suspcta et fide non digna iudicavimus ". Occorre notare qui che gi
r:ei pe:10do di. ?no.no II gh errori linguistici venivano giudicati in tutt'altro modo: il papa
rovo pnvileg10 d1 Alessandro II "non obstante quod in ipso privilegio in multis locis
e.st m latmlate Pecctur;;, sicu antiquioribus privilegiis per manum tabellionum conscrip
_
tis frequentms mvemtur
(Manm, I papiri, p. 2 1 9) .
36 Cfr. Redlich, Kiirntnerisch-salzburgische Privaturkunden.
37 .Gl<;>ria, Codice dzplomatic? padovano, 2, p. 72, n. 7 ??; cfr. ibid. , l , n. 196. In questa fat.
tlspecte
nentra nche l esame di un documento del re Filippo a favore del Brabante affidato
r:ei 1309 da Enrico VII all'ex-cancelliere del re Alberto d'Asburgo e al suo stesso protonota
no: Bohmer, Regesta Imperii (Enrico VII) , p. 259, n. 19.

Esame critico dei documenti nel Medioevo

25

scrittura di un documento genuino del producente sospettato della falsifica


zione: le conclusioni di tale esame risultarono per molto divergenti l'una 19
dall'altra3s. Purtroppo in entrambi i casi non siamo in grado di formarci un
parere certo sui fatti in questione perch il documento sottoposto a esame
nel primo caso ci pervenuto solo in una copia, e nel second caso ci
addirittura ignoto. [Infine merita di essere citato ancora un caso smgolare d1 [73 9]
esame di documenti da parte di esperti. Da un documento del papa
Clemente VI del 12 gennaio 1347 apprendiamo che un privilegio di
Clemente III del 1 190 fu affidato dal pontefice alla cancelleria affinch lo
analizzasse e che in cancelleria esso fu accuratamente confrontato "cum plu
ribus aliis veris litteris predecessoris eiusdem per eum quasi eodem tempore
diversis personis concessis" e dichiarato falso: "in cancellaria ipsa comper
tum est, dictas litteras... fore falsas" ,39 Purtroppo non viene detto a che cosa
si sia esteso il raffronto].
In generale sono molto rari i casi nei quali si procedette a un esame critico 19
di documenti sulla base di argomenti che useremmo anche noi oggi. Incom
parabilmente pi frequenti sono i casi di documenti che oggi sappiamo con
certezza essere in parte rozze falsificazioni, ma che furono riconosciuti come
genuini e convalidati dai successori dei sovrani che dovevano averli emessi,
cos come dai funzionari e dai notai ai quali furono presentati per la confer
ma o la riproduzione. E il modo in cui d avvenne dimostra che in generale
n le cancellerie n i tribunali o i notai medioevali possedevano conoscenze
precise degli usi osservati in epoca precedente nella redazione di documenti:
Come presso la cancelleria di Ottone II non si concep alcun sospetto sm
prodotti incredibilmente mal riusciti che erano stati forgiati nel monastero di
St. Maximin attribuendoli ai sovrani merovingi e carolingi40, cos nel XII
secolo la cancelleria e il tribunale di corte di Corrado III si fecero ingannare
dai falsi non meno scadenti inoltrati dall'arcivescovo di Treviri a danno di
quel monastero41. Innocenza III, che seppe dare avvio in modo cos intelli
gente all'esame della genuinit dei suoi documenti e di quelli dei suoi imme
diati predecessori, nel 1205 riconobbe come genuini due documenti del papa
Costantino I grossolanamente falsificati ponendoli alla base di una sua deci
sione in un processo tra il monastero di Evesham e il vescovo di Worcester;
e, sebbene egli affermasse che "huius modi privilegia ... nobis sunt notissi
ma", egli in realt ignorava sia le formule consuete ai privilegi papali del
secolo VIII, sia il fatto che un documento pontificio di quest'epoca avrebbe
/tvergleichung
3 8 Gli atti sono stati pubblicati e commentati da H.-U. Kantorowicz, Schriter,
QFIAB, 9
Mittelal
im
tik
Diploma
der
te
Geschich
zur
und Urkundenflschung. Beitrag
(1906), p. 38-56: 48 seg.
39 Kehr, Aeltere Papsturkunden, p. 481, n. 23 .
40 Cfr. Bresslau, St. Maximin , p. 34.
41 Ibid. , p. 44; Dopsch, Trierer Urkunden/'lschungen, p. 320.

19

26

20

21

20

Bella diplomatica

Umanisti

dovuto essere scritto su papiro e non su pergamena, come lo scritto a lui pre
sentato42. Nel 1225 la cancelleria di Onorio III non si scandalizz minima
mente alla vista degli innumerevoli errori formali e delle assurdit e contrad
dizioni contenute nel tenore di un presunto documento di Ludovico il Pio a
fa-:ore del monastero di Murrhardt, e ne fece un transumptum43. E la cancel
lena di_ Carlo IV, che nel 1348 conferm un presunto documento di Carlo
Mano per il monastero di St-Denis, non si lasci fuorviare neanche dal fatto
che m esso era menzionato un duca di Lorena44 .
Si potrebbero ddurre innumerevoli esempi di questo tipo per tutti i
secoli_ dell'et medioevale: da loro ricaviamo l'ammonimento a non fidarci
delle . ripetute assicurazioni di coloro che candidamente riconobbero come
genmm confe!maono o trascrissero tali "scripta authentica non rupta,
non a? ol;ta nec m a_hqa parte vitiata" . Per il nostro giudizio critico tali assi
curaztc;mt o attsazwm non hnno ssolutamer:te alcuna rilevanza e le copie
auten1cte ufficialmente solo m cas1 molto ran hanno un valore superiore a
qualsiasi altro documento privo di una tale autenticazione.
Anche quando nell'epoca dell'Umanesimo e della Controriforma comin
ci a risvegliarsi la critica storica, allorch Lorenzo Valla dimostr la falsit
della Donazione di Costantino, Mattia Flacio Illirico e i Centuriatori di
Magdeburgo quella delle cosiddette decretali isidoriane45 allorch sia da
parte protestante che cattolica con eguale zelo si esaminarno criticamente
le a?t1ch leggende e traizioni. della storia ella Chiesa, non si pervenne
pero subtt.o alla f? mulaztoe d1 reg?le, sp.ectente per la valutazione di
documen1, o. dmttura ali elaboraztone d1 un sistema di critica diplomati
ca. Pure. il pn 1mp?rante .tra. gli storici umanisti, il primo tra loro per il
quale gh studt stonc1 costttmrono proprio la professione della sua vita
Johann,es Th:mair (Aventinus) (1477-1534), per quanta stima egli nutriss
verso l autonta del documenti, da lui considerati "i fondamenti pi sicuri
della sto:a" e preferiti alle "favole dei cronisti"46, in sostanza per esercit
la sua cltlca solo vrso 9ueste ultime, e senza esitazione ritenne genuini una
mas a di docent falsi: in questo senso egli procedette esattamente come
que numeos1 stonografi che nel Medioevo fecero uso di materiale diplo
matico per t loro racconti.
:3 fr. MB.' 3 1/1,. p. 39; cfr. anche il dibattimento rotaie del 1323 su un privilegio falsifica
fa':ore di Fulda (Tangl, Bine Rota-Verhandlung, p. 323 seg.), e le relati
to di G1ovm. xpc m
ve osservaz10m d1 Tangl, zbid., p. 321 seg.
44 Cfr. DD Kar., n. 262.
. 45 Cr. ]. Vahlen, Lorenzo Valla, Berlin 1870; ].W. Preger, Matthias Flacius Illyricus und
seme Zezt, 2 voli., Erlangen 1859-61.
S. Riezler in ]ohannes Thurmair's benannt Aventinus siimmtliche Werke 6 voli.
.. 46 Cfr. 1881-1908:
Munchen
3, p. 602.

42 Cfr. Spaethen, Giraldus Cambrensis, p. 63 1 e 638 seg.

'

'

27

ia e in Frand, in ciascJ.o
Solo nel XVII secolo si cominci in Geroman
'altro. e con dtversa motiva
dall
dei due paesi per indipendentemente l' ru:
ctare regole per questo
zione, a studiare criticamente i documenti e a enun
.
studio .
a est.gen_ze . d".1 natura
ente
ialm
iniz
o
oser
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stud
sti
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In
pub
e nroyers1e 1rditto
sostanzialmente pratico-giuridica . In particola
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. cet?
blico, soprattutto relative ai pretesi-o contesta
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no v1vaceente dtsc
dell'Impero (Reichsstand) su un altro, furoTren
succ
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torio tedesco verso la fine della guerra deie ti cer
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sivo alla pace di Vestfalia ; le parti contn tnbu

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timit della loro causa non solo davant1 at ad na
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.
pi a documenti antichi per attaccare l'avvdell
s10n
dec1
a
stess
la
con
l
part
e
di questi documenti fu affermata da una origine in questo odo numerosi
con la quale l'altra la contestava: ebbero one usata per tah contese a par
bella diplomatica, cos come suona l'espressi
questi bella la controer
tire dall'inizio del XVIII secolo47 . Il pi antiocodidiSt. Maximin nella meeslffi
sia tra l'arcivescovo di Treviri e il monaster st'ultimo dall'Imper : gh tess 1
citt circa l'immediata dipendenza di que
tribunale della corte 1mpenale documenti gi presentati nel XII secolo aldue
ti el 16?3 del 638 :
tutte falsificazioni - furono esaminati inro, nonscrit
solo s1 acquisto, il mento dt
Nicolaus Zvllesius difensore del monasteici con una pubblicazion di do
averne portato ali luce i fondi archivist ma, accan a numer?sl erron m
menti abbastanza buona per quei tempi, e nella cnt1<?ca a quelli della parte
cui incorse nella dife sa dei propri diplomi ioni critic? e ce sono e att ; ad
avversa4s, formul anche alcune osservaz cancelle ta de1 !e merov!Sl non
.
esempio egli osserv giustamente che nellasecondo l era
, cnstlana
, c1oe dalla
po
tem
del
olo
calc
il
ra
anco
a
scev
si cono
dissertazione pre nes a al
.
m
primo libro delle sue Reliquiae manude belhs
diplomatlClS cum m Galha exc1tat1s,hatum
ser
matum et diplomaticae artis. Porro rii tribu
o
e
co
ue,
dunq

wig
Lude
us".

nalib
Italia atque in supremis Germanici impe
e
,. V?rlesung.en.' l, p. 2 ? , ? 2 : a usata lqesIprssiO

vato giustamente P. Lehmann, in Taube


segui
r
parle
s1

d1plomanst1 francesi d1 cm
. , c10e
n
riferendosi anche alla polemica teorica de1
c
l
rensz
fo
a
c
matzc
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diplo
bella

dai
aria
a litter
.
to e ha distinto questi bella diplomatic
nfen: ta
S':lccessi':amente p er l'sp:ess10r;e e stata
.
trversie insorte su questioni giuridiche.
Clavz
s_ d!plo
iche sm bella dzplomatza m. B rmg gene
solo a queste ultime. Indicazioni bibliograf
que
;ale,
ologz
-bzblt
atzc
iplom
?
graphico-d
matica, p. 26 seg.; Namur, Bibliographie palo
matzque,
dzplo
la
sur
ns
statzo
conte
des
ire
Histo
et,
Ragu
Lige 1838 , 1 , p. 56 seg. Cfr. anche
Paris 1708.
favre de1
un presunto documento .di Dag?erto acontm
48 Ad es. egli era dell'opinione che
et,
tatem
lanm
0ne
ruct1
const
in
falsam
feste
mani
"quia
ngere
respi
da
fosse
stero
mona
:
Peter von Ludewig in una
47 Essa fu introdotta da Johann script
o um, Lipsia .l?20: "D usu e praetar;tla dipl?

22

21

22

Bella diplomatica

28

23

nas.cita .di Cristo . Nel complesso sia Zyllesius, sia la maggior parte degli altri
scntton che presero parte a questi bella diplomatica riuscirono a migliorare
di poco la conoscenza che gi il Medioevo aveva avuto dei documenti e solo
una di queste controversie fece fare alla nostra scienza un considerevole
passo avanti, il bellum diplomaticum Lindaviense49.
In questa annosa contesa su beni, diritti e sovranit territoriale tra la citt
dell'Impero e il monastero di Lindau gioc un ruolo rilevante un documen
to di un imperatore Ludovico falsificato nel XII secolo e oggi conservato
nell'Archivio Imperiale di Vienna, attribuito ora a Ludovico II ora a
Ludovico il Pio o a Ludovico il Germanico5o. La difesa della sua geuinit
da pae del monastero, e viceversa l'attacco ad essa da parte della citt, in
u? nm? momento non otrepassarono il livello consueto delle argomenta210m solitamente addotte m tali questioni. La citt per richiese un parere
su qel documento al famoso storico di Helmstedt, il professore Hermann
Conmg51, che nel 1 62 prepar? un ampio studio dal titolo Censura diplo
. tmperatorz /ert acceptum coenobium Lindaviense52. In
matzs quod Ludovzco
questo scritto per la prima volta fu adottato in maniera sistematica il giusto
metodo di ricavare le regole per giudicare un documento dubbio dal con
frono con altri documenti dello stesso autore e sicuramente genuini; il valo
re . d1 qusto trattato e il merito che il suo autore si acquist nella nostra
SClza npos?no soprattUt sull' ela orzione di questa idea. n fattO poi che
egh mcorse m van erron e da attnbmre alla carenza del materiale a sua
disposizione per il raffronto che egli condusse sulla scrittura, la lingua e le
formule: Un s ?lo esempio baster per a dimostrare quanto egli, nono
stante c1, abb1a superato i suoi predecessori. Si appena detto53 che nella
c?ntrc:versia sui documnti di Treviri fu fatto valere l'argomento degli errori
dr latmo contro un d1ploma merovingio . Anche nella causa di Lindau
Heider, che prima di Conring era stato il rappresentante degli interessi della
citt, aveva sostenuto la medesima opinione. Per quanto irragionevole sia
una tale obiezione, tuttavia Conring ebbe incontestabilmente ragione a farla
49 A

questo proposito cfr. G. Meyer von Knonau, Das bellum diplomaticum Lindaviense'

HZ, 26 (1870), p. 75-130.

50 qr. Miihlbacher, Regesten, n. 992, e la relativa appendice, ibid., p. 948 seg.


5 1 Gr nel 1652, nel suo Griindlicher Bericht von der Landes Fiirstlichen Ertzbischofflichen

23

Hoch- und Gerechtigkeit iiber die Stadt Bremen, Conring aveva esaminato criticamente un
falso documento di Enrico V a favore di quella citt (Stumpf, Die Reichskanzler, n. 3 056).
Ma le osservazioni l fatte non possono essere poste sullo stesso piano della trattazione dedi
cat caso di Lindau e non meritano. in alcu. mod? l'encomio rivolto loro da Goldschlag,
Beztrage zur polttzschen und publmstzschen
Tatzgkezt Hermann Conrings, Diss. Gottingen
1884, p. 20, n. 4 , che le definisce "una splendida prestazione di diplomatica".
52 elmstedt 1672, in quarto. Gi nel 1673 usc una seconda edizione. Questo scritto
stato por ripubblicato nell'edizione dell'opera omnia di Conring a cura di Gobel.
53 Cfr. sopra, nt. 48.

29

Hermann Conring

sima ,
quano , in line.a i mas
prop ria54 formulandola in . mod o. a.nalo.gst1c1
alc
ono
1s
s.ol.l non cost1t
faremmo anche noi oggi: gli error1 lmgm todaongm
1a
graf
orto
l
o
r
ale; se pe;
na prova contro la genuinit di un documen
del
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cost
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completamente
.
e la lingua di un documento divergonotale
e un segno
tmsc
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tempo e dall'uso della
.
. basano m
di non genuinit .
so.stanza
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il

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Lo scritto di Con
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n:mo
cam
sul
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.
egue
tutti i progressi della diplomatica mod erna Pros
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.
lui tracciato si doveva senza dubbio pervenire
lZlone 1 un.a
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.
alla
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mess
da lui com
atenale di. nsco?tro . dispos
conoscenza pi certa quanto pi cresceva il n;
corso degh. anm m cc:tl
zione mediante le pubblicazioni di documentito(nel
pi si affin.ava il senso _crlttco
nuo incremento per numero e valore) e quan com
e: , dt. qel matnale. o,
attraverso l'uso e il confronto, il pi possibile ebbeplet
eff1cac1a 1 quesL? sens
E non c' dubbio che lo scritto di Conring
ro impulst che: . l .G:er
anche se inizialmente da un'altra part e provenne
ndo piano gll 1mz1 d1
mania, in un primo momento fece!o pass are in seco
.
una critica scientifica dei documenti.
e derent da quello h
Partendo da un punto di vista sotanztalmnt
_
ca de1 docume.ntl, il
d1
fino ad allora aveva ispirato i lavon tedeschi) , checrltl
la orte d1 Jean
dopo
dotto gesuita Daniel Papebroch ( 1 628- 1714confratello Gotfned
Hes hen 24
Bolland (166 5) aveva assunto assieme al suo a Sanc or m5 , pubhco nl
Z-f :
la direzione della grandios a impresa degli Ac ac falsz dzscr
zmen_ tn etustzs
verz
circa
1 675 il suo Propylaeum antquarum
e le mosse da un U111co diploma
membranis56 Nella sua analisi anch'egli pres
to in favo r del m?nastr?
falsificato, d un presunto documento di Dagober
msso da mterss1 prat1c1,
di Oeren a Treviri57; ma al suo studio egli non era
lavon preparaton alla nuov.a
bens solamente scientifid58. Nel corso dei suoi
etto a?- accertare la genmedizione delle vite dei santi si trov pi volte costr
no dt pasare .da . os a
nit 0 la falsit di documenti antichi e sent il biso
eralza pnnczpta) n
zioni singole alla formulazione di regole generali (gen
.

d ]'
54 Cfr. cap. XV1I.
ms de la compagme e esus, vol 1 - 10 ,
55 Cfr. A. de Backer, Bibliothque des4 1ecrwa
.
3Bruxelles-Paris-Toulouse 1890-191 1 : 5, P seg.
1e
.
II. La pnma part che tratta m modo specra
56 Pubbl. prima negli AA SS, Ap:ilis tomu_ss dzplo
_
matzca, p. 22..- seg.
della diplomatica, fu ripubbl. in Barmg, Clavz
. .
.
52
n.
spur.
,
M
57 DD
h1 dtrttl di
possb:' prgiudicare ttc
58 Perci egli dichiara espressamente chelanon
lllta det documenti attestanti quel
possesso anche se dovesse essere dimostrata non genUl
possesso.
to in
ccta

, l, p. 2 1 , nt. 5 , non ha rmtr


. Pape
59 L'espressione che Traube, Vorlesungen
sdam
qmbu
s
ahbu
gener
semel
s
tituti
broch, si trova nella premessa del Propylaeum: "cons
discriminis inveniendi principiis" .
,

24

25

Jean Mabillon

m todo da lui seguito era sostanzialmente identico a quello di Conring, il


cm trattato Papebroch sembra avere ignorato; il materiale a sua disposizione
non molto pi abbondante. Egli conosceva solo il facsimile completo di un
do.cmento ?i Dagoberto per il monastero di St . Maximin6o e il presunto
o ngmale dt un documento di Enrico IV a favore di St . S ervatius a
Maastricht6 1 , ed entrambi erano appunto dei falsi, cosa che egli intu peral
tro. solo del secondo; disponeva inoltre di un ristretto numero di prove di
scnttura tr.atte dai diplomi di St . Maximin dei secoli IX, X e XI, i quali a
loro volta m gran parte erano falsi . Grazie al mirabile acume critico da lui
applicato in questo e in altri suoi lavori storici pervenne a un certo numero
di risultati esatti e a formulare un giudizio corretto anche sul documento da
cui era partito, essendo questo stato falsificato ancora pi grossolanamente
di qelli cm i quali lo aveva confrontato; ma quanto pi egli, in linea di
massima gmstamente, poneva l'accento sull'importanza dei caratteri estrin
seci per la critica dei documenti62, tanto pi grandi erano destinati a diveni
re i suoi errori data la sua scarsa conoscenza di quei caratteri. Questa scarsa
conoscenza non basta per a spiegare il metodo ipercritico e del tutto non
s cientifico con il quale Papebroch approv espressamente la frase di
Marsham, secondo il quale i documenti pi davano a credere di essere anti
chi pi perdevano di credibilit63, o la sua affermazione che non esistesse
alcun documento genuino risalente al periodo precedente a Dagoberto I e
solo poci esmpi di documenti genuini dei sovrani merovingi e carolingi.
In questi casi Papebroch fu influenzato da opinioni precostituite da lui
abbracciate in parte a seguito dei suoi studi, che lo avevano indotto a
resp0-gre qualche favola monastica medioevale, in parte per effetto degli
s ntti di Launoy e Naud, che egli senza dubbio conobbe e nei quali veniva
violentemente attaccata la genuinit dei documenti posseduti da numerosi
monasteri benedettini; e le analisi da lui condotte su alcuni documenti lo
avevano poi ancora di pi rafforzato in queste sue convinzioni64.
Occasionalmente, e senza dare una motivazione accurata, Papebroch
aveva espresso anche un giudizio sui documenti del monastero di St-Denis
vicno Parigi, pubblicati mezzo secolo prima da Doublet65, e aveva dichiara
to m blocco la falsit della maggior parte di essi. I benedettini francesi, riu-

niti dal 1618-1 62 1 in una congregazione intitolata a san Mauro, i quali, a


partire dal 1 63 0, sotto la guida del superiore generale Dom Groire Tariss
e rifacendosi all'antica tradizione dell'ordine, avevano volto 1 loro sforz1
soprattutto agli studi scientifici, specialmente a quelli s.torici, e dal 1 648
lavoravano seguendo le linee di un programma enune1ato da Dom uc
d' Achry66, credettero di scorgere nelle opinioni di Papebroch una sftda
lanciata contro il loro ordine e ritennero d1 doverla accettare.
Dom Jean Mabillon (1632-170 )67, n llevo di 'Achry, ?a ge? t'ulti
mo chiamato nel 1664 da St-Dems all off1cma degh stud1 sc1ent1f1c1 della
congregazione, cio al convento di St-Germain-ds-Prs, dal 16? alla guida
della grande impresa degli Acta Sanctorum Ordzms. S. Benedzctz, un uom?
ammirevole non solo per la sua enorme capacit di lavoro, ma anc;he per
suo eccellente acume critico, si assunse il compito di confutare gli attacchi
di Papebroch . Nel 1681 apparve la sua opera, d dicata al ministro frnese
Colbert, De re diplomatica libri VJ6s, che ha dato il nome alla nostra dtsclpli.
na e ne ha determinato l'ulteriore sviluppo. Per quanto in un certo senso
uno scritto d'occasione il lavoro di Mabillon tradisce in realt poco di tale
carattere. Il benedettin tratta delle tesi sostenute dal suo avversario solo in
alcuni capitoli del primo e del terzo ibr (e lo stesso Pap ebro.c non esit a
riconoscere come perfettamente nusclta la confuta.zwne 1v1 tentat da
Mabillon); la parte principale dell'opera era per dedtcata
alla costruzwne
di un nuovo sistema69.

60 Cfr. Bresslau, St. Maximin, p. 32.

25

31

Daniel Papebroch

30

61 Stumpf, Die Reichskanzler, n. 2886, oggi conservato nel Regio Archivio dei Paesi Bassi
a l'Aia.
62 Egli tratt con particolare cura la teoria dei monogrammi pur incorrendo pi volte
'
anche qui in qualche errore.
63 " Chartae fidem habent eo minorem, quo maiorem praeferunt antiquitatem" .
64 L'opinione di Ludewig, pi volte confutata, secondo cui la critica di Papebroch non
sarebbe stata altro che un complotto gesuita contro l'ordine benedettino, invece priva di
fondamento.
,
65 J. Doublet, Histoire de l'abbaye de St-Denis en France, Paris 1625.

66 Per la congregazione dei Maurini, sulla cui storia non possibile soffer:narsi: cfr:
Wattenbach, Das Schri/twesen3 , p. 13 seg., gli scritti ivi citati, e Baumer, nella b1ograf1a di
.
..
Mabillon (cfr. la nt. successiva ), p. 41 seg.
67 Cfr. la biografia di Jadart, Dom Jean Mabillon, Reims 1879, e quella d1 S. Baumer,
de
baye

Johannes Mabillon, Augsb'-:rg 1892, inoltr f: de B_roglie, .Mazl{on et !a. socit e l'ae pubbl.
Mabillon
a
relat1v1
scnttl
degli
a
btbhografl
Saint-Germain, 2 voli., Pans 1888. Una
.
da H. Stein, in Mlanges et documents, p. XXXV seg.
68 Ad esso si aggiunse poi il Librorum de re diplomatica supplementum, Pans 170. Lo
Mabillon,
stesso supplemento fu aggiunto alla seconda edizione dell'opera, riletta ancora da
ltr
709).
(Paris
Ruinart
Th.
Dom
di
cura
per
morte
sua
la
dopo
solo
luce
alla
ma venuta
ru
mtegraz10
oche
P
solo
Ruina
di
son
Hickes,
oggetto

?
alla premessa, che ha soprattutto ad
.
e l'appendice. Una terza edizione, meno pregevole, dzssertatzonzbus varzorum lcupletata
notisque nunc primum illustrata a marchione Bumbae Joh. Adzmart, apparve a Napoh nel . 1?89
in due volumi. [Su questa terza edizione dell'opera di Mabillon cfr. N. Barone, I:edzzzone
napoletana dell'opera De re diplomatica del Mabillon, Napoli 1911, Atti dell'Accademia
.
.
Pontaniana di Napoli, vol. 4 1.]
.
69 Contenuto dell'opera: Libro I: tipi di documenti, nozioni fondamen.tah, matere sc:r
rie, tipi di scrittura. Libro II: stile dei documenti, for.mule, person.al di cancellena, srg.illi ,
testimoni sottoscrizioni, datazione. Libro III: confutaz10ne delle tes1 di Papebroch, Conrmg,
scrit
Naud e tri. Notitiae' cartulari. Libro IV: le residenze dei re franchi. Libro V: prove diappen
tura. Libro VI: allegati a documenti. A ci si aggiunge il supplemento con digressioni e
,
dici. Un'analisi approfondita dell'opera contenuta i..r1 L. Levillain, in Mlanges et documents
seg.
24
p.
1,
n,
Vorlesunge
Traube,
in
trova
si
a
paleografic
p. 210 seg. ll giudizio sulla parte

26

26

[73 9]
26

27

28
27
28

33

]ean Mabillon

Mabillon. Germon

Che questa costruzione sia riuscita in maniera cos eccellente per l'epoca si
deve a una circostanza in particolare. Non possibile pensare che la mente e
l'intelligenza di Mabillon siano state cos superiori a quelle dei suoi predeces
sori Papebroch e Conrir1g come il suo libro supera le loro opere. Il fatto che
mentre quegli eruditi, come abbiamo visto, dovettero lavorare con un mate
riale molto scarso e incompleto, Mabillon ne ebbe a disposizione in gran
quantit. Oltre al grandioso archivio di St-Denis, che, quasi unico in tutta la
Francia, conservava veri originali di documenti dei sovrani merovingi e inoltre
un ricco tesoro di antichi privilegi papali, diplomi dei re carolingi e documenti
privati risalenti a epoche antiche, gli furono accessibili gli archivi monastici e
vescovili di tutta la Francia, che egli in parte visit e in parte fece consultare
dai suoi confratelli e collaboratori Ruinart, Germain, Estiennot; egli ricevette
anche dall'Italia e dalla Germania qualche comunicazione preziosa e pot
usare e pubblicare per la prima volta alcuni documenti in1portanti. Chiunque
esamini anche superficialmente i facsimili e gli allegati dei documenti pubbli
cati nel quinto e nel sesto libro della sua opera riconoscer facilmente in que
sta abbondanza di materiale la vera ragione della sua superiorit. In tal modo
egli pot estendere le sue osservazioni a una quantit di fenomeni che i suoi
predecessori non potevano aver colto; per questo trascur solo pochi elementi
tra quelli che oggi riteniamo necessari per lo studio critico dei documenti, e il
lavoro delle generazioni successive, col prendere l'avvio dalla sua opera,
stato in grado di ampliarne il numero solo in maniera insignificante.
Il merito di Mabillon non deve risultare sminuito da queste osservazioni,
bens solo chiarito; i risultati da lui raggiunti con questo materiale gli assicu
rano per sempre uno dei primi posti nella storia delle discipline scientifiche .
La sua opera una trattazione generale di diplomatica, valida per tutti i
tempi e tutti i paesi anche se con riferimento particolare alla Francia e ai
primi secoli del Medioevo. In questo senso la sua chiave di volta data dalle
regole generali per la valutazione critica dei documenti enunciate oeraltro
con molta circospezione, nel sesto capitolo del terzo libro7o . Se ' ero che
esse non sono del tutto esenti da una certa tendenza71, che non sempre rie
scono a esaurire completamente un tema, e che alcune infine potrebbero
essere a buon diritto contestate, tuttavia occorre riconoscere che altre con
tengono verit incrollabili, da allora rimaste patrimonio comune della ricer
ca scientifica, e principii che, elaborati ulteriormente e approfonditi, sono
stati alla base dei progressi di quella ricerca72. Oltre a presentare la prima

classificazione scientifica accettabile dei tipi di scrittura, fondamento di tutti


i successivi trattati di paleografia, l'opera di Mabillon contiene lo studio par
ticolare dei diplomi dei re franchi e francesi, che, almeno per il periodo
merovingio, non stato finora superato da nessun altro lavoro .
Mediante l'opera di Mabillon la diplomatica i..J. un primo tempo ancora
unita alla paleografia e poi, un secolo dopo, staccata da quest'ultima - assur
se al rango di disciplina scientifica e in pari tempo risult la sua grande
importanza per affrontare questioni di carattere pratico-giurico, susdta?
do perci un vivissimo interesse non solo in Francia, ma anche m Germama,
Italia, Inghilterra.
In un primo momento segu una vivace polemica contro le regole enunciate da Mabillon. Alcune furono attaccate violentemente dall'inglese
George Hickesn che rimprover Mabillon di avere voluto insegnare con
eccessiva furbizia ai monaci gli accorgimenti e i sotterfugi necessari a difen
dere i loro documenti falsi. La confutazione di queste accuse fu condotta da
Ruinart nella premessa alla seconda edizione dei Libri de re diplomatica,
essendo nel frattempo morto Mabillon.
Una controversia ancora pi accesa sorse allorch il gesuita Bartolomeo
Germon74 riprese le tesi abbandonate dal suo confratello Papebroch e spin
se la sua critica ancora pi in l di questo . Egli dichiar semplicemente che
era inconcepibile reperire ancora documenti genuini risalenti al periodo
merovingio, afferm l'impossibilit di distinguere il vero dal falso in docu
menti cos antichi, respinse con le argomentazioni pi insensate l' applicabi
lit di criteri paleografici, e attacc soprattutto i documenti dell'archivio di
St-Denis. N il suo scritto, n quelli dei suoi seguaci, i germanisti, tra cui
occorre ricordare soprattutto il gesuita Raguet ( 1708)75, n quelli dei difen
sori di Mabillon, Fontanini ( 1705), Ruinart ( 1706), Lazzarini ( 1706), Gatti
( 17 07), Maranta ( 17 08), diedero un qualsiasi contributo diretto all' evoluzio
ne della nostra scienza . La loro unica importanza data dal fatto che essi
spinsero i monaci maurini di Mabillon a proseguire senza sosta il loro lavoro

32

70 De re diplomatica, p. 241.
71 In particolare la seconda, ottava e decima regola. Cito qui l'inizio eli quest'ultima per

caratterizzare questa tendenza: "Si qua in multis optimis (scil. archivis) falsa aut vitiata diplo
mata occurrunt, non continuo monachis insultandum aut improperandum".
2 Penso alla quarta regola, secondo la quale la genuinit dei documenti deve essere valu
tata considerando non uno solo, ma tutti gli elementi messi insieme; alla sesta, per la quale le

testimonianze degli scrittori non sono necessariamente da preferirsi a quelle dei documenti
(una regola spesso violata ad es. da Papebroch); alla settima che, nell'esame critico dei doc
menti trcliti solo in copia, raccomanda l'uso eli un metro eli giudizio diverso da quello segui
to per gli originali.
.
.
73 Linguarum veterum septentrionalium thesaurus grammatzco-crztzcus et archaeologzcus, 4
voli., Oxford 1703-1705.
74 De veteribus regum Francorum diplomatibus et arte secernendi antiqua diplomata vera et
falsa disceptatio, Paris 1703 . Una disceptatio secunda apparve a Parigi nel 1706, e nel 1707 un
terzo scritto di Germon contro Ruinart e altri.
n
75 In questa polemica chi and pi in l fu il gesuita Hardouin con le sue dichirazio
auton
degh
opere
delle
parte
maggior
la
anche
ma
antichi,
pi
documenti
i
tutti
solo
che non
classici, molti libri dei padri della Chiesa ecc. fossero tardive falsificazioni monastiche; nel
1708, per, i suoi superiori lo costrinsero a ritrattare. Cfr. Traube, Vorlesungen, l , p. 3 1 seg.
.

29

29

34

30

di diplomatisti . Dai loro lavori nacque poi, in occasione di una vivace con
troversia scoppiata nel 1742 intorno alla genuinit di alcuni documenti del
convento d St :Ouen, gi precedentemente contestati, la seconda opera fon
damentale m lmgua francese della nostra disciplina, che, iniziata nel 1750
dai mauini Dom Ch . Fr. Toustain e Dom R . Fr. Tassin, dal 1754 per la
morte d1 Toustain fu proseguita dal s olo Tassin e venne terminata nel
176576 . Quest'opera supera di gran lunga quella di Mabillon per l'incredibi
le erudizine, la diligenza con la quale fu raccolto il materiale, e la quantit
enorme d1 documenti studiati; ma i due autori non posseggono la stessa
grandezza del loro predecessore quanto a forza creativa e a talento scientifi
o . Essi riuir?? una massa immnsa di materiale dominandolo per solo
m parte, e l utilita del loro lavoro nsulta notevolmente pregiudicata dall'or
dinamento infelice della materia, che da un lato costringe a frequenti ripeti
zioni, dall'altro scinde materiali omogenei . La paleografia la disciplina
tattata el modo p esariente; la parte pi pregiata la diplomatica spe
Ciale el do me::1t1 pontfici conter;-ta. nel quarto libro, che ancora oggi
d:'e nteners1 :ndispensabile: tanto pm btsogna considerarne i meriti quanto
pm tale materia era stata trascurata in precedenza .
Possiamo limitarci a riassumere brevemente l'evoluzione successiva della
diplomatica generale nei paesi romanzi dopo il Nouveau trait. In Francia
l'Beole des chartes fondata dal governo nel 182 1 ha favorito la formazione
pratica di giovani studiosi in paleografia, diplomatica e cronologia, dando al
paese un buon numero di eccellenti archivisti resisi benemeriti nell'ordinare
e catalogare i tesori loro affidati; nella sua rivista77 stata pubblicata anche

30

76 Noveu. t:ait de diplomatique. Traduzione tedesca dal titolo Neues Lehrgebaude der
.
Dzplomatzk,
llllZiata da Joh. Chr. Adelung, a partire dal tomo quarto continuata da Ant.
Rdo!p, 9 voli.,. Erfur 7_5? -69; con note aggiunte. Contenuto dell'opera: Libro primo:
p:mc1pu generali, cred1bihta de1 documenti, archivi, originali e copie, tipi di documenti.
L1br? ec?nd : Matrie scrttorie, strunienti scrittori, inchiostro, origine e storia della scrittu
r , up1 d1 scnttura 1 prncolar modo della scrittura latina, interpunzione, abbreviazioni,
cre, legature,. n.ot tm;miane, scrittura dei documenti, sigilli, caratteri esterni degli originali.
L1bro terzo: Tipi di scnttura, ortografia, lingue dei documenti titoli nomi formule datazio
ne, s?tscrzioni, l?ersone di cancelleria. Libro quarto: Diplmatia speciale dei dcumenti
P?ntrf1c1: Lt?ro qu:nto: Diplomatica speciale dei documenti di altre persone e di corporazio
n: ecclesiastiche. L.1bro seso: Diplorr:atia speciale ei documenti di imperatori, re, principi,
di altre persone la1che e di corporaz10n1. Libro settimo: Storia delle falsificazioni dei docu
menti (i libri 4-7 sono al loro interno ordinati cronologicamente). Libro ottavo: Metodo della
diplomatica e critica diplomatistica.
77 Bibliothque de l'Ecole des Chartes, Paris 1840 seg. Per l'uso della scuola stata pubbli
caa a raccolta ?lto util di eccellenti riproduioni di documenti dal titolo Recuezl de facsi
mile a l,u:a?: de l ecole natzonale des chartes, Pans 1880 seg. Un'altra importante pubblicazio
ne di facsimili fu curata dal Muse des archives dpartementales, Recueil des facsimzles hlio
graphzques de documents tirs des archives.des prfectures, mairies et hospices, Paris 1879 (testo e
60 tavole); una terza pubblicazione data dall'Album palographique, ed. Delisle, Paris 1887.

35

Diplomatistifrancesi

Nouveau trait de diplomatique

tre nel coro eli :titimi anni:


una serie di preziosi lavori specialistici. Inol
, uno de1. mtghon p eoraf1
per impulso di Leopold Delil (182 6-19 10)7
plo
o nch d1 pr.obldtr dnseD
dell' et contemporanea, che s1 e occupato pe
:
s1
10yan sud10 ,' avanti,
matica con grandissimo successo79, nmeros1
pm
era
par
d1 cm s1
tendo l'influenza dei pi recenti lavon tedescht
una certa 1mport,nza p r
di
e
anch
ti
scrit
te
lmen
hanno pubblicato individua
pera gnerale : a pm mpta
la nostra disciplina . Ma a lungo s - attesaiun'o
?e Wy81, st lmtta, h dov
finora uscita, gli Elments de palograph_ie didtplo
n;.atlca, nprentre il
.
vengono prese in considerzione 9-est10m
1
l
ando
? m mamra pm . chtara ea 3
materiale gi pubblicato da1 Maunm orgamzz
studt . persor:ali; s l m epoc
incrementandolo di singole aggiunte basate suque
d1 A. Gtry82 s1 e sta at
mati
recentissima l'eccellente Manuel de diplo pletamente83, c?munque p
m d
dal modello dei Maurini, anche se non com
e
apparso in Francia, e, nfac ?dos:
qualsiasi altro lavoro di diplomatica finora er,
ma anche sulla base d1 .suol
alle ricerche tedesche delle quali si parl scen
za nel cam po della diplostud i, ha riassunto lo stato della nostra cono
qes
matica generale84
m
i
stud
1
io
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slanc
uno
nte
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Anche in Italia si cons
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campo . I lavori di Scipione Maffei85 e di. Ang
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pr1mo .
imp ortanti tra quelli apparsi in passato l tato
u soprattutt? .nel
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acqm

si
egli

li;
seco
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prim
documenti dei
ro la dassifKacont
e
21on
pos1
campo della paleografia prendendo energtca

.
e Nationale di Parig.
.
Dal 1874 al 1904 direttore della Bibliothqu
di Francia ed Ennco II
sto
Augu
po
Filip
III,
cenzo
Inno
di
i
ment
docu
i
79 Ha studiato
d'Inghilterra.
A. Luchaire, J. Havet, M. Prou, J usselin , HalPhen, Lot,
80 Ad esempio Ul. Robert, Pfister,

e con il
Lauer e altri.
GUizot
81 2 voli . , Paris 1838. L'opera fu pubblicata per iniziativa de1 m1mstro
,
.
manuale. . .
.
finanziamento dello stato e doveva servire da
.
per i documenti del carolmgi francesi, mori nel 1899
82 Paris 1894 . L'autore, specialista
19
o
marz
??
15
ent,
ignem
.
.
S u di lui cfr. Prou, Revue internationale de l'ense
n.el li? r<:
capitoli della sa opera a eSJ?OSlZlOnl, corr:e
83 Pure Giry dedica ancora lunghi
a.zlOnl
(mdic
arto
q
ol
capit
),
luogo
d1
e
na
?
l!
perso
.
di
i
terzo, capitolo secondo e terzo (nom monete), che con la d1ploma1ca m quanto s.clenz
a
geografiche e topografiche, misure, pesi, a fini pr tici. P r la medesrma rag10ne egli ac.co

non hanno nulla a che fare, e sono utili solo


ca (f?P 83-3 14). Allo stesso tltol
tecm
logia
crono
ra
l'inte
a
matic
diplo
di
ale
manu
suo
glie nel
e la paleograf1a. Sul rapporto del Manue
lo allora avrebbe potuto esservi incorporata anch
, Fortschritte der Diz:lomatz, p. 12.
mund
Rosen
i
cfr.
cn la pr ma edizione del mio manuale a alla diplo tica generai . La diplo
matlc speCial

84 La maggior parte del libro ddicat


per I pon fi1
anche
a
m1sur
e
ualch
m
1
p
,
ces
fr
a
ar
l
.
per
9area tedesca, m lese e spagno a e,
trattata esaurientemente solo
de
nvat1

.
I?
ci. Ci che viene detto sui documenti egr eioent
pero pe: u.r:a diplomatca speoale.
eccessivo per una diplomatica generale, msuffone alte,arte
crztzca zn tal materza, Mantova 1727.
oduzi
85 Istoria diplomatica che serve d'intr
. o 1802.
Cfr. Traube, Vorlesungen, l, p. 44 seg.
s6 Delle istituzioni diplomatiche, 2 voli., Milan
78

31

32

33

32

33

37

Diplomatisti italiani

Diplomatisti tedeschi

zine dei tipi di scrittura proposta da Mabillon e ponendo l'accento sull'e


voluzione unitaria della scrittura latina . Il secondo, pur poggiandosi sul
lavoro dei Maurini, ha compiuto per anche studi personali sui documenti
italiani che conferiscono al suo libro un valore particolare. A scopi didattici
sono concepiti il compendio di Gloria, basato quasi esclusivamente sui lavo
ri dei francesi e degno di attenzione non tanto per il testo, quanto per le
tavole con esempi di scritture ad esso allegate87, e il manuale molto pi
importante di Cesare Paoli88, lo studioso fiorentino ben noto per una serie
di studi specialistici, deceduto nel 1902, i cui lavori mostrano una perfetta
padronanza della materia e non sono poveri di idee feconde.
In Germania subito dopo l'apparizione della grande opera di Mabillon89
ci si immerse con ardore operoso nello studio di questa nuova disciplina.
Ancora prima della met del XVIII secolo venne introdotta nell'insegna
mento universitario, inizialmente a Jena con il professore Christian Heinrich
Eckhard (1716-1751)90, e poi, nel periodo successivo, fu curata in particola
re da Johann Joachim a Halle ( 1 7 13 - 1 768)91, da Johann Heumann von
Teutschenbrunnen, professore all'universit di Norimberga ad Altdorf
( 17 1 1 -1760)92, da Jeremias Jacob Oberlin a Strasburgo (173 5 - 1806)93, da

Johann Christoph Gatterer a Gttinga ( 1727-1799)94, ?a Gregor Gruber, pro


. da Carl Traugott
fessore alla Ritterakademie a V1enna ( 1739-1799)95 , mfme
Gottlob Schonemann, il successore di Gatterer a Gottinga (1765 - 1802)96
Tra l'altro tutti costoro univano all'insegnamento della paleografia e diplo
matica anche quello della storia e della uiurisprudenza, e solo recentemente
in Austria e in Germania sono state istitite apposite cattedre per l'insegna
mento delle scienze ausiliarie della storia97 .- -In Germania fino ai primi decenni del XIX secolo la produzione i scrt:
ti nel campo della diplomatica si mosse essenzialmente lu_ngo due d1rettn1
mentre da essa si staccavano gradualmente la paleograf1a e la cronolopa
divenendo due discipline indipendenti. Da un lato numerosi compendi e
manuali, pi o meno ampi, tentarono -in parte di organizzare in modo pi
semplice, sistematico e comprensibile il mate.riale di st di? tr.amandato e da
essi incrementato anche di nuove e personali osservaz10m, di formulare nel
modo pi certo e preciso possibile le reg?le pr !a :ralutzi? n ei do.umen:
ti, infine di servire agli scopi pratici degli archiv1st1 e de1 g1Unst198. C10 che. e
stato fatto su questa strada non per molto, n di imp? rtanza duratua; m
particolare il tentativo di Gatterer di onda!e plomattca e ple?gr.afla st;
una base totalmente nuova mediante l apphcazwne a queste d1sc1phne de1
prindpii del sistema di Linneo99 rappresenta n c:rrioso. travaet;to di cattivo gusto che ha fatto precocemente cadere m disuso 1 suot hbn, peraltro
non privi di osservazioni utili. Il migliore lavoro scritto in Germania il

36

87 Compendio delle lezioni teorico-pratiche di paleografia e diplomatica, Padova 1870 (testo


e atlante con 29 tavole) .
88 Programma scolastico di paleografia latina e di diplomatica, sec. ediz., Firenze 18881 899. Traduz. tedesca (con aggiunte dell'autore) a cura di K. Lohmeyer, Innsbruck 18991 00. La terza parte de.ll'opra tratta la diplomatica. Separatamente apparso Le abbreviazio
nz nella paleogafia latzna,
F1renze 1891 (traduz. tedesca: Innsbruck 1892). Degna di nota
anche la recens10ne comparativa di Paoli alla prima edizione del mio manuale e al Manuel di
Giry, in ASI, ser. 5, 15 (1895), p. 109-12 1 . Tra gli altri lavori specialistici italiani menziono
Datta, Lezioni di paleogra/ta (ora da confrontare con i facsimili pubbl. da Vavra Museo stori
0) 0 J?Oi Ru.ssi, Pa!eogra/ia. L. Schiaparelli ha recentemente presentato eccellti iavori specia
listiCI e ottltne edizioni. Le pi importanti edizioni italiane di facsimili sono: Ernesto Monaci
ll: API, Roma 1882 seg.; G. Vitelli-C. Paoli, Collezione fiorentina di facsimili paleogra/ici:
F1re?ze 1884-197. Altre dovranno essere citate pi avanti. Tra le edizioni inglesi di facsimili
mentano attenzione, anche per la produzione documentaria tedesca e italiana, i Facsimzles o/
manuscripts and inscriptions pubblicati da Bond e Thompson per la Paleographical Society
(London 1878 seg.).
. . 8 9 Cfr. s ; q anto segue F.X. von Wegele, Geschichte der deutschen Historiographie,
e
Munchen-Le1pzg 1885, p. 550 seg.; Rosenmund, Fortschrtte der Diplomatik, p. 3 1 seg.
90 Autore di una Introductio in rem diplomaticam, praecipue Germanicam ' Jena 1742
(2Jena 1753, a cura di Blasche).
2
3
9 1 Einleitung zur Teutschen Diplomatik, Halle 1748 ( Halle 1754; Halle 1785).
2
9 Commentarii de re diplomatica imperatorum ac regum Germanorum inde a Caroli Magni
temporibus adornati, 2 voli., Niirnberg 1745-53; Commentarii de re diplomatica imperatricum
ac reginarum Germaniae, Niirnberg 1749. Ho citato qui anche Heumann sebbene non sia
sicuro che egli insegnasse gi diplomatica (cfr. Gatterer, Praktische Diplomatik, p. 103 seg.;
Schonemann, Versuch, l, p. 137 nota).
93 Attis diplomaticae primae lineae in usum auditorum, StraBburg 1788.

der Diplomatik; Idem, Praktische


94 Gatterer, Elementa artis diplomatica e; Idem, Abrifi
Diplomatik.
1783-84. ..
95 Lehrsystem einer allgemeinen Diplomatik , 3 voli., Wien
.
. 1
,
n, besonders alteren Dzp.omatzk
96 Versuch eines vollst'n digen Systems der allgememe
voll.,
2
2
,
Diplomatik
praktische
die
fiir
Codex
voli.);
2
1818,
Leipzig
(
Hamburg 1801-02
Gottingen 1800-03.
. . . , ..
.
. .
de1 funzronan d arch1V10, che
97 A Marburg stato fondato un IStltuto per la formaz10ne
per in quest'ultimo periodo ha perso la sua originari importanza. A Vienna l'nsitut fiir.
asterreichische Geschichts/orschung (fondato nel 1854) SI propone anche questo ob!ettlvo; cfr
.
E. Ottenthal, Das k.k. Institutfur osterreichische Geschichts/orschu.ng, Wien 1904. .
occorre c1tare Hert, J?e fide dzplon:a
98 Oltre ai lavori qui gi menzionati alle note 90-96,
tum Germaniae imperatorum et regum, GieBen 1699; Aldenbruck, In artem dzplomatzcam zsa
goge, 2Koh"1 1769; Schwab, Brevis introductio in rem diplmaticam, Heidelberg 1776; Mereau,
von
Diplomatisches Lehrbuch zur Be/Orderung der demonstratwen Lehrmethode, Jena 1791.; C.104.
'1schwe1g
Bra
,
Diplomatik
deutschen
der
ger
n
An/'
/iir
Einleitung

Schmidt-Phise1dek,
.
L'ultimo saggio di una nuova trattazione sistematica stato fornito da H.A. t::rhard, Krztzsche
Ubersicht der Diplomatik in ihren bisherigen Bearbeitungen un! Entwur/ ez es Systems der
Geschichtsquellenkunde, Zeitschrift fur Archivkunde, Diplomatik und Geschlchte, 2 (1836),
p. 217-3 12 e 371-445.
.
ae amore
99 Gatterer Elementa artis diplomatica e, 81: "nos itaque, partlffi art1s diplomatlc
"n similitucfu:em esse, in
laxin1a..
artium
capti, partim hac cogitatione confirmati, naturae et
?
admiranda methodi Linnaeanae pulchritudine ac praestantla eo usque progressi sumus, ut
crederemus eam ad dividendas etiam scripturas haud incommode accommodari posse".
.

34

34

35

39

Diplomatisti tedeschi

Diplomatisti tedeschi

libr? di Schonmann, rimasto p_urtroppo incompiuto, al cui sistema per ha


nocmto la sua mfondata avvers10ne verso la distinzione tra elementi intrin
seci ed estrinsecilOO.
Sin dall'inizio, per, oltre a queste opere di sistemazione generale della
materia, furono anche prodotti lavori specialistici suddivisibili a loro volta
in due categorie. Da un lato vennero trattati singoli capitoli della diplomati
ca generale, come la dottrina dei sigilli, dei monogrammi, della datazione
della scrittura dei documenti, delle abbreviazioni, delle singole formule dei
docut;nenti. I relativi lavori non hanno grande importanza, tranne qualche
eccez10ne, e sono oggi superati. Dall'altro lato si procedette a estrarre dalla
massa del materiale medioevale gruppi di documenti circoscritti nel tempo e
nel luogo, e a sottoporli a un'analisi separata. In Germania il primo a per
correre questa strada101, su cui doveva seguire l'ulteriore progresso della
diplomaica, fu Johann Georg Bessel ( 1 672- 1 74 9 ) , abate del monastero
bendettmo di Gottweig nell'Austria inferiore. La parte dedicata alla diplo
matica nella sua opera, eccellente per i tempil02, tratta i documenti dei re
tedeschi da Corrado I fino a Federico II. L'autore fonda le sue osservazioni
su un erie di facsimili per ogni periodo di regno, i quali in verit - a parte
le def1c1enze tecniche - hanno il difetto di non conservare il formato e la
divisione delle righe degli originali, e perci non sono in grado di dare un'i
d a coret ell'aspetto di un documento regio tedesco. Basandosi su que
sti fa1m11 l ator c?mmnta ogni volta prima i caratteri estrinseci, poi
.
quel1 :ntnnsec1 de1 d1plom1, c1tando per anche nel modo pi completo
pos1? ile le pubblicazioi i ocume1_1ti a lui ccessibili. Quest'opera supera
tutti 1 precedetl_ lavor d1 d1plomat1ca spectale, anche quelli dei francesi,
.
p r la sua erud1210ne, l accuratezza e la vasta conoscenza. li suo maggiore
.
difetto ons1ste ?a un lato nel fatto che Bessel tenne unicamente conto degli
elementi formali per la valutazione dei documenti, i quali invece non sono
sufficienti, dall'altro nel fatto che egli non giunse a formulare criteri certi
per ecidre se un documnto fosse veramente originale e che perci nelle
.
.
sue nfless10m egh spesso s1 mosse da premesse sbagliate. Inoltre Bessel non
vide alcun originale dei documenti italiani degli imperatori tedeschi, e la sua

conoscenza di riproduzioni non fu n abbondante, n sufficiente, cos che


diversi fenomeni dovettero risultargli incomprensibili.
I due volumi del lavoro di Heumann sui documenti carolingi103 rappre
sentarono poi un ulteriore e significativo passo avanti. Heumann che, lavo
rando presso una piccola universit, non aveva mai visto documenti origina
li, pot ricavare la sua conoscenza dei caratteri estrinseci dei diplomi solo da
facsimili e da descrizioni e fu pe-rci indotte a sottovalutarli ingiustificata
mentel04; diede d'altro canto un notevole impulso al progresso metodico
della nostra scienza perch consider il contenuto giuridico dei diplomi
come un elemento della critica diplomatica.

38

100

Cfr. capitolo primo .


Tra i lavri no tedeschi del K_VIII secolo che rientrar:o in questa categoria cito quelli
di Madox pr l Inghilterra ( 1700), d1 Anderson per la Scozra (1739), di Fant per la Svezia
( 1780-81), di Schwandtner per l'Ungheria (1790) e di Alter per la Boemia (1801).
102 Chronicon Gotwicense. . Tomus prodromus de codicibus antiquis manuscriptis de impe
.
ratorum ac regum Germamae dzplomatzbus, Tegernsee 1732. Nel titolo Bessel si cita con il
suo nome di religione, Gottfried. Su di lui cfr. P.P. Albert, Freiburg;r Diozesanarchiv. 27
(1899), p. 2 1 7 seg., che in ql!esto e in un altro saggio altrettanto elogiativo, Wer is/der
_ Gotwzcense?, HJ, 3 1 (1910), p. 66-74, tratta della partecipazione al
Ver/asser des Chomcon
_ Gotwtcense del collaboratore di Bessel, Franz Joseph von Hahn, sopravvalutata da
Chonzcon
He1gel, Wegele e Traube, ma che Albert stima troppo poco.
.

1 01

Altri progressi sostanziali si sono verificati solo negli ultimi decenni, nel
periodo dopo la fine del dominio napoleonico. Prima di tutto, a seguito
delle trasformazioni causate dalla Rivoluzione francese nella vita politica
europea, e soprattutto nei due paesi dei quali qui ci occupiamo in particolar
modo, la Germania e l'Italia, il fatto pi rilevante fu che i documenti
medioevali persero progressivamente il loro valore pratico-giuridico. Mentre
il periodo dei bella diplomatica giunse quasi fino alla fine dell'antico Impero
tedesco in quanto ancora in numerosi processi del XVIII secolo si fece
ricorso ai diplomi antichi e perci fu necessario discuterne la genuinitl05,
dopo l'ra napoleonica, invece, lo status giuridico pubblico di quei paesi
poggi su principii nuovi di diritto pubblico e internazionale, per cui solo in
casi molto rari fu necessario richiamarsi all'antica condizione giuridica fissa
ta nei vecchi documenti medioevali. E inoltre la maggior parte di quei docu
menti perse la sua rilevanza pratica in quanto le istituzioni ecclesiastiche e le
corporazioni, cui erano appartenuti, erano state soppresse o almeno media
tizzate. Mentre a questo modo la diplomatica perdeva quasi tutta la sua
importanza per la vita giuridica praticalo6, divenne sempre pi una scienza
103 Cfr. sopra, nt. 92. Tra Bessel e Heumann si inserisce cronologicamente un lavoro di
poco conto di L. Grebner (1742) sui documenti di Corrado I. Pi tardi Heumann pubblic
Commentatio de re diplomatica Friderici II imperatoris, Altdorf 1756.
una breve
4
1 0 Cfr. Sickel, Acta, l, p. 37.
1 05 Cfr. la lista di Deduktionsschri/ten del XVIII secolo che si trova in Schonemann,
Versuch, l, p. 213 seg.
106 I pochi casi nei quali nel corso degli ultimi decenni si fatto uso di documenti
medioevali per fini pratico-giuridici hanno ad oggetto controversie di diritto privato e que
stioni di status. Cfr. per queste ultime la decisione presa dal governo austriaco (Wiener
Zeitung 1864, n. 149, 16 giugno, Amtlicher Teil) sulla base di un presunto documento di
Corrado II grossolanamente falsificato. Tuttavia l'interpretazione di un diploma di Federico I
del 1 188 ha avuto un ruolo fondamen tale ancora al processo tra Lubecca e i due
Meclemburgo <Schwerin e Strelitz, n.d.t.> circa i diritti di sovranit sul fiume Trave, conclu
sosi nel 1890 con una sentenza del tribunale imperiale: cfr. NA, 17 (1892), p. 235, n. 55. E
anche al processo, risolto nel 1904 dall'Oberlandsgericht di Kiel, tra la citt omonima e il
fisco prussiano circa il possesso del porto di Kiel sono risultate determinanti alcune questioni

36

35

36

40

37

Nascita dei Monumenta Germaniae Historica

Johann Fr. Bohmer

puramente teorica al servizio degli studi storici e si liber cos, con suo gran
de giovamento, di tutti gli orientamenti non scientifici che avevano pur sem
pre avuto grande importanza nei lavori apparsi fino ad allora .
A ci si collega un' aitra riflessione . Proprio quella secolarizzazione e
mediatizzazione di monasteri e diocesi fecero affluire la maggior parte dei
documenti medioevali negli archivi comunali e statali. In queste sedi essi
furono riordinati e, nel corso dei decenni successivi, messi a disposizione
della ricerca scientifica con sempre crescente liberalit: quanto minore rile
vanza pratica possedevano adesso questi documenti, tanto minori erano i
motivi di limitarne l a consultazione . E poich con il continuo e sorprenden
te incremento dei mezzi di comunicazione i viaggi per ricerche archivistiche
divennero possibili in una misura e in un'estension e che gli eruditi del
XVIII secolo mai si sarebbero sognati, lo studio della diplomatica pot esse
re posto sempre pi sulla base sicura dell'esame diretto dei documenti.
Di queste facilitazioni si fece tanto pi un uso abbondante quanto pi
esse coincisero con un periodo di considerevole slancio della sensibilit per
gli studi storici in generale e, in modo tutto particolare, per l'indagine sul
periodo medioevale.
In questa sede non si pu illustrare nei particolari come questo ardore
verso tali studi sia riconducibile in parte alla nuova organizzazione politica
della Germania, in parte a quella corrente di pensiero che pervase allora la
letteratura, l'arte, l'intera vita spirituale, e che usiamo chiamare Romantici
smo. Baster ricordare due iniziative che danno la pi viva testimonianza di
questo slancio . Nel 1 819, grazie all'energico patriottismo del barone von
Stein, a Francoforte sul Meno si riun la Societ per lo studio dell'antica sto
ria tedesca ( Gesellschaft /iir a'ltere deutsche Geschichtskunde); nel 1 83 4 Leo
pold Ranke inizi a far elaborare dai suoi allievi in maniera sistematica, me
diante il ricorso a tutte le fonti e gli strumenti disponibili, gli Annali della
storia dell'Impero tedesco (jahrbiicher der Geschichte des deutschen Reiches) a
cominciare dal periodo sassone . Ben presto, nel 1 824, la Societ, sotto la
guida competente di G.H . Pertz ( 1795 - 1 876), inser nel suo definitivo pro
gramma di lavoro la pubblicazione dei documenti dei sovrani tedeschi fino
al XIV secolo; i collaboratori degli Annali si videro richiamati a un uso
molto pi ampio e intenso dei documenti di quanto fosse consueto fino ad
allora dovendo ordinare il materiale secondo criteri essenzialmente cronolo
gici e ricostruire l'itinerario dei sovrani. In questo modo sembravano cresce
re contemporaneamente e il desiderio di un ampliamento delle nostre cono
scenze di diplomatica e i mezzi per soddisfarlo.
Per decenni gli studiosi inviati dalla Societ consultarono gli archivi tede
schi, italiani, francesi, preparando raccolte molto ampie di documenti che,

pur nella carenza di un vero e proprio ordinamento e di un piano di lavo


rolo7, se fossero state pubblicate precocemente avrebbero potuto essere di
grandissima utilit. Ma non si arriv alla pubblicazione. Per quasi cinquant'anni la direzione dell'impresa tenne presso di s quei tesori accumulati; e allorch finalmente nel 1 872 fu pubblicato d a K . Pertz (il giovane) il
primo volume dei Diplomata, contenente i documenti merovingi, fu evidente che tale opera non era assolutamente all'altezza delle esigenze scientifiche, nel frattempo notevolmente accresdutesi18.
Frattanto, infatti, si era giunti a dominare meglio il materiale documenta
rio disponibile e contemporaneamente si era imparato a giudicarlo secondo
altri punti di vista. Johann Friedrich Bohmer ( 1795 -1 863 ) , il collega del pi
anziano Pertz alla guida della Societ per lo studio dell'antica storia tedesca,
inizialmente si era assunto l'incarico di pubblicare i documenti imperiali,
poi per, non essendo pi d'accordo con Pertz sul progetto e sulla veste
esteriore di questa edizione, ebbe l'idea di preparare da solo e liberamente
un'edizione di diplomi. Pur non avendo realizzato questo progetto109, dai
lavori preparatori furono ricavati i suoi grandiosi elenchi di documenti110,
che, tenendo soprattutto conto del materiale stampato, e impiegando per
sempre pi materiale inedito, hanno aperto la strada ai lavori di diplomatica
quali da allora sono divenuti consueti. Bohmer inizi i suoi regesti111 con i
documenti imperiali e regi dal 9 1 1 al 1 3 13 ( 1 83 1 ) , a questi seguirono poi i
documenti carolingi e dei re della Borgogna ( 1833 ) ; poco dopo apparve la
continuazione fino al 1347 ( 1839) . I regesti di Roberto del Palatinato e di
Federico III furono pubblicati da Chmel ( 1 834 e 1 840); l'edizione di quelli
di Carlo IV stata curata da Huber sulla base del materiale lasciato da
Bohmer, arricchito da numerose integrazioni ( 1 877; poi un fascicolo supple
mentare uscito nel 1 889) . Lo stesso Bohmer port a termine la riedizione di
singole sezioni relative al periodo dal 1 198 al 13 13 ( 1 844- 1 849) e inoltre
pubblic qualche appendice in fascicoli supplementari112. In collaborazione
con lui, inoltre, Karl Friedrich Stumpf Brentano ( 1 829- 1 882) pose mano a

relative alla genuinit e all'interpretazione di documenti medioevali: cfr. NA, 34 (1909), p.


291, n. 162 .

107
108

41

Cfr. Sickel, Programm, p. 432.


Cfr. MGH Diplomatum impert"i tomus I, besprochen von Th. Sickel, Berlin 1873, e la
recensione dell'edizione di Pertz da parte di K.F. Stumpf, HZ, 29 (1873 ), p. 343 seg.
109 Fu pubblicato per prova solo un fascicolo, non certo sufficiente: Acta Conradi I regis,
Frankfurt 1859.
110 Cfr. su ci in generale le osservazioni di Ficker nella premessa a Bohmer, Acta.
m TI termine stato usato per la prima volta in questa accezione da P. Georgisch, Regesta
chronologica-diplomatica in quibus recensentur omnis generis monumenta et documenta publz
ca, 4 voli., Frankfurt-Leipzig 1740-44. Richiama alla mente l'uso medioevale della parola
regestum, registrum (cfr. pi avanti) con la quale per non coincide.
1 1 2 Ad es, due Additamenta ai regesti del 1246- 13 13 (pubbl. nel 1849 e 1857) . Due
Additamenta ai regesti del 13 14-1346 furono pubbl. ancora da Bohmer ( 1841 e 1846), il terzo
usc ad opera d.i Ficker nel 1865.

38

39

37
38

39

42

40

40

]ohann Fr. Bohmer e i suoi successori

un nuovo elenco dei documenti dal 919 al 1 197 113 , mentre, dopo la morte di
Bohmr, Julius Ficker prese in mano la direzione dell'intera impresa (passa
ta sub1to dopo la morte di quest'ultimo prima a Engelbert Miihlbacher
quindi, dopo il decesso di questi, a Oswald Redlich, e recentemente a Emll
von Ottenthal) e, valendosi degli strumenti di lavoro preparati da Bohmer
cominci una nuova edizione dei regesti dal 1 198 al 1273, portata a termin
da Eduard Winkelmann e da Friedrich Wilhelm (188 1-1901) Ficker diede
inoltre impulso a un'analoga edizione anche per il periodo arolingio affi
dandola a E . Miihlbacher (seconda edizione terminata da Johann Lechner
1 99-1 908) , per l'epoca sassone a E. von Ottenthal ( 1 893) , per Rodolfo
d Asburgo a O. Redlich (1898) 114.
Ci che gli studi sul Medioevo tedesco devono a questi lavori di Bohmer e
dei suoi successori stato ripetuto talmente spesso e percepito cos vivamente
da ogni singolo studioso che appare superfluo parlarne ancora . Occorrer
altres ricordare solo brevemente che l'esempio dato con i regesti dei docu
menti imperiali, trasferito in altri campi, fu imitato da Philipp Jaff (18191 70) p er i docenti potifici fino al 1 198 e poi da numerosi studiosi pi
g1ova pe altr: grupp1 d1 docmenti . qui baster esporre in quale misura
questi studi abb1ano avuto una npercuss10ne sul metodo della nostra scienza.
. Innanzituto fu chiaro che da allora in poi ogni studioso che si occupasse
d1 documenti doveva essere in grado di dominare in modo possibilmente
c?ml?leto tuto il rr:ateriale disponibile. In secondo luogo, per, dalla com
pilazlOne de1 regest1 doveva scaturire un certo criterio per la valutazione dei
documenti . Nell'ordinare cronologicamente i diplomi emessi dai sovrani iti
neranti, a Bohmer, a Stumpf e ad altri dopo di loro parve che tutti i docu
menti non ordinabili a causa di contraddizioni nella datazione o non conci
liabili con altre testimonianze irrefutabili, fossero corrotti da rrori di scrit
tura o i tradizione, o completamente falsificati. Allo stesso tempo, nel for
mulare m astratto, basandosi su una gran quantit di documenti conformi
tra loro e che essi ebbero tra le mani, alcuni criteri di una norma di cancelle
ria (Kanzleim/Sigkeit) da loro supposta, essi giudicarono non genuino o cor
rotto qualsiasi documento che non osservasse queste regole; esso era da
espungere dalla serie dei regesti oppure da segnalare a parte come falso 115 .
.
113 ome se condo vol ne di una grande opera sulla storia della cancelleria imperiale,
u:
_
nmasta _mcompluta: del pnmo volume di tale opera uscirono solo cinque fogli di stampa,
mentre il terzo ha ad oggetto una raccolta di documenti imperiali inediti (Innsbruck 1865-83
'
con appendici diJ. Ficker).
1 14 I regesti di Sigismondo (1896-1900), curati da W Altmann indipendentemente dalla
gestione del lascito di Bohmer, si congiungono cronologicamente e nella loro forma esteriore
a questi lavori.
.
1 15 Per quello che so, Bohmer e Stumpf hanno perseverato fino alla fine in questa convinZlOne. Oggi essa non pi condivisa da alcun diplomatista tedesco, ad eccezione forse di
Pflugk-Harttung, che preferisce lavorare ancora con il concetto di Kanzleimiifl,igkeit.

Julius Ficker

43

In questo modo Stumpf pervenne apr. arentemnte risultti certi, . rr:a


.
chiaro che il suo metodo si muoveva ali mterno di un circolo VlZlOSO.
S1 nca
vavano le regole per il giudizio sulla genuinit dalla conformit tra oro d
un certo numero di documenti ritenuti genuini, e si respingevano tuttl quelli
che si allontanavano da tali regole. Si partiva dal presupposto di norme fisse
vigenti nelle cancellerie, ma si dava dimostrazione di un tale presupposto
semplicemente non prendendo in-considerazione tutto ci che si scostava da
quelle norme.
. parti . Da un lato da
Questo sistema fu scosso nei suoi fondamenti da due
Julius Ficker (1826-1902) 116 , il quale dovette maturare la convinzione del
l'insostenibilit di tale sistema lavorando alla nuova edizione dei regesti. Egli
insegn a considerare ogni singolo documento come una fonte storica a s.
stante che, come tutte le testimonianze storiografiche, doveva essere esami
nata alla luce del suo processo di formazione . Egli studi il processo di for
mazione dei documenti nelle sue singole fasi e nei suoi fattori, e distrusse
completamente la leggenda dell'ordine perfetto nella produzione dei docu
menti medioevali, dimostrando che una serie di irregolarit presenti in sin
goli documenti potevano essere spiegate meglio studiando la storia della
loro formazione piuttosto che supponendo, come fino ad allora era stato
fatto, un errore di tradizione o uxia falsificazione. Facendosi guidare dall'i
dea di orendere in considerazione tutti i caratteri intrinseci ed estrinseci dei
documnti, egli trasmise una quantit di impulsi che ancora a lungo produr
ranno un effetto fecondo, anche se alcune delle sue ipotesi, come del resto
egli aveva preveduto, non si sono dimostrate valide. Indubbiamente nella
sua dottrina era insito il rischio che gli strumenti da lui forniti per spiegare
alcune anomalie nei documenti potessero essere usati da futuri studiosi
meno attenti e competenti (e ci talvolta gi avvenuto) 117 per prendere
posizione a favore di vere falsificazioni, indegne di essere difese .. Ma di qu
sti errori non responsabile Ficker, bens. coloro che hanno apphcato male il
suo metodo .
Dall'altra parte bisogna ricordare qui l'attivit di Theodor Sickel ( 18261908) 118. Ci imbatteremo pi volte in queste pagine nel nome di quest'uomo
cui la nostra scienza deve pi che ad ogni altro studioso dai giorni di
! 1 6 Beitriige, e appendici in MIG, vol. l, 2, 6. Su di lui cfr. J. Jung, Julius Ficker,
Innsbruck 1907.
117 Cos ad es. ha fatto Baumann nell'edizione dei documenti del monastero di Ognissanti
a Schaffhausen.
! 18 Beitriige, 1-8; Acta regum Karolinorum; Programm, p. 429 seg.; Kaiserurleunden in der
Schweiz Monumenta grapbica medii aevi; Schri/tta/eln aus dem Nacblaj, von U.F v. Kopp,
Wien U7 1 . Altri lavori sono stati gi citati sopra e dovranno essere menzionati pi avanti in
altro contesto. Manca una sua biografia completa. Per il momento cfr. E. von Ottenthal,
MIG, 29 (1908), p. 545-559; W. Erben, HV, 1 1 (1908), p. 333-359; M. Tangl, NA, 33
(1908), p. 773-781.

41

41

44

42

42

Theodor Sickel

Mabillon e dal frequente uso che dovremo fare dei risultati dei suoi studi si
ricaver chiaramet la sua importanza per la storia della diplomatica. Per il
momento sara, suff1c1ente esporre un punto centrale e fondamentale dei suoi
lavori: Sickel, mediante un'idea semplice ma di cogente evidenza tir la
nostra scienza fuori dal circolo vizioso nel quale, come abbiamo isto si
muoveva. Se da tempo si era riconosciuto che le regole per la valutazion di
d?cn:_ent ub?i dovevano ricavarsi dall'esame di pezzi sicuramente genui
m, c1oe ongmali, occorreva allora pervenire a un criterio certo per decidere
se un. docw:ne1;.to era genuino. Ci stato fatto da Sickel, prima per i docu
.
menti carolmg1, p01 anche per quelli degli imperatori sassoni.
Egli part da un'osservazione che poi nel corso degli anni formul in
modo sempre pi chiaro e precisol19. Se pi documenti del medesimo autore
diretti a differenti destinatari chiaramente indipendenti l'uno dall'altro cos
ad esempio una .diocesi italiana e un monastero tedesco, oppure una hiesa
bavarese e un lruco della Bassa Sassonia, sono stati scritti in parte o intera
mente dalla stessa mano, questa unifon:-it di scrittura pu essere allora spie
gata olo pensando a una comune ongme nella cancelleria dell'autore dato
che, m base a tutto ci che sappiamo sulla produzione di falsi medioeali si
pu escludere in linea generale, e prescindendo da poche eccezioni da illu
strare a parte, l'ipotesi che essi possano derivare dallo stesso falsariol20. Cos

119 Cfr. Beitrige, 6.


120 Due di qeste cczrom sono state recentemente trattate a fondo; una la falsificazione dr. documentl carolingi a favore di numerosi monasteri svev da parte di un falsario del XII
secolo (cr. Lec.hner, Sck w4"bische Urkundenflschungen, p. 37 seg.), poi vi la redazione di
quatto :hplom.r presunti di Corrado II ed Enrico III (prodotti verso la met del secolo XI da
un chrenco tornese)
a fa:rore delle diocesi di Torino, Modena, Bergamo e per i monasteri di
S. Salvatore dr Tolla e di S. Costanzo a Villar San Costanzo: cfr. A. Hessel-H. Wibel Ein
Tu;zner Urkr:ndenflcher des 1. Jahrhunderts, NA, 32 (1907), p. 321-376. Ma, quant alla
pnma eccez10ne, quei monasten della Germania meridionale probabilmente erano tra loro in
un ceto rapporto, n si pu in alcun modo pensare alla genuinit dei documenti carolingi in
questron perch a loro .srittura risale con certezza al XII secolo. Quanto alla seconda ecce
ZlOne, cht a studiato cnucamente
i quattro diplomi italiani deve avere notato che essi sono
accomunati dal fat:o che o stato en:esso per il vescovo di Torino, Guido, e negli altri tre
lo stesso :rescov? e mezw.nato come mterveniente. Pi difficile risulta spiegare come un
onaco di t-!14e:far di Soss?ns duante i primi tre decenni del XII secolo possa avere falsi
ficato alcum pnvil<:gi papali di esenzwne per un gran numero di chiese, tra cui St-Audoenus
a Rouen e S. Agostm.o a Canterbury. Ma siamo venuti a conoscenza di questo caso attraverso
un racconto parecch10 tortuoso, secondo il quale il falsario lo avrebbe confessato sul letto di
morte al vescovo Goffredo di Chalons, che a sua volta lo avrebbe riferito davanti a
ocenzo II al concili? di Reims. Ugo, l'arcivescovo di Rouen, lo fece poi comunicare all'ar
Civescovo Tommaso dt Canterbury, e la relazione di Ugo fu infine inviata dalla chiesa di
Canterbury ad. essand!o III attraverso la mediazione del vescovo Egidio di Evreux, che
rese una dpos1z10
e nguardo: Bouquet, Recueil, 15, p. 961, n. 3 98, cit. in modo incomple
to da E. Miiller, Dze Nzthard-Interpolatron und dze Urkunden- und Legendenf'lschungen im St.
Medardus-Kloster bez Sozssons, NA, 34 (1909), p. 692, nt. l . Ci avvenne probabilmente nel

Progressi del metodo diplomatico

45

moderna diplo
il confronto di scritture121 diveniva il primo postulato della
conos cenza
una
matica e allo stesso tempo lo strumento pi distinto di
za dell'im
eviden
ta
indubbiamente pi sicura perch poggiante sull'immedia
quest
in
che
are
? modo la
pressione ottica; si potrebbe essere tentati di afferm
fare un
ano
necess
Fu
esatta.
diplomatica si innalz al rango di una scienza
ra
scrittu
dalla
ne
indagi
di
o
solo passo avanti per trasferire lo stesso criteri
se
anche
re,
ulterio
un
di
come
allo stile e avvalersi del confronto del dettato
utilizatica,
diplom
critica
di
nto
strume
meno sicuro (come pi avanti si dir)
zabile entro certi limiti.
vi sarebbe
Contro l'evidenza dell'idea sopra formulata concisamente non
si alcuni
espres
stati
sono
e
ibili
concep
Erano
da sollevare alcuna obiezione.
una dif
ile
possib
sia
cio
se
o,
pratic
o
impieg
suo
al
dubbi solo in relazione
Questi
ei.
ferenziazione sicura delle mani di singoli scrittori contemporan
re nel
ssume
dubbi furono eliminati attraverso una duplice impresa. Nell'a
niae
Germa
menta
1873 la direzione della sezione dei Diplomata dei Monu
1 al
1
9
dal
regi
enti
Historica e nel terminare nel l 893 l'edizione dei docum
ri e
scritto
tra
sicura
pi
ione
1 002122 , Sickel offr la possibilit di una distinz
do
l'accor
con
E,
i.
diplom
00
.3
1
dettatori sulla base di un materiale di circa
una
care
pubbli
di
va
iniziati
osa
tra Sickel e Heinrich von Sybel per la grandi
enti di re e
raccolta di 3 6 1 riproduzioni, perfette e del tutto fedeli, di docum
corredati
iliano,
Massim
di
quella
a
Pipino
di
imperatori tedeschi dall'epoca
che
coloro
a
anche
ilit,
possib
la
data

si
,
di un commento illustrativo123

a Roma.
1178, allorch l'arcivescovo e il convento agostiniano fecero di nuovo un processo
sa.
dubbio
appare
mi
cosa
.
In queste circostanze l'intera
. Ma la
to d1. scnttura
12 1 A partire dai tempi di Mabillon si sempre proceduto al confron
dimo
a
no
limitaro
si
questi
che
fatto
nel
consiste
ssori
predece
suoi
i
e
differenza tra Sickel
men
epoca,
sua
della
quello
a
e
conform
e
general
in
strare che il carattere di una scrittura era
un
di
scrittura
della
ale
individu
e
caratter
il
e
icament
sistemat
studiare
a
primo
il
fu
tre Sickel
singolo notaio.
; l.
122 MGH Diplomatum regum et imperatorum Germaniae tomus I, II, Hannover 1878-93R.
H. Bresslau con H. Bloch,
volumi III e IV dei Diplomata, Hannover 1900-09, a curai didiplomi
di Enrico II, Arduino e
ono
conteng
Hessel
Holtzmann, H. Meyer, H. Wibel e A.
carolingi (Diplomata
nti
docume
Dei
nti.
docume
altri
850
circa
insieme
tutti
II,
Corrado
Tangl, apparso il
M.
,
Lechner
J.
,
Dopsch
A.
con
cher
Karolinorum), editi da E. Miihlba
Carlo Magno (3 19
nno,
Carloma
Pipino,
primo volume Hannover 1906, con i documenti di
l'Istituto Storico
per
ando
pubblic
sta
relli
Schiapa
L.
criteri
stessi
gli
ndo
numeri ). Sec
Fino ad ora
d'Italia.
storia
la
per
Fonti
nelle
d'Italia
Italiano i documenti dei re postcarolingi
; circa
1903-06
(Roma
to
Lamber
Guido,
I,
rio
Berenga
di
diplomi
i
con
volumi
due
usciti
sono
190 numeri).
123 Kaiserurkunden in Abbildungen, a cura di H. von Sybel e Th. von Sickel, 1 1 fase.,
carolingi e sassoni fino
Berlin 1880-91 . Da Sickel furono pubblicati i documenti dei sovrani
W: ?chm qell!
salii,
re
dei
elli
q
Bresslau
al l002, da V. Bayer quelli di Enrico II, da H.
. di Ottone IV, da da
quelli d1
Phihpp1
F.
quellt
anche
e
1208,
al
fmo
Svevi
degli
e
III
di Lotario
,
Rodolfo
re
dei
e
rregno
dell'Inte
quelli
kel
rg-Fran
Herzbe
Federico II e dei suoi figli, da S.
Uhlirz
Adolfo, Alberto I ed Enrico VII, da H. Grauert quelli di Ludovico il Bavaro, da K.

43

43

44

46

44

45

Progressi della diplomatica

Progressi del metodo diplomatico

non sono in grado di prendere visione diretta di un numero sufficiente di


originali, di controllare i risultati del confronto di scritture l24 .
Da questa pubblicazione risultata evidente l'applicabilit del principio
della collatio litterarum ai documenti imperiali fino al XIV secolo inoltrato
dato che il confronto di scrittura ancora possibile in questa epoca, special
mente per ci che riguarda i segni di sottoscrizione e di registrazione.
Recenti studi di diversi ricercatori hanno dimostrato che tale confronto deve
trovare applicazione anche per i documenti pontifici almeno del periodo
pi antico_125 . Ess ? pu intraprendersi con non minori risultati pure per i
_ tl tedes i pi antichil26, e non vi ragione per dubitare
docuent1 J?rlV

che s1a apphcabile a tutti 1 documenti prodotti in una cancelleria: anche di


fronte a un'analogia, apparentemente strettissima, della scrittura di tali
doc17menti, si notano differenze di natura individuale quando l'occhio e l'at
enzw_ne sono suffcentemente affinati. Ma anche i gruppi di documenti per
1 g<:ali non pos1bile are ci potranno esre gidicati in modo incompa
_ srcuro di quanto fosse possibile pnma grazie alla salda cono
rabilmente pm
scenza ormai ragiunta della produzione documentaria della corte imperiale
e p pale, produzwne che, nel Medioevo, costitu un modello per tutti gli
altn .
I lavori di numerosi studiosi pi giovani usciti negli ultimi anni si rifanno
ai progressi del metodo qui sopra menzionati e conseguiti dalla nostra scien
za Wzi alle ricerch di icker e di Sickel. Tra loro regna, facendo salva
_
0111 mdipen?enza opm10ne,
una gradevole armonia sugli scopi da rag
gn-:ngere e sm etodi per co?seguirli. Mentre la nostra conoscenza si allarga
e s1 appofondisce sempre p1, la storiografia vera e propria inizia a ricavare
u proftt s mpre aggi_ore dai ristiftti di nostri s:rdi. Quanto pi per
gH studi di d1plomat1ca s1 sono spec1ahzzat1, tanto pm appare conveniente
quelli di Federico il Bello, da Th. Lindner quelli dei Lussemburghesi' da S. Steinherz infme
quelli del periodo asburgico.
124 Di una si.."Tiile raccolta di facsimili per l'Italia, cio dei Diplomi imperiali e reali delle
canellerie d'Italia pubblicati dalla Societ Romana di Storia Patria, apparso solo il primo
fas1co!o (Roma 1892, con 14 tavole). A compensare l'interruzione di questa iniziativa gi
usc1to m API, 9 (1910) (cfr. sopra, nota 88) il primo fascicolo con 12 tavole dell'edizione dei
diplon;ti rgi it:mi del _IX e X seolo cur_ata ?a L. Shiaparelli. Sulle riproduzioni di diplomi
merovmg1 cfr. pm avanti quando s1 parlera della storia della scrittura merovingia.
I5): von Pu k-Harttung ha pubblicato un'ampia raccolta di riproduzioni di documenti

pontifici sotto il titolo Cbartarum ponii/icum Romanorum specimina selecta, Stuttgart 1 88587, h e nel rattempo n<?n pu reggere il confronto con l'opera Kaiserurkunden in
bbt!dunen m parte per il metodo di riproduzione usato, che nell'epoca della fotografia
nsulta arJ!lquato, in parte per altre ragioni.
I26 Ctr Bresslau Urkundenbeweis, p. 5 1 seg., e di recente soprattutto le fini ricerche di
;
:
O. von Mltls,
Studzen zum iilteren osterreichiscben Urkundenwesen fase. 1-3 Wien 1 9061908, oltre i lavori elencati nel capitolo ottavo sulla storia delle ancelleri dei principi
tedeschi.

47

orio che
riassumere di volta in volta i risultati raggiunti almeno perdillleterrit
cenze
conos

qui d intere ssa, la Germania e l'Italia, dare un rendiconto o m


l
parte
lacu
certe da noi possedute e di quelle incerte, colmarne almenrimento ind1ca
?do
rif
ne, oppure, qualora non sia possibile, farvi esplicito a. Questo hbro
ncerc
cos al futuro studioso da dove dovr partire con la sua
intraprende tale tentativo l27 .

era stato tra


Allorch apparve la prima volta nel l889, un tentativo del ger:ereernon
sbzc. ?tswzssn
G

zJS
!'nd
G
r,
Meiste
A.

' :
preso da 80 anni. Da allora nel volume a cura di
en
un
e
reg1
l? I, Schmlt
scha/t sono stati pubbL i contributi di Thommen sui documenti
pnvatl, che _form
enti
docum
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cosidde
sui
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Kallenberg sui documenti pontifici, di
uch der mzttelal
Handb
nello
Inoltre
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primo volume
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F.
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terlichen und neueren Geschicbte
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introduzioe
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Re
O.
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dedicato alla diplomatica (Miinchen 1 907), nl quale . e de1_ d cumentl reg1_ m
,
special
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diplo
l
c:
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W.
ina,
:
.
_ dr: questo

generale alla discipl


.
quell1
con
ono
comctd
non
opere
tah
Francia e Italia. il piano e l esecuzwne di
manuale.
I27

45

Testo e protocollo. Formule del protocollo

III
PARTIZIONE E CLASSIFI CAZIONE D EI DOCUME NTI

46

46

Ogni documento, in qualsiasi epoca e da chiunque sia stato emesso, pu


essere uddiviso i due parti principalil. La composizione di una parte
determmata essenzialmente dal contenuto giuridico del documento, cio dal
tipo di negozio giuridico in esso attestato2; pu perci essere uguale in tutto
o almeno nella parte principale in documenti di diversi autori risalenti a
diverse epoche e luoghi, qualora coincida il loro contenuto giu;idico, deve
invece essere differente in documenti di diverso contenuto giuridico, anche
se sono stati emessi dal medesimo autore nello stesso giorno. Mentre docu
menti dal diverso contenuto giuridico avranno necessariamente differenti
redazioni, la conformit delle stesure nel caso di documenti dallo stesso con
tenuto giuridico pu essere pi o meno grande a seconda delle situazioni del
caso singolo. Chiamiamo questa parte dei documenti t e s t o (contesto)3.
Nella maggior parte dei documenti il testo costituisce la parte centrale,
preceduta da certe formule e seguita da certe altre. Per indicare queste for
mule di apertura e di chiusura usiamo il termine p r o t o c o l l o, definen
do, per, qualora sia necessario specificare, le prime protocollo iniziale (pro
tocollo m senso stretto), le seconde protocollo finale (escatocollo)4. In talune
1 quest'importante distinzione, che pu applicarsi gi ai documenti dell'antichit roma
n, fu mtr?d?tta per la prima volta da Sickel, Acta, l, p. 106 seg. e p. 208 seg.; cfr. su ci
.
l, p. 16; 2, p. ? seg. e p. 111 seg.; Paoli, Programma scolastico, 3, p. 9 seg.;
F1ker, Bettrage,
G1ry, };fanel, p. 527 seg.; Redlich-Erben, Urkundenlehre, p. 304. Gi nel Medioevo nel for
mulano d1 Baumgartenberg (QE, 9, p. 790) fu enunciata la medesima distinzione. n suo
autore distingue un "tenor specialis, qui ex proprietate ipsius materie dinoscirur emanare" e
una "generalis cuiusdam tenoris formula". n tenor specialis corrisponde a ci che noi definia
mo testo, la formula al protocollo. Rolandino Passaggeri, Summa totius artis notariae Venezia
1546, c. 469 seg. chiama il testo tenor negocii, il protocollo publicationes. - :U idea di
Herbrg-Friinkel, KUiA, testo, p. 214 (nt. 2), di usare per i documenti imperiali posteriori i
termm1 testo e protocollo diversamente dall'uso linguistico comune, poco felice e non meri
ta di essere imitata.
2
non nlla stessa misura dagli altri elementi particolari del caso singolo. Ad es. docu
menti d1 donaz10ne possono avere lo stesso contenuto giuridico e di conseguenza lo stesso
testo, a parte i nomi di persona, sia che l'oggetto della donazione sia grande o piccolo, sia che
la persona oggetto della donazione sia altolocata o di basso rango.
3 Per l'uso del termine textus nei formqlari franchi cfr. l'indice al volume MGH,
Form_ulae, alla voce '1textus". Anche in Italia l'espressione attestata molto presto, cos ad es.
Pacttones de Leburiis cum Neapolitanis /actae, MGH LL, 4, ed. G.H. Pertz, Hannover 1868,
p. 216: "iuxta texrum cartulae".
4 Su queste espressioni cfr. Sickel, Acta, l, p. 208; Paoli, Programma scolastico, 3, p. 106.

49

circostanze il contenuto giuridico di un documento influenza anche il proto


collo, in quanto certe formule di questo vengono generalmente usate in
determinati tipi di documenti, mentre mancano in altri. Ma il carattere e il
tenore giuridico del documento condizionano soltanto il grado di compiu
tezza del protocollo e la scelta delle formule occorrenti; la redazione delle
sue formule nella maggior parte dei casi indipendente da essi. Que
st'ultima dipende soprattutto dalle regole in vigore nella cancelleria dell'autore (nel caso si tratti di un documento scritto in una cancelleria), inoltre
dall'uso variabile in relazione al tempo e al luogo, e dalle abitudini individuali dello scrittore del documento. Perci spesso letteralmente identico il
protocollo di due documenti di un unico autore o di due documenti di due
autori diversi redatti dallo stesso scrittore pubblico, tanto pi se risalgono al
medesimo periodo di tempo, anche se il loro contenuto giuridico total
mente differente; mentre d'altro canto due documenti regi, pontifici o di
principi, provenienti da diverse cancellerie, o due documenti privati prodotti da notai di diversi paesi possono presentare le differenze pi vistose nel
loro protocollo pur avendo un contenuto giuridico uguale o simile.
Testo e protocollo dei documenti si scompongono in una serie di formu
le, le pi importanti delle quali dovranno essere menzionate gi da ora per
poter far uso nel corso del libro delle definizioni tecniche che assegnamo
loro.
Tra le formule del protocollo, senza differenziare in un primo momento
il protocollo di apertura da quello di chiusura, annoveriamo le seguenti:
l. Invocatio, invocazione del nome divino all'inizio del documento. Pu
essere espressa a parole o simboleggiata mediante un segno; distinguiamo
perci un'invocazione verbale e una simbolica (monogrammatica).
2. Intitulatio5, indicazione del nome e del titolo dell'autore, spesso legata
alla f o r m u l a d i d e v o z i o n e esprimente l'idea che l'autore deve alla
grazia divina la sua posizione terrena.
3. Inscriptio, indicazione della persona o delle persone cui rivolta la
dichiarazione di volont contenuta nel documento6. La inscriptio spesso
unita a una f o r m u l a d i s a l u t o (salutatio).
4. Subscriptiones, sottoscrizioni (autografe o non autografe)

5 Questa denominazione introdotta da Paoli riscontrabile gi nel Medioevo (cfr. le lettere di Gregorio X in Theiner, Codex, 1, p. 192 seg.).
6 A differenza di Sickel, Ficker ed Erben, d'accordo invece con Paoli (e ora anche con
Giry e K.A. Kehr), faccio rientrare questa formula nel protocollo e non nel testo. Decisivo
secondo me il fatto che l'inscriptio nella sua redazione del tutto indipendente dal contenuto
giuridico del documento (anche se naruralmente determinata dal caso singolo per ci che
riguarda il nome e il titolo del destinatario) e che essa spesso legata all'intitulatio formando
assieme a questa un'unica frase, e addirittura precedendola in alcuni documenti pontifici e
regi pi antichi, come anche in numerosi documenti privati. -Nel Liber diurnus, l seg., l'intitulatio e l'inscriptio sono riunite come superscriptio, nel tardo Medioevo spesso come salutatio.

47

48

47

48

50

49

49

Formule del protocollo e del testo

a) dei testimoni',
b) dell'autore,
c) del personale di cancelleria che ha partecipato alla redazione del docu
mento (ricognizione cancelleresca) o dello scrittore del documento.
5 . Datazione.
6. Apprecatio, breve preghiera di chiusura affinch si realizzi la dichiara
zione di volont enunciata nel documento.
Nel testo del documento distinguiamo:
l. Arengas, esposizione in termini generali della motivazione per cui il
documento stato emesso.
2. Promulgatio (noti/icatio), comunicazione della dichiarazione di volont
contenuta nel documento ai destinatari menzionati nella inscriptio o all'inte
ra comunit dei cristiani.
3 . Narratio, racconto delle circostanze che hanno preceduto l'emissione
del documento.
4 . Dispositio, espressione della dichiarazione di volont da parte dell'au
tore9.
5 . Sanctio1 0 (formula penale), minaccia di una pena per la violazione di
questa dichiarazione di volont, in molti documenti unita a una promessa di
ricompense per la sua osservanza.
6. Corroboratio, indicazione dei mezzi di convalidazione del documentol l.
Questo elenco sufficiente per comprendere l'esposizione che seguir, e
perci stato qui comunicato. Esso non per affatto esauriente, nel senso
che in certi tipi e in certi gruppi di documenti si trovano altre formule qui
non menzionate, n va interpretato nel senso che in tutti i documenti siano
presenti tutte le formule qui enumerate, o che queste ultime, l dove com
paiano, vengano enunciate solo nell'ordine qui seguito12. In entrambi i casi
7 Ficker, Beitrge, 2, p. 5, considera le liste dei testimoni come un terzo elemento del
documento che non rientra n nel protocollo, n nel testo; ma se teniamo a mente il criterio
di distinzione enunciato - dipendenza o indipendenza solo dal contenuto giuridico del docu
mento, non dalle altre condizioni del caso singolo - non si potr dubitare della loro apparte
nenza al protocollo. Dalle argomentazioni di Erben non mi risulta chiaro in quale parte del
documento egli le faccia rientrare.
8 L'espressione presente gi in Guido Faba (QE, 9, p. 185) e si incontra poi spesso. Nel
Medioevo vengono usati come sinonimi i termini exordium, proverbium, proemium, prologus.
9 In numerosi documenti la narratio e la dispositio sono riunite in una formula. In alcuni
tipi di documenti la dispositio pu mancare del tutto. Certe parti all'interno della narratio e
della dispositio possono essere definite formule particolari: si pu ad es. parlare di una for
mula di intervento, di petizione, di pertinenza ecc.
10 Su questo termine, che era in uso in questa accezione gi nell'antichit, cfr. Karlowa,
Romische Rechtsgeschichte, l , p. 427 seg.
1 1 La corroboratio nel periodo postsvevo spesso unita strettamente alla datazione e pu
perci essere considerata addirittura come una parte del protocollo.
12 L'ordine scelto per questo elenco senza dubbio quello in genere dominante nei documenti regi e pontifici e nella maggioranza di quelli privati, ma non affatto l'unico possibile.

Tipi di documenti antichi romani

51

in relazione
solo l a trattazione specialistica pu fornire maggiori particolari
ai singoli gruppi di documenti.
loro
La stessa riserva espress a nel trattare la struttura dei documenti e le
sono

ess
Anch'
.

nt
?
docu
di
tipi
dei
t
parti necessaria per poter parlare
.
oghl e pe
differenti nei singoli gruppi di documenti,_ che sono d1stmt1 per h:
grupp1 di
l
es
q
tutti
a
e

avanti,

pi
arc
soffern:
o
. :x
tempi e sui quali dovrem
fonda
documenti applicabile in uguale misura soltanto una d1st:nzwne
grande
sulla
poggia
e
B
romana
ichit
dell'ant
uso
un
a
risale
mentale. Essa
a , cio
contrapposizione tra d o c u m e n . t i d i s e p l i e p r o v
probascopo
a
documenti che servivano solo a formre una relazwne scntta
e
torio su un atto giuridicamente vincolante, il quale gi p ima dell'en;issi<;m
o
1
l
a
1

o
g
n
1
t
e
m
_

. _
del documento era stato perfezionato, e d o c u
che;
d i s p o s i t i v i, vale a dire documnti rlativi a quel negozi g1:Xndic1
z
dtffere
a
ma,
ento,
docum
il
con
di
come i primi, dovevano essere provati
d1r
Il
ento.
docum
del
ssion
emi
tto

quelli, si perfezionavano solo con


.
.

precisa
e
ento,
docum
d1
tipo
pnmo
il
romano pi antico conobbe soltanto
va
contene
che
nianza,
testimo
e
semplic
di
nto
mente nella forma del docume
o
un rapporto - esposto natralmnte in for:na oggetva - sull'atto giuridi
tona
compiuto davanti ad alcum testl convocati, e la cm mtea orza p rob
manz
poggiava sulla deposiz ione di qusti testi. I o men1 .d te.stlm
non s1
ess1
m
-;
erano scritti su tavolette di cera o dt metallo - dtttlcl o tntt1c1
tario,
destina
dal
i
trova menzione di un autore e di solito venivano prodott
iane,
pompe
za
quietan
di
e
l'unico ad avere un interesse alla prova; le tavolett

1:

pu appartenere . al
L'inscriptio ad es. pu trovarsi _Prima o dopo l'nfitulatio, ,la datazior:e pre
puo
autore
dell
zwne
sottoscn
la
.cedere o segutre
protocollo iniziale o a quello fmale,
il caso che parti del testo, ad es.
quella dei testi ecc. Nei documenti privati pu anche darsi
'
.. .
l'arenga, vengano inserite tra inscriptio e intitulatio o che I areng_a prece? entrambe
stati trattati m modo esauente
sono
non
13 Sui documenti antichi romani, che ancora
Gnetst, Dze
completo e sui quali in questa sede .no ci si pu soffrmare a lungo, cfr. .R
mzt. den
chung
Vergle
zn
s
onsrech
Oblzgatz
n
rmzsche
:
formellen Vertrlige des neueren
. 1845 Bruns, !Jze Unt rschri/ten
Dze
Bruns,
;

;
Gesch/ts/ormen des griechischen Rechts, Berlin
Zur
runner,

1877;
poh
N
Pompez,
dt
cerate
tavolette
Le
Fetra,
de

sieben Zeugen; G.
Quzttungen und
Rechtsgeschichte , p. 44 seg.; H. Erman, Zur Geschichte er romzschen seg
. . p. 994 seg.;
778
p.
,
1
chzchte,
Rechtsges
Romische
Karlowa,
1883;
Berlin
sakte,
Soluktion
Jucundus,
Ceczlzus
L.
des
ngstafel
Quz!t
ische'!
pompeian
n_
u_
inoltre i saggi di Th. Mommsen, Die
Idem, ZS,
Hermes, 12 (1877), p. 88-141 ; Idem, Giornale degli scaVl di Pompei, 1879, n. ,28;
a Bruns, Dze
29, Rom. Abt . , 16 ( 1 895 ) , p . 1 95 seg . ; la recensio ne di O . Karlowa
4 (1877),
Unterschri/ten, in Zeitschrift fur das Privat- und offentliche Rcht der Ggenwart,
eln,
Wachstaf
anzschen
pompe
Dze
Bruns,
C.G.
Kaiser;
r
romische
Erlasse
!
,
Karlowa
p. 497-508;
ceratae;
Tabulae
etster,
Zangem
60-372;
3
p.
,
(1878)
Zeitschrift fiir Rechtsgeschichte, 13
3 9, Rom.
Erman, Pompejanische Wachsta/eln; Idem, Zum antiken Urkundenwesen, ZSR,
om. bt.,

38,
SR,
Z:
Gerhard,
G.A.
seg.;
68
p.
,
Siegelung
Idem,
Abt., 26 (1905), p. 456-478;
25 (1904), p. 382-389; Idem, Philologus, 63 (1904), p. 498 s:g.; H. Stemacker, m Metster,
Grundri/5 der Geschichtswissenscha/t, l, p. 238 seg.; Faass, Studzen, p. 185 seg.

50

52

51

50

51

Tipi di documenti antichi romani

rintracciate nel 1 875 e appartenenti a questo tipo di documenti, sono


addi
rittura scritte in gran parte in maniera visibile dallo stesso destinatario14.
A
questi documenti di semplice testimonianza si affianc pi tardi
un altro
tipo di documento probatorio che col passare del tempo acquist
sempre
maggiore importanza e, dal terzo secolo, sostitu del tutto i primi,
almeno
per alcuni negozi giuridici. Questi nuovi documenti furono chiama
ti chiro
grafi; la loro forza di prova poggiava sul fatto di essere autografi,
ma poteva
naturalmente essere accresciuta dal ricorso a testimoni. Essi veniva
no scritti
o dalla mano della controparte del destinatario, oppure, se questi
era impe
dito o del tutto incapace, da un suo incaricato; nel primo caso sono
redatti
in forma soggettiva, nel secondo in forma oggettiva; in entram
bi i casi si
faceva menzione dello scrittore15. Mentre il documento di semoli
'" ce testimo
nianza era emesso dal destinatario stesso, l'autore e il destinatario
del chiro
grafo erano di solito persone diverse.
Accanto a questi documenti semplicemente probatori il diritto
romano
conobbe per, almeno a partire dal III secolo e in relazione a tutti
i tipi di
negozi giuridici, documenti che avevano un valore dispositivo. La
forma del
chirografo si addiceva anche ad essi e fu pi volte usata; la loro stesura
pote
va essere in questo caso oggettiva o soggettiva, a seconda che l'autor
e scri
vesse personalmente o facesse scrivere da un'altra persona. Pi
spesso per
tali documenti dispositivi erano redatti in forma di lettera, e infatti
in segui
to vennero definiti senz'altro epistolae donationis, traditionis ecc.;
chiaro
che queste epistolae erano sempre formulate soggettivamente, anche
quando
venivano s critte da una persona diversa dall'autore.

I4 Lo schema di questo tipo di documento risulta chiaro dal seguente esempio (CIL, 4,
Supplementum, p. 321):
H. S. N. MMMMCXCII
Quae pecunia in stipulatum L. Caecili Iucundi venit ob auctione D. Iuni Erotis, mercede minus
persoluta, habere se dixsit D. Iunius Eros ab L. Caecilio Iucundo.
Actum Pompeis VII. Id. Apr.
Nerone Caesare II. L. Calpurnio Cos.
Iucundus il destinatario della quietanza e l'ha scritta.
I5 Esempi dei due casi:
a) CIL, 4, Supplementum, p. 302:
Q. Volusio Saturnino P Cornelio Cos. VIII. K. Iul.
M. Alleius Carpus scripsi me accepisse ab L. Caecilio Iucundo
S.H.S. MCCCXXCVI ob auc
tione me sup stipulatu eius.
Actum Pomp.
b) CIL, 4, Supplementum, p. 3 18:
Nerone Caesare II. L. Calpurnio Cos. VII. K. Febr.
Ti. Claudius Syn... scripsi rogatu et mandatu Abascanti Caesaris Augusti Phzlippiani eum
accepisse ab L. Caecilio Iucundo sestertia duo milza septingentos triginta duos nummos... res
quos in stipulatu eius...
Actum Pomp.

Carta e notitza

53

Non tutti i tipi di documenti dell'antichit romana si conservarow nel


periodo medioevale; quello dei documenti di semplice testonianza s perse
quasi del tutto in questa forma e altri tipi nuovi di documenti vennero m uo.
Ma la grande contrapposizione tra documenti semplicemene probaton e
.
documenti disoositivi mantenne per forza d1 cose la sua 1mportanza e
domin a lungo" tutta la documenta_zione medioevale16. Nel diritto longobar
do e franco i due tipi di documenti sono distinti in modo certo; il d<:Kumeo
dispositivo definito carta, testamentum, epistola, quello proatc:no notztza,
.
breve memoratoriuml7. Nel periodo pi antico queste denommaz10m vengo
no gneralmente usate operando una netta distinzione; solo pi tardi, dal IX
secolo in poi, l'uso linguistico diventa pi vago, l'.espression cart ? cartula
usata genericamente per tutti i tipi di documenti, talvolta Sl defm1sce anche
notitia un documento che presenta la forma e la stesura di una carta18 Pure
16 Vi ha gettato luce H. Brunner, prima nel saggio Carta und notitia, poi nel libro Zur
_
Rechtsgeschichte interamente dedicato ad essa; dr. anche Bruni_ler, Deutsche Rechsgesc!nchte,
_ dr Feundt Wertpapt r , e espol, p. 567 seg., e Redlich, Gescha/tsurkunde, p. 1-16. [Nel hbro

;
sta una teoria della funzione giuridica dei documenti tardoromanr e anticogermanrcJ,
soprat:
tutto di quelli longobardi, a confutazione di tutta l dttrina che stata fondata da Brunner, sr
imposta in Germania ed alla base delle osserva_z1:m1 esposte nel nostro tsto. In qust se?e
rilever soltanto quanto segue. Mentre Freundt, zbzd. , p. 85 seg., quano documenti dr alie:
nazione tardoromani, ammette che erano allo stesso tempo documenti di prova e documntl
dispositivi, ai documenti tc<;>germici del med.eimo tipo disconosce t?talmente1 se ho ben
_
_
compreso le sue affermazwm, il srgnificato
disposrtrv?,
e vorrebbe cor:s1derare smo alla stregua di documenti di prova. Con gra.'1de fermezza egli sostlene e m:ole dim?stare (p. 17 seg. )
"che all'antica carta germanica in realt non spetta alcur:a dele funziot:;I attnbmtele da
Brunner, a parte quella di strumento di prova, che dunque pnma d1 tutto la erer;za tra cart
e notitia (oppure memoratorium) consiste semplicemente nella foa str:ore entrambi,
_
senza che alle due categorie di documenti corrisponda una diverslta
gmndica, e m econ?o
luogo la traditio cartae non costituisce n fom di costituzi?ne del cont:atto obbli?atono,
n una forma di trasferimento della propneta. Lun1ca affermazione esatta di Brunner e ql!ella
secondo cui un docw'Tiento pu fungere da simbolo dell'investitura, ma ai fini di tal funzw_ne
la sua forma documentaria del tutto indifferente". Anche se ci fosse g1__usto, la diplomane
dovrebbe continuare ad attenersi alla differenza tra i due tipi di document che, r:ella forma, Sl
distinguono l'uno dall'altro nel modo pi netto. Ma, analogamente a Redlich, Przvaturkunden,
p. 4, nt. 4, p. 30, nt. 3, e p. 47, nt. l, nor: riese? a rconoscere alla ricerca di Freundt, codot.a
con una dialettica giuridica penetrante, il mento di avere fatto crollae con;pltente l edificio dottrinale costruito da Brunner. Poich il giudizio circa la funzwne gmndica ila carta
dipende essenzialmente dall'interpretazione data alla consegna ?el documento (tradzt!o carta)
nell'alienazione di propriet fondiaria, potremo trattare esanentemente tale quest:one solo
nel secondo volume di quest'opera, quando parleremo dell'azwne e della docentazwne] : .
I7 In Baviera il documento dispositivo si chiamava epistola; per carta s1 mtendeva s1a il
documento dispositivo che quello probatorio.
18 Esempi di tali imprecisioni dell'uso linguistico si trovano in runer, Zur Rch!sg
schichte, p. 216. Ne aggiungo due significativi risalenti X ecolo. Pmc? 1 docum:nt_gmdi
ziari solitamente sono notitiae, si danno questa denommazwne anche 1 documentl Bohmer,
Regesta Karolorum, n. 1949, e po! DD ? I: - 1 1, ?onostante appartengano alle carae.
mandato di Ottone I del 968 relativo ali arc1dioces1 d1 Magdeburgo (DD O I, n. 366) si def1nisce "carta vel notitia haec".

[739]

51

52

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52

53

53

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Carta e notitia

Diplomi e mandati

in questo periodo permane per, almeno in Italia, la distinzione formale e


sostanziale tra i due tipi di documenti, mentre tale differenza in Germania
perde senza dubbio il suo significatol9.
Come i documenti degli imperatori romani - e, conformemente ad essi, le
disposizioni ufficiali di tutti i funzionari dell'Impero romano - presentano
quasi sempre20 la forma della carta o, per meglio dire, dell' epistola, cos
anche, a parte qualche eccezione di cui si parler, rientrano tra le cartae tutti
i documenti emessi dalle cancellerie dei papi e dei sovrani dell'Occidente e
anche dalle cancellerie di altri principi organizzate in modo analogo. Solo
nell'Italia longobarda ci imbattiamo in certe disposizioni legislative regie
che vengono definite notitiae e sono redatte come tali. I documenti giudizia
ri21 dei Merovingi e dei primi Carolingi, dei quali i primi erano redatti da
funzionari di cancelleria, i secondi di solito da speciali notai dei conti palati
ni, sono certamente da assegnare, quanto alla sostanza, alla categoria delle
notitiae piuttosto che a quella delle cartae, ma sono pi vicini a queste ulti
me per quanto riguarda la loro composizione stilistica, quantunque si distin
guano da altri documenti regi in virt di alcune particolarit presenti nel
testo e nel protocollo. A partire dalla morte di Carlo Magno in territorio
tedesco non si incontrano pi nel corso di molti secoli documenti giudiziari
regi veri e propri; in Italia, dal periodo di Carlo III in poi, i documenti giu
diziari del tribunale di corte, come quelli di tutti gli altri tribunali del regno,
rappresentano delle semplici notitiae, mai scritte per da funzionari di can
celleria, bens sempre da altri notai.
Se dunque la gran massa di tutti i documenti regi e pontifici italiani e
tedeschi rientra nella categoria delle cartae, questa massa va per scomposta
in gruppi singoli in base a determinati criteri personali, temporali, locali e
oggettivi.
Per d che riguarda i documenti regi, fino alla fine del Medioevo occor
re distinguere temporalmente e localmente i seguenti gruppi:
a) i documenti dei re ostrogoti22,
b) i documenti dei re longobardi23,

c) i documenti dei re normanni di Sicilia,


d) i documenti dei re merovingi, carolingi, sassoni e salii24,
e) i documenti dei sovrani svevi e postsvevi fino alla fine del XIV secolo,
f) i documenti dei sovrani lussemburghesi e asburgici.
. 'ulteriore suddivisione all'in
In questa sede non necessario tracciare u.n
terno dei primi due gruppi; nell'interesse di una migliore comprensione di
d che seguir essa verr invece introdotta all'interno dei restanti quattro
gruppi.

19 Cfr. Redlich, Geschii/tsurkunde, e pi avanti capitolo nono.


20 Ad eccezione solo delle disposizioni in forma di editto (cfr. Faass, Studien, p. 248 e 254
seg.). Questa forma non pass nel Medioevo.
2 1 Tr i documenti giudiziari veri e propri non rientrano i mandati che il sovrano, dopo
avere avv1ato o svolto un dibattimento giudiziario, indirizzava ai suoi funzionari per assegna
re loro l'ulteriore assunzione delle prove, l'esecuzione della sentenza o altro. Tali mandati
vengono chiamati indiculi regales, e H. Brunner, Die Entstehung der Schwurgerichte, Berlin
1872, p. 76 seg., li ha studiati in modo molto approfondito.
zz Poich
tali documenti dai punto di vista formale corrispondono in tutto a quelli del
l'antichit romana, possono venire trattati solo in connessione con questi, e perci in quest'o
pera potranno essere presi in considerazione solo occasionalmente.
23 A questi sono strettamente congiunti i documenti dei duchi longobardi di Benevento e
Spoleto.

A parte i documenti giudiziari e le lettere vere e proprie, le quali no


rientrano tra i documenti nel senso stretto della parola avendo lo scopo di
comunicare solo un'informazione, non quello di trasmettere una dichiara
zione di volont produttiva di effetti giuridici, i documenti dei sovrani
merovingi, carolingi, sassoni e salii, come anche quelli dei re normanni
dell'Italia meridionale, si dividono in due gruppi principali che distinguia
mo chiamandoli d i p l o m i o p r e c e t t i, e m a n d a t i. L'elemento
determinante di questa differenziazione sta nella pretesa della disposizione
adottata di avere un valore duraturo oppure transitorio25, vale a dire nello
stabilire se tale disposizione intenda creare un rapporto giuridico, per dimo
strare il quale si pu ricorrere in ogni momento al diploma, ovvero se essa
ordini misure che, una volta prese, non rendano pi necessario il ricorso al
mandato in un momento successivo26 In altre parole: il diploma docu
mento dispositivo e probatorio allo stesso tempo, il mandato essenzial
mente un documento dispositivo; quello perfeziona e rende noto un negozio
giuridico, questo serve in primo luogo a scopi amministrativi. Se questo
carattere oggettivo di distinzione sufficiente nella maggior parte dei casi a
differenziare i due tipi di documenti, per quelli dei secoli IX, X e XI si
aggiunge un altro elemento formale di distinzione27. A partire circa dall'an-

24 I documenti di Lotario III costituiscono il momento di passaggio dal documento regio


salico a quello svevo.
25 Fin qui concordo con Fcker, Beitrige, 2, p. 6; cfr. a.r:tche Sickel, Acta, l, p. 399. Devo
per aggiungere che, almeno per i secoli IX, X e XI, possibile ricavare anche un certo
carattere di distinzione formale.
26 un'eccezione isolata il caso di DD O I, n. 366, in cui viene espressamente ordinata la
duratura conservazione di un mandato; talvolta, per, anche in alcuni mandati dell'Italia
meridionale troviamo un accenno a una loro rilevanza duratura ( cfr. K.A. Kehr, Die
Urkunden, p. 234, nt. 2). - Alla distinzione evidenziata qui nel testo si ricollega naturalmente
il fatto che ci pervenuto solo un numero di mandati incomparabilmente pi ridotto rispetto
a quanti debbono essere stati prodotti considerando la natura della cosa e le risultanze della
tradizione storica. Da oarte mia non dubito che ad es. nel secolo XI siano stati emanati alme
no altrettanti (se non i) mandati che diplomi dalla cancelleria regia.
27 Possediamo solo pochi mandati del periodo merovingio. Ma naturale che non dove
vano essere rari, e ci provato anche da testimonianze storiografiche (cfr. ad es. Gregorus
Turonensis, Historia Francorum, 6, 46); possediamo anche formulari per i mandati, ad es.

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54

56

55

o 80 somare dai diplomi 'inscriptio, che fino a quel periodo presente


m ogm t1po d1 documento reg1o, mentre essa, con o senza la salutatio conti
nua a, comparire ?_ei mandati dopo il nome e il titolo del re. A par'tire da
quest epoca, perc10, la presenza o la mancanza di questa formula costituisce
un segno distintivo dell'appartenenza di un documento all'uno o all'altro
tipo28; inoltre i mandati del periodo presvevo presentano senza eccezione un
J:?rotocollo pi semplice, sono privi della sottoscrizione del re e del cancel
hee, tal':'olta anche dell'invocazione verbale o monogrammatica, e, almeno
ne1 secoli X e XI, furono emessi senza apporvi regolarmente la data.
on vi bisog?o di suddividere ulteriormente i diplomi o precetti del
penodo presvevo m base a criteri formali29; pu per avere interesse ricor
dare . qui i iversi. tipi di negozi giuridici che di solito vengono convalidati
d1J?lom1; dato che le formule del testo, come sopra si notato,
mediante
sono determmate dal contenuto giuridico, i tipi di documenti differenti da
questo punto di vista c ? rrispondono ai diversi tipi di negozi giuridici.
Occorre p ero_ notare sub1to che spesso pi negozi giuridici, diversi tra loro,
sono s atl documentati mediante un unico diploma e che di conseguenza
compawno anche le combinazioni pi disparate di formule documentarie3o.
L.a maggior parte dei diplomi a noi pervenuti si riferisce alla propriet, e
soprattutto alla propriet fondiaria dei destinatari dei docu
precisamente
menti, eclesiatici e lici. Tra questi documenti citiamo in primo luogo le
d o n a z 1 o n 131, mediante le quali il sovrano trasferisce una parte dei suoi
f!orm;lae Marcz:lfi,. l, 6, l , 26-29 ecc. (MGH, Formulae, p. 46, 49, 59-61, ecc.). - Anche per

il penodo carolingw abbiamo pochi mandati risalenti al periodo anteriore all'800 (ad es. DD
Kar., n: 7. e 88): Su uno :fei princip tipi di mandati. gl.i indiculi giudiziari, cfr. sopra nt. 21.
'
La efi?IZlone zdzculus usata pero m epoca merovmg1a
e nella prima et carolingia anche
per mdicare altn mandati e per lettere.
28 Sulla ricomparsa ?e:instpt!o all inizio del XII secolo, cfr. pi avanti. TI fatto che l in
.
trtta da mc:delli plU ant1cht s1. mantenga sporadicamente ancora in diplomi del perio
scrzptzo
do postenore, non mtacca la fondatezza della distinzione.
29 Cfr. tuttavi p vanti, n. 68. Sulla struttura formale delle leggi e dei capitolari cfr. le
. osservaz1om di G. Seelig r, Die Kapitularier der Karolinger, Miinchen 1893, p. 10 seg.
.
Istn:mve

Esl non possono essere s?ttopostl a un esame secondo criteri rigidamente diplomatistici per
che . nessuna legge del penodo presvevo ci pervenuta in originale e i testi tramandati hanno
subito
r:u_merose modiflch per mano di redattori e raccoglitori. Perci non oserei affermare
con de1s1on, come .fa Seliger, ibzd., 24, .cJ:e le re?azioi. originali dei capitolari carolingi erano
spro;rv1ste di convalidazine medi.te s1gillo e ncogmz10ne, ma ammetto che questa ipotesi
poss1ede un certo grado di. probabilit. a costituzione sui feudi di Corrado II, per (DD K II,
n. 244), della ::Iuale possdiamo
una cop1a coeva, era tutta redatta in forma di diploma.
30 Un ow:no tentativo di una tale distinzione in gruppi a seconda delle materie trattate
.el documenti
s tato fatte: da uhlbacher, Die Urkunden Karls III., p. 442 seg., per il mate

nale tramandatoc1. dal penodo di governo di Carlo III. Cfr. anche gli indici in DD Kar 1 p
492 seg. e in MGH DD, 4, p. 447 seg.
3 J?onationes, traditiones, essiones, concessiones, largitates, largitiones. Quasi tutti questi
termm1 sono naturalmente usati anche in senso pi generale.
'

'

55

57

Donazionz: Restituzioni. Permute. Infeu dazioni

Diplomi e mandati

'

beni ad altri. Nella misura in cui le donazioni si riferivano alla propriet fon
diaria32, l'emissione di un documento era, se non necessaria per la sua piena
validit, di certo consueta nella maggioranza dei casi33, e solo molto sporadi
camente ricorrono donazioni di terra senza la redazione di un diploma34.
Nei documenti di donazione meritano particolare attenzione le formule per
la cessione (Auflassung) e per il trasferimento del possesso (vestitura,
Gewere), che poteva dare luogo a una disposizione del bene illimitata ovve
ro limitata in diversi modi, e la formula che elenca le pertinentiae unite al
bene ceduto. Alle donazioni si avvicinano le r e s t i t u z i o n i35, mediante
le quali chiese o privati venivano reintegrati nel possesso di beni sottratti a
loro con una sentenza o in maniera illecita; nel caso di chiese si tratta gene
ralmente di un bene concesso loro in beneficio; nel caso di laici soprattut
to frequente il caso di restituzione di beni sottratti ai soggetti colpiti dalla
confisca o ai loro eredi. I beni del re potevano essere alienati anche a mezzo
di permuta; i d o c u m e n t i d i p e r m u t a 36 emessi a tale riguardo in
genere menzionano solo brevemente la propriet ceduta al sovrano, ram
mentano invece pi estesamente quella da lui data usando formule molto
simili a quelle delle donazioni. Dal periodo presvevo ci sono pervenute solo
poche l i t t e r a e i n f e u d a t i o n i s (Lehenbrie/e) nel senso vero e pro
prio; tuttavia abbiamo notizia certa di un tale documento di Corrado Il37.
Meno ampio del numero di documenti su beni immobili il numero di
quelli mediante i quali si concedono privilegi o diritti d'uso. Tra questi rien
trano le c a r t a e m u n d e b u r d i z38 (Mundbrie/e), documenti con i quali
32 Non il caso d trattare in questa sede la questione dell'efficacia giuridica di tali cessio
p. 3 10
ni di beni regi nel periodo pi antico; cfr. per ultimi Waitz, Ver/assungsgeschichte, 211,
der
SB
r,
Agilolfinge
der
und
r
Merowinge
der
ungen
Landschenk
Die
seg.; H. Brunner,
PreuBischen Akademie der Wissenschaften zu Berlin, 1885 , p. 1 173-1202; Brunner, Zur
Rechtsgeschichte, 2, p. 243 seg. - Le formule usate per le donazioni di propriet fondiaria
sono molto simili a quelle che riguardano servi e schiavi.
33 Cfr. Sickel, Acta, 1 , p. 6; 2, p. 239; Ficker, Beitrge, l, p. 125, ma anche Redlich,
Geschli/tsurkunde, p. 10 seg.
34 Cfr. il documento di Enrico III, Stumpf, Die Reichskanzler, n. 2139: Corrado II effet
tu "sola traditione" una donazione di beni in favore del monastero di Burtscheid, che que
st'ultimo fece confermare "manuscripti testamento" solo dal successore di Corrado II. Altriil
es. in Sickel, ibid.; Ficker, ibid. Di solito veniamo a conoscenza di questi casi solo quando
donatario otteneva dal successore un documento sulla cessione avvenuta originariamente
senza l'emissione di un documento.
35 Restitutiones, redditiones, restaurationes. Anche i termini citati alla nt. 3 1 vengono tal
volta applicati alle restituzioni.
36 Commutationes, scambia, concambia.
37 Cfr. Bresslau, Jahrbucher Konrads II., 2, p. 510 seg. - Una littera infeudationis di Enrico
V per il conte di Ziitphen il documento pubbl. in Stumpf, Die Reichskanzler, n. 3021.
38 Cartae mundeburdit; tuitionis, defensionis. - Su questi documenti, privilegi,. immunit
cfr. Sickel, Beitrage, 3-5; Rieger, Immunitrsprivilegien; E. Stengel, Die Immunittsurkunden
der deutschen Konzge vom 10.-12 ]ahrhundert, Innsbruck 1902. In questa sede non possibile

56

56

58

57

57

privati o fondazioni religiose vengono posti sotto la speciale protezione del


re, che scaturisce dalla sovranit regia fondata sulla commendatio e conferi
sce certi privilegi, soprattutto una maggiore sicurezza di persone e possedi
menti e, almeno in tempi pi antichi, un foro privilegiato. In Germania dal
periodo di Ludovico il Pio in poi incontriamo raramente documenti emessi
solo a garanzia di questa protezione regia, mentre sono consueti in Italia.
Soltanto con il periodo svevo tornano in uso anche in Germania le semplici
cartae tuitionis39; invece durante la seconda met del IX, e nel corso dei
secoli X e XI la protezione regia appare di norma congiunta all'immunit e
quale sua derivazione. La formula caratteristica per il conferimento dell'i m
m u n i t 40, che possiamo senz'altro definire formula d'immunit, consiste
in una frase che interdice ai funzionari regi l'accesso nei possedimenti inve
stiti d'immunit e il compimento ivi di certi atti d'ufficio elencati nel docu
mento41; nella maggior parte dei casi a questi divieti assodato un trasferi
mento al titolare dell'immunit delle rendite da ricavare mediante l'esecu
zione di quegli atti d'ufficio42. Sporadicamente a partire dal periodo tardo
carolingio, pi spesso dal X secolo in poi, vi si collega una frase mediante la
quale al titolare dell'immunit, o al suo advocatus ( Vogt), viene trasmesso l'e
sercizio dei diritti interdetti ai funzionari regi, soprattutto della giurisdizio
ne; ricorrono anche altre estensioni di diritti43, e i diritti conferiti con l'im
munit si ampliano sempre pi nel corso del tempo. Contemporaneamente
si perde a poco a poco il concetto preciso di immunit del periodo pi anti
co e i termini di immunit e protezione, almeno nei documenti tedeschi,
sono usati in parecchi casi indifferentemente e nella medesima accezione44.
entrare nel merito delle controversie, recentemente molto dibattute, sull'evoluzione storico
giuridica dell'immunit.
3 9 I te;:rr:ini mur:deburdium, tuitio, de/ensio sono poco usati in questi documenti; generai
mente . s1 dice che il re ha preso una persona o u..'1a corporazione sotto la sua specialis protectio.
40 I)ivilegia immunitatis, emunitatis, munitatis; anche semplicemente immunitates.
4 1 E la frase: ut nullus (nullusque) . . . audeat (praesumat), le cui parole iniziali e finali in
genere restano immutate nonostante tutte le variazioni nelle parti intermedie. Di solito nei
documenti carolingi pi antichi in questa formula non compare l'elenco dei funzionari. Un
divieto formulato analogamente contenuto in genere anche nelle cartae tuitionis; ma mentre
nelle immunit vengono proibiti l'accesso e gli atti d'ufficio dei funzionari regi per il territo
rio che gode dell'immunit, le semplici cartae tuitionis proibiscono la violazione di possedi
menti e persone posti sotto la protezione regia.
42 Anche questa frase contiene una formula tipica che inizia con le parole: et (sed) quic
quid exinde /iscus ecc.
43 Sull'evoluzione delle immunit italiane, oltre al libro prima citato di Rieger, cfr. anche
Handloike, Die lombardischen Stadte. I teoremi costruiti da Stumpf, Wirzburger
Imm_ un_itatsurkz:nden sull'evoluzione delle formule di immunit in Germania si sono per pi
vers1 dimostratl errati.:
44 Cfr. l'elenco nell'indice delle parole e delle cose del terzo e quarto volume di Die
Kaierurkunden der deutschen Konige und Kaiser, Hannover 1900- 1 903 e 1 909 (MGH
Diplomatum regum et imperatorum Germaniae tomus III et IV), alla voce "immunitas".
V1

59

Privilegi di elezione. Diritti di mercato e di moneta

Mundeburdio. Immunit
n

diritto all'elezione libera, o vincolata a determinate condizioni, dell'abate


o del vescovo si trova spesso congiunto all'immunit per monasteri, succes
sivamente qui e l anche per diocesi; esistono pure documenti particolari
che conferiscono questo diritto e che potremmo chiamare p r i v i l e g i d i
e l e z i o n e. Altrimenti per p r i v i l e g i, nel senso pi stretto della parola
e in conformit all'uso linguistico del periodo merovingio e anche in parte
di auello carolingio, intendiamo- sGlo quel documenti regi che regolano i
rap p orti dei monasteri con il potere spirituale dei vescovi diocesani.
Tuttavia gi a partire dall'epoca di Ludovico il Pio questo tipo di documenti
di sovrani temporali ricorre solo molto raramente, e successivamente l'e
spressione perde questo significato circoscritto.
. .
Cos come con la giurisdizione si concede uno ius regale a fondaz10m
religiose45, allo stesso modo anche altri iura regalia, di dazio, di mercato, di
moneta, passano in possesso di privati. Le c o n c e s s i o n i del d i r i t t o
di m e r c a t o e di m o n e t a sono di norma legate tra loro; tuttavia esi
stono anche documenti che garantiscono solo l'uno o l'altro diritto; a partire
dal X secolo mediante una formula tipica di questi documenti si concede il
banno regio a coloro che ne sono investiti, spesso con un'altra formula si fa
riferimento anche al diritto di un altro luogo, cui il nuovo luogo, dotato ora
di regalie di mercato e moneta, deve essere equiparato46 Regolarmente con
giunto al conferimento del diritto di mercato (anche se non viene detto
espressamente) il diritto alla riscossione di un dazio . di mercato; atr
c o n c e s s i o n i di d a z i, che si trovano in parte un1te a documenti di
immunit in parte in documenti a s stanti, si riferiscono invece al diritto
alla riscosione di dazi permanenti di transito per strade, ponti, porte, porti,
approdi ecc. Se vero che non tutte le concessioni qui menzionate ricorro
no nel primo periodo carolingio, gi dall'epoca pi antica abbiamo per
notizia di e s e n z i o n i dai d a z i, rimaste poi a lungo in uso, mediante le
quali a una fondazione religiosa si concede la franchigia dal dazio in tutto
l'Impero, o in un territorio limitato, in relazione a tutti i suoi movimenti di
traffico o per un circoscritto numero di navi, carri, o per i suoi beni di pro
duzione e di consumo.
Infine occorre menzionare le c o n c e s s i o n i di f o r e s t a t i o e di
i n f o r e s t a t i o47, che, a partire dall'ultimo quarto del X secolo e nel
45 A partire circa dall'anno 1000 si riscontra il conferimento di intere contee a diocesi,
pi tardi anche a monasteri. ..
46 Cfr. K.Th. Eheberg, Uber das altere deutsche Miinzwesen und dze Hausgenossenscha/ten, besonders in volkswirtscha/tlicher Beziehung, Leipzig 1879, p. 6 se.; Rathgen, Ent
stehung der Mkte in Deutschland, Diss. Stra.Bburg 1881, p. 15 seg.; Wa1tz, Ver/assungs
geschichte, 4, p. 52 seg. e p. 95 seg., 8, p. 282 seg. e p. 3 17 seg.; Brunner, Deutsche Rechtsgeschichte, 2, p. 239 seg.
.
.
47 Cfr. W. Sickel, Geschichte des Bannes, p. 4 1 seg., e Th1mme, Forestzs, p. 1 01-154.
Maggiori particolari pi avanti dove si tratter della dottrina del consensus.
.

58

58

Inforestatio. Affrancamenti

Documenti di con/erma

secolo XI, acquistarono una rilevanza tutta particolare. Mentre nel periodo
pi antico concessioni di distretti forestali, che da terra di nessuno erano
divenuti beni particolari del re, non si erano sostanzialmente differenziate
dalle altre donazioni di beni regi, le cose cambiarono con la crescente
importanza che il diritto di caccia acquis in queste concessioni. Nei boschi
appartenenti a privati o a chiese l'esclusivo diritto di caccia del signore della
foresta venne allora posto sotto la protezione del banno regio mediante la
in/orestatio. E inoltre, sporadicamente a partire da Ottone II, sempre pi
spesso nel periodo di Enrico II e dei primi tre Salii, alcuni distretti, spesso
molto estesi e delimitati in maniera precisa nei documenti, pur appartenen
do in realt solo in parte o per niente ai destinatari del favore regio, furono
trasformati in foreste a favore di una singola persona o di una corporazione
ecclesiastica, nelle quali a queste spettava il banno di caccia ( Wildbann), vale
a dire il diritto garantito dal banno di impedire a ogni estraneo di valersi del
diritto di caccia. Con la menzione ancora delle concessioni pi rare dei
d i r i t t i di d e c i m a, di m i n i e r a ecc. e degli a f f r a n c a m e n t i48,
che, comparendo dal periodo merovingio fino alla fine di quello salico, con
servano insolitamente intatte le loro formule, e infine dei d o c u m e n t i di
p a c t a o p a c t i o n e s, oscillanti invece tra forme molto particolari49 e
stipulati dai sovrani con i pontefici o con potenze estere, dovremmo aver
esaurito le principali categorie effettive di documenti risalenti a questi seco
li, nella misura in cui abbiano ad oggetto concessioni di beni e diritti fatte
per la prima volta. Non vi bisogno di dire che in certi casi particolari, nei
quali si richiedeva la partecipazione del re, furono emanati documenti che
non rientrano in nessuna di queste categorie.

in altri casi si riferiscono soltanto a singoli beni, il cui modo di acquisto ren
deva auspicabile una tale convalida scritta del .sovrano; e in tri ca.si ancora
a diritti e privilegi di immunit, di mundeburdio ecc. del destmatano. Molto
spesso anche le con/irmationes del primo e dell'ultimo. tip o furo_no accordate
mediante uno stesso documento. Nel loro testo esse s1 nfanno m parte, e su
questo si torner pi avanti, alla lettera dei documenti che devono sser
confermati dal nuovo diplom; in parte si allontanano dal testo d1 quel
documenti e ne integrano, accrescono o limitano il contenuto. Degna di par
ticolare nota la circostanza che il tenore di queste con/irmationes talvolta
quasi non lascia trasparire il fatto che non si tratt di un concessione fatta
per la prima volta, bens di una conferma; non ran sono 1 term1. _n1. onaus
tradimus, concedimus e simili, ed il confronto con i documentl p1 ant1ch1
del medesimo destinatario a farci comprendere che in realt non abbiamo a
che fare con una prima donazione o concessione.
Un gruppo da trattare separatamente all'interno della categoria di 9uest.e
con/irmationes regie dato dai diplomi che venivano redatti per s o s t 1 t u 1r e d o c u m e n t i s m a r r i t i51. Chiunque a causa di un qualsiasi inci
dente - assalto di nemici, furto, incendio, negligenza - avesse perduto docu
menti necessari a dimostrare il possesso legittimo di beni e diritti, si rivolge
va, seguendo un procedimento consueto nella Gallia romaizzata52, all'a_uo:
rit municipale (curia) con una petizione53, alla quale s1 dava pubbhc1ta
mediante affissione pubblica prolungata per pi giorni. Al petente si resti
tuiva poi il verbale relativo alla pubblicazione del suo scritto, convalidato
dall'autorit: esso possedeva un valore giuridico, che per la verit non ci
noto in tutti i particolari54, nel caso si arrivasse in un secondo tempo alla
contestazione del possesso del petente. Nel regno franco questa procedura
romana sub alcune singolari modifiche55; chi avesse smarrito i suoi docu
menti nel modo sopra descritto faceva prima di tutto registrare questo fatto
in una dichiarazione redatta da uno dei suoi compaesani o da uno dei par
rocchiani, presentava poi al conte, o a lui e al vescovo insieme56, questa notitia relationis, che anche altri testimoni potevano udire, e otteneva a questo

60

59

60

59

60

Una parte del materiale documentario a noi pervenuto, almeno altrettan


to cospicua quanto queste concessioni di beni e diritti fatte per la prima
volta, costituita dai diplomi mediante i quali i sovrani confermano il vigore
giuridico di disposizioni emanate o dai loro predecessori o da altre persone.
Questi d o c u m e n t i di c o n f e r m a5o si riferiscono spesso all'intera
propriet delle fondazioni o delle singole persone destinatarie del documen
to, la quale poi in Italia veniva generalmente elencata per intero con indica
zioni molto dettagliate, in Germania spesso solo sommariamente riepilogata;
48 Vengono chiamate cartae denariales in corrispondenza alla forma regolata dalla Lex
Salica 26, Lex Ribuaria 57, l dell'affrancamento (manumissio) di pieno diritto. Una forma
particolare hanno i documenti di affrancamento in Italia (cfr. DD Ber. I, n. 86; DD W, n. 16).
49 Sulle singolarit formali dei pacta pi antichi cfr. Sickel, Das Privilegium Ottos I., p. 84
seg.; Fanta, Vertrge der Kaiser mit Venedzg; Bresslau-Sickel, Wormser Concordat, p. 136 seg.
50 Con/irmationes, corroborationes, roborationes. ll fatto che anche renovare (renovatio),
almeno in epoca presveva, abbia lo stesso significato di con/irmare stato dimostrato da
Sickel, Neuaus/ertigung oder Appennis? p. 236 seg. (con l'indicazione di altri sinonimi), con
tro l'opinione di Ficker, Beitrge, l, p. 308 seg., e le ipotesi di Wilrnans e Philippi.

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61

51 Cfr. Sickel, Neuaus/ertigung oder Appennis?, p. 227 seg.; K. Zeumer, Uber den Ersatz
verlorener Urkunden im /r'nkischen Reich, ZSR, 14, Germ. Abt., 1 (1880), p. 89-123 ;
Blumenstok, La r/ection des titres perdus.

52 La testimonianza pi antica e pi esauriente su questo procedimento data dalla

Formulae Arvernenses, l (MGH, Formulae, p. 28).


53 Contestatiuncula seu plancturia.
. questo modo I.
..
che m
54 Blumenstok, La r/ection des titres perdus, p. 332 seg., rltrene

documenti smarriti erano a tutti gli effetti sostituiti.


55 Cfr. Formulae Andecavenses, 3 1 -33 (MGH, Formulae, p. 14-15).
56 Non al solo vescovo, come suppone Blumenstok; dove si parla del solo vescovo nelle
Formulae Turonenses, add. 7 (MGH, Formulae, p. 162) si tratta dell'ottenimento di un docu
mento regio.

61

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Appennes. Pancarte. Precarie

punto un nuovo documento detto a p p e n n i s57, che da quel momento


equivaleva al suo titolo giuridico per tutta la sua propriet al momento in cui
aveva dato inizio alla procedura. Un diploma del re assicurava per al peten
te una certezza ancora maggior di questo tipo di documento e perci gi dal
l' epoca merovingia si fece ricorso al sovrano in alcuni casi di smarrimento di
documenti. Nel periodo pi antico ci avveniva solo dopo che si era conclu
so il procedimento per l'appennis, sul quale veniva inviata una relazione al
re; successivamente ci si limit al racconto di altre persone credibili o anche
alla semplice narrazione del danneggiato. TI sovrano concedeva poi un diplo
ma a conferma dell'intero patrimonio del petente all'epoca della sua emis
sione58; nei secoli X e XI spesso vi si univano anche privilegi particolari per
facilitare la prova della consistenza dei beni. Documenti regi di questo tipo
sono stati di recente chiamati anche appennes; le fonti medioevali non usano
per questo termine; noi preferiamo chiamarli p a n c a r t e servendod di
un termine usato nel IX secolo nella Francia occidentale59.
Il fatto che, anche prescindendo dall'ultimo caso qui menzionato, si
richiedesse spesso una conferma regia per acquisizioni fatte mediante un
documento privato, dovuto alla maggiore forza probatoria inerente ai
documenti regi rispetto a quelli privati, della quale dovremo ancora parlare
pi a fondo. In certi casi, per, la conferma regia veniva definita addirittura
come necessaria ai fini della validit del negozio giuridico, ad esempio in
tutti i casi di alienazione di feudi regi, per i quali chiaro che era indispen
sabile l'autorizzazione del sovrano in quanto signore feudale6o. In quale
misura siano da annoverarvi anche i contratti di p r e c a r i a, per i quali
ripetutamente si fa menzione della conferma regia, questione che lascio
aperta61; sicuro invece che i contratti di permuta stipulati dalle chiese
dell'Impero (Reichskirchen) per avere validit necessitavano in taluni casi
57 Da appendere; il documento veniva preparato in due esemplari secondo le Formulae
Turonenses, 28 (MGH, Formulae, p. 151), dei quali uno veniva appeso al mercato. Zeumer
interpreta giustamente l'appennis come sentenza del tribunale comitale, cosa che Blumenstok

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contesta senza essere in grado di definirne con precisione il significato giuridico.


58 L'efficacia giuridica di un tale diploma consisteva dunque nell'escludere ogni conte
stazione della propriet del suo destinatario sulla base di eventi risalenti al periodo prece
dente all'emissione del diploma. Pi tardi lo stesso diritto fu talvolta concesso gi prima
della perdita del documento per il caso di un suo smarrimento: cfr. ad es. DD K II, n. 58, il
primo documento regio ottenuto dal monastero milanese di S. Dionigi che era stato appe
na fondato.
59 Gi Gatterer, Praktische Diplomatik, p. 69, scelse questa espressione.
60 A partire dall' epoca sveva esiste persino una speciale categoria di documenti mediante
i quali vengono confermate una volta per tutte queste alienazioni gi effettuate da parte di
vassalli regi o di ministeriali, o da effettuare in futuro a favore di fondazioni religiose.
61 Non solamente nel caso citato da Waitz, Ver/assungsgeschichte, 7, p. 201, nt. l ; altri es.
anche in Mlihlbacher, Die Urkunden Karls III., p. 467 seg. - In Germania tali contratti sono
chiamati pi volte convenientiae.

Epoca sveva. Privilegi e mandati

63

della conferma regia62. Non si finora ben chiarto quali fosseo q.ues.ti. casi;
il monastero di Lorsch aveva ottenuto da Ludov1co il Germamco il dmtto a
concludere contratti di permuta relativi a meno di tre mansi di terra senza
dover chiedere espressa autorizzazione63; e in Baviera in tutti i casi in cui si
trattava di non meno di cinque mansi di terra ecclesiastica, si affermava
senz' altro che in virt di un antico diritto fosse necessaria una c o n f e r m a della p e r m u t a da parte del so':ran?64 Solo con il perodo sv':o
divenne raro questo tipo di documento d1 cUJ. si hanno numeros1 esempi m
epoca pi antica.
.
Anche per i documenti regi del periodo svevo e postsvevo dobbtamo
atenerci alla distinzione fondamentale tra d i p l o m i o, usando un termme
meglio corrispondente all'uso linguistico di questa epoca, tra p r i v i l e g i65 e
m a n d a t i. Suddividiamo ulteriormente i privilegi in s o l e n n i e s e m62 Cfr. Sickel, Beitrge, l, p. 361 seg. (il quale osserva a torto che non era il diritto di
disposizione delle chies. ad essere limitato, bens .quello della controparte); Dzplomata_ cen
tum, p. 177; J. Ficker, Uber das Eigenthum des Rezchs am Rezchszrchengute, SB der :x'rener
Akademie der Wissenschaften, 72 (1872), p. 55-146: 90 seg.; Wartz, Ver/assungsgeschzchte, 7,
p. 201 seg.
63 Chronicon Laureshamense, MGH SS, 2 1 , p. 366.
64 In relazione a Waitz, Ver/assungsgeschihte, 7, p. 201, nt. 4, cfr. il pas;o imJ?ortante e
finora non considerato del Liber /undationis di Ebersberg (DD K II, n. 2 13 ): nam tuxta antl.
qua iura omne concampium eclesiastici praedii quinque mansos continens instabile computabatur, nisi regia auctoritate firmaretur".
65 Nel periodo presvevo si distingue spesso (ci molto chiar? ad. es. m. H0. kmar, nnales
Bertiniani, a. 878, p. 143) tra privilegium e preceptf!m, usand? prm:o tr:nU:e pe.r 1 dou
menti pontifici e il secondo per quelli regi; un ecceztone c?stltUlt da1 pnvileg1 rg1 n;.ez10:
nati sopra che reg?lano i rppoi tra monaten. : vescovi ocesan1. Q_uso us lingmstlco e
dominante anche m Albenco di Montecassmo, tl. quale da questa defm1z1one: , precepta vel
mundiburdia magnarum et secularium potestatum solummodo, proprie autem regum vel
prindpum sunt; privilegia summorum sun ecdeie cui?sbet concessiones pont;ificun;." . (Q_E,
9, p. 38, 36). Anche nel testo di documenti papali e reg1 s1 trova spesso la medesa distmztone; cfr. ad es. DD O I, n. 337: "per praecepta "regum Langobardorum... seu et 1mperatorum
Francorum... sive et per privilegia pontificum... , ? DD K II, r: 24; "qam pr r:ostr;-un_ prae:
ceptum et apostolicum privilegium usque nunc VIsus est posstdere , o .il pnvileg1o - N1ccolo
I, Jaff-E. 2848 (Kehr, Papsturkunden in Venetien, p. 215): ', que antenores augustl lffipeaores quam pontifices apostolice sedis Romane... contulerunt tam per precepta quam per pne:
gia". Pure altrove si faceva questa distinzione; _ad es. ancora nel XII secoo peg.li elenc1 di
documenti di Eberardo di Fulda, sui quali cfr. l. Gegenbaur, Das Kloster J:utda tm karolmgz
schen Zeitalter, 2 voll., Fulda 1871-74: l, p. 12 e 13. Ma essa mantenuta altrettant? I:oco
rigorosamente come quella tra carta e notitia; gi pordiamr:t epoca tard?caro.la; e
nei secoli successivi sempre pi spesso, i documenti reg1 di tutti l t1p1 vengono chiamati przvtle:
gia; nei documenti svevi questo uso linguistico gi del tutto correr:t; .e nell s:c?na meta
del XII secolo l A dictandi Aurelianensis ( QE, 9, p. lll) dava la defm1210ne: , pnvileg1um est
apostolica vel imperialis sanctio ratione firmata" (cfr. anche la Summa prosarum itam_ins assone, QE, 9, p. 2 15). Pi tardi il diritto a acordare privilgi asegnato a ttl l prme1p1.'
papa e all'imperatore, mentre 1_ documenti di altre persone m real.ta n<;m mentano :aie eflm
zione. Cos nel formulario di Baumgartenberg (QE, 9, p. 781), il cUl autore pero aggtunge
subito: "tamen usus in terra nostra obtinuit, ut omnes litere vocentur privilegia". Di contro gi
'

rs

63

63

64

64

Privilegi solenni e semplici

P l i c i, i mandati in g e n e r a l i e s p e c i a l i66 . Mentre per il periodo


prced_ene or: la p resenza o mancanza della inscriptio possedevamo un cri
_ genere molto attendibile tra i diplomi e i mandati, ora
teno di d1stmz10n m
questo elemnto v1ene a mancare. Infatti all'inizio del XII secolo - a comin
_
la_re a Ennco V l' inscriptio irrompe anche nei privilegi, evidentemente a
1m1taz10ne dello stile della c? ceeri_a papae, che del resto da allora in poi
_
r;:ese tr:fluenare sempre p m gh us1 v1gent1 nella cancelleria imperiale67. Se
l znsc:zptzo cont1r:ua a addirsi a tutti i mandati, non resta per pi limitata a
q_uelli, ma d' ora m p01 pu trovarsi in 9alsisi _documento. Anche in queste
c1rosa?-ze . e_ comnque s ml?re p_oss1ile dtstmguere facilmente il gruppo
de1 r:nvileg1 solenm da tutti gh t 1; ess1 sono contraddistinti dal protocollo,
_ alla meta ctrca del XIII secolo hanno l' invocatio e la
che e c n;.pleto, e fmo
sottosc1z1one del re, spesso anche quella del cancelliere, e una datazione
dettaghata68, e da allora in poi sempre almeno l'una o l'altra di queste for
mule69 ; a tali caratteri si accompagna una forma esteriore pi curata soprat'
tutto per d che riguarda la sigillatura.
. Non ace invec tracciar una li?:a di demarcazione_ netta tra i privile
gi semphc1 1 ma?-datl; deermmante e m questo caso la differenza oggettiva
t t;a pro "':'ede1t1 uratun nel tempo e provvedimenti dagli effetti transito
n , tra drspos1z1om che dovevano servire in primo luogo come mezzi di

64

nel Liber iurnus (cfr. pi avanti il capiolo sui formulari) sono impiegate molto spesso le
_ P aeceptum raeceptzo anche
_ a documenti pontifici.
esprss1om
p
6 Cfr :cke, Beztrage,
_m _relazwne
2,
p.
5
seg.:
limitatam
ente a questo periodo concordo con i suoi
argometl: :ettl contro la Introducti?n di Huillard-Brholles, Historia,
p. 23 seg., e le mie
ossrvazrom m Dzplomata centuf!Z, p. 182 seg., pur senza condividere in pieno
sua dassifi
cazwne. o stesso modo non nesco ad accettare del tutto la terminologia sceltala da
?._ur Geschzchte, p. seg., 14 seg., 27 seg., e ancor meno posso considerare riuscita laPhilippi,
suddivi
_ postsve o da Herzberg
s1o? proposta per il penodo
-Friinkel, KUiA, testo, p. 214 seg., che
:'
_
artif110sa e allo stesso tempo arl:ntrana. Nn nego che anche la classificazione da me applica
ta puo non ssere del tutto soddisface
nte, ntengo per che costituisca pi delle altre lill facile
trumel!to di lavoro, e perci continuer ad attenermici anche dopo le osservazioni di Erben,
m Rdlich-Erben, Urkundenlehre, p. 236 seg.
61 Cfr. Miihlbacher, Kaiserurk
und Papsturkunde.
68 I privileg solei e sempliciunde
possono in certo senso essere distinti gi in epoca pre
svev; ad s. nel secoli IX, X e XI le cartae mundeburdzi, come anche le cartae denariales e le
nomme di_ mes_s1_ regr_ (cfr. pi avanti nt. 80), non presentano alclilla
ione regia, e
queste ultime m ltre h_an?o ur:a forma esteriore molto pi semplice.sottoscriz
Ma
in
confronto
numero complessivo de1 d1plom1 quello dei privilegi da _dsignare semplici , in questo perioal
. ne. - Nel periodo svevo non sus
o, talmene scarso da non rendere necessana una suddivrsw
Siste lilla differenza oggettiva tra privilegi solenni e semplici; disposizio
contenuto uguale
sono docume?tate ora nell:lilla, ora nell'altra forma. Forse la forma pinio di
meno
solenne di lill
documeno drpendeva dall ammontare delle tasse pagate. Sulla differenza tra privilegiu
m sim
_
plex e przvzlegzum composztum o sollempne v. anche Boncompagno, in Ficker, Italienisch
e
.
Forschungen, 4, p. 306.
69 I privilegi semplici sono rari fino al 1159 e solo da allora in poi compaion
o pi fre
quentemente.
lill

65

Periodo lussemburghese. Lettere aperte e chiuse

prova di un diritto, oppure per scopi amministrativi. Nella maggior J:.;arte


dei casi baster questo elemento per assegr:are un cert? d<?cumer:to ali a
o all'altra categoria; ove questo non bast1, dovremo 1?- laea d1 ass1m
rinunciare a un giudizio a questo riguardo. In generale s puo slo dre che l
mandati spesso sono riconoscibili anche .P:r una redaztoe pm strmgata e
una veste esteriore pi modesta, carattensttche che tuttaVIa possono . essere
comuni anche ai privilegi semplici. Perla differenza, del resto poco rilevan
te, tra mandati generali e speciali naturalmente decisiva_ solo la forma del
l' inscriptio , a seconda che si rivolga a tutti i fide{es, a tutt1 coloro . che legge
ranno o che udranno leggere il documento reg10, o a p ersone _smgole b n
specificate, o a categorie di persone. Del resto i mandati generali sono _ran :
l'indirizzo ad personam assolutamente prepondera?te nell_a categona de1
mandati, ma si trova pure nei privilegi, anche in qelh solnm. . .
.
N pi semplice appare in un primo momento il comp1to d dtffrenztar:
in maniera precisa i tipi di documenti prodotti dali c nellne de1 ovra1
lussemburghesi e dei primi re asburici7 : Mentre 1 p nvilg1 solenm conti
nuano a distinguersi nettamente dagh altn d Kume_ntl p:r . il loro protoollo
(contenente l ' invocatio , la sottoscrizione reg1a, la ncogmz10ne, la datazione
completa con indicazione dell'indizione o alm_eno alcune di queste formule) ,
la categoria dei mandati generali ora quas1 del tut o s_comparsa; parte
alcune rare eccezioni, disposizioni d'importanza trans1to1a vengo10 m qu
st' epoca documen tate normalm ente solo in form dt n: an_d_au spee1ah.
Viceversa un'altra differenza acquista ora un mag_g1ore s1gmf1ca to, quella
cio tra litterae apertae, o patentes, e litterae clausae. E certo he, c_om: pres
so i RomanFl , anche presso i Germani vigeva la consuetudiJ?-e di ch1dre
con un sigillo lettere o documenti contennti rispetivament mformazwm o
disposizioni e il cui contenuto doveva nmanere nservato , m modo che la

65

66

70 I documenti di Ludovico il Bavaro costituiscono il momento di transizione dal periodo 65


svevo e postsvevo a quello lussemburghese e poss?no essre sudvisi come questi ultimi (cfr.
Grauert, KUiA, testo, p. 300 seg.; Schaus, Zur Dzplomatzk Ludwzgs des. Byrn, . P l seg.)._ L
distinzione fatta inoltre da quest'ultimo tra privilegi, mandati (che egli_ divrde mandan di
grazia e mandati negoziali) e lettere si riferisce solo al contenuto_ e cornsl? onde m sostanza a
quella gi valida per l'epoca pi antica (cfr. soi? ra! . Sui document del penodo lussemburghe
se, nei quali sono da fare rientrare anche quelli di Roberto, cfr. Lmdner, Ds Urkunenwesen
Karls IV., p. l seg., e Th. Lindner, Beitr'ge zur Diplomatik der Luxemburgzschen Perzode, AZ,
AF, 9 (1884), p. 168-192; W. Friedensburg, HZ, 50 (883), p. 339-34; E. \Yerunsky, GG,
1 883, p. 609-628. La partizione proposta da Fr. Z1mermann, J?ze Datzerungs/ormel zn
Urkunden Kaiser Karls IV, Diss. Berlin 1889, p. 12 seg., s1 allontana m parte da quella acclta
qui ed lill po' pi complicata. Anche per il primo prodo asburgi_co _S:einherz, KUrA,
accuratatesto, p. 471, ha adottato lilla suddivisione in base alla srgillatura e ha mdivrduato
mente le caratteristiche dei singoli gruppi.
.
66
71 Sull'uso romano cfr. Claude de Saumaise (Claudius Salmasms), De subscrzbendzs et
_
signandis testamentis, Leiden 1653 . TI documento di semJ?lice testimonianza era sempre ehm
so; sulla sua struttura cfr. Karlowa, Romische Rechtsgeschzchte, l, p. 778 seg.
.

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67

Tipi di documenti del periodo lussemburghese

loro apertura non era possibile senza commettere una violazione72 . Ma solo
a partire dal periodo svevo possediamo informazioni pi precise su queste
litterae clausae73 e soltanto da quest'epoca ci pervenuto un numero mag
giore di originali di tali litterae74. Risulta che queste, a parte l'indirizzo sul
verso, nella scrittura e nelle formule non si distinguono in nessun modo da
alcuni mandati speciali spediti aperti; perci non vi ragione per trattare gi
in questo periodo le litterae apertae e le litterae clausae come tipi particolari
di documenti; e nei casi in cui possediamo solo una copia di un mandato
speciale senza alcuna informazione sulla fattura dell'originale, non abbiamo
alcuna possibilit di giudicare se esso sia stato spedito come lettera aperta o
come lettera chiusa.
Nel XIV secolo le cose cambiano. Le litterae clausae del periodo lussem
burghese - a eccezione di pochi pezzi anomali - si distinguono come un par
ticolare tipo di documenti per la tipica disposizione della loro intitulatio,
perch il titolo e il nome del sovrano non sono legati al testo, come avviene
di solito, ma sono separati da questo e suddivisi generalmente in due righe
soprastanti, o , nel caso di litterae indirizzate al papa e ai cardinali, sotto
stanti al testo75.

Al fine dunque di suddividere i documenti di quest'ultimo periodo, sar


meglio considerare in primo luogo non pi i caratteri intrinseci, come
abbiamo fatto per l'epoca precedente, bens quelli estrinseci76 . In questo
periodo distinguiamo perci d i p l o m i s o l e n n i e s e m p l i c i,
l e t t e r e a p e r t e o p a t e n t i e l e t t e r e c h i u s e. Entrambi i tipi
di diplomi hanno sigilli pendenti e si differenziano per il loro protocollo che
pi o meno completo77. Le lettere- aperte-hanno un sigillo aderente; quelle
chiuse sono chiuse col sigillo e presentano una disposizione dell' intitulatio
quale sopra si descritta.
Nel corso di questi secoli tardi crebbe notevolmente il numero dei grup
pi di documenti regi da differenziare a seconda del contenuto. Mentre solo
poche categorie di documenti dell'et presveva scompaiono in epoca suc
cessiva, perch relativi a negozi giuridici o istituzioni giuridiche cadute in
disuso o non pi rilevanti, sopraggiungono ora numerosi altri tipi di docu
menti assenti nel periodo precedente7s . Non possibile, n necessario, offri
re in questa sede un quadro esauriente di tutti i casi singoli che si presenta
no; di questi nuovi documenti dovremo menzionare solo i tipi principali e
pi frequentF9. Tra essi rientrano in primo luogo i privilegi che si riferiscono
alle condizioni personali e di status del destinatario. Mentre in precedenza
avevamo incontrato quasi solo documenti di tuitio e di affrancamentoso , rin
veniamo ora anche un gran numero di altri documenti: i n v e s t i t u r e e
n o m i n e, mediante le quali il sovrano conferiva un ufficio o un titolo,

72 Ad esse si riferisce la disposizione del Decretum Tassilonis in loco qui dicitur Niuhinga,
MGH LL, 3 , Hannover 1863, p. 464-468: 467, con la minaccia di una pena per la violazione
del "signum quod est sigillum". Non corretta l'ipotesi di Sickel, Acta, l , p. 402, secondo la
qual le lettere munite di salutatio erano sempre chiuse; dal periodo carolingio, sassone e sali
co CI sono pervenuti infatti mandati originali con la salutatio che sono senza dubbio litterae
apertae ed erano provvisti di sigillo apposto sul lato della scrittura nella maniera consueta ai
diplomi: cfr. Miihlbacher, Regesten, n. 1932 (KUiA, fase. l , tav. 7), DD O I, n. 366 (KUiA,
fase. 3 , tav. 29), DD K II, n. 130 (KUiA, fase. 2, tav. 4a), UB Osnabriick, l, tav. 1 (Enrico IV
del 1084, non presente in Stumpf); Stumpf, Die Reichskanzler, n. 3 098 (originale a Mons).
73 Tra esse naturalmente non rientrano i documenti chiusi solo con i lacci del sigillo, la
cui. apertura era possibile senza danneggiare il sigillo, il documento o il cordone (cfr.
Philippi, Zur Geschichte, p. 55 seg.). Maggiori particolari su ci e sulla sigillatura delle litterae
clausae pi avanti al capitolo sulla sigillatura. Nel mio saggio Reise nach Italien, p. 132, ho
pubblicato una relazione notarile sull'apertura di un mandato speciale chiuso di Federico I,
del quale fu fatta immediatamente una copia autentica.
74 Conosciamo finora solo due litterae clausae del periodo carolingio: un mandato di
Ludovico il Pio al vescovo Baderad di Paderborn (Miihlbacher, Regesten, n. 924; Facsimile
in KUiA, fase. 1 , tav. 7a) e uno di Carlo il Calvo agli abitanti di Barcellona, pubbl. per ultimo
da Calmette, Lettre dose de Charles le Chauve, p. 135-139 (con due facsimili), cfr. anche
Erben, in Redlich-Erben, Urkundenlehre, l, p. 182, nt. 1, e Lauer, Lettre close de Charles le
Chauve, p. 696-699. Entrambi contengono l'indirizzo sul verso; per il modo in cui l'indirizzo
stato sritto bisogna supporre che in entrambe le lettere vi sia stato un sigillo; nel mandato
di_ Carlo il Calvo Calmette ha rilevato la traccia del cordone sigillare impresso; in nessuno dei
due mandati per possibile capire chiaramente come sia stata effettuata tale chiusura; su
qu llo di Ludovico il Pio cfr. l ' osservazione di Wigand, in Wilmans, West/"lische
Katserurkunden, l , p. 29.
75 Quesa partic.olait era osservata nche dai copisti. Sull'uso differente seguito durante
. di Ludov1co il Bavaro cfr. Grauert, KUiA, testo, p. 305 seg.
il penodo

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Lettere aperte e chiuse

76 Sull'esempio di Lindner, il quale per, come altri studiosi recenti, non suddivide ulte
riormente i diplomi. In precedenza ho chiamato i diplomi usando il termine privilegi, abban
dono per ora questa definizione per il periodo postsvevo perch la prima si generalmente
imposta.
77 Per il periodo asburgico Steinherz, KUiA, testo, p. 473, quanto alla veste esterna, vor
rebbe distinguere addirittura tre gruppi: la forma pi sontuosa di diplomi con bolla aurea,
quella media con sigillum maiestatis, e quella pi dimessa con sigillo araldico.
78 Per ci che seguir cfr. le accurate riflessioni di Herzberg-Friinkel, KUiA, testo, p. 229 seg.
79 Occorrer escludere dalla trattazione i numerosi mandati attinenti all'amministrazione
corrente, che nel contenuto e nella forma sono altrettanto vari quanto gli affari da quella sbrigati.
so In realt i formulari prendono in considerazione anche altri casi: ad es. Formulae
Marculfi, l, 8: nomina di un dux o comes; l, 18: ammissione nel seguito regio; l, 19: permesso
di abbracciare gli ordini religiosi (MGH, Formulae, p. 47-48, 55-56); Formulae imperia/es, 3 0
seg. e 52 (MGH, Formulae, p . 309 seg. e p . 325): salvacondotti per Ebrei; salvacondotto per
mercartti ecc., ma i documenti di questo tipo effettivamente redatti sono molto rari. Tra que
sti vi sono DD M, 13: nomina di un vescovo; Muhlbacher, Regesten, n. 988: salvacondotto
per un ebreo; inoltre i documenti di nomina di ambasciatori regi in Italia: Muhlbacher,
Regesten, n. 1066 (ora pubbl. da Schiaparelli, Il Rotolo, p. 10, n. 2), DD Ber. I, n. 133, DD O
III, n. 195, DD H II, n. 308, 308bis, Stumpf, Die Reichskanzler, n. 2502. Questi ultimi sono
assegnati da Steindorff, Jahrbiicher Heinrichs III. , 2, p. 3 87, alla categoria dei mandati; ma
solo DD Ber. I, n. 133 presenta veramente la forma del mandato, mentre gli altri pezzi parla
no in terza persona del designato, non si rivolgono direttamente a lui e perci non possono
annoverarsi tra i mandati.

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Lettere araldiche. Legittimazioni. Documenti di pegno

Documenti di protezione. Preces primariae

ovvero, senza affidare un preciso incarico, accoglieva il destinatario al suo


seguito tra i suoi familiares; i n n a l z a m e n t i di s t a t u s, tra cui dalla
fine del XIV secolo in poi risaltano particolarmente, anche esteriormente, le
lettere araldiche, nelle quali lo stemma concesso dipinto con un disegno
colorato; l e g i t t i m a z i o n i, mediante le quali si cancellava la macchia di
una nascita illegittima in forza della pienezza del potere imperialeSl; c o n
c e s s i o n i della venia aetatis (dichiarazioni di maggiorit) e altri. Non
meno numerosi sono i nuovi tipi di documenti che attengono al campo del
diritto delle obbligazioni. Mentre nel periodo precedente le disposizioni
regie relative a quest'ambito si riferivano quasi esclusivamente a beni immo
bili, adesso, in virt del passaggio sempre pi rapido da un'economia natu
rale a una monetaria, i documenti regi e imperiali di carattere giuridico
patrimoniale hanno almeno altrettanto frequentemente a oggetto somme di
danaro; chiaro allora che occorreva modificare anche le formule dei docu
menti . Inoltre, mentre nel primo periodo svevo tra i documenti con i quali i
sovrani alienano beni prevalgono le donazioni, dalla met del XIII secolo in
poi queste ultime si fanno rare in conseguenza di alcuni cambiamenti di
natura giuridico-costituzionale dei quali dovremo ancora parlare82: nei casi
in cui prima sarebbero ricorsi a donazioni i sovrani si servono adesso di soli
to del d o c u m e n t o d i p e g n o, con cui si riconoscono debitori oer un
determinato importo e impegnano per esso beni o diritti d'uso e rendlte83, o
per una serie di anni o fino al pagamento, oppure fino a che il titolare del
pegno sia soddisfatto dai proventi del bene impegnato. chiaro che anche
prestiti effettivi ricevuti dal re possono dare luogo a un documento di
pegno; dal rapporto giuridico che pu scaturire da questi e da altri negozi
monetari della corona nascono poi ancora altri tipi di documenti: t i t o l i
di c r e d i t o, q u i e t a n z e di pagamenti incassati, r i m e s s e, mediante
le quali si d disposizione a qualcuno, da cui il sovrano deve ricevere dana
ro, di rimettere quella somma a un terzo, e altri simili.
Cos come per il passaggio dall'economia naturale a quella monetaria,
allo stesso modo anche il sempre maggiore consolidamento del feudalesimo
trova espressione in nuove forme documentarie; come le l i t t e r a e i n f e u
d a t i o n i s divengono sempre pi numerose, cos anche i documenti con i
quali i sovrani, in quanto signori feudali, esprimono il loro consenso su ogni
sorta di disposizione giuridico-patrimoniale, adottata dai loro vassalli in

relazione a feudi, vengono strutturati in maniera sempre pi varia in corri


spondenza alla variet di quelle disposizioni. I cambiamenti pi significativi
si verificano nei rapporti dei sovrani con le chiese dell'Impero. Mentre ora i
d o c u m e n t i di p r o t e z i o n e, ricorrenti sempre pi spesso e accordati sia a chiese che a laici, presentano un carattere del tutto diverso dai
diplomi mundeburdii dei secoli VIII e IX, mentre l'immunit e i diritti a essa
collegati sopravvivono ancora nelle_ grandi onferme84, che continuano a
essere richieste e accordate, ma quasi mai concesse ex novo, mentre i privilegi di elezione diventano superflui a partire dal concordato di Worms del
1 122 e ancor pi dallo scisma guelfo-svevo all'inizio del XIII secolo85, mentre la regolamentazione dei rapporti tra monasteri e vescovi, avvenuta nell'epoca precedente mediante l'emissione di privilegi regi, adesso in pratica
interamente sottratta alla competenza imperiale, vengono introdotti due
nuovi tipi di documenti dei quali prima non avevamo alcun sentore. Il
primo quello delle preces primariae, per le quali ci sono pervenuti alcuni
formulari dalla cancelleria di Ludovico il Bavaro, che per si rifanno a una
consuetudine pi anticas6; si tratta di documenti mediante i quali i sovrani
dispongono di benefici vacanti presso capitoli cattedrali delle diocesi imperiali e presso altre chiese immediatamente soggette all'Impero a favore di
persone loro gradite; essi sono redatti in forma di petizione, ma il loro
adempimento veniva considerato obbligatorio, pur con la riserva che ogni
sovrano poteva esercitare solo una volta il diritto a lui spettante presso cia
scuna chiesa. Differenti da queste petizioni, che richiedono l'ammissione del
destinatario della grazia nel capitolo cattedrale o conventuale in qualit di
membro effettivo, sono le litterae panis, con le quali i sovrani incaricavano

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81 Per gli esempi pi antichi di legittimazioni imperiali risalenti al periodo di Federico II


cfr. Ficker, Italienische Forschungen, 2, p. 96 seg.
82 Cfr. pi avanti alla dottrina del consensus.
83 Tra esse, accanto ai diritti di dazio, moneta, mercato, miniere e simili, acquistano ades
so una grande importanza i t r i b u t i delle c i t t (cfr. A. Werminghoff, Die

Verp/iindungen der mittel- und niederrheinischen Reichsst.dte w'h rend des 13. und 1 4.
Jahrhunderts, Breslau 1893) e gli utili dalla r e g a l i a degli E b r e i; dai rapporti tra la coro

na e gli Ebrei in generale scaturito un numero non scarso di documenti.

84 A partire dall'epoca sveva queste ricevettero spesso una forma diversa nel senso che vi
furono inseriti i testi interi dei privilegi da confermare. Tratteremo pi avanti eli questi t r a n
s u m p t a o v i d i m a z i o n i.
85 I sovrani mantengono per un diritto di presentazione per le chiese soggette al giuspatronato imperiale e, in relazione a questo, emettono l e t t e r e eli p r e s e n t a z i o n e; un
es . dato da KUiA, fase. 11, tav. 16a.
86 Cfr. Hinschius, Kirchenrecht, 2, p. 639 seg. In questo lavoro il primo esempio, che poi
quello generalmente citato, dato dal documento di Corrado IV del l242 (BFW, n. 4461 )
indirizzato al capitolo di Hildesheim. M a Ficker osserv che gi Federico II nel 1214 pretese
un'elezione vescovile mediante le "precum nostrarum primitias" (BFW, n. 744), cosa che non
si verificher pi in seguito. Nel 1219 Federico davanti ai canonici del capitolo eli Zurigo
rinunci a esercitare il diritto eli petitio pro aliqua prebenda a favore di persone non apparte
nenti al capitolo o alla popolazione di Zurigo (UB Ziirich, l, p. 275, n. 389, BFW, n. 14662).
Che per il diritto del re a costringere le chiese a concessioni valendosi delle preces primariae
risalisse a epoca molto pi antica e potesse essere esercitato anche in altro modo, dimostra
to da un documento dell'abate Teodorico di St. Maximin a Treviri (Mittelrheinisches UB, l,
p. 439, n. 382) nel quale egli racconta eli essere stato costretto da Enrico III (''ad primam eius
petitionem nimium constrictus") a conferire un "maximum bonum ... cuidam fideli" del
sovrano, "non sine multis lacrimis" . Nell'uso pi tardo il diritto originario del re appare dun
que notevolmente ridimensionato.

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Litterae panis. Privilegi alle citt

una chiesa situata nell'Impero di assegnare alla persona menzionata nel


documento una cosiddetta prebenda laica, vale a dire di provvederla a vita
di cibo e del necessario senza che prendesse gli ordini. Anche questo diritto,
che parimenti poteva essere esercitato da ogni sovrano solo una volta presso
ciascuna chiesa, risale almeno al XIV secolo, forse ancora pi indietro87.
I p r i v i l e g i a l l e c i t t possono essere definiti come una nuova e
importante categoria di documenti del periodo svevo e successivo. In Italia i
documenti in forza dei quali gli abitanti di una citt vengono posti sotto la
protezione regia e forniti di certe prerogative risalgono gi all'epoca ottonia
na88; in Germania i primi esempi89 sono dati dai diplomi del 1 074 di Enrico
IV per Worms, del l l l l e 1 1 12 di Enrico V rispettivamente per Spira e per
Worms , ma solo con l'epoca sveva aumentano e assumono certe forme
caratteristiche. n loro contenuto varia naturalmente in relazione alla posizio
ne giuridica e al grado di sviluppo delle singole citt9o.
Anche il supremo potere giurisdizionale del sovrano, espresso solo occa
sionalmente nei diplomi del periodo sassone e salico, diede origine a una
serie di nuovi tipi di documenti. Tra questi rientrano le d o c u m e n t a z i o
n i di s e n t e n z e del tribunale di corte91, che di solito hanno la forma
dei semplici privilegi e le cui formule sono molto costanti; inoltre le s e n
t e n z e emesse dai sovrani nell'esercizio immediato delle loro competenze
di giudici supremi, cos come gli a r b i t r a t i da loro pronunciati come
arbitri electi e che in questo periodo di norma vengono attestati per iscritto
mediante un documento redatto dalla cancelleria in forma di privilegio,
inoltre i documenti con i quali si decreta il b a n d o o si libera da esso, poi
citazioni in giudizio, proroghe dei termini, e altri ancora.
Nel periodo svevo anche l'evoluzione legislativa del diritto avvenne pre
valentemente sotto forma di sentenze del tribunale di corte. Solo sporadica
mente incontriamo c o s t i t u z i o n i e l e g g i vere e proprie aventi per
8 7 Moser, Teutsches Staatsrecht, 3, p. 4 15 seg., tratta a lungo di queste litterae. L'esempio
pi antico da lui addotto un documento di Carlo IV del 1360 (Huber, Die Regesten, n.
3054). Ma ne esiste gi uno di Enrico VII del l8 marzo 1313, che per non diretto a una
fondazione religiosa, bens alla citt di Metz (MGH, Constitutiones, 4, p. 953, n. 920).
88 Bresslau, Jahrbiicher Konrads II. , ha riunito tutti gli esempi del periodo presvevo.
89 Le concessioni di privilegi a mercanti di determinati luoghi risalgono tuttavia a epoca
anteriore, rientrano per in un'altra categoria.
90 Tra i privilegi alle citt un posto importante occupato dalle e s e n z i o n i d a 1 1 a
g i u r i s d i z i o n e a l t r u i; questo privilegio fu per concesso anche ad altri destinatari.
91 I documenti che, a partire dalla nomina di un iustitiarius curiae imperialis permanente
(1235), furono emessi da questi in suo nome, e non nella cancelleria, bens nell'ufficio degli
scrittori giudiziari del tribunale di corte, non fanno parte dei documenti regi veri e propri. Bisogna rettificare quanto a questo proposito afferma Herzberg-Friinkel, KUiA, testo, p. 250.
Dopo le ricerche di Franklin non si dovrebbe pi parlare di due tribunali di corte
nell'Impero. Ve ne era uno solo, sia che fosse presieduto dal sovrano o dal giudice di corte.
Ma solo nel prin1o caso i documenti erano redatti nella cancelleria imperiale.

Suddivisione formale dei documenti ponti/ici

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lo pi la forma di privilegi; ad esse possono aggiungersi le paci trritoriai


(Land/rieden), assomiglianti a loro volta per pi versi ai t r a t t a t 1: a partl
re dal periodo svevo questi ultimi assumono di nuovo forme pi stabili e di
essi ci sono pervenuti numerosi originali. Infine, tra tutti gli scritti originati
dai rapporti diplomatici della corona92, nella categoria dei documenti veri e
propri rientrano soltanto le l e t t e r e c r e d e n z i a l i (Kreitive) degli
ambasciatori, che poi venivano perfezionatericorrendo all'uso d1 formule93.
Nell'accingerci a tentare una suddivisione formale dei documenti prodotti dalla cancelleria pontificia d imbattiamo in un numero incomparabil
mente superiore di difficolt rispetto ai documenti regi. La ragione semplice. n documento pontificio pi antico a noi pervenuto in forma originale
un privilegio deil'819 emesso da Pasquale I per l'arcidiocesi di Ravenna94;
per d che riguarda i circa 2500 documenti pontifici dell'epoca pi antica
siamo costretti a fare riferimento a copie spesso fortemente corrotte. Molto
spesso in queste copie furono abbreviate, o del tutto omesse in quanto con
siderate non indispensabili ai fini del copista, proprio quelle formule del
protocollo che, se fossero state conservate, ci avrebbero offerto criteri deisivi per questa suddivisione. Dobbiamo rinunciare del tutto allo studw
anche dei caratteri estrinseci di questo gran numero di documenti95; la dedsione sulla genuinit o non genuinit di un determinato pezzo, che, pur non
lasciando spazio a dubbi quanto al suo contenuto, diverge per dagli altri

92 I m a n i f e s t i, mediante i quali i sovrani rendevano noti eventi verificatisi in politica


interna ed estera, non costituiscono dei documenti veri e propri, presentano per spesso la
forma del documento. Quest'ultima caratteristica manca invece alle i s t r u z i o n i degli
ambasciatori, per redigere le quali spesso non si osservava alcun criterio formale.
93 Gi in Formulae Marcul/i, l, 9-10 (MGH, Formulae, p. 48-49) si trovano formule di. let
tere credenziali e di richiamo di ambasciatori. Manca ancora in quest'epoca la clausola, che
nel periodo posteriore diviene caratteristica di questi documenti, con la quale si chiede al
destinatario di prestare all'inviato la stessa fede che all'autore del documento, una clausola
che conferisce alla lettera credenziale il carattere di un documento giuridicamente vincolante.
Sui documemi che traggono origine dai rapporti diplomatici e sugli atti (Akten) in generale
cfr. V. Menzel, Deutsches Gesandtscha/tswesen im Mittelalter, Hannover 1892.
94 Jaff-E. 2551 . Ancora pi antico solo un frammento incompleto di una lettera di
Adriano I, Jaff-E. 2462, conservato nelle Archives Nationales di Parigi.
95 Gi per questo motivo non ammissibile considerare i caratteri estrinseci come i criteri decisivi di suddivisione dei documenti pontifici anche dei primi secoli, come fa J. von
Pflugk-Harttung, Die Urkunden der piipstlichen Kanzlei vom 1 0. bis 13. Jahrhundert, AZ, 6
(1881), p. 1-76; Idem, Technische Ausdriicke /iir das Urkundenwesen der "lteren Ppste, AZ, 7
(1882), p. 239-266; Idem, Die Arten der ppstlichen Urkunden bis zum 13. Jahrhundert, AZ, 9
(1884), p. 1-13; cfr. anche Idem, Piipstliche Original-Urkunden und Scheinoriginale, HJ, 5
(1884), p. 489-575. Non posso accettare neanche la suddivisione da lui proposta nel suo libro
pi recente, Die Bullen, p. 12 seg., che per appropriata per i documenti dei secoli XI e
XII, di cui egli soprattutto tratta in questo suo lavoro.

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Forma epistolare dei documenti ponti/ici pi antichi

Constituta

contemporanei per le formule usate, risulta dunque tavolta straordinaria


mente complicata. Le cose cambiano poco anche nei due secoli successivi.
Abbiamo notizia di oltre 4000 documenti pontifici risalenti al periodo fino
alla morte di Benedetto VIII ( 1 024) , durante il quale sembra che l'uso della
pergamena sia divenuto pi frequente nella cancelleria papale perch questo
materiale consentiva una conservazione dei documenti migliore del papiro;
pur considerando che in questa cifra sono compresi i falsi, rimane il fatto
grave che d sono pervenute le redazioni originali soltanto di circa tre dozzi
ne di documenti risalenti a tutto questo periodo96 .
Per quello che si pu giudicare in via generale date queste circostanze, da
tenere a mente per comprendere la cautela con cui occorre procedere in que
sto campo, i documenti pontifici del periodo pi antico sembrano costituire
una massa del tutto omogenea. La loro forma uguale a quella dei documen
ti degli imperatori romani e delle autorit dello Stato romano, vale a dire la
forma della lettera (o epistola). Il protocollo iniziale consta semplicemente
dell' intitulatio e dell'inscriptio - con o senza salutatio , l' escatocollo consiste
nella sottoscrizione autografa del papa, che per non fa menzione del suo
nome ma contiene solo un augurio di buona salute rivolto al destinatario97, e
nella datazione. Mai si trova la sottoscrizione di un cancelliere; quando viene
menzionato il nome dello scrittore, cosa che si verifica raramente, ci avviene
nella frase finale del testo, come nell'epistola privata neoromana9s.

Per quello che possibile giudicare, quasi tutti i documenti dei primi
pontefici sembrano dunque essere stati redatti secondo le forme appena
descritte. Le formule del testo dipendono naturalmente dal contenuto giuridico del documento e sono perci molto differenti; quanto a quelle del pro
tocollo, non vi differenza se ci troviamo di fronte un privilegio per un
monastero, in cui si concedono per sempre ampi diritti, oppure una lettera
che comunica informazioni, riporta supplicbe, impartisce ordini. Solo pochi
scritti fanno eccezione a questa regola. Innanzitutto i dibattiti e le deliberazioni dei sinodi tenuti dai pontefici, che venivano messi per iscritto in forma
di annotazioni stenografiche ed erano chiamati con il termine tecnico di
c o n s t i t u t a99. Possiamo citare qui questi scritti perch furono redatti
comunque da funzionari della cancelleria papale100 e depositati negli archivi
pontificilOl; essi sono dei documenti veri e propri, dato che non solo danno
un rendiconto storico delle sedute sinodali, ma costituiscono anche la stesura autentica e normativa delle loro risoluzioni. Questi documenti sinodali
pi antichi presentano una forma assolutamente omogenea. Cominciano
quasi sempre con una invocatio; segue la datazione, poi la menzione del
papa che presiede il sinodo e dei suoi membri, quindi, in forma rigorosa
mente oggettiva, la relazione sui dibattiti, nella quale sono inseriti testual
mente i documenti letti al sin odo, infine le risoluzioni prese. L' escatocollo
inizia con la sottoscrizione del papa che, a differenza delle lettere, non consiste in un saluto augurale (Segenswunsch ) , ma comincia con il nome e il
titolo e si chiude con la parola subscripsi; in modo simile sottoscrivono subito dopo gli altri partecipanti al sinodo in ordine di rango102
Se questi constituta sinodali rinunciano del tutto alla forma epistolare

74

96 Nel mio articolo Papyrus und Pergament, p. 9, nt. 1, ho raggruppato tutti gli originali su
papiro a me noti fino al 1888; da allora sono stati individuati altri cinque originali (tre di
Giovanni XITI, uno di Benedetto Vll, uno di Gregorio V, Jaff-L. 3746, 3747, 3750, 3794, 3888)
nell'Archivio del capitolo di Vch, un altro originale di Silvestro II (Jaff-L. 3918) nell'Archivio
del capitolo di Urgel, e un altro originale di Benedetto VIII (Jaff-L. 4019 per il monastero di
Camprodon) nella Bibliothque Nationale di Parigi. Con la lettera di Adriano I e i frammenti di
privilegi a Parigi, Amiens e Puy; che H. Omont non ha inserito nella sua lista (Bulles pontifica/es
sur papyrus, p. 577 seg.) ma ha citato in nota - ai quali per non va aggiunto il frammento di
Monza da me recensito, Zusatz iiber einen Gregor I. zugeschriebenen Brie/ (Origina! au/ Papyrus
in Monza), NA, 15 ( 1890), p. 550-554, e indicato da Omont, ibid., p . 575, nt. 3 - arriviamo a ven
tisette pezzi (a questi si aggiungono i facsimili di Jaff-L. 2717, 3656, e di un frammento, proba
bilmente di un privilegio di Giovanni VITI, posseduto da Marini: i documenti stessi sono andati
perduti). - Degli originali redatti su pergamena nel periodo fino al 1024, nel 1888 mi erano noti
solo Jaff-L. 3 7 14, 4000, 4001, 3 192 (che appartiene al periodo di Benedetto VITI e dovrebbe es
sere indicato come 4042a) e 4057. Avevo messo in dubbio l'originalit di Jaff-L. 3953, ma ades
so, a seguito di nuove indagini, la ritengo sufficientemente accertata. Di recente stato segnalato
a Firenze un nuovo originale su pergamena di Benedetto VITI da indicare comeJaff-L. 402 1a.
97 Ad es. Deus te incolumem custodiat, reverentissime /rater, oppure Bene valeas, bene
valete e simili. - TI saluto augurale manca nel praeceptum di Felice IV del 530 (cfr. Th. Mom
msen, Actenstiicke zur Kirchengeschichte aus dem Cod. Cap. Novar. 30, NA, 1 1 [ 1 886], p. 3613 68: 367) che il pontefice sottoscrisse con la formula recognovi (cfr. su ci Karlowa, Erlasse
romischer Kaiser, p. 2 16).
98 Si confronti la chiusa del testo di Jaff-E. 134 1 , 1391, 1622 con la formula corrispon
dente delle epistole private neoromane in Marini, I papiri, n. 80 (p. 124), n. 86 (p. 133 ) , n. 89
(p. 138) ecc.

73

99 Cos gi nel formulario del Liber diurnus, l 12, e in numerosi altri esempi citati qui
di seguito. La definizione constitutum, constitutio viene per usata anche per indicare altri
privilegi papali, cfr. ad es. Liber diurnus, n. 86; Jaff-E. 1875-1877 (nonostante i dubbi di
Sickel e di altri la genuinit del primo di questi documenti garantita dalla sua provenienza
dal registro di Gregorio I, cfr. Registrum Gregorii I, l, p. 376-378); viceversa, l'espressione
privilegium usata anche in riferimento ai costituti sinodali (cfr. Giinther, Kritische Beitrage,
p. 246 seg.).
1oo Gli scrittori non vengono nominati espressamente, ma in molti di questi atti sinodali
ci imbattiamo in funzionari della cancelleria papale che fungevano da segretari dei sinodi.
101 Cfr. ad es. Thiel, Epistolae, Gelasius, n. 3 0, e Jaff-E. 2 123.
1 02 Esempi: entrambi i Constituta di Simmaco del 498 e del 502 (MGH AA, 12, p. 399 e
438); quello di Martino I del 649 (Mansi, Collectio, 10, col. 863 seg.); quello di Gregorio II
del 721 (Mansi, Collectio, 12, col. 261 seg . ) ; quello di Gregorio III del 732 (Giinther,
Kritische Beitriige, p. 244 seg., cfr. K. Hampe, Hadrians I. Vertheidigung der zweiten nicaenischen Synode gegen die Angriffe Karls des Grossen, NA, 2 1 [1896], p. 85- 1 13 : 106); quello di
Zaccaria del 745 (Mansi, Collectio, 12, col. 374 seg.); quello di Stefano III del 769 (Mansi,
Collectio, 12, col. 7 13 seg.), e altri ancora. Simile, nella disposizione generale, il pezzo in
Registrum Gregorii I, l, p. 362 seg., del 595, che per indicato come "decretum a sancto
Gregorio constitutum". Da non confondere con questi documenti sinodali veri e propri sono
le encicliche e le notificazioni emanate dal papa o dal sinodo solo in forma di lettera.

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Forme documentarie particolari

Privilegi e lettere a partire da Adriano I

degli altri documenti pontifici, quest'ultima rimane per in altri scritti che
citeremo qui in via di esempio, ma che tuttavia si discostano dalla normalo3 .
Si tratta innanzitutto14 delle tre lettere gi citate di Gregorio I, che fanno
menzione del loro scrittore e delle quali due annunciano contemporanea
mente alla fine del testo la sottoscrizione papale, un fatto insolito; una fu
inoltre sottoscritta anche da tre presbiteri e da tre diaconi. Gi abbiamo
notato che questi documenti ricordano le forme dell'epistola privata neoromana; a d si accorda il fatto che lL-'10 introduce la datazione non con data,
come avviene di solito, bens con actum e con il nome del luogo. Un quarto
documento , una donazione, presenta ancora di pi questo caratterel05;
anch'esso menziona il notaio-scrittore, il cui nome non stato trascritto solo
a causa di un errore del copista, e la sottoscrizione del pontefice, e termina
con " actum Romae" ; contiene per anche la clausola di stipulazione dell'e
pistolfi privata neoromana e il permesso di allegare lo scritto ai gesta munici
pali. E probabile che anche la sottoscrizione del papa citata nel testo non
consistesse in un saluto augurale, ma nel nome e nel titolo con il subscripsi
alla fine, come avveniva nell'epistola privata; e si pu concludere che anche
la cancelleria papale del periodo pi antico in certi casi si ispirava alla forma
del documento privato neoromano l o6 .
Casi eccezionali, come quelli ora trattati e altri simili, sono talmente scar
si in numero e importanza rispetto alla quantit complessiva dei documenti
pontifici da consentirci di tenere fermo il principio enunciato, cio quello di
trattarli uniformemente.
Solo verso la fine del secolo VIII si manifesta un cambiamento chiara
mente riconoscibile. Per la prima volta sotto Adriano I, per quanto sappia
mo fino ad ora, nell' escatocollo di numerosi documenti compare regolar
mente la menzione dei funzionari di cancelleria partecipanti alla loro reda
zione. Per fare ci si usavano due formule. L'una, che si congiunge diretta
mente al testo, menziona lo scrittore del documento e indica il mese e l'indi
zione della sua emissione107; la chiamiamo formula dello scrittore (riga dello
scriptum). L'altra formula, che denominiamo data lunga dalle parole iniziali

Datum per manus, contiene la menzione di un alto funzionario di cancelleria


e fornisce indicazioni temporali pi ampie, in particolare gli anni di regno
dell'imperatore e, cosa che egualmente compare per la prima volta sotto
Adriano I, anche quelli del papa. La formula dello scrittore e la data lunga si
incontrano solo nei documenti che adottano disposizioni solenni e durature;
la presenza di entrambe le formule o di una di esse pu d'ora in poi essere
considerata il segno los di distinzione tra i privilegi e le lettere papali1D9. Nei
due secoli successivi la differenza tra i due tipi di documenti si fa sempre
pi precisa. Mentre nelle lettere il saluto augurale, che costituisce la sotto
scrizione del papa, rimane elemento variabile e pu trasformarsi a seconda
della posizione del destinatario e dei rapporti pi o meno stretti o distanti
intrattenuti con lui dal pontefice, nei privilegi si usa di solito la formula
breve del Bene valete. Tuttavia, ancora nel secolo XI, pure in questi ultimi
compaiono altre formule llO, e viceversa il Bene valete non scompare del
tutto dalle lettere. La datazione delle lettere inoltre, quando non manca del
tutto, sembra sia stata sempre meno ricca di dettagli che nei privilegi. Infine
anche nella redazione del testo emergono gradualmente certe differenze che

103 Cfr. sopra nt. 98. Jaff-E. 1341 e 1622 contengono le nomine di defensores, Jaff-E.
1391 un'affrancazione.
104 Una forma molto particolare hanno le due quietanze (apochae) di Gelasio I (in Thiel,
Epistolae, n. 3 1 , 32), il cui escatocollo comincia con la parola notavi. Anche in una quietanza
di Pelagio I (Taff-K. 953) si trova l'escatocollo con notavi. Fino ad epoca tarda questi docu
menti isolati, relativi all'amministrazione finanziaria del patrimonio ecclesiastico, devono
essere trattati come una particolare categoria di documenti (cfr. Jaff-L. 4413, 4683, 4706).
105 Jaff-E. 1623; cfr. Liber diurnus, n. 71.
106 chiaro che documenti pontifici scritti da n o t a i p u b b l i c i fuori della cancelle
ria hanno la forma di documenti privati. Su questo torner pi avanti.
107 Mi riferisco qui solo al caso consueto; in questa sede non possibile prendere in con
siderazione le eccezioni.

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108 Occorre per osservare che molto spesso i documenti a noi tramandati mancano della
datazione dato che questa, negli originali, era pi facilmente esposta a danneggiamenti; che
inoltre la riga dello scriptum, aggiunta di tanto in tanto negli originali, spesso fu solo iniziata
ma non terminata (cfr. Bresslau, Papyrus und Pergament, p. 1 1, nt. 3 ). E' chiaro che pezzi di
quest'ultimo tipo, emessi in forma incompleta, devono nondimeno essere annoverati tra i pri
vilegi.
109 Scelgo queste due denominazioni perch le ritengo le pi corrispondenti alla termino
logia medioevale. Cos ad es. Wibaldus abate di Stavelot e Korvey (Taff, Bibliotheca, l , p.
492, n. 364), scrive di essere stato ben ricevuto dal papa, "ita ut neque in privilegiis neque in
epistolis pro nostra oportunitate impetrandis ullam difficultatem sustinuerimus". Alcuni
diplomatisti recenti chiamano i privilegi anche bolle. Nel periodo pi antico, per, tale termi
ne veniva usato dai papi solo per il sigillo di piombo, non per il documento, e pi tardi
indic in un primo tempo un certo tipo di documenti, in seguito invece tutti quelli muniti di
bolla di piombo, anche le lettere. E' ancora meno opportuno chiamare le lettere dei papi
brevi. L'espressione breve possiede un preciso significato tecnico nell'uso linguistico altome
dioevale, soprattutto in Italia; di norma essa usata assieme a un'aggiunta (breve commemo
ratorium, breve iudicati, breve investiturae ecc.) , e quasi sempre indica una notitia, non una
lettera. Solo a partire dal IX secolo capita talvolta, ma non molto spesso, che la parola brevis
(al femminile) o breve sia usata in riferimento a un mandato dell'imperatore o dei suoi fun
zionari emesso in forma di lettera (cfr. DD K II, n. 266; Ficker, Italienische Forschungen, 4, p.
281; in DD O II, n. 209 il significato dubbio) e solo nel XV secolo il termine breve divenne
una definizione tecnica usata per indicare un determinato tipo di documenti pontifici, di cui
si parler pi avanti, e che non affatto identico alle antiche lettere. Infine vorrei proporre di
chiamare le lettere con l'espressione latina epistolae e non con l'altra di litterae. Innanzitutto
perch anche i privilegi molto spesso vengono chiamati litterae apostolicae; poi perch episto
la termine che si pu usare anche al singolare, cosa che non possibile per litterae.
uo L'ultimo esempio che conosco la formula Valete in Christo presente nel privilegio
per Naumburg del 1028 (Taff-L. 4087). Nel documento di Benedetto IX per Brondolo
(Taff-L. 4115 a) l'ampio saluto augurale proviene dal cancelliere, non dal papa.

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Cambiamenti a partire da Leone IX

pr?babile corrispondessero alla veste esteriore dei documenti sulla quale


pratlcamente non abbiamo informazioni dato che non p ossediamo alcuna
lettera originale risalente all'epoca precedente il pontificato di Clemente
II111, a parte un frammento del secolo VIII che per non significativo a
questo riguardo.
Con il pontificato di Leone IX comincia una nuova epoca nella storia
della documentazione papale. Nel trasformare il bene valete fino ad allora
s ritto p esteso, in un nogramma, ?Ha cui esecuzione il apa non parte
cipava pm, e la sottoscnz10ne papale m un nuovo segno da noi chiamato
rota, egli fece sparire del tutto il saluto augurale autografom dai documenti
pontifici11 . Sotto Leone IX i segni distintivi dei privilegi sono di conseguen
za la rota, il monogramma e la data lunga con la menzione del funzionario di
cancelleria che ha apposto la data114.
Durante i secoli successivi alla morte di Leone IX nei documenti pontifi-

d domina una grande variet di forme che almeno in parte dipende dai
mutamenti verificatisi nell'organizzazione e nella composizione della cancel
leria, dei quali si parler nel sesto capitolo di quest'opera. _ Mntre l'? rgani
zazione e la composizione della cancelleri_a sub1scon co_ntmm amb1ament1,
cambiano anche la scrittura e la veste del documentl e m partiColare la for
mulazione dell'escatocollo. Sempre pi spesso manca nei privilegi la riga
dello scriptum, che gi nel periodo-di- Clemente I er stat omss in alcuni
casi e pi tardi fu adoperata solo da una categona dt funz10nan d1 cancelle
ria mentre un'altra non ne fece mai uso; sotto Callisto II essa compare per
l'utima volta in un documento del l l23 1 l5. Non tutte le novit introdotte da
Leone IX si mantennero a lungo: sporadicamente compare di nuovo il salu
to augurale scritto per esteso al posto del monogra:nma1 16; ma anche senza
fare ricorso all'antico bene valete si osserva occas10nalmente la mancanza
del monogramma durante il pontificato di Alessandro II, y i sp es o in quel
lo di Gregorio VIIm. Al tempo di Alessandro II un funziOnano d1 cancelle
ria riempie lo spazio tra rota e monogramma con il nome l suo signore118,
e da Pasquale II in poi in quel posto subentra una oto cnztone o ale del
.
papa. Mentre nel periodo pi antico le sottoscnztom d1 cardmal , com
anche quelle di testimoni, venivano ag iunte r golaren e oo m quel
.
documenti emanati in occasione di dibattlmentl smodah o gmd1z1an,. le sot
toscrizioni di cardinali e di altri testi compaiono talvolta gi nel X secolo
anche nei privilegi emessi indipendentemente da quelle circostanze; tali so
toscrizioni si trovano per solo raramente e mancano del tutto durante il
periodo di regno di alcuni pontefici anche del ecolo XI ( es. Stfano IX e
Gregorio VII); pi frequenti divengono part1re al pontif1 ato .di Pasq;tale
.
II e solo da quello di Innocenza II in pm fu stabilito
un ordine fisso nell ap
p sizione delle sottoscrizioni cardinalizie (alti testimoni non n.-:paiono
.
pi nei privilegi). La difficolt di suddividere 1 doc:unentl ontf1c cresce
nella misura in cui questi fenomeni si manifestano m cobmaz10m m?lto
.
differenti119. La stessa datazione con la menzione del datano non cost1tmsce
pi un elemento assolutamente certo per distinguere lettre priegi120;
pur vero che anche in quest'epoca essa ricorre solo nel pnvileg1, a parte

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1 1 1 In queste e nelle successive osservazioni non abbiamo considerato i d o c u m e n t i


g i u d i z i a r i dei pontefici, che sono relativamente rari ed estremamente vari nella loro
form . el . erdo . pi ar:io s .cn.trano spesso notitae udicat, analoghe agli altri docu
menti giud1z1an 1talian1. P1u m la l m1z1o della loro dataziOne con la parola Actum costituisce
una particolarit dei documenti pontifici basati su dibattimenti giudiziari e sinodali.
1 12 Nonostante tutte le obiezioni non mi sento di abbandonare l'opinione che fino ad
allora . Bene valete fosse scritto dal papa di suo pugno, o che almeno, come in Jaff-L . 3953,
3 976, lo fosse la croce che lo precedeva, oppure che, come in diversi documenti di Clemente
II, i. seli5ni sccessivi di interpunzione fossero tracciati in tutto o in parte da lui, e del resto
.
.
tutti gh ongmal1 confermano questa tesi della formula di sottoscrizione ereditata da un uso
romano antico. Talvolta si parla anche espressamente di sottoscrizione autografa, cfr. gi
otto aolo I "praceptum... manu nostra roboratum" (Codex Carolinus, Embolum al n. 24,
m EprstoJae K rolmi -:1evi, l, p. 529), inoltre Jaff-L. 3796, 3798, 3 856, 3 903 , 4 1 15 a ecc. Le
.
?sservaz1om di Rodo1o, Note, p. 42, non hanno rilevanza poggiandosi su Jaff-L. 4099, che
e un falso, e poco feliCl sono anche le sue riflessioni successive sui segni che accompagnano il

ll;

il

Bene valete.

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Cambiamenti a partire da Leone IX

1 13 In poca posteriore solo saltuariamente compare il Bene valete scritto per esteso. Nei

.
c s1 trattati da Bres lau, apyrus und Pegament, p. 29 - due transumpta di privilegi papiracei
di eone IX confez10nat1 eli cacellena p pal_nel XIII secolo - i monogrammi degli origi
nali potrebbero essere stati sc10ltt nelle copte; c10 comunque non affatto sicuro e neanche
probabile a causa della croce che li precede; forse fu mantenuta l'antica forma di sottoscrizio
ne aven o usato eccezior:
ente l'antico materiale scrittorio. Altre eccezioni sono Jaff-L.
4338, 5 0 ! l; cfr. Kehr, Scrmzum und palatium, p. 86, nt. 4, e 1 0 1 .
1 14 ino a met del ecoo XI nella ancelleria papale l a datazione autografa d a parte

dl funzionano detto datano, sia che fosse capo delia cancelleria o un suo supplente, costi
tm la rego.la e l' el.emeto essenziale dell'originalit di un documento. Solo a partire dall'otto
bre 1 05 0 d_ata.rIO de1 documenti pontifici - come anche il ricognitore di quelli imperiali no r: I:artecrpo plU, con una sua aggiunta autografa alla produzione del documento (cfr. Kehr,
Scrzm.um und palatzum, p. 83 seg. ). Ma gi sotto Urbano II si era tornati al principio della
datazon ut?grafa (Keh ::, zbzd. , P 107 Sef!:.). Al tempo Callisto n invalse l'uso per cui il
.
dataro s1 limrtava ad aggmngere di propno pugno solo il suo nome nella riga del datum e
alla fine semplicemente la lettera iniziale di quello. In seguito parleremo pi a lungo di q e
st'uso conservatosi sotto i successori di Callisto II.

il

1 15 Jaff-L. 7075a.
1 1 6 Cfr. sopra, m. 1 13.
.
1 17 Kehr, Scrlnium und palatium, p . 94, nt. 5, e 100; Pflugk-Harttung, Dze Bullen, p. 197 e 207.
1 1 8 Kehr, Scrinium und palatium, p . 95 .
. ..
.
.
1 1 9 Pflugk-Harttung, Die Bullen, p . 12 seg., h enm:iato un nm:vo ststema sd.divislone dei documenti pontifici, che divide le bolle e 1 brevi m numeros1 S?ttogruppl dlstmgue?
do da questi numerosi tipi di cosiddette Nebenurkunden (documenti secondar, accessor):
Dato che questo sistema, per quanto so, non stato accolto da nessun altro studioso, non c e
bisogno di trattarne pi a lungo. Cfr. sopra, nt. 95 . .
1 2o Cos ad es. lecito dubitare se bisogna cons1derare Jaffe-L. 5780 - con data lunga, per
il resto in forma epistolare - una lettera o un privilegio.

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Privilegi solenni e semplici. Lettere

Lettere di grazia e di giustizia

qualche rarissima eccezione, ma non in tutti i documenti che dobbiamo


annoverare tra i privilegi.
Faremo bene, dunque, a impiegare la distinzione gi nota tra privilegi
solenni e semplici anche in relazione ai documenti pontifici, essendo in que
st'epoca evidente un'influenza reciproca degli usi cancellereschi imperiali e
papali121. Dal tempo di Innocenza II in poi le caratteristiche fisse dei privile
gi papali solenni sono: l) la scrittura pi grande della prima riga; 2) la con
clusione dell'inscriptio con le parole in perpetuum; 3 ) la ripetizione per tre
volte dell'amen alla fine del testo; 4) la rota; 5) la sottoscrizione del pontefi
ce; 6) il monogramma; 7) le sottoscrizioni dei cardinali; 8) la data lunga con
menzione del funzionario di cancelleria che appone la data. Fino a Pasquale
II basta la presenza solo della rota, del monogramma e della data lunga per
conferire al documento il carattere di privilegio solenne, sotto Alessandro II
e Gregorio VII il monogramma pu addirittura anche essere assente senza
che perda il suo carattere; invece a partire dal pontificato di Pasquale II,
oltre la rota, il monogramma e la data lunga, deve essere presente anche la
sottoscrizione del papa. Tutti i documenti che non corrispondono a questi
requisiti, ma che almeno presentano alcuni degli elementi sopra citati, pos
sono essere considerati privilegi semplici, mentre tutti quelli che sono com
pletamente privi di quegli elementi devono ritenersi lettere. Se ci basiamo su
questa suddivisione, restano per sempre alcuni pezzi che non vi rientrano
per le loro caratteristiche complessive122; ma il loro numero cos scarso che
pu non essere preso in considerazione di fronte alle migliaia di documenti
ai quali quella suddivisione pu applicarsi; essi devono appunto essere giu
dicati alla stregua di redazioni anomale.
Dal punto di vista del contenuto non possibile operare una divisione
perfetta dei documenti pontifici in corrispondenza ai tre gruppi indicati.
Non raramente i privilegi semplici dei secoli XI e XII hanno ad oggetto la
stessa materia trattata in altri casi da quelli solenni. E, per d che riguarda
la differenza tra privilegi e lettere, pur vero che dal IX alla met del secolo
XI circa si osserv la regola di documentare in forma di p rivilegio tutte le
concessioni papali emanate affinch durassero nel tempo, mentre le lettere,
a somiglianza dei mandati imperiali, oltre alla trasmissione di notizie servi
vano a scopi politici, giurisdizionali e amministrativi. Ma gi nella seconda
met del secolo XI incontriamo sporadicamente concessioni durature di
diritti e di libert documentate anche in forma di lettera123 ; nei secoli XII e

XIII questi tipi di documenti divennero sempre pi frequenti. Se da un lato


quest'ampio uso della forma epistolare ha condotto all'elaborazione di
forme di transizione e miste tra privilegi e lettere, che rendono la nostra
classificazione ancora pi difficile, dall'altro per esso ha dato luogo a
un'ulteriore e importante distinzione all'interno del gruppo delle lettere, che
risulta evidente nella seconda met del XII secolo. Il carattere estrinseco,
facilmente riconoscibile, della distinzione tra i due tipi di lettera, da tenere
d'ora in poi nettamente distinti, consiste nell'apposizione del sigillo a una
corda di seta o di canapa; a questo elemento distintivo si affianca anche la
forma pi solenne che contraddistingue le litterae cum filo serico da quelle
cum filo canapz's124. A tale differenza ne corrisponde anche un'altra di conte
nuto125: quella tra litterae de gratia126 e litterae de iustitia127, secondo le defi
nizioni tecniche introdotte pi tardi dalla cancelleria pontificia. Quest'ul
tima distinzione nella maggior parte dei casi corrisponde infatti anche al
contenuto rispettivo di questi documenti, perch di norma le litterae cum
filo serico concedono grazie e accordano diritti, le litterae cum filo canapis
impartiscono ordini e decidono su controversie. Le disposizioni aggiuntive
(emanate in documenti a parte) alle littere de gratia, che, per garantire l'ese
cuzione di quest'ultime, contengono un'ingiunzione o danno un incarico
(litterae executoriae), sono perci trattate gi nel XIII secolo come le litterae
de iustitia, e a queste ultime vengono equiparate anche le cosiddette litterae
secretae e de curia128, vale a dire la corrispondenza ufficiale dei pontefici su
questioni politiche e amministrative della Chiesa129.

12 1 Cos anche Kaltenbrunner, Bemerkungen, p . 403 , ma senza fornire una definizione pi


precisa.,
122 E chiaro che siamo in grado di affermare con certezza la mancanza di un elemento
solo nel caso in cui possediamo un originale.
123 Cos ad es. Jaff-L. 5 167 a favore del monastero di Ognissanti a Schaffhausen, che
deve essere considerato una lettera sia secondo la definizione da noi data sopra - nella data
zione, che tra l'altro forse fu interpolata ( cfr. P. Kehr, Gregors VII. Breve fiir Kloster

79

82

Allerheiligen zu Schaffhausen ]-L. 51 67, GGN , 1 904, p. 463468), non si fa menzione di un

funzionario di cancelleria - sia per tutte le sue caratteristiche.


124 In relazione alle forme di questi due tipi di lettera verso la met del XIII secolo si svi
lupparono regole fisse che furono messe per iscritto nel corso della seconda met del secolo e
che sono state pubblicate con un accurato apparato da M. Tangl (Amdt-Tangl, Schrzfttafeln,
testo, p. 47). Per maggiori particolari su questo tema cfr. pi avanti.
125 Cfr. Delisle, Actes d'Innocent III, p. 1 6 seg.; Kaltenbrunner, Bemerkungen, p. 405;
Berger, in Les registres d'Innocent IV, Prface, p . XXIX; Diekamp, Zum piipstlichen
Urkundenwesen. II. , p . 529 seg.; Simonsfeld, Beitriige zum papstlichen Urkundenwesen; M.
Tangl, DZG, NF, Monatsblatt 2 ( 1897/98), p. 158-162.
126 Esse comprendono naturalmente anche tutti i privilegi che sono sempre sigillati cum

82

/ilo serico.

127 L'espressione tecnica litterae de iustitia testimoniata gi nella seconda met del XII
secolo. Si trova in uno scritto dell'abate Stefano di S.te-Genevive a Parigi diretto al cancel
liere papale Alberto attivo sotto Alessandro III; l'abate lamenta: "communes litteras illas
quas de iustitia appellant, in quibus Graecus et Latinus et barbarus et Scytha adiectionem
'remota appellatione' sese consequi gratulantur, nos qui speciales filii Romanae ecclesiae dici
mur non potuimus obtinere" (Stephani episcopi Tornacensis epistolae, p. 67, n. 50) [ora nella
nuova edizione a cura di Desilve, Lettres d'Etienne de Tournai, Paris 1893, p. 78, n. 63 ,
secondo la quale al posto di gratulantur va gloriantur] .
12s Cfr. M. Tangl, DZG, NF, Monatsblatt 2 ( 1 897/98), p. 161-162.
12 9 La chiusura o la mancata chiusura delle lettere dipende naturalmente dal loro conte
nuto; per ci che riguarda la loro formulazione, per, in questo periodo non vi differenza se
.

[740]
82

80

83

83

Bolle

Nel XIII secolo, ott ? _ln ocenzo IV, compare poi un nuovo tipo di
documnto a canto a1 pnvilegr e alle lettere. In un primo momento questa
nuo':a orma tu creata solo per decreti e disposizioni di validit generale, in
particolare anche per le s comuniche aventi una valenza politicaBo. Tale
nuovo . tipo risulta dalla com?inazione di caratteristiche sia dei p rivilegi
solenm che delle lettere. La pnma riga di questi documenti scritta in lette
r allungae e termina c::m la formula ad rei memoriam sempiternamm, ad
otJservantzam et me':1orzam P rf!etuamm, ad memoriam rei geste in perpe
.
(notztzam) presentium et memoriam /uturorum134
tuum133, ad certztudznem
m <?lto speso per con e formule ad perpetuam rei memoriam o ad futura
rez memorzam135 La scnttura del testo e l'escatocollo corrispondono alle let
tere, la data dunque quella breve; il sigillo pende da un filo serico. in
primo luogo a questo tipo di scritti che viene dato il nome di bolle che del
rst in questo peiodo esteso spesso a tutti i documenti muniti di sigillo
di p1ot?bo. A partire dalla stessa epoca si fanno sempre pi rari i privilegi
s lenm redatti_ nella forma antica; essi sono chiamati ora p rivilegia commu
ma136; nel periodo di Clemente VI si ritenne necessario redigere apposita
mente le regole137 per la loro formulazione e la loro veste grafica e illustrarle
con esempi ns .
Gi nel XIII secolo avvenne inoltre che le litterae clausae da tenere partia lett;era veniva spedita egretamnte o chiusa, oppure no. Nella cancelleria papale di que
.
s co peno do, com anche m quella m1penale
, le lztterae clausae non costituiscono perci un
.
.
tlpo
particola
re dt docun1ento. Sull'uso del XV secolo cfr. pi avanti.
. 13 Cfr. Diekamp, Zum p'pstlichen Urkundenwesen. II. , p. 5 0 1 , le cui tesi per sono qui
integrate e corrette.
131 Cos nel decreto di scomunica di Innocenzo IV contro Federico
TI (Berger in Les regi'
stres d'Innocent IV, Prface, p. XLV) .
2
13 Cfr. Delisle, Actes d'Innocent III, p. 28, nt. 2; Berger' in Les registres d'Innocent IV
Prface, p. XLVI.
m Berger, ibid.
13 4 Cos sotto Clemente IV al processo contro Corradino (cfr. Posse, Analecta
Vaticana n.
16, 18, 1 9) e molto spesso in scomuniche e in inlportanti cause giudiziarie.
'
135 Entramb e le forme gi sotto Innocenza IV (Berger, in Les reaistres
d'Innocent IV
Prface, p. XLV seg.); l' tima ri orr requentemente a partire da Cle
ente IV, ma soprat
_ p01. Questi scnttl contengono solo
tutto da Urbano IV m
molto raramente una inscriptio.
136 Cos ad es. nella constiutio del 1278 (Tangl, Die p'pstlich
en Kanzleiordnungen, p. 73 ).
.
D1 cnr<? s1 trova usato semphcemente il termine privilegia nel pi antico
ordo taxationis (cfr.
Tangl, zbzd. , p. 6 1 ) .
m Tangl, Die p'pstlichen Kanzleiordnungen
n . 102.
1 38 Le divise rotali per i privilegia commun,iap .di303,
Innocenzo VI, Urbano V e Urbano VI
sono annotate coa nel l:'br ancellariae (Tangl, Die p'pstlichen Kanzleio
rdnungen, p. 306,
c;
.
n. 105). - I pnvilegt semphc1 divengono molto rari gi nel sec. XIII.
- Le brevi annotazioni
che, a partire da Innocenzo III, compaiono anche nelle lettere e indicano
i nomi dei funzio
nari di car:-celleria, non hanno n a a eh fare con l'antica data lunga
dei privilegi solenni,
. del nome di un alto funzwnano
.
mumta
di cancelleria (da ultinlo regolarmente di quello del
cancelliere o vicecancelliere), e nel docun1ento sono poste altrove.
'

:lll

81

Brevi. Motus proprii

colarmente segrete furno ciuse non ediante .una b?lla di piomb, !lla co
un sigillo di cera su cm era 1mpresso l anulus ptscatons139 Dal potif1cato di
Martino V in poi quest'uso divenne geneale140. Olre ce pe la chisur o
,
il sigillo con l'aulus piscatris e p r. tn caratten st.nnsc1A1, tah scnttl s1
per la loro. for
he
....
an
differenziano da1 document1 pontif1c1 fmora conoscmt1
dto dl tltol?

rilievo
mulazione; a tale proposito l'elemento di maggioe
1ta
re
ot?-bo

sigill
l?
del papa, che nei documenti muhit1 ?I
mvanto ep
1
anulu! ptscatorts
con
tl
sl
gill
uell1
m
scopus servus servorum Dei, mentre
q
,
1
cornspondente
de1
ordmale
dali
segmta
papa
consiste soltanto nella parola
espressa
menziona
si
solito
di
zione
data
a
ne
V);
papa

pontefice (Martinus
.
Questi
secreto.
nostro
anulo
sub
o
ptscatorzs
anulo
sub
sio-illatura
mente la
mini
e
politiche
questioni
per
solo
redatti
sono
II
Paolo
a
ino
f
che
scritti,
.
strative e da quell'epoca in poi sempre pi spesso ace pr ques.tlom di gra
zia, vengono chiamati nel linguaggio tecnico b r e v 1 (brevza). !r::fme, durante
il pontificato degli ultimi papi del XV secolo, per quanto c1 e noto p er l
prima volta durante quello di Innoce.nzo VIII, cn;-pae. un terzo tlpo d1
documenti chiamati motus proprii. Ess1 non sono s1gillat1 m alcun modo, al
posto del sigillo hanno per la sottoscrizione utografa ?,el r: aJ?a.
.
Al termine del periodo medioevale dobb1amo perc10 d1stm.guere te tlp:
principali di documenti papali: le b"olle, i brevi e i mot'-:propn. Le pnme s1
suddividono a loro volta in bolle nel senso stretto recantl la formula ad /utu
ram o perpetuam rei memoriam e in letter bollat l42 c?n la f<:rmula salutem
et apostolicam benedictione m. Una categon spe1ale d! b ll e data da _quel
le con la rota, il monogramma e le sottoscnzwm cardnal1ze; es vemvan
concesse solo per provvedere a nomir1e o per altre dispotzw:u .unportantl
. .
deliberate in concistorot43 e perci le definiamo bolle co':Clstonah.
In questa sede non possibile, n necessario, tracctare Ufla sudd1V1Slo
ne dei documenti pontifici anche in base ai loro contenuti, com s pra
abbiamo tentato di fare per i documenti regi144. Baster constatare m linea

84

F.

139 Por-chast, Regesta, n. 1905 1 . Cfr. KaltenbrUl111er, Romishe Studien: I. , p. 266. Fors
l'uso addirittura molto pi antico. In Jaff-L. 5242 Gregono VII. scnveva al conte d1
Fiandra "plumbeo sigillo idcirco signari litteras istas noluinlus, ne, s1 forte cal?_eentur ab
inlpiis, eodem sigillo possit falsitatis quippia..rn fieri" : E' o.vvi<: sl!pporre che g1a m questa
occasione si sia fatto uso di un sigillo di cera al posto di quello di p1om o.
.
.
14o n breve originale pi antico a noi noto del 29 giugno 1423 (nproduz10ne m ArndtTangl, Schri/tta/eln, 3, n. 99).
.
14! La pergamena pi sottile lavorata uniformemente da entam e le parti;. poehe 1IL'l.ee
scritte, ma molto lunghe; violazione . dlle regole p la veste grafica .cltte pra alla nt. 124;
,
da Eugenio IV in poi scrittura Ul11anlstca; sottscnz10n.e det segetan; mdinzzo sul verso.
142 Scelgo quest'espressione per evitare ogm confusione con 1 brevi.
t43 Ma nemmeno per tutti questi provvedimenti.
. . .
.
144 N possibile parlare gi qui di altre definizini relative a docun1ent1 ot c1? come
Impor
pm
termllll
I
ad es. le espressioni litterae simplices, communes, curzales, legendae ecc.
quest'opera.
di
successivi
capitoli
nei
illustrati
verrano
tanti

85

84

85

82

Suddivisione per contenuto dei documenti ponti/ici

generale che il numero dei negozi giuridici oggetto di provvedimenti papali


crebbe via via nel corso dei secoli, cosa che naturalmente collegata alla sto
ria del papato. Mentre tale numero appare ancora relativamente ristretto nel
pi antico formulario papale, il Liber diurnus, verso la fine del Medioevo
non vi quasi pi campo del diritto pubblico o privato nel quale i docu
menti dei papi non tentino di intervenire con norme e disposizioni. E cos, a
parte poche eccezioni, nella cancelleria papale ritroviamo tutti i tipi di docu
menti a noi gi noti dalla cancelleria imperiale145: nella prima incontriamo
inoltre un gran numero di altre categorie di documenti mancanti nella
seconda perch essi appartengono esclusivamente alla sfera del governo
della Chiesa esercitato dai pontefici in via mediata o immediata146.
Ancora meno praticabile o necessaria un'ulteriore suddivisione dei
documenti privati in questo capitolo. Per la trattazione successiva occorrer
avere presente solo la differenza sopra illustrata tra carta e notitia.

145 In parte tuttavia solo sotto forma di conferma delle disposizioni prese dai detentori
laici del potere, accordata in forza della superiore autorit rivendicata dai pontefici.
146 Alcuni termini usati nella cancelleria papale per i diversi tipi di documenti a seconda
del loro contenuto o della loro forma si trovano nella constitutio sopra citata del 1278 (Tangl,
Die papstlichen Kanzleiordnungen, p. 72 seg.) , altri in diversi formulari e libri taxationis e
nelle regole di cancelleria, delle quali si parler pi avanti. Cfr. anche la classificazione in
Teige, Beitrage, p. 72 seg.

IV
TRADIZIONE E RIPRODUZIONE DEI DOCUMENTI

Usando un'espressione gi nota alla terminologia dell'antichit romana


chiamiamo o r i g i n a l i (autographa) l la redazione o le redazioni di un
documento che nascono da una disposizione dell'autore o su sua autorizza
zione e sono destinate a servire al destinatario come testimonianze dell' azione documentata2 . Da questa definizione si ricava che la prova dell'originalit
di un documento racchiude in s la prova della sua genuinit, e che perci,
se l'espressione pleonastica originale genuino pu venire ammessa tutt'al pi
in certe circostanze, non si pu mai parlare di originali non genuini o falsi3
Documenti che pretendono di valere come originali, senza esserlo, possono
essere definiti originali presunti, mentre chiameremo originali dubbi quelli
la cui originalit non pu essere garantita, ma neanche negata con sicurezza.
Vi un solo caso in cui in effetti si potrebbe a buon diritto parlare di ori
ginali falsificati restringendo dunque per un verso la portata del principio
appena enunciato. Nel Medioevo, infatti, succedeva talvolta che nella can
celleria di un sovrano si producevano documenti senza il suo permesso o
addirittura contro il suo volere,, che poi venivano muniti di tutti gli elementi
formali della convalidazione4. E chiaro che questi pezzi, ai quali possiamo

l Cfr. il provvedimento di Diocleziano del 292 (CI, l, 23 , 3 ) : " sancimus ut authentica ipsa
atque originalia rescripta. . . non exempla eorum insinuentur". Alcuni esempi dal Medioevo:
Decreta/es Gregorii IX, 2, 22, 16: "instrumenta exemplata per publicarn personarn eandem
auctoritatem per hoc cum originalibus habitura" ; documento di Ottone di Baviera del l240
(QE, 5, p. 72): "omnia scripta sive fuerint originalia, sive sumpta"; Summa prosarum dictami
nis sassone (QE, 9, p. 334): "quia idem originale privilegium. . . non potuit appellatui praesen
tare"; Chronicon Laureshamense (MGH SS, 2 1 , p. 342): "nomina testium... studiosius inqui
renti in originalibus cartis inserta reperientur"; formulari di Passau del XIV sec. (QE, 9, p.
937): "testamentum aperiatur... ut ipso originali extrahi possint alia instrumenta" . n termine
compare anche in pezzi tedeschi (Janssen, Reichscorrespondenz, l , p. 326, a. 1418): "myn
herre der kunig begert zu sehin das originai und rechten heubtbrieff des vidimus" ("il mio
signore, il re, desidera vedere il documento originale e vero modello del vidimus").
2 Questa definizione s i differenzia d a quella di Sickel, Acta, l, p. 13. Cfr. Sickel, Das
Privilegium Ottos I. , p. 37 seg., che considera solo l'origine su disposizione dell'autore come
determinante per la nozione di originalit. A me sembra che anche il secondo elemento sia
essenziale alla definizione di questo concetto, soprattutto per ci che riguarda le copie dei
registri, che anche con la definizione di Redlich, in Redlich-Erben, Urkundenlehre, l, p. 32,
non vengono nettamente escluse.
3 Cfr. Sickel, Acta, l , p. 3 67 , nt. 3 ; Ficker, Beitrge, l, p. 5.
4 Non rientrano in questa fattispecie alcuni casi di documenti di precedenti sovrani, fabbricati o falsificati da funzionari di cancelleria del periodo degli Ottoni: per Rheinau cfr. K.

86

87
86

87

84

Falsi di cancelleria. Copie

Copie imitative

11

88

assegnare la denominazione di f a l s i d i c a n c e e r i a5. non rientrano


a rigore di termini nella definizione sopra data; quest'ultima pu tutt'al pi
essere loro applicata solo in quanto tali falsi non si differenziano dai veri ori
g0-ali o ?o a noi ri.conoscibile. Siai?o grado di riconoscere queste fal
SifiCaZIOni d1 cancellena solo nel caso m cm o la frode fu scoperta tempesti
vente e i st.ata riferita dalle fonti, oppure quando nel processo di pro
duziOne de1 fals1, nonostante la loro origine cancelleresca, si verificarono
dee irregol.art che ci permettono di smascherarli. E perci non impen
s bil che v1 la 9alc falso del tipo citato anche tra i pezzi che noi oggi
ntemamo ven ongmali m base alle nostre conoscenze. Tuttavia questi casi
s,on? cos ar che possiamo genral prescindere da loro e presupporre
_
l ongmalita
d1 quel documenti destmatl ad avere un valore di testimonianza
giuridica e di cui siamo in grado di dimostrare l'origine cancelleresca.
I testi manoscritti di docu..rnenti che non possono considerarsi originali
nel s.ens? .dell.a definizione data sopra o precedono nel tempo la produzione
degh ongmali oppure la seguono. Nel p rimo caso li chiamiamo m i n u t e
e se ne tratter ampiamente pi avanti; nel secondo caso li definiamo t r a
s c r i z i o n i (Abschri/ten) o c o p i e (Kopien)6. Parliamo di trascrizioni di
Rieger Uber eine Urkunde Ludwig des Deutschen fiir das Kloster Rheinau. Ein Beitrag
zur
;
Geschzchte des Kanzlezwesens im Mittelalter, SB der Wiener Akademie der Wssenschaften 76
( 1874), p. 477-496; Sickel, Kaiserurkunden in der Schweiz, p . 92 seg. ; Sickel, Neuaus/ertigng
oder Appenms?, p. 40 seg.; Das Cartular von Rheinau, ed. G. Meyer von Knonau, Basel 1883
(Qellen zur Schwe1zer Geschichte, 3/2), p. 24 seg.; Ficker, Beitrige, l, p. 3 10; per Passau
cfr.
Uhlirz, Die Urkunden/iilschung, p. 177 seg.; Sickel, Diplome Ottos II. , p. 135 seg.; per Worms
cfr. Lechnr, Konigsr:rkunden /ur Worms; cfr. per anche H. Bresslau, NA, 27 ( 1 902), p. 545.
547, e Uhlirz, ]ahrbucher
Ottos II. , p. 217 seg. Oltre a ci in nessuno di questi casi si ha la cer
tezza che i falsi siano stati prodotti da notai nel periodo in cui prestavano servizio nella cancel
leria In:rece prc:vata la falsificazione di un provvedimento di Carlo IV per mano del
suo
:
.
notato di cancellena Henncus
Australis (cfr. Kaiser, Der Collectarius perpetuarum formarum, p.
125) corrotto da un n;.ercante di Costanza, e anche quella di documenti di Sigismondo in favo
re del duca di_ Sassoma-Lauenburg per mano del cancelliere e di due ufficiali di cancelleria
del
re (cfr Lin er, as._ rkundenwsen K rls IV, p. 201 seg.; Aschbach, Sigmund, 3 , p. 227
seg.;

:
uno di questi fals1 e nprodotto m KUiA, fase. 5, tav. 18); e molto singolari sono i numerosi
d?c:umenti, la cui falsit stata accertata solo di recente, che Kaspar Schlick, il cancelliere
di
S1g1smondo, Alberto II e Federico III, fece compilare - attenendosi rigorosamente all'uso
can
cellersco - poi addirittura inserire nei registri imperiali (cfr. Dvorak, Die Flschunge
n; A.
Pennnch, Dte Urkundenflschungen des Reichskanzlers Kaspar Schlick nebst Beitragen
zu sei
nem Leen, Gotha 1 9? 1). Incontrian:o questi falsi anche nella cancelleria papale: nel 1258, a
causa di un furto, fu runosso uno scnttore papale che gi al tempo di Innocenza IV era fami
gerato "de fals!tate in litteris apostolicis commissa" (Acta pontificum Helvetica, p. 4 10, n. 675);
nel tardo Medwevo si trova spesso menzione di questi falsi.
Cos Redlich, Redlich-Erben, Urkundenlehre, 1 , p. 36, che respinge a ragione la defi
mlOne scela da G1ry, Manuel, 865,
actes subreptices. Documenti ottenuti con l 'inganno
sull base di u_n resoconto sbagliato o mcompleto non possono solo per questo essere chia.
mati non genum1.
.
6 "Abschrift " (a. 1363 ) : Huber, Die Regesten, n. 3954. "Copia":
MIOG, l ( 1 880), p. 121.
123 : 122; QE, 9, p. 699; Flcker, Italtenzsche Forschungen, 4, p. 491, 498 ecc. Sinonimi
sono

IJ_ [J_

88

:fi

85

primo, secondo, terzo grado ecc . , a seconda che derivino direttamente dagli
originali oppure da copie di primo o secondo grado ecc. Chiamiamo c o p i e
i m i t a t i v e (Nachzeichnungen) queHe che non si limitano semplicemente
a riprodurre il tenore degli originali, ma che, come avviene spesso, tentano
di imitarne in tutto o in parte anche le caratteristiche grafiche.
Sia l'antichit romana che il Medioevo usarono il termine authenticum
come sinonimo di originale'. Tale parola pet nel periodo tardomedioevale
fu applicata talvolta anche a un certo tipo di copie. Poich infatti non si

exemplar, exemplum, transscriptum, transsumptum. Exemplare, transscribere, transsumere vuol


dire produrre una copia. - A differenza di Sickel, Acta, l , p. 14 seg. e p. 405 seg., non riteng
ammissibile supporre un secondo significato della parola exemplar, oltre a quello da lm
dimostrato con numerosi esempi facilmente moltiplicabili (cfr. ad es. "exempla sve trans
scripta" nel Libro verde di Asti, Rieger, Immunititsprivilegien, p. 113 ), o addirittura, come
egli pretende (Das Privilegium Ottos I. , p. 3 9), parlare di exemplaria originali da considerare
come u..na forma, giuridicamente non definibile, della tradizione dei documenti intermedia
tra originali e copie. Nessuno dei documenti da lui analizzati (Acta, l, p. 405 seg.) ci obbliga
a pensare ci. Se per alcuni di questi (come ad es. DD Kar. , n. 88) non possiamo accertare
con sicurezza se siano da ritenere originali o copie, ne esistono altri di dubbia originalit risa
lenti anche al periodo postcarolingio; e il fatto che non siamo in grado di dare un giudizio
definitivo sul loro carattere dipende sia dall'inadeguatezza degli strumenti critici a nostra
disposizione, sia dalle eccezioni, spesso verificatesi nel Medioevo, a quelle regole che suppo
niamo abbiano guidato la produzione degli originali in quel periodo. Come exemplar viene
definito nella sua scritta dorsale solo uno di quei documenti (Mi.ihlbacher, Regesten, n. {74);
e, a differenza di Sickel e Mi.ihlbacher, considero proprio questo mandato (facsimile in
KUiA, fase. 1 1 , tav. l) solo una copia compilata a Salisburgo, destinata a un suffraganeo del
l' arcivescovo, ma non spedita perch era stata storpiata da u_r1'omissione provocata da una
svista del copista che ne deformava grandemente il senso, e che perci rimase nell'archivio di
Salisburgo. Anche se Sickel, KUiA, testo, p. 466, obietta contro questa opinione che a
Salisburgo non vi era ragione di compilare copie del mandato per i vescovi suffraganei, a me
invece sembra che in base al testo di MGH, Capitularia regum Francorum, l , p. 277, n. 6:
"decretum est ut archiepiscopi ... nostram auctoritatem, suffraganei vero illorum exemplar
illius (scil. nostrae auctoritatis) penes se habeant" si possa concludere con certezza che i
metropoliti dovevano procurare queste copie ai loro suffraganei; se si fosse voluto comunica
re ai suffraganei il provvedimento direttamente dalla corte del re, si sarebbe potuto mandare
loro degli originali. Cfr. anche MGH, Captularia regum Francorum, l , p. 307, n. 26, dove si
d espresso ordine affmch gli arcivescovi riceva.tJ.o dalla cancelleria le redazioni dei capitola
ri da cui essi devono trarre copie per i loro suffraganei. Infine la scritta dorsale di DD Kar., n.
122 (comunicata da Sickel, Acta, 2, p. 250) per me pu essere solo interpretata come una
segnalazione dell'esistenza di copie accanto all'originale nell'archivio di St-Germain.
7 Esempi in Sickel, Acta, 1 , p. 14, nt. 3 ; cfr. anche sopra, nt. l , e Paolo, in D, 22, 4 , 2:
"quicunque a fisco convenitur non ex indice et exemplo alicuius scripturae, sed ex authenti
co conveniendus est"; Decreta/es Gregorii IX, 2 , 22, 10: "si scripturam authenticam non vide
mus, ad exemplaria nihil facere possumus" ; Summa prosarum dictaminis sassone (QE, 9, p.
229): "rescriptum autentici"; QE, 9, p. 244: "auctenticum domini papae" (cfr. QE, 9, p. 334
e 523, nota); QE, 9, p. 325: "nostri autentici testimonio" ; Ficker, Italienische Forschungen, 4,
p. 3 6: "auctenticum huius exempl.i" (dall'exemplum viene ricavata a sua volta una copia [di
second'ordine] e si attesta la sua conformit alla copia di prim'ordine, all"'exemplum huius
exempli " ) . Ottone IV nel 1209 parla di un authenticum di Federico I (BFW, n. 2 8 1 ) .

89

89

86

Convalidazione delle copie

poteva ttribuire alcuna forza giuridi a di rova a una


c o p i a s e m p l i c e,

tanto pm, s era prod ota al destm


atan o del docu men to, ben p resto si
dovette sentire la .necessit di trovare forme capaci
di munire le copie di tale
forza prbante. S1 aveva bisogno ad esempio di tali
copie a u t e n t i c h e
(beglaubzgte Kopien) nel caso in cui si dovesse
produrre il medesimo docu
mento contemporaneamente in posti diversi, ovve
ro quando non si voleva
eporr e l'originale al rischio di una spedizione in un
luogo lontano, ad esem
,
piO alla corte dell ll. peratore o del papa , a causa
?
dei
danni gi subiti o che
a_veb? e potto su?I e, o per il. suo valore, oppu re
quando la scrittura dell'o
_
ngmale offnva tali hff1colt di lettura che non
d si poteva senz 'altro atten

.
90 dere la sua dctfraz
wne da parte dell'autorit cui doveva venire esibi
to. Ci
n:=mostante Cl voli molt tepo rima eh fossero
<?
elaborate forme pi defi
I?

?-Ite per la produzwne dr tah cop1e autentiche. A questo scop o in Germania


m ep)Ca ranca on s1. fece alcun ricorso all'ist
ituto dei
sol<? lll_ m:s ra ndotta al notariato pi antico. Quan cancellarii, in Italia
do in Germania 0 in
Italia .sl esiIVano do umenti al successore del sovra
no che li aveva emessi e
questl. ne nnno_vava il contenuto e molto spess o
anche il tenores, ci non
avveva sephce ente, e nel periodo pi antic
o neanche di preferenza,
con l mtenzwne h ottnere una c pia autentica,
bens piuttosto per avere
<_:>
una nferrr: a d1 que1 docu me tl.
Pera
ltr
sia
nel regn o fran co9 sia in
r;
<?
.
.
Itaha , e qu: flr;o
. sr. poteva
al s c <_:>lo XI moltrato, d1 sohto
accre scere il
. .d1c1 su poss
r:urr:er de1 Itoh gmn
edimenti acquisiti esibendo in tribunale i
tltoh d acqmsto, facendone accertare la genuinit
e inoppugnabilit attra
vrso un proc esso pparente (Scheinproze./5) e facen
do redigere una testimo
manza documentana sua sentenz . Nel regno
franco questa procedura si

s;rolgeva solo preso _il. tnb -rnale reg1o


e poteva essere intrapresa solo in rela
:
zwne a documenti di acqmsto non emanati dal re;
nel documento emesso in

Gio_vanni da Bologna (QE, 9, p. 605, 697 seg.)


d istruzioni su come bisogna eseguire le
cp1e er dotarle della or a proJ:a ori de
. ,

p-li origi?ali, "ut sui autentici robur optineant fir


mltatl - La pretes d1 S1ckel di rifenr
e l espress10ne authenticum solo agli scritti

:
originali
eesl I.t; fc:a particolarmente solenne ,
e legata alla sua opinione, di cui si riferito
.
sopra,
Clrca il s1gnif1cato di exem lar.
on conforme all'uso linguistico medioevale,
p
e perci non
.
dovrebbe essere npres
a, l espres1on o igz le s t da Buchwald,
; ':l
. .
Bischo/s- und Fiirstenur
kunden, p. 7 e . , yer m
care ?,li scnttl ongmal1 ,di mano conosciuta"
e quella di authentz
cum per quelh di mano Ignota . Su questa suddi
visione, del tutto sconosciuta al Medioevo
cfr. B esslau, Urkundenbeweis, J? 5 1 , nt.
2. Steinacker, in Meister, Grundrifl der Gesch
i
chtswzssenscha/t, l, p. 236, parla m un altro senso
di mano nota e ignota io preferisco non
usare affatto queste espressioni ambigue.
'
8 Su ci cfr. pi avanti.
9. I relativi ?oumnti addotti d Brunnr, Gerichtszeugnis, p. 157
seg., risalgono solo al
.
penodo merovmgro; di quello carolmg10
egh produce solo un formulario. Un docum
ento di
Carlo Magno del 781 ( D Kar., n. 138), addot
to da Barchewitz, Konigsgericht, p. 35, stato
.
discusso da Brunner, zbzd.,
p. 164.
1 Cfr. Ficker, Italienische
Forschungen, l, p. 37 seg.; 3 , p. 372 seg.

90

J?

J'!

Convalidazione delle copie in Italia

87

relazione allo svolgimento del processo apparente si riportava solo il conte


nuto non il tenore letterale dei titoli d'acquisto esibiti; lo scopo dell'intera
proc dura era in primo luogo il conseuii?-no di :-rn titolo d' a quisto
incontestabile (quale era un documento gmd1z1ano reg1o) al posto dt quello
oppugnabile che si era prodotto . In Italia quest pr<_:> cedura u seguita anche
davanti ai tribunali ordinari; persino documenti regt furono m questo modo
resi pubblici in un processo apparente11; e-qui, rifacendosi a un uso corrente
gi molto tempo addietrol2, si arriv spesso all'inserimento letterale del
documento prodotto nel documento giudiziario emesso in relazione all'esito
del processo D. molto probabile che, almeno nei casi di un semplice pro
cesso apparente, la parte che produceva i d<?cumenti abbi avuo soprattu
. de1 suo1 documenti;
to interesse a ottenere dal tribunale una copta autent1ca
ma evidentemente la procedura intrapresa non era n facile, n agevole .
Incomparabilmente pi comodo, e certamente anche meno costoso e
complicato, era invece il ricorso all'istituto del notariato pubblico per l'au
tenticazione di copie di documenti, che per anche in Italia divenne consue
to solo relativamente tardi. Qui, gi nella seconda met del secolo VIII e
nella prima del IX, abbiamo copie munite di una nota di convalia14i tal
copie compaiono soprattutto nella Tuscia e specialmente nel terntono d1
Lucca, dove spesso erano opera degli stessi notai e scrittori che avevano
steso gli originali15, ma talvolta anche di altri. Fuori della Tuscia incontriamo

91

11 Ad es. i documenti DD O I, n. 247, cfr. HPM, Chartae, l, col. 196; DD O I, n. 268, cfr.
DD O I, n. 269; DD O II, n. 272, cfr. Astegiano, Codice diplomatico cremonese, l , p. 42, n. ;
DD O III, n. 165, cfr. O. Kohlschutter, Venedig unter dem Herzog Peter II. Orseolo 991 bzs
1 009, Gittingen 1868, p. 84; DD O III , n. 222, cfr. DD O III, n. 270; DD O III, n. 4 14, cfr.
DD H II, n. 299, ecc.

12 Ad es. gi nell'824 in un placito del missus regio Guido fu inserito un diploma di


Liutprando, Ficker, Italienische Forschungen, 4, p . 13.
.
.
13 Cfr. sopra, nt. 1 1 . Per fare altri esempi ricorder che in questa categoria ne
r;trano
documento di Ugo e Lotario del 939 inserito nel placito del 1016 del marchese di. TusCl.a
(Pasqui, Documenti, l, p. 152, n. 109: non un processo apparente) ; un docento di .vendi
.
ta del gastaldo Saligo inserito in DD O I, n. 3 9; un docento d1 donaz10n dl .d1cono
Guglielmo in DD O I, n. 400; un documento di permuta m un documento gmdiz1ano del
messo regio Waltari del 974 (Ficker, Italienische Forschungen, 4, p. 3 3 ) ; una lettera e un
documento di rinuncia in un documento giudiziario dell'imperatrice Adelaide (Ficker, ibzd.,
4, p. 38) ecc.
.
14 Poich tutte le copie notarili italiane pi antiche non indicano la data della convalida,
l'et delle copie pu essere ricavata solo dalla scrittura o da altre circostane prticolari
:
15 Cfr. ad es. Troya, Codice diplomatico longobardo, n. 867, del 767, l ongmale scntto
d.a
Sichiprando: "ego Sichiprand post tradita complivi et dedi", oi " go Sichiprd ex autent:
co quem ego ipsi manibus mei scripsi, hanc exemplar relevav1, et 1pso _autentico sanus restl:
tui"; analogamente Memorie e docum_enti di Lucca, 412, P: 17 ecc Partlcolarente frequnt1
:
sono le copie di Osprando, che dopo il 750 fungeva da scnttore di documenti a Lucca. D1 un
documento da lui stesso scritto egli riferisce nel 758 (Troya, Codice diplomatico longobardo, n.
723 ) : "ego Osprandus diaconus supra scriptus scriptor quantum in autenticum inveni xem
plavi, nec plus addedi, nec menime scripsi" e cos anche altre volte. Una volta nel 754 s1 trova

_il

91

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Autenticazione delle copie in Germanza

qualcosa di simile in Romagna, ma pi raramente; n qui n l, per, ap


prendiamo maggiori particolari sul valore p robatorio attribuito a questo
tipo di copie. Solo a partire dall'inizio del XII secolo, allorch il notariato
acquist maggiore importanza (e su questo torneremo)16, la produzione di
copie notarili autenticate si fece pi frequente in tutta l'Italia17, e nel corso
della seconda met del secolo, come anche in quello successivo, il loro uso
divenne generalizzato; ormai era indubbio e noto a tutti che si attribuiva alle
copie prodotte da un notaio pubblico la stessa forza probante degli ori
ginalils.
Per ?ttenere una copia autentica in Germania inizialmente, a partire
dalla pnma met del XIII secolo, ci si rivolgeva ad arcivescovi e a vescovi19
pi tardi anche ad altre persone e corporazioni ecclesiastiche e laiche la cui
posizione offriva la necessaria garanzia della loro credibilit e che erao tito
lari di un sigillo riconosciuto (autentico)20. Ancora all'inizio del XIV secolo

il formulario di Baumgartenberg osserva che l'autenticazione di transumpta


di documenti imperiali e regi pu avvenire solo mediante i sigilli di vescovi,
duchi, marchesi o conti, perch non quasi possibile prestare fede a soggetti di status inferiore come i prelati o i ministeriali21 Queste riserve non sono
per condivise da tutti: nella seconda met del XIII secolo gi abbastanza
frequente l'autenticazione di transumpta da parte di abati, di prepositi e dei
capitoli22, e anche le autorit cittadine esercitano il diritto alla riproduzione;
nel corso del XIV secolo poi in Germania con il notariato penetra anche la
copia notarile. Cos come si definivano viri authentici le p ersone titolari di
un sigillo autentico23, allo stesso modo si chiamarono scripta authentica le
copie da loro autenticate24.
Anche se dal punto di vista giudiziario il valore probatorio di tali copie
autentiche equiparato a quello dell'originale, lo stesso non si pu dire
quanto al loro valore probante dal punto di vista diplomatistico. Come gi si
accennato25, non abbiamo alcun motivo di attribuire ai soggetti o alle autorit che autenticavano le copie una qualche capacit di esercitare una critica
diplomatistica maggiore di quella posseduta del resto da coloro che di solito
confezionavano trascrizioni di documenti; il loro giudizio sulla genuinit dei
pezzi a loro presentati non ha per noi alcun valore di autorit; la loro accura
tezza nella riproduzione degli originali lascia spesso molto a desiderare.
Perci per noi non sussiste alcuna differenza essenziale tra copie semplici e
copie autenticate; sostanzialmente noi le valutiamo secondo i medesimi punti
di vista senza tenere conto del loro valore giuridico probatorio.
Cos come il nostro giudizio poco condizionato dalla presenza o man
canza in una copia dell'autenticazione formale, altrettanto poco importante
per noi la forma esteriore nella quale essa redatta. Gi nel periodo pi
antico, e in seguito ripetutamente, furono prodotte copie singole, talvolta
solo poco tempo dopo avere ricevuto gli originali, talvolta solo molto pi

93

2 1 QE, 9 , p. 77 1 : "quia inferioribus personis vix adhiberetur fides, ut prelatis ecclesiasticis vel ministerialibus".
22 Vi sono esempi ovunque. Citer solo l'autenticazione del 1266 da parte di due abati
(Sickel, Kaiserurkunden in der Schweiz, p. 54), e quella intorno al 1250 da parte del capitolo
di Magonza (L. Weiland, Friedrichs II. Privileg fiir die geistlichen Fiirsten, in Historische
Aufsiitze fiir Waitz, p. 249-276: 253 , nt. 2). Quanto fossero talvolta modeste nel XIV secolo le
pretese circa la posizione e le qualit delle persone autenticanti dimostrato in maniera netta
dal transumptum di documenti per Eberbach convalidato nel 1329 da due cavalieri che non
sapevano leggere e non capivano il latino e che si fecero leggere e tradurre i documenti da
autenticare da alcuni literati (Nassauisches UB, 111, p. 1 17 , n. 1 85). Del resto forse vi era una
ragione precisa per richiedere l' autenticazione proprio a quei due cavalieri: il pi importante
dei documenti autenticati era un falso!
23 QE, 9, p. 772.
24 Nel tardo Medioevo per indicare ci si usava l'espressione vidimus riprendendola da
un termine spesso comparente nella clausola di autenticazione.
25 Cfr. sopra.

93

menzionata anche la persona cui consegnata una copia (Troya, ibid. , n. 686): si tratta di un
testamento e, come si apprende dal codicillo, la copia fu approntata dopo la morte del testa
tore. Posseam? per anche copie. di documenti di altri scrittori. Ad es. nel 762 Osprando
f1: rogato _di scnvere d esegu; yo: pe egli dett una copia al suo aiutante Filippo: "ego
_
_
nec plus addedi nec minus scrip
de1_ us ex d1ctato mag1stn mel Osprand diaconus
1ppus
\Troya, zbz . , 785 ) ; e un altro documento di Osprando del 762 (Troya, ibid. , n. 782) fu
Sl
op1ato al ch1enco Astriperto, che compare alcuni anni dopo molto spesso come scrittore
m propno a Lucca. Gli esempi potrebbero moltiplicarsi, ma quelli citati saranno sufficienti a
illustrare quanto si affermato nel testo.
16 Cfr. i capitoli ottavo e nono.
17 F_uori della Tuscia, tra i pi antichi esempi databili vi sono le copie di notai romani
redatte mtomo al 1 1 15 - 1 125 (Marini, I papiri, n. 89, 102, 130).
18 Singolare il caso verificatosi ad Arezzo nel l l87, quando a una copia notarile di un
docento del 1 129 s diede la definizione di nova carta in contrapposizione all'originale,
,
ali antzqz:a cart (Psqm, Documen_tz, l , p. 445). Ancora pi strano l'uso linguistico venezia
n_o, studiato mmuzwsamente da Pltzorno, La "carta mater" e la "carta filza", con il quale tutta
VIa non concordo: secondo Pitzorno l'originale si chiama mater, la copia notarile derivata
filza. 1diante Iafirmatio in matrem il doge aveva la facolt di conferire alla copia il valore di
un ongmale, se il possessore della filza giurava che essa proveniva de bona matre e che la
mater si era perduta.
1 9 Tr li esmpi pi antichi in Germania vi quello citato da Ficker, Beitrge, 2 , p. 492,
.
Cloe, _ la VIrun:azwne (Tran!sumierun:g) di un diploma di Enrico n da parte dell' arcivescovo
_ ra il l2 0 e il l225 (Lacomblet, Urkundenbuch, l , p. 89). Pi antica
C '?lorua
Enilbert?
. .

pero l vtdimaztone d ue nv eg1 per il monastero di Gandersheim da parte di quattro


vescoVI e quattr? abati mcancat1 da Innocenzo III (cfr. i loro documenti del 1206 in J.G.
Leuckfeld, Antzquttat! Gandersheimenses oder historische Beschreibung des Reichs-Sti/ts
.
Gandershezm, Wolfenbuttel 1709, 78 seg.); ma questo caso non indicativo di una consuetu
dine tedesca. Gi la Sumn:a P_rosarum dictaminis sassone risalente al 1240 circa (QE, 9, p.
_
un vescovo su richiesta di
333, n. 89) offre un esemp1o di lettera con la quale probabilmente
un bate, viava al pontefice un transumptum da lui autenticato. Una guida ufficiale alla pro
duzwne di transumpa ?a parte di vescovi contenuta nel formulario di Baumgartenberg
(QE, 9, p. 77 1 ) sotto titolo De modo exemplandi litteras.
20 Sulla nozione di sigill.o autentico cfr. pi avanti, capitolo nono.

92

89

Autenticazione delle copie in Germania

88

?i

il

94

95

94

95

91

Rotuli. Cartulari

Cartulari in terra tedesca

tardi. Poi spesso, sia per un'occasione p articolare, sia semplicemente a


seguito di circostanze casuali, pi copie di documenti furono riunite su un
foglio di pergamena26 o su pi fogli pergamenacei attaccati l'uno all'altro
(rotuli)27. Infine, le fondazioni religiose tedesche, e pi tardi quelle italiane,
concepirono ben presto l'idea di riunire in forma di libro le trascrizioni di
documenti ricevuti. In territorio tedesco uno degli esempi pi antichi di
questi libri di copie (Kopialbiicher) o cartulari dato dal Codex traditionum
di Frisinga, compilato dal diacono Cozroh28 su iniziativa del vescovo Hitto
(81 1 -835 ) , e dalla parte principale del primo cartulario di Fulda, che forse
risale al tempo di Rabano Mauro (828-842)29; dalla seconda met del IX se
colo derivano poi i lz'bri traditionum del monastero di Mondsee, della diocesi di Passau, e dei monasteri di St. Emmeram a Ratisbona30 e di Weillen
burg31. Tra i principali del X secolo possiamo citare la parte pi antica del
Liber aureus di Priim32, il pi antico cartulario di Corvey33 e di S ali-

sburgo34, cui non saprei affiancare alcuna opera italiana coeva. Solo nella
prima met del secolo XI abbiamo qui i cartulari di Farfa35 e Subiaco, men
tre in Germania a Utrecht, Malmedy, Honau, St. Mihiel, Kempten, Bres
sanone, Magdeburgo e in molti altri luoghi si cominci a compilare opere
simili e il loro numero crebbe rapidamente nei secoli successivi.
Cos come l'ordinamento di questi cartulari estremamente vario, nel
senso che i documenti sono riuniti e in base a criteri di luogo, o considerando il loro contenuto giuridico, oppure in base a criteri cronologici, e talvolta
la loro disposizione persino del tutto priva di un ordine sistematico, allo
stesso modo il loro valore intrinseco e l'attendibilit non dipendono n dalla
loro et, n dall'autenticazione esteriore36. In taluni casi lo sforzo degli scrittori di questi cartulari arriv al punto di imitare quanto pi perfettamente
possibile anche i caratteri esteriori dei modelli originali, come ad esempio
avvenuto in modo molto singolare nel pi antico cartulario del monastero di
Kempten37; in altri casi sono omesse non solo singole formule3 s, ma talvolta
addirittura l'intero escatocollo, cos che si trova trascritto solo il testo, corredato al massimo di alcune indicazioni tratte dalla riga della datazione; in
quest'ultimo tipo rientra ad esempio il cartulario della diocesi di Basilea, ora
all'Archivio di Berna, la cui stesura risale all'inizio del XIV secolo39. Anche i
copisti pi coscienziosi raramente lasciarono inalterata l'ortografia dei loro
modelli. Persino il notaio palatino italiano del tutto contemporaneo, che il
27 settembre 962 riprodusse il documento di Ottone I del 25 settembre
9624, modific spesso l'ortografia e lo stile dell'originale conformandoli alle
proprie abitudini; chi conosce i documenti merovingi solo da copie tarde
non pu avere un'idea chiara della lingua usata dalla cancelleria franca del
periodo pi antico; Cozroh di Frisinga ricevette dal suo vescovo l'incarico di
non aggiungere niente ai suoi modelli n di togliere alcunch, "nisi scribtoris vicio aliquid depravatum repperisset"41; lo scrittore del cartulario di

90

26 Sul verso di documenti originali di Arnolfo per Niederaltaich si trovano copie dei secoli X e XI (cfr. Sickel, Acta, 2, p. 295 su K. 234; Mi.ihlbacher, Regesten, n. 466, DD Kar., n.
2 1 1 ) . Allo stesso modo nel monastero di Ognissanti a Schaffhausen furono riunite diverse
volte numerose copie di documenti sul recto o sul verso di un foglio (Baumann, Schaffhausen,
p. 48, 60 ecc.). In KUiA, fase. l, tav. 1 1 si trova la riproduzione delle copie su un foglio di
due praecepta di Ludovico il Germanico.
27 Su un rotulus di Salisburgo contenente otto documenti cfr. Sickel, Acta, 2, p. 266 su K.
120; su un rotolo con copie di documenti di San Gallo depositato nell'archivio di Enrico VII,
ora a Pisa, cfr. Ficker, Die Uberreste, p. 26; le copie di documenti per Cambrai e Worms ivi
pubblicate si trovano rispettivamente in numero di tre e di sei su due fogli di pergamena. Le
copie dei privilegi della Chiesa romana autenticate solennemente, che Innocenzo IV fece
redigere nel 1245 a Lione, avevano la forma di rotuli (cfr. pi avanti al capitolo quinto).
Rotuli sono le traditiones di Polling in Baviera e di St. Peter nella Selva Nera (MB, 10, p. 6
seg.); cfr. pi avanti, nt. 54. Sul rotulus del capitolo del Gro.Gmi.inster di Zurigo cfr. von Wyss,
Zeitschrift fur Schweizerisches Recht, 17, p. 67 seg.; UB Zurich, l, n. 289. Un rotulus del X
secolo provenie11;e da Novara descritto da A. von Jaksch, Unedirte Diplome. I. Aus Arezzo
und Novara, MIOG, 2 (1881), p. 44 1 -454: 446 seg., e da Schiaparelli, Il rotolo, p. 1 seg.; su
due rotuli del secolo XI da Arezzo cfr. Pasqui, Documenti, 1 , p. 3 e l , p. 79.
28 Cfr. Bitterauf, Die Traditionen, l, p. XVII seg.; 2 , p. XXIII seg.
29 Cfr. E. Heydenreich, Das ii/teste Fuldaer Cartular im Staatsarchiv zu Marburg. Das
umfangreichste Denkmal in angelsiischsischer Schri/t au/ deutschem Boden, Leipzig 1899.
.. 30 In generale su questi libri cfr. Redlich, Bairische Traditionsbucher, p. 1-82, e O. Redlich,
Uber Traditionsbucher, Deutsche Geschichtsblatter, 1 ( 1900), p. 89-98; Susta, Urbarialau
/zeichnungen, p. l seg.; sul codex traditionum di Mondsee cfr. Hauthaler, Der Mondseer
Codex traditionum; sui libri traditionum di St. Emmeram cfr. B. Bretholz, Studien zu den
Traditionsbiichern von S. Emmeram in Regensburg, MIG, 12 (1891), p. 1 -45; sul pi antico
liber tradit!:o num di Passau cfr. L Zibermayr, Das iilteste Traditionsbuch des Hochsti/tes
Passau, MIOG, 26 ( 1905), p. 369-4 14.
31 Pubbl. a cura di Zeuss, Traditiones. Cfr. W. Harster, Der Guterbesitz des Klosters
Weiflenburg i. E. , Programm des humanistischen Gymnasiums zu Speier 1 893 ; Bossert,
Wurttembergische Geschichtsquellen, p. 263 seg.
..
32 Cfr. K. Foltz-M. Thausing, Das goldene Buch von Prum, MIOG, l ( 1 880), p. 93-104: 95
seg.; Lamprecht, Deutsches Wirtschaftsleben, 2, p. 738 seg.
33 Cfr. Wilmans, West/iilische Kaiserurkunden, 2, p. 18.

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34 Pubbl. in UB Salzburg, l, p. 1898 seg.; cfr. anche W Hauthaler, Die Salzburgischen


Traditionscodices des X und XI. Ja.rhunderts I: Beschreibung der Codices und Abdruck der
bisher unbekannten Stucke, MIOG, 3 ( 18 82 ) , p . 63 -95 ; Richter, Die Salzburgischen
Traditionscodices, p. 3 69 - 3 85 ; W. Erben, Untersuchungen zu dem Codex traditionum
Odalberti, Mitteilungen der Gesellschaft fur Salzburger Landeskunde, 29 ( 1 889), p. 454-480.
35 Cfr. Brunner, Das Registrum Far/ense, p. 3 seg.

36 Anche i cartulari, infatti, furono spesso autenticati da notai, sia che li si facesse redigere
del tutto da loro, come ad es. quelli di Pfavers e Huysburg, sia che si facesse vidimare ogni
singolo documento da uno o pi notai, come ad es. avvenne a Lucca e a Treviso.
37 Cfr. Sickel, Acta, 2, p. 3 07; la determinazione dell'et del manoscritto stata modifica
ta (MGH DD, l, p. 645) .
38 Cos a d es. lo scrittore del pi antico cartulario d i Worms (oggi nella Biblioteca regia di
Hannover) omise costantemente la riga della sottoscrizione regia.
3 9 Sickel, Kaiserurkunden in der Schweiz, p. 53.
40 DD O I, n. 247.
41 Bitterauf, Die Traditionen, p. 2.

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Uso delle copie da parte del diplomatista

Uso di documenti in opere storiche

Lorsch si scusa persino42 di non avere corretto tutti i barbarismi e i soleci


smi dei modelli da cui ha copiato; e fino alle epoche pi tarde i notai, che
vidimavano e certificavano la fedelt di una copia all'originale, usavano farlo
con la riserva che essi ne garantivano "quantum ad sensum et significatio
nem"43. E non solo le varianti operate in buona fede e senza intento disone
sto44 hanno stravolto le trascrizioni di documenti a noi trasmessi; i copisti
pi di una volta si sono resi colpevoli anche di falsificazioni e di frodi. Un
esempio famoso dato dalla gi citata raccolta di documenti di Fulda, com
pilata dal monaco Eberardo intorno alla met del XII secolo, durante il
governo dell'abate Marquardus, profondendovi un enorme zelo bench
indirizzato sul binario sbagliato45. Ricerche recenti hanno dimostrato chiara
mente che in molti casi egli non solo rielabor lo stile dei suoi modelli, ma
oper anche numerose aggiunte e interpolazioni, trasform documenti pri
vati in documenti regi e arbitrariamente si invent documenti affatto nuovi.
Queste esperienze impongono al diplomatista e allo storico la maggiore
cautela critica possibile nell'uso di copie di documenti. La prova dell'origi
nalit di un documento d garanzia del suo contenuto non nella misura in
cui la sua attendibilit storica debba valere senz'ombra di dubbio come
dimostrata (perch anche originali inoppugnabili possono in effetti contene
re indicazioni false) , ma nella misura in cui l'intero suo tenore con tutti i
suoi dettagli pu ritenersi una dichiarazione del dettatore del documento
risultante dall'incarico dell'autore. Tale garanzia manca in tutte le copie di
documenti. Nello studiare queste ultime, mentre da un lato anomalie marca
te rispetto a usi cancellereschi consolidati non ci autorizzano senz'altro a
formulare un giudizio negativo, potendo risalire a varianti arbitrarie dei
copisti, dobbiamo per stare costantemente allerta di fronte a tali varianti e

ancora pi di fronte a falsificazioni intenzionali. n nostro compito quello


di esaminare il pi rigorosamente possibile l'attendibilit della tradizione
del documento ogni volta che insorge un sospetto. Una tale analisi facile
quando, accanto alle trascrizioni di un cartulario, ci sono stati tramandati
anche singoli originali dei pezzi ivi contenuti: in questi casi il loro confronto
offre un buon punto di partenza per la valutazione anche di quelle copie
delle quali non possediamo pi gli- originali. Ma anche quando questo stru
mento non disponibile non si pu tralasciare quell'esame; in questo caso
bisogna misurare l'attendibilit delle copie da esaminare ricorrendo a ulteriori originali o a copie sicuramente affidabili di documenti del medesimo
autore, risalenti allo stesso periodo e provenienti dallo stesso luogo, e attingendo a una vasta conoscenza dell'evoluzione diplomatica46.
Non sussiste alcuna differenza sostanziale o di principio tra le copie di
documenti fin qui esaminate e tramandate singolarmente o in raccolte, la cui
origine dovuta a scopi negoziali, e quelle che sono confluite in opere stori
che o letterarie. Naturalmente si cominci molto presto a usare documenti e
lettere come fonti storiche e a riportarli per intero in opere storiche. Come
Beda e Paolo Diacono danno notizia di lettere papali e privilegi, e il primo
organizz persino ricerche archivistiche per procurarsene, cos Ottone di
Frisinga e Ragewin si misero in contatto con la cancelleria imperiale per
ottenere trascrizioni di documenti importanti il cui testo ci noto solo dalle
loro opere; fino agli ultimi secoli medioevali incontriamo queste informazio
ni su documenti in opere di storia dell'Impero o della Chiesa o di storia uni
versale . Peraltro le troviamo pi frequentemente in lavori di storia locale,
come ad esempio l'opera di Folcuino De gestis abbatum et privilegiis
Sithiensis coenobii47, o la Historia Remensis di Flodoardo e altre ancora, che
presentano proprio un carattere di esposizione storica basata su documenti,
o come i cronisti di Lorsch e di Echternach, di St. Mihiel e di St-Benigne a

92

97

97

42 Chronicon Laureshamense, MGH SS, 2 1 , p. 344. Analogamente si procedette nella


compilazione del Registrum Far/ense, cfr. Brunner, Das Registrum Far/ense, p. 5. Invece il
compilatore del cartulario del capitolo cattedrale di Lubecca si vanta di avere usato una par
ticolare cura: le sue trascrizioni aspirano a essere credibili quanto "ipsa sigillata primaria
instrumenta, quippe cum nec unum apicem subtractum nec unum iota superadditum in pre
senti volumine valeas reperire" (UB Bistum Liibeck, l, p. 130, n. 141).
43 Uno degli esempi pi antichi la clausola di autenticazione di un transumptum del
1 173: "nil addens vel diminuens quantum ad sensum et significationem nisi forte litteram vel
punctum sic exemplavi" (Bresslau, Reise nach Italien, p . 132).
44 Esempi interessanti di queste modifiche dei testi originali mediante riduzioni, accresci
menti, correzioni, tratti dal cartulario di Cluni, si trovano in A. Bruel, Note sur la transcrip
tion des actes privs dans les cartulaires antrieurement au XIIe sicle, BEC, 3 6 ( 1875), p. 445456. Come in certi casi si procedesse in modo ingenuo nella stesura di una copia che doveva
sostituire un originale danneggiato, dimostrato da un documento del l l88, UB Steiermark,
l, p. 675: "sed quia evagante igne idem privilegium (di un vescovo di Salisburgo) ex parte
combustum repertum est, domnus R. decanus et minister s. Martini de V. patruus noster. . .
idem privilegium cuidam monache d e Gosse Perhte nomine, cui eiusdem privilegii tenor
notissimus erat, reparandum tradidit" .
4 5 Cfr. la bibliografia citata al capitolo secondo, nt. 8.

93

4 6 chiaro che le copie di documenti possono in certi casi avere un valore anche per la
storia dei falsi. Ad es. dal transumptum di un documento di Enrico III del l053 (Stumpf, Die
Reichskanzler, n. 2442), confezionato nella cancelleria di Enrico V nel l l l l (Stumpf, ibid., n.
308 1 ) , si potuto constatare che al tempo della riproduzione non esisteva ancora una stesura
interpolata dello stesso documento (Stumpf, ibid. , n. 244 1) pervenutaci in un presunto originale del XII secolo (cfr. KUiA, testo, p. 28). Parimenti, la falsificazione del documento DD H
II, n. 498, avvenuta mediante rasura, pi recente del cartulario di Rheinau del l l26 circa, e
il testo genuino fu ricavato da questo. ll fatto che per concessione del re s conferisse a certi
cartulari la stessa forza giuridica probatoria degli originali, come ad es. fece Federico III nel
1442 per i Mannbiicher (libri dei feudi) di Treviri (Chmel, Regesta Friderici III, n. 1048), non
accresce naturalmente la loro attendibilit diplomatica; e infatti non credo che questa decisione sia stata presa alla corte di Federico III a seguito di un esame accurato (cfr. Erben, Ein
oberp/lzisches Register, p. 62, nt. 1 ) .
47 Cartulaire de l'abbaye de St-Bertin, e d . B.E.C. Gurard, Paris 1840 (Collection cles car
tulaires de France, 3 ) ; cfr. Fr. Morand, Appendice au cartulaire de l'abbaye de St-Bertin, Paris
1867. Nell'edizione migliore in MGH SS, 1 3 , p. 600 seg. i documenti sono omessi.
-

98

98

Codices traditionum

Libri di protocolli

Digione, che, accanto alle loro opere storiche, composte impiegando in parte
un cospicuo numero di documenti, per fini pratici ne raccolsero anche altri
non utilizzabili a quello scopo e li aggiunsero in appendice ai loro lavori.
chiaro che anche di fronte a documenti tramandatid a questo modo dobbia
mo essere preparati a imbatterci nelle stesse varianti apportate in buona o
cattiva fede a noi gi note dai cartulari veri e propri: il modo in cui, ad esem
pio, Anselmo, l'autore dei Gesta episcoporum Leodiensium, non esit a modi
ficare tendenziosamente anche le lettere inserite nella sua opera, stato
recentemente illustrato tenendo conto di un'altra compilazione del suo libro
risalente sempre a lui48. Del resto, in questi lavori la critica grandemente
facilitata dal fatto che siamo quasi sempre in grado di formarci un quadro
sufficiente sull'orientamento, l'accuratezza e l'attendibilit dei loro autori49.
Tra le varie forme di tradizione documentaria un posto a parte occupa
to dai cosiddetti codices traditionum ( Traditionskodizes) , cio da quei libri
nei quali venivano registrati - in genere separatamente dai privilegi veri e
propri - i documenti di donazione in possesso di una diocesi o di un mona
stero, i contratti di permuta da questi conclusi e altri contratti utili. Nelle
regioni in cui vigeva il diritto svevo e franco questi codici non differiscono
dai cartulari: i libri traditionum ( Traditionsbucher) di Fulda, Pri.im e Wer
den, di Lorsch5 e Weillenburg, tra i pi antichi e importanti di queste re
gioni, ebbero origine dalla raccolta e trascrizione dei singoli documenti con
servati negli archivi di queste fondazioni. Di un tipo analogo sono anche i
pi antichi libri traditionum bavaresi: il gi citato codex traditionum di
Frisinga di Cozroh, e i pi antichi libri di Mondsee, Passau e St. Emmeran a
Ratisbona51 Anche una parte di quelli del X secolo presenta il medesimo
carattere. Ancora in questo secolo, per, sembra che a Salisburgo52, sotto gli
arcivescovi Federico e Hartwig, si sia cominciato a non mettere pi per
iscritto ogni singolo negozio giuridico da documentare, ma ad annotare nei
libri traditionum, in forma per cos dire protocollare, solamente alcuni
appunti relativi a tali negozi e pi o meno vicini alla forma documentaria. In
modo simile si procedette nel secolo XI a Passau e nel monastero di St.
Emmeram a Ratisbona, nel XII secolo a Frisinga53, Ebersberg, Munchs-

mi.inster e in altri luoghi. Questi libri, o parti di libri, costituiscono perci


scritti originali e non raccolte di trascrizioni: da ci risulta chiaro che essi
devono essere giudicati dalla critica diplomatistica diversamente dai sempli
ci cartulari. Fuori della Baviera non si hanno testimonianze di casi in cui dai
libri traditionum si pass ai libri di protocolli (Protokollbucher) , compilati
contemporaneamente54. Anche in Sassonia, il cui pi antico corpus di docu
menti privati pi affine a quello-bavarese che a quello franco-alamanno,
dove per l'usanza di tenere i libri traditionum era di gran lunga meno diffu
sa che in Baviera, non vi akun caso del genere. Le traditiones Corbeien
ses55 infatti, conservatesi solo in una copia del XV secolo, che per la loro
forma potrebbero essero confrontate con quei libri di protocolli bavaresi,
devono essere in realt giudicate diversamente, come ha dimostrato una
recente ricerca56. Si tratta di due scritti diversi, risalenti alla prima met del
secolo XI, che contengono concisi estratti da modelli pi antichi, uno del
IX e l'altro dei secoli X e XI.
Dalla met del XIII secolo anche in Baviera scompaiono i libri traditionum compilati in forma protocollare e al loro posto ricompaiono i cartulari
veri e propri. Gli inventari della propriet fondiaria ( Urbare) del periodo
seguente57, come anche i pi antichi polypticha, esulano dal campo della
diplomatica5s .

94

99

100

99

100

4 8 Cfr. G. Waitz, Uber Anselms Gesta episcoporum Leodiensium, NA, 7 ( 1 882), p. 73-81:
75 seg.
49 Ci detto solo in riferimento a lavori storici nei quali siano confluiti documenti. Pi
rari sono altri lavori letterari che contengono testi di documenti, ma non per questo devono
essere trattati in modo diverso.
50 Su quello di Lorsch cfr. Bossert, Wiirttembergische Geschichtsquellen, p. 3 seg.
5 1 Cfr. la bibliografia cit. sopra alla nt. 30.
52 Cfr. Richter, Die Salzburgischen Traditionscodices, p. 373 seg.; Redlich, Bairische Tradi
tionsbiicher, p. 23 seg.
53 Per Frisinga, Redlich, Bairische Traditionsbiicher, p. 5 e 1 8 seg., lo ha supposto gi relativamente al periodo eli governo del vescovo Abramo (957 -993 ); ma gli studi approfonditi eli
Bitterauf, Die Traditionen, 2, p. XXIV seg., sebbene non convincenti in tutti i dettagli, indu-

95

101

Tutte le copie di documenti o le raccolte di trascrizioni finora trattate sono


accomunate dalla circostanza, fondamentale ai fini di una loro valutazione cricono piuttosto a credere che anche a Frisinga solo nel XII secolo si sia passati alla cosiddetta
registrazione in forma eli protocollo nei libri traditionum, e che i libri pi antichi si siano
rifatti a modelli documentari. [Contro l'opinione di Bitterauf, di recente L Zibermayer,
MIOG, 32 ( 1 9 1 1 ) , p. 2 10-2 13, ha sostenuto nuovamente che gi nella seconda met del X
sec. le registrazioni nei libri traditionum eli Frisinga hanno un carattere protocollare. Sar
necessario studiare ancora tale questione].
54 L'unica eccezione a noi nota finora data forse dal rotulus eli St. Peter nella Selva Nera

(Der Rotulus Sanpetrinus nach dem Origina! im Groflh. General-Landesarchiv zu Karlsruhe,

[740]

100

ed. Fr. von Weech, Freiburger Diizesanarchiv, 15 [1882], p. 135-184), per il quale, secondo
le osservazioni non sempre formulate felicemente o sufficientemente fondate di E. Fleig,

Handschri/tliche, wirtschafts- und ver/assungsgeschichtliche Studien zur Geschichte des Klosters


St. Peter au/ dem Schwarzwald, Programm cles Freidrichsgymnasium zu Freiburg, 1908, p. 1 1

seg. e 4 9 seg., si usarono in genere come modelli singoli scritti, ma nel quale sembra che ogni
tanto siano state inserite direttamente notizie eli traditiones a prescindere da quei modelli.
55 Pubbl. da P. Wigand, Die Corveyschen Geschichtsquellen . Ein Nachtrag zur kritischen
Prii/ung des Chronicon Corbeiense, Leipzig 1 84 1 . Cfr. H. Durre, Ueber die angebliche
Ordnungslosigkeit und Liickenqa/tigkeit der Traditiones Corbeienses, Zeitschrift fur vaterlan
dische Geschichte und Altertumskunde Westfalens, 3 6 ( 1878), p. 164-185; M. Meyer, Zur
iilteren Geschichte Corveys und Hoxters, Diss. Miinster 1893 , p. l seg.
56 Cfr. Schroder, Urkundenstudien, p. 27 seg.
57 Cfr. Susta, Urbarialau/zeichnungen.
58 Occorre ribadire ci contro l'opinione di G. Caro, Zur Quellenkunde der Wirtscha/tsgeschichte, Deutsche Geschichtsblatter, 1 1 (1910), p. 1 13 - 125.

101

96

102

102

Registri

Registri in et romana

tica, di essere state prodotte su incarico o almeno nell'interesse del destinatario


o del suo successore di diritto e, proprio per questo, di essere state riposte nel
suo archivio. Essenzialmente diversa da queste per un seconda e ampia
categoria di copie documentarie che traggono origine dall'iniziativa del
l'autore. Le ragioni della loro esecuzione erano di vario tipo. Ogni amministra
zione ben ordinata doveva annettere importanza alla conservazione di tali tra
scrizioni per potere avere un quadro completo dei negozi conclusi nel passato;
esse inoltre, nel caso in cui originali consegnati fossero stati smarriti dai desti
natari, potevano servire a confezionarne nuove redazioni59; infine queste copie
davano all'autore e al suo successore la possibilit di formarsi un giudizio certo
sull'autenticit e l'attendibilit di originali e copie di documenti dall'apparenza
sospetta, ai quali si richiamava il destinatario o il suo successore di diritto.
Ricerche recenti hanno dimostrato senza ombra di dubbio che in epoca
romana antica60 sia il senato che i consoli e successivamente gli uffici impe
riali nelle provincie e nella capitale, soprattutto la cancelleria imperiale, trat
tenevano di norma le trascrizioni61 delle disposizioni da loro emesse. Tali

copie non venivano conservate sciolte, ma riunite in rotoli di papiro62, e pi


tardi furono forse raccolte in volumi che probabilmente comprendevano gli
atti emanati durante ogni singolo anno di consolato. Tali volumi venivano
denominati commentarti (TCO!lVYl!Hx-ta:); gi allora per indicarli si adoperava
anche l'espressione gesta, regesta; i funzionari che li compilavano si chiama
vano a commentariis oppure commentarienses. All'interno dei singoli rotoli o
volumi gli atti si succedevano generalmente in ordine cronologico, ma que
sto criterio non era sempre osservato rigorosamente. Certi gruppi di provve
dimenti venivano raccolti anche in base al loro contenuto: ad esempio vi
erano commentarii che contenevano solo privilegi imperiali (beneficia) , altri
forse i provvedimenti in materia penale; infine, almeno nel VI secolo, trovia
mo libri speciali per le leggi vere e proprie. Unite alle disposizioni imperiali
erano spesso anche le trascrizioni di scritti pervenuti in relazione ad esse,
come suppliche, relazioni, denunce ecc.
Non ci pervenuto nulla dei "registri" (Registerbucher) degli imperatori
romani63; questa infatti l'espressione che designa meglio di altre tali raccol
te di trascrizioni64. Possediamo per numerosi scritti provenienti da quelli,

59 Cfr. ad es. Winkelmann, Acta Impeni', 2, p. 534, n. 84 1: una copia ufficiale fatta dal
registro di Carlo IV con la nota: "sumptum de registro"; Lindner, Das Urkundenwesen Karls
IV., p. 186. I;ordo taxationis di Giovanni XXII contiene una disposizione circa le tasse da
versare ai registratori papali per le "litterarum copiae quae sumuntur de regestro" (Tangl,
Die papstlichen Kanzleiordnungen, p. 1 10, n. 239).
60 Il legame tra i commentarii dell' antichit romana e i registri medioevali stato illustrato
per la prima volta dal mio saggio sui commentarii degli imperatori romani e i registri papali
(Bresslau, Commentarii, p. 246 seg. Cfr. anche Mommsen, Romisches Staatsrecht, 2, p. 908,
nt. 2). Una raccolta eccellente di tutte le informazioni da noi possedute su tali commentarii
data da A. von Premerstein, alla voce " Commentarii" in Pauly-\X'issowa, Realenzyklopadie, 4 ,
col. 726 seg.; cfr. anche Steinacker, Zum Zusammenhang, p. 3 0 1 seg., e Heckel, Das sizilische
und piipstliche Registerwesen, p. 3 7 1 seg., in particolare p. 394 seg. - L'opinione di O. Seeck,
Die Zeitfolge der Gesetze Constantins, ZSR, 23, Rom. Abt. , 10 ( 1889 ) , p. 1-44 e p. 177-25 1:
11 seg., che la stesura dei commentarii, secondo lui testimoniata nel periodo pi antico, sia
stata abbandonata durante l'era diodezianea, allorch "al posto del palazzo imperiale suben
tr un accampamento di corte in perenne movimento " , si scontra con ogni verosimiglianza
storica ed del tutto infondata. Ci che fu possibile ai sovrani medioevali, ad es. a Carlo IV,
nonostante i loro frequenti e talvolta continui viaggi, non pu ritenersi impraticabile da parte
degli imperatori romani, che avevano a disposizione un numero di funzionari molto pi
cospicuo ! E proprio dall'epoca successiva a Teodosio, come ha osservato anche Mommsen,
ci sono pervenute numerose e sicure testimonianze circa la sopravvivenza di quest'uso. Per
una critica all'intera ricerca di Seeck cfr. le osservazioni di Th. Mommsen, Die Benennungen
der Constitutionensammlungen, ZSR, 23 , Rom. Abt., 10 ( 1889 ) , p. 345-351: 350; e Idem, Das
theodosische Gesetzbuch, ZSR, 34, Rom. Abt., 2 1 ( 1900), p. 148-190: 180.
61 Contro la congettura di Mommsen e di altri resto dell'opinione che i commentarti con
tenessero trascrizioni, non le minute originali dei provvedimenti emanati. Mommsen stato
indotto a tale ipotesi soprattutto dalle sottoscrizioni rescrz'psi, recognovi poste in calce alla
copia di un rescritto imperiale del 527 in un'iscrizione proveniente dall'Asia Minore; ma l'in
terpretazione di queste sottoscrizioni molto dubbia, cfr. H. Bresslau, in Jahresberichte der
Geschichtswissenschaft, 1 9 ( 1896 ) , IV, p. 122-158: 1 3 1 - 13 2 ; Faass, Stuz'en, p. 236 seg.;
Heckel, Das sizilische und piipstliche Registerwesen, p. 4 17 seg.

97

62 A forma di rotolo sono i resti a noi pervenuti dei commentariz' di uno stratega provin
ciale egiziano del 232, di cui ha trattato a fondo U. Wilcken, 'YnO!lV'Il!.!at'W!.tot, Philologus,
53 ( 1894 ) , p. 80-126, servendosi di abbondante materiale. Non possibile stabilire quando si
verific il passaggio alla forma di librq e se gi nell'antichit si facesse uso anche di pergame
na per i commentarii; cfr. Steinacker, Uber das alteste ppstliche Registerwesen, p. 44, nt. 3 .
63 Cfr. per l a nota precedente.
64 Nel Medioevo il termine registrum (regestrum, regestum e da esso registrare, registrator)
fu adoperato non solo per indicare le raccolte di trascrizioni prodotte nella cancelleria del
l'autore, ma anche i cartulari dei quali si parlato sopra, depositati negli archivi dei destina
tari. Al contrario, studiosi recenti definiscono anche i primi cartulari (cfr. ad es. l'introduzio
ne ai RTA, 4). Ma nell'interesse di una divisione netta (che, come vedremo, importante per
la valutazione critica di tali trascrizioni) conviene seguire piuttosto la terminologia proposta
in questo libro, e designare perci solo i primi registri, e solo i secondi cartulari. I registri
contengono dunque trascrizioni di documenti di un autore diretti a diversi destinatari, i car
tulari documenti di diversi autori per un unico destinatario (o per il suo successore di dirit
to). I registri vanno tuttavia considerati alla stessa stregua dei cartulari nella misura in cui,
come sopra si gi osservato, vi si usava registrare anche trascrizioni di documenti pervenuti,
e solo per quel che riguarda questi pezzi. Ma tali registrazioni dei documenti pervenuti ricor
rono spesso e in misura cospicua solo nel periodo pi antico; in et medioevale vera e pro
pria sono relativamente rare e il carattere generale dei registri non ne risulta perci modifica
to. - Le obiezioni sollevate da M.J. Neudegger, System und Systematisierung der Papst-,
Kaiser- und Landesregister, Miinchen 1900, contro la terminologia qui proposta sono ispirate
dalle esigenze dell'archivista, ma non tengono sufficiente conto di quelle delia diplomatica, e
lo stesso vale per le osservazioni di Bier, Kanzlei von Brandenburg, p. 1 1 seg., che si riallaccia
a Neudegger anche se partendo da differenti punti di vista. Cfr. Erben, Ein oberpfiilzisches
Register, p. 58 seg. Come diplomatista non posso che dolermi del fatto che la terminologia si
di nuovo ingarbugliata con l' introduzione del termine registri di ingresso (Einlau/register), e
spero che non verr imitato l'esempio offerto da Bier. [Dell'opinione di Bier anche K.
Wagner, Das brandenburgische Kanzlei- und Urkundenwesen zur Zeit des Kur/ursten Albrecht
Achilles, Diss. Berlin 1 9 1 1 , p. 13 seg. Su ci cfr. ora anche Redlich, Privaturkunden, p. 162

1 03

103

[740]

Registri deiponte/ici

98

104

104

in parte pezzi singoli tramandati soprattutto da iscrizioni, in parte quantit


maggiori passate nelle opere dei giuristi romani e nelle grandi raccolte delle
leggi romane e del diritto romano.
L'uso di tenere registri non scomparve in Italia con la caduta dell'Impero
romano. Come le istituzioni ostrogote si rifecero in via generale e per quan
to fu possibile a quelle romane, cos Teodorico eredit e conserv anche
quelle di cancelleria: dai registri della corte di Ravenna devono trarre origi
ne le Variae di Cassiodoro65. Nel periodo successivo per i Longobardi ab
bandonarono questa prassi, come del resto fecero anche con altre buone
consuetudini dell'amministrazione romana, n se ne trova traccia nell'ammi
nistrazione centrale di altri stati germanici sorti sul suolo romano, in parti
colare presso i Franchi66. In alcuni casi, per, i re franchi, merovingi e caro
lingi, conservarono nei loro archivi copie singole (exemplaria) dei provvedi
menti da loro emanati e di leggi a carattere amministrativo67, ma non ordi
narono una registrazione sistematica dei documenti da loro emessi, come
del resto non lo fecero i re di Germania, Francia, Italia e Borgogna dei seco
li seguenti.
. AJ?-ce per questo aspetto, come per tanti altri, la cancelleria papale, nel
nfars1 direttamente alla consuetudine romana, si dimostr superiore a quelle
dei principi laici d'Europa. E se uno dei caratteri pi eminenti dell' evoluzio
ne storica del papato romano dato dalla conservazione ininterrotta di una
tradizione certa, questo ossequio alla tradizione fu senza dubbio facilitato
appunto dall'uso mai abbandonato di tenere registri, che in ogni momento
permetteva ai pontefici di farsi un'idea complessiva delle direttrici politiche
ed cdesiastiche dei loro predecessori.
E probabile che i vescovi romani, dal momento in cui, muniti di un'auto
rit riconosciuta da tutti, entrarono nella vita pubblica, abbiano fatto regi
strare le lettere e i documenti da loro emanati a imitazione delle pi alte
autorit romane. L'esistenza di registri papali attestata con sicurezza gi
per il pontificato di Liberio, quindi intorno alla met del IV secolo, e poi di
nuovo durante quello di Zosimo e di Celestino I, al principio del V secolo; a

seg. , che propone di distinguere dagli altri cartulari i libri nei quali in una cancelleria veniva
no registrati i pezzi pervenuti, definendoli cartulari cancellereschi (Kanzleikopialbiicher).]
65 Sulle Variae cfr. pi avanti al capitolo sui formulari.
66 n pa?SO da una ettera di Gregorio I alla regina Brunilde (Registrum Gregorii I, 2 , p.
3 7 1 -373 ), citato da Stemacker, Deusdedithandschri/t, p. 135, nt. 2 , dimostra al massimo che il
papa era dell'opinione che anche alla corte franca si tenessero registri, ma non che ci fosse
vero. Manca qualsiasi prova per poterlo affermare. Invece Steinacker, Zum Zusammenhang,
p. 3 04 seg., ha provato che la compilazione di registri si mantenne pi a lungo presso le auto
rit municipali in Italia e il: Gallia; su questi atti municipali, sui quali non ci si pu sofferma
re m questa sede, cfr. B. Hmchfeld, De gesta municipalia in romischer und friihgermanischer
Zeit, Diss. Marburg 1904.
67 Per alcuni esempi cfr. pi avanti al capitolo sugli archivi.

Registri dei pontefici

99

giudicare da certe loro caratteristche,. alune letter _di queti l? ai a J?-O per
venute devono provenire da quel reg1stn68. Quant1ta magg10n d1 tah lettere
provenienti dai registri si s_on<? conserv a e el e _oper e ele, raccolte
medioevali di diritto ecclesia stico; come 1 gmnst1 dell antlchlta romana
attinsero dai registri imperiali, cos anche i canonisti medioevali dai registri
papali, che tuttavia poterono in part.e cons';lltre solo. ir:-diret ament.e. Gi
nell'alto Medioevo numerose e grand1 collezwm canomst1che, m particolare
la collectio Dionysia na, la collectio Quesnelliana, la raccolta di Frisinga del
Codex Monacensis 6243, la cosiddetta collectio Avellana69, le raccolte delle
lettere di Leone I in un codice gi a Ratisbona, ora a Monaco, proveniente
dalla biblioteca smembrata del cardinale Grimani, e altri manosc rittF0 si
basarono soprattutto sui registri dei papi dei secoli V e VI, e solo per il tra
mite di tali raccolte d stata tramandata la maggior parte delle lettere di
questi ponteficFl. In seguito sembr cessare, o almeno diminuire notevol
mente l'uso sistematico dei registri a scopi canonistici72; ma su questo non
possibile esprimere un giudizio definitivo, dato che le raccolte di dirtto
ecclesiastico dei secoli posteriori al sesto non sono state ancora studiate
accuratamente per d che riguarda le loro fonti. Ad ogni modo nel secolo
XI si riprese a consultare direttamente l'archivio pontificio: per la sua rac
colta di canoni il cardinale Deusdedit fece ampio uso dei registri a partire
dal periodo di Gelasio P3. Parimenti un manosc ritto di Londra del XII

68 Cfr. Bresslau, Commentarii; De Rossi, De origine, p. XLVIII seg.; Steinacker, Uber das
iilteste pi.ipstliche Registerwesen, p. 7.
Quellen und der
69 Su queste raccolte cfr. in generale Fr. Maassen, Geschichte derMzttelalte
rs, vol. l ,
des
Literatur des canonischen Rechts im Abendlande bis zum Ausgange
'
viennese
collana
(nella
Avellana
l

critico
apparato
con
finora
pubblicata
L'unica
1870.
Graz
1895-98).
Wien
112,
XXXV,
degli Scriptores ecclesiastici latini,
.
.
.
.
70 Sulla raccolta di Ratisbona cfr. per ultimo R. von Nostltz-Rieneck, Dze Brze/e Papst
ca
Leos I. im Cod. Monacens. 14540, HJ, 18 ( 1897 ) , p. 1 17-133. Sulle questioni di diplomati
de: Wener
legate a tutte queste raccolte cfr. soprattutto O. Giinther, Avella_na-Sudien, S
.
papstlzchen
Akademie der Wissenschaften, 134 ( 1896), p. 1 - 134; R. von Nostltz-Rieneck, Dze
e
katholisch
fiir
t
Zeitschrif
Friedrich,
Pro/
durch
Kritik
deren
Urkunden /iir Thessalonike und
wesen ,
Theologie, 2 1 ( 1 897), p.)-50; Nostitz-Rieneck, Zum p'pstlichen Brief und Urkunden
Das szzzlz_
p. 153 seg.; Steinacker, Uber das "lteste ppstliche Registerwesen, p. l seg.; Heckel,
sche und p'pstliche Registerwesen, p. 424 seg.
7 1 Ma anche collezioni di diverso carattere, derivanti non da un interesse generale per la
es. la collectio
storia ecclesiastica, bens da un interesse per una singola chiesa, come ad
Arelatensis (cfr. W. Gundlach, Der Streit der Bistiimer Arles und Vienne um den Primatus
Galliarum. Ein philologisch-dzplomatisch-historischer Beitrag zum Kirchenrecht, Hannover

1890), contengono talv?lta alcuni pezzi riconducibili ai registri.


72 Cfr. Steinacker, Uber das iilteste papstliche Urkundenwesen, p. 20 seg.
73 Die Kanonessammlung des Kardinals Deusdedit, ed. V. Wolf von Glanvell, Paderborn
8 ( 1 885),
1905. Cfr. E. Stevenson, Osservazioni sulla Collectio Canonum di Deusdedit, ASRSP,
der zwei
ung
Vertheidig
I.
Hadrians
Hampe,
K.
seg.
XCI
p.
origine,
De
p. 3 05-398; De Rossi,
en Synode gegen die Angri/fe Karls des Grossen, NA, 2 1 ( 1 896), p. 83- 1 13 : 109

ten nicaenisch

1 05

1 06

105

106

1 00

Registri dei ponte/ici

s colo ( ritish Museum, Add. 8873) contiene numerosi estratti dai registri
.
Gelas10 I, Pelag10 I e Pelagio II, Leone IV, Giovanni VIII, Stefano V,
Alssandro II e Urb no IP4, e un manoscritto del Trinity College di Cam
bnge estratto d1 settanta lettere provenienti dai registri di Alessandro
III15 C1rca 850 lettere, originariamente suddivise in tre raccolte ma
dal IX
secolo varamente unite tra loro, ci sono pervenute dai registri di Gregorio
I, sulla cm struttura possediamo informazioni pi predse76. Sappiam
o che
anc ra _nel IX seco!o ell' archivio late anense vi erano quattordici libri papi

.
racei d1 quest1_ regtstn, ciascuno relat1vo a un anno, non naturalmente pi
onsoar , bens! dell'indizioe; anche all intrno dei singoli anni, suddivi si
m se 10m mensth_ , prevaleva m generale l ordine

cronologico, che per non


era norosan:ent osservato dato che ogni volta venivano registrate insieme
grand1 9uant1ta, dt lettere; non si preferiva ancora suddividerle per materia
.
Ur: rdinm nto s ile present no i regist i di Giovanni VIII: per i
suoi

pr:mr ann 1 pontificato possediamo alcum excerpta contenuti nelle opere


de1 canomstl e nella raccolta londinese sopra citata, mentre un manoscritto
del secolo XI, gi nel monastero di Montecassino e oggi nell'Archivio Vati
cano, riconducibile al registro originale di quel pontefice, tramanda 3 14
let
tere risalenti agli ultimi sei anni del suo pontificaton .
di

sg., ha dimostato ce i pezzi di cui Deusdedit d notizia "ex registro


Gregorii iunioris"
nsalgono al penodo d1 Gregorio III, non di Gregorio II.
74 Cfr. Ewald, Papstbriefe.
75 .Cfr. S. Lowenfeld, ber ein Register/ragment Alexanders III.
unbekannten Briefen
und eme neue Canonsammlung, NA, 10 (1885) , p. 586-587. Le letteremit
sia del manoscritto lon
ese che di quello di C bridge, fino a quel momento sconosciute,
sono state pubbl. da
.
Lowenfeld, Eptstola
e ponti/zcum Romanorum. Sulle prime cfr. Th. Mommsen-H. Bresslau
Ber:zerkungen zu den Papstriefen der Britischen Sammlung, NA, 15 ( 1 890), p. 187-193
.
; sull
ult cfr. E. Fnedbe
rg, Dze Canonessamm!ungen zwischen Gratian und Bernhard von
Pavia
Lelpztg 1897, p. 5 seg. Nella raccolta di Cambridge l'estratto dal registro
di Alessandro III
prece uto da una raccolta i aoni, tr scritta forse dallo stesso
copista. Analogamente

anhe m alte raccolte postenon di canom (ad es. nella Appendix conczl'
.
Laterani, su cui cfr.
nedberg, zbzd.,
P; 6 e 7 1 , ? ne a ollectio Taurinensis, su cui cfr. Ewald, Papstbrie/e, p.
325)
st trovano tracce dell uso de1 reg1stn.
76 Cfr. Ewald, Studien; Mommsen, Papstbrie/e bei Beda, p. 3 93 seg. Edizione a cura
di
Ewald e Hartmann (MGH Epistolae, 112).
77 Cfr. _Ewald, apsbrie e, p. 295 seg.; P. Ewald, NA, 6 ( 1881), p. 647-648; Guido Levi,
Il
tomo I. dez Regest! Vatzcam (lettere di Giovanni 1/III), ASRSP, 4 (1881),
p. 161-194 ; e soprat
tutto Caspar, Regzster Johanns 1/Ili. Ivi a p. 80, nt. l e 2 si trova una
lista delle edizioni finora
.scite. Una nu?va apparir tra poco ei MGH. Prove di facsimili
del
manoscritto in Palacky,
?
[]_ber Formelbu. her, 1847, p. l . seg., m API, l, tav. 16, e NA, 36 ( 1 9 1 1 ) , Heft 1. Sulla prove
men::a e l stona del manoscntto cf . egestum Cle,mentis V,
1, Prolegomena, p. XIX seg.;

Lapotre L Europe, p . l s g.; Caspar, bzd., p. 85 seg. E certo che la


seconda parte del registro,
;
:
.
tramanata d a copa Montecassmo, era unita alla prima, quella
presa a modello in epoca
uceSSlva dat car;tomstl (cfr. Ewald, Papstbriefe, p . 3 19 seg.; Caspar, ibid., p . 106). Caspar,
zbzd., p. 83 , h gmstan:en respinto l'c:tesi di Lapotre che il registro originale
sia stato
smembrato dar formos1an1 m due parti distruggendo per le lettere
della nona indizione
Invece condivide l'opinione di Lapotre che il manoscritto cassines
e costituisca una copi

107

?-

Registri dei ponte/ici

101

li successore di Giovanni VIII, Stefano V, l'ultimo papa del IX secolo


dai cui registri i canonisti trassero estratti; nel X secolo i registri mancano
del tutto e solo con Alessandro II inizia di nuovo la serie dei pontefici dei
registri dei quali abbiamo una certa conoscenza. Mentre da questo bisogna
concludere che i registri del periodo intermedio, durante il quale Roma fu
teatro di violenti conflitti, furono presto distrutti, occorre invece respingere
l'ipotesi ancora pi azzardata78 secondo cui {'uso di tenere registri si sarebbe
interrotto per pi di un secolo e mezzo; tutta la storia della cancelleria papaintegrale degli ultimi due terzi (forse libri?) del registro orig.inale, e non. (come i registri a no
pervenuti di Gregorio I e di Gregorio VII) un suo compendio, e tenta di sostenere questa tesi
con nuovi argomenti. Essa per non viene del tutto dimostrata neanche da Caspar, n pos
sibile, anche per ci che egli osserva a p. 12 1 confutare l'obiezione a tale. tes.i da li stess?
.
prevista a p. 105, nt. 3. Non ritengo corretto .' parere espresso da Caspar m linea di prmcl
pio, che si possa cio esprimere un giudizio sull'attivit di registrazione sotto Giovanni VII
solo sulla base del registro a noi pervenuto senza tenere conto delle nostre conoscenze SUl
registri di pontefici precedenti e successivi. D fatto che, acanto a pezzi di rilva?te . c_onte:m
to politico, nel nostro registro se ne trovano altri, per no1 apparer;temente ms1gmf1cantl,
che non possibile riconoscervi un criterio corente di s elta, non dimc:stra affatt? eh no? s:
sia proceduto a una scelta; entrambi quest caratten son? comm1 a? che al reIstn d1
.
Gregorio I e di Gregorio VII, e del resto sapp1a:_n? bene che 1 compilato ! me oevali .spes?
procedevano disordinatamente. Soprattutto pero 10 non credo che la reg1straz10ne de1 pnVI
legi durante il pontificato di Giovanni VIII sia stata completamente abbandonata, e che
Jaff-L. 3 18 1 (l'unico privilegio contenuto nel registro) sia stato registrato solo per un errore
nel disbrigo dell'attivit burocratica. Ritengo piuttosto che la scelta fatta in relazione alla
compilazione di questo registro sia stata originariamente quella di escludervi i p rivile?i e che
per una qualche ragione poi vi fu aggiunto solo quello. Forse si pu che ImJ:?agmae la
ragione: non da escludere che la frase "volumus quasque causas praedtcto Hecfndo episco
po inde motas in nostra praesentia adducendas " (una disposizione che in effetti d ';ll1 note
vole interesse dal punto di vista canonistico-giuridico) abbia dato luogo alla trascnz1one del
privilegio nel nostro registro. [L'opinione qui esposta, che al tempo di Giovanni Vill non sia
stata omessa la registrazione dei privilegi, trova un valido sostegno in un passo tratto dalle
lettere di Niccol I, sul quale E. Perels ha cortesemente attirato la mia attenzione. Nell'866
Niccol censurava l'arcivescovo Hinkmar di Reims (Jaff-E. 2823, d'ora in poi Epistolae
Karolini Aevi, 4, p. 423 seg., n. 80) accusandolo di avere falsificato un privilegio di Benedetto
III (Jaff-E. 2664). In parecchi passi al tenore del privilegio falsifcato d Hinkmar egli c;o
trapponeva quello genuino che evidentemente conosceva dal reg1stro di Benedetto, e blaslmav soprattutto la sfrontatezza del suo comportamento: "nam cum nobis, quos nosti utique
prisco ecdesiae Romanae more in regestis exemplaria scriptorum, quae a sede dantur apostolica, reservare, et quos conicere potuisti, cum tempore decessoris mei darentur, ea etiam
praesentialiter intuitos esse, sic mutilatum... idem institutum mittere non formidaveris, quam
depravatum ... nullam huius experientiam habentibus ... forsitan exhibuisti? " Qui dunque
Niccol presupponeva persino che Hinkmar sapesse che i privilegi a Roma venivano reg.istrati in modo completo; e perci non si potr pi dubitare che ci avvenne anche durante suo
periodo di pontificato, o che almeno cos doveva avvenire. Se per al tempo di Niccol? si
usava tale procedura nella registrazione, del tutto improbabile che le cose fossero camb1ate
qualche anno dopo, quando reg!).ava Giovanni VIII.]
78 J. von Pflugk-Harttung, Uber Archiv und Register der P'pste, ZKG, 12 ( 1891 ) , p. 248278: 265 seg. Anche Lapotre, I.:Europe, p. 16, vi pens, ma, ritenendo poi questa idea poco
probabile, ebbe l'intelligenza di respingerla.

1 07

1 08

il

[740]

il

108

.:.. ei ponte/ici
:ri cf.
:.:eg:_, z::s.::.
___:R

-=10.::2:__

_
_
_
_
_
_
_
_
_
_

le e della sua ininterrotta evoluzione dai tempi pi remoti fino ai nostri gior
ni smentisce nel modo pi risoluto questa congettura79. Possediamo poi in
un manoscritto dell'Archivio Vaticano un estratto di 3 8 1 pezzi dai registri di
Gregorio VII8o , riuniti insieme non pi secondo le indizioni, ma secondo gli
anni di pontificato, un libro per ogni anno; occorre lasciare aperta la que
stione se fu Gregorio VII oppure uno dei suoi predecessori a introdurre gi
tale modifica8 1 ; questo nuovo criterio di ordinamento fu da allora conserva
to82. Infine in un manoscritto del XIII secolo di Montecassino si conserva79 Cfr. anche Heckel, Das sizilische und papstliche Registerwesen, p. 441, nt. 5.
80 Pubbl. da Jaff, Bibliotheca, vol. 2. Cfr. le osservazioni di Gesebrecht in Jaff, Regesta,
p. 594 seg.; W von Giesebrecht, De Gregorii VII registro emendando, Miinchen 1858, e W
von Giesebrecht, Die Gesetzgebung der romischen Kirche zur Zeit Gregors VII., Miinchener

[740]

[74 1]

Historisches Jahrbuch, 2 ( 1866), p. 91-193. Il facsimile di tre pagine del manoscritto con il
testo di G. Levi in API, 2, tav. 6-8. [Sul registro di Gregorio VII bisogna ora consultare lo
studio di Wilhelm M. Peitz, Das Originalregister Gregors VII. im Vatikanischen Archiv (Reg.
Vat. 2) nebst Beitragen zur Kenntnis der Originalsregister Innocenz'III. und Honorius'III. (Reg.
Vat. 4-1 1 ) , SB der Wiener Akademe der Wissenschaften, 165 ( 19 1 1 ) , 5 . Abhandlung, basato
su un'approfondita analisi dei manoscritti. Peitz perviene alla conclusione che il manoscritto
vaticano (Reg. Vat. 2), dal quale ha tratto una serie di belle riproduzioni allegandole alle sue
ricerche, non un estratto dal registro di Gregorio VII tenuto nella cancelleria, bens piutto
sto il registro originale stesso, compilato e scritto dal notaio papale Raniero sulla base delle
minute, e che inoltre questo registro l'unico tenuto nella cancelleria. E dato che nel prossi
mo futuro attendiamo da E. Caspar un ulteriore studio sul registro di Gregorio VII, in questa
sede mi limiter a rinviare alle importanti osservazioni di Peitz e alla recensione di Tangl,
NA, 37 ( 1912), p. 3 63 , riservandomi per, all'uscita dello studio di Caspar, una trattazione
pi appro ondita delle importanti questioni che, per diversi aspetti, si collegano al lavoro d
Pettz. Indipendentemente da questo occorre gi da ora osservare che Peitz offre rilevanti
integrazioni e correzioni all'edizione del registro di J aff.]
81 Gli excerpta dai registri di Alessandro II nella raccolta inglese non consentono di trarre
alcuna conclusione sicura a questo riguardo.
82 Sulle noto: cronologiche del registro di Gregorio VII cfr. E. Diinzelmann, Die chronolo
gischen Noten des Registrum Gregorii VII, FDG, 15 ( 1875) , p. 5 1 3 -547; K. Beyer, Ueber die
Datierung einiger Brie/e im Registrum Gregorii VII. und im Codex Udalrici, FDG, 2 1 (1881),
p . 407-4 1 3 ; Pflugk-Harttung, Register Gregors VII. , p . 229 seg.; S. Lowenfeld, in Jaff,
Regesta, p. 597. Una questione trattata gi da Jaff e Giesebrecht, e sulla quale di recente si
tornato spesso a dibattere, quella se il cardinale Deusdedit abbia usato per la sua raccolta di
cani solo estrat? del registro pervenuto a noi, o uno pi ampio, o addirittura il registro
ongmale deli archrvro papale. Cfr. Pflugk-Harttung, Register Gregors VII., p. 227 -250; J. von
Pflugk-Harttung, Register und Brie/e Gregors VII., NA, 1 1 ( 1886), p. 14 1 - 172 ; P. Ewald, Zum
Register Gregors VII., in Historische Untersuchungen Arnold Schae/er gewidmet, Bonn 1882,
p. 296-3 18; S. Lowenfeld, Die Canonsammlung des Cardinals Deusdedit und das Register
Gregors VII., NA, 1 0 ( 1 885) , p . 3 09-329; Lapotre, L'Europe, p. 18 seg.; W. Martens, Gregor
VII. Sein Leben und Wirken, 2 voli., Leipzig 1894: 2, p. 298 seg. A me appare pi probabile
l' op ione di i)wefeld, secondo cui Deusdedit conobbe solo il nostro estratto dal registro.
Cosi anche l }1potes1 proposta con cautela da E. Sackur, Der Dictatus papae und die Canon
sammlung des Deusdedit, NA, 18 ( 1893 ) , p. 135 - 153 : 144, nt. 2, che Deusdedit abbia egli
stesso prodotto l'estratto a noi pervenuto, non mi appare affatto priva di fondamento. Anche
quando Pietro Diacono indica un cardinale Leone come autore o scrittore del registro di
Urbano II, e un cancelliere Giovanni da Gaeta (il futuro Gelasio II) per quello di Pasquale II

108

1:

!n

Registri dei ponte/ici

1 03

ta la trascrizione di un frammento del registro di Anacleto II: comprende


trentotto lettere, tutte risalenti al 1 13 0 e, a eccezione di tre, tutte del mese di
maggio di quell' anno83 .
Questi resti miseramente scarsi in confronto alla gran quantit un
tempo esistente costituiscono tutto ci che ci pervenuto dei registri papali
fino al 1 198. Le fonti non ci hanno trasmesso alcuna informazione sul
momento in cui si persero i registd originali dai quali questi avanzi erano
stati desunti. Si gi detto che i libri di papiro contenenti i registri di
Gregorio I ancora nel IX secolo si trovavano nell'archivio lateranense: essi
e altri ancora, scritti sullo stesso materiale deperibile, saranno stati i primi
ad andare in rovina . Invece i registri membranacei di Urbano II e della
maggior parte dei papi del XII secolo si trovavano senza dubbio ancora a
Roma durante la prima met del XIII secolo; ne abbiamo notizia fin o all'e
poca di Onorio III, nelle cui lettere spesso vi si fa riferimnto84 oi per
.
ne sparisce ogni traccia85; nel XIV secolo, per quanto poss1amo gmd1care,
erano andati perduti86; la cosa pi probabile che essi, come gi ha suppo
sto Sickel, siano stati distrutti a seguito dei tumulti verificatisi a Roma nel
corso del XIII secolo87.
Solo a partire dal pontificato di Innocenza III i registri papali sono con-

pen
(cfr. Lapotre, I:Europe, p. 17 seg.; Caspar, Register ]ohanns VIII., p. 94 seg.) , bisogner
i.
pervenutic
non
registri
di
excerpta
a
solo
credibili,
sare, qualora tali informazioni siano
83 Cfr. P. Ewald, Reise nach Italien im Winter von 1876 auf 1877, NA, 3 ( 1878), p. 139181: 164 seg.
84 Alcune citazioni nelle lettere di Onorio III dai registri di Alessandro III, Adriano IV,
Anastasio I\T, Lucio II, Gelasio II, Pasquale II, Urbano II sono state riunite nella premessa
anche
all'edizione vaticana del registro di Clemente V (Prolegomena, p. XXIII seg . ) . Cfr.
p.
Pitra, De epistolis, p. 196 seg.; Pertz, Italienische Reise, p. 30 seg.; Rodenberg, Register,
Innocenza
di
registri
i
pure
ancora
erano
vi
Onorio
di
pontificato
il
durante
cui
572 secondo
di
II; Delisle, Actes d'Innocent III, p. 15; Krabbo, Die Urkunde, p. 281. Sull'uso dei registri
Eugenio III al tempo di Innocenza III, cfr. Spaethen, Giraldus Cambrensis, p. 6 12 .
.
85 Una lettera di Gregorio IX all'arcivescovo di Toledo pubblicata da Ewald, Papstbrze/e,
di
tenore
il
soltant
riprouce
II,
?
p. 453 , nella quale si fa menzione del regitro di Urbao .
ancora
esisteva
Urbano
di
registro
il
che
drmostra
non
dunque
e
III
Onorio
di
lettera
una
da
all'epoca di Gregorio IX (cfr. De Rossi, De origine, p. XCVI, nt. 3 ) . Anche le citazioni
p. 1 1;
questo registro presenti in manoscritti posteriori di Toledo (cfr. Robert, Calixte II,
Ewald, Papstbrie/e, p. 295 seg. e p. 3 1 9) si rifanno in ogni caso a ricerche. effettuate a .Rom
di
nel 12 15 da Rodrigo di Toledo o a comunicazioni fatte nel 1218 da Onono III alla ch1esa
ricollega
si
i
manoscritt
questi
A
.
)
980
979,
977,
976,
972,
n.
III,
Honorii
Regesta
(cfr.
Toledo
den
anche la parte del Cod. vallicell. C 23 (XVII secolo) descritta da Kehr, Papsturkunden in
romischen Bibliotheken, p. 127 seg.
86 Cfr. Denifle, Registerb'nde, p. 15.
alla
87 I; ipotesi di De Rossi, De origine, p. XCVIII, che la loro perdita sia da fare risalire
de!
mani
nelle
avanti)
pi
cfr.
cui
(su
Palladium
iuxta
cartularia
Tums
della
1244,
nel
caduta,
nemici della Chiesa, stata gi contestata da Spaethen, Giraldus Cambrenst's, p. 6 1 3 nota, cm
si associato Heckel, Das sizilische und ppstliche Registerwesen, p. 425, nt. l. Ora questa
supposizione stata definitivamente confutata dal saggio di Ehrle, Die Frangzpani.

109

110

109

1 10

1 04

111

Registripapali dal periodo di Innocenza III in poi

Registri papali dal periodo di Innocenza III in poi

servati a Roma, a parte qualche perdita isolata88,


e possono esser e consultati
dagli studiosi da quando Leon e XIII con gesto
illuminato apr 1'Archivio
\!"atical!o . In passato si molto discusso sul numero
dei registri ivi cons erva
t!; oggi nuove e numerose pubblicazioni, e sopra
ttutto un catalogo pubbli
cato dali_'alter custs pontificio G. Palmieri89, cons
entono di farci un quadro
esatto d1 questo n c co fondo e di arrivare alla
conclusione che l'Archivio
Vaticano possi ede pi di 2000 registri dal perio
do di Innocenza III fino a
quello di Sisto V90 Q esta cifra si accr esce
.
note

volmente qual ora vi si


:
.
aggmnga le sene
d1 registri non compresi in questo grande
fond o cio i
r?istri cartacei dei po tefici avignonesi cons
ervati separatamente e che per
l!
cio non sono compresi nel numero sopr a citato
; seco ndo le ultime stime a
me note esistono ancora circa 350 volumi
di questi registri9I. per vero
che la maggior parte di questi registri risale
al XVI secolo; dei circa duemila
voh:mi SOJ:?ra menzionati della serie principale
pi di 1200 appartengono al
pen<?do d1 Ales sa dro yr e dei suoi succ
essor i. Per gli ultimi seco li del
?
M d10evo a qust1 fondi p antichi dell'A
rchivio Vaticano si aggiungon o
.
p01 anch e quelh dell'ArchlVlo
della Dataria, depositati in pass ato al La-

terano e trasportati in Vaticano solo nel 1 892: la serie dei registri di canclle
ria comincia in questo fondo dall'anno 1389, e il loro nuero cc:mpless1Vo,
fino al pontificato di Pio VII, ammonta a oltre 2 150 volum192 Ir:fm d l XV.
secolo ci sono pervenuti alcuni registri di brevi che per per 1 pnm1 anm
sono ancora molto incompleti93.
Negli ultimi anni la ricerca dipl()matistic si occup ata col! molto fervo:
.
re del modo di compilazione e della struttura d1 questi reg1stn94, senza pero

92 Wirz' Bullen und Breven, p. XXXI; Brom, Guide, p. 58.


93 Wirz Bullen und Breven, p. XXIII seg.; Brom, Guide, p. 26 seg.
.
94 Dei olti lavori apparsi menziono solo quelli usciti negli ultimi anni, perch la maggwr

parte di quelli pi vecchi non ha pi valore.


l) Per i facsimili cfr. Denifle, Specimina, con 60 tav. da Innocenz I I. a n?ocezo ,
introduzione di H. Denifle in collaborazione con G. Palmieri. Per facsimili dt smgoh fogli d:n
registri (esclusi i registri delle suppliche e i volumi di minute)
nnocezo III e Gregono
IX, cfr. Steffens, Lateinische Palii?graphie, 3, tav: 87; p quelli
Onon? I : cfr. une ,
Opslysninger, p. 62, e diverse pagme anche alla fe dell mtroduzwne nll ed1z10ne der regi
stri di Pressutti; di Gregorio IX, cfr. Krabbo, Dte Urkund , I: 29 .; di Alessandro IV, cfr.
Recueil de facsimiles l' usage de l'cole des chartes, tav. 97; di NrccoJo III, c r. Kaltenbrunner,
Romische Studien. I. ; di Gregorio X, cfr. Posse, Privaturkunden, tav. 35; d1 Clemente cfr.
l'edizione vaticana del registro; di Gregorio XI (?), cfr. Posse, Privaturunden_ , tav. 34 (l affer:
mazione di Fosse che questa tavola provenga dal registro delle su_ppliche di Clem_ente VI t?
certamente errata; i nomi dei vescovi menzionati risalgono al penodo di. Gregono XI); di
Giovanni XXIII, cfr. Arndt-Tangl, Schrzftta/eln, 3 , tav. 98.
.
2) Edizioni dai registri: Epistolarum Innocentii III libri undecim, ed. E. Balze, Par1s 1682
(Migne, PL, voli. 2 14 -2 16; cfr. A. Luchaire, Les registres, e Regesta Honorzz III; con :e
_
gorio IX iniziano le pubblicazioni_ dei registri curate dall'Ecole franruse d R?J:?e, suddiVIse
in due serie. La prima (da Gregono IX a Benedetto XI compreso) offre un edizwne c?mpl;:
ta dei registri con la pubblicazione o di tutto tenore oppure _almeno di_ un rget? dr tutt1 1
.
documenti presi in esame (non teniaJ:?O conto m. qt_Iesta ed d1 altre .prtl dell edizw?e poste
nelle appendici). La pubblicazione di questa sene COITIJ._TIClaa a. Png1 ne 1884 ed e anora
lontana dall'essere completata; finora sono apparsi solo 1 reg1str1 Onono
a cu.ra d1_ M:
Prou, di Niccol IV a cura di E. Langlois, di Benedetto XI a cura. di J. GrandJ_e. 1 tutti g
altri sono uscite alcune parti; in molti casi mancano gi _da r:m olt<l?to gh .mdiet, senza l
.
quali non quasi possibile consultare esaurientemente tali edizwm. h ed1ton
sono: Auvray
.
per Gregorio IX; Berger per Innocenza IV; Bourel de la RonClere-J?eloye-Coul?n per
Alessandro IV; Guiraud per Urbano IV; Jordan per Clemente IV; Gmraud e Cad1:r per
Gregorio X e Giovanni XXI; Gay per Nicol III; " es membres de l'cole frana1e e
Rome" (senza specificare i nomi) per Martmo V; Dtgar-Faucon-Thomas p r Bomfac10
VIII. A questa prima serie si congiunge cronologicamente il Regestum czments V. - a se:
.
conda serie delle pubblicazioni francesi iniziata nel 1899 si osa l'obiettivo
u.bblicar l
registri dei papi avignonesi e si suddivide anch'essa in due sezwm, da un lato l edi.z:one dell:
lettere segrete e curiali di ciascun or:tefice, dall'. tro quell elle let,ere comun! m. volumi
separati. Per le lettere segrete e cunali, delle quali m parte SI nporta l mtero te?ore, m part
excerpta o regesti, l'edizione dovrebbe limitarsi ai docUt-nenti relativi alla Francia o N.apoh,
una restrizione che per fortuna non osservata rigorosamente; per le lettere comun!, rdot
a brevi regesti, l'intento quello di una pubblicazione coplea. !'Jssu?a dell; due sezwm e
stata terminata fino ad oggi; si dato inizio al lavoro sm reg1stn dr 1ovanm XXII (lettere
segrete e comuni a cura di Coulon, lettere comuni a cura di Mollat), di Bendetto XII (lette
re segrete e curiali, ivi definite lettres closes, patentes et curzales, a cura di Daumet, lettere

?i


Y,

kiin

88 Sui registri del XIII secolo


non pervenutici, ma esistenti ancora nel 1339
cfr. Denille
Register de, 2 1 seg. Completamente perdu
ti sono quelli di Celestino IV e nnocenzo
_
di Celestmo V SI sono conservati solo pochi
frammenti del registro camerale, su cui cfr.
P.M.
Baumg_arten, Il egesto di Celestino V, Chiet
i 1896. Un registro di Innocenza III, a lungo
:
cre
duto diserso, e stato donato nel 1885 da Lord
Ashburnham, nella cui biblioteca si trovava
al pontefice Leone I e riunito all'Archivio
Vaticano: cfr. Delisle, Registres d'Innocent
III
p. 84 seg.; A. Battandier, Un volume dei regest
di Innocenza III donato alla Santit di NS.
Leone XIII da f:ord As bu_rnham, tudi e documienti
di storia e diritto, 6 ( 1 885), p. 8 1-86. Un
.
framento d:r regist
n d1 Gregono IX stato rinvenuto da L.
Auvray nella biblioteca di
Perg1a; conne e 3 pezzi_ per la maggior
parte finora sconosciuti, pubbl. da Auvray

nei
Rgzstre: de Greg
tre
IX,
3
,
p.
562 seg.; cfr.
L. Auvray, Le registre de Grgoire IX de la
Bzblzotheque mu'!zcipal de Perouse, BEC, 70anche
(1909 ), p . 3 13 -334. Nella biblioteca di Parig
i si
trov_an un registro ?1 Inno enzo IV, parti
dei registri di Aless andro IV, Clemente

V,
Bor:rfacw ,VIII, nono Iv, Nicco
,
lo IV, Celestino V e un registro di un legato
papale del
penodo dr Onono II (cfr. l descrzi ne
dei
manoscritti in Denifle, Registerb"nde, p.

_
16
se15.). In un mll?oscntt? angm
ella fme del XIII secolo s i sono conservati inoltre, a parte
_p
gli excerpta dei canomstl, alcum Importanti
estratti da registri perduti di Innocenza III
e
Innocenza IV pubbl. c!fl K. Hampe, Aus verlor
Registerb"nden der Piipste Innozenz III
ur: _Innozenz IV, MIO , 23 ( 1 902) , p. 545-5enen
67; 24 ( 1 903 ) , p. 198-237 . Un codice dell
_ na contiene framm
Btbl1oteca Vatrca
enti dei registri di Giovanni XXII un volum
e delle sue
lettere segrete finito nella biblioteca di Camb
rai; un manoscritto pari ino ancora da studia

re sembra contenere excerpta dai suoi regist


ri (cfr. Goller, Mitteilungen und Untersuchu
ngen
p. 12 se .). Sul fr
ento
di
:m
regist
o
di Urbano VI cfr. M. Tl?gl, MIOG, 1 1 ( 1890)

, p:
337-3 42. 3 3 9. I reg1stn dell,antipapa Fehce
V sono conservati_ a Tormo.
89 G. Palmieri, Ad Vatica
ni archivi Romanorum ponti/icum regesta manuducti
o, Roma
1884.
90 Secondo P ieri sono 20 1 9 re istri, dei quali
per alcuni comprendono pi libri, cos

.
_ a alla cifra
che nel complesso s1 arnv
di 2050 volumi.
91 Wirz, Bu_llen und Brt'l!en, p. XXXI; Brom, Guide, p.
35. A questi si aggiungono i regi
stn. delle suppliche der_ quali tratteremo in
altro luogo.

V;

111

1 05

_l

1 12

1 12
1 13

1 13

107

Struttura dei registri papali

Struttura dei registri papali

riuscire a fare piena luce su tptte le questioni sollevate o a raggiungere una


completa unit di vedute95. E chiaro che in questa sede potremo trattare
solo le questioni principali.
Prima di tutto occorre ricordare che, mentre nel periodo pi antico la
maggior parte degli scritti pervenuti, soprattutto le lettere degli imperatori,
ma anche altri pezzi importanti, venivano trascritti nei registri, come
dimostrato in particolare dalla corrispondenza del papa Ormisda conservata
nella collectio Avellana, pi tardi, all'incirca dalla met del VI secolo in poi,
queste registrazioni si fecero sempre pi rare . Tuttavia anche in quest'epoca
nei registri troviamo talvolta ancora scritti di diverso tipo che si giudicava
importante conservare, e di tanto in tanto pure appunti di carattere storico
su atti d'ufficio dei pontefici; anche nel tardo Medioevo non d si attenne
rigorosamente al criterio sempre pi emergente di limitarne il contenuto
soltanto a trascrizioni o excerpta delle lettere e dei provvedimenti papali.
Un altro importante cambiamento si verific in relazione alla disposizio
ne delle trascrizioni nei registri. Mentre nel periodo pi antico l' ordinamen-

to dei singoli pezzi era esclusivamente cronologico , gi dalla fine del XII
secolo a questo criterio se ne affianc u.11 altro, quello cio di raggruppare i
documenti da registrare in base alle materie. Gi sotto Innocenzo III dall'in
sieme degli scritti fu estratta la parte principale della sua corrispondenza
politica - quella in arrivo, quella in partenza e altri pezzi pertinenti a questa
materia - e la si riun in un unico volume dal titolo Regesta domini Innocencii
tertii pape super negotio Romanz imperii osservando una certa successione
cronologica senza per distinguere i singoli anni di pontificato con fascicoli
distinti o rubriche speciali%. Poi, al tempo di Gregorio IX, certi gruppi di
lettere aventi rilevanza oolitica e dal contenuto affine furono trascritti su
fascicoli separati come ;ppendid all'interno dei registri, che abbracciano
ciascuno uno o pi anni di pontificato. Sotto Innocenzo IV e durante il
primo anno di Alessandro IV furono inoltre riunite
fascicoli a parte le
cosiddette litterae curzales o de curia, cio soprattutto le lettere di contenuto
politico, e quelle la cui stesura avveniva non dietro richiesta delle parti, ma
per ordine della curia, e che perci erano esenti da tasse9; sotto Innocenzo
IV in tali fascicoli compaiono le litterae bene/iciorum, vale a dire le lettere sui
conferimenti di benefici. Mentre quest'ultimo gruppo riappare pi tardi solo
ancora una volta sotto Urbano IV, dal terzo anno di pontificato di quest'ultimo papa si impose la regola di allestire i registri suddividendo tutti i docu
menti da registrare in due categorie, quella delle litterae communes98 e quella
delle litterae curia/es. Occasionalmente gi sotto Niccol III e con regolarit

1 06

comuni a cura di Vidal, [che stata completata con il terzo volume uscito nel 1 9 1 1 , cui
premessa una pregevole introduzione sui registri e i procedimenti di registrazione] ) , di
Clemente VI (lettere segrete e curiali, chiamate analogamente a quelle di Benedetto XII, a
cura di Dprez), di Innocenza VI (lettere segrete e curiali a cura di Dprez), di Urbano V
(lettere segrete e curiali a cura di Lecacheux) , di Gregorio XI (lettere segrete e curiali a cura
di Mirot) .- TI registro dell'antipapa Niccol V stato pubblicato per regesti da Eubel,
Registerband des Gegenpapstes Nikolaus V.- Oltre a queste grandi pubblicazioni sono appar
se numerose edizioni di registri relativamente a singoli paesi, diocesi o provincie, che non
necessario enumerare in modo esaustivo. Alcuni elenchi, tuttavia non completi, si trovano,
tra gli altri, in L . S chmitz, Ubersicht iiber die Publikationen aus den plipstlichen
Registerbiichern des 13.-15 Jahrhunderts, RQ, 7 ( 1893) , p. 209-223 e p. 486-4 9 1 ; Haskins,
American Historical Review, 2, p. 50 seg.; M. Wehrmann, Vatikanische Quellen zur deutschen
Landesgeschichte, Deutsche Geschichtsblatter, 8 (1907), p. 93-108 (dove per si prendono in
considerazione anche paesi vicini non tedeschi). Numerose informazioni bibliografiche, rag
gruppate tuttavia in modo poco opportuno, si trovano in Brom, Guide.
3 ) Ricerche sui registri: Munch, Opslysninger; Pitra, De epistolis; Heckel, Das sizilische
und ppstliche Registerwesen, p. 3 94 seg. e p. 477 seg. Non posso attribuire alcun valore
scientifico alla trattazione di B. Baudi di Vesme, I regesti ponti/icii Vatcani, Torino 1903 ,
estratto dal Bollettino Storico-Bibliografico Subalpino, 8 (1903 ), p. 376-389. Per il XIII seco
lo: Kaltenbrunner, Romsche Studien. I.; Delisle, Registres d'Innocent III, p. 84 seg.; G.
Digard, La srie des registres pontzficaux du XIIIe sicle, BEC, 47 ( 1 88 6 ) , p . 80-87 ;
Rodenberg, Register, p. 507 seg. ; DeP.-ifle, Registerb'nde, p. 24 seg. Per il XIV secolo: E. von
Ottenthal, Romische Berichte. I., MIOG, 5 (1884), p. 128- 14 1 ; Werunsky, Romische Berichte.
III. , p. 140-155; Tomaseth, Register und Secret're; Tangl, Die ppstlichen Register; Goller,
Mitteilungen und Untersuchungen. Per il XV secolo: Kaltenbrunner, Romische Studien. II., p .
79 seg.; Ottef!_thal, Die Bullenregister, p . 401 seg.; Idem, Die Kanzleiregister Eugens IV Ein
Nachtrag, MIOG Erg. 3 (1892) , p. 3 85-396; Repertorium Germanicum, l , p . XXI seg. Inoltre
nelle introduzioni alla maggior parte delle edizioni di registri si trovano le descrizioni dei
registri e osservazioni su singole questioni relative alla registrazione.
95 Alcuni problemi discussi a fondo e con grande vivacit hanno poca rilevanza per il
diplomatista.

96 Cfr. Kaltenbrunner, Romische Studien. I., p. 262 seg.; R. Schwemer, Innozenz III. und
die deutsche Kirche w'hrend des Thronstreites, Stra.Bburg 1882, p. 132 seg.; Luchaire, Les
registres; Tucek, Untersuchungen. Tuek, ibid., p. 48 seg., tenta di dimostrare che il registro

1 14

primitivo di Innocenza III, dal quale furono copiati i volumi a noi pervenuti (cfr. pi avanti) ,
venne compilato ancora secondo un criterio unitario, e che la selezione delle lettere relative al
negotium imperti avvenne solo nel l209, h"1 occasione delle trattative del papa con Ottone Iv,
e port alla redazione del Registrum super negotio imperii nella forma che si conservata fino
ai nostri giorni. Sar per necessario sottoporre questa ipotesi anche all'esame di una meticolosa indagine paleografica.
lavoro di Peitz, Das Originalregister Gregors VII. , p. 154 ,
sopra citato alla nt. 80, l'autore tratta anche dei registri d i Innocenza III e d i Onorio III e,
contro Denifle, esprin1e il parere che anche i registri di Innocenza III siano registri originali,
non trascrizioni sontuose tratte dai registri originari; su ci cfr. anche M. Tangl, NA, 3 7
(1912), p . 3 64 seg., che esprime dubbi da m e condivisi e sui quali ci sar certamente occasione di tornare quando si parler del registro di Gregorio VII. - Peitz, contro Tucek, ibid. ,
dichiara che anche il Registrum super negotio imperii un registro originale, e in questo concorda con lui anche Tangl, ibid. , 365, che ha studiato personalmente il volume.]
97 In una disposizione della met del XIII secolo si trova: "littere curiales et rescribende
gratis scribende" (Tangl, Die p'pstlichen Kanzleiordnungen, p. 6 1 ) ; in una costituzione del
1372: "littere de curia et gratis scribende" (1ngl, ibid., p. 126) ; e in una costituzione del
1445: "littere de curia que de sui natura gratis scribende sunt" (Ottenthal, Die Bullenregister,
p. 575).
98 Secondo Denifle, Specimina, p . 55, solo a partire da Clemente V l'espressione litterae
communes divenne consueta nei registri. Sul suo differente significato nel periodo precedente
cfr. Spaethen, Giraldus Cambrensis, p. 644, nt. 4.

[74 1 ]

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1 15

Struttura dei registri papali

dal periodo di Giovanni XXII in poi, dalle litterae communes e curiales furo
no separate le litterae secretae99, che poi venivano registrate in volumi a parte
(registri di lettere segrete). Sotto Niccol III, tuttavia, solo la corrispondenza
politica pi importante, spedita a mezzo di lettere chiuse, fu trascritta in
questi registri di lettere segrete; durante il pontificato di Giovanni XXII IOo ,
invece, il contenuto di questi volumi fu considerevolmente ampliato; vi furo
no inserite anche le lettere relative allo Stato della Chiesa e alla sua ammini
strazione l01 , e poi anche alcune litterae de gratia, cio quelle che toccavano
in qualche modo la sfera d'azione della camera e del camerario, cos che si
restrinse notevolmente il numero delle litterae curiales trascritte nei restanti
registri. In particolare tali lettere furono ordinate secondo criteri geografici o
per materie e, a partire dal quindicesimo anno di pontificato di Giovanni
XXII, anche nel complesso delle litterae communes, come per i registri delle
lettere segrete, subentr una separazione in gruppi, divisi a seconda della
materia trattata (indulgenze e privilegi, provviste, conservatoriae ecc.) l02 ; sol
tanto le lettere che non rientravano in nessuno di questi gruppi rimasero riu
nite sotto la dnominazione collettiva di litterae communes. Nel periodo suc
cessivo si mantenne sia la separazione dei registri delle lettere segrete da
quelli delle lettere comuni, sia la divisione d elle lettere per materie; sotto
Benedetto XII, tuttavia, fu di nuovo ridotto il numero dei gruppi e la suddi
visione da lui fatta rimase sostanzialmente in vigore per l'intero periodo avi
gnonese; ma gi al tempo di Benedetto XII in pratica si abbandon del tutto
l'ordinamento geografico e per materia nei registri delle lettere segrete.
Infine sotto Giovanni XXII e Benedetto XII non vi furono probabilmente
registri particolari contenenti materie camerali, quali erano stati introdotti
per la prima volta da Urbano IV103 ; essi riappaiono solo durante il pontifica
to di Clemente VI, ma non si sono conservati tutti. Sui registri nel periodo
dopo l'inizio del Grande Scisma d'Occidente ( 13 78) abbiamo finora scarse
informazioni; in questi agitati decenni molto and distrutto. Pare che per un
certo tempo si sia rinunciato a tenere i registri delle lettere segrete, o almeno

99 L'espressione compare per la prima volta sotto Clemente IV e probabilmente gi


durante il suo pontificato esisteva un registro particolare per le lettere segrete a noi non per
venuto (cfr. Heckel, Das sizilische und papstliche Registerwesen, p. 482 seg.).
100 Dai passi citati da Giller, Mitteilungen und Untersuchungen, p. 4 3 seg., non si deve
concludere che sotto Clemente V sia esistita una registrazione segreta: ivi al posto di R(ege
strata) occorre sempre leggere R(ecipe).
lO! Queste si trovano tra le litterae de curia fino al quarto anno del pontificato di
Giovanni.
102 Sia l'introduzione dei registri delle lettere segrete che la divisione per materie furono
misure che forse si ispirarono al modello della cancelleria angioina (cfr. Heckel, Das sizilische
und papstliche Registerwesen, p. 479 seg.) .
103 Essi furono compilati probabilmente non nella cancelleria, ma nella camera (cfr. De
nille, Registerbiinde, p. 19, e Heckel, Das sizilische und papstliche Registerwesen, p. 479 seg.).

Struttura dei registri papali

109

non se ne conservato nessuno; in epoca successiva, comunque, una pae


delle lettere ivi registrate fu trascritta nei registri camerali 104. Solo a partue
dal pontificato di Martino V p s ediao notizie J? p r cise sulla struttura
.
dei registri. Ormai occorre suddlVldeh secor: d? cnten d1vers: eh nel p a sa:
to; accanto ai registri dei brevi dob? lamo distmg:rere tre sene d1 . rg1stn c!i
_
bolle: registri di cancelleria, cameral1 d1 seetena; lemer:-t? dec1s1vo pr
modo di registrazione era il modo dt sped1z1one de1 relat1v1 documentl, di
cui si parler per esteso in altro luog? 105

Di recente si discusso con particolare fervore sulla quest10ne e la registrazione, alla quale, almeno nel tardo Medioevo, nella cncellen papale
era addetto un apposito uffidolo6, avve?iss.e in ae .ae mmue (chamate a
.
Roma notae, pi tardi minutae), o sugh ongmah fm1t1. Non s1amo n gra?o
di dare una risposta a questa domanda n in generale, n per un p r10do .cl
coscritto e non siamo neanche sicuri del fatto che nello stesso penodo. Sl .s1a
seguito s mpre lo stesso procedimento. Per i registri pi antichi, . antenon l
,
XIII secolo, possiamo comunque supporre sulla base delle nce che p1
.
.
recenti che con ogni probabilit la registrazio e avvems e d1 s?ht? dagl:
originalil07; tuttavia non si proc deva sempre cos1, e nel p endo d1 G1ovanm
VIII si utilizzarono invece le mmute, almeno per la reg1straz10ne delle lette-

104 Cos Tangl, Die papstlichen Register, p. 306. Egli !lnovera tra i registri camerali anch
i tre volumi di Urbano VI a noi pervenuti (M. Tangl, MIOG, 1 1 [1890], p. 337-342: 3 3 9), sul
quali cfr. anche Krofta, Mo:zumenta Vatican.a, 5, p. 1 1 seg.
105 Cfr. pi avanti alla fme del sesto capitolo.
106 Cfr. pi avanti il sesto capitolo.
. r, Munch, Lo.. enf ld, mentre Ewd, G.
107 Fu supposto gi da Delisle, Du , F1cke

.
.
Levi, Pflugk-Harttung ritennero che pm probabilmente la reg1straz10neteoavylaemd1:seEwm dbase
La
12)
ha

alle minute (cfr. di recente Kehr, Minuten von Passignano, p. .


tenne
V
Arles
d1
re
lett
l
circa
Gundlach
di

ricerche
sulle
decisiva
a

esercitato un'influenz
.
nella
e sulle osservazioni di Giinther circa la collectio Avellana; anch 10 . v.l avevoda adento
Mommsen ,
prima edizione di quest'oper a. La teoria fu poi asprament e cn1cataandate
nella sto
Papstbrie/e bei Beda, p. 3 87 seg., che ha rilevato come le lettere P.apa_li .trai?
eJ?-tre .secod
ria ecclesiastica inglese di Beda corrispondor:o perfettan;ente. a.gh ngmal1, 10e
reg1str1
l'assicurazione attendibile di Beda furono ncavate dali archivio d: Roma, dal
?ndo
papali. La sua opinione stata poi condivisa d Hartmann _nell':ntroduzwne p.psectlzche
n_

volume dell'edizione del Registrum Gregom I; mvece Nostltz-Rieneck, Zum,l opmwne

Brief und Urkundenwesen, P:. 155 se_., ha te?tato di difndere di nuovo .,


ha esm1
Ewald . Da ultimo Steinacker, Uber das alteste papstlzche Regzsterwesen, p. lO seg
n
pregregona
lettere
delle
accurata
un'analisi
con
questione
l'intera
volta
una
nato ancora
parte d1
addotte da Nostitz-Rieneck e provenienti dai registri. Egli si schierato ddalla
l prot? collo
Mommsen e ha mostrato che l'abbreviazione o l'omissione dee formule
slff
u
usasse
s1
che
concludere
a
autorizza
non
nelle lettere tratte dai registri
. ? iile s1sema
anche nei registri, ma che il fatto invee ric_ondt.;cibile solo alla t7ad1Z1onil posterwre.
prtocollo
Perci molto probabile che i documenti reg1strat1 presentas.sero d1 regola Schm
:t-Khl
completo, che cio si rifacessero agli originali. - Seguono Stemacker anche Das swlzsc
e
Heckel,
e
197,
p.
l,
menschaft,
Geschzchtsw
der
Grundrifl
Meister,
in
lenberg,
und papstliche Registe1wesen, p. 436 e 442.

1 17
1 16

1 17

1 10

1 18

1 18

Struttura dei registri papali

Struttura dei registri papali

re18. pi difficile giudicare i registri del XIII secolo; fondate ragioni sono
state addotte a favore della tesi che la registrazione avvenisse sulla base degli
originali, ma non meno importanti ragioni sussistono anche a favore dell'al
tra tesi, che cio si registrasse dalle minute109, ed ben possibile che si pro
cedesse talvolta in un modo e talvolta nell'altro . Quanto alla registrazione
dei privilegi solenni e anche di alcune litterae de gratia, in questo periodo
probabile piuttosto che fosse di solito effettuata dagli originaH uo , mentre
esistono sufficienti indizi per ritenere che le litterae de curia, soprattutto la
corrispondenza politica, fossero registrate in genere dalle minutel l l. Lo stess o discorso vale anche per il XIV secolo112; per il X:V invece occorre operare
un'ulteriore distinzione a seguito dell'accurata disamina di Ottenthal: i regi
stri della camera, della cancelleria e una parte di quelli dei segretari veniva
no formati prevalentemente sugli originalim; i registri dei brevi e un'altra
parte dei registri dei segretari per lo pi sulle minute.

Un'altra questione molto discussa e di non facile soluzione quella s e i


registri del XIII secolo a noi pervenuti debbano ritenersi i registri originali
prodotti sulla base dei documenti stessi, ovvero se dobbiamo considerarli
manoscritti di rappresentanza compilati successivamente e secondo un crite
rio unitario sulla base di originarie e provvisorie trascrizioni su registri114.
Quest'ultima ipotesi comunque quella pi probabile in relazione ai registri
di Innocenzo III a noi pervenutim; quanto ai restanti registri del XIII secolo, non siamo invece in grado di dimostrarla con certezza: per un . gran
numero di volumi abbiamo ragioni importanti per ritenere che i registn oggi
ancora esistenti siano quelli originali. Le cose cambiano nel XIV secolo: a
partire da Clemente V si impose la regola di compilare in un primo momento registri provvisori, nel suo primo anno di pontificato scritti ancora su per
gamena 116 , in seguito su carta, sulla base dei quali poi venivano effettuate le
trascrizioni pulite e ben scritte su volumi di pergamena. Mentre si sono perduti i registri cartacei di Clemente V, ci sono invece pervenuti quelli a partire dal pontificato di Giovanni XXII; occorre dire per che solo i registri
contenenti le litterae communes sono quasi completi, mentre lamentiamo
grosse perdite nella serie delle litterae secretae di Giovanni XXII m . Dal
periodo di Benedetto XII in poi si cess del tutto di regist1are le litterae
secretae in volumi cartacei e tale uso rimase in vigore solo per le litterae com-

1 08 Gi Laptre sostenne questo, e ora Caspar, Register Johanns VIII. ,


p. 109 seg., lo ha
dimostrato. Dato che il suo registro contiene solo lettere, con una soia eccezione, e l'unico
privilegio inserito costituisce un caso particolare (cfr. sopra, nt. 77), possiamo esprimere un
giudizio solo sulla registrazione delle lettere.
1 09 La prima opinione sostenuta da Delisle, Munch, Berger, Diekamp
e altri.
Kaltenbrunner non si espresso con decisione n a favore dell'una n a favore dell'altra.
Anche Denit1e, Registerbiinde, p. 68, nt. 4, e Specimina, p. 10 seg., ha abbracciato la tesi che
la registrazione avvenisse nella maggior parte dei casi sulla base degli originali; osserva per,
Specimina, p. 14, che spesso anche le minute furono usate per le trascrizioni nei reaistri. D'al
tro canto Rodenberg, che nell'introduzione ai volumi secondo e terzo delle Epistlae saeculi
XIII tornato sulla questione gi trattata nel suo saggio Register, p. 5 16 seg., ammette in
dtermirlati csi la registrazione dagli originali, ma ritiene che h1 realt la norma fosse quella
di usare le mmute, mentre Heckel, Das sizilische und piipstliche Registerwesen, p. 442 e 488
seg., si di nuovo schierato a favore dell'opinione opposta.
1 1 Ci stato ammesso anche da Rodenberg almeno per il periodo a
partire dal secondo
anno di pontificato di Innocenza IV, ma vale anche per quello precedente. Per il pontificato
di Gregorio IX, cfr. Krabbo, Die Urkunde, p. 292.
m Con questa ipotesi enunciata da Heckel, Das sizilische und pcipstliche Registerwesen,
concordano anche le m1e riflessioni. Cfr. inoltre le osservazioni di Finke, in West/iilisches UB,
5, p. XII seg.
1 12 Cfr. Tangl, Die piipstlicben Register, p. 291 seg. e p. 299 seg.; Giller,
Mitteilungen
und Untersuchungen, p. 87 seg. - Che sotto Bonifacio VIII le litterae de gratia fossero inol
trate alla registrazione solo dopo la bollatura si ricava con certezza da una lettera di Cle
mente V (Regestum Clementis V, Prolegomena, p. CLVI). Che la loro registrazione avvenisse
solo in casi eccezionali dalle minute dimostrato, oltre che dagli aopunti tratti dai registri
cartacei avignonesi pubbl. da G<Hler, ibid. , anche dal passo in R egestum Clementis V,
Prolegomena, p . XCII, nt. 2: "Regestrata est de sedula signata per dom. vicecancellarium'
non de littera bullata" .
1 1 3 Gi sotto Alessandro VI ci si lamentava che i registratori non rispettassero
questa
regola: "nam antiquitus bulle consueverunt registrari in dicto registro et non minute, ut
hodie sepius registrantur minute et non bulle" (Tangl, Die ppstlichen Kanzleiordnungen, p .
3 9 1 ) . Nella costituzione di Leone X Pastoralis officii (Bullarum, privilegiorum ac diplomatum
Romanorum pontt/icum amplissima co!lectio, ed. Ch. Cocquelines, 14 voli., Roma 1739-62:
3/3, 383) per i registri di cancelleria si proibisce espressamente la registrazione "super minu-

111

tis" illvece che "super bullis originalibus" , e, nel caso di violazione di tale divieto, viene rin
novata una sanzione introdotta da Sisto IV e a noi non nota da altre fonti.
1 1 4 Soprattutto Kaltenbrunner, Romische Studien. I., p. 215 seg. e p. 223 seg., ha sostenu
to la seconda opinione in relazione alla maggior parte dei volumi del XIII secolo. Egli per si
basato in parte su alcuni presupposti che nel frattempo Denifle ha dimostrato essere del
tutto erronei. Ha ritenuto infatti che alcuni appunti presenti nei nostri registri, e aggiunti
dagli scrittori del periodo di Urbano V, risalissero invece al XIII secolo. Allorch trasfer la
curia a Roma lasciando ad Avignone i registri pi antichi, Urbano V sicuramente ne fece fare
delle copie per poterli consultare in Italia (cfr. Denifle, egisterb"n de, p. 40 se.g. e Specimina,
p. 56 seg., tav. 59). Ma queste copie della seconda meta del XIV secolo non hanno natural
mente alcuna rilevanza ai fini della questione qui trattata.
1 15 D ecisiva a questo riguardo la circostanza messa in evidenza da D enifle,
Registerb"nde, p. 60 seg. e Specimina, p. 14, che Innocenza III stesso menziona due volte
alcune lettere del suo secondo anno di pontificato, affermando che sono contenute nel registro, lettere che non si trovano nel registro del secondo anno conservatosi intatto. Anche
Rodenberg (Epistolae saeculi XIII, 2, p. VII seg.; 3 , p. XI seg.); che per il resto si opposto
con decisione all'ipotesi di Kaltenbrunner, ha riconosciuto la validit di questo argomento.
1 1 6 Cfr. Denifle, Registerbande, p. 1 , nt. 2; p. 68; Denifle, Specimina, p. 46 e tav. 49. - Si
potrebbe essere tentati di pensare che Clemente, il quale come arcivescovo di Bordeaux era
stato suddito del re d'Inghilterra, nel riprendere la doppia registrazione, a quanto sembra
abbandonata nel XIII secolo, si sia rifatto all'esempio inglese. Ma contro questa ipotesi sta il
fatto che gi sotto Enrico III si era cessato di preparare duplicati dei rolls e che perci al
tempo di Clemente V questo uso non sembra pi essere stato osservato (cfr. Hardy, Rotuli lit
terarum clausarum, l, p. XII).
1 1 7 Degli originari 34 volumi cartacei di litterae secretae di Giovanni XXII solo due ci
sono pervenuti (cfr. Goller, Mitteilungen und Untersuchungen, p. 15 seg.).

1 19

f!

1 19

Struttura dei registri papali

1 12

120

Struttura dei registri papali

munes; sin dall'inizio, cio, le litterae secretae furono trascritte su registri di


pergamena senza che dovessero essere successivamente copiate di nuovo . us
Da principio la trascrizione su pergamena delle litterae communes avveniva
qusi subito dopo la compilazione dei registri cartacei;119 in seguito la tra
.
s cnzwne su pergamena fu sempre pi ritardata; gi s otto Urbano V e
Greg)fio XI veniva ancora effettuata solo per determinati gruppi di docu
menti, e cess del tutto negli anni successivi al Grande Sdsmalzo . A partire
da quest'epoca si tennero dunque solo registri cartacei, fino a che poi, nel
XVI secolo, subentrarono di nuovo alcuni cambiamenti nella loro struttura
che. non sar ?ece.ssaio illustare qui. Nel periodo in cui si usava la doppi
.
rg1strazwne 1 eg1stn cartacei erano spesso pi completi e pi ampi di quel
li eramenace1 che spesso non sono esenti anche da errori; tuttavia questi
ult1m1 non solo sono meglio ordinati e pi facili da consultare, ma talvolta
contengono anche documenti che mancano nei registri cartacei perch furo
no consegnati per la registrazione solo al momento della compilazione dei
volumi di copie.1z1
Pe : il peri?do pi a?tico non yossibile stabilire se tutti i provvedimenti
emessi sotto il nome d1 un pontefice, oppure quanti e quali, siano stati tra
scriti nei suoi. registri. Dalle notizie a noi giunte sul loro uso da parte dei
P ap1 tess!. o d! altre persone cui. e:a consentito l'accesso all' archivio pontifi
.
CIO, s1 puo solo dedurre122 che c1 s1 aspettava di trovarvi privilegi importanti
.
e provvedimenti significativi in materia di dogmi e di diritto ecclesiastico.
Tuttavi pu . dars che gi Gregorio I abbia tenuto conto della possibilit di
Ufla reg1strazwne mcompleta, visto che quel papa dovette chiedere due volte
a vescovi della Gallia, che lo avevano pregato di confermare alcuni antichi
priilegi papa?, mandarg a R<;>m i documenti in questione, avendoli egli
fatt1 ce:care mutllmente ne1 reg1stnm. E , cosa ancora pi degna di nota
Gregono, una volta che non si ricordava bene se avesse dato una rispost

120

118 Nlla cancelleria di Niccol V l'antipapa di Ludovico il Bavaro, non fu compilato


:
alcun registro cartaceo. n volume a no1 pervenuto (Reg. Vat. 1 1 8) un registro originale per
gamenaceo (cfr. Denifle, Specimina, p. 52 e tav. 55) .
119 Cfr. Ta_ngl, Die p"pstlichen Register, p. 294 seg.; Denifle, Specimina, p. 50 seg.
120
. .A partire dal odicesirno anno di pontificato del papa avignonese Clemente VII tutti i
reg1stn sono cartacl (cfr. Regestum Clementis V, Prolegomena, p. XVII). Dei registri di
.
.
Ur ano VI l,Arch1v1o
Vatican cons:rva solo tre volumi, turti vergati su carta; a questi si
,
agrunge UJ1 frammento del registro dr lztterae communes nsalente
al nono anno di quel pon
tefice (codrce Ottob. lat. 1443 della Biblioteca Vaticana), su cui cfr. Krofta, Monumenta
Vaticana, 5, p. II seg.
121 Cfr. Denifle, Specimina, p. 50.
122 Cfr. eckel, Das sizilische und p'pstliche Registerwesen, p. 430.
123 Regzstrun:z Gregorii I, 2 , p. 2 12 e 3 14 . n terzo caso citato da Heckel, Das sizilische und
..
papstlzche
Regzster.wesen, p . 430, nt. 3 , pu essere spiegato anche in altro modo (cfr.
Mommsen, Papstbrze/e bez Beda, p. 3 90). Di contro si pu citare ancora Registrum Gregorii I
'
l, p. 2 12.

1 13

esauriente ad alcune richieste dell'amministratore del patrimonio siciliano,


adott alcune disposizioni per il caso che lo avesse o che non lo avesse
fatto,124 mentre, se i registri fossero stati completi, avrebbe pensato subito a
farvi controllare il tenore della sua risposta su cui era incerto. Se per l'epoca
successiva siamo privi di qualsiasi indizio che ci permetta di esprimere un
giudizio sulla completezza dei registri125, possediamo invece due testimo
nianze chiare e quasi coincidenti relative al periodo tra la fine del XII e l'ini
zio del XIII secolo. Stefano, vescovo di Tournai e noto canonista (t 1203 ) ,
afferma essere consuetudine della Chiesa romana, quando inviava a qualcu
no una lettera " de magno negotio" , di trattenersene Ufla copia, 126 e il vesco
vo vallese Geraldo, eletto di St. Davids, che rimase a lungo presso la curia di
Innocenza III, attesta che i registri papali contenevano trascrizioni di tutti i
privilegi e delle lettere " super magis arduis causis" l27. Ma queste affermazio
ni sono esagerate . Come la stessa corrispondenza ufficiale dei papi su que
stioni politiche (che la curia aveva grande interesse a tenere costantemente
in evidenza) non fu trascritta interamente nei registri del XIII secolo, ma,
per quello che sappiamo, non di rado ci pervenuta da altra tradizione, cos
in questo periodo neanche i privilegi solenni a noi giunti in originale o in
copia furono tutti registrati senza eccezionilzs . Non siamo in grado di accer
tare chi avesse l'incarico di scegliere dalla corrispondenza politica i pezzi da
trascrivere nei registri; per altre lettere papali aventi a oggetto questioni di
grazia o di giustizia d dipendeva comunque, ancora nel XIII secolo, dal
volere del destinatario che poteva decidere di farle registrare ovvero di
rinunciarvi risparmiando le relative tasse: in quest'epoca non sussisteva sicu
ramente un obbligo generale di registrazionel29. Quest'ultimo dovette essere
introdotto nel periodo avignonese, forse gi sotto Clemente V, pi probabil
mente al tempo di Giovanni XXII, tuttavia solo in relazione alle litterae de
gratia e non a quelle de iustitia; e in questo stesso tempo probabilmente si
impose l'uso di registrare l'intera corrispondenza ufficiale della curia,
soprattutto le lettere aventi a oggetto questioni finanziarie e politiche,
secondo un principio della prassi amministrativa enunciato da Benedetto
XII.13 Anche pi tardi naturalmente si possono essere verificate eccezioni.

124 Registrum Gregorii I, l, 288.


125 Sul registro di Giovanni VIII cfr. sopra, nt. 77.
126 Die Summa des Stephanus Tornacensis uber das Decretum Gratiani,

ed. J.F. von


Schulte, GieEen 1 89 1 , p. 104: "Consuetudo est Romanae ecclesiae, quod, cum alicui de
magno negotio mttit epistolam, apud se retinet exemplum. Quae omnia exempla in unum
librum conficit, quem vocat registrum" .
127 Questo passo spesso citato, per ultimo d a Spaethen, Giraldus Cambrensis, p . 6 12, nt . l.
128 Cfr. anche Tucek, Untersuchungen, p. 3 6 seg.
129 Di quest'avviso ora anche Heckel, Das sizilische und piipstliche Registerwesen, p. 431 seg.
130 Cfr. la dichiarazione di Benedetto XII citata da Berger nella prefazione ai Registres
d'Innocent IV, l, p. XV: "registra nostra, in quibus omnes et singulae litterae, quas regibus et
principibus ac quibusvis personis aliis . . . destinavirnus . . . , registrate sunt et registrantur de

121

122

12 1

122

Struttura dei registri papali

Struttura dei registri papali

Come fanno supporre alcune recenti ricerche,m nell'epoca pi antica,


almeno fino al periodo di Gregorio VII,m le lettere trascritte nei registri
venivano copiate per intero e letteralmente compreso tutto il protocollo.
Invece da sempre si usava registrare solo una volta quelle lettere dal conte
nuto identico o con lievi varianti che dovevano essere mandate a diversi
destinatari. 1 33 In epoca antica l'indirizzo veniva poi scritto nel registro inse
rendovi i nomi di tutti i destinatari, mentre da una nota di cancelleria si rica
vava che la medesima lettera era stata inviata a ciascuno di essi_l34 Nei regi
stri posteriori, a partire dal XIII secolo, veniva copiata invece una delle let
tere inviate senza ampliarne l'indirizzo per tenere conto degli esemplari
dello stesso tenore; vi si aggiungeva per alla fine che si era scritto anche ad
altre persone, di cui si faceva menzione, in eundem modum o in eundem /ere
modum oppure simili modo. Modifiche al testo apportate nel secondo, terzo
o in uno degli altri esemplari venivano annotate a parte, se erano di una
certa rilevanza, mentre non si registravano espressamente le differenze stili
stiche di minore conto che risultavano all'interno di passi conformi; piutto
sto vi si faceva riferimento al massimo mediante l'annotazione di cancelleria
verbis competenter mutatis o simili locuzioni. Come in questi casi al posto

della trascrizione di una lettera appariva un semplice appunto circa la sua


spedizione, cos venivano trattate in modo analogo anche le lettere seconda
rie inviate assieme a una principale, in particolare quelle di cui si faceva
menzione gi nella lettera principale: se ad esempio in quest'ultima si scrive
va alioquin NN. per litteras nostras iniungimus ecc. , allora bastava aggiunge
re la nota illi scriptum est oppure_ scriptu;n_ est dieta N. N. per dichiarare l'e
missione effettiva di quella lettera secondada . Ma anche per il tenore di
quelle lettere la cui trascrizione non veniva sostituita da tali locuzioni, cio
mediante una breve nota cancelleresca redatta in forma oggettiva, nei regi
stri posteriori si adottarono varie abbreviazioni che, in parte, potrebbero
essere comparse gi alla fine del secolo XI e nel XII, m ma che sono accerta
bili con sicurezza solo nei volumi a noi pervenuti a partire dal XIII secolo.
Piuttosto regolarmente si abbreviava il protocollo segnando solo il nome e il
titolo del destinatario e omettendo o semplificando la salutatio, una parte
della datazione ecc.13 6 ; e anche alcune formule del testo sempre ricorrenti,
ad esempio le arengae, le sanctiones e altre simili, nei registri venivano ripro
dotte solo raramente per intero, bens di norma trascrivendone s olo la
prima e l'ultima parola o le lettere iniziali delle singole parole.m A questo
riguardo, per, i vari registratori non procedettero sempre uniformemente,
ma in modo differente in tempi diversi e persino contemporaneamente.
In linea di principio la registrazione delle lettere veniva effettuata in ordi
ne cronologico, cos che in generale il numero complessivo delle lettere riu
nite in un volume annuale progrediva costantemente di mese in mese .
Tuttavia molto spesso questa sequenza cronologica fu considerevolmente
intralciata da ostacoli di ogni tipo, in particolare dalla ritardata consegna
delle stesure a buono o delle minute per la registrazione, o dalla negligenza
dei funzionari incaricati di quest'ultima, che neanche le disposizioni pi
severe dei pontefici riuscirono a eliminare _ 13 8 Mentre capita pi raramente
che lettere figurino nel registro in un punto successivo (cio che una lettera
compaia in mezzo a documenti appartenenti a un mese posteriore) al contra-

1 14

123

[74 1]

122

verbo ad verbum" . [Vidal nella sua introduzione alle lettere comuni di Benedetto XII, p .
XXIV seg., comunica alcune osservazioni molto istruttive sulle ragioni dell'incompletezza dei
registri di Benedetto XII. Importante in modo particolare l'accenno al fatto che circa quat
tro quinti dei documenti conservatisi negli archivi dei destinatari, e mancanti nei registri,
regolano rapporti di propriet e giuridici di chiese e monasteri; Vidal ritiene che per tali
documenti non sussistesse un obbligo di registrazione.]
13 1 Cfr. sopra, nt. 107 . Anche in questo caso, per, il registro di Giovanni VIII, compilato
sulle minute delle lettere, costituisce un'eccezione.
13 2 Cfr. Heckel, Das sizilische und ppstliche Registerwesen, p. 436. Concordo con lui nel
ritenere possibile al massimo un'abbreviazione nella datazione con il rinvio a documenti pre
cedenti aventi la stessa data.
133 Su quest'uso nei commentari dell'antichit romana cfr. Bresslau, Commentani, p. 248 seg.
13 4 Questi appunti di cancelleria si trovano nei commentarii dell'antichit romana: eodem
tenore, eodem exemplo e epistola uni/ormis. Quest'ultima espressione ricorre anche nella let
tera di Liberio, Jaff-K. 2 1 6 e nel Registrum Gregorti I, l, p. 463 . Pi consueto l'appunto a
pari o a paribus (gi testimoniato in manoscritti di una novella giustinianea) che nelle lettere
papali compare per la prima volta sotto Zosimo (]aff-K. 3 3 1 ) , dove la inscriptio recita:
"Zosimus Aurelio et universis episcopis per Africam constitutis, universis episcopis per
Gallias et Septem Provincias, universis episcopis per Hispaniam constitutis a pari". Furono
dunque spediti tre esemplari di questa lettera. Sotto Giovanni VIII si ritrova ancora tre volte
l'annotazione a pari; in altri casi prima dei nomi dei destinatari, cui doveva essere indirizzata
una lettera dallo stesso tenore, vi similiter, item, unam talem; talvolta per manca anche
qualsiasi annotazione prima della lettera (cfr. Caspar, Register Johanns VIII. , p. 103 , nt. 4).
Sotto Gregorio VII l'uso era gi un po' diverso. Dell'annuncio della sua elezione furono tra
scritti nel registro quattro testi in extenso. Dopo il quarto rivolto a Guiberto di Ravenna
(Regitrum Gregari VII, l , 4, in Jaff, Bibliotheca, 2) furono aggiunti altri cinque indirizzi (a
Beatnce della Tuscia, a Ugo di Cluny, a Manasse di Reims, a Sven di Danimarca e all'abate
erna:do i Mriglia) e ad essi segue la frase: "in ceteris quidem a paribus, sed circa finem
smgul1s ep1stohs mxta locorum et personarum competentiam discrepantibus". - Talvolta in

1 15

queste lettere a pari si annotava nel testo che esse erano uguali solo fino a un certo passo (cfr.
Heckel, Das sizilische und ppstliche Registerwesen, p. 43 9, nt. 4 , le note di Ewald al
Registrum Gregorii I, 1 , p. 79, e Caspar, ibid. ). Queste lettere dallo stesso tenore venivano
chiamate appare o aparum (cfr. le testimonianze pi antiche citate da Bresslau, Commentarii,
p. 245, nt. 1, e quella ancora del XII secolo citata da Gloria, Codice diplomatico padovano,
211, p. 447: "hoc aparum scripsi"). - L'espressione par litterarum, che compare spesso a partire dal XII secolo, non ha nulla a che fare con a pari. Essa significa "una lettera" : cfr. K.
Zeumer, Par litterarum, NA, 35 (1910) , p. 232-245.
135 Cfr. Heckel, Das sizilische und ppstliche Registerwesen, p. 437.
136 Nei registri l'escatocollo dei privilegi solenni (sottoscrizioni dei cardinali, sottoscrizio
ne del papa, data longa, rota, monogramma ) riportato non uniformemente; talvolta tra
scritto interamente, talvolta abbreviato.
13 7 Munch-Lowenfeld, Au/schliisse, p. 52 seg., tratta a lungo di queste abbreviazioni.
138 Cfr. su ci anche le osservazioni di Ficker, Erorterungen, p. 3 82 .

124

123

124

Registrifrancesi

Registri di Federico II

rio del tutto consueto trovare la registrazione in un punto precedente, vale


a dire che singole lettere risultino accanto a documenti emessi in un mese
anteriore. Queste irregolarit nella successione cronologica divengono natu
ralmente ancora pi grandi e pi frequenti se si prende in considerazione
non solo il passare dei mesi, ma quello delle settimane o dei giorni.

Negli uffici finanziari siciliani, che i Normanni erediar::m? dalla prassi


amministrativa araba vi erano libri e scorte di documenti d1 d1verso t1po, 143
ma, per quello che s ppiamo, i ovrai normanni no? te?nero registri ver
.
.
propri nei quali facevno tascnvere 1 test: ?mplen det loro ? ocume?tL 4
.
L'uso di tenere registn fu mtrodotto m S1ciha solo da Fedenco II: sicura
mente egli seppe apprezzare i vantaggi c l'amnistrzione apale uel
la del suo alleato francese traevano da tah regtstn, ma 1mposto 1 sum m un
modo molto differente sia dalla consuetudine papale che da quella francese
e, per certi versi, si ispir forse al mo? ello di registri ,nglesi.l45 N?n possibile stabilire con certezza se questa mnovaz10ne dell tmperatore e collegata
alla riorganizzazione dell'amministrazione siciliana attuata negli anni 12? 0 e
123 1 , come stato suppostol46 ; pos e ?iamo s ?lo un frammento de reg1to
di cancelleria scritto su carta bombtcma, ogg1 conservato presso l ArchiVIO
di Stato di Napoli, che abbraccia il periodo all'ottobre 123 9 fino all'inizio
.
di giugno 1 2 4 0 , 147 mentre in un manoscntto poster: ore onservato a
Marsiglia si trovano excerpta da altre parti che coprono il pe10do dal 230
fino al 1248.148 Dal primo frammento si pu dedurre ce ctascun reg1str?
comprendeva un anno indizionale. Esso contiene esclusryamer:te provvementi emanati per il Regno di Sicilia e soltanto mandati tratti da com :
.
spondenza dell'imperatore con i suoi funzionari; sembra che v1 siano stt
registrati tutti i mandati emessi nei mesi sopra menzionti, perch tuttl 1
pezzi presenti negli excerpta marsigliesi, che sicuramente nsalgono a queso
.
periodo di tempo, si ritrovano anche nel reg1stro napoletano.149 Invece m

1 16

125

Una gran parte dei fenomeni osservati per i registri papali riscontrabile
anche nei registri tenuti durante la seconda parte dell'et meoevale dali
cancellerie di principi laici ed ecclesiastici fuori Roma. In Occ1dente139 ess1
sono documentati per la prima volta alla corte dei re di Francia140 dove furo
no introdotti a seguito di un avvenimento molto particolare. Allorch infatti
in occasione dell'assalto di F rteval del 1 194 il tesoro e la cappella del re
Filippo Augusto caddero nelle mani degli inglesi, questi ultimi si impadroni
rono anche di tutti i documenti, delle liste delle contribuzioni fiscali e di altri
atti scritti, relativi alle tasse e ai diritti dello stato, che il re aveva portato con
s sul campoJ41 TI camerario Gualtiero il Giovane fu incaricato di rimettere
ordine tra questo materiale e fu lui anche a provvedere all' allstimnto di
registri nell'archivio regio permanente che venne allora fondato, il costddetto
Trsor des chartes. Non possediamo pi il registro risalente a Gualtiero, ma
sulla base di quello fu compilato il registro di Filippo Augusto, il pi antico a
noi pervenuto, redatto intorno al 1204, che raccoglieva nella sua prima sezio
ne, scritta tutta in una tirata, gli atti scritti ancora esistenti e risalenti fino al
1 192, mentre la sua parte principale proseguiva poi fino al 1 12.14 Da quel
momento in poi la cancelleria francese conserv l'uso della reg1straz10ne.

13 9 Non si ancora studiato quanto a lungo la tradizione romana antica si sia conservata a

125

Bisanzio. Per quanto sia ovvio supporre che, come si accertato per la raccolta delle Novelle
giustinianee, e anche per quella di 1 13 Novelle dell'imperatore Leone il Saggio con.servata
nel Cod. Marcianus 1 79 e in alcuni manoscritti da questo ricavati (pubbl. da Zachanae von
Lingenthal, Ius graeco-romanum, 3), siano stati usati i registri dell'archivio, tuttavia n. in que
ste Novelle n nei restanti documenti di imperatori bizantini pubbl. da Zachanae von
Lingenthal si trovano indizi sicuri circa l'esistenza di registri di questo tipo. Invece ancora nel
681 abbiamo testimonianza di registri dei patriarchi di Costantinopoli (cfr. Steinacker, Zum
Zusammenhang, p . 307).
1 40 In Aragona la registrazione comincia sotto Giacomo I ( 1 2 1 3 - 1 76); d1. Alfonso .I
(1 162-1196) possediamo un libro dei feudi, ma durante il suo regno non vt. erano c?r reg
stri veri e propri (cfr. Finke, Acta Aragonensia, l , p. XCVI seg. ) . - In Inghilterra 1 prmu regi
stri furono compilati sotto Giovanni ( 1 1 99-1209) (cfr. Hardy, Rotuli litterarum clausarum, l ,
p . VIII seg. , e poi Heckel, Das sizilische und ppstliche Registerwesen, p . 446 seg.).
14 1 Cfr. Wattenbach, Das Schriftwesen3 , p. 634; Cartellieri, Philipp II. August, 3, p. 94.
142 Cfr. L . Delisle, Catalogue des actes de Philippe Auguste, Paris 1856, p. VII seg. ; Giry,
Manuel, p . 752 seg. n registro pi antico (registro A secondo la d.efiniz one d elisie) si
trova oggi nella Biblioteca Vaticana ed stato interamente pubbhcato m facs1m1le da L.
Delisle, Le premier rgistre de Philippe Auguste. Rproduction hliotipique du manuscrit du
Vatican, Paris 1883 .

1 17

126

143 Cfr. pi avanti, capitolo quinto.


144 Cfr. K . A. Kehr, Die Urkunden,

.
, . enza ?:.
p. 132 seg., il quale, pur cor:testa.n.do l es1s

registri completi di documenti, formula per l'ipotesi he fossero rg1stat1 1 mdatl spediti
alle autorit am..rninistrative. Cfr. anche Heckel, Das szztltsche und papstlzche Regtsterwesen, p.
392, che nega pure questo.
.
145 Questa un'ipotesi non priva di probabili f?rmulat da ecke , as smlzsche
und
piipstliche Registerwesen, P 449 seg. Purtttav1 nm.ae aa c tede.rsl .f:nc: a . che punte;
, m cw gh mgles1 tenevano
Federico o la sua cancellena conoscessero nel partlcolan il moao
loro registri.
146 Cfr. Heckel, Das sizilische und ppstliche Registerwesen, p. 449.
.
147 Pubbl. da G. Carcani, Constitutiones regum regni utriusque Siciliae, Napoli 1786, p .
.
.
p
2,
233 seg., e da Huillard-Brholles, Hstoria, 5, p . 409 seg. Cfr. Ficker: eitrge,
. 5 seg e
p. 37 seg . ; Philippi, Zur Geschich te, p. 3 0 seg . ; Heckel, Das szz: lzsche und paptlche
Registerwesen, p. 449 seg. Un facsimile in KUiA, fase. 6, tav. 17, e m Steffens, Lateznzsche
Palaographie, 3 , tav. 92 .
.
148 Pubbl. da Winkelma..rm, Acta Impem, l, p. )99 seg . ; cfr. Flcker,
eztra. 2, p 503

. .

J?

..

. mazestatzs
506. - n Quaternus de excadenciis et revocatzs Capttz.natae de ma'!dato zmperza.zs
.
Frederici secundi, recentemente pubbl. da A. Amell1, Mont:=casstr;to 1903 , st; cm cfr. K.A.
Kehr, NA, 28 ( 1 903 ), p. 776-777, non un vero e proprio registro di ocumentr .
.

149 I mandati che Ficker inserisce nel registro durante questo perwdo, ma che non Sl tro
vano nel registro napoletano, sono tutti privi di data, cos che il loro inserimento appare
molto dubbio.

126

Registri di Federico II

Registri angioini

quest'ultimo mancano del tutto i privilegi; e poich da altra fonte15 o d


stato tramandato un privilegio risalente al marzo 1240, che sicuramente non
era l'unico, occorre lasciare aperta la questione se a quel tempo i privilegi
non siano stati affatto registrati, oppure se per essi si siano tenuti registri a
parte. Gli excerpta marsigliesi contengono per lo meno alcuni privilegi
soprattutto del 1238;151 perci si pu supporre che, se mai sia esistita una
divisione tra registri dei mandati e registri dei privilegi, essa fu introdotta
solo dopo il 1238. L'ordinamento di cancelleria di Federico II, risalente al
1244,152 non offre alcun indizio che ci consenta di rispondere a tale questio
ne, visto che non tratta in alcun modo della registrazione. La struttura del
registro153 particolarmente degna di nota perch il notaio che redigeva il
mundum di un documento ne procurava ogni volta anche una trascrizione
nel registro, come a un'analisi accurata del frammento originale napoletano
risultato evidente dal confronto delle scritture: gi per questo non si pu
dubitare che la registrazione fosse effettuata sulle stesure a buono . In alto a
ciascuna pagina del registro si trovano l'indicazione del mese e del luogo;
ciascun provvedimento preceduto dal giorno del mese in cui fu rilasciato;
si cominciava una nuova pagina ogni volta che cambiava o il mese o il luogo.
Anche qui le formule iniziali e finali sono fortemente abbreviate; talvolta al
posto dell'intera trascrizione di un mandato si trova solo qualche dato sul
suo contenuto redatto in forma oggettiva; inoltre al principio di ogni prov
vedimento il registro contiene appunti sull'iter burocratico del pezzo, i quali
non compaiono nelle stesure originali, soprattutto indicazioni regolari sul
l' ordi.n e di documentazione, sull'alto funzionario che lo aveva impartito e
sul nome del notaio redattore. l54 Con una sola eccezione l'ordine cronologi
co vi osservato rigorosamente.
L'uso di tenere registri, che Federico II conserv fino alla fine dei suoi
giorni, come gli excerpta marsigliesi ci consentono di supporre, pass anche
ai suoi successori nel Regno di Sicilia . Pur non possedendo nulla dei registri
di Manfredi, comunque probabile che singoli atti scritti del suo periodo di
regno a noi pervenuti siano ad essi riconducibili. Con il 1265 inizia poi la

serie dei registri angioini comprendente pi di 3 80 volumi depositati presso


caratteri sono stati stu
l'Archivio di Stato di Napoli, la cui struttura e i
diati accuratamente solo di recente . 155 Da questo studio si ricava che anche
in questo caso la tecnica della registrazione si form solo molto gradualmente; tale sistema fu creato da un uomo di rilevante talento amministrativo,
Geoffroy de Beaumont, che nei 1266 dal servizio presso la curia romana
pass a quello di Carlo I di SiCilia e nel 1268 fu nominato cancelliere. Nei
primi anni di Carlo I i registri - per i quali gi nel 1266 si faceva distinzione
tra registra cancellariae e registra camerae - contengono solo un certo numero di pezzi scelti; soltanto a partire dal 1268 si pass alla registrazione completa di tutti i documenti di governo importanti, mentre per i privilegi e le
litterae de gratia in parte si faceva dipendere la registrazione dalla volont
del destinatario, seguendo il modello della cancelleria papale, e in parte ci si
accontentava di semplici liste con gli elenchi dei documenti emessi. Fino alla
met del regno di Carlo II i registri camerali erano di un tipo particolare; da
quel periodo in poi, per, anche per essi fu adottato il tipo di registro usato
in cancelleria. Dal regno di Carlo II in poi si distinguono tre serie di registri:
quelli del cancelliere, del protonotario e dei magistri rationalesl56. I registri
di cancelleria possono suddividersi in sette sezioni principali: le prime quattro contengono i documenti distinti in base al destinatario cui erano indirizzati. Vi sono dunque innanzitutto due sezioni per le disposizioni ai giustizieri e per quelle ai secreti, ai magistri procuratores et portulani, ai magistri siclarii, ai magistri massarii; le disposizioni inviate ai giustizieri e ai secreti sono
ufficio . Vi sono poi
ordinate secondo i distretti nei quali esercitavano il
due altre sezioni di registri che contengono tutti i restanti provvedimenti
concernenti questioni amministrative e politiche, denominati extravagantes
in/ra regnum ed extravagantes extra regnum; nei primi si trova la corrispondenza amministrativa scambiata con funzionari diversi da quelli sopra men-

118

127

150 BFW, n. 2879.


151 Winkelrnann, Acta Imperii, l, n. 8 17, 823 , 826, 827, 830 e 867. L'ultimo pezzo risale, a

127

quanto sembra, al 5 settembre 124 1, a meno che non sia stato messo in un posto sbagliato tra
gli excerpta (cfr. nt. l in Winkelrnann, ibid. ). Ma, anche se cos non fosse, potrebbe tuttavia
trattarsi solo di una singola eccezione.
152 Su questo cfr. pi avanti.
153 Cfr. Philippi, Zur Geschichte, p. 3 1 seg.
154 Si pu supporre che il notaio, del quale viene detto "de mandato imperiali facto per
Petruro de Vinea scripsit Petrus de Capua" , fosse il grassatore del documento proprio in
virt del termine scripsit. L'attivit di stendere una minuta, cui ha pensato Ficker, Beitriige, 2 ,
p. 1 6 , i n epoca medioevale non veniva in genere definita usando il verbo scrzbere. S u questo
torner pi avanti. Cfr. anche Philippi, Zur Geschichte, p. 3 1 seg.

119

155 Cfr. Durrieu, Les archives angevines, inoltre Inventario cronologico sistematico dei regi
stri Angioini conservati nell'archivio di stato di Napoli, Napoli 1894, con introduzione di B.
Capasso, e Heckel, Das sizilische und piipstlicbe Registerwesen, p. 463 seg., che, oltre all'influenza esercitata dagli usi cancellereschi dei pontefici e di Federico II sui registri angioini,
dimostra l'importanza dell'esempio offerto dalla cancelleria del conte Alfonso di Pitiers.
Prima di lui A. Fanta, Die angiovinischen Register im Archivio di Stato zu Neapel, MIOG, 4
( 1883 ) , p. 450-462, aveva trattato brevemente di questi registri. Mentre nel 1585 ne esistevano ancora 444 volumi, oggi ne possedia1no solo 378, tutti scritti su pergamena, ai quali di
recente se ne sono aggiunti altri cbque ricavati in parte da quaternioni sciolti e fogli, su cu
cft: B. Capasso, Nuovi volumi di registri angioini, ASPN, 10 ( 1885), p. 761 -784. I registri
degli anni 1265-68 sono stati pubbl. da Del Giudice, Codice diplomatico, e inoltre numerosi
excerpta dai registri si trovano negli scritti di C. Minieri Riccio (elencati da B. Capasso in
ASPN, 7 [ 1882], p. 437-457) e altrove.
156 Nel 1 3 1 6 i registri del cancelliere e del protonotario furono temporaneamente riuniti.
Nel 1294-96 si tenevano due registri camerali, uno dei quali per i magistri rationales. Dal
1290 in poi le littere secrete furono registrate a parte.

128

129

128

120

Registri angioini

zionati, con baroni, prelati, comuni e persone private del regno; i secondi
contengono lo stesso tipo di documenti indirizzati a funzionari ecc. delle
provincie governate dagli Angi e situate fuori del regno siciliano, e la corri
spondenza politica. Negli extravagantes infra regnum l'ordine era semplice
mente cronologico, in quelli extra regnum spesso si creavano serie a parte in
relazione ai singoli territori. Infine nelle altre tre sezioni rientravano i docu
menti relativi a questioni di grazia e casi privati, e precisamente anzitutto
p rivilegi e concessioni, in secondo luogo manifestazioni di favore (permessi
di matrimonio, nomine ecc.) , in terzo luogo quietanze. Talvolta furono com
pilati registri speciali seguendo anche altri criteri. Le singole sezioni conten
gono in volumi o fascicoli separati i provvedimenti di un anno indizionale;
talvolta per un periodo di tempo limitato, come ad es. durante la crociata di
Tunisi, i provvedimenti furono riuniti a formare registri speciali. Anche
nella cancelleria angioina avveniva raramente che i documenti fossero tra
scritti completamente e alla lettera. Di norma si abbreviavano le formule ini
ziali e finali e di provvedimenti meno importanti, come ad es. le nomine
ecc., spesso si registrava solo un breve estratto in forma di regesto. La pecu
liarit dei registri angioini consiste perci soprattutto nella loro meticolosa
articolazione, che molto pi pronunciata di quella della cancelleria papale
e che si deve essere rivelata molto utile a scopi amministrativi.
Nell'isola di Sicilia, staccatasi dal regno di Napoli sotto la dominazione
aragonese, l'uso di tenere registri pare sia iniziato nel 13 12, per mantenersi
fino al 1819: nell'Archivio di Stato di Palermo oggi sono conservati pi di
1 100 registri. 157 Per mancanza di buoni lavori preliminari non possibile in
questa sede trattare dettagliatamente di iniziative analoghe prese nel tardo
Medioevo dagli stati minori dell'Italia centrale e settentrionale. 15 8

130

129

130

Non si pu provare, n probabile che l'uso della registrazione, attestato


per il Regno di Sicilia, sia stato introdotto gi al tempo di Federico II anche
nel territorio dell'Impero159, che dunque siano stati registrati anche i documenti emessi d a questo imperatore per l'Italia centrale e settentrionale e per
la Germania, come recentemente stato supposto _ 160 E infatti in tutti i luo-

157 Cfr. l'Inventario o/ficiale del grande archivio di Sicilia, Palermo 1861, p. 2 seg. Sarebbe
per molto desiderabile un nuovo studio su questi registri.
158 Sui registri fiorentini cfr. D. Marzi, Notizie storiche intorno ai documenti ed agli archivi
pi antichi della Repubblica Fiorentina (sec. XII-XIV), ASI, ser. V, 20 (1897), p. 74-95 e p.
3 16-335.
159 Sui registri tenuti presso la corte imperiale tedesca cfr. in generale Seeliger, Register
fiibrung.
160 Philippi, Zur Geschichte, p. 4 1 . La trascrizione nei registri viene menzionata nel documento trasformato in formulario pubbl. da Winkelmann, Acta Imperii, l, n. 432. Ma non
sappiamo con certezza se esso derivi da Federico II, n sicuro che il "rector ecclesie S.
Bartholomei" , alle questioni del quale si riferisce, fosse suddito dell'Impero; si potrebbe ad

121

Registri degli imperatori tedeschi

ghi dove nel Medioevo fu introdotto l'uso della registazione cancelleresca


tale consuetudine non fu poi abbandonata; ma non abbiamo alcun elemento
per ritenere che in Germania sotto Enrico (VII)1 6 1 , Corrado IV e i sovrani
dell'Interregno, o sotto i successivi tre re, Rodolfo I, Adolfo, Alberto I,
siano stati tenuti registri di cancelleria, 1 62 ed essi mancano anche del tutto
per il primo periodo di regno di Enrico VII. Durante la discesa a Roma di
questo sovrano, per, le cose cambiarono; Allo!ch E rico t;J-el 13 1 0 - e su
_ d1 notai_ cameraquesto dovremo tornare in altro contesto 163_ creo un uff1c1o
li distinto dalla cancelleria, anche se per certi versi legato a questa, nel
qale furono assunti notai pubblici al servizio permanente del re, questi
impressero una nuova forma pure alla produzione di atti della corte. Anch
alla corte regia fu ora introdotto ci che da lungo tempo era usuale per 1
notai italiani al servizio di principi o di comunit cittadine, cio l'ordinata
compilazione di acta publica, in parte inseriti in registri pubblici; e tra il
materiale archivistico relativo al periodo di Enrico VII, del quale dovremo
parlare, ci sono pervenuti resti otevoli di tali acta pub!ica . Il n.otaio .camera.
le di Enrico, Leopardo Frenettl, ad esemp1o, stese tah attl da1 quali furono
ricavate alcune copie che ancora possediamo; alcuni anni dopo il fratello di
Enrico li chiamava: "Acta et gesta serenissimi principis domini Henrici dei
gratia Romanorum regis " 1 64. E un altro notaio camerale, Bern ardo de
Mercato, il giorno della sua nomina a tale ufficio (20 novembre 13 1 0) , su
ordine speciale del re cominci a compilare un libro magnifcamente decorato, destinato a raccogliere " omnia instrumenta et acta pubhca, que erpetua memoria indigent, ipsum dominum regem et sacrum Romanum lmperium tangentia facta, recepta et notata et que fient, redpientur et notabuntur tam per me quam per ceteros n otarios s acre ipsius domini regis
camere" 165. Il libro doveva dunque divenire un registro a uso dei notai
camerali, ma - a differenza dei registri camerali dei papi - doveva contenere
anche e per intero tutta la corrispondenza arrivata. In realt non si giunse
.

es. pensare al monastero di San Bartolomeo di Carpineto situato nel giustizierato degli
Abruzzi (cfr. Winkelmann, Acta Imperii, l , n. 254).
161 Anche Philippi, Zur Geschichte, p. 52, dubita che durante il regno di Enrico (VII) .esi
stesse un registro e deve ammettere che, se ve ne era uno, non poteva avt:;re la medenna
struttura di quello siciliano di Federico II; quanto al regno di Corrado N egh suppone (zbzd. ,
p. 54) un'attivit di registrazione per via delle consuetudini della cancelleria imperiale.
Questa naturalmente una petitio principii.
162 Cfr. le osservazioni di P. Schweizer, Ueber das sogenannte Formelbuch Albrechts I. ,
MIG, 2 (1881), p. 223-264: 248 seg.; Herzberg-Frankel, Deutsche Reichskanzlei, p . 291
seg., e Kretzschmar, Formularbiicher, p. 131 seg. Da Bohmer, Regesta Imperii (Enrico VII), n.
470, si ricava che Enrico VII non conobbe un registro di Alberto.
163 Cfr. pi avanti, capitolo settimo.
164 MGH, Constitutiones, 4, p. 655 , nt. 5; cfr. anche ibid. , p. 7 10 , nt. l; p. 757 , nt. l; p.
95 1, nt. l, e p. 4 18, nota introduttiva al n. 470.
165 La prefazione a questo libro stata pubbl. in MGH, Constitutiones, 4, p. 432, n. 478.

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123

Registri di Enrico VII

Registri di Ludovico il Bavaro

alla realizzazione completa di questo progetto: il libro rimase incompiuto. 166


Bernardo e i suoi colleghi stesero i loro acta publica in modo diverso e com
pilarono altri libri ufficiali (Amtsbiicher), dei quali citeremo qui solo due: il
libro dei verbali (Protokollbuch), iniziato da Bernardo nella primavera del
13 13 su mandato dell'imperatore e scritto principalmente in lingua francese,
che conteneva i dibattiti e le risoluzioni del consiglio segreto e nel quale
furono registrati pure appunti circa documenti e lettere redatte sulla base di
decisioni consiliari, ma anche copie ed estratti di suppliche pervenute, 167 e il
Liber de gestis per consilium mperatoris, scritto contemporaneamente come
supplemento al primo libro e destinato soprattutto alla registrazion di
istruzioni di ambascerie imperiali. 168
Inoltre, seguendo un'usanza che probabilmente risaliva a un periodo pi
antico, nella cancelleria di Enrico VII gi prima della discesa a Roma si regi
stravano spesso su fogli singoli o rotuli copie di documenti del sovrano, alle
quali talvolta venivano uniti anche altri atti a loro correlati o documenti regi
di altro contenuto emessi contemporaneamente, per conservarle in vista di
una successiva utilizzazione;169 a noi giunto un certo numero di tali trascri
zioni, in cui il protocollo iniziale contiene talvolta delle abbreviazioni cos
come allora si usava spesso nei registri. Tali trascrizioni furono redatte
anche nel 13 1 1 e 13 12; ma gi durante la primavera del 13 1 1 , se non prima,
la cancelleria dovette passare a un sistema pi ordinato di registrazione. A
favore di quest'ipotesi sta il fatto che d'ora in poi sul verso dei documenti
redatti nella cancelleria (da principio sporadicamente, poi sempre pi spes
so, sebbene fino alla fine non con regolarit) appare una nota scritta nella
cancelleria regia sull'avvenuta registrazione, conformemente a un uso gi da
lungo tempo in vigore nella cancelleria papalePO Inoltre nel testo stesso di

un certo numero di documenti risalenti agli anni 13 1 1- 13 13 , che contengono inviti a intervenire all'incoronazione imperiale o a diete, e ingiunzioni a
prendere parte alla guerra, si fa esplicito riferimento alla registrazione.171 Se
dunque non vi sono dubbi sul fatto che la cancelleria di Enrico VII abbia
tenuto un registro, di quest'ultimo non possediamo nulla, n abbiamo alcuna notizia sul suo destino dopo la morte dell'imperatore. m Ma l'uso di tenere registri si mantenne anche nella cancelleria del suo successore, Ludovico
il Bavaro, e di tali registri ci sono giunti due frammenti oggi conservati presso il Reichsarchiv di Monaco.

166 Per il momento cfr. Samanek, Genua, p. 298 seg. Quanto sostenni in passato, e quanto
ha osservato Seeliger, Kammernotariat, p. 427 seg., sugli acta publica e i libri ufficiali dei notai
camerali di Enrico VII, potrebbe essere per molti aspetti integrato e rettificato a seguito del
l'edizione di Schwalm (MGH, Constitutiones, 4 ) . Quest'ultimo, il primo e unico ad avere
finora studiato l'intero e molto disperso materiale archivistico del periodo di Enrico VII e dei
suoi notai camerali, ha promesso di trattare pi a fondo la questione.
167 Cfr. la prefazione a questo Liber propositorum et expeditorum consilii, come lo chiama
Schwalm in MGH, Constitutiones, 4, p. 968, n. 933 .
168 Cfr. MGH, Constitutiones, 4, p. 969, n. 934-941.
169 Ci avvenne gi nel gennaio 13 10, dunque prima del viaggio a Roma (cfr. MGH, Constitutiones, 4, p. 292, n. 342-343 ; 294, n. 345-346 e le note introduttive a questi documenti).
Cfr. inoltre ibid. , p. 596 seg., n. 35-637; p. 766, n. 775; p. 1 120, n. 1 1 10- 1 1 16, risalenti a un
periodo,successivo; Ficker, Die Uberreste, p. 84, nt. 60.
17 E merito di Schwalm di avere attirato per primo l'attenzione su queste note, delle
quali finora non si conosceva nulla per il periodo di regno di Enrico VII, e avere accertato la
loro provenienza dalla cancelleria regia. Se non mi sbaglio, il primo caso da lui segnalato
quello di un documento del 5 luglio 1 3 1 1 (MGH, Constitutiones, 4, p. 627, n. 659); poi
seguono i n. 670 e 67 1 emessi il 27 agosto 13 1 1 a favore di EBlingen.

17 1 n primo caso dato dall'invito rivolto al vescovo di Strasburgo a presenziare all'incoro


nazione imperiale (MGH, Constitutiones, 4, p. 570, n. 607) risalente forse .all'aprile 1 3 1 1 , nel
quale si parla di "litterarum, quas de verbo ad verbum in nostro regali registro registrari feci
mus" . Seguono poi ibtd., p. 857, n. 850, un Mandatum de guerra viva contra rebelles incipienda
rivolto all'abate di Monte Amiata, in cui si legge: "has autem litteras registrari fecimus"; una
convocazione a una dieta " cum decenti armo rum comitiva" indirizzata al vescovo di
Strasburgo, alle citt di Besanon e Vienne e a Raimondo di Medullione del dicembre 1312 o
gennaio 13 13 (ibid. , p. 906, n. 893-893a), in cui si trova: "has autem litteras ad cautelam in
registris curie nostre registrari fecimus " ; infine una convocazione simile spedita ai vescovi di
Brescia, Verona, Vicenza, Mantova e Modena nella primavera dd 1313 (ibid. , p. 954, n. 923) ,
dove s i legge: "presentium quas in registris curie nostre signari (registrari) fecimus" e "presen
tium quas ad cautelam registrari fecimus". Nella prima edizione del manuale riferii queste
clausole, nella misura in cui fossero gi note, a registri speciali contenenti tali convocazioni;
adesso per, essendo stata accertata l'esistenza di un registro generale di cancelleria dalle note
di registrazione sopra menzionate, presenti sul verso di documenti dal contenuto pi vario,
concordo con l'opinione di Seeliger, Register/iihrung, p. 23 1, che i documenti qui citati siano
stati trascritti in quel registro. Purtroppo non possediamo l'originale di nessuno di questi
pezzi, per cui non si pu pi verificare se contenevano una nota di registrazione. - Schwalm ha
richiamato l'attenzione sul fatto che una clausola molto simile si trova in un mandato di
Diethalm di Guthingen, il vicario di Rodolfo I in Italia, indirizzato a Firenze nel l284 (MGH,
Constitutiones, 3 , p. 575, n. 613): essa quindi compare comunque in Italia. Sarei incline a con
siderare come il registro generale di cancelleria anche i registra curie, nei quali, secondo MGH,
Constitutiones, 4 , p. 752, n. 762, erano segnate le contribuzioni annuali delle citt di Friedberg
e Wetzlar: elenchi di tasse delle comunit cittadine sono contenuti infatti anche in registri
posteriori (cfr. Chmel, Regesta Ruperti, p. 23 1, e Seeliger, Register/iihrung, p. 266). Invece il re
gistrum camere menzionato dal documento per Amedeo di Savoia (MGH, Constitutiones, 4, p.
928, n. 914, r. 18 e 25) sar stato piuttosto un registro dei notai camerali a noi non pervenuto.
172 Non concordo con la supposizione di Seeliger, Register/iihrung, p. 2 3 1 , secondo la
quale gran parte del materiale d'archivio lasciato dal defunto imperatore sarebbe giunto alla
corte di Giovanni di Boemia, perch manca qualsiasi indizio a sostegno di questa tesi. Anche
se Carlo IV 1' 1 1 aprile 1368 fece fare una copia autentica del documento Dudum antequam
emesso da Enrico VII per il papa il 6 luglio 13 12, del quale egli dice "ipsas (scil. litteras) de
nostris imperialibus registris extrahi et coram nobis aperte legi mandavimus", riconoscendovi
l'estensione dello Stato della Chiesa sulla base della promissio Lausannensis ivi inserita
(Huber, Die Regesten, n. 4647), tuttavia contro l'avviso di Seeliger continuo a ritenere che i
registri di cui si parla in questo passo siano quelli di Carlo. Se si fosse trattato di quelli del
nonno, ci sarebbe stato evidenziato con chiarezza; nel registro di Carlo vi era per sicura
mente una trascrizione di questo documento che egli fece rinnovare gi nel 1346 (Huber, Die
Regesten, n. 244) e successivamente altre volte. Cfr. anche pi avanti al capitolo quinto le mie
osservazioni sulla sorte del materiale d'archivio lasciato da Enrico VII.

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Registri di Ludovico il Bavaro

Il primo di questi frammeti si . trova o?gi in :-rn yolu?le. rr:iscellaeo


segnato Tomus Privilegiorum 25 msento tra gh avanz1 de1 reg1stn l Ludov1co
il Vecchio, in possesso del quale dunque pass dopo la morte di suo padre
Ludovico il Bavaro. Consta di 53 fogli di carta alquanto spessa in formato
mezzo-folio (Mittelfolio).m Fu compilato nel 1322 ad Augusta dal registrato
re e notaio imperiale Bertoldo di Tuttlingen, che cominci il 22 novembre di
quell'anno finendolo da solo.174 Tale frammento copre il periodo fino al gen
naio 1327: i due documenti emessi a Innsbruck il 4 e 5 gennaio di quest'anno
sono i pi recenti tra quelli ivi registrati. Secondo la sua struttura originaria il
registro doveva essere diviso in tre parti: la prima destinata agli affari bavare
si, la seconda a quelli italiani, la terza a quelli imperiali. In realt vi regi
strato solo un documento italiano dell' l l dicembre 1322 a favore de1 mar
chesi d'Este;l75 altri provvedimenti relativi al regno meridionale, tra cui
anche una littera in/eudationis emessa nel 1324 per i medesimi destinatari,176
devono essere stati registrati in un altro volume, se pur lo furono. E infatti
non tutti i documenti venivano registrati. Ad esempio tra il 7 marzo e il 12
luglio del 1323 troviamo solo due pezzi;I77 analogamente tra il 15 luglio e il
14 settembre dello stesso anno di nuovo solo due pezzi;178 tra il 27 aprile e il
5 agosto 1324 non troviamo alcun documento registrato; lo stesso nel 1325,
dal 2 agosto al 6 settembre. Sembra che si registrassero soprattutto, ma non
esclusivamente, i documenti relativi a transazioni finanziarie del sovrano,
nemmeno tutti.l79 Inoltre solo in pochi casi il registratore copi i documenti
integralmente giovandosi soltanto qua e l di abbreviazioni convenzionali; di
norma si limitava a un breve riassunto redatto in forma oggettiva e riprodu
cente gli elementi essenziali del contenuto e la data; i documenti di preces pri
mariae furono da lui riuniti alla fine in un fascicolo a parte e in forma di una
lista in cui erano indicati solo i nomi della relativa fondazione religiosa e del
destinatario del beneficio, e in cui spesso fu omessa persino la data. Per il
modo particolare nel quale il registro fu compilato180 non possibile stabilire

173 Ff. 77-13 1 secondo la numerazione attuale dei fogli del manoscritto da me studiato;
mancano per due fogli. n frammento pubbl. in Oefele, Scriptores, 2, p. 735 seg. Una ripro
duzione in facsimile si trova in Chroust, Monumenta palaeographica, fase. l , 8; cfr. anche
Seeliger, Register/uhrung, p. 233 seg.; Erben, Ein oberp/dlzisches Register, p. 64 seg.
174 Solo una volta il documento Bihmer, Regesta Ludovici Bavari, n. 847 fu aggiunto da
altra mano.
1 75 Bihmer, Regesta Ludovici Bavari, n. 5 14.
176 BFW, n. 3226.
177 Tra Bihmer, Regesta Ludovici Bavari, n. 548 e n. 590, solo il n. 560 e il n. 574.
178 Tra Bihmer, ibid. , n. 594 e n. 624, solo il n. 616 e il n. 617.
179 A questo dato corrisponde il fatto che anche Ludovico, come gi Enrico VII, nel testo
eli alcuni documenti, almeno in certi casi, diede esplicita disposizione affinch avesse luogo la
registrazione (cfr. Seeliger, Register/uhrung, p. 238, nt. 1 , e 360).
1 80 Non fu scritto tutto eli seguito: spesso furono lasciate in un primo momento in bianco
pagine o parti eli pagine che poi furono riempite.

125

Registri di Ludovico il Bavaro

con sicurezza l'ordine in cui avvennero le registrazioni; quanto ai modelli da


cui il registratore trasse la copia, in alcuni casi siamo in grado di affermare
che egli utilizz solo minute.
.
.
.
Rimane aperta la questione se durante la discsa a Rma d1 LudovlCo il
Bavaro siano stati tenuti registri. l81 Subito dopo il suo ntorno, 7omque,
l'uso fu ripreso. Gi nel 1330 comincia seco.ndo ramll?-ento di reg1sto a
_
noi pervenutol82 contenuto in un mano cntto di vent1 fogli crtace avent1 un
formato molto pi grande. 183 Anche m questo caso la reg1straz10ne della
_
maggior parte dei documenti fu effettuata da u solo . scnttore,
che p ro, non
fa menzione di se stesso, ma non Bertoldo d1 Tuttling.en; oltre lm anch.e
altri due scrittori ugualmente anonimi, registrarono i documentL184 Il reglstro copre il peri do che va dal maggio 1330 fino al dicemre 1332,185 a
molto meno completo del primo frammento186: d sep10 no co:r;uene
alcuno scritto degli ultimi tre mesi del 1330 e de1 pnm1 tre r;nesl dell ano
successivo n dei primi due mesi del 1332 e del periodo tra il 19 maggio e
1' 1 1 dicebre 1332. I documenti registrati si riferiscono prevalentemente a
questioni che interessano il territorio ?ell'Impero; perc si autorizzati a
pensare che sia esistito un registro partlcolae pe la Baviera .. Quet conch:sione non per nulla inficiata dal fatto che smgoh documenti relat1V1 al. terntorio bavarese furono inseriti tra quelli aventi come oggetto afan del
l'Impero. l87 In questo frammento la registrazione fu effettuata m modo

136

181 Un argomento a favore dato dal fatto che nel registro eli Ludoyio il Vecchio inse
rito un documento del padre emesso a Milano (Bihmer, Regesta Ludovzct avarz, n. . 938),_ che
per la forma singolare della data, "anno domini CCC vicesir10 secundo (mvc: eli septzmo)
feria III ze auzgender phingstwochen", certamente non fu ncavato da _un ongmale. Da U?
originale deriva invece il documento Bihmer, ibid. , n. 1049, che fu pure mcorporato nel registro di Ludovico il Vecchio.
.
1 82 Allo stesso anno risale anche la compilazione eli quello strano manoscntto
conservato
nel Reichsarchiv eli Monaco con la segnatura Oberp/filzer Literalien 1 , sul 9uale cfr: Erben,
Ein oberpfiilzisches Register. Questo codie co.ntiene. sprattutto documenti del 12enodo del
duca Ludovico il Severo (1253-1294) e de1 suo1 due flgh Rodolfo (t13 19) Lud<;'vlc? ( _ tu:
ro re e imperatore) che si riferiscono a posedil?enti cali ne 'Alto alatmto, l U:l ongmal1
furono presentati dai feudatari e detenton del egm m occs1one eli una ncogmzrone dell
propriet fondiaria disposta nel 1326, e che p01 sembrano m _ce:to qual mdo essere statl
registrati in un momento successivo . n man_<?scritto non costltmsce un registro nel senso
stretto della parola: cfr. anche O. Redlich, MIOG, 3 1 (1910), p . 1 3 1 - 1 4.
183 Non pergamenacei, come afferma Bihmer. Cfr. Loher, Kazser Ludwzg. des Bayern
Registraturbuch, AZ, AF, 12 (1887), p. 280-287; Seeliger, Register/ hrung, p. 23? seg. fam:
mento stato pubbl. da Oefele, Scriptores, l, p. 756 seg. Una nproduzrone m facsrmile Sl
trova in Chroust, Monumenta palaeographica, fase. 2 , 9.
1 84 Cfr. Herre, in Chroust, ibid.
.
.
185 Bihmer, Regesta Ludovici Bavari, n. 1685, del l335 fu aggiunto
pm tar .
186 Seeliger, Register/uhrung, p. 236, osserva per giustamente he alcm:-1 .docume?-tl. de
periodo 1330-1332 potrebbero essere stati registrati anche su fogli successiVI a quelli a no1
giunti, andati poi perduti.
.
. .
.
187 Cos ad es. i documenti in Bihmer, Regesta Ludovzct
Bavarz, n. 1369, 1440 e 1450.

F.

?J
.

136

1 26

Registri di Carlo IV

diverso dall'altro pi antico; vero che anche qui solo pochi documenti sono
riprodotti per intero, ma i riassunti nella maggior parte dei casi sono redatti
in forma soggettiva. Di solito la registrazione avvenne dalle minute, sporadi
camente per gli scrittori potrebbero avere avuto davanti anche degli origi
nali; sembra che spesso le minute utilizzate non fossero ancora datate, e pi
volte si tralasci di aggiungere la data. In generale il registro d la sensazione
di essere stato compilato con molta minore cura che il precedente.
Se nel periodo di Ludovico il Bavaro siamo ancora agli inizi di un'ordi
nata tenuta dei registri nella cancelleria imperiale, questa si presenta molto
pi regolare durante il regno di Carlo IV Da una fonte del 1363 apprendia
mo che allora, almeno in linea di principio, ci si proponeva una registrazio
ne completa di tutti i privilegi1 88 ; nuove redazioni di documenti perduti
venivano ricavate dal registro; all'interno della cancelleria si va enudeando
una distinta sezione dotata di numerosi funzionari incaricati della registra
zione; a partire dal 134 7 , per maggiore sicurezza, la registrazione fu regolar
mente, anche se non sempre, annotata sul documento originale, cosa che nel
periodo di Enrico VII e di Ludovico il Bavaro avveniva solo di rado: insom
ma si ha l'impressione che la cancelleria imperiale facesse ogni sforzo per
trarre gli stessi vantaggi che quella papale ricavava dal suo sistema di ordina
ta e regolare registrazione.
In realt ci non riusc del tutto, come mostrano gli scarsi resti dei regi
stri di Carlo IV a noi pervenuti. l89 Si tratta di 7 8 fogli cartacei che forse gi

137

1 88 Huber, Die Regesten, n. 3 9.58: Carlo IV dichiara di avere trovato un documento da lui
stesso emesso nel 1355 (Huber, Die Regesten, n. 2001): "in regestro cancellarie nostre cesarie,
quo singula privilegia a nobis emanamia regestrantur de verbo ad verbum". L'esistenza del
registrum cancellarie testimoniata gi nel l353 (cfr. Huber, ibid. , n. 1687 e 1688).
1 89 Cfr. Lindner, Das Urkundenwesen Karls IV , p. 155 seg.; Ficker, Beitrlige, 2, p 33 seg.;
Seeliger, Registerfuhrung, p. 23 8 se g. Il frammento stato pubblicato da Glafey,
Anecdotorum sacri Romani imperii historiam ac ius publicum illustrantium collectio, DresdenLeipzig 1734. Nel mio rendiconto Aus Archiven und Bibliotheken, NA, 11 (1886), p. 95-108,
ho elencato una serie di pezzi che Glafey ha tendenziosamente omesso di pubblicare.
Facsimili in KUiA, fase. 6, tav. 2 1 ; Arndt-Tangl, Schriftta/eln, 3 , tav. 95, e Steffens, Lateinische
Pallographie, 3 , tav. 107. - Non probabile che esistesse un registro vero e proprio, cos
come lo intendiamo noi, appositamente dedicato alla Boemia, per la quale Carlo IV nomin
un registratore (cfr. anche Seeliger, Registel/uhrung, p. 24 1); questa nomina (F.M. Pelzel, Karl
IV Konig in Bohmen, 2 voli., Praga 1780-1781: 2, UB, p. 3 62, n. 324) andr piuttosto inter
pretata in connessione alla compilazione di un cartulario nel quale venivano registrati i docu
menti ricevuti; ed certo che nel frammento di registro oggi a Dresda si trovano parecchi
documenti emessi da Carlo come re di Boemia. Invece la cancelleria collaterale per la Slesia
istituita a Breslau (cfr. Lindner, ibid. , p. 27) avr avuto in ogni caso un registro proprio, e il
registro, spesso menzionato, del tribunale della corte imperiale rimase anche successivamente
sempre separato da quello della cancelleria, cfr. Franklin, Das Reichshofgericht, 2 , p. 1 99;
Vogel, Beitrige zur Geschichte des deutschen Reichsho/gerichts, ZSR, 15, Germ. Abt. , 2
(1881), p. 151-197: 181. - Sembra che, ancora nel 1416, Venceslao fosse in possesso di registri
di Carlo IV, almeno di quelli relativi al Brandeburgo (cfr. Monumenta Zollerana, 7, p. 405 ) .

Registri di Carlo I V e Venceslao

1 27

nel XIV secolo - non si sa in quale circostanza - finirono nelle mani del
marchese di Meillen. l 90 Il manoscritto oggi conservato nel Hauptstaatsarchiv di Dresda: esso copre principalmente il periodo dal gennaio 1360
all'aprile 136 1 , ma contiene anche pezzi isolati risalenti fino al 1 355 e altri
due del luglio 13 6 1 . Anche in questo manoscritto, per, non furono registrati numerosi documenti di cui abbiamo notizia da altra tradizione e
parecchi dei quali ci sono pervenuti in originale provvisto persino del
segno di registrazione. Alcuni di questi documenti potrebbero essersi trovati in altri registri che sono andati perduti, ma ci non affatto probabile
per tutti; perci anche la nota di registrazione non offriva alcuna garania
sicura che la registrazione fosse poi effettivamente eseguita. Per la maggtor
parte dei pezzi registrati il testo copiato interamente mentre, come di
consueto, le formule del protocollo sono abbreviate; purtuttavia compaiono ancora alcune registrazioni che danno solo un riassunto dei documenti
redatto in forma oggettiva. Si ricorse a quest'ultimo procedimento non solo
per scritti di minore importanza e dallo stile convenzionale, come legittimazioni, quietanze fiscali ecc., ma anche per quei documenti che in altri e
analoghi casi furono trascritti completamente; sembra che a questo riguazdo si sia lasciato un ampio margine di discrezionalit al registratore. E
indubbio che quasi sempre la registrazione veniva effettuata sulla base delle
minute.
Non possediamo alcun registro del periodo di Venceslao, ma apprendia
mo della loro esistenza dalla nota di registrazione conservatasi sui suoi
documenti. 1 n Sappiamo inoltre che in parecchie occasioni Roberto, nel
corso delle sue trattative con Venceslao, gli fece richiesta di consegnargli i
registri e gli scritti relativi all'Impero. l92 Tuttavia le trattative non giunsero a
conclusione e Roberto non ricevette effettivamente nulla di questo materiale
dal suo predecessore_ 1 93
1 90 E infatti i foglietti con appunti contabili uniti al registro e menzionati da Lindner, Das
Urkundenwesen Karls IV, p. 156, non si riferiscono all'an1ministrazione della corte imperiale,
ma a auella della casa del marchese di Meilien. A me sembra molto improbabile che questi
foglietti scritti nel XIV secolo siano stati solo pi tardi erroneamente inseriti nel registro di
Carlo rv, cosa che invece Seeliger, Register/uhrung, p. 239, nt. l, ritiene possibile. N credo
che questo frammento di registro sia finito a Meilien a causa dei disordini avvenuti durante la
rivolta di Hus. Piuttosto riterrei che un qualche funzionario della cancelleria d Carlo IV o di
Venceslao si sia portato con s questi fogli dopo essere passato al servizio del marchese di
Meilien. Ma ci pu essere avvenuto sia nel XIV secolo, sia in un periodo successivo.
1 9 1 Su un manoscritto oggi nella Biblioteca universitaria di Praga, le cui parti pi antiche
redatte nel 1425 risalgono ai registri di Venceslao, cfr. Seeliger, Register/uhrung, p. 243 seg.
Nel documento citato da Lindner, Das Urkundenwesen Karls IV, p. 182, si trova menzionato
il registro della cancelleria in Boemia.
1 92 RTA, 4, p. 3 98, n. 340, 2; p. 47 1, n. 3 92, 4; .5, p. 4 19, n. 3 12 ; p. 678, n. 468.
1 93 Sembra che anche alcuni accordi successivi tra Venceslao e Sigismondo, in virt dei
quali il primo si obbligava a prestare o a fare copiare i registri " appartenenti al Sacro Romano
Impero" ( 14 giugno 1416, in Monumenta Zollerana, 7, p. 404), non abbiano avuto esecuzione.

13 7

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139

Registri di Roberto

Solo a partire dal regno di Roberto d sono giunti i registri della cancelleria
imperiale in misura pi completa. Tre volumi si trovano ora nel Haus- Hof
und Staatsarchiv di Vienna; si pu avanzare l'ipotesi che si tratti degli stessi
volumi rimasti fino al 1422 in possesso del vescovo Rabano di Spira, l'antico
cancelliere di Roberto, e che egli in quell'anno, per ordine dell'imperatore
Sigismo n d o , d oveva consegnare al camerario imperiale C orrado di
Weinsberg;194 nell'agosto dello stesso anno furono rimessi al cancelliere di
Sigismondo, il vescovo Giorgio di Passau, e pi tardi finirono agli Asburgo
assieme ai registri di Sigismondo . Molti registri di Roberto erano per passati,
assieme al resto del suo lascito, nelle mani del suo erede nel Palatinato; essi
giunsero poi nel Baden con tutto l'archivio del Palatinato e oggi sono conser
vati presso il Generallandesarchiv di Karlsruhe.195 I registri di Roberto si divi
dono in due categorie, la prima delle quali riunisce i registri che dobbiamo
chiamare generali, la seconda quelli che dobbiamo invece definire particolari.
Possediamo quattro volumi di questi ultimi: 1 96 il primo riguarda le trattative, i
bandi, le ricevute, gli appunti, i conti ecc. relativi alla discesa a Roma del re,
mentre il secondo contiene innanzitutto i documenti sulla deposizione di
Venceslao e l'elezione di Roberto, poi lettere e documenti concernenti le
ambascerie e le relazioni estere del sovrano; il terzo riunisce estratti e trascri
zioni di documenti sulle investiture di feudi da lui accordate, e il quarto un
registro speciale relativo ai territori ereditari di Roberto del Palatinato bavare
se. li secondo e il quarto volume sono suddivisi rispettivamente in una sezio
ne tedesca e in una latina, e la medesima suddivisione tra spedizione tedesca e
latina osservata anche nei registri generali.197 Nel registro dei feudi le infeu
dazioni effettuate in Italia sono separate da quelle di Germania; inoltre i
documenti relativi a feudi tedeschi speciali sono annotti a parte; una sezione
staccata del quarto volume sopra citato contiene le infeudazioni nel Pala
tinato. Nei registri generali si riscontra inoltre una distinzione basata sulla
sigillatura delle lettere. I documenti provvisti di sigillum maiestatis sono sepa
rati da quelli emessi con il sigillo minore, quello segreto (Sekretsiege[) .

1 94 Su questi avvenimenti cfr. Zimerman, Zur Geschftsgebahrung, p. 1 16-1 19.


195 Sui volumi oggi a Vienna cfr. quanto scrive Chmel nella premessa ai registri di Ro

139

berto; Lindner, Das Urkundenwesen Karls IV, p. 171 seg.; J. Weizsacker, RTA, 4, premessa,
p. III seg. Su quelli oggi a Karlsruhe - dei quali almeno otto sono registri veri e propri - cfr.
E . Bernheim, RTA, 4, premessa, p . V seg. Di tutti ha trattato accuratamente Seeliger,
Registeifiihrung, p. 248 seg.
196 Si tratta dei volumi dei Kurp/'lzische Kopialbiicher di Karlsruhe, che prima avevano i
numeri 1 1 1, 146, 149b, poi furono indicati con i numeri 538, 593, 549, e oggi con 896, 950, e
906; inoltre il volume di Vienna segnato B, che contiene il registro dei feudi dell'Impero.
197 Un frammento di un registro particolare costituito anche da una parte del volume
Karlsruhe, P/lzisches Kopialbuch 1 15 (poi 540 ora 898), contenente lettere, deleghe e stru:
zioni relative soprattutto ai rapporti con il pontefice e alle questioni italiane. Sui volumi di
Karlsruhe 139 e 53 (poi 582 e 520, ora 939 e 87 1), che non sono da annoverare tra i registri
veri e propri, cfr. Seeliger, Registeifiihrung, p. 257 seg.

129

Registri di Sigismondo

Abbiamo dunque un volume per i documenti tedeschi muniti di sigillum


maiestatis, un altro per quelli tedeschi con il sigillo seweo J?e:n?ent ? ade
.
rente, infine un volume contenente tutti i documeny latml, diV1s1 pero m du
sezioni, quella dei pezzi con il sigillun:z maiestatzs e quella de1_ do ument1
emessi sotto il sigillo segreto. 1 98 SuccessiVamente, ma ancora ?urnte regno
di Roberto, fu fatta una copia di ciascuno di qusti tre volum1, 1 99 I? cw venne
omessa una parte dei documenti cntrassegnatl come non emes1. Le etter.e
_ - so o
rilasciate sotto il sigillo segreto - almeno quelle latme
:Ias1 tutte msel
.
te in forma di breve estratto; quanto alle lettere mun1te di szgzllum maz_statzs
:
spesso avviene che a un documento copiato integalmente so.no afftancat
.
excerpta di altri simili; determinati tipi di documenti, ad esempo nce":l-te di
tasse e scritti relativi, sono riuniti in gruppi a parte all'interno d1 vlum1:
. .
Nei registri di Sigismondo non troviamo traccia delle vane npart1z1::m
effettuate in base ai criteri pi diversi, come si gi osservato per que d1
Roberto. Sette volumi (E-L) sono conservati nell'Archivio di Stato i .\hen
nazoo, e sono tutti registri generali attinenti a questioni dell'Imro; 1 smg?h
volumi si succedono in sequenza cronologica e comprendono l mtero pen?
do di regno dell'imperatore. Il atto che ne.l reriodo agosto . 1 4 15 -febbralO
l
e dov_uto alla c1rosanza . che
1417 siano registrati solo poch1 aocument1
.
Sigismondo in questi mesi si trattenne a l_ungo fuon del ter1tono tmpenal ,
che dunque con certezza furono prodotti meno documenti e anche la reg1
strazione di quelli emessi potrebbe essee stata s ? spes a. Accanto a questi
.
registri generali, in c_ui documnti yem:rat_I re_gtstratl senza operae una
.
selezione in base a cnten geografici, lingwst1c1, dt c.ofl:tenut? ? forrr:ah, pro
.
.
babilmente si tennero sempre anche registri relat1V1 a1 dommi ered:tan ?el
l'imperatore, dei quali per possediamo un unico volume;201 ne1 reg1stn

198 I tre volumi originali sono i registri v'ennesi C e A e inoltre Karlsuhe, KoP_ialbuch 81!2
(poi 467, ora 809). Facsimili tratti da questi tre volumi con commento di Bauer s1 trovano m
Chroust, Monumenta palaeographica, fase. 12, 1 -3 . .
199 I tre volumi di copie, che, pur essendo stati redatl su. ca:ta, ?ei con ront1 de1 regis.t.r
originali hanno lo stesso rapporto esistente a Roma ra 1 reg1stn aVIgnonesi pergamenacet e
cartacei, sono Karlsruhe, P/iilzisches Kopzalbuch 4 (pm 459, ora 801), 149 (I:ol 48, ora 905) e
5 (poi 460, ora 802). Bernheim ammette che il 149 un .stratto o .una copta :h 81/2; cmtesta
per che i registri 4 e 5 siano copie di C ed A : ma a me c10 ppare mconfutabile propno s a
A e esist
base delle sue indicazioni; cfr. ora anche Seeliger, Regzster/uhrun, p. 262 .seg.
persino una terza copia, Karlsruhe 143 (poi 592, ora 949), che e accresciUta dt alcuni pezzt
ma priva di altri.
2oo Cfr. Lindner, Das Urkundenwesen Karls IV, p. 17 seg.; See 1gr, Regzste
rfi"h
. u rung, P
265 seg. Facsimili tratti dai volumi E e G, commentati da Bauer, si trovan n Chroust,
.
Monumenta palaeographica, fase. 12, 4 e ; as. 13 , l e 2. De volume K san tvl nprodotte
,
,_
ungen,
ze Falsc
(fase. 13, 3 ) due minute incollate. Sulla distmztone delle mani cf. Dvorak,
p. 80. TI volume viennese D, non citato qui sopra, non un registro (cfr. Lmdner, zbzd. , P
177; L. Quidde, RTA, 10, p. XXXI seg.).
201 Per questo volume, che copre il perio o dalla fine del l436 a tuto . 1437 cntiene
.
documenti per la Boemia, la Moravia, la Siesta e le Lusaz1e, devo fare rifenmento " L1ppert,
.

_7

1.

:ill

D_

140

140

Registri di Alberto II e di Federico III

Registri di Federico III

imperiali sono registrati solo pochi documenti su questioni boeme, lussemburghesi e ungheresi. Possediamo per parecchi documenti relativi al terri
torio imperiale i cui originali presentano il segno di registrazione, ma che
tuttavia mancano nei registri a noi pervenuti: dobbiamo perci concludere
che, cos come era avvenuto durante il regno di Roberto, accanto ai registri
generali conservatisi devono essercene stati anche di particolari che poi
sono andati perduti.zoz
Mentre il registro di Alberto II (M), conservatosi fino ai nostri giorni,
del tutto conforme a quelli del suo predecessore,23 sostanziali cambiamenti
si rilevano nei registri relativi al lungo periodo di regno di Federico III.zo4
Prima di tutto occorre segnalare che sin dall'inizio del regno di Federico, e
non solo a partire dall'istituzione, nel 1442, di una cancelleria austriaca par
ticolare, i documenti relativi ai territori imperiali venivano in linea di massi
ma registrati separatamente da quelli austriaci, anche se occasionalmente
trascrizioni di documenti del primo tipo furono inserite per errore tra quelle
del secondo . Vi erano dunque due serie di registri; nessuna delle due ci
per giunta integralmente. Dei registri imperiali possediamo ancora sette
grandi volumi (0, N, P, Q, S, V, W) e due pi piccoli (CC e DD) , che con
tengono solo una parte dei documenti registrati al tempo della loro produ
zione; abbiamo inoltre un volume (T) in cui sono riunite trascrizioni da CC,
DD e da altri registri originali non pi esistenti, e infine un volume (R) , che
o fu anch'esso copiato da un registro originale poi perduto, o rappresenta
un tentativo di registrazione successiva e pi uniforme in relazione a un
periodo di tempo durante il quale l'attivit di registrazione fu sospesa in
seguito a una vacanza della carica di cancelliere. Questi volumi a noi perve
nuti si riferiscono per solo a circa tre quinti del governo di Federico III: di
circa 22 anni di regno ( 1449- 1452, 1456- 1464, 1475 - 1485 ) , infatti, non
stato finora rinvenuto alcun registro. I registri sono ordinati secondo i perio
di della cancelleria e hanno anzitutto un carattere generale come quelli di
Sigismondo e Alberto II; tuttavia ben presto si cominci a suddividerli per
materia raggruppando certe categorie di documenti, ad esempio prime sup
pliche, lettere di nomine di familiari, di servitori, di concessioni di stemmi e

di conferimento di cappellanie. Anche successivamente si continu a mante


nere questa divisione: nei volumi V e W risalenti agli ultimi anni di Fedeico
.
una sezione a s stante infatti costituita rispettivamente da ncevute, lztte
rae in/eudationis, lettere di concessione di stemmi e di itoli no.biliar accan
to ad altri privilegi e lettere di grazia. Inoltre, accanto a1 v?lUU:1. a no1 p erve
nuti esistevano sicuramente registri speciali; la loro perd1ta c1 1mped1sce d1
esp ;imere un giudizio sulla completez a della registazione dei .diplmi. (l
lettere patenti sembra siano state reg1strate solo d1 rado). D1 reg1s r d1
Federico riferentisi alle questioni territoriali austriache possed1amc: 1Cln
nove volumi, che per non costituiscono affatto tutto il fond ongman
mente esistente:205 Seeliger ha stimato che ne possediamo solo c1rca la meta.
Non necessario trattarne pi a lungo in questa sede; baster osservare che
anche in questa serie dobbiamo distinguere registri generali e s peciali
(soprattutto registri aventi a oggetto materie e dali) e che inotre; ma sole:
.
per certi periodi di tempo, fu effettuata una distmz10ne geografica m base a1
singoli territori appartenenti a domini ereditari de r .206
.
Anche durante il X:V secolo sia nella cancellena 1mpenale che m quella
austriaca la registrazione dei documenti era effettuata preval ntemente dalle
minute. In molti casi per i registratori non ebbero davantl n anch que:
st'ultime. ma solo ordini scritti di documentazione, sulla base de1 qual1, per 1
documeti le cui formule erano fisse (come ad esempio le prime supplich,
le legittimazioni ecc.), potevano sia essere prodotte le st sure a ?uon , s1a
ricavarsi le brevi annotazioni che, redatte in forma oggettlva, vemvano mse
rite nei registri. La registrazione dagli originali avveniva solo eccezionalmen
te e in circostanze particolari.

130

14 1

142

13 1

Alla prima met del XIV secolo risalgono anche g inizi de' atit di. re:
gistrazione presso le corti dei principi tedeschi.27 Tr 1 manoscnttl f?lU at1c1
di questi registri vi un fascicolo cartaceo che contlene documenti dell arci
vescovo Baldovino di Treviri risalenti agli anni 13 1 1 -13 13 , e non c' dubbio
che in questo egli segu l'esempio del fratello, l'imperatore Enrico VII.208
205 Diciotto sono stati descritti da Seeliger; Lechner ha aggiunto il diciannovesimo.

141

Die deutschen Lehnbiicher, p. 6, nt. 6, perch il lavoro ceco di Celakovsky ivi citato non mi
accessibile a causa della lingua.
202 Cos ha ritenuto a regione anche Seeliger, Register/iihrung.
203 Su tale registro ,fr. Seeliger, ibid. , p. 273 , e poi Dv6rak, Die F"lschungen. Riprodu
zione in facsimile in MIOG, 22 ( 1901), tav. 2.
204 Su questi cfr. Steinherz, KUiA, testo, p. 475; Seeliger, Register/iihrung,, p. 276 seg.; J.
Lechner, Ein unbeachtetes Register Konig Friedricbs IV (III.) 1440-1442, MIOG, 20 ( 1899),
p. 52-68. Riproduzioni in facsimile dai registri N, O, S, CC, e dal manoscritto 14 109 della
Ho/bibliotbek di Vienna, descritto da Lechner, ibid. , si trovano in Chroust, Monumenta
palaeograpbica, fase. 12, 7; 6; 8; 9; fase. 13, 5; KUiA, fase. 1 1 , tav. 9 a; una minuta tratta da W
si trova in Chroust, ibid. , fase. 13, 7.

206 Sui registri di Massimiliano, dei quali non tratter qui, cfr. - Bauer, Das Register- und

Konzeptwesen in der Reichskanzlei Maximilians I. bis 1502, MIOG, 26 ( 1 905 ), p. 247-279:


.
.
, .
.
. .
251 seg.

..
1
207 Nelle osservaz10m che segmranno prendero m cons1deraz1one so o 1 regrstn pu antl
chi di principi, sui quali possediamo maggiori informazioni. .Rinun.ci all'enueraz10ne d1
libri dei feudi e registri dei feudi e rimando al for;dan:ete hbr? d L1ppert,. IJ_ze _de:schen_
Lehenbiicher, che a p. 124 seg. offre un elenco dt tal1 libn e reg1stn e matenall simili. Su:
libri dei feudi e gli inventari della propriet fondiaria (Urbare) cfr. ora anche l_e osser:raz10n7
riassuntive di Redlich, Privaturkunden , p. 158 seg., e, per il Brandeburgo, la dissertazwne dt
Wagner, Brandenburgisches Kanzlei- und Urkundenwesen, p. 22 seg., citata sopra alla t. 64].
zos Cfr. W. Friedensburg, Beitriige zu den Regesten des Erzbzscho/s Baldum von Tner !3 1 1 1313, WZ, 3 ( 1 884) , p. 299-306; Lamprecht, Deutsches Wirtscha/tsleben , 2, p. 683 . Sm sue-

142

[74 1]

143

Registri dei principi tedeschi

Registri dei principi tedeschi

132

Nella cor:ea d Hainut sembra si possa rintrcciare l'uso della registrazione


.
ancora pm addietro, fmo al penultllllo decenmo del XIII secolo ma abbiamo
informazioni troppo scarse sulla struttura del volume pi antic contenente
?ocumenti del conte Guglielmo I dal 1287 al 13 12,209 per poter valutare se
m questo caso modelli stranieri abbiano avuto una qualche influenza. Con il
13 1 6 inizia la serie dei registri dei conti d'Olanda della casa di Hainaut che si
S??-o conservati.; fi1_1o al 1324, per, possediamo solo copie dei registri origina
li :n. du eda10m: m.etre da quell'anno in poi disponiamo sia dei registri
ongmali s1a de1 reg1stn m buona copia da quelli ricavati. Entrambi sono divisi
al l?ro inteo in base a un rigoroso criterio geografico: cio fu compilato un
regstro p art:lcolare per le lettere e i documenti relativi alle questioni dei sin
goh ternton, Zelada, Olanda settentrionale, Olanda meridionale ecc., ma
anc e pe! quelle di Utrect, del Brabante, della Gheldria, della Germania,
de Ingilterra dello Hamau .21o Proseguendo a ritroso sul Reno, i registri
de1 cnt1 e dch1 della maca di Cleve, recentemente scoperti in una bibliote
ca pnvata, c1 hanno formto una serie considerevole di volumi in-folio il
primo dei quali ir:izia nel 1356, ma contiene anche un'aggiunta di documeti
c?e datao a partire dal 1352; dal 1448 questi registri furono divisi per mate
. regzstra c usarum, /eudorum e praesentationum, e gi dal 1392 i registri
ne m

per le causae di Cleve furono separati da quelli per le causae della contea di
Mark.211 Nell'arcidocesi di Colonia l'attivit regolare di registrazione inizia
nel 1370, durante il governo dell'arcivescovo Federico di Saarwerden212 in
quella di Magonza nel 1347 sotto l'arcivescovo Gerlach e fu continuat inin
terottamente fino alla secolarizzazione. I registri magontini sono oggi conser
.
vati p resso Kreisarchiv di Wiirzburg, dove vengono chiamati Ingrossa
turbu:her. Pm o men cntemporanei sono i registri dei principi elettori del
Palatmt? ora depos1tat1 a Karlsruhe dove sono denominati Kopialbucher:
'. dall'anno 1353 e di essi ci sono pervenuti cinque volumi fino al
hanno m1z1o
1395, mentre mancano gli anni 137 1 - 1378, compresi, forse in un sesto vo
lume.213 Nella diocesi di Spira la registrazione di documeti cominci gi

144

144

cessivi libr di cancelleria del principato di Treviri cfr. Lamprecht, ibid. , nelle osservazioni del
quale, J:: ero, . non vengono chiaramente distinti i registri dai cartulari cosicch non si in
grado dt captre bene quando cominci la registrazione ininterrotta.
29 Cfr. Inventaire des cartulaires conservs dans le dpOts des archives de l'Etat en
Belgzque, Bruxelles 1895, p. 61 e 64; E. Gachet, Bulletin de la commission royale d'histoire'
2me sr., 4, 9 seg.
210 Cfr. Th. van Riemsdijk, Verslagen en mededelingen der Akademie zu Amsterdam,
Abt. L.etterkunde, 3 , reeks, deel 7, p. 124 seg. Non ho potuto consultare il recente libro del
medesuno autore De tresorie en kanselarzj.
211 Cfr. Th. li en, Die wi de au/gefunden n. Registerbiiche der Gra/en und Herzoge von
:
:
.
. .
Cleve-Mark, Letpztg
1909 (Ivlitteilungen der komghchen
preuBtschen Archivverwaltung 14)
212 llgen, ibzd.
213 Cfr. Regesten der Pfalzgra/en am Rhein 1214-1508, l, ed. J. Wille, Innsbruck 1894, p.
XVI; Inventare des Generallandesarchivs zu Karlsruhe, l, p. 144 seg.
'

133

alcuni decenni prima, sotto il governo del vescovo Gerardo insediatosi nel
1336; i registri che si sono conservati si trovano ora anch'essi a Karlsruhe.214
In Baviera l'attivit di registrazione avviata sotto l'imperatore Ludovico
fu continuata nel periodo successivo; del registro di suo figlio Ludovico il
Vecchio ci sono pervenuti importanti frammenti oggi conservati presso il
Reichsarchiv di Monaco;215 per questi possibile fare una distinzione chiara
tra un registro generale o principale e diversi registri particolari compilati in
base alle materie trattate. Nell'archivio di St. Peter a Salisburgo possediamo
ancora un registro degli arcivescovi Ortolf e Pellegrino II di quella arcidio
cesi, con registrazioni dagli anni 1 3 64- 1379, cui furono apportate poche
aggiunte risalenti a epoca pi antica;2 16 e sembra che esistano anche registri
del XIV secolo provenienti dalla contea del Tirolo.217
Nella Germania settentrionale, per quanto sappiamo, la prima corte che
cominci a registrare i documenti fu quella brandeburghese,ns dove tale uso

145

1u di esso_ cfr. Reimer, Zur Geschichte des Bischo/s Gerhart von Speyer, ZGO, AF, 26
214 li volume pi antico ha oggi la segnatura 284 (prima:

Bruchsal 5a weltlich,

poi 129) .

,1875), p. 17-1 17. 80.


215 Una riproduzione in facsimile con commento di Herre si trova in Chroust
Monumenta palar;ggraphica, fase. 2, 10. Cfr. anche M.J. Neudegger, Geschichte der bayeri:
schen Archzve, III : Bayerische Archivrepertorien und Urkundenregister, Miinchen 1899- 1900,
p. 101 seg.
2 16 Cfr. W. Hauthaler, Ein Salzburgisches Registerbuch des 14. Jahrhunderts (Programm
des Collegium Borromaeum zu Salzburg, 1893 ) .
217 Non sono in grado di ricavare niente di pi preciso dalle brevi indicazioni di C. von
Bihm, Die Handschri/ten des k. und k. Haus-, Hof und Staatsarch;s, Wien 1873, n. 3 8 1 seg. e
n. 522 seg., nelle quali si citano alcuni Raitbiicher e Kanzleibiicher (libri contabili e di cancelle
ria).
che pr il ertrio asr!aco manca uno studio accurato sugli inizi dell'attivit di registraziOne. [Sw reg1str1 t1roles1 Cl informa ora opportunamente Redlich, Privaturkunden, p. 165
seg. I registri veri e propri di cancelleria cominciano qui gi nel 1308; a partire dal l288, per,
sono preceduti da libri contabili e inventari relativi alla propriet fondiaria (Urbare). Secondo
Redlich, ibid., p. 164, in Austria i pi a..r:ttichi registri dei duchi sono quasi esclusivamente registri di pegpi (P/andregister); solo nel 1380 cominciano i registri generali di cancelleria.]
Tadra, MIOG, 14 ( 1893 ), p. 5 15 , suppone che in Boemia gi nel XIII secolo si tenessero registri; qualora tale ipotesi si basasse solo sull'esistenza di formulari di cancelleria (non ho potuto
consultare lo scritto di Tadra), allora non sarebbe valida. [0. Redlich, Die 'ltesten Nachrichten
iiber die Prager Stadtbiicher und die bohmische Landta/el, MIOG, 32 ( 1 9 1 1 ) , p. 165-17 1 , dimostra che le testimonianze finora citate a favore dell'esistenza in Boemia di registri di cancelleria
dal l280 circa in poi, devono essere interpretate diversamente e riferite alla Landta/el boema.]
218 Cfr. Bier, Kanzlei von Brandenburg, p. 27 seg.; sulla tabella a p. 57 seg. vengono elencati anche i registri del successivo periodo dei Wittelsbach. Dell'epoca lussemburghese si
son? con_ser:rat! sol? un fraJ?illento di un registro originale del 1373- 1377 e pi volumi di
.
cop1e; sw pnm1 regtstn degh Hohenzollern cfr. Lewinski, Brandenburgische Kanzlei, p. 6 seg.
Una riproduzione in facsimile dal registro del principe elettore Federico II si trova in ArndtTangl, Schri/tta/eln, 3 , p. 101. [Nella dissertazione di Wagner, Brandenburgisches Kanzlei- und
Urkundenwesen, p. 57 seg., citata sopra, nt. 64, l'autore tratta di alcuni registri di Federico I
e Federi;: o II non considerati da Lewinski; delle ricerche da lui condotte sui registri di
.
,
Alberto
l Achille, Wagner, a p. 1 9 del suo lavoro, fornisce solo un riassunto sommario.]

F.

[74 1]

144
[742]

145

[742]

134

146

145

146

135

Registri dei principi tedeschi e delle citt

Credibilit delle copie nei registri

fu senza dubbio importato dalla Baviera. Del periodo dei marchesi Ascani
non ci rimasto nulla che possa far pensare alla compilazione di registri; inve
ce dell'epoca di Ludovico il Vecchio dei marchesi Wittelsbach si sono conser
vati cinque registri originali compilati nel 1336, ma contenenti documenti che
risalgono al 1333, rispettivamente per le advocatiae di Arneburg, Brande
burgo, Soldin, Havelberg e Landsberg. I primi registri a noi giunti della mar
ca di Meillen219 (che per sembra siano posteriori ad altri che sono andati
perduti) furono iniziati nel 1349, ma in uno di questi vennero inseriti docu
menti pi antichi risalenti al 1340: in questo caso si procedette anche a una
divisione per materie distinguendo un registrum perpetuum e un registrum
temporale: nel primo furono registrati i documenti di validit permanente, nel
secondo invece quelli di efficacia solo temporanea.z2o Anche nei territori guel
fi e nel Meclemburgo, infine, vennero tenuti dei registri gi nel XIV secolo.m
Sempre nel corso del XIV secolo pure nelle cancellerie delle citt fu
introdotto l'uso di copiare la corrispondenza in p artenza su libri di lettere o
di missive, e i documenti su registri; possediamo per indicazioni pi preci
se solo per un ristretto numero di citt .222

al desiderio dei copisti di migliorare l'ortografia, la grammatica e lo stile del


loro modello. In generale i funzionari addetti alla registrazione sapevano
molto bene223 che tali modifiche non erano loro consentite: pu darsi che di
tanto in tanto avessero il permesso di correggere tacitamente un evidente
errore d scrittura commesso dagli estensori (e da questi non rilevato) nell'originale o nella minuta loro consegnata; ma occorre sempre prendere in consi
derazione l'eventualit che d che-a questi ultimi p oteva apparire un errore
in realt non doveva esserlo necessariamente. Per le copie nei registri dobbiamo invece escludere ogni intento di contraffazione:224 la tenuta dei registri,
infatti serviva tra l'altro allo scopo d smascherare i falsi, dato che non vi era
pratic mente alcuna possibilit di fare registrare documenti non provenienti
dalla cancelleria o da questa non riconosciuti; perci, quanto alla questione
della genuinit, le copie nei registri e le altre copie prodotte dall' au ore
dovranno essere equiparate in tutto agli originali sicuri.225 Invece in relaz10ne
alle copie nei registri occorre prendere in considerazione un'altra possibilit.
Copie fatte eseguire dal destinatario o dal suo successore di diritto risalgono
sempre a documenti effettivamente redatti e consegnati, a meno che non
siano del tutto inventate. Per i registri, invece, non possiamo avere la stessa
certezza che il documento copiato sia sempre pervenuto nelle mani del des
natario o almeno che questi lo abbia ricevuto in forma non alterata. Infatti,
poich la registrazione di norma avveniva prima della consegna del documento,226 era possibile che per un qualsiasi motivo quest'ultima poi non venise
_
effettuata o che per una qualche ragione fosse consegnata al destmatano
un'altra redazione modificata del documento invece di quella registrata. Casi
simili si saranno verificati con pi frequenza quando si registrava dalle minute 227 ma l'annullamento posteriore di un documento avvenne talvolta anche
q ando si era posto l'originale a base della registrazione. In un'amministrazione ben ordinata ogni modifica o cassazione doveva naturalmente essere
segnalata all'ufficio di registrazione e da questo venire annotata nel registro.

Dal punto di vista della critica diplomatistica le copie effettuate su manda


to dell'autore, soprattutto quelle tramandate nei registri, hanno qualche
caratteristica in comune con le copie prodotte su incarico del destinatario o
dei suoi successori di diritto delle quali si parlato sopra, mentre per altri
versi se ne differenziano. In entrambe le categorie di copie dobbiamo essere
preparati a imbatterci in errori dovuti soltanto alla disattenzione o all'impre
cisione dei copisti: anche i pi provetti funzionari addetti alla registrazione
possono avere provato stanchezza e commesso degli errori talvolta molto
gravi. Pi raramente incontriamo nei registri varianti che, apportate se non
inconsapevolmente certo senza l'intenzione di ingannare, sono da far risalire

21 9 Cfr. W Lippert, Studien iiber die wettinische Kanzlei und ihre iltesten Register im XIV
]ahrhundert, Neues Archiv fiir siichsische Geschichte, 24 (1903) , p. 1-42. n facsimile di un
foglio dal registrum perpetuum si trova in Fosse, Privaturkunden, tav. 3 3 .
220 Una distinzione simile si ritrova nel XIV secolo anche nel principato d i Treviri, e nel
XV nel Palatinato.
221 Cfr. Urkundenbuch zur Geschichte der Herzoge von Braunschweig aus Liineburg und
ihrer Lande, ed. H. Sudendorf, 1 1 voli., Hannover 1859-93: l, p. VII; 3 , p. III; ma le indica
zioni ivi contenute non sono sufficientemente chiare. n pi antico registro del Meclemburgo
fu compilato nel 1 3 6 1 (cfr. Leesenberg, Wochenblatt der Johanniterordens-Balley,
Brandenburg 1884, 3 13 seg. e Mecklenburgisches UB, 14, p. 3 16, n. 8488). Presso i conti di
Anhalt nel XIV sec. esistevano sicuramente libri dei feudi, ma non vi erano ancora registri
(cfr. K. Jaenicke, Mitteilungen des Vereins fur anhalt. Geschichte, 9, p. 349 seg.).
222 Cito ad esempio solo Colonia (libri di lettere a partire dal 1367: K. Keller, Die
stadtkolnischen Kopienbiicher. Regesten, Mitteilungen aus dem Stadtarchiv Koln, 1 [1883 ] , p.
61 -107) e Hildesheim (libri di missive a partire dal 1368: UB Hildesheim, premessa al vol. 2).
A Basilea, mentre i libri del consiglio della citt cominciano gi nel l357, quelli di missive ini
ziano solo nel 1409 (cfr. Repertorium des Staatsarchivs zu Base!, Basel 1904, p. 2 e 40).

147

223 Cfr. per il caso interessante discusso da Lindner, Das Urkundenwesen Karls IV, p.
161, nt. 2, in cui nel registro di Carlo IV le forme non cancelleresche dell'rig_in e pr?dotto
dal destinatario furono sostituite tacitamente con quelle consuete alla Cfu'l.cellena !ITlpenale.
224 Dobbiamo per non prendere in considerazione quei rari casi, su cui cfr. sopra, nei
quali i falsi provenivano dalla stessa cancelleria: tali falsi Cfu"1cellereschi potevano naturalmen
te passare anche nei registri.
225 Cfr. Sickel, Acta, l, p. 16, nt. 7, la cui opinione deve essere riveduta solo in :n: po: l
_
copie nei registri sono, s, autentiche, ma non possono essere con1derate come scntl onmali:
226 Si tuttavia anche verificato che documenti consegnati senza essere statl registrati
siano stati a tal fine rispediti alla cancelleria dell'autore; cfr. Erben, Ein oberp/iilzisches
Register, p. 55 seg., che forse sopra':"'aluta la frequena di qusti asi, pr i quali nturalmen
_ , ad esse
te non vale ci che si osservato qm nel testo. Anche m questi casi non e la genumlta
re messa in questione, perch con certezza non si procedeva alla registrazione se quella non
era assicurata.
22 Cfr. gli esempi citati da Seeliger, Register/iihrung, p. 3 18 seg.

147

136

148

148

Credibzlit delle copie nei registri

Tali annotazioni si incontrano infatti abbastanza spesso in tutti i registri228 e


allora non vi pericolo di sbagliarsi circa il significato della registrazione.
Tuttavia, come ovvio, non possediamo una garanzia certa e del tutto attendibile che l'ufficio di registrazione sia stato sempre messo a conoscenza di
una posteriore cassazione o modifica dei documenti ivi copiati: si ha infatti la
prova che molto spesso si omise di avvertire quell'ufficio.229 Come evidente
che nella maggior parte dei casi non possiamo dimostrare che un documento
registrato non sia stato affatto consegnato (non abbiamo infatti alcun mezzo
per provare che un originale, oggi mancante, non possa essere stato smarrito
dal destinatario), cos non possono sfuggirei le varianti del tenore di un docu
mento nei casi in cui gli originali conservati siano confrontabili con le rispetti
ve trascrizioni nei registri. Tali modifiche compaiono non solo nella datazio
ne,23 o dove possono avere una speciale motivazione, come si illustrer pi
avanti in altro contesto, ma anche in altre parti del documento,m e se finora
la loro presenza spesso non stata segnalata, ci dipende in parte dal fatto
che solo a partire dalle pi recenti edizioni di registri stato effettivamente
possibile confrontare accuratamente i testi degli originali con quelli registrati.
Quanto pi ordinata era la registrazione dei documenti presso una corte
tanto pi raramente si verificavano tali casi, ma non sono da escludersi in nes
sun luogo. E cos, in generale, le trascrizioni contenute nei registri possono
essere considerate come equivalenti agli originali; in singoli casi eccezionali,
per, sar bene ricordare che la copia nel registro offre soltanto una garanzia
sicura che presso la cancelleria dell'autore a un certo momento si intendeva
emanare un documento avente lo stesso tenore di quella copia, ma essa non
pu dare la stessa assoluta sicurezza che tale intenzione sia poi stata effettiva
mente realizzata senza subire modifiche. In certe circostanze lo storico dovr
tenere conto anche dell'eventualit che ci non sia avvenuto.

228 Nei registri papali e imperiali si trova vacat, non transivit, non processit e simili, oppu
re si inseriva il testo modificato e corretto in quello originariamente scritto; talvolta le annota
zioni sono per pi estese e indicano ad es. la ragione degli annullamenti o la loro storia:
"hec fuit cassata, quia dominus papa reddidit litteram episcopo Tholosano" (Kaltenbrunner,
Romische Studien. I. , p. 276); oppure "ista littera, postquam fuit bullata et registrata, fuit
remissa domino et postea mutata fuit, sed nondum remissa ad regestum" (Kaltenbrunner,
ibid. , p. 234). Nei registri avignonesi il termine deregistrare viene usato per indicare una suc
cessiva cancellazione nel registro. Per un caso interessante (di due documenti registrati solo
uno avrebbe dovuto essere consegnato) cfr. Kaltenbrunner, ibid. , p. 265, nt. 2.
229 Perci non posso consentire con l'opinione di Rodenberg, Register, p. 574, secondo
cui questa possibilit sarebbe molto remota. Cfr. anche Seeliger, Register/uhrung, p. 337.
230 Cfr. Rodenberg, in Epistolae saeculi XIII, l , p. XI seg.; Finke, in West/iilisches UB, 5,
p. XIV seg.; su errori di data nei registri di Innocenza IV cfr. anche Ficker, Erorterungen, p.
3 80 seg.
23 1 Cfr. Finke, in West/alisches UB, 5, p. XVI; in relazione alla nota di sottoscrizione nel
registro di Carlo IV cfr. Lindner, Das Urkundenwesen Karls IV, p. 163 .

GLI ARCHIVI

Dai tempi pi remoti originali e copie furono accuratamente conservati


in luoghi appositamente allestiti che chiamiamo archivi . l Come gi nel
periodo romano antico vigeva l'uso di depositare in archivio le leggi, le deli
berazioni del senato e i documenti pi importanti dei singoli magistrati,
come pi tardi gli imperatori e i loro funzionari nella capitale e nelle provincie, e anche le autorit municipali delle citt, possedettero archivi, della cui
istituzione e amministrazione non possiamo occuparci pi a fondo in questa
sede,2 cos anche i vescovi cristiani, soprattutto i pontefici romani, che si
adoperarono al massimo per improntare la loro organizzazione amministrativa al modello della tradizione romana imperiale, si preoccuparono molto
presto di creare istituzioni simili.3
Resta aperta la questione se bisogna dare fede alla notizia tramandata dal
Liber ponti/icalis secondo cui gi il papa Antero (235 -236) adott disposil Come sinonimi eli archivium (archivum) nel Medioevo ricorrono i termini armarium,
chartarium, chartophylacium, gazophylacium, sacrarium, sanctuarium, scrinium, tabularium.
2 Cfr. su questo tema Hirschfeld, Die kaiserlichen Verwaltungsbeamten, p. 59 seg., e p.
325, nt. 3, e M. Memelsdorff, De archivis imperatorum Romanorum qualia /uerint usque ad
Diocletiani aetatem, Diss. Balle 1890.
3 Sulla storia dell'archivio pontificio, oltre le edizioni di registri e i relativi lavori citati
nel capitolo precedente, cfr. Galletti, Del primicerio; Marini, Memorie; Pertz, Italienische
Reise, p. 2 1 seg.; Fr. Bluhme, Iter Italicum, 4 voll., Berlin-Stettin 1824-36: 3 , p . 14 seg.; 4, p.
2 65 seg.; Bethmann, Nachrichten; Hinschius, Kirchenrecht, l , p. 432 seg . ; Gachard,
Archives; Dudik, Iter Romanum, 2, p. 3 seg.; Fr. Maassen, Ueber eine Sammlung Gregors I.
von Schreiben und Verordnungen der Kaiser und Papste, SB der Wiener Akademie der
Wissenschaften, 85 (1877), p. 227-257: 250 seg.; De Rossi, La biblioteca; Idem, De origine;
Codices Palatini Bibliothecae Vaticanae, l, ed. H. Stevenson-G.B. De Rossi, Roma 1886; A.
Gottlob, Das vatikanische Archiv, HJ, 6 (1885) , p. 27 1 -284; S. Lowenfeld, Geschichte des
papstlichen Archivs bis zum Jahre 1817, Historisches Taschenbuch, 6. Folge, 5 ( 1 886), p.
3 05-327; S. Lowenfeld, Zur neuesten Geschichte des p"pstlichen Archivs, Historisches Ta
schenbuch, 6. Folge, 6 (1887) , p. 281-301; Ehrle, Historia; E. Mlintz-P. Fabre, La biblioth
que du Vatican au XVe sicle d'aprs des documents indits. Contribution pour servir l'hi
stoire de l'humanisme, Paris 1 887 (Bibliothque des Ecoles franaises d'Athnes et de
Rome, 48); F. Gasparolo, Costituzione dell'archivio vaticano e suo primo indice sotto il ponti
ficato di Paolo V, Studi e documenti di storia e diritto, 8 ( 1 887), p. 3 -64; E. Mi.intz, La
bibliothque du Vatican au XVIe sicle. Notes et documents, Paris 1886; J.W. Clark, On the
Vatican Library o/Sixtus IV, Proceedings of the Cambridge Antiquarian Society, 10 ( 1 899),
n. 4 1 ; W. Friedensburg, Nuntiaturberichte aus Deutschland, 1/1, Gotha 1892, p. XVII seg.;
Brom, Guide.

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150

149

Archivi ponti/ici

Archivi pontifici

zioni per la raccolta e la conservazione degli atti dei martiri "in ecclesia" ;4
non vi in realt alcun motivo per dubitare che gi allora i cristiani si fosse
ro dotati di certe strutture archivistiche. Ma quello che potremmo ritenere
sia stato il fondo di questi primi archivi ecclesiastici di Roma non scamp
certamente alle persecuzioni decretate da Diocleziano contro i cristiani all'i
nizio del IV secolo e solo dal momento in cui, con Costantino I, la Chiesa
entr nella sfera giuridica dello Stato romano e fu da questo riconosciuta
anche gli archivi ecclesiastici poterono svilupparsi liberamente e durevol
mente. Non molto dopo cominciano anche le informazioni attendibili al
loro riguardo. La pi antica un'iscrizione fatta collocare da Damaso I
(366-3 84) sul portale della basilica di San Lorenzo in Prasina (chiamata pi
tardi in Damaso) situata nella dodicesima regione, non distante dal teatro di
Pompeo. Egli vi dice che suo padre inizi la sua carriera ecclesiastica in
quella chiesa, dove divenne exceptor, lettore, diacono e prete, che anch'egli
crebbe n e da n ascese al soglio papale; perci egli ha costruito in quel luogo
una nuova casa per l'archivio, affinch il ricordo del suo nome p erduri nella
memoria dei posteri.5

Non sappiamo per quanto tempo l'archivio rimase in questo luogo.


Dall'epoca immediatamente successiva ci sono pervenute tuttavia alcune
testimonianze circa la sua esistenza. Il Liber ponti/icalis lo ricorda gi nella
biografia di Celestino I (422-432 ) 6 e pi spesso in quelle dei papi posteriori.
Quando, all'inizio del V secolo, san Girolamo nel suo scritto polemico contro Rufino esorta il suo avversario, nel caso dubitasse dell'autenticit di una
lettera da lui addotta, a perswidersi consultando il chartarium ecclesiae
Romanae, s em b ra c o n s i d e r a re l ' a rchivio p ap al e c o m e facilmente
accessibile.! Gi a partire dal periodo di Innocenza I gli stessi pontefici
cominciano a menzionare il loro archivio.s Oltre alle lettere e ai documenti
ricevuti dai pontefici e concernenti questioni ecdesiastiche9, esso conteneva
gli atti e i conti relativi all'estesa amministrazione del Patrimonium sancti
Petri, inoltre le redazioni originali degli atti dei concili tenuti a Roma e dei
constituta ivi deliberati, infine i registri della corrispondenza spedita dai
papi, che, come gi si osservato, sono testimoniati gi dalla met del IV
secolo .lo All'archivio era per unita anche la biblioteca dei papi, e alla guida
di entrambi era preposto il pi importante funzionario dell'amministrazione
papale, che al tempo stesso era a capo della cancelleria, il primicerius nota-

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150

4 LP, 1, p . 147: "hic gestas martyrum diligenter a notariis exquisivit et in ecdesia recondit" . Cfr. G.B. De Rossi, La Roma sotterranea cristiana, 3 voli., Roma 1864-77: 2 , p. 180 seg.;
G.B. De Rossi, De origine, p. '1X; Duchesne, LP, p. XCV; e la dichiarazione di Tertulliano,
Adversus Praxeam, cap. l, di cui parla De Rossi, De origine, p. XXIII.
5 De Rossi, Inscriptiones christianae, 2 , p. 15 1 . L'opinione espressa da De Rossi, La biblio
teca, p. 23 seg., e De origine, p. XXXVIII seg., secondo cui l'archivio esisteva in quel luogo
gi al tempo del padre di Damaso, non trova un riscontro sicuro nel tenore dell'iscrizione. I
versi in questione, che recitano:
Hinc pater exceptor, lector, !evita, sacerdos. . .
Hinc mihi provecto Christus, cui summa potestas,
Sedis apostolicae voluit concedere honorem.
Archivis, /ateor, volui nova condere tecta
Addere praeterea dextra laevaque co!umnas,
Quae Damasi teneant proprium per saecula namen,

15 1

non dicono nulla di pi di quanto si tradotto sopra nel testo. Presso qualsiasi chiesa si pote
va divenire exceptor e lector, e queste cariche, con le quali generalmente cominciava la carrie
ra ecclesiastica, non presuppongono affatto un'attivit nell'archivio papale. n fatto per che
Damaso abbia eretto qui un nuovo edificio da adibire ad archivio (tecta, come molto spesso
avviene, uguale a domus), non autorizza a ritenere che anche l'edificio antico che ospitava
l'archivio (se rpai sia esistito) fosse gi situato in quel luogo. Invece non condivido i dubbi di
P.F. Kehr, MIOG, 8 ( 1 887) , p. 142-146: 143 , che questo passo si riferisca effettivamente a un
archivio papale. - Non ha rilievo un'altra testimonianza spesso citata a dimostrazione dell'esi
stenza di un archivio pontificio in quest'epoca. Al termine di alcuni frammenti di un'epistola
sinodale risalente al periodo di Damaso, conservatisi in una copia (PL, 13, col. 353 ), dopo
l'elenco di una lunga serie di sottoscrizioni si legge infatti: "similiter et alii CXLVI orientales
episcopi subscripserunt, quorum subscriptio in authentcum hodie in archiviis Romanae
ecclesiae tenetur" . Queste parole non si trovavano per certamente cos nell'originale dello
scritto, ma derivano dal copista o dall'excerptor che confer a questo la sua forma attuale, e

139

trascrisse solo una parte delle sottoscrizioni contenute nell'originale, mentre per le restanti
rimand all'originale depositato nell'archivio. Perci tali parole attestano soltanto il fatto che
nel periodo non meglio precisabile nel quale furono compilati questi excerpta presso l'archi
vio papale esistevano ancora atti scritti dell'epoca di Damaso, ma non dimostrano in alcun
modo l'esistenza di un tale archivio all'epoca di quel pontefice. - Assieme a Coustant,
Bluhme e altri ritengo inattendibile la notizia (LP, 1 , p. 205) secondo la quale il papa Giulio
(337-352) avrebbe organizzato il servizio archivistico; la credibilit di tale informazione
invece difesa da De Rossi, De origine, p. XXVIII.
6 LP, l, p. 2 3 0. n passo tratto dalla vita di Siricio in LP, l, p. 2 16. Cfr. De Rossi, De ori
gine, p. XLIV, nt. 5 .
7 Adversus Rufinum, 3 , 2 0 : "si a m e fictam epistolam suspicaris, cur eam in ecclesiae
Romanae chartario non requiris? " .
s Cfr. Jaff-K. 3 0 0 sotto Innocenza I , Jaff-K. 3 5 0 sotto Bonifacio I, e Jaff-K. 3 69 sotto
Celestino I. Per i secoli successivi cito soltanto alcuni passi particolarmente degni di nota: edi
zione "ex scrinio" di atti di un concilio da parte di un notaio papale sotto Gelasio I (Thiel,
Epistolae, l, p. 447, e cfr. anche Thiel, ibid., l, p. 795); conservazione ordinata degli atti del
l'amministrazione del patrimonio al tempo di Pelagio I Q"aff-K. 950, e cfr. Liber diurnus, n.
3 3 ); invio di copie di documenti "de scriniis ecdesiasticis " a vescovi spagnoli al tempo di
Ormisda (Thiel, ibzd., l, p. 787-793) ; esame della genuinit di documenti "in sedis apostolicae
scrinio" sotto Bonifacio II nel 53 1 (Mansi, Collectio, 8, col. 748); invio di copie di privilegi "de
scrinio nostro" da parte di Gregorio I Oaff-E. 1733 ) ; ricerche senza esito durante il pontifica
to delio stesso "in ecdesiae nostrae scrinio" Q"aff-E. 1749); restituzione d un praeceptum eli
Gregorio I "in scrinia ecdesiae nostrae" dopo averlo posto in esecuzione Q"aff-E. 199 1 ) .
9 In questo gruppo rientrano anche i decreti d i elezione dei papi e l e professioni d i fede
dei vescovi (Liber diurnus, n. 73 e 82) .
lO Ai registri s i riferisce con certezza pure l'espressione ecclesiastici annales, nei quali
Bonifacio II nel 5 3 1 fece inserire alcuni scritti di cui si era data lettura a un concilio (Mansi,
Collectio, 8, col. 748). Cfr. la frase "annosa memorialis sacri scrinii historia" contenuta nel
falso Jaff-L. 3644.

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Archivi pontifici

Archivi pontifici

riorum. Gi una recensio della biografia di Gelasio I racconta che i suoi


scritti contro Nestorio ed Eutiche erano conservati "bibliotheca ecdesiae
archivo" . l l Allorch nel 544 il poeta Aratore offr la sua opera De actibus
apostolorum al papa Vigilio , questi consegn il prezioso codice al primicerius
notariorum Surgentius affinch lo depositasse nell'archivio della Chiesa.12 In
uno scritto del 5 93 lo stesso Gregorio Magno dichiarava di avere deposto n
le sue omelie;D all'inizio del VII secolo i suoi Moralia furono ricercati nel
l' archivio della Sede Apostolica senza per che si riuscisse a trovarli nella
massa dei libri ivi disponibili. l4
In quel tempo archivio e biblioteca non si trovavano probabilmente pi
presso la chiesa laurenziana dove il papa Damaso li aveva fatti sistemare, ma
gi in Laterano. Si pu certamente supporre che nel 649 l'archivio fosse in
Laterano. In occasione del concilio ivi tenuto in quell'anno - il primo dei
grandi sinodi lateranensi - si fece continuamente richiesta di documenti e
libri " de apostolico s crinio" , " de bibliotheca" ecc. , l5 che il p rimicerio
Teofilatto procurava o faceva portare: il modo in cui ci avveniva non lascia
spazio al dubbio che archivio e biblioteca dovevano trovarsi nelle immediate
vicinanze dei padri riuniti in Laterano. A questo dato corrisponde il fatto
che anche una formula per un decreto di elezione papale, risalente forse al
VII s ecolo, rammenta il deposito "in ardvo dominae nostrae s anctae
Romanae ecclesiae, scilicet in sacro Lateranensi scrinio" _ 16 Probabilmente a
partire dall'inizio del secolo VIII il bibliotecario papale, al principio forse
ancora sotto il controllo del primicerio, fu posto alla guida dell'archivio e
della bibliotecal7: un chiaro indizio dell'importanza di questo ufficio di
bibliotecario dato dalla circostanza che gi nell'82918 era ricoperto da un
vescovo. l9

Ma non tutti gli scritti e i documenti che i papi tenevano a conservare


erano riposti sempre nell'archivio lateranense. Gi nella biografia del papa
Costantino I (708-7 15) ci viene riferito che la cautio, che l'arcivescovo Felice
di Ravenna doveva rilasciare a quel pontefice, era stata depositata nella con/essio beati Petri apostoli, situata nella cripta della basilica di San Pietro.zo E,
come ci insegna un formulario del Liber diurnus,21 li venivano deposte
anche le pro/essiones /idei dei pontefici. Da diverse testimonianze apprendiamo inoltre che era consuetudine portarvi e custodirvi documenti p reziosi, come le donazioni di Pipino e di Carlo Magno,22 oppure scritti degli
imperatori greci ai papi, secondo quanto racconta una lettera di Gregorio II
della quale stata contestata l'autenticit, ma che a questo riguardo sicuramente attendibile.23 Infine da uno scritto di Leone II del 682 si ricava che
anche atti sinodali venivano deposti n per ragioni particolari.24 Non per
possibile accertare con sicurezza se questi documenti e atti vi rimanessero
durevolmente,25 cos da p otere considerare la con/essio s. Petri quasi come
un secondo archivio papale, oppure se fossero trasportati altrove, ad esempio nell'archivio lateranense26 , o in quello del capitolo di San Pietro27 quan-

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153

153

11 LP, l, p. 255, nt. 17. Al posto delle parole citate qui sopra nel testo diversi manoscritti
presentano la variante non significativa bibliothecae ecclesiae archivo.
12 PL, 68, p. 55.
1 3 Jaff-E. 1289.
14 Sancti Gregorii papae I cognomento Magni Opera omnia, ed. a cura della congregazione
di S. Mauro, 4 voli., Venezia 1744: l, XXXI. - Con questa informazione non concorda quan
to scrive Martino I ad Amando di Utrecht nel 649: "codices iam exinaniti sunt a nostra
bibliotheca" (Jaff-E. 2059).
15 Cfr. gli atti in Mansi, Collectio, 10, col. 863 seg. Un elenco dei libri l menzionati stato
fatto da De Rossi, De origine, p. LXVIII.
16 Liber diurnus, n. 82. - Cfr. anche la biografia di Gregorio II (LP, l , p. 396): "hic a parva
aetate in patriarchio nutritus ... bibliothicae illi est cura commissa". Adriano I fece depositare
"i.n bibliotheca" un originale, con la traduzione, degli atti del concilio di Nicea (787) (LP, l ,
p. 5 12).
1 7 Cfr. pi avanti, capitolo sesto.
18 Non soltanto nell'857, come ritiene Hinschius, Kirchenrecht, l, p. 435.
1 9 Regesto di Farfa, 2, p. 221, n. 270: pladto del gennaio 829 alla presenza di "Leo aepi
scopus et bibliothecarius s. Rom. ecci. " .

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20 LP, l, p. 389.
21 Liber diurnus, n. 84. Sul formulario cfr. Buschbell, Die Pro/essiones /idei der Piipste, p.

29 seg.
22 LP, l, p. 454 e 498. Cfr. Sickel, Das Privilegium Ottos I. , p. 26 e 4 1 , il quale suppone
che in quel luogo fosse conservato anche un esemplare del patto di Ottone I, un'ipotesi che
invece non mi sento di condividere, cfr. anche P. Kehr, MIOG, 8 ( 1 887), p. 142-146: 143 e
145. - Una certa analogia con questa deposizione di documenti importanti presso la tomba di
San Pietro si rileva in un diploma di Ludovico il Pio (Mi.ihlbacher, Regesten, n. 905), in cui si
riferisce che un esemplare di un documento redatto da uno dei monaci dell'abbazia di StDenis fu custodito rispettivamente presso l'imperatore, l'abate e le reliquie del patrono del
l'abbazia.
23 Jaff-L. 2180. A ragione osserva Schiaparelli, Con/essio S. Petri, p. 415 seg., che il valo
re di questa testimonianza permane anche se la lettera dovesse essere falsa. Invece non ha
alcun valore il documento di Agapito II falsificato da Pellegrino di Passau (Jaff-L. 3644), in
cui si parla di un archivum sancti Petri: non pensabile che Pellegrino avesse una conoscenza
diretta di archivi romani; egli definisce l'archivio papale semplicemente come quello di san
Pietro.
24 Jaff-L. 2 1 19 (PL, 96, col. 415).
25 L. Duchesne, Le scrinium con/essionis, MAH, 22 (1902), p. 42 1 -428, respinge questa
ipotesi perch ritiene che nella con/essio s. Petri non vi sarebbe stato spazio sufficiente per un
archivio. Su questo cfr. le osservazioni prudenti di Schiaparelli, Con/essio S. Petri, p. 406 seg.
26 L potrebbe essere giunto il gi citato documento della donazione di Pipino, perch
l'archivum sanctae ecclesiae dov,e esso, secondo LP, 1, p. 453, venne a trovarsi in seguito,
certamente quello lateranense. E per anche possibile che questo documento, come quelli di
Carlo Magno, fosse stato redatto in pi esemplari, dei quali uno era conservato in Laterano,
l'altro nella con/essio.
27 Cos suppone Schiaparelli, Confessio S. Petri, p. 42 1, che gi precedentemente aveva
trattato a lungo di questo archivio capitolare (Schiaparelli, Le carte dell'archivio di S. Pietro,
190 1 , p. 397 seg.) .

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Archivi ponti/ici

Archivi ponti/ici

do la mancanza di spazio lo rendesse necessario; tuttavia comunque pro


babile che un tale trasferimento abbia avuto effettivamente luogo.
In ogni caso sulla fine del secolo XI, oltre all'archivio lateranense, vi era
a Roma tL'1 altro luogo in cui venivano depositati i documenti. Nel registro
dei beni e delle entrate della Chiesa romana, redatto poco dopo il 1 083 e
inserito nella raccolta di canoni di Deusdedit e in altre collezioni simili, si fa
menzione, oltre che dei registri dell'archivio lateranense, anche di tomi carticii, non libri, bens documenti singoli vergati su papiro28 che erano custoditi
"in cartulario iuxta Palladium" vale a dire in una torre ai piedi del Palatino
presso l'arco di Tito.29 Infine possediamo notizie secondo le quali nel 1 125
certo materiale archivistico pontificio, in particolare un volume dei registri
di Alessandro
non si trovava affatto a Roma, bens era conservato sul
monte Soratte, probabilmente nel monastero di San Silvestro;3o in ogni caso
fu durante il tormentato periodo della lotta per le investiture che esso fu tra
sportato in questo luogo sicuro.
A partire dalla met circa del secolo Xl31 invalse la consuetudine di desi
gnare il capo dell'archivio e della cancelleria col titolo di cancelliere, accan
to al quale ancora fino all'epoca di Celestino II compare talvolta anche il
titolo pi antico di bibliotecario. Per la cancelleria Innocenzo III costru
successivamente nuovi edifici presso San Pietro,32 nei quali per difficilmen
te saranno stati trasportati tutti i fondi degli archivi pi antichi: e ci che
non fu riunito l sar andato in gran parte distrutto nei decenni successivi.33
Innocenzo IV port con s a Lione una parte importante del materiale d' ar
chivio, in particolare i privilegi emanati dagli imperatori e dai re a favore
della Chiesa romana, e durante il concilio del 1245 ne fece fare con molta
solennit un transumptum su diciassette rotoli di pergamena)4 Di queste

copie furono confezionati parecchi esemplari: uno di questi, di cui oggi l'Archivio Vaticano conserva ancora solo sette rotoli, era destinato a essere usato
nella curia papale, mentre un secondo esemplare fu depositato nell'abbazia
di Cluny. Gran parte di quest'ultimo fu disperso a seguito della soppressione dell'abbazia al tempo della Rivoluzione francese; nella Bibliothque
Nationale di Parigi, oltre a un rotolo di quelli un giorno conservati a Cluny
e a un frammento di un second6, si trova oggi solo una trascrizione di tutti i
diciassette rotoli fatta nel 1773 dall'avvocato di Digione Lambert de Barive.
Recentemente, per, nell'Archivio Vaticano sono state trovate altre copie di
quei Rouleaux de Cluny, prodotte nel 1 4 1 3 .
Come nel 1245 a Lione, cos anche in occasione di altri viaggi i pontefici
trasportarono tutti o parte dei fondi dell'archivio e della biblioteca. Nel frat
tempo questi fondi, a seguito di un cambiamento nell'organizzazione dell' ap
parato burocratico papale, erano entrati a far parte del tesoro35, ed erano sot
toposti al controllo del camerario, al posto del quale verso la fine del XIII
secolo subentrarono i due thesaurarii, detentori di un ufficio di nuova creazione derivato da quello del camerario ma a questo subordinato. Non molto
dopo l'istituzione di questo ufficio, nel 1295 , sotto Bonifacio VIII, si procedette a stendere il primo inventario del tesoro papale di cui abbiamo notizia)6 N el 13 03 , durante il soggiorno di Bonifacio VIII ad Anagni, il tesoro fu
saccheggiato per la prima volta; probabile che in questa occasione sia stato
sottratto anche del materiale d'archivio, e ci anche provato almeno per un
volume dei registri di Clemente IV che fu successivamente restituito.37 Nel

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155

155

28 Cfr. Liber censuum, l, p. 2, nt. 3; Ehrle, Historia, p. 3. Cencio Savelli conobbe ancora
questi thomi charticinii, che sembra siano stati menzionati per l'ultima volta nel 1366.
29 Sul sito e il destino di questa torre cfr. le ricerche molto approfondite di Ehrle, Die
Frangipani. Ehrle sembra supporre che il materiale archivistico sia pervenuto qui solo allor
ch Urbano II nel 1094 cerc rifugio dai guibertini presso i Frangipane, per poi essere poco
dopo trasportato di nuovo in Laterano. Le informazioni forniteci da Deusdedit inducono
per a ritenere che i documenti siano pervenuti nella turris chartularia gi prima del 1087.
30 Cfr. l'interrogatorio di testimoni in Pasqui, Documenti, l, p. 5 1 9 seg., in particolare p.
534 e 537.
3 1 Per maggiori particolari al riguardo cfr. pi avanti al capitolo sesto.
32 De Rossi, Biblioteca, p. 34; De origine, p. XCIX; Regestum Clementis V, Prolegomena,
p. XXIV
33 Sulla provenienza dei sing9.li documenti pi antichi conservati ancora oggi nell'Ar
chivio Vaticano cfr. P.F. Kehr, MIOG, 8 ( 1887), p. 142-146: 145 seg. Il materiale archivistico
pi antico rimasto in Laterano potrebbe essere stato distrutto dall'incendio del 1307 . I regi
stri che in epoca successiva si trovavano l (cfr. sopra) risalgono a epoca molto pi recente.
34 Cfr. J.L.A. Huillard-Brholles, Examen des chartes de l'glise romaine contenues dans
les rouleaux dits rouleaux de Cluny, Notices et extraits des manuscrits de la Bibliothque
Impriale, 2 1/2 (1865 ) , p. 267-363 ; Berger, in Les Registres d'Innocent IV, l , p. XLVI seg.;

143

Kehr, Kaiserurkunden des vatikanischen Archivs, p. 362 seg. In relazione al diploma di Enrico
II per la Chiesa romana (DD H II, n. 427) H. Bloch, Die Uberlieferung des Privilegs
Heinrichs II. /iir die romische Kirche, NA, 25 (1900), p. 681-693 : 684 seg., ha fornito una strana spiegazione sul procedimento seguito nella confezione dei transumpta di Lione: il tran
sumptum si baserebbe non sull'originale, bens su una copia del Liber censuum di Cencio, e
sarebbe stato solo collazionato con l'originale.
35 Non sono in grado di determinare il momento preciso in cui avvenne tale cambiamento,
n posso in questa sede trattare la difficile questione circa l'origine dell'ufficio del camerario,
cos come verr inteso in epoca successiva; su ci dr. P. Fabre, Etude sur le Liber censuum de
l'Eglise romaine, Paris 1892 (Bibliothque des Ecoles franaises d'Athnes et de Rome, 62), p.
153 seg.; Halphen, Etudes, p. 38 seg., e J. Marx, Die Vita Gregorzi' IX. quellenkritisch untersucht,
Berlin 1889, p. 5 1 seg.: le osservazioni di quest'ultimo meritano a mio parere pi attenzione di
quella che finora stata data loro. Baster qui ricordare che nel periodo successivo a Celestino
II scompare dai documenti il titolo di bibliothecarius riferito al capo della cancelleria, cosa che
certamente si collega al passaggio dell'amministrazione di archivio e biblioteca sotto il controllo
del camerario. TI passo di Giraldus Cambrensis citato da Spaethen, Giraldus Cambrensis, p. 612,
nt. l, dimostra che al tempo di Innocenza III il camerario era certamente a capo dell'archivio.
3 6 Cfr. E. Molinier, Inventaire du trsor du S. Sige sous Eoni/ace VIII (1295), BEC, 43
( 1882), p. 277-3 10; 45 (1884), p. 3 1 -57; 46 (1885) , p. 16-44; 47 ( 1886), p. 646-667; Ehrle, Zur
Geschichte; Ehrle, Historia, p. 5 seg.
37 Cfr. Regestum Clementis V, Prolegomena, p. XXIX; Kaltenbrunner, Romische Studien.
I., p. 277; R. Holtzmann, Wilhelm von Nogaret Rat und Grosssiegelbewahrer Philipps des
Schonen von Frankreich, Freiburg 1898, p. 92 seg.

156

157

156

157

144

158

Archivi pontifici

Archivi ponti/ici

1 3 04 Benedetto XI fece trasportare il tesoro a Perugia e qui fu di nuovo


compilato un inventario; i documenti erano allora sistemati in bauli o sac
chi) S Dal periodo di Clemente V in poi occorre distinguere un tesoro antico
da uno nuovo: il primo era quello rimasto a Perugia, il secondo fu ricostitui
to a poco a poco nelle residenze francesi dei pontefid)9 Nel 1 3 05 Clemente
V fece portare una parte del tesoro antico a Lione per la sua incoronazione;
in mezzo a questo si trovavano tra l'altro i registri dei suoi due immediati
predecessori.4 ll grosso rimase per a Perugia e dal 13 1 0 Clemente V si
occup del suo ordinamento. Nel 1 3 1 1 a Perugia una commissione nomina
ta dal papa stese un nuovo inventario;41 l'anno successivo il tesoro fu
diviso;42 la maggior parte degli oggetti di valore doveva essere portata ad
Avignone, il resto, compreso il materiale d'archivio e i libri, doveva essere
depositato ad Assisi, luogo reputato sicuro. Mentre gli oggetti preziosi arri
varono solo fino a Lucca, e qui, dopo la morte ivi avvenuta del cardinale
Gentile de Monteflorum, incaricato del trasferimento, furono deposti nel
convento di San Frediano e nel 1 3 14 saccheggiati dai ghibellini toscani, il
trasporto alla volta di Assisi avvenne senza incidenti. Ma nel 1 3 1 9 - 1 3 2 0
anche il tesoro di Assisi cadde nelle mani dei ghibellini e, allorch nel 1 3 22
la citt fu riconquistata dai sostenitori del papa, fu chiaro che mentre l' ar
chivio aveva subito solo pochi danni, la biblioteca invece era stata pi col
pita. Nel 1323 Johannes de Amelio cominci ad adottare misure per sal
vaguardare i fondi superstiti; possediamo due nuovi inventari risalenti al
1327 e al 1 3 3 9, redatti ad Assisi e a Montefalco, il secondo dei quali parti
colarmente ricco e importante.43 Infine, nel 1 3 3 9 e negli anni seguenti, le
p arti p rincipali dell' archivio e della biblioteca furono trasportate ad
Avignone: in particolare, tra questo materiale si trovava tutto ci che oggi
ancora possediamo dei registri papali a partire dal pontificato di Innocenza

III.44 Su questi registri ricaviamo qualche ulteriore informazione da un


inventario compilato ad Avignone nel 1369,45 dal quale stata tratta la con
clusione, senza per averne certezza, che gi allora il materiale del XIII
secolo non era pi abbondante di quello oggi esistente; vi si trovano per
elencati 53 registri cartacei di Clemente V poi spariti, dei quali possediamo
oggi solo scarsi resti.46 Durante il periodo del grande Scisma d'Occidente la
biblioteca e l'archivio s ubirono- nuovamente gravi p erdite; l ' antipapa
Benedetto XIII trasport a Pefiiscola in Catalogna molti libri e materiali
d'archivio47, dei quali tuttavia i registri e i "grandi e antichi privilegi della
Chiesa romana" furono riconsegnati nel 1429 al cardinale Pietro di Foix,
legato di Martino V.48
A Roma intanto49 i registri e i materiali d'archivio dei pontefici tornati
nella citt eterna erano stati sistemati in posti diversi (soprattutto negli edifi
ci del convento di Santa Maria sopra Minerva) finch Martino V nel luglio
1428 adib il palazzo papale dei SS. Apostoli a sede dell'archivio e della
biblioteca. Tra i loro fondi vi erano gi singoli volumi che dal 1 4 1 8 erano
stati portati da Avignone in Italia; fu per solo Eugenio IV il papa che pens
seriamente al trasferimento dei fondi archivistici francesi e che nel 144 1
diede l'incarico a due commissari di farsi consegnare tutto quanto era ancora nelle mani del cardinale Pierre de Foix. probabile che quest'ordine sia
stato eseguito quanto al materiale archivistico; la maggior parte dei manoscritti dell'antica biblioteca Pefiiscola sembra invece essere rimasta stabilmente in Francia5. Sotto Niccol V e i pontefici successivi si continu a
ricondurre quel materiale a Roma, fino a che nel 15665 1 , su ordine di Pio V,

38 Cfr. P. Galletti, Del vestarario della Santa Romana Chiesa, Roma 1758, p. 58 seg.; Ehrle,
Zur Gescbichte, p. 5 seg. e p. 4 1 ; Wenck, Schatzverzeicbnisse.
3 9 Della biblioteca di Avignone tratta Faucon, La librairie, e, pi accuratamente, Ehrle,
Historia, p. 129 seg.
4 0 Cfr. Ehrle, Zur Geschichte, p. 42; Ehrle, Historia, p. 1 1 ; Wenck, Schatzverzeichnisse, p.

158

27.3, nt. 2.
4 1 Wenck, Schatzverzeichnisse, p. 276 seg.; Ehrle, Zur Geschichte, p. 149 seg.; Ehrle,
Historia, p. 14 e p. 24 seg. L'inventario del l3 1 1 pubblicato da Ehrle in quest'ultimo lavoro
dimostra quanto fosse modesto il numero dei manoscritti molto antichi presenti nella biblio
teca di Bonifacio V1ll.
42 Su quanto segue cfr. Ehrle, Zur Geschichte, p. 228 seg.;
Hstoria, p. 12 seg.;
Faucon, La librairie, 1, p. 8; inoltre Regestum Clementis V Prolegomena, p. XXXI seg. con i
documenti relativi pubblicati in appendice alla premessa.
43 Ehrle, Zur Geschichte, p. 3 07 seg. e p. 329 seg. n primo inventario del 1339 - ve ne sono due di quest'anno - stato pubblicato e accuratamente commentato da Denifle, Register
b.nde, p. 7 1 seg. Sugli importanti transumpta di Johannes de Amelio del 1339 cfr. anche
Kehr, Kaiserurkuttden des vatikanischen Arcbivs, p. 374 seg.

145

.
44 n 3 0 aprile 1339 i registri furono consegnati al tesoriere papale (Denille, Registerbnde,
p. 1 1).
45 Regestum Clementis V, Prolegomena, p. XLI seg.; Kaltenbrunner, Romische Studien.
I. , p. 277 seg.; Faucon La librairie, l , p. 93 seg. e p. 257 seg.; Ehrle, Historia, p. 274 seg.
(per un'edizione accurata dell'inventario cfr. Denifle, Registerbande, p. 1 ) . Su altri inventa
ri dell'archivio redatti ad Avignone nel 1343 e nel 1 3 66 cfr. El-de, Historia, p. 262 seg. ;
Muratori, Antiquitates Italicae, 6, col. 75 seg.; Otto-Schillmann, Das Avignoneser Inventar,
p. 132 seg. [Cfr. ora anche Fr. Ehrle, Un catalogo /in qui sconosciuto della biblioteca papale
d'Avignone (1407), rist. in Fasciculus Ioanni Willis Clarke dedicatus, Cambridge 1909, p.
97-1 14, saggio che mi noto solo dalla segnalazione di K. Wenck, HZ, 106 ( 1 9 1 1 ) , p. 660661 ] .
46 Ehrle, Historia, p . 434, suppone che l o scrittore dell'inventario abbia attribuito erroneamente alcuni registri di Clemente VI a Clemente V
47 Un catalogo dei manoscritti di Pefiiscola contenuto nel codice lat. 5156 A della Biblio
thque Nationale di Parigi si trova pubblicato in Faucon, La librairie, 2 , p. 43 seg.
4 8 Regestum Clementis V, Prolegomena, p. XLIII, nt. l; L.V. Delisle, Cabinet des manu
scrits de la Bibliothque impriale, 3 voli., Paris 1868-81: l , p. 494.
49 La fonte principale per quanto segue il Regestum Clementis V, Prolegomena, p. XLIV
seg.; Marini, Memorie, p. 17 seg.
5o Cfr. De Rossi, La biblioteca, p. 40; Faucon, La librairie, l, p. 60 seg.
5 1 Su un invio successivo del 1 63 2 cfr. Tomaseth, Register und Secret're, p. 420.

159

[742]

158

159

Archivi pontifici

Apertura degli archivi pontifici

il grosso dei registri membranacei avignonesi fu trasportato a Roma.52 I regi


stri cartacei rimasero invece in Francia ancora per oltre due secoli, e solo nel
1784 furono trasferiti a Roma assieme ai restanti documenti e atti dell'ammi
nistrazione avignonese.
Nel frattempo gi sotto Sisto V era stato completato l ' edificio della
nuova Biblioteca Vaticana.53 Nel 1475 la bibliotheca publica, che conservava
i manoscritti,54 e la bibliotheca secreta, che custodiva il materiale d'archivio,
furono divise in due ambienti e a loro furono applicati diversi principi
amministrativi. La biblioteca segreta non comprendeva per affatto tutto il
materiale d'archivio. Gi dall'inizio del XV secolo una parte di questo era
conservata in Castel S. Angelo, dove Sisto IV fece portare anche i privilegi
pi preziosi della Chiesa romana dopo averne fatto fare copie autentiche
prima da Urbano Fieschi e poi, di nuovo, da Bartolomeo Platina.55 Inoltre
presso la camera apostolica e altri uffici dell'amministrazione pontificia, ad
esempio la dataria e il collegio dei segretari, erano speciali fondi archivistici,
. guardaroba papale ancora all'inizio del XVII secolo venivano
e anche nella
conservati materiali d'archivio, soprattutto registri.56 L'istituzione dell'attua
le Archivio Vaticano avvenne al tempo di Paolo V, e ll nel 1612 furono tra
sferiti i fondi della bibliotheca secreta.57 Nel 1 6 1 6 l'archivio camerale fu riu
nito in parte all'Archivio Vaticano, in parte a quello di Castel S. Angelo; 58 ai
successori di Paolo V rimase tuttavia ancora molto da fare per unificare gli
archivi papali. Soltanto nel 1759, con la nomina del benemerito cardinale
Garampi a prefetto di entrambe le istituzioni, l'archivio di Castel S . Angelo
fu posto sotto la stessa autorit amministrativa che sopraintendeva a quello

vaticano; solo per quarant'anni dopo, al tempo dell'occupazione francese,


l'archivio di Castel S. Angelo fu portato in Vaticano. Mediante un decreto di
Napoleone I del 2 febbraio 1 8 1 0 fu disposto il sequestro dell'Archivio
Vaticano,59 che fu poi trasportato a Parigi e sistemato in un primo momento
nel Palais Soubise. La sua restituzione fu decisa il 1 9 aprile 1 8 1 4 dopo l'in
gresso a Parigi delle truppe della coalizione antinapoleonica; ma tale restitu
zione pot essere effettuata integralmente solo nel 1 8 1 7 dopo la seconda
detronizzazione dell' imperatore tornato dall ' Elba . In tempi recenti
l'Archivio Vaticano si arricchito grandemente con l'incorporazione di
importanti p arti degli archivi particolari di singoli uffici curiali. Go
Durante la seconda met dello scorso secolo Giovanni Battista Pistolesi
compil un catalogo dei volumi dei registri dell'Archivio Vaticano comprendente circa 600.000 schede. Inoltre dal tempo del cardinale Garampi vi un
repertorio in dieci volumi che dovrebbe coprire quasi tutti i fondi del
l'Archivio, poi un catalogo a parte per l'antico archivio di Castel S . Angelo e
altri vecchi o pi recenti indici, che per ancora non consentono di farsi un
quadro d'insieme sull'ordinamento e la struttura dell'archivio.61
Fino a poco tempo addietro l'Archivio Vaticano era di fatto inaccessibile
agli studiosi; divieti severi dei pontefici vietavano a chiunque di varcare la
soglia delle sue sale, tranne che al cardinale segretario di stato, al prefetto e
ai funzionari dell'archivio, e solo raramente singoli studiosi stranieri, come
Pertz, Palacky, Hofler, Dudik, Berger, riuscirono a ottenere il favore specia
le di essere ammessi a consultare singoli documenti dell'Archivio; sembra
che solo lo storico norvegese P.A. Munch nel 1 860 sia stato ammesso negli
ambienti dell'Archivio grazie a un'iniziativa personale del prefetto di quello,
Theiner. Solo nel 1 8 8 1 Leone XIII, nella sua sensibilit illuminata per gli
studi scientifici, tolse il divieto e apri l'Archivio Vaticano agli studiosi di
tutte le nazioni, naturalmente con le dovute cautele; tale decisione ha recato
grande profitto agli studi storici. E sotto la b enevola direzione dei cardinali
Hergenrother62, Galimberti e Segna, da allora alla guida dell'Archivio, i suoi
funzionari ne hanno sempre e generosamente facilitato la consultazione.

146

160

52 Sugli inventari dei registri compilati nel XVI secolo cfr. Kaltenbrunner, Romische
Studien. I., p. 281 seg. Sulle cure profuse da Pio IV e da Pio V per l'archivio cfr. Sickel,
Romische Berichte, p. 12 seg.
3 Cfr. Pastor, Geschichte der Piipste, 2, p. 607 seg.; A. Schmarsow, Melazzo da Forl,

160

Berhn 1886, p. 37 seg. e p. 206 seg.


54 Diversa da questa erano le biblioteche private dei singoli pontefici.
55 Cfr. P. Fabre, Notes sur !es archives du chdteau Saint-Ange, MAH, 13 ( 1893 ), p. 3-19;
Kehr, Papsturkunden in Rom, p. 1 15 seg. Sui documenti imperiali conservati a Castel S.
Angelo cfr. Kehr, Kaiserurkunden des vatikanischen Archivs, p. 349 seg. Al tempo eli Sisto V e
di Clemente VIII fu trasportata l anche una parte dell'archivio arcivescovile eli Ravenna (cfr.
Marini, I papiri, p. 243 , n. 57). Su Fieschi e Platina cfr. soprattutto Otto-Schillmann, Das
Avignoneser Inventar, p. 143 seg.
5 6 Molto di questo materiale, come si pu immaginare, pass in mano a privati o fu
asportato. Le carte di Adriano VI ( 1522-23) furono portate via da Roma dal suo segretario,
l'olandse Hezius (Dietrich Hess), e le ricerche fatte da Gregorio XIII e poi da altri dopo lui
furono mfruttuose (cfr. Gachard, Archives, p. 4 1 ) . I suoi registri sono per a Roma.
57 Sui trasferimenti di materiale nel nuovo Archivio Vaticano cfr. De Rossi, De origine, p.
CXVUI seg.; Regestum Clementis V, Prolegomena, p. LXII seg.; Sickel, Romische Berichte, p.
87 seg.
58 Cfr. J. de Loye, Les archives de la chambre apostolique au 14 sicle. Ire partie:
Inventaire, Paris 1899 (Bibliothque des Ecoles franaises d'Athnes et de Rome, 80).

147

161

59 Cfr. Marini, Memorie storiche dell'occupazione e restituzione degli archivi della 5. Sede,
in Regestum Clementis V, l , p. CCXXVIII seg.
60 Ancora oggi per, accanto all'Archivio Segreto, ve ne sono altri particolari presso la
Sacra Rota Romana, la Signatura gratiae e altri uffici della curia (cfr. R. de Hinojosa, Las

despachos de la diplomacia pontificia en Espaiia. Memoria de una misi6n oficial en el Archvo


Secreto de la Santa Sede, l, Madrid 1896, p. XLVI seg.) .
61
Cfr. G. Palmieri, Ad Vaticani archivi Romanorum ponti/z'cum regesta manuductio, Roma
1 884 , p. X e p . XV seg.; Sickel, Romische Berchte, p . 95 seg. e p. 1 15 seg . ; Kehr,
Papsturkunden in Rom, p. 1 1 1 seg. e p. 360 seg.; Brom, Guide, passim.
62 Egli fu il primo cardinale archivista e soltanto con la sua nomina l'Archivio fu congiun

to pienamente alla Biblioteca, al vertice della quale gi da lungo tempo vi un cardinale. Sui
provvedimenti di Leone XIII relarivi all' amministrazione dell'Archivio cfr. il provvedimento
papale del 15 maggio 1884, pubblicato in tedesco in AZ, AF, 9 (1884), p. 320-3 2 1 .

161

Conservazione dei documenti presso i Longobardi

Archivi dei re franchi

Se nell'amministrazione degli archivi pontifici si mantennero vive le tradi


zioni dell'antichit romana, per lunghi secoli invece i sovrani laici di Italia e
Germania non applicarono affatto, a loro discapito, la medesima cura nella
conservazione dei loro documenti e dei loro atti. Possiamo, vero, immagina
re che gli Ostrogoti, dato che tutta la loro amministrazione statale si rifaceva
direttamente alla tradizione romana, possedessero un archivio ordinato, senza
il quale non sarebbe nemmeno pensabile la preziosa raccolta di formulari di
Cassiodoro. 63 Ma gi non pi possibile supporre l'esistenza di un archivio
regio ordinato presso i Longobardi. Certamente vero che a corte si doveva
provvedere alla custodia dei testi delle leggi: quando Rotari stabil che gli
exemplaria del suo editto avrebbero avuto validit giuridica solo se fossero
stati scritti dal suo notaio Ansoaldo o fossero stati muniti della sua ricognizio
ne,64 questi deve avere avuto in custodia l'originale del suo editto, oppure
quest'ultimo deve essergli stato disponibile in ogni momento. E anche in altri
casi si parla della conservazione di documenti nel palazzo regio; ad esempio
nel 747, quando un messo del re Rachi fece redigere un documento giudizia
rio in quattro esemplari e ne tenne uno perch restasse a palazzo mentre ne
trasmise un altro al duca di Spoleto affinch anch'egli lo conservasse presso
di s. 65 Ma da queste fonti non si ricava l'esistenza di un'amministrazione
archivistica ordinata; non possediamo alcuna notizia a tale riguardo e soprat
tutto non vi alcuna traccia di una tenuta regolare di registri.66
Per quanto sappiamo, neanche nel regno dei Franchi all'epoca dei sovra
ni merovingi esisteva un archivio speciale. Come nella camera del tesoro del
re, assieme all'oro e a ogni genere di oggetti preziosi di sua propriet, veni
vano conservati i rotoli delle tasse da esigere nel regno,67 cos nello stesso
luogo si deponevano redazioni di diplomi regi che si desiderava trattenere in
forma autentica:68 quando il re Chilperico fu assassinato nel 575, nella sua

camera del tesoro, riposto in uno scrigno :a parte, fu trovato l'originale di un


trattato stipulato tra lui e il re Childeberto.6 9
Solo al tempo dei Carolingi si trova pi spesso menzione dell' archivium
o armarium sacri palatii,7 0 cio del luogo dove venivano custoditi i testi
delle leggi, i testamenti dei sovrani, le decisioni conciliari, i trattati, gli scrit
ti di principi stranieri, le copie di alcunt tra i pi importanti documenti
regi, e altri atti scritti. Come non si pu ancora identificare in questo perio
do la cancelleria con la cappella del re, cos la cappella non deve essere
confusa con l'archivio; per quanto sappiamo, durante tutto il periodo caro
lingio solo una volta fu impartito l'ordine di depositare nella cappella una
redazione di un provvedimento di Carlo Magno particolarmente importan
te, oltre all'esemplare da conservare nell'archivio di palazzo. 71 Perci l' ar
chivio non era neanche soggetto al controllo del preposto alla cappella, ma
a quello del cancelliere;72 in un provvedimento dell'823 -82573 si ordinava
che gli arcivescovi e i conti dovevano ricevere dal cancelliere i capitolari
emanati dall'imperatore per renderli pubblici nei loro distretti e che il can
celliere doveva tenere un elenco delle copie consegnate; e ancora al tempo
di Carlo il Calvo fu reiterata la medesima disposizione aggiungendovi

148

1 62

162

63 Cfr. Cassiodorus, Variae, 6, 16: "armaria quae continent monwnenta chartarum" .


64 Roth. 3 88, cfr. Liutpr. 6 (ed. MGH
4, p. 90 e p. 109).
65 Regesto di Far/a, n. 35: "quatuor breves consimiles proprio ore dictantibus uno tenore

conscripti sunt per manus Petri... Unwn quidem brevem nobiscwn detulimus ad domni regis
vestigia qui in sacro palatio debeat esse ... tertium appare dedimus Luponi duci quod sit in
Spoleto" .
66 Per inciso osservo che anche i Visigoti non possono avere disposto d i u n archivio ordi
nato, come si evince da una lettera di Gregorio I al re Reccaredo del 599 Q"aff-E. 1757).
Reccaredo non possedeva gli originali dei trattati stipulati tra i suoi predecessori e
Giustiniano e, tramite la mediazione del papa, desiderava ottenerne delle copie dall'archivio
bizantino. - Le parole finali del Breviarium Alarici dimostrano la deposizione di atti presso il
tesoro regio: "A. hunc codicem secundum authenticwn subscriptwn vel in thesauris tradi
tum... subscripsi et edidi". Presso i Visigoti si trova menzione di archivi privati (scrinia dome
stica) nella Lex Reccesvindi, II, 5 , 15 (Leges Visigothorum, ed. Zewner, p. 1 16).
67 Gregorius Turonensis, Historia Francorum, 9, 30.
68 DD M, n. 67: "duas precepcionis uno tenure conscriptas exinde fieri iussimus; una in
arce basilice sancti Dionisii resediat et alia in tessaure nostra" . Secondo i Gesta Dagoberti I

149

regis Francorum (MGH SRM, 2, p. 3 96-425: 4 16-4 19), c. 39, e l'interpolatore di Aimoino, del
testamento di Dagoberto I (sulla questione della sua genuinit cfr. W. Levison, Kleine
Beitrge zu Quellen der/r"nkischen Geschichte,
27 [ 1 90 1 ] , p. 3 3 1 -408: 333 seg.) sarebbe
ro stati compilati quattro esemplari dei quali tre avrebbero dovuto essere custoditi negli
archivi delle chiese di Lione, Parigi e Metz e il quarto nel tesoro regio. L'autore dei Gesta
afferma di avere rintracciato quest'ultimo nell'archivio di St-Denis.
69 Gregorius Turonensis, Historia Francorum, 10, 19: " scripta enim ista (se. pactiones
quasi ex nomine Chldeberthi ac Chilperici regis) in regestwn Chilperici regis in unum scri
niorum pariter sunt reperta ac tunc ad eum (se. Childeberthum) pervenerunt, quando inte
rempto Chilperico thesauri eius ... ad eundem dilati sunt". Sul significato di regestum=thesaurus cfr. Waitz, Ver/assungsgeschicbte, 2/2, p. 321, nt. 2.
70 Cfr. i passi citati da Waitz, ibid., 212, p. 3 2 1 , nt. 2.
71 Capitulare del 794, MGH, Capitularia regum Francorum, 1, p. 74, n. 28, 3 : "tres breves
ex hoc capitulo uno tenore conscriptos fieri praecepit, unwn in palatio retinendwn, aliwn
prefato Tassiloni... dandum, tertium vero in sacri palacii capella recondendwn". Basandosi su
questo passo Sickel, Acta, l , p. 9, ha identificato l'archivio con la cappella, e Waitz,
Ver/assungsgeschichte, 3, p. 524, pur con qualche riserva, ha condiviso tale tesi. Ma dalla
costituzione di Ludovico dell'816 (MGH, Capitularia regum Francorum, l, p. 264, n. 133 )
occorre dedurre che l'esemplare d'archivio non era quello portato nella cappella, bens quel
lo rimasto nel palazzo: in questo passo si ordir1a che un esemplare del provvedimento debba
rimanere "in archivo palatii nostri", "ut ... per exemplar quod in palatio retinemus, si rurswn
querela nobis delata fuerit, facilius possit definiri" (cfr. il capitulare del1'815, MGH,
Capitularia regum Francorum, l, p. 262, n. 132, 7).
72 Capitulare dell'80S (MGH, Capitularia regum Francorum, l , p. 138, n. 50, 8); quattro
redazioni: "quartum habeat cancellarius noster".
73 MGH, Capitularia regum Francorum, l , p. 3 07, n. 150, 26; cfr. Ansegiso, 2 , 24, dove que
sto passo (ripetuto da Carlo il Calvo in MGH, Capitularia regum Francorum, 2, p. 327, n. 273,
3 6) ha il titolo: "de capitulis a cancellario palatii ab archiepiscopis et comitibus accipiendis".

1 63

1 64

163

150

1 65

164

165

Archivi dei re franchi

_Mancanza di un antico archivio imperiale tedesco

espressamente che il cancelliere doveva consegnare tali copie prendendole


dall'archivio. 74
Poich il cancelliere doveva seguire la corte itinerante del re nei suoi
viaggi da regione a regione, da residenza a residenza, ma la cancelleria non
poteva essere sprovvista di una certa scorta di atti per sbrigare l'ordinaria
amministrazione, sicuramente durante questi viaggi sar stata trasportata
una parte di tutto il materiale d'archivio accumulato, mentre pu darsi che
altro materiale, di cui non si aveva necessit in ogni momento, sia stato
depositato in questa o quella residenza. Da quando poi, durante gli ultimi
anni di Carlo e sotto Ludovico il Pio, Aquisgrana divenne la residenza sta
bile, almeno nel senso che i sovrani vi soggiornavano quando non erano
richiamati altrove da affari di stato o da altre p articolari ragioni, i pi
importanti materiali d' archivio saranno stati depositati l75, dove era anche
la biblioteca di corte76, e forse in qualche collegamento con questa77. Ma
ancora non il caso di p arlare di un'ordinata amministrazione d'archivio.
Ad Aquisgrana era difficile trovare ogni volta anche solo tutte le leggi. Gi
l' abate Ansegiso di St-Wandrille, il quale fu in stretta relazione con la
corte che doveva ben conoscere in quanto al tempo di Carlo era stato
investito di un ufficio nel palazzo di Aquisgrana, quando nell'827 compil
la sua raccolta di capitolari non attinse ai fondi dell'archivio palatino, a
somiglianza ad esempio dei canonisti che durante tutto il Medioevo con
sultarono l'archivio papale; egli invece raccolse faticosamente ci che riu
sc a trovare in alcune copie membranacee e realizz cos la sua collezione
che un po' p overa rispetto a tutto il materiale allora effettivamente
disponibile.78 Del resto anche in altre fonti del periodo postcarolingio non
si trova menzione di un qualche resto di quegli archivi palatini, n ci
pervenuto alcunch di essi.
In Italia durante l'epoca postcarolingia Pavia rest la capitale del Regno
e una testimonianza dell'inizio del X secolo dimostra che allora ancora si

credeva di potervi conservare documenti al sicuroJ9 Nello stesso periodo in


Germania fu forse Ratisbona la citt che temporaneamente assunse un'im
portanza analoga ad Aquisgrana al tempo di Carlo e di Ludovico il Pio:80
poi, dalla fine dell'et carolingia, per lunghi secoli non si pu pi parlare di
una residenza preferita dei sovrani tedeschi anche solo nel senso sopra illu
strato. Cos. al tempo dei re sassoni e salici scompare ogni traccia di un
archivio imperiale; non fu adopata alU:na cura per conservare gli atti e i
documenti che i sovrani portavano con s durante i loro spostamenti in ter
ritorio imperialesl e tutto questo materiale andato completamente perdu
to.s2 Per la prima volta dalla fine dell'epoca carolingia si trova di nuovo
menzione di un archivum imperii nostri in un documento di Corrado III del
1 146,83 ma n da questo diploma, n da altre testimonianze riusciamo a
capire che cosa s'intendesse con tale espressione: non possibile metterla in
rapporto con documenti regi pi antichi soprattutto per il fatto che non vi
neanche la pi lieve traccia dell'esistenza di un tale documento regio che
attesti quanto contenuto in quel diploma;84 e occorre rammentare che nel

74 MGH, Capitularia regum Francorum, 2, p. 274, n. 260, 11: "capitula... de scrinio nostro
vel a nostro cancellario accipiant" . Cfr. anche ibid. , 2, p. 3 0 1 , n. 2 7 1 : " commendationem
quae ex more in palatio nostro apud cancellarium retineatur". - Non vi ragione per dubita
re, come fa invece Erben, in Redlich-Erben, Urkundenlehre, p. 48, nt. l, che questi passi (cfr.
le due note precedenti) si riferiscano al capo della cancelleria. Non abbiamo alcuna notizia di
un ufficio speciale incaricato della stesura delle leggi nel quale un cancellarius avrebbe presta
to la sua opera e sotto Carlo il Calvo tale titolo ha un significato del tutto chiaro essendo
usato solo per indicare colui che era alla guida della cancelleria. Perci anche le testimonian
ze pi antiche non possono interpretarsi altrimenti.
75 Cfr. Waitz, Ver/assungsgeschichte, 3 , p. 254.
76 Watz, ibid. , 3, p. 527; Simson, Ludwig der Fromme, 2, p. 254.
77 A favore di questa ipotesi, a parte l'analogia con le istituzioni papali, si pu addurre la
fonte secondo cui Hincmar ricevette un "libellus de scrinio... Lotharii" (PL, 125, col. 55);
scrinium appare qui usato nell'accezione tecnica di archivio.
78 Cfr. MGH, Capitularia regum Francorum, l , p. 383 seg.

15 1

79 Cfr. il testamento del 9 13 del vescovo Helbuncus di Parma (Aff , Istoria, l, p. 3 17) su
cui Schiaparelli ha richiamato l'attenzione. L'originale rimase a Parma; inoltre ne furono
compilati quattro exemplaria: "unum quod sit in testimonio in palatio Ticini regio, aliud in
episcopio Piacentino, tercium in Regiense, quartum in Motinense".
so Waitz, Ver/assungsgeschichte, 6, p. 306; Hirsch-Bresslau, Jahrbiicher Heinrichs II., l, p.
4 seg.
81 Cfr. Sickel, Beitrge, 6, p. 432; Ficker, Beitrge, l, p. 330. Secondo uno dei libelli de lite
del secolo XI (MGH, Libelli de lite, l , p. 459) bisognava cercare nel palacium imperatoris una
redazione del decreto del 1059 sull'elezione del papa.
82 Non possediamo alcun documento risalente al periodo sassone e salico che potrebbe
essere ricondotto con una qualche sicurezza a fondi dell'archivio imperiale. Da una osserva
zione giusta di Uhlirz, Jahrbiicher Ottos II., p. 250, nt. 20, si ricava che l'Indiculus loricatorum
in Italiam mittendorum di Ottone II del 981 (MGH, Constitutiones, l , p. 633 , n. 436), tra
mandato in un codice di Bamberga, non dovrebbe provenire da quello. E l'Indiculus curia
rum ad mensam regiam pertinentium risalente al tempo di Enrico IV, che per primo ha pub
blicto Ch. Quix, Codex diplomaticus Aquensis, l , Aachen 1 8 3 9 , p . 3 0 (cfr. MGH,
Constitutiones, l, p . 646, n. 440; G. Matthai, Klosterpolitik Heinrichs II. Ein Beitrag zur
Geschichte der Reichsabteien, Diss. Gi:ittingen 1 877, p. 96 seg.; Idem, Die lombardische
Politik Friedrichs I. und die Griindung von Alessandria, Programm GroiS-Lichterfelde
1888/89, p. 36 seg.), fu steso nel Marienstift ad Aquisgrana. Potrebbe essere opera di un fun
zionario di cancelleria o di un cappellano che era canonico di quella fondazione religiosa; ma
nell'archivio imperiale pu essersi trovato al massimo il suo modello, non per lo scritto
usato da Quix.
83 Stumpf, Die Reichskanzler, n. 3 5 1 1 , documento per Vienne: " quod in archivis imperii
nostri continetur"; da questo documento stata ricavata l'espressione che si trova in Stumpf,
ibid. , n. 3 674a (anch'esso per Vienne) , e nel documento emesso nello stesso periodo per
Arles (Stumpf, ibzd. , n. 3675). Cfr. R. Sternfeld, Vi verwandte arelatische Diplome Konrads
III., MIOG, 17 (1896), p. 167-176: 175, nt. 5 .
84 L'unico documento regio tedesco per Vienne risalente al periodo pi antico e precedente a Stumpf, Die Reichskanzler, n. 3 5 1 1 , DD K II, n. 265, una conferma del tutto generica e priva di qualsiasi riferimento a speciali diritti della citt.

1 66

166

Archivi dei re normanni

Archivi dei re normanni

Medioevo il termine archivum non fu usato solamente per indicare l'archi


vio, come noi facciamo oggi. S5 Anche il caso di Enrico VI, che nel 1 195
interruppe i legati dei genovesi, i quali volevano ricordargli le concessioni
da lui fatte in precedenza dandogli lettura di un privilegio loro accordato nel
1 19 1 , e osserv che egli ne possedeva un duplicato e ne conosceva bene il
contenuto,86 costituisce solo un'eccezione e non dimostra che il suo archivio
sia stato pi ordinato di quello dei Carolingi o dei sovrani sassoni e salici.
J1: questo riguardo solo la conquista del Regno di Sicilia da p arte di
Enr1co VI avr dato luogo a certi cambiamenti. N ello stato dei re normanni
i sovrani svevi conobbero una monarchia centralizzata, che, a differenza
delle regioni dell'Impero, non veniva governata ora dall'una, ora dall'altra
residenza di un imperatore itinerante: in tale stato, invece, tutti i fili della
vita pubblica convergevano nel meraviglioso castello regio di Palermo. Qui
era un ceto di funzionari che, pur essendo intriso di alcuni tratti feudali, nel
suo complesso era tuttavia organizzato in senso burocratico e addestrato
burocraticamente; qui era una polizia. In Germania, in Italia e in Borgogna
l fnzion sercitate dal re ero limitate praticamente solo al campo giudi
Zlano e militare, qualora non s1 tenga conto della gestione molto carente del
demanio; nel Regno di Sicilia per la prima volta gli Svevi vennero a contatto
con uno stato dotato di un'amministrazione vera e propria. Anche se man
casse qualsiasi testimonianza al riguardo saremmo comunque autorizzati a
supporre che questa amministrazione centralizzata a Palermo non potesse
fare a meno di un archivio. Ma non siamo privi di testimonianze. Pi volte
in documenti del 1 14 8 e del l l56 si menzionano gli scrinia regia, nei quali
era conservato un privilegio invalidato del vescovo di Messina risalente al
tm o del e Ruggeo nei qual il re Guglielmo I fece deporre copie di pri
vilegi da lm concess1 al genoves1;87 sembra che alla guida dell'archivio fosse
un funzionario chiamato scriniarius, che per apparteneva probabilmente
alla cerchia dei funzionari di cancelleria.88 Allorch poi nel 1 16 1 il palazzo

palermitano del re Guglielmo I fu conquistato da ribelli e saccheggiatori, sia


l' archivio che il tesoro regio caddero nelle loro mani e furono distrutti;
apprendiamo dalle fonti che dopo il ristabilimento dell'ordine fu molto dif
ficile ripristinare l'archivio. 89 In particolare erano stati distrutti certi libri
finanziari che, prendendo a prestito un termine saraceno, erano chiamati
de/etarz'i (deptarii) , e si dovette liberare dal carcere il notaio regio Matteo,
personaggio influente dell'ammin-istrazione rovesciata dalla rivolta, l'unico
in grado di compilare nuovi libri simili ai precedenti.9
Il fatto che del materiale conservato negli archivi normanni non sia
sopravvissuto quasi nulla91 forse dovuto in p arte alla deperibilit della
carta usata, in parte al fatto che Palermo durante il dominio svevo non con
serv il suo rango di residenza stabile dei re e perci anche l'archivio non
pot essere lasciato permanentemente in un posto. Le ultime traccie di fasci
coli contenenti atti dell'amministrazione normanna rinviano a Napoli come
luogo di conservazione;92 poi i fondi dell'archivio palermitano ricominciano
solo all'inizio del XIV secolo con la dominazione aragonese.93
Quanto all'archivio dei sovrani svevi del Regno di Sicilia la situazione

152

1 67

167

85 Come il termine regestum, cos anche archivum fu usato per indicare


il tesoro in docu
menti per Cambrai s stabilisce che una sanzione pecuniaria deve affluire "in archim ipsius
ecdesie" (cfr. Bohmer, Regesta Karolorum, n. 1 108; DD O I, n. 39; DD O II, n. 146; DD O
III, n. 72; DD H II, n. 49). In questo caso non possiamo neanche supporre che il termine
archivum sia stato usato nell'accezione moderna.
86 Otoboni annales (a. 1 195) , MGH SS 18, p. 1 12 : "ego consimile habeo et bene novi
quid in eo continetur" (cfr. Toeche, Heinrich VI., p. 361). Probabilmente Enrico VI sapeva
che nel regno normanno si tratteneva un duplicato dei privilegi redatti a favore di Genova
(cfr. nota successiva) e segu questo esempio.
87 Cfr. le fonti in K.A. Kehr, Die Urkunden, p. 130 seg.
.
88
l XII sec: questo era titolo di Maione (cfr. pi avanti capitolo settimo), che poi
vrra v1cecancellrere e cancelliere. Che gli scriniarz'i appartenessero al personale di cancelle
na e supposto anche da K.A. Kehr, Die Urkunden, p. 1 3 1 , il quale per primo, come a me
.
sembra, ha mterpretato correttamente tale titolo. Ugo Falcando, che chiama Maione due
volte notarius (cfr. Kehr, ibid., p. 78, nt. 6), avr probabilmente avuto in mente tale apparte-

df

_N

153

nenza: a differenza di Kehr, non attribuirei ci a ignoranza da parte di questo scrittore.


facilmente comprensibile che il notaio cui era affidata la guida dell'archivio, e che in tale qua
lit portava l'alto titolo di scriniarius, fosse esonerato dalla normale attivit di cancelleria. Non accertata l'appartenenza alla cancelleria di Filippo di Matera, che nel 1219, al tempo
di Federico II, era investito dell'ufficio di scriniarius Siciliae (cfr. BFW, n. 1078); successiva
mente divenne vescovo di Martirano.
89 Ugo Falcando, in Muratori, RR II SS, 7, col. 293 (ed. G.B. Siragusa, Roma 1897, p.
69): "cum autem eis (la nuova amministrazione insediatasi dopo il ripristino dell'ordine) ter
rarum feudorumque distinctiones ususque et instituta curie prorsus essent incognita neque
libri consuetudinum, quos defetarios appellant, potuissent post captum palatium inveniri,
placuit regi visumque est necessarium, ut Matheum notarium eductum de carcere in pristi
num officium revocaret, qui cum in curia diutissime notarius extitisset... consuetudinum
totius regni plenam sibi vindicabat peritiam, ut ad componendum novos defetarios eadem
prioribus continentes putaretur sufficere" .
90 Sui de/etarz'i, che facevano parte del materiale documentario (Aktenbestiinde) prodotto
dalla suprema autorit finanziaria, la duana de secretis, cfr. Amari, Storia dei Musulmani in
Sicilia, 3 , p. 129; Behring, Sicilianische Studien, l , p. 8; K.A. Kehr, Die Urkunden, p. 132 seg.;
baster infine un rinvio al saggio di Heckel, Das sizilische und p'pstliche Registerwesen, p.
3 82 seg., dove si tratta in maniera molto approfondita anche di altri atti degli alti funzionari
normanni.
91 Da questi deriva solo un catalogo dei baroni del regno, datato al periodo di regno di
Guglielmo II; una sua copia contenuta nel registro angioino 1322 A, n. 242 di Napoli, su
cui cfr. B. Capasso, Sul catalogo dei feudi e dei feudatarii delle provincie napolitane sotto la
dominazione normanna, in Atti della R. Accademia di archeologia, letteratura e belle arti,
Napoli 1868; Heckel, Das sizilische und papstliche Registerwesen, p. 3 89.
92 L Ettore Capecelatro deve averne ancora visto taluni (cfr. G. Del Giudice, Del grande
archivio di Napoli, Napoli 1871, p. 4, nt. 1).
93 Inventario officiale del grande archivio di Sicilia, Palermo 1861, p. 2 seg.; R. Gregorio,
Dei reali archivi di Sicilia, ed. La Mantia, Palermo 1899, p. VII seg.

168

168

Archivi di Federico II e dei sovrani angioini

154

1 69

Inizi di un archivio imperiale tedesco

poco pi favorevole. Gi sappiamo94 che esiste ancora un frammento del


registro di Federico II, il cui archivio deve essere passato quasi ancora inte
gro nelle mani dei re angioini. Su ci possedi amo diverse testimonianze
dirette. Nel 1 2 7 1 Carlo I ordinava di consultare i registri di Federico II e di
riferirgli quali feudi l'imperatore aveva assegnato dopo la sua deposizione;
nel 1275 si fa menzione degli elenchi delle tasse del periodo di Federico II
come facenti parte dell'archivum curiae nostrae; e ancora nel 1290 il re Carlo
n impartis ce certi ordini su come regolarsi con questi elenchi e registri
risa
lenti al tempo di Federico ( "registra omnia de tempore predicti imperato
ris ").95 Indubbiamente dal materiale archivistico svevo proviene inoltre una
parte del contenuto del chartularium Neapolitanum, un manoscritto conser
vato all'Archivio Dipartimentale di Marsiglia compilato all'inizio del XIV
s e col ? ;96 tale codice compre nde, tra l ' altro, docume nti del tempo di
Fedenco n e Manfredi in cui si fa spesso riferimento all'archivio di corte
97
apprendiamo inoltre dell'esistenza di disposizioni relative anche agli archivi
degli uffici provindali.98
A partire dall'epo ca angioin a si manten ne la continuit dell'arc hivio
napolet ano, come in particol are d dimostr ano i registri a noi pervenu
ti
dell'Archivio di Napoli dei quali gi si parlato; 99 pur vero per che anche
parecchio materiale stato disperso perch nel primo periodo la residenz
a
del sovrano , al cui seguito era anche il suo archivio, non era stabile I sovra
.
ni angioini dedicarono una speciale attenzione all'amministrazione del loro
arcio. Essi trasferirono negli altri territori soggetti al loro dominio le isti
tuzlOm che, certamente, o gi trovarono o introdussero nel Regno di Sicilia:
cos ad esempio nel XIV secolo Aix, la sede del governo regionale provenz
a
le, ossedeva un suo archi':'io con un archivarius stabilmente impiegato. r oo
.
Per il tempo della regma G10vanna I (1343 -1 3 8 1 ) possediamo inoltre un'in
teressante istruzione per gli archivisti dell'archivio di corte che deve essersi
trvato sott? il controo dei magistri rationales. 1I Si tratt; del regolam
ento
.
.
pm ant1co fmora a no1 noto sul funzionamento di un archivio medioevale
,

94 Cfr. sopra.
95 Cfr.
A. Chiarito, Comento istorico-critico-diplomatico sulla costituzione De instrumen
tis

169

conficiendis dell'imperatore Federigo II, Napoli 1772, 25, e i passi in Del Giudice Codice
'
diplomatico, l , Introduzione, p. V.
96 Cfr. sopra, e Winkelmann, Acta Imperii, 1 , p. 73 1.
97 Archivum curie: Winkelmann, Acta Imperii,
l , p. 749, linee 27 e 37.
98 Winkelmann, ibzd., l , p. 748, sull'archivio dei (sub-) rationales in Puglia.
99 Cfr. sopra, e :rri u, Les archives angevines
, l , p. 227 seg.
. c .
100 Cfr. C. !!llruen
cco, Noizie stori;he t:atte da 62 registri Angiovini, Napoli 1872, p.
.
44. Pnma dell rmpresa 1taliana di Carlo d Angr non vi era in Provenza
un archivio stabile
(cfr. L. Blancard , in Inventaire sommaire des archives dpartementales, Bouches
du Rhone 1
p. 67). Sugli archivist siciliani dal l280 in poi cfr. Durrieu, Les archives angevines
'
101 Pubbl. da J. F1eker, Instruction fiir Archivare aus dem vierzehnten Jahrhund, 1 , p. 23O.
ert MI G'
l (1880), p. 121-123
.

'

155

tra l'altro esso contiene regole circa le condizioni alle quali era permesso
dare copie dei documenti custoditi nell'archivio, circa la compilazione di
inventari e altre disposizioni simili.
Sarebbe naturale supporre che Federico II abbia utilizzato anche per
l'Impero le esperienze fatte in Italia sull'utilit di un archivio ben funzionan
te, ma, per quanto sappiamo, questa ipotesi non trova alcuna conferma. Per
il periodo del suo regno n dalla Germania n dal regno dell'Italia sete
trionale ci sono pervenute traccie di un'ordinata amministrazione d'archiVIO
pi numerose che per quello dei suoi predecessori; 102 e l'ipotesi che durante
il suo regno siano stati tenuti registri per l'Impero, cos come avveniva per la
Sicilia, , come gi si osservato, una supposizione che non stata provata,
n dimostrabile. 103
La situazione non migliore se ci volgiamo al periodo dell'Interregno e
dei primi re che si succedettero sul trono dopo questo peri?do. Del materia
le d'archivio di Rodolfo I, Adolfo di N assau e Alberto I s1 sono conservatl
solo alcuni miseri resti;I04 non si pu provare, e non neanche probabile in
base a tutto ci che sappiamo, che questi sovrani abbiano dato disposizioni
affinch venissero tenuti registri in maniera regolare e completa. 1 05 Albert
I, che deposit i principali privilegi relativi al suo casato nel monastero d1
Lilienfeld ro6, non si comport diversamente dai duchi della dinastia austri
ca dei Babenberg, ai quali sembra che il monastero di Klosterneuburg abb1.a
reso il medesimo servizio,l07 e, come questi, pu avere posseduto un archivio permanente solo nei suoi domini ereditari. . .
..
.
.
Bisogna per notare che, con le trasformaz10m econom1che venf1cates1
nell'Impero tedesco e negli altri territori soprattutto durante la seconda
met del XIII secolo, con il graduale affermarsi qui e l di un ceto burocra
tico stabile, con il conseguente e progressivo aumento della quantit di scrit-

102 Si conservato l'originale di un'unico documento che probabilmente faceva parte del
l'archivio imperiale al tempo di Corrado IV: l'importante elenco di tasse del l240 124 1 sco
perto qualche anno fa da J. Schwalm (MGH, Constitutiones, 3 , p. l seg.). Sotto gli Asburgo
deve essere pervenuto a Innsbruck e oggi si trova nel Reichsarchiv di Monaco. Cfr. Schwalm,
Eingangsverzeichnis, p. 55 1 ; K. Zeumer, Zur Geschichte der Reichssteuerr: im friiheren
Mittelalter, HZ, 81 (1898), p. 24-45: 26, nt. 2. Non facile appurare come mal questo pezzo
sia finito in mano agli Asburgo, n ha un senso discutere su tale questione.
103 Cfr. sopra.
104 Da un lato quelli in possesso di Enrico VII, su cui cfr. pi avanti, dall'altro quelli tra
materiale archivistico asburgico del Reichsarchiv di Monaco proveniente da Innsbruck, su cw
cfr. J. Schwalm, Reiseberichte 1894-1896. I. , NA, 23 ( 1 898), p. 9-50: 26 seg., e Schwalm,
Eingangsverzeichnis, p. 552.
105 Cfr. sopra.
.
106 E.M. von Lichnowsky, Geschichte des Hauses Habsburg, 8 voli., W1en
1836-44: 2, p.
CCXCVI.
107 Cfr. pi avanti, nt. 150.

170

170

156

171

171

172

Archivio di Enrico VII

Archivio di Enrico VII

ti prodotti dalla cancelleria, si accrebbe corrispondentemente il numero di


missive e rapporti, conti e registri pervenuti a corte, di copie trattenute a
corte, di mandati, di lettere e di privilegi spediti. Da questa produzione
manuale della cancelleria, cos come potremmo chiamarla prendendo a pre
stito un termine della moderna prassi giuridica (Manualakten), deriva la
gran massa del contenuto di quei numerosi formulari, talvolta chiamati codi
ces epistolares, che, almeno in parte, sembra siano stati compilati per scopi
pratici e didattici da funzionari ancora in attivit o non pi in servizio pres
so la cancelleria, e che ci sono pervenuti dal tempo di Guglielmo d'Olanda e
di Riccardo e, ancora pi numerosi, dal periodo di Rodolfo e di Alberto
d'Asburgo . Se gi questi formulari, di cui in seguito si p arler pi a lungo, ci
trasmettono un'idea pi chiara del materiale archivistico trasportato dalla
cancelleria imperiale durante i suoi viaggi al volgere del XIII secolo, per l'i
nizio del XIV secolo almeno in un caso abbiamo la fortuna di potere valuta
re la consistenza, se non intera, almeno di una considerevole parte di questi
fondi d' archivio , IOS
Allorch il 24 agosto 13 13 l'imperatore Enrico VII, il rampollo dei conti
di Luss emburgo, si spense inaspettatamente nella cittadina toscana di
Buonconvento, al marescalcus magnae imperialis curiae Enrico di Fiandra
furono consegnate le insegne imperiali, i gioielli, gli oggetti d'oro e d'argen
to dell'estinto, certamente affinch li portasse in Germania, mentre la stessa
disposizione fu adottata solo per un'esigua p arte dei documenti che l'impe
ratore aveva portato con s nel suo viaggio verso l'Italia.I09 La maggior parte
di questi, come anche di quegli atti e documenti che erano custoditi a corte,
nella cancelleria o presso i notai di camera, rimase in Italia.llo S e questi

scritti fossero stati portati in Germania in un secondo tempo, come probabilmente si era pensato di fare almeno per una loro parte, sarebbero forse
andati incontro allo stesso destino che tocc a quasi tutto il materiale archi
vistico dei predecessori di Enrico: sarebbero andati perduti e non sarebbero
mai arrivati ai giorni nostri. Poich invece sembra che dopo la morte dei
l'imperatore n i suoi eredi n i suoi succesori alla guida dell'Impero pensarono di redamarli, tale circostanza fortuita ci ha conservato almeno una
parte di questo materiale, anche se certamente amputato da gravi perdite. 1 11
Subito dopo la morte dell'imperatore una parte di questi atti fu trasportata probabilmente dal notaio di camera Bernardo de Mercato112 (che s1 era

108 Cfr. Ficker, Die Uberreste, p. 142 seg.; Donniges, Acta; Bonaini, Acta; Seeliger,
Kammernotariat, p. 3 96 seg., con le osservazioni del quale concordo per solo in parte, e

infatti sono state per molti versi corrette dalle successive ricerche di Schwalm e Samanek;
Samanek, Genua, p. 237 seg.; Schwalm, in MGH, Constitutiones, p. 4 passim.
109 Cfr. l'Inventarium ioca!ium et clenodiorum imperatoris in MGH, Constitutiones, 4, p.
1089, n. 1050, dove si fa menzione di 29 documenti, di cui 19 concernevano i trattati stipulati
da Enrico con Federico di Sicilia, e 10 privilegi papali riguardavano le indulgenze concesse
all'imperatore. Non trovo sufficientemente fondata l'ipotesi di Seeliger, Kammernotariat, p.
439, che il marescalcus magnae imperialis curiae si sia in ogni caso impossessato anche degli
altri doumenti d'archivio da lui trovati tra gli oggetti lasciati dall'imperatore.
!lO E possibile peraltro che singoli pezzi, a parte quelli consegnati al marescalcus, siano stati
portati in Germania. Ad esempio una lettera del 12 luglio 1313 del conte di Savoia all'impera
tore (MGH, Constitutiones, 4, p. 1039, n. 996) potrebbe essere stata portata in Germania da
un qualche funzionario al servizio dell'imperatore in stretto contatto con il fratello di Enrico,
l'arcivescovo Baldovino di Treviri, ed essere stata consegnata a quest'ultimo: tale lettera era
conservata prima nell'Archivio di Coblenza, poi a Berlino. Che questo scritto sia stato dato a
Baldovino dal notaio di cancelleria Giovanni, che tra l'altro scrisse MGH, Constitutiones, 4, p.
964, n. 928, e annot il suo nome sulla plica di questo e di molti altri documenti (cfr. ibid., 4, n.
994, 1000, 1001)? A favore di questa supposizione vi la circostanza che costui nel 1314 scris
se un documento di Ludovico il Bavaro per Baldovino (ibid., 5, p. 149, n. 156).

111

157

172

173

Ci si ricava tra l'altro dall'inventario di documenti di Bernardo de Mercato (MGH,

Constitutiones, 4, p : 1078, n. 1045). Esso elenca 145 pezzi (l'edizione conta 134 numeri, ma ai

numeri 85, 86, 111 e 127 sono riuniti 15 scritti), dei quali oggi non possediamo neanche la
terza parte. Non entro nel merito delle osservazioni fatte da Donniges, Ficker, S eliger
Samariek e Schwalm su questo inventario; mi limito a una sola riflessione sul suo penodo dr;
redazione. Mentre Donniges e Ficker, l'opinione dei quali in un primo momento avevo
anch'io accolto, supposero che_I'ventario fosse stat'? scritto subito dop? l a mort dell'Ur:pe
ratore, Seeliger e Schwalm antlcrpano la data al luglio o agosto . 13 13 , c10e, al penodc: pnm.a
della partenza di Enrico da Pisa per la spedizione contro Napoli; Samanek non prende posi
zione in maniera decisa. Secondo me l'inventario risale a una data molto anteriore perch gra
zie alle indicazioni fornite da Schwalm ora possibile calcolare meglio la data dei documenti
ivi elencati. Se non vado errato, non contiene alcuno scritto pervenuto nelle mani dell'impera
tore dopo il 3 1 agosto 1312; particolarmente import::nte il fa_tto che vi, reistr.to sol?. il
. cne arnva mo ali
primo dei conti del tesoriere Giles de le Marcelle a no1 pervenuti, quello
coronazione imperiale, non quelli posteriori. Ritengo perci possibil he questo m_ventarlo
sia stato compilato poco prima che Enrico intraprendesse la sua spediz10ne contro F:renze, e
che gi allora ebbe luogo un deposito di documenti a Pisa. Non desidero accrescere il nume
ro dei tentativi gi esperiti per decifrare le sigle e i segni aggiunti alle singole voci dell'inventa
rio; in particolare mi sembra del tutto inutile lo sforzo di accertare il significato della sigla P:
Un secondo inventario di Bernardo (MGH, Constitutiones, 4, p. 1085, n. 1046) elenca undic1
documenti "que fuerunt invente in gardaroba domini et que fuerant in custodia domini
Gossuini capellani". Secondo Schwalm questo secondo inventario sarebbe contemporaneo al
primo, tuttavia non so se quest'ipotesi si fondi su elementi sicuri; la circostanza che sia stat?
vergato su un foglio di carta con la stessa filigrana del primo non pu certamente esere onsl
derata una prova sufficiente. Ma se non vi una prova siua a sotegno di 9-ueta 1poes1 o
ra preferirei piuttosto immaginare che questi documenti, nsalent1 per lo pm, ru pr111ll ann: d1
governo di Enrico, dopo la sua morte siar;to stati trovat da ossuinus x;.el gua.r?arob dell't;nperatore, siano poi stati da lm. trattenuti e consegnati a P1sa, d.ove s1 era rltlrato
seu1to
imperiale e dove Bernardo 1'8 settembre scrisse un documento pnvato (MGH, r;,onstztutzon.es:
4, p. 1089, nt. l). A favore di questa ricostruzione vi la ircostanza ce. tra 1 docuentt s1
.
trovava un diploma di Enrico a favore dello stesso Gossumus, che diffrente
puo essere
stato ritrovato nel guardaroba dell'imperatore, ma potrebbe ben essere capitato per errore tra
quelli consegnati da Gossuinus, forse a seguito di un'esplicita richiesta. A questo modo trove
rebbero una spiegazione le parole che concludono l'annotazione sopra citata: "t que remanent in Pisis cum aliis litteris domini". Di questi documenti se ne sono conservati due, l'uno a
Pisa l'altro a Firenze nel fondo Strozzi, dove sicuramente pervenne da Pisa.
l 12 Cfr. Seeliger, Kammernotariat, p. 434; Samanek, Genua, p. 241, nt. 2. Questa spiega
zione preferibile a quella proposta da Ficker e accettata anche da me in passato, secondo la

173

174

174

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Archivio di Enrico VII

Archivi imperiali tedeschi

molto occupato del materiale d'archivio dell'i..'Tiperatore gi quando questi


era in vita) nella sua terra d'origine, la Savoia, dove fece ritorno, e oggi
conservata nell'Archivio di Stato di Torino. 1 13 Un'altra p arte del lascito
rimase nella fedele Pisa: l, forse gi prima della morte dell'imperatore, nel
l' archivio del capitolo del duomo erano stati depositati alcuni documenti
che non dovevano essere trasportati in tutti i viaggi e le spedizioni; 1 14 fu pro
babilmente solo in epoca pi recente che parecchi di questi documenti e atti
pervennero nelle mani della famiglia Rondoni, nell'archivio privato della
quale oggi sono custoditi. A Pisa infine era di casa anche un altro notaio di
camera di Enrico, Leopardo Frenetti, e perci l. rimasero in un primo
momento gli atti ufficiali da lui s critti; purtroppo questo materiale di
Leopardo si perduto e ne possediamo solo copie da esso ricavate, oggi
conservate in parte a Firenze e in parte a Cremona. m
Le odierne edizioni di Donniges, Ficker, Bonaini e il quarto libro delle
Constitutiones et acta publica edito da Schwalm ci offrono un panorama age
vole e completo del materiale d'archivio a noi pervenuto e una volta in pos
sesso di Enrico VII o dei suoi funzionari di cancelleria e notai di camera, o
di ci che della sua consistenza originaria pu essere ricavato dagli inventari
superstiti. Se ne deduce che, a parte un certo numero di copie di privilegi
per San Gallo, 116 Cambrai, Worms, i conti palatini di Tuscia, i nobili di
Limburg e altri ancorall7, inoltrati alla cancelleria di Enrico VII per essere
confermati, nessuno dei documenti conservati o inventariati risale oltre il
periodo di Rodolfo d'Asburgo. Dal tempo di quest'ultimo ci sono pervenuti
solo due documenti originalius, otto da quello di Adolfo di Nassaull9, infine

dal periodo di regno di Alberto I solo cinque;120 un sesto menzi<?nato in


uno degli inventari del tempo di Enrico . 121 A giudicare da queste cifre non
si pu dunque pensare che in quest'epoca grandi quantit di materiali _d' ar
chivio siano passate da un sovrano al suo successore, a meno che quest1 no
ne fosse anche l'erede; i pochi scritti sopra menzionati saranno pervenuti
alla cancelleria di Enrico VII in circostanze particolari, forse in parte solo
durante il suo periodo di regno.
I depositi di atti (Aktenvorr'te) di questo imperatore comprendono i pi
disparati tipi di documenti pervenuti a corte, relazioni, i tanze, . conti _ ecc.,
poi copie, formulari e imbreviature conservate a corte o mmut:= dt pezz1 sp
diti infine i libri dei verbali ( Protokollbiic her) e d1 c a n c ellena
(Ka zleibiicher) gi trattati in altro contesto. Si altres gi detto che al
tempo di Enrico furono tenuti registri generali122, ma quelli a noi giunti
risalgono solo al periodo di Ludovico il Bavaro e di Carlo IV.
Proprio per dal destino toccato ai registri di Ludovico il Bavao si
autorizzati a concludere che nella prima met del XIV secolo non s1 aveva
ancora la nozione di un archivio imperiale nel senso che noi oggi siamo soli
ti dare a tale termine . m Il frammento del registro dell' imperatore
Wittelsbach a noi pervenuto fu considerato piuttosto come sua propriet
privata e pass dunque nelle mani di suo figlio, Ludovko il Vecchio; sicura
mente tutto il materiale archivistico che l'imperatore lasci fu trattato allo
stesso modo: qualche documento che oggi conservato nel Reichsarchiv di
Monaco potrebbe esservi giunto in questo modo.124

158

quale sarebbe stato il conte Amedeo di Savoia a trasportare il materiale, oggi a Torino, nel
l'archivio savoiardo.
113 Su un documento consegnato per errore nel 17 60 da Torino a Grenoble e oggi l
depositato nell'Archivio Dipartimentale, cfr. Schwalm, Nachlese, p. 439.
114 Cfr. sopra nt. 1 1 1 .
ll5 Cfr. MGH, Constitutiones, 4 , p . 4 18, n . 470 sulle copie conservate oggi a Firenze
anch'esse nel fondo Strozzi, provenienti certamente da Pisa come il documento citato al ter
mine della nt. l l l, e cfr. Schwalm, Nachlese, p. 433 seg. (MGH, Constitutiones, 4, p. 655, nt.
5; p. 7 10, nt. l; p. 757, nt. l) sui transumpta oggi a Cremona, che furono stesi nel 1339 e nel
1347 a Pisa, dove dunque allora si trovava ancora il lascito di Leopardo. J. Schwalm, Reise
nach Oberitalien und Burgund im Herbst 1901. Mit Beilagen, NA, 28 (1903 ) , p. 485-501: 487,
nt. 1, osserva che a Pisa rimase anche un codice (Liber de institutione canonicorum), proba
bilmente appartenuto a Enrico VII.
116 Sulle copie di San Gallo cfr. anche Sickel, Kaiserurkunden in der Schweiz, p. 1 6 seg.;
UB St. Gallen, 3, p. 3 65 , n. 1 185.
117 Cfr. tra l'altro anche MGH, Constitutiones, 4, p. 494, nt. l; p. 653 , nt. l; Samanek,
Genua, p. 256, nt. 2.
118 Ficker, Die Uberreste, n. 13 (MGH, Constitutiones, 3, p. 253 , n. 258) e n. 15.
1! 9 Ficker, ibid. , n. 17 (transumptum del 1292), n. 18, 20, 21, 22, (MGH, Constitutiones, 3 ,
p . 524, n . 557 e 558), n . 2 3 (ibid., 3 , p. 536, n . 572), n . 2 4 e 25. E necessario un esame pi
accurato per stabilire se il n. 19 sia un originale incompleto o solo una copia.

175

12o Ficker, Die Uberreste, n. 27, 28 (MGH, Constitutiones, 4, p. 58 seg., n. 74 P. 75), n. 30,
3 1 , 32 (ibid. , 4 , p. 1259, n. 1205 ) ; il n. 33 pervenne alla corte, assier_n.e al n: 49, ors solo al
tempo di Enrico VII; il n. 34 potrebbe essere appartenuto a un familiare d1 Enrico; l n. 35 e
36 appartenevano gi a Enrico quando era conte di Lusse:nburgo.
.
121 Cfr. MGH, Constitutiones, 4, p. 1084, n. 1 13 . Frcker ha osservato gmstamente che
questo documento non esiste pi ed erroneo identificarlo con MGH, Constitutions, 4, p.
58, n. 74 P, come fa Schwalm. TI regesto di Bernardo non si accorda col contenuto di quest?
pezzo, nel quale non si parla di un'alleanza stretta da Filippo e Alberto "po se et succsson
bus suis". Nell'inventario di Bernardo non troviamo elencato nessuno de1 documenti a noi
pervenuti del periodo precedente all'elezione di Enrico. Questi l!).timi furono depo_sit.ati _a
Pisa in un'altra occasione e le notizie dorsali citate da Ficker, Die Uberreste, p. 157, Sl rifen
scono forse a questo deposito. Cfr. inoltre l'osservazione di Schwalm, MGH, Constitutiones,
4, p. 58, nt. l .
122 Cfr. sopra.
123 Quando Carlo IV nel 1369 in un documento per il conte di Ginevra (Winkelmann,
Acta Imperii, 2, p. 591) parla degli "scrinia sacre memorie" usa semplicemente un. terJ?in
anticheggiante senza attribuirgli un significato pi ampio. Subito dopo si discorre del reg1stn.
- Seeliger, Kammernotariat, p. 44 1 seg., ha espresso un'opinione diversa: Contro 9uesta cfr. la
mia osservazione in NA, 16 (1891), p. 2 18-2 19, e J. Schwalm, Rezseberzchte (vedi nt. 104), p.
27, nt. l.
124 Sarebbe interessante esaminare pi accuratamente questi fondi custoditi a Monaco in
considerazione della loro provenienza; non possibile effettuare tale analisi sulla base delle
riproduzioni a stampa.

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176

Archivi imperiali tedeschi

Archivi imperiali tedeschi

L'opinione che i registri, gli atti, i documenti in possesso di un sovrano


dovessero considerarsi propriet dell'Impero emerge chiaramente per la
prima volta all'inizio del 'XV secolo, allorch Roberto nel corso delle sue
trattative con re Venceslao pretese la consegna di tutti i registri e gli scritti,
soprattutto quelli relativi al B rabante, e di tutto ci " ch e appartiene
all'Impero" (" daz zu dem riche gehoret") J25 La richiesta non fu natural
mente soddisfatta perch Venceslao non riconosceva affatto quel re, oriun
do del Palatinato, come legittimo titolare della corona e perci i negoziati
non e bero alcun esito. Neanche dopo la morte di Roberto si procedette
secondo il principio che aveva ispirato quella richiesta: la maggior parte dei
suoi registri p ervenne invece ai suoi successori, i principi elettori del
Palatinato. 126 Non sappiamo se l'imperatore Sigismondo, quando nel 1422
pretese la consegna dei registri del suo predecessore solo dal cancelliere di
obertc::, il vescovo Rabano di Spira, e non dal Palatinato, non avesse cogni
ziOne d1 questo fatto , oppure se nutrisse scrupoli a rivolgersi al principe
elettore. 127 Da parte del vescovo, comunque, la pretesa di Sigismondo fu
riconosciuta come legittima; dal momento in cui il materiale d'archivio di
Roberto, consegnato in questo modo a Sigismondo, e i suoi stessi registri
passarono nelle mani degli imperatori asburgici, che erano anche i diretti
eredi di Sigismondo, quindi dal 1422 in poi, si pu parlare veramente di un
archivio imperiale permanente nel senso moderno del termine.
Per quanto sappiamo finora, verso la fine del 'XV secolo fu fatto per la
prima volta il tentativo di regolarne lo status giuridico. Il progetto di un
regolamento del governo dell'Impero (Regimentsordnung), presentato dal
principe elettore Bertoldo di Magonza alla dieta imperiale (Reichstag) di
Worms del 1495 , conteneva una disposizione che affidava all'insediando
supremo consiglio imperiale (Reichsrat), assieme all'intero governo del terri
torio imperiale anche la guida dell' archivio. Egli stabil che il consiglio
imperiale " doveva prendere possesso di tutti i registri, lettere e documenti
sui negozi e la giustizia dell'Impero, ovunque e presso chiunque essi si tro
vassero, doveva conservarli fedelmente assieme al materiale archivistico che
sarebbe stato prodotto in futuro e farne uso per le necessit dell'Impero " . 128
Massimiliano non accett questa disposizione in quanto avrebbe dovuto

125 Cfr. capitolo quarto, nt. 1 92.


126 Cfr. sopra.
12: Cfr. Ziffiermru:, Zur Geschaftsgebahrung, p.

1 16 seg. Sigismondo pretese dal cancelliere


.
. Komg Rpcht, s ms Vorfahren . an dem Reich, Register und alle anderen Register, die er
mne habe ( 1 reg1str1 di re Roberto, il suo predecessore sul trono imperiale e tutti gli altri regi
stri in sua mano"). Dalle riflessioni esposte precedentemente si deduce eh il vescovo Rabano
certamen_re non l?oteva possedere altri registri che quelli di Roberto. - Cfr. capitolo quarto, nt.
193, sugli accordi tra Sigismondo e Venceslao in relazione ai registri in mano a quest'ultimo.
128 J.Ph. Datt, Volumen rerum Germanicarum sive de pace imperii publica, Ulrn 1698 p.
838, 20.
'

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comportare anche la consegna all'insediando Reichsregiment dei fondi


archivistici che fino ad allora erano stati nelle mani del re. li controprogetto
da lui illustrato ai ceti dell'Impero (St.nde) nel giugno 1 495, pur ispirandosi
formalmente al tenore della proposta presentata dal principe elettore
Bertoldo,l29 nella sostanza, invece, in tutti i punti trattati, e dunque anche
nei paragrafi concernenti l 'archivio, la modific al punto quasi di capovol
gerla, dato che imponeva all'orgario di autorit che doveva essere nominato
un obbligo del tutto ovvio, cio quello di conservare solo gli atti risultanti
dalle sedute dei suoi membriJ30
noto che nel 1495 non si arriv a una decisione definitiva circa il rego
lamento del governo dell'Impero. Tuttavia non per questo si lasci cadere
l'idea di dare un ordinamento giuridico all'archivio imperiale. Anzi, nel
d ecreto d e l 7 a g o s t o 1 4 95 s ul l a nomina del tribunale camerale
(Kammergericht) fu introdotto un paragrafo in cui il re prometteva di "riuni
re tutti i registri, libri dei feudi, lettere e documenti sui negozi e la giustizia
dell'Impero" che si trovassero in suo possesso o fossero in custodia presso
altri, "e, assieme a tutti gli atti prodotti in futuro, deporne una p arte a
Francoforte nella camera nostra e dell'Impero onde conservarli fedelmente
per l'utilit del Sacro Impero e farne uso in caso di bisogno, e di trattenere
l'altra nella nostra romana cancelleria" . 13 1
Anche questa disposizione non fu eseguita almeno per quanto riguarda il
deposito di una p arte del materiale archivistico presso il tribunale ca
merale. l32 Quest'ultimo ebbe successivamente un archivio proprio,m cui
appartenevano per solo gli atti risultanti dalle udienze del tribunale stesso.
Fu comunque importante il fatto che, mediante questo paragrafo, venne
riconosciuto giuridicamente il diritto di propriet dell'Impero nei confronti
dell'archivio imperiale. Quando nel 'XVIII secolo la corona pass a Carlo

129 Cfr. Ulrnann, Maximilian I., l , p. 3 62.


no Datt, De pace publica, p. 856: "dieselben

rate soellen auch alle Register, Brieve und


Urkund, so also bey in iiber des Reichs Hendel gemacht werden, die zur Notturft des
Reiehes zu geprauchen, getrewlich verwaren".
131 Datt, ibid. , p. 889.
132 Allo stato attuale delle nostre conoscenze non sappiamo se la pretesa avanzata da
Massimiliano nel l499 verso la citt di Andernach per ottenere una copia di un documento
di dazio emesso da Federico III a suo favore (cfr. A. Tille, Zum Versuch, unter Maximilian I.
ein Reichsarchiv zu schaffen, MIOG, 22 [190 1 ] , p. 296-298) affinch il tesoriere imperiale lo
potesse registrare nel registro imperiale "appena compilato" , fosse una misura isolata adotta
ta a scopi finanziari, oppure se questo fosse un criterio generale, n si pu ancora parlare di
un tentativo del re "di creare un archivio imperiale".
m A seguito di una serie di decisioni prese dal 1 845 dalla Dieta Federale tedesca tale
archivio stato scisso in una parte divisibile e in una indivisibile. Quest'ultima, e la parte toc
cata alla Prussia nella ripartizione tra gli Stati della Confederazione, sono attualmente ammi
nistrate dal Konigliches PreujSisches Staatsarchiv di Wetzlar: cfr. R. Goecke, Das siebzehnte
Preu/Sische Staatsarchiv, AZ, AF, 10 (1885), p. 1 17-121.

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Archivi imperiali tedeschi

Archivi imperiali tedeschi

VII della dinastia Wittelsbach, proprio in virt di questo rapporto giuridico


pot essere richiesta la consegna dell'archivio imperiale da Vienna a Monaco,
una richiesta la cui legittimit fu riconosciuta da Maria Teresa pur dopo aver
frapposto alcune difficolt, ma che non ebbe poi alcun seguito perch il
breve periodo di regno di Carlo VII era gi finito prima che si terminasse di
dividere gli atti austriaci da quelli relativi all'Impero (essendo i due tipi di atti
conservati tutti assieme nell'archivio della corte imperiale di Vienna) e prima
che fosse stata regolata la questione dei costi del trasporto.134
Oltre all'archivio del tribunale camerale dell'Impero (Reichskammer
gericht) con sede a Spira e poi a Wetzlar, posto sotto il controllo di un
amministratore di cancelleria nominato dal principe elettore di Magonza
nella sua qualit di arcicancelliere imperiale, e all'archivio della corte impe
riale (Reichsho/archiv) di Vienna, guidato dal vicecancelliere dell'Impero
sotto l'alta sorveglianza dell'elettore magontino,m vi era ancora una terza
raccolta di atti relativi all'Impero amministrata direttamente dalla cancelle
ria del principe elettore di Magonza o, come pi tardi si prefer dire, dalla
cancelleria imperiale magontina. Si pu dimostrare che gi dalla fine del XV
secolo, allorch alle diete imperiali fu elaborato un regolamento fisso con
forme pi perfezionate per la corrispondenza scritta, quest'ultima veniva
sbrigata dalla cancelleria del principe elettore di Magonza;13 6 e anche suc
cessivamente gli atti delle diete imperiali, delle diete della Reichsdeputation,
dei congressi, ai quali l'Impero era rappresentato nel suo insieme, rimasero
p resso l 'archivio di questa cancelleria imperiale magontina. 137 Dopo la
nascita della Confederazione tedesca questo archivio, trasportato ad Aschaf
fenburg al tempo della Rivoluzione138, dopo essere stato amputato della

maggior parte del materiale regionale, fu sisemato nella sede dell'Ordine


_
Teutonico a Francoforte sul Meno e subordmato alla D1eta
Federale; nel
1866 fu sottratto dal governo austriaco e portato a Vienna dove venne inor
porato al Haus-, Hof und Staatsarchiv austriao. Infi!_le, da quar: d? la d1eta
imperiale si scelse come sede permanente Ratlsbona, m questa c1tta fu crea:
_
. de
to un quarto archivio imperiale che, sotto la gmda della cancellena
.
.
marescialli e re d itari d e ll ' Impero (Reich serbmarschalle ) , 1 cont1 d1
_
Pappenheim, custodiva gli atti derivanti dallo svolgiment? delle oro funlo_
ni presso la dieta imperiale. 139 Dopo il 1 06 qe to archlVlo fu 1J?- un p nmo
_
momento lasciato a Ratisbona dato che 1 cont1 d1 Pappenhe1m s1 aspettavano che la Confederazione del Reno, da loro considerata come il successore
dell'Impero, lo avebbe prso in cnsegna; inv_ece pi tardi cou nell' i_
vio privato del castello de1 cont1 d1 Pappenhe1m e ancora ogg1 s1 trova h.

134 Cfr. J.S. Piitter, Historische Entwicklung der heutigen Staatsver/assung des deutschen
Reichs (bis 1 786), 3 voli. , Gottingen 1788: 3 , p. 43; Moser, Teutsches Staatsrecht, 6, p. 465 seg.
e p. 469 seg.
135 In epoca posteriore fu diviso in tre sezioni: a) la Reichsho/registratur per questioni di
stato, feudali, di grazia, e altre di natura extragiudiziaria; b) la Reichsho/ratsregistratur per il
contenzioso giudiziario; c) l'ufficio di registrazione del Reichsho/taxamt per le questioni fisca
li. Oggi tutto questo archivio incorporato al Haus-, Hof und Staatsarchiv di Vienna. - I regi
stri pi antichi a partire dal periodo di Roberto furono portati in un primo momento da
Innsbruck a Vienna, ma non confluirono nell'archivio della corte imperiale (Reichsho/archiv),
bens in quello austriaco (dei domini ereditari) : cfr. G. Wolf, Geschichte der k.k. Archive in
Wien, Wien 1 87 1 , p. 40; Schonherr, Archiv zu Innsbruck, p. 94 seg. e p. 1 14 seg.; Seeliger,
Register/uhrung, p. 247; G. Winter, pie Grundung des kaiserlichen und koniglichen Haus-,
Hof und Staatsarchivs. 1 749-1 762, AOG, 92 (1903), p. 1-81: 34, nt. 5.
136 Per le diete imperiali del l487 e 1489 cfr. Janssen, Frank/urts Reichscorrespondenz, 2 ,
p . 475 e p . 536; inoltre Seeliger, Erzkanzler, p. 127 seg.
13 7 Cfr. Schal, Zuverliissige Nachrichten von dem zu Mainz aufbewahrten Reichsarchiv,
Mainz 1784.
13 8 Sulle vicissitudini dell'archivio di Magonza dal 1792 cfr. Sauer, in Nassauisches UB, l ,
p. III seg., e Thudichum, Die deutschen Reichsarchive, p . 53-58.

179

Seguendo l'esempio della Sede Apostolica anche alcune chies catte rali e
claustrali sin dai tempi pi antichi provvidero alla conservazwne de1 loro
fondi documentari. Nel periodo pi antico menzioni esplicite di tali archivi
provengono prevalentemente dai territori romanzi,14 mentre sono pi rre
per quelli di lingua tedesca;142 tuttavia non c' dubbw che la consuetudme

139 Cfr. Winkopp, Der Rheinische Bund, VII (2 1), p. 445 seg.; VIII (24), p. 3 9 seg.; X
(30), p. 391 seg. Questo archivio contiene gli atti relativi alla p res_ent.azione, l'accreditamno,
:
l'acquartieramento degli inviati alla Dieta Federale, le comumcz10m per le sedut cclleI.ali e
gmnsdlz10ne
alla
sottoposte
controversie
alle
attinenti
plenarie ecc., infine gli atti processuali
dell'Erbmarschallamt.
140 Una serie di scritti pi antichi sui temi trattati sopra sono riuniti in J. Wencker,

179

Collecta archivii et cancellariae iura: quibus accedunt de archicancellariis, vicecancellarzzs, can


cellariis ac secretariis commentationes, Strfillburg 1 7 1 5 . - Sugli archivi dei distretti della
Svevia, dell'alto Reno, della Renania e della Vestfalia cfr. Thudichum , Die deutschen
Reichsarchive, p. 58.
. .
141 Per il periodo merovingio e carolingio Sickel, Acta, .1 ' p. 10, ha accolto una sene di

testimonianze per le diocesi di Reims, Sens, Parigi, Cambra! (su Cambnu cfr. MGH SS, 7, p.
402) e per i monasteri di St-Denis, St-Wandrille, Aniane. Inoltre, nella stessa epoca, per Le
Mans cfr. Gesta Aldrici episcopi Cenomanensis (MGH SS, 15/1 , p. 3 04-327: cap. 12);. er
Corbie cfr. Jaff-E. 2663. Cfr. anche Steinacker, Deusdedithandschri/t, p. 136. Su arc1':'1 a
Lucca nel periodo longobardo cfr. Memorie e documenti di Lucca, /1, p. 101; sullo scrmzum
vescovile a Novara testimoniato nel 729 cfr. Troya, Codzce dzplomatzco longobardo, n. 475; sul
l'armarium episcopii Taurinensis cfr. Epistolae Karolini Aevi, 3.' p. ? 54. .
142 Tra le citazioni pi antiche abbiamo: scrinia Constantzenszs eccleszae (Ratpert, Casus S.
Galli, MGH SS, 2 , p. 59-74: cap. 3 ) ; armarium di San Gallo (MGH SS, 2 , l? 90); armarzum_
Constantiense in documenti del 1 175 (Thurgauisches UB, 2, p. 189, n. 5 1). D1 due documenti
dell'879 uno sarebbe stato riposto nella "bibliothecam s. martyris (Emmerammi) " (Codex
chronologico-diplomaticus Ratisbonensis, ed. Th. Ried, 2 voll., Regensburg 1 816: l , p. 60, n.
59). Cartarium della chiesa di Hersfeld: Lamperti monachz Hers/eldenszs opera, ed. O. HolderEgger, Hannover-Leipzig 1894 (Scriptores rerum Germanicarum in, usum scholarum), a.
1059, p. 85. Archivista (custos armarii) a Reichenau nel 1075 (Dumge, Regesta Badensza, n.

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Archivi ecclesiastici

di conservare s crupolosamente i documenti importanti, come con un suo


provvedimento Carlo il Calvo ingiungeva ai vescovi del regno franco occi
dentale143 , vigesse non soltanto in questi paesi, bens ovunque in Occidente
e non solo nelle diocesi, ma anche nei monasteri e nei capitoli delle chies
collegiate. Ci dimostrato dal numero di originali a noi pervenuti che in
Germania, Francia e Italia spesso risalgono fino al tempo dell'istiuzione
delle ingole fondazioni religiose, mentre in altri luoghi, dove diverse vicissi
.
t,udir:-1 causarono la perdita degli originali, ce ne sono giunte almeno copie.
E ch1aro che la cura adoperata nella conservazione dei tesori archivistici non
era ovuque l meds.ima. In alcuni luoghi furono costruiti edifici appositi
per osp1tare gh arch1v1: cos1, ad es. la domus cartarum fatta erigere dall'abate
Ansegiso di St-Wandrille "in medio ... porticus " quando fece ricostruire il
suo monastero ; 144 cos i " tutissima aedificia" che l 'arcivescovo Ebone di
Reims edific per l'archivio della sua chiesa.145 Altrove l'archivio di una dio
cesi era spesso situato nella chiesa cattedrale: cos ad es. secondo alcune
onti, che P e risalono solo l xyi secolo pur richiaman dosi a tempi
.
.
tmmemorabih, il cartzlogzum
degh arcivescovi di Ravenna, le cui chiavi erano
custodite d: cimiliarca di questa chiesa cattedrale, e l'accesso al quale non
era cor:-sentlto a nessuno senza il permesso speciale del vicario generale ard
vescovile.146 Talvolta i privilegi pi importanti venivano divisi dalla massa
dei restanti documenti e conservati separatamente: cos nel convento di St.
etr d Erfurt, dove ali p ivilegi furono riposti, assieme ai tesori pi pre
ZlOSl d1 quella fondaz10ne, m una stanza costruita in una delle torri
della
chiesa.l47
Tra i documenti di archivi ecclesiastici non si trovano solo quelli concessi

alle chiese stesse, ma anche parecchi altri emessi per si..r1gole persone, reli
giose o laiche. Pi volte soprattutto i vescovi e gli abati depositarono negli
archivi delle loro chiese anche documenti riguardanti solo talune loro que
stioni private.l48 Altrove nobili signori deposero i loro documenti nell'archi
vio del monastero di famiglia da loro fondato149, o stirpi di principi in lliJ.a
delle fondazioni religiose del loro territorio.150 Ma la maggioranza dei docu
menti emessi a favore di singoii e conservati.negli archivi ecclesiastici sar l
pervenuta perch nel Medioevo, al momento di alienare la propriet fondia
ria, si usava generalmente consegnare anche i relativi titoli giuridici che si
possedevano.15 1 E cos dai destini dei documenti spesso si possono ricavare
persino conclusioni sulla sorte dei possedimenti dei quali trattano i docu
menti.
In territorio tedesco i. documenti dell'alto Medioevo emessi a favore di
laici d sono pervenuti quasi esclusivamente per il tramite di archivi,ecclesia
stici e d che non si salvato in questo modo andato distrutto. E impor
tante tenerlo a mente per non trarre conclusioni erronee dalla forte prepon
deranza dei documenti ecclesiastici tra tutti quelli oggi a nostra disposizio
ne: non possediamo alcun elemento che ci permetta di affermare anche solo
in via di ipotesi quale fosse un tempo il rapporto tra i documenti emessi per
i laici e quelli prodotti per gli ecclesiastici, perch gli archivi dei laici a noi
pervenuti appartengono solo a un'epoca molto pi tarda. Solo in Italia qual
che archivio di stirpi principesche risale fino al X secolo;152 e negli archivi

60, p. 1 12). "Archivum s. Mog. ecclesiae" , dove furono depositate risoluzioni conciliari del
107 1 (Jaff, Bibliotheca, 5 , p. 76). "Alteram armario alteram vero S. Marie scrinio conservan
dam sucepi" , Treviri 1083 (Mittelrheinisches UB, l, p. 436, n. 378). Armarium come archivio
del captolo cattedrale di Treviri anche intorno al l l50 (ibid. , 1 , p. 616, n. 557). - Su archivi
bavaresi, ves':_ovili e claustrali, cfr. Rockinger, Baierisches Schri/twesen , p. 228 seg.
143 MG , Capitularia regum Francorum, 2, p. 3 3 6 , n. 275, 12: " episcopi privilegia
Romanae sed1s et regum praecepta ecdesiis suis confirmata vigili solertia custodiant".
!44 Gesta abbatum Fontanellensium, p. 55, nt. ***.
Flodoardus ' Hisoria emensis ecclesiae, MGH SS, 1 : , P 405 599: lib. 2, cap. 19.
.

.
Cfr. le testlmomanze m Monumenta saeculz XVI hzstorzam
zllustrantia, ed. P. Balan,
Innsbruc 1885, l , J:: 4 4 seg.; l loro veridi it c fermata dal racconto di Ambrogio
c;
. :m
Traversan, che tento, mutilmente d1 entrare nell archiviO
(L. Mehus, Vita Ambrosii Generalis
amaldulnsis, Fireze 1759, p. CCCCXIII). L'archivio dei vescovi di Bamberga si trovava
sacrno nosto m abnberch" ( E, 5 , p. 1 3 1 ). - "Ista paria litterarum subscripta inve
.
.
mntur m sagrano Fnsmgens1
reposita": Monaco, Reichsarchiv, cartulario di Frisinga (liber
ruoeus), f. 65.
147 fr. il passo in ':lattenbach, Das Schri/twesen3 , p. 628 seg. Nel 1259 il capitolo
catte
ral di L b cc provvi?e mo to ef ica emente 'ordinamento dell'archivio , poich decise:

c.npta p1Vile10rtl11! diffusa mvesngat10ne sagac1. .. conducere, conducta signare et signata


VIvido registrali textm commendare" (UB des Bistums Lubeck, l , p. 130, n. 1 4 1 ).

::

181

165

Archivi ecclesiastici

R_

148 Cosi ad es. diplomi del IX secolo per la cappella imperiale di Francoforte finirono
nell'archivio del monastero di St. Maximin di Treviri (cfr. Bresslau, St. Maximin, p. 30), e
documenti per i conti di Traungau nell'archivio vescovile di Wiirzburg ( cfr. Bresslau,
Jahrbiicher Konrads II., 1, p. 60, nt. 4).
149 Cos i conti di Nellenburg nel monastero di Ognissanti a Schaffhausen.
150 Cos i duchi d'Austria a Klosterneuburg. Allo stesso modo ancora nel XV secolo i
marchesi di Brandeburgo nel monastero di Grauen a Berlino e nell'archivio del capitolo cat
tedrale di Brandeburgo (Lewinski, Brandenburgisc.he Kanzlei, p. 125 seg.). Sembra che nel
XII secolo materiale archivistico dei conti di Fiandra ("brevia et notationes de redditibus
comitis " ) fosse custodito nella chiesa di St-Donatien a Bruges: cfr. Galbert de Bruges,
Histoire du meurtre de Charles le Bon comte de Fandre (1 127-1 128), ed. H. Pirenne, Paris
1 89 1 , cap. 3 5 . - Esempi di conservazione di documenti altrui nell'archivio di St-Denis in
Nouveau trait de diplomatique, 1 , p. 108.
15 1 Esempi in Sickel, Acta, l, p . 1 1 , nt. 10, e Ficker, Beitrlige, 1, p . 108; cfr. anche Galletti,
Del primicerio, p . 1 8 7 , e , sulla funzione del Landbok anglo-sassone, Brunner, Zur
Rechtsgeschichte, p. 167 seg. Una testimonianza interessante del l227 da Piacenza, dove furo
no consegnati solo temporfu'1eamente alcuni originali di un convento di Pavia affinch fossero
confezionate copie vidimate dei titoli d'acquisto, si trova in MGH DD, 3 , p. 735.
152 Cos: ad es. quello dei conti di Collalto, discendenti degli antichi conti di Treviso: cfr.
E. von Ottenthal, Das Archiv der Gra/en von Collalto au/ Schloss S. Salvadore bei Conegliano,
MIOG, l ( 1880), p. 6 14-618. Documenti del X secolo per i marchesi aleramici e torinesi si
trovano nell'Archivio di Stato di Torino. Nei secoli XI e XII cominciano gli archivi degli
Estensi, dei marchesi di Romagnano, dei conti di Biandrate ecc.

1 82

182

1 83

Archivi delle citt

notarili153, che in molte grandi citt di quel paese sono sopravvissuti quasi
indenni alle ingiurie del tempo, si conservano numerosi documenti attinenti
a negozi giuridici stipulati tra laici e risalenti almeno al XIII secolo, anzi gi
al XII.
In Germania si trova ben poco di simile per il periodo precedente al XIII
secolo. 154 Solo nei secoli XIII e XIV anche i principi laici iniziarono a dedi
care attenzione all'ordinamento dei loro archivi. I fondi degli archivi bavare
si, con il loro materiale che risale fino al principio del XIII secolo, sono
quelli pi antichi; 155 un documento del 1293 del margravio Federico sembra
accennare all'esistenza di un archivio dei margravi di Meillen. l56 Al XIV
secolo appartengono i registri pi antichi a noi giunti di questi due casati,
che oggi sono conservati a Monaco e a Dresda, come quelli dei margravi di
Brandeburgo della famiglia Wittelsbach, che oggi sono a Berlino, e quelli
dei conti palatini renani, oggi custoditi a Karlsruhe. l57 Ma nella maggior
parte dei principati laici i fondi d'archivio privi di lacune non sono molto
anteriori al XV secoloJ58
Solo nelle citt si applic gi molto tempo p rima maggiore cura nel con
servare adeguatamente i privilegi e i documenti ricevuti, gareggiando in
questo con le corporazioni e le autorit ecclesiastiche. Se in territorio gallico
la tenuta dei gesta municipalia o dei codices publici, conservatasi almeno in
alcuni luoghi a partire dall'et romana fino al IX secolo, presupponeva l'esi
stenza di archivi municipali, 159 nella stessa epoca non si trova naturalmente

nulla di simile in territorio propriamente tedesco. Ma dal momento in cui le


citt vescovili tedesche in quanto tali acquistarono diritti, si presero anche
cura di custodire i relativi documenti di franchigia (Freiheitsbrie/e) loro con
cessi. I fondi archivistici di Worms contengono il materiale pi antico risa
lente fino al secolo XI e nei due secoli successivi numerose citt vescovili e
dell'Impero, e persino alcune citt nei territori dei principi possedettero
archivi. 16o In queste circostanze non suscita -meraviglia il fatto che, in un'e
poca in cui le pi potenti stirpi non principesche di aristocratici tedeschi
cominciavano gi a vantarsi di possedere un archivio ordinato, le famiglie
patrizie di ragguardevoli citt germaniche, come ad es. Norimberga, 161 ini
ziarono a custodire i loro documenti nei loro archivi privati. l62

153 Cfr. Guttarolo, Gli archivi notarili in Italia, Messina 1881.


154. Vi rientrano ad es. i libri dei feudi dei signori di Bolanden che risalgono al XII secolo,
.
.

183

167

Archivi signorili

1 66

pubblicati da Sauer, Wresbaden 1882. In generale libri dei feudi e registri fanno parte del
materiale archivistico pi antico di signori laici che noi possediamo; a quelli di Bolanden
fanno seguito nel tempo quelli della contea di Blankenburg dell'inizio del XIII secolo un
elenco di tutti i libri dei feudi a noi giunti si trova in Lippert, Die deutschen Lehenbiiche, p.
126 seg.
155 Cfr. i Monumenta Wittelsbacensia pubblicati in QE, 5. Anche l'archivio dei NassauOrange sembra risalire fino alla met del XIII secolo (cfr. Nassauisches UB, l , p. 389, n. 639).
156 Posse, Privaturkunden, p. 171, nt. 5 .
157 Cfr. sopra, anche per altri registri.
15 8 Massimiliano I nel suo regolamento di cancelleria del 1497-98 (Adler, Zentralver
waltung, p. 5 14) diede disposizione che i documenti principali relativi ai domini ereditari
austriaci fossero conservati nella tesoreria di Innsbruck. Solo con il mandato regio del 1501 si
ordinava la costruzione a Innsbruck di un ambiente apposito dove da allora in poi dovevano
conservarsi "tutte le lettere, registri, e altro materiale importante, nostri e della nostra casa
d'Austr!a" ( "worin alle unsere und unseres Hauses Osterreich Briefe, Register und anderes
daran vrel gelegen ist": Adler, ibid. , p. 504). Sugli archivi di Innsbruck cfr. Schonherr, Archiv
zu nnsbruck, p. 94 seg.; sull'archivio degli Hohenzollern franconi cfr. Wagner, Kanzlei der
/rankzschen Hohenzollern; su quello della marca di Brandeburgo cfr. Lewinski, Brandenbur
gische Kanzlei, p. 125 seg.
159 Cfr. Waitz, Vedassungsgeschichte, 211, p. 4 1 3 , nt. l ; Sickel, Acta, l , p. 10. Nelle For
mulae Marcul/t, 2, 3 8 (MGH, Formulae, p. 98) si ordina esplicitamente la conservazione dei
Gesta "in arcipibus publicis" .

16o Comunico solo alcune informazioni. li documento originale pi antico dell'archivio di


Worms del l074 (sull'archivio cfr. H. Boos, Zur Geschichte des Archivs der weiland/reien
Stadt und /reien Reichsstadt Worms, AZ, AF, 9 [1884] , p. 99-1 19), quello dell'archivio di
Spira del l 182, quello dell'archivio di Strasburgo del 1205. Nel l l35 sembra che la citt
d Magonza non disponesse ancora di un archivio, perch non credo che il privilegio conces
so in quell'anno dall'arcivescovo Adalberto I, che gi nel l274 risultava mancante alle auto
rit cittadine "in numero reliquorum privilegiorum nostrorum", fosse sparito dall'archivio
della citt, ma ritengo pi probabile che sin dall'inizio fosse conservato nell'archivio del capi
tolo cattedrale, dove nel 1793 lo vide Wiirdtwein (cfr. Hegel, Das an die Stadt Mainz ertheilte
Privilegium, p. 43 8 seg.). Anche in altri casi constatiamo il deposito d documenti delle citt
in archivi ecclesiastici, ad es. il pi antico privilegio per Miihlhausen in Turingia a noi noto,
un documento di Federico II, fu conservato "in cymeterio b. Virginis" (cfr. UB Miihlhausen,
n. 468). Allo stesso modo gli archivi degli ufficiali pubblici (Amtleute) dei distretti parroc
chiali di Colonia, risalenti fino all'inizio del XII secolo, saranno stati depositati originaria
mente nelle relative parrocchie, o almeno ci si pu supporre sulla base dei fondi ancora oggi
esistenti dell'archivio parrocchiale di S. Columba: cfr. R. Hoeniger, Urkunden und Akten aus
dem Amtleute-Archiv des Kolumba-Kirchspiels zu Koln, Annalen des historischen Vereins fiir
den Niederrhein, 46 (1887), p. 72- 122. L'archivio dell'intera citt di Colonia risale fino al XII
secolo. Ad epoca ancora precedente - arrivano fino al l lOO - risalgono i fondi pi antichi del
lo Stadtarchiv di Ratisbona (cfr. Rockinger, Baierisches Schri/twesen, p. 229); nel 1396 esso era
allocato nella "stadt kamer" (QE, 6, p. 579). Cos anche lo Stadtarchiv di Norimberga nel
e
XIV secolo si trovava nella tesoreria pubblica, la cosiddetta Losungsstube nel municipio,
nel 1348 fu saccheggiato: J. Petz, Der Reichsstadt Niirnberg Archivwesen, AZ, AF, 10 ( 1885),
p. 158-192. Sull'istituzione di singoli e importanti archivi cittadini cfr. anche Wattenbach,
Das Schri/twesen3 , p. 638 seg. Sull'archivio di Utrecht cfr. Muller Fz., Archie/ Utrecht, p. l
seg. Tra le citt minori citer solo Hameln, il cui archivio contiene gi un documento del
1 185-1206 (cfr. UB Hameln, l , p. LXV).
161 Documenti del XIV secolo dagli archivi di famiglia degli Stromer e dei Tucher d
Norimberga in Chroniken Niirnberg, l , p. 203 seg.
162 In questa sede non ci si pu occupare della sorte toccata in epoca successiva agli
archivi dei principi e delle citt. Sulla situazione alla fine del XIX secolo cfr. Burckhardt,
Hand- und Adrefibuch der deutschen Archive, 2Leipzig 1887.

1 84

184

Funzionari di cancelleria degli imperatori romani

VI
I FUNZIONARI DI CANCELLERIA
DEGLI IMPERATORI ROMANI E DEI PAPI

1 84

1 85

185

Come le istituzioni medioevali destinate alla conservazione ordinata e


sicura di documenti si rifecero direttamente a strutture dell'antichit roma
na, allo stesso modo il modello romano fu determinante anche per l'evolu
zione degli uffici incaricati di produrre i documenti dei sovrani dell'alto
Medioevo. Gli archivi e le istituzioni cancelleresche del Medioevo hanno la
medesima origine, e per la comprensione soprattutto di queste ultime
indispensabile conoscere le corrispondenti istituzioni romane.
Se prendiamo le mosse dalla situazione intorno all'inizio del V secolo,
che siamo in grado di dominare meglio basandoci sulla Notitia dignitatum
utriusque imperii compilata in questo periodo,l constatiamo che gli uffici
adibiti alla spedizione di documenti (scrinia) erano soggetti alla direzione
del magister o/ficiorum, che era tra i primi ufficiali della corte imperiale e
aveva il rango dei viri inlustres.2 Quattro erano questi uffici di spedizione, lo
scrinium memoriae , lo scrinium epistolarum o - in Oriente, dove la corri
spondenza latina e greca era sbrigata da due uffici separati - gli scrinia epi
stolarum, lo scrinium libellorum e lo scrinium dispositionum. Di questi uffici
lo scrinium epistolarum trattava le questioni esterne, le interpellanze e i
ricorsi degli organi di autorit all'imperatore, soprattutto probabilmente in

1 Uso qui l'edizione di O. Seeck, Berlin 1 876.


La Notitia commentata accuratamente
nell'edizione di E. Bocking, Bonn 1839-43 . n lavoro pi attento e scrupoloso sull'organ
izza
zione degli uffici della cancelleria imperiale fino al IV sec. quello di Hirschfeld, Die
kaiserli
chen Verwaltungsbeamten, p. 3 18 seg.; cfr. anche Friedlaender, Darstellungen, l , p. 108 seg. e
p. 179 seg. Sul periodo posteriore Bethmann-Hollweg, Der romische Civilprozess,
3 , passim.
Cfr. anche Schiller, Romische Kaiserzeit, 2, p. 101 seg., e E. Cuq, in Mmoires prsents
l'a
cadmie des inscriptions et belles lettres, l sr., 9, 2 ( 1 884), p. 3 6 1 seg., inoltre le osservazio
ni
di Mommsen, Ostgothische Studien, p. 453 seg. [Gli Ostgothische Studien di Mommsen
, citati
qui e spesso anche in seguito, pubblicati prima in NA, 14 ( 1889), sono stati poi ristampati
nei
suoi Gesammelte Schrzften, 8 voli., Berlin 1905-1913 : 6, p. 3 62 seg.].
2 Notitia dignitatum (in partibus Orientis), 1 1 , 13 seg.; (in partibus Occidentis), 9, 10
seg.
Conformemente alla subordinazione degli scrinia al magister officiorum, i preposti
ai primi
non avevano un loro o/ficium, ma, secondo la Notitia dignitatum (Or.), 19, ricevevan
i loro
adiutores dagli scrinia, i quali erano "sub dispositione" del magister o/ficiorum. Percio anche
le disposizioni imperiali relative al personale di tali scrinia sono indirizzate al magister
o/ficio
rum o a lui e al questore contemporaneamente (cfr. ad es. CI, 12, 19, 6 seg.). - Sui titoli
ine
renti al loro rango cfr. Hirschfeld, Rangtitel, p. 579 seg.

169

cause giuridiche, e una parte delle suppliche. Lo scrinium libellorum era


l'ufficio delle suppliche vero e proprio, cui erano anche assegnate le inchie
ste ordinate dall'imperatore (cognitiones);3 lo scrinium memoriae redigeva le
risoluzioni imperiali pi brevi, preparava i documenti di nomina a determi
nati uffici inferiori, soprattutto militari,4 e pare che compilasse e spedisse le
risposte alle suppliche preparate negli altri uffici. L'ambito di competenza
.
dello scrinium dispositionum, infine istituitopi tardi rispetto agli altri tr
uffici, non definito con precisione nella Notitia dignitatum; sembra che s1
estendesse principalmente a questioni dell'amministrazione h:terna.5 Al_ vetice dei tre primi scrinia vi erano dei magistri che avevano il rango d1 vtrt.
spectabiles, mentre lo scrinium dispositionum era guidto d un coes _ c?
pare fosse allo stesso livello non dei capi, bens1, de1_ funzwnan loro pm VlCIDl
in grado (i proximi) degli altri tre uffici. 6
.
Mentre i magistri dei tre scrinia pi antichi in un primo tempo confenva
no direttamente con l'imperatore,? persero l'importanza politica derivante
da questo loro rapporto da quando, su disposizione di Costantino, tra loro e
l'imperatore fu inserito il pi alto ufficio di corte, quello del quaestor sacr_
palatii, ricoperto da un funzionario che aveva il rango dei viri inlustres,. D1
fatto il decernat nelle questioni legislative e nel disbrigo delle suppllche
pass cos al questore.9 Nel 54 1 Giustiniano stabiliva eh le ordinanze impe
riali dirette a ufficiali giudiziari dovevano essere controfirmate dal questore,
il quale doveva indicare i nomi delle parti, dei giudici e della persona incari
cata della consegna.lo Non sappiamo se tale disposizione sia rimasta in vigo-

3 Quanto alla sua competenza nelle cognitiones interessante il verbale di un'inhiesta


svolta nel 449 a Costantinopoli, che fu inserito negli atti del concilio di Calcedoma (cfr.
Mansi, Collectio, 6, col. 758 seg.) .
4 Cfr. C.Theod. l , 8, 2 ; CI, 1, 30, l.
5 Cfr. Bocking, Notitia dignitatum, l , p. 237.
6 I proximi scriniorum in epoca antica erano viri clarissimi, al tempo di Giustiniano viri
spectabiles (C.Theod. 6, 26, 2; CI, 10, 3 1 , 66). n pr?xinus scrinii libellorum t cognitionum
compare come vir spectabilis gi negli atti del 449 c1tat1 sopra alla nt. 3 . Cfr. moltre CI, 12,
19, 8.
7 Cfr. il passo istruttivo di Lampridius, Vita Alexandri Sel!.eri, cap. 3 1 : in cripores
Historiae Augustae, ed. H. Peter, 1 , Leipzig 1884, p. 270, e Hmchfeld, Dze
kazserlzchen
Verwaltungsbeamten, p. 337.
8 Cfr. Mommsen, Ostgothische Studien, p. 453 seg.
9 Notitia dignitatum (Or.), 12, (Occ.), 10: "sub dspositione viri illustris quaestoris: leges
dictandae, preces" . Cfr. Bocking, Notitia dignitatum, l , p. 247 seg. - Non sappiam? nu a di
_
sicuro sulla ripartizione dei compiti tra il questore e i magistri scriniorum; da una disposiZIO
ne di Zenone del 477 (CI, l, 23, 7) si ricava che sia quello che questi dettavano (componeva
no) i rescritti imperiali rilasciati ir1 seguito a suppliche. Cfr. anche Valentiniano III, Nov. 19, e
su questo le osservazioni, peraltro da verificare ulteriormente, di Mommsen, Ostgothische
Studien, p. 455, nt. 2. Gli impiegati subalterni degli scrinia e del primicerius notariorum sono
definiti come scrittori di questi rescritti.
lO Iustinianus, Nov. 1 14; cfr. Bruns, Die Unterschri/ten, p. 84 seg.

1 86

186

Funzionari di cancelleria degli imperatori romani

170

1 87

re, dato che nessuna di quelle controfirme si conservata. Invece gi p rima


doveva eser us :ra!e un'altra forma di controfirma del questore. Gia in due
Novelle di Gmstm1ano del 536, contenenti et;trambe prescrizionilegislative
_
a carattere generale, pnma
della data trovtamo la parola Legi,ll e nelle
Noyell dl 570 e 5 82_ ei successori di Giustiniano, gli imperatori Giustino
e Ttber:o, e detto esplicitamente che tale parola veniva scritta dal questore. 12
Anche il questore reclutava il personale per il suo ufficio tra i funzionari dei
tre sc:inia pi antichi sopra ricordati;B oltre a ci, secondo una consuetudi
ne retr:trodotta da Teodosio nel 424, erano di sua competenza le assunzioni
da registrare nel laterculum minus, nel registro minore delle cariche.14
Accanto agli uffici menzionati finora vi era quello dei notai imperiali che,
quantunque ;:wn fosse del tutto staccato dagli altri, era tuttavia un ufficio a
arte: 15 Co il _ assare del tempo nell'Impero romano alla qualifica di notarius
s1 uru un sgn1cato molto diverso. Mentre il termine, corrispondentemente
alla sua denvazwe dalla parola nota, ir1 epoca antica designava quello scritto
re he ap:va scnvere velocemente, ma era usato di preferenza per indicare
scnttor: pnvatl_ non affrancati o operanti dietro compenso, 1 6 pur ricorrendo
sucesstvamente ancora non rado .in qesta. ulteriore accezione,17 a partire
peo s prattuto d tempo di Gordiano il G1ovane furono chiamati cos gli
scntton segreti dell lillperatore.18 Costoro formavano una corporazione parti-

187

li

Iustinianus, Nov. 22 e 105.


12 Novellae constitutiones Iustini et Tibert!, 6 e 14 (Zachariae von Lingenthal, Ius Graeco
Romanm, 3 , p. !4 e 3 1) . n Legt Sl_ trova p01 ancora nel VII sec. in un'ordinanza di Eraclio
(Zacnae .von Lmgntal, ibid. , 3 , p. 40) . .mane aperta la questione se ad esso corrisponda
W:: pm antico subscrzpsz (cfr. ad es. Valentmian?, Nov. 3 ), come incline a supporre Bruns,
Dze Unterschrz/ten, p. 84 seg.; cfr. anche Brandi, Der byzantinische Kaiserbrief aus St.-Denis,
p. 39.
13 N,titz d:'gn:itatun_z (Occ.), 10, 6: "habet subaudientes adiutores memoriales de scriniis
divrs1s. Gmsm:ano nd.usse .a 26 il numero degli adiutores, 12 dallo scrinium memoriae e gli
altn due grupp1 di 7 dagh altn due scrinia (cfr. Iustinianus Nov: 35)
14 C.Theod. l , 8, 2.
15. Quando spesC: : e anhe i? ?chiller, Romische Kaiserzeit, 2, p. 107 - solo i tribuni et
notarzz .vengon defmlt funwnn , .della celleria imperiale", ci impreciso e fuorviante,
come nsulta evidente g1a dm dati qm fornltl m precedenza.
1 Cfr. Oesterley, Notariat, l , p. 7, e gli esempi citati da Mommsen nell'edizione di
. 6da
Gw
;: e,. {or4anz.s R ? mana et .Getia, rlin 1 8.8 (I\:fGH AA, 5 / 1 ) , p . VI, nt. 7 .
l'!ell an:chita gli scm:o:1 subalterm de.gli uff11 ron:am s1 c1mavano librarii, quelli in posi
ZI?ne pm elevata - att1v1 come segretan e funz1onan contabili - scribae librarii o scribae sem
phcene (cfr. Mommsen, Romzc?es taatsrecht, l, p. 346 seg.). Pi tardi comparve anche
la def1mzwne d1. exceptor, usata ongmanamente solo per gli scrittori salariati.
. ad es. CI, 7, 7, l; 8, 18, 1 1 . - Una testimonianza a questo riguardo tratta dalle iscri. 7e,Cfr
Zlom
CIL, 10, n. 4798.
1 8 Su questi notarii principis (Ammianus Marcellinus, Rerum gestarum libri qui supersunt,
3 0, 2) fr. soprattutto Gothofredus su C.Theod. 6, 10; inoltre Bethmann-Hollweg, Der romz
sch.e f:zvzlprozess, 3 , p. 35 seg. e p. 101 seg. In Zosimo, Historia nova, ed. L . Mendelssohn,
Le1pz1g 1887, 3 , 4 ; 5, 40, ecc. si chiamano imoypaq>ei:. Per i to:xuypaq>ol, che Lydus, De

188

'

Funzionari di cancelleria degli imperatori romani

171

colare (scbola) e s i suddividevano in numerose categorie: l a prima e l a pi


importante era costituita dai tribuni et notarii, la seconda dai domestici et
notarii, le restanti si chiamavano semplicemente dei notarii.19 I tribuni et nota
rii avevano il rango dei viri spectabiles2o ed erano incaricati di stendere i ver
bali delle sedute del consiglio segreto imperiale (consistorium) in occasione di
tutti i dibattiti su questioni di Stato.2l Occupavano perci un posto di partico
lare fiducia, e infatti proprio questi notarii erano adoperati b missioni straor
dbarie aventi a oggetto affari diplomatici, amministrativi, finanziari e anche
militari.22 A capo di questi notai era il primicerius notariorum,23 uno dei fun
zionari imperiali pi b vista, bcaricato di tenere il laterwlum maius, il regi
stro grande delle cariche, nei quale erano elencati i fu...1zionari militari e dvi
li.24 Soprattutto per questo la carica di primicerius notariorum era particolar
mente influente, ed essa procurava anche un lauto profitto grazie alle sportule
da versare per la redazione delle patenti di assunzione; significativo per l'im
portanza di tale carica il fatto che il suo titolare Giovanni nel 423, dopo la
morte di Onorio, os allungare le mani sulla porpora imperiale.
N el corso del V secolo ai quattro scrim'a, alla questura e al notariato si
aggiunse ancora un ultimo ufficio della cancelleria imperiale: il referendaria
to. Gli inizi dei re/erendarii sono tuttora oscuri; la notitia dignitatum non li
conosce ancora e la loro p rima menzione a me nota del 427.25 Appren-

non pro
magistratibus, 3, p. 6, 9 ecc., spesso nomina, bisogna intendere gli exceptores, cio
li.
imperia
notai
priamente
1 9 Dai notarii dell'imperatore in senso stretto occorre distinguere i notarii praetoriani del
(cfr.
prae/ectus praetorio, che pure avevano il rango di ufficiali e perci si chiamavano tribuni
3).
13,
Nov.
nus,
C.Theod. 6, 10, 3 ; Iustinia
20 Cos gi in alcune lettere di Agostino (cfr. I-:Iirschfeld, Rangtitel, p. 601, nt. 2); cos
989, dove appare un vir
anche in un editto di Zenone (CI, 12, 7, 2) e nell'iscrizione CIL, 8, n. poi
adiutor del magister
rebus,
in
agens
stato
era
prima
che
spectabilis tribunus et notarius,
i clarissimi, non
officiorum. Il fatto che ancora sotto Giustiniano vengano talvolta chiamat
funzionari dei
ai
anche
spesso
dato

titolo
questo
perch
o
affermat
qui
smentisce quanto
ranghi pi elevati.
2 1 C.Theod. 6, 35, 7; 6, 10, 2; cfr. Cassiodorus, Variae, 6, 16.
22 Cos compaiono in modo particolarmente frequente in Ammiano Marcellino (cfr. le
testimonianze addotte da Gothofredus, in C.Tneod., ibid.)
23 n notaio imperlale pi vicino a lui nel rango (sequens primicerium tribunus et notarius,
C.Theod. 6, 10, 2) veniva chiamato secundicerius notariorum. ione viri spectabilis primicerii
24 Notitia dignitatum (Or.), 18, (Occ. ) , 16: "sub disposit
m quam civilium ".
notariorum omnis dignitatum 'et administrationum notitia, tam militariu
nus, Epithalamium
Claudia
Cfr.
tto.
Gi Bocking ha osservato che l omnis deve essere circoscri
i Carmina,
Claudian
Claudii
in
seg.,
83
v.
e,
Celerina
et
notario
et
tribuna
c.
v.
dictum Palladio
nt. 9 si
alla
citato
sopra
rescritto
Dal
.
301-307
p.
ed. Th. Birt, Berlin 1892 (MGH AA, 10),
imperia
menti
provvedi
di
mundum
in
redactio
alla
avano
partecip
adiutores
suoi
i
che
deduce
qui che il primicerius era
li. - Per l'analogia di cui si parler pi avm1ti, s dovr osservare C.Theod
. 6, 2, 20).
incaricato anche di dare lettura dei discorsi imperiali ir1 senato (cfr. al prae/ectu
s praetorio su
25 CI, l , 50, 2, un provvedimento indirizzato dal referendarius
ario.
referend
un
ancora
mandato imperiale. In Simmaco non compare

1 88

1 89

189

Funzionari di cancelleria degli imperatori romani

172

1 90

diamo qualcosa di pi preciso su di loro solo nei secoli V e VI e dalla parte


orientale dell'Impero; non possono per essere mancati in Occidente come
diostao gi ?al fatto he li ritroviamo nel regno ostrogoto.26 Al empo
d1_ Gmsttmano v1 furono m certi periodi quattordici referendari ma una
disposizione del 535 di questo imperatore stabiliva che sei di qusti posti
ovevano grad?almente essere eliminati e in futuro il collegio dei referenda
n ?ovev c<:ns1see solo di otto membri.27 ll loro rango equivaleva a quello
de1 m_agztt scrzmoum e del P :imiceriu_s notariorum; erano dunque, come
quest1, vm spectabzles. Procop10 descnve le loro funzioni in modo molto
dettagliato.28 Secondo il suo racconto essi riferivano direttamente e, come

26 Cssiodorus, Variae, 6, 17. Conosciamo due referendari ostrogoti: Cipriano (Cassiodo


Varzae, 8, 2 ; Anonymus Valesianus, in Chronica minora saec. IV V VI. VII. , l, ed. Th.
sen: J?erlin 1892 [MGH AA, 9] p. 326 e 328) e Gi:w \Cassiodorus, Variae, 8, 25).
q
. Iustm1anus, Nov. lO._ n fatto che _ ?esta novella s1a mdmzzata al magister officiorum
autonza a conclude:e che 1 ;e/erenda_ru s1 trovavano con lui nello stesso rapporto dei magi
.
strt crm:o:um; e cos1 anche 1 ?ro a zuores (Nov. 124, 4) sa7anno stai probabilmente presi
dagh scrmza . Ma no e, eata l !potsl h Mommsen, Ostgothzsche Studzen, p. 482, nt. 4, che i
rferendan_ fossero 1dent1cl agh anuchl magistri scriniorum avendo solo cambiato denomina
z!One. Infatti gli scrinia e l'ufficio dei loro magistri continuarono ancora a sussistere allorch
cmparvero i referendari. Cos non solo si trova menzione di un comes et proximus sacri scri
nu Z:bellrum sa;::aruqu cognitionum (!'fani, Collectio, , col: 822, cfr. ibid., 6, col. 758)
_
nell mch1
_esta plU vo1te c1tata del 449, 1l cm verbale fu msento negli atti del sinodo di
Calcedoma, ma ancora .nel 5 18 Giustino I inviava un comes sacri consistorii et magister scrinii
rf!emo:zae al papa C?r:msda (CSEL: 35/ , p. 588 seg. e p. 701). Piuttosto pare che i referenda
n abb1ano avuto ongme dal collegiO der tribuni et notarii. Ad es. nel 449 incontriamo il tribu
nus et re/erendarius o, come viene chiamato pi in l, il "tribunus et notarius et referendarius
Macedcnius" (Mansi, Co!ectio, , col.. 758 . seg.); ora si chiama o:J.Ln:p6w:'t0 (clarissimus),
;
ora n:Eptf3En:'to
(spectabzlzs) . Par1ment1, al smodo del 536 a Costantinopoli (Mansi Collectio
8, col. 880) compare lo "spectabilis tribunus et notarius et referendarius Theodorus" I
e:mambi i casi si discuteva di suppliche rivolte all'imperatore e sulle decisioni adottat al
nguardo. [Sui magistri scriniorum e i referendari degli imperatori romani tratta ora anche J .B.
Bury, Magitri scriniorum, ANTifPA<DEI, and PE<DEPENLiAPIOI , Harvard Studies in
_
Clas1cal
Pholog, l (1910), p. 23-29. Egli concorda con le osservazioni qui esposte nel
respmgere 1'1potes1 d1 Mot;Jmsen sull'orige della carica dei referendari dai magistri scrinio
_
_
dal collegio dei tribuni et notarii. A
rum e, corr;-e me, espr1me
paere che ess1 provemvano
sostegno di queste due opm10m adduce altre prove: in CI, 4, 59, l, all'anno 473 si menziona
no v'ttypacp et, cio inagistri scriniorum accanto ai referendari, e in Constantinus
Porphyrogemtus: De cerimoniis, l, p. 3 90, cap. 86, si afferma esplicitamente che i referendari
apartenevano al tribuni et notarii. Degne di essere menzionate sono anche le lettere di san
rus,
Mo

[742]

Nilo al referendario Giacinto citate da Bury (PG, 79, col. 425, n. 83 e 84) ; esse costituiscono
forse la testimonianza pi antica dell'esistenza della carica all'inizio del V sec. Non condivido
per? l'opinione di ry che fossero gli scrinia, ma non i magistri scriniorum, a essere subordi
nati al, ma_gzster czorum, e che i magistri scriniorum non fossero affatto a capo degli scrinia.
Quest ult1ma_ op1:nme e, contraddetta a sufficienza gi dal loro appellativo (cfr. anche sopra,
?-t. 2), e s gli uff1c1 erano sottoposti al magister offiorum ci valeva naturalmente anche per
1 loro cap1.]
8 De bello Persico, 2, 23; Historia arcana, cap. 14; cfr. anche Nov. 124, 4 e Cassiodorus,
Vanae, 6, 17.

ffi.

1 90

Funzionari di cancelleria di Odoacre e degli Ostrogoti

173

pervenute aventi a
sembr a, a voce con l'imperatore su tutte le suppliche
iarie, e il loro co
giudiz
ze
verten
che
oggetto sia questioni extragiudiziarie
s ing li petentt 1
e
iarie
giudiz
t
autori
_ ai _ <:
pito consisteva nel trasmettere alle
Cla d1 una pena
respo nsi ricevuti; invece era loro interdetto, sotto mmac
giudiziaria. Poi
azione
asi
qualsi
una
a
ente
omam
severa, di procedere auton
ni sia del magi
ch dunque, apparentemente, una buona parte delle funzio
a che alme
ster libellorum che del questore era -passata ai referendari, sembr
c
ila ati n_on in
no una parte dei provvedimenti da essi erp.anti fosser o
ufhc10 de1 refe
l
.
nome dell'imperatore, ma nel loro nome 29 E ev1dente che
oni per accu
occasi
rendari era molto influente; offriva inoltre abbondanti
si levarono
iniano
Giust
mulare profitti illeciti, e infatti gi al tempo di
iali.
lamentele sulla corruttibilit dei referendari imper
L'apparato burocratico, lento e complicato, creato nella sede centrale
dell'Impero romano nel corso dei secoli IV e V per il disbrigo degli affari di
cancelleria,3o si conserv quasi inalterato nei primi due stati germanici costi
tuitisi sul suolo italiano. Sappiamo tuttavia ben poco sulle istituzioni create da
Odoacre a tale riguardo; l'unico documento di questo re a noi giunto, una
donazione del 489, fu sottoscritto dal vir illuster et magni/icus Andromachus
nella sua qualit di magister of/iciorum in rappresentanza del sovrano incapace
di scrivere, mentre fu scritto dal notaio regio Mardanus, definito vir clarissi
mus)l Invece nel regno ostrogoto ritroviamo quasi tutte quelle funzioni che
gi conoscevamo dall'Impero romano; resta solamente in dubbio se, nonostante le formule per le patenti di nomina tramandateci da Cassiodoro, le funzioni ivi descritte fossero davvero tutte esercitate alla maniera antica; dalla
premessa alle Variae di Cassiodoro si evince per con sufficiente chiaezza c
almeno il quaestor e il magister of/iciorum continuavano ad essere gli effett1V1
dirigenti dell'attivit cancelleresca e i dettatori dei provvedimenti regi.
Di contro, n la Chiesa, come comprensibile, n i Longobardi e i
Franchi32 ripresero quell'apparato burocratico in tutto il suo complesso;
piuttosto le istituzioni cancelleresche della Chiesa in un primo momento si

191

anche rife
29 Uno di questi provvedimenti CI, l, 50, 2; cfr. sopra, nt. 25. Ad esso dovr contrap
p?
nt
ame
ci
!
espl
viene
eratore

rirsi Nov. 1 13 , l, dove al n:payj.La'ttK Ttmo dell'imp


, ,
ouev yap ao n:otEtv
4:
124,
Nov.
anche
cfr.
ari,
referend
dei
tio)
(disposi
tc;
sta la Ka't8m
J.Ln j.Lovov 't ilJ.LE'tpa KEEucro:tc; p'
o:-lrw' (scil. 'to' peqlepevapl.ou) cruyxropo'J.LEV d
'tOt a p J.LOlOt 11 'tOt
pOO"ql E pOJ.LVa
Ot<fTtltO'te no8cr et yypaqJ W 11 ypqJ W lt
qJOpWJ.LVOt tKUO"'tUt J.LqJUVtSetV

e_ctus praetoz,
30 Sussistevano ancora gli o//icia degli alti funzionari imperiali - del prae/
questl cfr. la Notztta
su
e;
provinc
delle
tori
governa
dei
e
ecc.
um
largition
del comes sacrarum
dignitatum.
.
3 1 Marini, I papiri, p. 128, n. 82.
resche de1
32 Non compito di questo libro trattare pi a fondo delle istituzioni cancelle
Visigoti, Burgundi, Vandali.

191

174

1 92

Inizi del notariato ecclesiastico

rifecro semplcemente. al notariato romano antico, quell


e dei sovrani longo
bardi e franch1 al notanato e al referendariato .33
Non vi motivo sufficiente per negare che vi fosse
ro notai ecclesiastici
gi el periodo anteriore a Costantino il Grande.34
Infatti, poich la qualifi
ca di notarius, come abbiamo visto , nel periodo antic
o non induce a ritenere
che il suo detentore esercitasse competenze pubbliche
, ma
di solito per indicare proprio funzionari privati, nello veniva adop erata
status di liberi o di
non liberi, le comunit paleocristiane potrebbero
dunque ben esser si valse
dell'opera di questi notai. L'organizzazione di quest
e comunit si rifaceva
come si pu supporre sulla base di recenti ricerche
35 alle forme del diritt
di associazione romano; nel momento in cui le com
dnit
rono in collegia /uneraticia, 36 acquisirono i diritti ricon cristiane si costitui
osciuti dallo Stato alle
corporaziop.i, ebbero la facolt di possedere propriet
fondiarie e capitali, e
poterono rare amministrare le questioni relative alla
loro comunit da un
ufficio irettivo pennan nte; anche un personale
ausili
_

trovre 1mp1ego press o loro, soprattutto nelle comu ario di notai poteva
nit
per il III secolo, per, c1 mancano testimonianze esplic maggiori. Ancora
l'esistenza di notai papali. Infatti, anche se nel Liber ite e attendibili del
ponti/icalis si riferisce
di un provvedimento del vescovo Clemente I, medi
ante il quale la citt fu
suddivisa in sette regioni ecclesiastiche in ciascuna
delle quali un notaio
avrebbe do_vuto scrivere gli atti dei martiri, tale racco
nto privo di qualsiasi
valore st nco, come oggi tutti riconoscono)? E quan
do si racconta che il
papa Fabtano (236- 250) ai sette notarii regionarii
prepose altrettanti suddia
coni, pure incaricati di redigere gli atti dei martiri,38
non possiamo ancora

33 Nell'Impero bizantino vi furono anche referendari eccles


iastici cfr. Cnstitutiones
Novellae Iustiniani Imperatoris de graeco in latinu
atae per Iulianm eloquentissimum
Antecessorem Constantinopolitanae Civitatis, 6, m3 transl
(in Iulian i epitom e latina Novellarum
Iustiniani, ed. G. Haenel, Leipzig 1873 , p. 30): "liceat
episcopis et per referendarios
_
magae eccles1ae ve apocisiario triarcharum referreautem
imp.eratori et sic impetrare respon
_ a dodicJ?r nume o de1.
sum . Nel 628 Er.acho frsso
referendan del patriarca di Costantinopoli
!
(Oesterley, Notarzat, l, p. 84, nt. 23). In Occid
ente non conosco nulla di simile.
3;. Senza valore e .quasi del tut privo di originalit lo scritto
di F. Cipolla, La cancelleria
e la azplomatzca ponti/t
cza da S. Cmaco a Celestino III, Roma-Torii10 1901.
35 Cfr. Loning, Deutsches Kirche
nrecht, l, p. 1 95 seg.; Neumann, Romischer Staat, p. 102
seg.
6
3 Ci accadde a Roma alla fine del II o all'inizio del III sec.,
cfr. Neumann, ibid., l. p.
109 seg.
37 LP, l, p. 123: "hc (Clemens) fecit septem regiones, dividi
qui stas mart; rum sollicitae et curiosae unusquisque per regiont notariis fidelibus ecdesiae.
em suam diligenter perqui
rret . Con;e gia ha osseryto gt_ stament;; De Rossi,
De
origin
e,
p.

_
m J?rovvedimentl adottati m eta successiva furono sempliceme XII, l! questo passo alcu
nte fatti risalire a epoca pi
ant1ca.
38
l, p. 148; cfr. G. Waitz, (/ber die verscbiedenen Texte des Libes
ponti/icalis, NA, 4
, p. 2 15-23
( 1 879;,
7: 2 19; De Ross1, De origin
XX. - Il passo del LP, 1 , p . 147; (cfr.
Duchesne, LP, p. XCV seg., De Rossi, De origine,e, p.
p. AlX) spesso discusso a questo riguardo:
r

192

Inizi del notariato ecclesiastico

175

ritenere che tale informazione sia ben documentata. Tuttavia vi tat?-to p


motivo di collocare la suddivisione in regioni all'epoca del papa Fabano m
quanto sotto il suo successore S:ornelio sicl!ramnte attestata l' es1stenza
rispettivamente di sette diacom e sette sudd1acom che certamente erano
preposti alle singole regi<;>ni .39
. .
. . .,
,
.
.
Possiamo contare su mformaziom pm preCise mtorno ali orgamzzaz10ne
della cancelleria papale4o solo a partire dall'et di Costantino,_ durante la
auale la Chiesa, che gi allora disponeva di una sua struttura episcopale del
ttto fissa, fece il suo ingresso nella sfera giuridica della vita romana com
un'istituzione pubblicamente riconosciuta, e temporaneament - durante
periodo che da Costantino va ad Acadio e a Onorio - _fu pe:fJ?o dotata d1
poteri pubblici, visto che ai vescovi fu concessa ua gmn diz10ne concorrente con quella delle corti giudiziarie dello Stato m relaz10ne alle controversie giuridiche civili .41

"hic (Anteros, papa dal 2 3 5 al 236) gestas .martyn:m. . . diljgel!t;;r a ntariis exquisivi et in
ecdesia recondit", non deve affatto riferirsi a notai ecclesiastici; esso rnvece, a prscrnder
dalla sua attendibilit e prendendo in considerazione solo il suo tnore, affrm che il. p.apa Sl
procur le note degli stenografi che stendevano i ve bali .d.el processi de: artm (cfr.
Neumann, Romischer Staat, p. 277) per conservarle nell archlVlO
della comumta (cfr. anche
capitolo quinto, nt. 4).
39 Jaff-K. 106; cfr. L. Duchesne, Les circonscriptions de Rome pendant le Moyen age,
Revue cles questions historiques, 24 ( 1878), p. 2 1? -225: 2 8; H l?he?, J?tudes, p. 7 seg.
40 Della cancelleria dei papi, dei re longobardi e p01_ di quell! 1talian1 ha recenemente trat
tato in modo approfondito Mayer, Italienische Ver/assungsgeschtchte, nel_ paragrafi e 38 del
_
secondo volume. Ho verificato le mie tesi sulle sue, riuscendo per a mtegrare
e rettificare solo
pochi dettagli delle mie osservazioni. Sia in generale ce in particolare permangon r:umerose
_ co seUl_
divergenze di opinioni dovute al modo di_ usare le for:n e, d:mqe, ,metod<: se1en
to. Quanto al primo, esso in Mayer, se posso espnmer cosi, plu esten1vo ce rnensvo:
addurr un esempio tipico in una nota dell'ottavo capitolo dov trattero deg scntton d1
. r:n vene
documenti di Gaeta; a un altro esempio ha accennato W. Lenel, Dte Epocken de: alter
zianischen Geschichte, HZ, 104 ( 1910), p. 237-277: 246, nt.l; in entrambi 1. asi l sv1ste sor
prendenti di Mayer sono riconducibili all'insufficiente. stichezza cor: lo stile d1 documenti e a imprecisione o arbitrio. E, quanto al meodo di utzare le font!, allo stor:co, per fare
solo qualche esempio, risulter semplicemente mcomprens1bile qud Mayer, zbzd., 2 , p. 180,
scrive "al tempo dei sovrani italiani dei secoli IX e X, per qu;;nto s1 puo ye.:Jere; Sl_ manter:nero
nel complesso le caratteristiche della cancelleria longobarda , quando c1oe egli mostra d1 non
avere idea che la cancelleria di quei re non ha alcun legame con quea lngobarda lo ha olo
con quella franca; quando egli, ibid. , 2 , p. 1 83 , nt. 38a, nch1amandosi a Wa!tz.'
Ver/assungsgeschichte, 212, p . 81, nt. 4; 4 (dovrebbe essere: 3 ,1 , p. 5 19, nt. 1, dalla Vzta Audoem,
_
risalente alla met del IX sec., deduce che "nell'et merovingia" auricularz_s era qmvalente

re/erendarius; oppure quando egli, ibid., 2, p. 181, tae l seguc:nte conluwr;.e: Al ten:po di
_
Ludovico II (probabilmente allude a Lotario I, al cu1 penodo di regno s1 rifenscono le citazioni addotte) una persona (allude a Dructemirus) che era in realt un. diaconus (dovrebbe esser:
subdiaconus) fu costantemente definita cos: se si riflette su questo Sl dovraru;10 comunqu definire laici la maggior parte dei notai del tempo di Ludovico II". In quest ctrcotanze fil veo
costretto a rinunciare ad appesantire il libro di continue discussioni con 1 paren e le acrobazie
interpretative di Mayer e a !imitarmi a singole osservazioni in casi particolan._
4 1 Cfr. Loning, Deutscbes Kirchenrecbt, l, p. 290 seg.

193

193

177

Funzionari della cancelleria papale da Gregorio I in poi

Funzionari della cancelleria papale da Gregorio I in poi

1 94

Se riassumiamo le informazioni in nostro possesso relative al periodo che


va dal secolo IV al secolo VIII, troviamo che sotto Gregorio I i notai della
Chiesa romana (notarii sanctae ecclesiae Romanae)42 erano riuniti in una cor
porazione (schola) come quelli della corte imperiale. All'interno di questa
schola, analogamente ai tribuni et notarii della corte imperiale, vi era la cate
goria privilegiata dei notarii regionarii, il cui numero corrispondeva a quello
delle sette regioni ecdesiastiche.43 Al vertice dei notarii44 vi erano il primice
rius e il secundicerius notariorum, due alti funzionari della corte papale;45 non
sono in grado di stabilire se tutti e due erano inclusi nel numero dei notarii
regionarii, oppure se oltre a loro ve ne fossero ancora sette di questi ultimi;
l'avanzamento di un notaio a una di queste due alte cariche per attestato
pi volte dalle fonti.46 Come i notai imperiali partecipavano al consiglio

194

42 Questo era il loro titolo gi nel V sec., CSEL, 35, p. 487: " Sixtus not. s. ecci. Rom.";
cfr. ibid., p. 628 e 672; P. Ewald, Acten zum Schisma des ]ahres 530, NA, 10 ( 1885), p. 412423 : 414. Gi nel 422 si trova notarius sedis apostolicae (Jaff-K. 3 63 ).
43 Ci si ricava da Registrum Gregorii I, 2 , 18, Jaff-E. 1503 : "constituentes, ut sicut in
schola notariorum atque subdiaconorum per indultam longe retro pontificum largitaem sunt
regionarii constituti, ita quoque in defensoribus septem... honore regionario decorentur".
Per il periodo pregregoriano non ho trovato menzionato per nome alcun notarius regionarius
in Jaff-E. 1491 si cita un Giovanni quale regionarius, che per potrebbe essere stato anch
diacono o suddiacono.
44 Nel passo di Aratore citato sopra al capitolo quinto, Surgentius chiamato primicerius

segreto dell'imperatore, cos anche i notai del papa esercitavano alcune fun
zioni soprattutto ai sinodi, i cui dibattiti si svolgevano secondo forme per
molti aspetti vicine a quelle delle autorit romane, soprattutto del senato.47 I
notai redigevano il verbale delle adunanze de sin? d_i e procu!avano le stesur
ufficiali delle risoluzioni, davano lettura degli scnttl prodottl e traducevano l
documenti redatti in una lingua diversa da guella del dibattito sinodale48; in
breve costituivano il personale burocratico e la segreteria delle assemblee
sinod li. Non raramente parecchi di loro erano attivi a un sinodo, ad esem
pio al concilio di Roma del 649 incontria o il p imicerius n ta iorn:
Teofilatto e quattro notarii regionarii.49 Un res1duo d1 queste fl:nzlOru <?rgl
_ d1r to
narie sopravviveva ancora nel XV secolo, quando rconosuto

_
dei protonotari papali, subentrati al posto degli ant1chl notau regzo_nartt,
stendere il verbale nelle sedute concistoriali pubbliche e sem1pubbliche del
pontefici e a p rocurare l_e redazioni dell: risluioi prese.5
.
Nel periodo pi ant1co soprattutto il pnmzcerzus notarzorum era uno del
funzionari pi influenti della corte papale. Assiee all' archiprsbytr e. all'ar
chidiaconus dirigeva l'attivit della Sede Apostohca duante 1 pnod1 della
sua vacanza,51 e durante il periodo di regno di un pntehce lo ass1stva com
un fidato consigliere.52 E la storia di questi secoh offr: nume:osl esempl
della rilevante influenza da lui esercitata. Di questo non s1 trattera, ne_ s1_ par
ler delle missioni speciali in affari diplomatici e amministrativi per le quali
nelle occasioni pi svariate erano adoperati i notai pontifici53 in mod? , anche
qui, analogo alla corte imperiale. Invece occorre ancora una volta nc_ordare
che il primicerio, secondo quanto si gi detto in precednza,54 era il capo
dell'archivio papale; la sua posizione come dirigente effettivo dell cancelle
ria, sulla quale peraltro d mancano dti p p reisi, s_i deduce s1a dal. s?
titolo sia dal fatto che nel secolo VIII il pnm1ceno Cnstoforo, uno de1 pm

176

scholae notariorum .
45 Un'ordinanza relativa all'attivit dei notai

e del primicerius attribuita dal LP, l , p.


2 05, gi al apa Giulio I (337-352). A Roma il primo titolare della carica di primicerio, di cui
SI_ conosca il nome, "Laurentius primicerius Romanae ecciesiae" (var. lect.: "notariorum
urbis Romae" , cfr. De Rossi, De origine, p. XXXI, nt. 2 ) , cui Agostino dedic il suo
Enchiridion de vita, spe et charitate. Poi, nel 526, seguono Bonifacio e Bono come primiceriits
e secundicerius, cfr. B. Krusch, Ein/uhrung des griechischen Paschalritus im Abendlande, NA,
9 ( 1884), p. 99-169: 109; B. Krusch, HZ, 54 (1885 ) , p.92-99: 95; De Rossi, De origine, p.
XXXI, nt. 3; Galletti, Del primicerio, li ignora. Del resto queste cariche non erano affatto
limitate a Roma, ma compaiono gi molto presto anche presso altre chiese. Cos troviamo un
"Petrus presbyter Alexandriae et primicerius notariorum" gi al concilio di Efeso del 43 1
(Mansi, Collectio, 4, col. 1 127); "Aetius archidiaconus regiae Constantinopolis novae Romae
et primicerius notariorum" al concilio di Calcedonia del 45 1 (ibid., 6, col. 983 ); a Ravenna
intorno alla met del VI sec. ci imbattiamo in un "Domesticus primicerius notariorum et
Thomas secundocirius idem notariorum... ecci. sanctae cath. Ravennatis" (Marini, I papiri, p.
1 15 , n. 74); nella nota a questo passo Marini ha citato altre menzioni a Ravenna, tra cui una
risalente gi al periodo del papa Felice IV (Jaff-K. 877). A Salona troviamo nel 593 un pri
micerius notariorum di nome Stefano (Jaff-E. 1226) che pi volte stato a torto ritenuto un
funzionario romano.
46 Menas nel 53 l era notaio, nel 536 secundicerius (Mansi, Collectio, 8, col. 741 e 896).
Paterio nel 5 95 era notaio, nel 599 secundicerius (Jaff-E. 1341 e 1 622; cfr. Iohannes
Diaconus, Vita Gregorii Magni, AA SS, Martii tomus II, pp. 137-2 1 1 : 149). - Per il periodo
posteriore: Teoftlatto notarius et scriniarius nell'817 (Jaff-E. 2549), nomenculator (Annales

regni Francorum inde ab a. 741 usque ad a. 829, qui dicuntur Annales Laurissenses Maiores et
Einhardi, ed. Fr. Kurze, Hannover 1895 [Scriptores rerum Germanicarum in usum schola
rum] , a. 826 e 828), secundicerius nell'854 (Jaff-E. 2653 ) . Stefano secundicerius nel 917

1 95

1 96

iln;-

ente molti
(Jaff-L. 3558), pn"micerius nel 930 (Jaff-L. 3581). Gli esempi potrebbeo fac
co sicurezza.
plicarsi; peraltro l'identit dei funzionari omonimi non sempre acrtabile r:
47 Cfr. ad es. le acclamazioni nei dibattiti del senato e de1 concili delle quali tratta Bruns,
Die Unterschri/ten, p. 77, nt. 2 .
.
48 Cfr. ad es. Thiel, Epistolae, l , p. 165; CSEL, 35, p. 487 e passzm.
49 Cfr. gli atti in Mansi, Collectio, 10, col. 863 seg.
50 Cfr. Hinschius, Kirchenrecht, 1, p. 442.
65?
5 1 Cfr. i formulari n. 59, 6 1 , 62 e 63 del Liber diurnus, inoltre le lettere del 640 esedzs
sanctae
locum
servantes
era
tanti
rappresen
dei
ufficiale
Jaff-E. 2040 e 2079. La qualifica
.
. .
apostolicae.
.
s fili'u
52 Cfr. ad es. Codex Carolinus, ep. 36, m Epistolae Karolznz Aevz, l , p. 546: "dilecdomm
germani
ac
s
ess<?r
aedec
p
nostri
...
us
,
noster Christophorus primicerius et. consiliari
.
.
stesso m?do
Stephani papae simulque t J?-Oser smcerus atque probaustms f1delis .
apostohcae
s
consil1arm
et)
semor
to
chlam
era
Pasquale
o

al tempo di Leone III il prtmicen


der Kzrchenstaat,
sedis" (Jaff-E. 2497). Sui consiliarii del papa cfr. W Srckel, Alberzch II. und
p. 53 , nt. l.
.
.
53 Le lettere di Gregorio I offrono numerosi esempi al nguardo.
54 Cfr. capitolo quinto.

-. ?

195

178

1 97

196

197

Funzionari della cancelleria papale da Gregorio I in poi

noti titolari di questa carica, fu in grado di redigere importanti scritti ufficiali


a nome del papa, senza averne ricevuto da lui l'incarico, e farli spedire a sua
insaputa.55
I documenti pontifici venivano scritti dai :qotai56 che, se appartenevano
alla cancelleria, erano definiti anche scriniarii. E oltremodo dubbio che que
sta qualifica, come pi volte stato congetturato, debba essere riferita in
particolare a un'attivit archivistica, e che perci, almeno nel periodo anti
co, si possano distinguere gli scriniarii, in quanto funzionari d'archivio, dai
notai, in quanto scrittori di documenti.57 Tuttavia scrinium pu significare
archivio, e vi sono singoli passi in alcune fonti dai quali appare che gli scri
niar' erano incaricati dell'amministrazione dell'archivio.5s Ma, come abbia
mo gi visto, a capo dell'archivio era il primicerius notariorum,59 e perci si
pu supporre che il personale a lui subordinato fosse uguale per l'archivio e
la cancelleria.60 La combinazione notarius et scriniarius presente gi in due
formulari del Liber diurnus;61 nel 769 a un sinodo romano svolgeva il suo
lavoro un "Leoncius notarius regionarius et scriniarius ", e la medesima per
sona nel Liber ponti/icalis viene chiamata semplicemente scriniarius; 62 da
Adriano I in poi la congiunzione dei due titoli del tutto consueta. Se inol
tre al tempo di Gregorio I compaiono solo notai come scrittori di documen
ti, nel secolo IX Niccol I usa semplicemente il termine scriniarii per indica
re i grassatori delle sue lettere e dei suoi documenti.63 A ci si aggiunge il
fatto che questa espressione, almeno nell'uso linguistico ufficiale dell'anti-

55 Codex Carolinus, ep. 3 6 (cfr. nt. 52) .


5.6 Ci testimol!iato con certezza gi per i l periodo d i Gregorio I , al tempo del quale un

notaio e, una volta, il secundicerio vengono menzionati come scrittori di documenti


(Jaff-E.
134 1 , 1622 e 1623).
5 7 Questo sembra il parere di Oesterley, Notariat , l , p . 87 seg.,
Hinschi us,
Kirchenrecht, l , p. 433, e di altri. Le osservazioni di Rodolico, Note, p. 36 seg.,disono
prive di
acume e di chiarezza.
5 Cfr. ad s. Liber diurnus, n. 33: "monimina quae in ecclesiastico nostro scrinio pro
futuns temponbus cautela te modis omnibus contradere scriniariis sanctae nostrae ecclesiae
convenit".
59 Cfr. capitolo quinto.
60 Gi nel 495 il notaio Sisto pubblicava una copia "e scrinio" (CSEL, 35, p.
487; cfr.
anche De Rossi, De origine, p. XXXII I).
61 Liber diurnus, n. 103 e 104.
62 Mansi, Collectio, 12, col. 716. LP, l, p. 472. A Ravenna gi nel 625 attestato un Dono
notarius et scriniarius s. Rav. ecc!. , e nel 639 un Germano notarius et scriniariu
s quale funzio
nario dell'arcivescovo (Marini, I papiri, p. 146 e 149, n. 94 e 95) . Lo scriniarius Sergio,
compare nel 710 quale accompagnatore del papa Costantino in viaggio verso Costantin che
opoli
(LP, l, p. 3 89), e i due regionarzi' Leone e Cristoforo, che nel 754 accompagnano
Stefano II
nel suo viaggio in Francia (ibid., 1, p. 446), avranno probabilmente occupato tutti
e tre lo
stesso posto, e il Sergio sar stato anche notaio, mentre Leone e Cristoforo saranno
stati
anche scriniarii.
63 Jaff-E. 2788: "hanc autem epistolam ideo more solito scribere non fecimus, quia... ob
festa paschalia scriniarios eo quod debitis vacabam occupationibus habere non potuimu
s".

Funzionari della cancelleria papale da Gregorio I in poi

179

chit romana che indubbiamente influenz in maniera determinante quello


papale, indicva non dei funzionari d'archivio, be? i mebr i un uffci?
.
di cancelleria, cio di uno scrinium.64 Questo s1gmf1cato di scrzmum, pero, e
attestato con certezza gi per il periodo di Gregorio I; il papa stesso parla
una volta di un notaio della curia romana, Anastasio, che lasci lo crinium
per dedicarsi completamente al servizio di Dio e si fece monaco.65 E chiaro
che qui scrinium non vuol dire archivio, maindica l'ufficio dei noti, cio la
cancelleria, e perci gi al tempo di Gregorio i notai saranno stat1 contem
poraneamente anche scriniarii. n fatto che funzionari della cancellia papa.-.
le anche nel periodo successivo si designano talv<?lta come notarzz (notarzz
regionarit) et scriniarii sedis apostolice (s. Rom. ecc!esiae), e talvolta portano
ora l'uno ora l'altro titolo, dipende probabilmente solo dal caso o dal
capriccio individuale, senza con ci essere autorizzati a supporre una diffe
renza di attivit d'ufficio e di rango.66

64 Nelle iscrizioni ci imbattiamo in uno "scriniarius ab epistulis" (CIL, 10, n. 527) , in uno
"scriniarius a libellis" (CIL, 6, n. 8617) e in uno "scriniarius inl. patriciae sedis" (cio secon
do Mommsen della prae/ectura Urbis, De Rossi, Inscriptiones christianae, 1, p. 75 1). Nella
Notitia dignitatum gli scriniarii compaiono soprattutto come funzionari contabili, mentre nel
Codex Iustinianus per i funzionari dei quattro grandi scrinia adoperata la .definizion "qu!
in sacris scriniis militant". Ma le iscrizioni citate dimostrano che anche ess1 erano ch!amatl
scriniarii; e in generale nella Notitia de o/ficio prae/ecti praetorio Africae e de ?mni iusdem
dioeceseos statu, in CI, 1 , 27, l , il termine scrinium viene usato, quasi a smommo d1 schola,
per tutti i tipi di uffici, circostanza che mi stata segnalata da Mommsen (cfr. anche
Mommsen, Ostgothische Studien, p. 468).
65 Gregorius I papa, Dialogorum libri quatuor, l , 8 (PL, 77, coL 185) : "Anastasius s. Rom.
ecci. notarius fuit. Qui soli deo vacare desiderans scrinium deseruit". Cfr. anche il documen
to di Niccol I, certamente non genuino, ma che ha valore probante per la tesi qui sostenuta
(Jaff-E. 2709): "epistola vero, quam vobis quasi a nobis missam Grimaldus obtulit abbas,
nunqu nostro est scrinio scripta".
.. .
. .
66 E del tutto sbagliata la tesi di Oesterley, Notariat, l, p. 87, secondo cm il titolo d1 scrz
niarius compare solo a Roma presso la Chiesa. Non neanche limitato alla hiesa romana:
per Terracina cfr. L. Tosti, Storia della badia di Monte-Cassmo, 3 voli., Napoli 1842-43: l , p.
245; per Ravenna cfr. sopra, nt. 62; per Mano cfr. . G!ulir:i, Af.emo_rie, 3, P: 508; pe Grad<;
cfr. Epistolae Karolini Aevi, l , p. 713; persmo fuon d Italia s1 destgna .osl un<; sttore dj
documenti dell'arcivescovo di Magonza (Nassauisches UB, l, n. 59). Pm avant1 s1 illustrera
che nel IX sec. i tabellioni si appellavano scriniarii. - Anche il titolo di chartularius, spesso
ricorrente soprattutto al tempo di Gregorio I, stato pi volte messo in relazione con il servi
zio nella cancelleria o nell'archivio dei papi (cfr. ad es. Hinschius, Kirchenrecht, l , p. 433) .
M a almeno molto dubbio che nell'amministrazione papale tale qualifica avesse qualcosa a
che fare con quel servizio. Nell'Impero bizantino fu usato per indiare uffici di imotanza
molto diversa ( cfr. L.M. Hartmann, Untersuchungen zur Geschzchte der byzantznzschen
Verwaltung in Italien 540-750, Leipzig 1889, p. 33 seg.) . Sembra che tale titolo al tempo di
Gregorio compaia essenzialmente per indicare agenti diplomatici e ufciali 9ell'inistr
zione dei patrimoni papali; poteva dunque venire adoperato anhe per 1 noru nlla m1ura m
cui rivestissero quelle cariche, ma non era ancora legato al notrtato. TuttaVIa Hilaru , il cha.r
tularius A/ricae (Jaff-E. 1 144, 1 151 , 1200 e 1853) probabilmente lo stesso che il r:otaw
Hilarus o Hilarius di Jaff-E. 1660, forse anche di Jaff-E. 1 142 (cfr. Ewald sul Regzstrum
Gregorii I, l , p. 73 ) ; e, parimenti, pure altri chartularii, come ad es. Castorio e Adriano (cfr.

198

198

1 99

199

181

Funzionari della cancelleria papale da Gregorio I in poi

Funzionari della cancelleria papale da Adriano I in poi

Almeno per il periodo pi antico non possediamo alcuna informazione


sul numero dei notai papali.67 L'ingresso nella corporazione dei notai e nella
cancelleria papale aveva luogo probabilmente in giovane et; in una singola
re lettera Gregorio I rivolgeva all'arcivescovo Giovanni di Ravenna il rim
provero eli avere conservato nella sua lingua il modo irridente di esprimersi
usato dai giovani notai.68 I formulari relativi alla patente di nomina di un
notarius regionarius a noi giunti69 non forniscono alcuna informazione preci
sa sui requisiti chiesti ai giovani chiamati a tale carica, quanto a origine e a
istruzione; menzionano solamente il servizio fedele o la modestia conversa
tionis e la vita elegans del nominando, cui impongono l'obbligo di obbe
dienza leale agli ordini dei suoi superiori. Presuppongono che il nominando
sia ancora laico e che solo al momento della sua assunzione faccia il suo
ingresso nel ceto ecdesiastico,7 cui dunque tutti i funzionari della cancelle
ria devono avere appartenuto. Di solito sembra che costoro avessero solo gli
ordini minori;71 cos Menas, che gi nel 53 1 era notaio e nel 536 appare a un
sinodo a Costantinopoli come secundicerius notariorum antiquae Romae,n
era allora solo lettore; cos la Vita di Costantino I, nell'enumerare i compa-

gni eli viaggio di questo pontefice, menziona il secundicerius; e Liutprando,


nell'elenco dei partecipanti al concilio romano di Ottone I del 963, rammenta il primicerius e il secundicerius dopo tutti i diaconi ma prima dei sud
diaconi.73 Perci non sorprende che i due capi supremi dei notai fossero
sposati: ad es. nell'82 1 il secundicerius Trasmondo, nel 924 il primicerio
Sergio, nel 101.3 il primicerio Giovanni e altri ancora.74 E pare che si fosse
istituita perfino una certa ereditariet per queste cariche, occupate in prevalenza da uomini della nobilt romana.
A parte quel poco che si detto in precedenza, per il periodo pi antico
manchiamo del tutto di notizie precise sulla divisione dei compiti nella can
celleria papale. Abbiamo un quadro pi chiaro della situazione solo a parti
re dal p ontificato di Adriano I (772-795), durante il quale, come abbiamo
gi visto,75 si afferm l 'usanza di menzionare almeno nei privilegi i funziona
ri di cancelleria partecipanti alla loro redazione. Apprendiamo che in quel
tempo, accanto ai comuni notai e ai loro due capi, all'attivit di cancelleria
prendeva parte anche una serie di altri funzionari la cui posizione occorre
indagare meglio.
Uno scritto del periodo di Ottone III, il cui nucleo fu in ogni caso com
pilato a Roma,76 ma le cui indicazioni non devono certamente essere ritenu
te senz' altro valide anche per il periodo pi antico, parla di sette iudices
ordinarii o palatini del papa, i quali, in quanto chierici,77 erano distinti dai
funzionari romani laici, i cosiddetti iudices de militia, ai quali apparteneva
no, tra gli altri, i consules, duces, tribuni. Tale fonte attribuisce loro alcune

1 80

l'indice dei nomi al Registrum Gregorii I; non esatto che Gregorio usasse i termini notarius
e chartularius come sinonimi, come si afferma nella nota a Registrum Gregorii I, l , p. 3043 05 ) vengono definiti anche notai; ma entrambi non erano affatto impiegati nella cancelleria
al tempo nel quale si chiamavano chartularii; Castorio era agente papale (responsalis) a
Ravenna, e Adriano era amministratore del patrimonio papale in Sicilia. n fatto che notai
ricoprano tali uffici non per niente insolito; i formulari n. 53 e 54 del Liber diurnus presup
pongono addirittura che un notaio sia nominato rector patrimonii. Pu darsi che altri chartu
larii, cos ad es. Grazioso, che divenne poi dux e dunque non era un chierico (cfr. la Vita
Stephani, cap. 9: LP, l , p. 470), non fossero affatto notai; nell'82 1 un chartularius era contem
poraneamente magister census a Roma (Regesto Sublacense, p. 96, n. 55). Nel Registrum
Gregorii I il termine chartarius viene usato come sinonimo di chartularius.
67 Una volta nel 963 vengono menzionati 13 scriniarii tutti insieme partecipanti a un sino
do romano; due di loro si chiamano Stefano, due Benedetto, due Adriano e quattro Leone
(Liudprandus, Liber de rebus gestis Ottonis, cap. 9). Perci non affatto certo che gli undici
documenti di Giovanni XII, che menzionano un Leone scriniarius quale scrittore (cfr. Jaff,
Regesta, l , p. 463) , siano stati scritti dalla stessa persona. Ma tra quei 13 potrebbero esserci
stati anche notai della citt di Roma, che allora gi si chiamavano scriniarii.
68 Registrum Gregorii I, l, p. 295-296 (Jaff-E. 1330): "grave mihi est, quia inrisiones illas,
quas habere notarii adhuc pueri solent, usque hodie frater meus Iohannes in lingua sua reti
net". E, pi avanti,: "emenda illos mores notarii" .
69 Liber diurnus, n . 69 e 70.
70 Ci si ricava dall'intitolazione del formulario n. 70: "preceptum quando laicus tonsora
tur et fit regionarius", e dalle parole del testo: "censuimus inter clerum huius apostolice dei
ecclesiae te connumerari" . n formulario n. 69 riguarda la promozione a regionarius di un uffi
ciale gi al servizio papale (forse un notaio?). - Anche di Adriano I il biografo dice: "eum
Paulus clericari iussit, quem notarium regionarium in ecclesia constituens postmodum eum
subdiaconum fecit" (LP, l , p. 486).
7 1 Cfr. Hinschius, Kirchenrecht, l , p. 381. A Ravenna troviamo persino uno "scriniarius
Michaelius, qui nullo sacerdotali fungebatur honore" (LP, l, p. 477).
72 Cfr. sopra, nt. 46.

n LP, l, p. 389; Liudprandus, Liber de rebus gestis Ottonis, cap. 9. n nome del primicerio
manca in Liutprando e non si pu ritenere che il Bonofilius nominato per ultimo tra i cardi
nali diaconi fosse il primicerio, come hanno fatto Mansi, Galletti e altri. La sua menzione
senza questo titolo al sinodo di Giovanni XII del 964 (Mansi, Collectio, 18, col. 47 1 ) dimo
stra che non ricopriva tale ufficio.
74 Galletti, Del primicerio, p. 179, 194 (Regesto Sublacense, p. 95, n. 55 e 67, n. 27), e p.
243 . Solo molto sporadicamente troviamo a Roma notai con gli ordini maggiori, ad es. il
notaio Castorio citato sopra, che era diacono, e nel 986 il primicerio Pietro, che era perfino
presbyter (Regesto di Far/a, 3 , p. 107 , n. 403 ). Uno scriniarius che era diacono compare anche
in Jaff-L. 405 1.
75 Cfr. capitolo quinto.
76 Pubbl. per ultimo da Giesebrecht, Kaiserzeit, l, p. 893. Tale fonte stata ampiamente
discussa da Keller, Untersuchungen, p. 161-203 , su cui occorre confrontare le osservazioni di
Halphen, La cour d'Otton III, p. 354 seg. A ragione ha osservato Keller che la conclusione
dello scritto da "Ceterum postquam" in poi (che peraltro non riguarda l'argomento qui trat
tato) opera solo di Bonizone. L'elenco dei giudici ripubbl. da Keller, ibid. , p. 202, dalla
Graphia aureae urbis Romae irrilevante ai fini delle nostre ricerche. Poco util7 ci che ha
esposto L. Armbrust, Die territoriale Politik der Papste von 500-800 m_zt b son.derer
Beriicksichtigung der romischen Beamtenverh"ltnisse, Diss. Gi:ittingen 1885, SUl teml qm trat
tati. Cfr. anche J.B. Sagmiiller, Die Th"tigkeit und Stellung der Cardin'le bis Papst Boni/az
VIII. , Freiburg i.B. 1896, p. 19 seg.
77 Perci vengono talvolta chiamati anche iudices de clero: dr. LP, l , p. 486.

200

200

Iudices de clero

Iudices de clero

funzioni in occasione dell'incoronazione imperiale e dell'elezione del papa e


include tra loro, oltre al primicerius e al secundicerlus notariorum,78 cinque
altri funzionari: l'arcarius, il saccellarius, il protus, il primus de/ensor e l'am
miniculator.79 Lo scritto tratta poi pi da vicino delle loro funzioni e infine
dichiara che essi, in quanto ecclesiastici, non potevano esercitare giurisdizio
ne in relazione alle cause criminali.
Da altra fonte sappiamo che tutti gli uffici qui menzionati esistevano gi
da lungo tempo . so Gi in et romana per indicare le casse imperiali si usava
correntemente il termine arca, che fu adoperato anche per designare le casse
della Chiesa da quando le chiese cristiane acquisirono un loro patrimonio.sl
Certamente, l'ufficio degli arcarii nel periodo antico era del tutto subalter
no, e questa qualifica veniva usata solo per persone non libere, mentre i fun
zionari liberi che lavoravano nell'amministrazione delle casse statali avevano
altri titoli. sz Ma sembra che in epoca posteriore si sia verificato un cambia
mento . Gi Cassiodoros3 conosce gli arcarii in servizio presso la cassa del
praefectus praetorio i quali, a quanto pare, erano funzionari di rango elevato;
al tempo di Pelagio I nel 559 viene menzionato un banchiere (argentarius),

Anastasio, quale arcarus ecclesiae" ;84 e nella seconda met del VII secolo
'
l'ufficio dell arcarus era divenuto un elemento permanente dell' amministra
zione ecclesiastica al punto che apparve strano che il papa Agatone (678681 ) lo lasciasse in un primo momento vacante, si mettesse a fare egli stesso
il ministro delle finanze e facesse rilasciare dal nomenculator le quietanze
relative alle somme affluite nelle casse,85 finch poi, quando si ammal,
dovette decidersi ad assumere "iuxta consuetudinem" un arcarius. 86 Non
abbiamo notizie pi dettagliate sul rango e le funzioni degli arcarii che sono
attestati fino alla fine del XII secolo; lo scritto sopra pi volte citato dice
semplicemente che essi amministravano le entrate delle casse pontificie . 87
Mentre nel X secolo ci imbattiamo pi volte in arcarii sposati, che perci
avranno avuto al massimo gli ordini minori,ss al tempo di Giovanni VIII
(872-882) e di Stefano VI (896-897 ) la carica fu ricoperta perfino da ve
scovi . 89 Non abbiamo elementi per provare che vi fosse un legame tra il
notariato e l'ufficio di arcarius.9o
L'ufficio di saccellarius ad ogni modo di origine pi recente. A questo
fatto allude gi la forma della parola, che potrebbe essere definita quasi non
latina;91 il titolo proviene comunque dalla parte orientale dell' Impero roma
no, dove in seguito ricorre spesso92 e fu portato a Roma probabilmente solo
dopo la conquista dell'Italia da parte di Giustiniano. Una volta, in una lettera
del 595 , Gregorio I menziona il saccellarius presso l'esercito dell'esarca di
Ravenna,93 in un modo, per, che non ci permette di concludere che gi allo-

1 82

201

202

201

78 Secondo il nostro scritto questi due funzionari nelle processioni e nelle solennit dove
vano avere la precedenza sui vescovi e, cosa che non pu essersi verificata neanche durante il
periodo di regno di Ottone III, anche una parte nel governo imperiale.
79 Cos chiama il nomenculator, cfr. pi avanti, nt. 101. tra l'altro molto incerto che
questa successione corrisponda all'effettivo rango di quei funzionari, come accenna la notizia
e come Giesebrecht, Kaiserzeit, l, p . 870, afferma risolutamente. vero che nelle fonti il pri
micerius e il secundicerius sono sempre menzionati davanti agli altri; questi ultimi per com
paiono in successione varia. Nel 7 1 0 (LP, l , p. 3 89): " defensorum primus, saccellarius,
nomencolator"; nel 942 (Giesebrecht, ibid., p. 886): "arcarius, sacellarius, protoscriniarius";
nel 963 (Liudprandus, Liber de rebus gestis Ottonis, cap. 9): "aminiculator, arcarius, primice
rius defensorum, sacellarius"; nel 1014 (Coppi, Notizie, p. 30): " adminiculator, defensorum
primicerius, arcarius" ; nel 1060 (Ficker, Italienische Forschungen, 4, p. 92): "primus defensor,
sacellarius, proto ". Trovian10 anche qualche caso di cumulo di cariche che non si concilia con
quell'ordine dei ranghi; ad es. Sergio nel 768 era secundicerius e nomenclator (Jaff-L. 2376).
Probabilmente i cinque uffici erano equiparati tra loro, e pu darsi che l'ordine gerarchico
fosse determinato dall'et o dall'anzianit di servizio.
80 Mi vedo costretto a respingere completamente ci che su questi uffici ha osservato
Keller, Untersuchungen, p. 4 seg., e poi nel suo libro Die sieben romischen Pfalzrichter im
byzantinischen Zeitalter, Stuttgart 1904, nella misura in cui si discosta dalle opinioni da me
gi sostenute nella prima edizione di quest'opera. Qui di seguito non terr conto n di quel
saggio, n del libro, e mi limiter a rinviare alla critica rivolta alle sue tesi da Halphen,
Etudes, p. 45 seg. Quanto esposto da Halphen coincide sostanzialmente con quanto sostengo
io; molto utili sono le liste degli iudices palatini da lui compilate a p. 89 seg.
81 Quintus Septimius Florens Tertullianus, Libri apologetici et qui ad ritus et mores
Christianorum pertinent, cap. 3 9.
82 Cfr. Hirschfeld, Die kaiserlichen Vewaltungsbeamten, p. 461, nt. 3 , e le iscrizioni CIL,
3, n. 556; 6, n. 8574-8576; 8, n. 3289; 10, n. 6977. Nel 3 80 Symmachus, Epistolae, l, 68 (62),
in Q. Aurelii Symmachi quae supersunt, ed. O . Seeck, Berlin 1883 (MGH AA , 6/1 ) , p. 30-3 1 ,
menziona un'arcarius del collegio dei pontefici (pagani).
83 Cfr. Mommsen, Ostgothische Studien, p. 463, nt. 2.

183

84 Jaff-K. 953 .

85 LP, l, p. 350.
86 Un arcarius dell'arcivescovo di Ravenna compare nell'861 (Mansi, Collectio, 15, col. 600).
87 Giesebrecht, Kaiserzeit, l, p. 886: "tertius est archarius, qui praeest tributis". Alcuino

in una lettera del 796 menziona il camerario di Carlo Magno Megenfridus, "regalis palatii
arcarius", che altrove definisce " dispensator thesaurorum" (Epistolae Karolini Aevi, 2, p.
159, e cfr. p. 161).
88 Cfr. Regesto Sublacense, p. 74, n. 3 5 , p. 124, n. 81, sul 943 e 984.
89 Jaff-E. 3288 e 3378; Jaff-L. 35 1 1 .
90 L'affermazione di Giesebrecht, Kaiserzeit, l , p . 870, che i sette iudices de clero siano
stati i primi sette nella corporazione dei notai, non in alcun modo provata.
9 1 Sarebbe meglio saccularius, termine usato da Ulpiano, in D, 47, 1 1 , 7 . In Petronius,
Saturae, 140, si trova saccellus al posto di sacculus nel significato di sacchetto di monete; la
parola saccellarius non attestata prima del tempo di Gregorio I. Su sacculus nel significato
di cassa cfr. Tamassia-Leicht, Carte longobarde, p. 861 ; la locuzione saccellus publicus compa
re anche nel regno dei Franchi (DD M, n. 61 e 74).
92 Cfr. Schlumberger, Sigillographie, p. 580; sul gran saccellario del patriarcato di Co
stantinopoli cfr. Codinus Curopalata, PG, 157, col. 26, e i relativi commenti ibid., col. 134 seg.
93 Jaff-E. 1352: " quibus (se. Langobardis) quam multa ab hac ecclesia cotidianis diebus
erogantur. . . suggerenda non sunt. Sed breviter indico, quia sieut in Ravennae p artibus dominorum pietas apud primi exercitus Italiae saccellarium habet, qui causis supervenientibus
cotidianas expensas faciat, ita et in hac urbe in causis talibus eorum saccellarius ego sum."
Un "Donus magister militum et saccellarius" dell'esarca Isacio (625-643) menzionato nel
LP, l, p. 3 3 1. - Pi tardi questa carica comparir anche nel Regno d'Italia; in un documento

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1 85

Iudices de clero

Iudices de clero

ra vi fosse a Roma un funzionario con questo titolo; infatti il primo saccella


rius pontificio ( il futuro papa Gregorio II) compare solo al tempo di Sergio
II (687-701 ) . Le sue funzioni erano quelle di un tesoriere,94 e probabilmente
suo compito era anche quello di tenere la contabilit delle casse pontificie;
inoltre a Gregorio II, quando fu nominato saccellarius, fu affidata anche
l'amministrazione della biblioteca papale, che in questo modo entr in un
certo rapporto con la tesoreria.95 L'ufficio era affidato a chierici; Gregorio II
si fece suddiacono quando lo ricevette; pi tardi fu spesso unito a quello del
notarius regionarius;96 abbiamo testimonianze anche dell'avanzamento di un
notaio a saccellarius e di un saccellarius a secundicerius notariorum.97
L'ufficio di primicerius o primus defensorum fu creato probabilmente da
Gregorio I quando nel 598 nomin regionarii i primi sette (priores) della
corporazione dei defensores della Chiesa.98 I defensores erano chierici,99 ma
avevano comunque solo gli ordini minori; da una lettera di Gregorio I del
luglio 603 all'imperatore Foca apprendiamo che il primicerius defensorum
era stato nominato diacono e inviato quale ambasciatore alla corte imperiale
solo dopo avere prestato un lungo e fedele servizio in quella carica ,lOO
Nessuno dei primicerii defensorum a noi noti attestato come notaio, n essi
appartenevano a quella corporazione.
Di nuovo a un uso romano molto antico si riallaccia l'ufficio del nomen
clator o nomenculator.11 Da sempre in tutte le case romane pi ragguarde-

voli vi erano domestici non liberi che avevano questo nome, e le loro funzio
ni servili erano indispensabili anche negli uffici degli alti funzionari. l02 In
nessuna parte dell'Impero, per, i nomenculatores statali godevano di mag
giore prestigio che a Roma; mentre ovunque appartenevano alla categoria
dei funzionari subalterni che non avevano il rango di funzionari veri e pro
pri (of/iciales), in quest'ultima posizione compaiono solo nell'ufficio del pre
fetto di Roma.l03 A partire dalla fine del VII secolo sono attestati al servizio
dei pontefici;14 nel 7 1 0 il nomenculator Sisinnio era tra i compagni di viag
gio di Costantino I;105 il fatto che Sergio, il figlio dell'onnipotente primicerio
Cristoforo, si fece assegnare tale carica accanto a quella di secundicerius,
dimostra che questo ufficio non era di poco conto.l06 Nel 745 il nomencula
tor Gregorio era contemporaneamente notarius regionarius; la circostanza
che egli al sinodo presieduto dal papa Zaccaria annunci l'arrivo dell'inviato
dell'arcivescovo Bonifacio e ve lo introdusse ci riporta al significato originario dell'ufficio.l07 Successivamente i nomenculatores furono scelti soprattutto per espletare missioni importanti; ad esempio nell ' 8 15 e di nuovo
nell'81 7 Teodoro si rec da Ludovico il Pio; gi nell'82 1 era primicerio,
mentre la carica di nomenculator pass al genero Leone che funse da legato
papale all ' assise imperiale riunita a Nimega nel maggio 82 1 , 108 Nell'826 il
nomenculator Teofilatto ad essere inviato legato a Ingelheim, e due anni
dopo lo troviamo un'altra volta in quello stesso posto.19 Poi, nell'875 , il
nomenculator Gregorio, figlio di Teofilatto, viene menzionato quale missus e
apocrisiarius di Giovanni VIII alla corte della sposa dell' imperatore
Ludovico II.110 Infine nel 967 il nomenculator Stefano si trova al seguito di
Ottone I assieme allo stesso pontefice Giovanni XIII. m Dalle testimonianze
pi antiche non ricaviamo nulla di preciso sulle funzioni del nomenculator a

1 84

di Berengario I (DD Ber. I, 105) viene ricordato il "comes illustrisque sacellarius noster"
Grimaldo.
94 Cfr. la nt. precedente e Giesebrecht, Kaiserzeit, l , p. 886: "saccellarius qui stipendia
erogat militibus et Rome sabbato scrutiniorum dat elemosinam et Romanis episcopis et cleri
cis et ordinatis viris largitur presbiteria" .
95 LP, l , p. 3 96: "sub Sergio papa subdiaconus atque sacellarius factus bibliothicae est illi
cura commissa".
96 Nel 745 troviamo Teofanio notarius regionarius et saccellarius (MGH, Concilia, 2, p. 4 1 ,
n . 5); nel 757 Giovanni regionarius et sacellarius (Jaff-E. 2335); nel 772 Stefano notarius
regionarius et sacellarius (LP, l, p. 487; cfr. Jaff-E. 2419 e 2436 del 775 e 781/82, dove viene
chiamato "dudum saccellarius").
97 La prima promozione attestata per Campolo, notaio nel 781, Codex Carolinus, ep. 67
(Epistolae Karolini Aevi, l, p. 595), che era saccellarius al momento della rivolta del 799 contro
Leone III (cfr. Abel-Simpson, Karl der Grafie, 2, p. 163 seg.). La seconda per Sergio, il figlio
de!. P!icerio Crsoforo opra menzionato alla nt. 55, che era saccellarius al tempo di Paolo I,
all rn1z1o del pontificato d1 Stefano III secundicerius e nomenculator (LP, l, p. 469 e 473 ).
98 Jaff-E. 1503 . La Schola de/ensorum menzionata in Jaff-E. 1644. Ancora nel 1011 si
trova un primicerius de/ensorum scale (Galletti, Del primicerio, p. 239). Sulle competenze dei
defensores ecclesiae cfr. Hinschius, Kirchenrecht, l, p. 377. L'istituto si ispira apparentemente
a quello dei de/ensores civitatis introdotti da Valentiniano I (cfr. Bethmann-Hollweg, Der
romische Civilprozess, 3 , p. 107 seg.). Si trovano anche presso altre chiese, ad es. a Ravenna.
99 Cfr. le patenti di nominaJaff-E. 134 1 e 1622.
100 Jaff-E. 1906.
101 Tale titolo, che pi in l non fu pi compreso, stato alterato in vari modi: nomincula
tor (Jaff-E. 2525) ; numiculator (Regesto di Far/a, 2, p. 221, n. 270); omiculator (Memorie e

205

documenti di Lucca, 513, p. 639); miculator (DD O I, n. 340); aminiculator (Liudprandus,


Liber de rebus gestis Ottonis, cap. 9); amminiculator (Giesebrecht, Kaiserzeit, l , p. 894); admi
niculator (Coppi, Notizie, p. 30).
102 Nell'organizzare l'ufficio del prae/ectus praetoriocA/ricae gli fu assegnata anche una
schola nomenculatorum (cfr. anche Lydus, De magistratibus, 3 , p. 8).
103 Notitia dignitatum (Occ. ), 4, 32.
104 Cfr. il passo tratto dal LP citato sopra, nt. 85.

1o5 LP, l , p. 3 89.


106 Jaff-E. 2376.
107 MGH, Concilia, 2, p. 38, 41 e 42.
108 Simson, Ludwig der Fromme, l , p. 202, nt. 5 . Entrambi furono assassinati nell'823.
109 Simson, ibid. , 1, p. 255 e 294. Rimane aperta la questione se costui sia identico all'o
monimo secundicerius che compare dall'854 in poi (Jaff-E. 2653, 2663, 2668 e 2672).
110 Jaff-E. 3 015. Nell'876 Gregorio e sua figlia Costantina vennero minacciati di scomu
nica (Jaff, Regesta, l , p. 3 88), ma probabilmente fu poi graziato se il medesimo Gregorio
"nomenculator, missus et apocrisiarius" dell'885 (Jaff-L. 3401), che pare abbia di nuovo
ricoperto questa carica alla corte dell'imperatrice Angelberga.
111 DD O I, n. 340; il passo sfuggito a Halphen, Etudes, p. 133.

205

206

Iudices de clero

Roma. Secondo una fonte il suo ufficio consisteva nell'interrogare assieme al


saccellarius i petenti che durante una processione si avvicinavano al papa. l12
Lo scritto sopra citato risalente all'anno 1 000 circa gli assegna la difesa delle
vedove, degli orfani, dei prigionieri e degli oppressi,m e d trova conferma
in un documento romano del 1 03 4 nel quale, con riferimento al nomencula
tor Crescenzio, si dichiara che al suo ufficio legata la cura degli orfani e dei
minori. 114 Ma difficile che questo sia stato il significato originario dell'uffi
cio, poich in realt la difesa dei poveri nella prima et cristiana rientrava
tra i compiti dei defensores ecclesiastici.
Infine dobbiamo parlare del protoscriniariusm o primiscriniarius, il cui
ufficio pi recente di tutti quelli dei quali finora si parlato116 e ha, anche
per un altro verso, un carattere particolare. E infatti l'unico tra quelli tratta
ti finora del quale abbiamo almeno in un caso una testimonianza sicura che
fu ricoperto da un laico. Il protoscriniarius Leone, che a partire dal 17 ago
sto 942 attestato in questa carica117 gi ricoperta da suo padre Giovanni
dal 9 1 7 al 920,118 e che nel 963 fu eletto papa a seguito delle pressioni eser
citate da Ottone I, era allora ancora laico e soltanto dopo la sua elezione a
pontefice ricevette in un giorno tutti gli ordini da quello pi basso al pi
alto.l19 Se per Leone fu per pi di venti anni protoscriniarius senza essere
chierico, impossibile che facesse parte del collegio dei notai e degli scri
niarii che, come abbiamo visto, dovevano avere gli ordini minori, e perci
non ne pu essere stato a capo.l2 In che cosa consisteva allora l'ufficio di

protoscriniarius? A questa domanda risponde lo scritto spesso citato del


1 000 circa: egli era preposto ai tabellioni.121 Secondo le disposizioni di Giu
stiniano i tabellioni, sui quali torneremo in un altro contesto, erano scrittori
pubblicil22 che svolgevano la loro attivit sotto il controllo e il potere disci
plinare delle autorit statali e nella cui assunzione queste ultime avevano
una qualche parte. Il loro preposto era il magister census e originariamente
non avevano nulla a che fare con 1a Chiesa e con il servizio ecclesiastico.
Allorch per a Roma, nel corso del secolo VIII, con il venir meno dell'au
torit imperiale il governo della citt pass al pontefice, a quest'ultimo toc
carono anche quei poteri che fino ad allora lo stato aveva esercitato nei con
fronti dei tabellioni: sar stato il papa a nominare i magistri census che com
paiono ancora nel IX secolo. 123 A questo punto per si verific un' evoluzio
ne che fu peculiare di Roma e dei suoi dintorni, vale a dire avvenne che i
tabellioni, dopo essere stati subordinati all'autorit pontificia, assunsero
anche il titolo di notai della cancelleria papale, e dalla met circa del IX
secolo in poi si designarono scriniarii et tabelliones urbis Romae, pi i? l
.
senz' altro scriniarii sanctae Romanae ecclesiae. l24 Questo vocabolo (scrznza-

1 12 Hinschius, Kirchenrecht, l, p. 3 82 , nt. 8.


Giesebrecht, Kaiserzeit, l, p. 886: "amminiculator, intercedens pro pupillis et viduis,
pro afflictis et captivis " .
114 Tabularium S. Mariae in via Lata, p . 8 1 , n. 63 . Vi viene nominato u n tutore "auctorita
te domni Crescentii div. mis. clem. nomenclatoris s. apost. sedis qui curam et diligentiam
pupillorum et orfanorum sibi traditam ab imperatoribus legumque datoribus habere dinosci
tur". A questa funzione legata sicuramente l'alterazione del titolo in adminiculator.
115 La forma abbreviata protus o proto in Giesebrecht, Kaiserzeit, l, p. 886, e pi volte in
documenti, ad es. Giesebrecht, ibzd., p. 890; Fedele, Tabularium S. Praxedis, 1904, p. 60, n. 8;
Regesto di Far/a, 4 , p. 302, n. 906. Troviamo talvolta anche archiscriniarius, archiscrinius e pri

ll3

206

187

Iudices de clero

186

miscrinius.
116 Il primo protoscriniarius a noi noto un Giuseppe, che sottoscrisse gli atti conciliari
ell'861 come primiscrinius Romanus (Muratori, RR II SS, 2/1 , col. 204 ); menzioni preceden

ti si trovano solo in documenti falsi (Jaff-E. 2444, 2514 e 2572).


117 Anno 942, Regesto Sublacense, p. 204, n. 155; a. 943, ibzd., p. 74, n. 35; a. 945, Mit
tarelli, Annales Camaldulenses, l , p. 43, n. 16; a. 952, Regesto Sublacense, p. 237, n. 195; a. 955,
Jaff-L. 3669; a. 958, Regesto Sublacense, p. 54, n. 20; a. 961, Mittarelli, ibid., l , p. 64, n. 24.
118 Jaff-L. 3558; Regesto Sublacense, p. 248, n. 207.
1 19 Cfr. le testimonianze delle fonti in Kopke-Di.immler, Otto der Grofle, p. 353. Anche il
Giuseppe dell'861 (cfr. sopra, nt. 1 16) sar stato un laico. Egli sottoscrive per ultimo dopo i
suddiaconi e l'oblationarius.
120 Tale lo ha invece ritenuto Hinschius, Kirchenrecht, 1 , p. 3 82, e Diimmler, in Kopke
..
nmler, Otto der Grofle, p. 347 e 353, ne fa un ca..11celliere o addirittura un supremo can
D w_
celliere del papa, cosa che impossibile.

12 1 Giesebrecht, Kaiserzeit, l, p. 886: "quintus est protus, qui praeest scriniariis, quos nos
tabelliones vocamus". Cfr. Fantuzzi, Monumenti, l , p. 194: "Apollinaris prototabellio huius
civitatis Ravennae" .
122 Soprattutto secondo la Nov. 44, cfr. pi avanti, capitolo ottavo.
123 Nel 758 a Roma ci imbattiamo in un Teodoro, "magistro cense urbis Rome", nell'821
in un Zaccaria "chartularius et magister censi urbis Rome" , nell'850 in un Anastasio " consul
et magistro censi urbis Rome" (Regesto Sublacense, p. 158, 96 e 7 1 , n. 1 1 1 , 55 e 3 1) .
124 S u queste qualifiche cfr. ora le liste d i P. Kehr, Eine romische Papyrusurkl!nde, p. 18.
Secondo queste il primo che port il titolo scriniarius et tabellio urbis Romae (porch un pre
sunto documento dell'843, Galletti, Del primicerio, p. 66, appartiene al X sec.) fu nell_'857
Zaccaria (Regesto Sublacense, p. 132, n. 87) , poi Leone (ibid., p. 128, n. 83 ) nell'866. TI t1tolo
scriniarius sanctae Romanae ecclesiae si trova sporadicamente gi alla fine del IX sec. Verso la
met del X sec. per la prima volta un notaio si chiama nel testo scriniarzs s: R.e. e nella or
mula di completio del documento scriniarius et tabellio urbis Romae, e rnfrne quest'ultlffio
titolo fu sostituito del tutto dal primo. Uno Stefano nel 924 era sainiarius et tabellio urbis
Tiburtinae (Regesto Sublacense, p. 201, n. 153 ) . - In tutti questi casi si tratta sempe di scritto
ri di documenti privati, non di funzionari della cancelleria papale. Contro !l pare ;:e di
Hartmann, Tabularium S. Mariae in via Lata, p. XIV seg., che vorrebbe semplicemente Iden
tificare gli scriniarii e i tabellioni con i notai e gli scriniarii pap.?li, cfr. Kehr, ibid., p. 18, nt. 2,
e P. Kehr, GGA, 1896, p. 14-23: 18 seg., inoltre M. Tangl, MIOG, 1 8 ( 1 897) , p. 626-63 1 : 629
seg. Cfr. anche il formulario per la nomina di uno scriniarius in Ficker, Italienische
Forschungen, 4, p. 223 , n. 179, dal quale risulta ben chiaro che il nominato un notaio pub
blico, ma non un funzionario della cancelleria papale. Con ci non si vuole escludere natural
mente che funzionari della cancelleria papale in casi singoli abbiano scritto anche documenti
os_rrat? Kehr, Scrinium l!nd palatium, P: 1 8, nt. 2: e:
privati, come per uno di lo o ha
m vra del tutto ecceziOnale che scrzmaru della cttta
capttato
s1a
pare
XI,
sec.
all'inizio del
siano stati ingaggiati per dare un aiuto nella cancelleria papale ( fr. Ke r, i id: , p. 108, r;t : 5
p. 1 1 1, nt. 2). Varrebbe la pena di fare una ricerca se entrambi questi cas1 s1 sono veriftcatl
anche a Ravenna dove, come a Roma, bisogna tenere distinti i notai ecclesiastici dai tabellioni
pubblici (cfr. pi avanti, capitolo ottavo) .

:Hm

207

207

188

208

rius) si diffuse a tal punto che a Roma perfino i notai imperiali avevano il
titolo di scriniarii imperialis aulae, e in una glossa alle decretali si affermava
senz' altro che la denominazione dei tabellioni quali scriniarii fosse "vulgare
Romanum" . 125 A tale uso del tutto conforme il fatto che nel IX secolo il
preposto ai tabellioni, che esercitava le funzioni dell'antico magister census,
riceyette il titolo di protoscriniarius; abbiamo una gradita conferma di que
sto m un documento romano del 966, dove il protoscriniarius Leone sotto
scrive con il vecchio e il nuovo titolo contemporaneamente . 126 TI protoscri
niarius era dunque un funzionario papale ed era preposto agli scriniarii et
tabelliones,m ma non era il capo degli scriniarii et notarii regionarii, cio dei
funzionari effettivi della cancelleria papale. Perci la carica in certe circo
stanze poteva venire ricoperta anche da un laico, cos come in origine tutti i
tabellioni erano laici, e successivamente lo furono con certezza ancora
parecchi di loro; tuttavia l'equiparazione del protoscriniarius ai funzionari
papali di cui fi.'1ora
si parlato avr comportato una progressiva clericalizza
.
zione di tale carica e l'inclusione del suo titolare tra gli iudices de clero , l28
Tutti gli iudices de clero, per quanto poco le loro originarie mansioni
d'ufficio (eccetto quelle dei due primi notai) avessero veramente e diretta
mente a che fare con il servizio in cancelleria, a partire dal p ontificato di
.
Adnano
I presero parte alla redazione di privilegi papali,129 Nei privilegi
papali risalenti al periodo successivo che si sono conservati integralmente si
menziona in vario modo l'attivit dei funzionari di cancelleria. In primo
luogo alla fine del testo si indica regolarmente chi ha scritto il privilegio in
questione. Poi spesso alla fine dell'escatocollo - sotto la sottoscrizione papa-

. 125 . Oesterey, Notariat, l , p. 88, r: 5 ; p. 89, n. 9. - Pi tardi tale qualifica compare anche
altn luogh1 dello Stato della Ch1esa; cfr. lo "scriniarius civitatis Anagniae" del 123 1
(Epistolae saeculi XIII, l , p. 3 62).
126 Regesto Sublacense, p. 166, n. 1 18. Nel testo: "Leo protoscriniarius"; sottoscrizione:
" Leo p roto
et magister censuum interfuit".
17 S:ome ,ale co:npare ancora nel sec. XI , perch senza dubbio egli identico al "prior
.
scnmanorum menzionato da Beno (MGH, Libelli de lite, 2, p. 369) assieme ad altri preposti
alle scholae romane.
" ' e' attestato al tempo d'1 B enedetto VIII, quando un notarius Stefano, dunque un
12s C lO
. compare
ch1enco,
come protoscriniarius (Jaff-L. 4 03 3 , 4 04 1 , 4043a, 4045, 4056; cfr.
Galletti, Del primicerio, p. 147). Lascio aperto il quesito se gi il protoscriniarius Benedetto,
che compare nell'897 non come abate ma come visitatore del monastero di S. Erasmo
(Regesto Sublacense, p. 163 , n. 1 16; i testimoni del documento sono tre scriniarii) era un
ecclesiastico.
1
. :9 .In elzione alle letere dei pontefici si autorizzati solo a supporre che, analogamente
pnvileg;, s1ano .state scntte da notai e scriniarii. Mancano indicazioni positive al riguardo.
E probabile che il dettato delle lettere politicamente rilevanti (qualora non fossero redatte
direttamente dal papa come spesso attestato al tempo di Gregorio VII) risalisse ai dirigenti
della cancelleria e di ci abbiamo testimonianze dirette per il periodo del bibliotecario
Anastasio. Cfr. anche sopra.
m

208

Iudices de clero

189

Datari

130 In tutti gli o igina- 209


le - si dice da quali mani sia stato " dato" il documento. .
ere qusto e stata
li pervenutici da epoca pi recente la formula per espr:rn
- cos1 s1 potrebbe
scritta in tutto o almeno in parte dalla mano del datano
chiamare il funzionario " che d" .
alti funzionari
I d a t a r i ordinari che vengono menzionati erano tutti
di loro
umen
do
i

,:i
pontifici, non ser:nplici notai;l! l poih ottos rivevano
samgros
l
are
esamm
pugno, erano ess1 senza dubb10 coloro al quah tocca_v ,
rme
confo
fosse
che
a
sabil1t
tura consegnata dai notai assumendosi la respon
orum, che come
al mand ato del papa. m Per quest o il primicerius notari
a innanztutdovev
,
chivio
dell'ar
e
abbiamo visto era a capo della cancelleria
az10ne
afferm
a
Quest
o.
datari
di
ni
to essere chiamato a svolgere le funzio
la
enti,
docum
i
iamo
rup
rag
se
dato:
nte
l?
.
trova piena conferma nel segue
.
. o d1;sAdna
oslep
alla
fmo
I
no
penod
dal
.
cui data si conservata, che vanno
punto di vista,
zione di Giovanni XII (772-9 63 ) e li consideriamo da questo
di massima in
constatiamo che di poco pi di cento da prendere in linea
o "dati" e so
considerazione, rentaquattro, vale a dire un terzo circa, furon
rto nuenrappo
toscritti personalmente dal primicerio.133 Si trover questo
quel due
te
duran
che
co veramente considerevole se si rifletter sul fatto
ammini
dell'
nt
influe
pi

secoli il primicerius notariorum fu il funzionario


che p r
e
1ce

te
po
del
ro

.' .
strazione papale, per cos dire il primo minist
diplom
m
tl- 2 1 0
m1ss1o
re
svolge
per
questo, e anche perch fu spesso impiegato
ett1va

f
all'
parte

er
prend
di

ito
imped
che, dovette essere frequentemente
papale c1 s1 atteattivit di cancelleria . Ma dato che allora nella cancelleria
e si di degnava
afa
autogr
one
datazi
della
all'uso
neva ancora rigorosamene
sottoscnvere una
di seguire la strada imboccata altrove, cio di autorizzare a
che su etrva un
persona delegata dal capo della cancelleria, ogni volta
funz10m di datatale impedimento un altro funzionario doveva espletare le

ter pi a
1 30 Mantengo qui per il momento il termine dato. Soltnto t;i avanti si trarr;,
un caso
che
re
osserva
tra
_P
s1
sede
uesta
In
,?
fondo del significato del datum per manus. ,;I
di ata pe manum l!
posto
al
sta
U.
manum
per
a
"sigillat
2580)
.
(Jaff-E
singolo
(Jaffe-.
13 1 Un'eccezione data dal primo documento che fa menzione d1 ur: atno
siO.
Anasta
s
z
scrmzar
dallo
datato
fu
ento
.
2437 ) . Secondo il testo a noi pervenuto tale docum
per
(cfr.
bile
atten
fosse
,
zicerius
pri
to
chiama

sio
Anasta
dove
2454,
.
r:
Se la data di Jaff-E
. enzs, Le Moyer;
Saznt-D
de
abbaye
l
de
/aveur
en
ultimo A. Hessel, Les plus anciennes bulles
re i? Jaff-E. 23?, un rrre di
age, ser. 2, 5 [1901 ] , p. 373 -400: 3 87 seg.), si potrebbe suppor
documenti p1 ant1ch1. Ma
date
delle
righe
nelle
proprio
ti
lettura, quali ricorrono frequen
.m c;n. del
appen mtrootta la
era
ca
. statasuccess
non neanche impossibile che per una volta, nell'ep<? Per il penodo
iVo, pnma del
notmo.
e
semplic
un
a
affidato
fosse
datazionel il lavoro
a, fu anche
corrett

testo
del
ne
tradizio
la
se
che,
,
14
sec. XI, c si verifica solo in Jaff-L. 3 5
e.
Samuel
notaio
il
e,
scrittor
datato dallo
132 Cfr. le accuse mosse al primicerio Cristoforo di cui si parlato sopra alla nt. 55 , 2759,
133 Questi documenti sono: Jaff, 2497, 2498, 25 10, 2606, 2616, 2676, 27 16-2720 608,

3588, 3596, 3597, 3 60 1 , 3606-3


2760, 2781 , 283 1 , 3052 , 3053 , 3455, 3465 , 3527 , 3581,
3 6 15 , 3617, 3622 , 3623 , 3 63 3 , 3 636.

209

190

211

210

211

Datari

rio. A tal fine era ovvio ricorrere innanzitutto al secundicerius notariorum, e


poi anche agli altri alti funzionari papali, gli iudices de clero. E in effetti
entro i limiti temporali qui indicati troviamo che il primo menzionato
come datario tredici volte,134 ma il saccellarius,m l ' arcarius,136 il nomencula
tor,m il primicerius defensorum,13 8 rispettivamente da sei a nove volte.139 n
protoscriniarius fu l'unico funzionario cui, durante tutto il periodo qui preso
in considerazione, questo incarico fu affidato una o al massimo due volte, 140
cosa che non sorprende se si pensa al posto particolare da lui occupato e
sopra descritto, e al fatto che fu impiegato pi volte come scrittore.
Dal materiale a nostra disposizione non siamo in grado di stabilire in base
a quali considerazioni si decidesse caso per caso quale dei quattro iudices de
clero, che compaiono accanto ai due primi notai in qualit di datari, venisse
incaricato di espletare tale mansione. In modo particolare occorre dire che lo
speciale ambito di competenza dei singoli funzionari non era decisivo ai fini
di questa designazione, come si potrebbe supporre. I documenti in questione
sono prevalentemente concessioni e conferme di privilegi a favore di diocesi
e monasteri che non avevano alcun rapporto evidente con la sfera di attivit
di nessuno dei quattro ufficiali; inoltre documenti del tutto conformi, quanto
al loro contenuto giuridico, furono sottoscritti talvolta da uno e talvolta da
un altro di loro. Si pu solo supporre che al riguardo fossero determinanti
l'inclinazione o la capacit particolare di certe personalit a svolgere il servi
zio in cancelleria, forse anche la speciale fiducia loro accordata dal papa.I41
Gi almeno dal secondo decennio del IX secolo, per, anche un altro
funzionario papale,
originariamente non apparteneva agli iudices de
1 34 Jaff, 2580, 2653, 2663, 2668, 2672, 3421 (cfr. M. Klinkenborg, Papsturkunden
in
Nonantola, Modena und Verona, GGN, 1897, p. 234-262: 24 1 ) , 2466, 2467,
3473, 3558,

3626, 3 675, 3690.


135 Jaff, 3429, 3535, 3538 (? anche la nuova stampa di Gabotto, Antiche carte
di
61, n. 38, presenta la forma corrotta Teodori archicancellarii, cfr. Jaff-L., Regesta, 1, Asti, p.
p. 445),
3549, 3550, 3589.
136 Jaff, 3511, 3569, 3 641, 3 642, 3671, 3 689, 3 694.
1 37 Jaff, 2544, 2546, 3 020, 3401, 3497, 3499 (?), 3515, 3516 (quest'ultima indicazion
e
secondo l'originale di Gerona), 3682.
1 38 Jaff, 3474, 3529, 3542, 3544, 3625, 3 647 (?). Inoltre Jaff, 2947, che Diekamp
in
West/icilis hes UB-Supplement, n. 282, sembra ritenere genuino.
139 Tra loro appare per ancora un'altra differenza. TI nomenculator fu chiamato
prima
degli altri tre funzionari a svolgere quel servizio; gi nell'817 compare come datario. Invece
solo nell'887 troviamo il saccellarius a svolgere la stessa attivit, il preposto ai de/ensore
s solo
nell'891 o nell'872, e l'arcarius nell'896.
1 4 Jaff-E. 3022. Un secondo esempio potrebbe essere Jaff-L. 4083a, un documen
to di
Giovanni XIX del l027 per Fruttuaria con la data: " data p. m. Petri ep. S. Rufinae
archiscri
niarii s. ap. sedis"; su questo documento cfr. per pi avanti, nt. 148.
14 1 A questo riguardo occorre ad es. osservare che delle sette date apposte dall'
ultime cinque risalgono a una stessa persona, Andrea, che ricopr quella carica arcarius le
almeno dal
948 al 963.

Bibliotecari

191

come datario. E _ nella seconda :nt del X scoo costoro


_ nel serv1z1o m cancehena e anch
furono da lui completamente sopp1antat1
nel godimento delle entrate e del prestigio probabilmente gi allora conness1
a quell'attivit.
. .
. . e la b1bhoteca
Gi in precedenza abbiamo esposto142 che l ,arch1v1o
de1.
pontefici in origine erano sottoposti al primicerius notariorum; dag atti del
_
sinodo lateranense del 649 si puo certamente concludere che tale Sltuaz10ne
sussistesse ancora a quella data. Pochi decenni pi tardi, per, gi al tempo
di Sergio I (687-7 O l) l'amministrazione della biblioteca era p ssata a un altro
_
degli iudices de clero; dalla biografia del futuro papa Gregono II apprendia
mo che costui, allorch fu nominato saccellarius, fu posto conteporanea
mente alla guida ella bibli?teca . w Si trat diJare solo n ulenor: p asso
_
_
avanti nella medes1ma direz10ne
quando s1 passo alla nomma d1 un btbliote
cario papale, e ci deve essersi ':erificto gi durante gli tii anni del secolo
VIII . 144 Data la tensione che nel secoli VIII e carattenzzo spesso 1_ rapporti dei papi con i potentes romani, che fungevano da iudices de clero ai primi,
poteva apparire opportuno chiamare un altro funzionario, estraneo a que
_ _ che gta
cerchia, per affidargli il servizio in cancelleria, il quale, per le funz1om
svolgeva nell'archivio, poteva s embrare particolarm:?-te adatto a 9uel lavoro .
E perci non restiamo sorpres1_ nel constatare che g1a al tempo di Pasquale I
il bibliotecario Sergio compaia due volte come datario . l45
.
Da quel momento in poi divenne sempre pi frequente la datazwne
clero, fu impiegato

2 12

1 42 Cfr. capitolo quinto.


143 Cfr. sopra, nt. 95.
.
.
1 44 n primo bibliotecario papale di cui abbiamo testimonianza Teofilatto,
che m ma let
tera di Adriano I (Jaff-E. 243 1) viene menzionato come adstans a una seduta del tnbunale
del papa (prima del saccellarius Stefano). De Rossi, De orfgine, p. LXXX, dta la lettera al
784; appartiene per probabilmente al 7 8 1 , cfr. F. H:rsch, Papst f!adrzan I. und das
FiJrstenthum Benevent, FDG, 13 (1873) , p. 33-68: 48; Epzstolae Karolmz Aevt, l , p. 595, n.

67. - La data di Jaff-E. 2 134 non poggia su alcun modello genuino; Jaff-E. 2141 potrebbe
semmai risalire a un modello del tempo di Giovanni XV.
1 45 Jaff-E. 2549 e 255 1 . Nell'originale del secondo documento la forma del nome
Sergius; la stessa testimoniata da Eginardo, Annales, a. 823 (M SS, 1, P: 2! 1), e cosi
anche nel modello genuino del n. 2549, che deve essere supposto g1a per la comc1denza con
Liber diurnus, n. 47, ci sar stato Sergii al posto di Georgii, e parimenti nel modello el n.
2563, se questo pezzo ha avuto un modello genuino, questione cui no? vogh_ da_:e qm una
risposta, sar stata questa la forma del nome. W Gundlach, Der Strezt der Bzsthu:n_er Arle
und Vienne um den Primatus Galliarum, NA, 15 (1890), p. 9-102: 58, nt. l, ha rifmtato di
impelagarsi nella questione della data dei due documenti. - Poih entrambi i alsi Jaff-L.
250 1 per il monastero di Pfavers e Jaff-L. 2502 per la cappella di Eresburg n;.enzwn.ru:o con:
cordemente un bibliotecario e cancelliere Giovanni quale datario, nella pnma ed1zwne d1
questo libro avevo supposto che le righe della data entrambi i do_umenti fossero da fa_r
risalire a modelli genuini perduti: da ci si doveva p01 dedurre che g1a Leone III durante
suo soggiorno in Vestfalia avesse incaricato il bibliotecario di apporre la data. Nel fatte?.Jpo e
stato constatato che una gran parte dei falsi di Pfavers di origine recente e a segu1to _dl questa conclusione si potuta prendere in considerazione l'ipotesi che Jaff-L. 2501 s1a stato

212

1 92

2 13

La cancelleria papale alla fine del secolo IX

Bibliotecari

posta dal bibliotecario; nel periodo che va fino al 963 la si trova ancora in
Itri diciassett docmeni . 146 E:ridentemente tale ufficio acquist presto
importanza; gta. nell 829 tl suo titolare era un vescovo Leone che a una
se ?uta del tribun ale presieduto da due missi regi veiva mezionato al
pn:r;o post? t:a gh_ ssessori, prima del primicerio;147 e da questo periodo in
_
p01 1 Itolan
d1 tale tmportane posto furono a lungo solo vescovi con l'unica
eccezwn del dotto Anastasw, che godeva di grande reputazione e che al
_ II e Gwvanm
_
_ VIII compare come bibliotecario.148 Il fatto
tempo dt Adnano
che poco dopo gli iudices de clero furono del tutto sostituiti in cancelleria
dai bibliotecari potrebbe dipendere dai mutamenti avvenuti a Roma dal
moento in cui la corona imperiale pass ai re tedeschi; i vescovi suburbi
can erano senza dubbio funzionari pi affidabili di quegli uomini intima
mente legati alla no?ilt municipale romana che da lungo tempo solevano
detenere quelle canche. Questi ultimi figurano come datari solo in sette
documenti dei successori di Giovanni XII;I49 dopo il 983 spariscono quasi
ompilato usando un'edizione del n. 2502. Mi sono convinto che ci effettivamente avvenne
m Jaff-L. 501 stata usa !'edizione di C. Baronio, Annales ecclesiastici, 13, Lucca 1743, p :
349 : di Jaffe-L. 2502 : Percro il documento dr_ Pfavers perde ogni importanza come fonte della
stona della cancellena papale; ma non nutro neanche fiducia nella datazione ormai isolata del
documento di Eresb;ug, quantunque di recente ancora Kuhlmann, Papst Leo III. im
Paderoner _La'!de, Zeltschrift fur vaterlandische Geschichte Westfalens, 56/2, p. 98-150: ri3
seg., S I sra dichiarato a avore della genit ?I suo contenuto. - Occorre pur sempre ram
_ 2521 chramo il preposto alla cancelleria imperiale cancella
n:entare che Leon ili m Jaffe-L.
nus, sebben tale trt;:>lo non f?sse allor usuale i? quell stesa cancelleria: e che al tempo del
_ no di L one m Vestfalia p obabilmente SI prese m sena consrderaz10ne
_
sogg10
la possibilit di

accogliere curno nella cancellena papale (cfr. Epistolae Karolini Aevi, 2, p. 296, n. 179).
146 Jaffe, 2666, 2904, 3 033, 3034, 3 104, 3230, 3389, 3533 , 362 1 , 3624 3 669, 3676, 3 680,
3 684, 3688, 3 661, 3692.
147 J5.egesto di Farfa, 2, p. 221, n. 270.
148 possibile che il biblioteca io AJ:astasio sia il medesimo primiscrinius di Jaff-E. 3 022,

come gra suppose Galletti,_ Del przmzceno, p. 135, ma non affatto sicuro vista la frequenza
con la quale compare tale nome. Del tutto insostenibile per l'ipotesi di G. Phillips,
Kzrchenreckt, 8 v?ll., Regensb:xr 845-89: 6: - 366, e Hinschius, irchenrecht, l, p. 435
_ siano stati_ stabilmente congiunti fino
seg., che gli ufficr del protocr_m:arzus e del b1bliotecano
_
a JS sec. essun protoscrtmarzus del penodo
successivo chiamato bibliotecario nessun
brbteno -p_rotoscrinirius. u_tti i bibliotecari menzionati dopo sono vescovi e tr i proto
scrtmarzz trovrao I?ersmo lme1. L'un_ico prtr:sc:iniarus o. archiscriniarius con il rango di
vscovo e, anche } u_lt1mo che . compare m qualtta di funzionano della cancelleria papale: Pietro
di S. Rufma o di Silva Cand1da (ammesso che sia attendibile il documento di Giovanni XIX
per Fn:ttuaria, Jaff-L. 4083 a, sul quale egli appose la data del 1027 e che ci noto solo fram
mentanamete); e l?roprio di costui sappiamo che divenne bibliotecario soltanto nel 1036 o
1037 (cfr. pm vanti). Mentre al tempo di Sergio III troviamo il vescovo di Sutri come biblio
_ Mechrse?ech il protoscriniarius (Jaff-L. 3535 e 3538); e bibliotecario e protoscrinia
tecano,
r:u_s comr;nuon? l uno accanto all'altro in uno stesso documento non soltanto nel 1023. come
ntlee HJ?schms, Kirc'?enrecht, l, p. 437 , bens gi nel 958 (Regesto Sublacense, p. 54, n: 20).
49 Cmque volte 11_ primicerio in Jaff-L. 3 769, 3 8 1 0a , 3 8 1 1 , e in due documenti di
Benedetto VII per Asti e per Alsleben del 982 (Memorie dell'Accademia di Torino, ser. II,
'

213

1 93

nte le lotte svoltesi a Rom a al


del tutto dalla cancelleria.150 Anch e dura
passano el tutto U: send
tempo di Ottone Ill151 e dei suoi successori
na romana, 1 Cresce?z1 ongmal
piano; sono le famiglie nobili della ca_mpag
ndono la supremazia a Roma; il
della Sabina ' i Tuscolani, e altri, che s1 conte
elle quai rivestono il lro
patriziato , il consolato, il ducato son? letlorme
godimento di cert prer?gatlve
potere. Gli iudices de clero vengono ndot alimpe
riale e all'es erc1z1o di deter
onorifiche in occasione dell'incoronazione
e civile; nel corso de XIII
taria
minate competenze nella giurisdizione volon
(fino al 1299 ) . 1 con
altri
li
de
o

secolo spariscono del tutto .l52 Pi a lung


a p1 nulla
po
te
chw
parec
da
t?- non aveveller1
serv il titolo del primicerio, ma gi
a.l53
papal1 e della canc
a che fare con la direzione del lavoro deiIXnotai
eh
cari,
o accanto ai biliote
Gi a partire dall'ultimo quarto del secol
al
e
anch
per come datan
um
sono al vertice della cancelleria, compaiono
a
pnm
a
J
per
ene
rio. Ci a
vescovi che non portano il titolo di biblioteca
dato,
ncor
sopra
,
io Anastasw
volta al tempo di Giovanni VIII. Il bibliotecar
in seguito non pi n_;.en
877;
io
magg
nel
volta
ma
l'ulti
per
appone la data
o anno sono datati da
stess
dello
zionato. Poi alcuni documenti dell'agosto
la diocesi e che non
da
ricor
si
i non
due vescovi Giovanni e Leone, dei qual
di, probabilmente
Quin
.l54
isiarz"i
si definiscoo bibliotecari ma missi et apocr
coml?re il
ss
st
llo
d
luglio
_o nno, pont
gi nel maggio 878,155 in ogni caso nel fino all883 , cwe
lftcato
fmo al
vescovo Gualberto di Porto che attivo mentiJ56 Sebbene
i
chiam
si
non
inoltrato di Marino I, e dat dodici docu
mann, Papsturkunden des ostlichen
42 p. 440) e del 983 (non 979, come si trova in A. Brack
il
volte nomenculator in Jaff-L. 3790 (ed.
D;utschlands, GGN , 1902, p. 193 -223: 202);e due
forse la medesima persona che compacostui
3791,
e
5)
n.
Kehr, Le bolle pontificie, p. 33,
onati.
menzi
.
.
.
re in qualit di primicerio nei documenti prima
altn zudzces
150 Solo il protoscriniarius compare ancora nel sec. XI, ma nessuno degh
.
appose pi la data.
esr he Ottone li
15 1 A ragione Halphen, La cour d'Otton III, p. 357 seg., confuta la
ne al governo
ipazio
ampia, una partec
avrebbe loro accordato di nuovo una sfera d'azione pi stato pi volte supposto sulla base
come
iali,
della citt, e li avrebbe creati funzionari imper
dello scritto sopra citato.
che adduce
152 Cfr. Hinschius, Kirchenrecht, l, p. 3 83 , e Halphen, Etudes, p. 40 seg.,
defensor
rimus
x,
d
i
o
m
iudicu
s
p
esempi dell'uso dei titoli di primicerius e secundiceriu e protoscrznzar
x.
zud
zus
iudex

clator
nomen
iudex,
rius
iudex, archarius iudex, sacella
C?de, 1:
153 L'ultimo primicerio "Angelus Petri Mathei" che appare r:el 1299 (emer,ndzcer
zus e
il_secu
en
Halph

liste
do le
p. 365). Gli altri iudices scompaiono gi prima: secons de/ensor fmo al 1 195, il nomenculator
primu
il
197,
1
al
attestato fino al 1217, l'arcarius fino
ius fino al 1207.
fino al 1 185 il saccellarius fino al 1202, il protoscriniar o della Sabina, Giovanni forse quello
1 54 Cfr. Jaff-E . 3 104, 3 1 09-3 1 1 1 . Leon e il vescov
.
.
di Pavia.
s1 suppone gta ner
155 A questo periodo appartiene probabilmente Jaff- E. 2987, come
regesti.
3381,
!56 Oltre a Jaff-E. 2987 anche 3 175, 3 176, 3 182, 3 183 , 3 185-3 187, 3 189, 3200,
3388.

2 14

"'

214

1 94

La cancelleria papale nel secolo X

bibliotecario, dovr tuttavia essere considerato come l'effettivo capo della


cancelleria vista la regolarit con cui svolse le sue mansioni. Accanto a lui,
per, compare come bibliotecario il vescovo Zaccaria di Anagni che appose
la data solo su due documenti del marzo 879 e del giugno 883 .157
2 15
Ance nel corso del X secolo si verificano di nuovo analoghe apparenti
anomahe. Il s uccessivo bibliotecario che compare come datario dopo
Zaccaria Nicola di Sutri nel 904.158 Seguono, al tempo di Leone VII e di
Marino II, Benedetto di Silva Candida negli anni 939, 943 e 944; 159 sotto
Agapito II e Giovanni XII Marino di Bomarzo (955-958) ;160 durante il ponti
ficato di Giovanni XII e Leone VIII un vescovo Giovanni, sicuramente quel
.
lo di Nar:ru (961 -9 63 ) : 161 tutti e tre con il titolo di bibliotecario . Al tempo di
.
Gwvanm XIII, Benedetto VI e Benedetto VII, il vescovo Guido di Silva
Candida fu bibliotecario e capo della cancelleria fino alla fine dell'anno 975
:
di 3 3 documenti datati, risalenti a questi anni, 25 presentano la sua sottoscri
zione.162 Accanto a lui per appose la data due volte, nel 968 e nel 969 anche
il ves ovo Siccone di Blera, tre volte, nell'aprile 972, il vescovo An drea di
Amelia, una volta, nel 973 , un vescovo Giovanni che si definisce anche biblio
tecaric: , fine a volta, nel 75, il vescovo Giovanni di Salerno. Che in que
.
.
sti cas1 s1 tratti di date poste m supplenza dell'effettivo bibliotecario si ricava
chiaramente d una delle sottoscrizioni di Siccone di Blera nella quale ci
affermato a ch1are lettere;163 senza dubbio anche gli altri casi devono essere
intrpretati cos, .sia che il supplente si definisca bibliotecario oppure no.l64
Tal supplenze SI rendevano spesso necessarie in quanto anche in questo
penodo pare che ci si attenesse ancora al principio della datazione autografa.

2 15

15 7 Jaff-E. 3230 e 3389; inoltre egli chiamato


bibliotecario nel testo di una lettera del
settembre 881 (Jaff-E. 3353 ) .
158 Jaff-L. 3533. Non si deve tenere conto diJaff
-E. 3559, un documento che, assieme a
Wattenbach e Di.immler, avevo gi in passato dichia
rato falso (cfr. Bresslau, Papyrus und
Prgament, p. 12, nt. 1); adesso Brackmann, Papstu
rkunden der Schweiz, p. 496 seg., ne ha
dimostrato pienamente la non genuinit.
159 Jaff-L. 3615 a, 3621 e 3 624.
160 Jaff-L. 3669, 3676, 3680 e 3 684. Nel 948 Marin
o era stato legato papale in Germania
cfr. F. Curschmann, Die Sti/tungsurkunde des Bisthums Havel
berg, NA, 2 8 (1903 ), p. 3 93 -434 ;
401 seg., compare per gi nel 942 in un documento
giudiziario romano (Giesebrecht,
. l, p. 886 ) . Cfr.
Kazserzezt,
anche il documento dell'a bate Leone di Subia co (Regesto
Sublacense, p. 54, n. 20).
161 Jaff-L. 3688, 3691, 3692, 3700; cfr. Regest
o Sublacense, p. 173, n. 124.
162 Queste cifre sono in Jaff, Regest
a, l, p. 470, 477 e 480, su ci ora anche P. Kehr
Papsturkunden in Umbrien, GGN, 1898, p. 349-39
6: 371, e Kehr, Diplomatische Miszellen:
IV, p. 9. Qui di seguito non ripeter i numeri diJaff
dato che il lettore potr orientarsi facil
mente essendo i periodi di tempo di cui qui si tratta cos
vicini l'uno all'altro.
163 Jaff-L. 3 736: "Dat. p. m. Sicconis ep. S.
Bler.
ecci.
ad vicem Widonis ep. et bibl. s.
sedis apost. ".
!64 Di altro parere Hinschius, Kirchenrecht,
l, p. 437.

La cancelleria papale nei secoli X e XI

1 95

Anche in quello seguente la situazione rimase perci invariat . n sucessore


di Guido di Silva Candida al posto di bibliotecario Stefano di Narn1 che dal
976 al 983 appone dieci volte la data; accanto a lui copare ancora due volte
.
Giovanni di Salerno, una volta un altro vescovo Gwvanm e una volta un
vescovo Gregorio questi ultimi due hanno
seb. anche il titolo di bibliotecario
.
'
bene debbano certamente considerarsi sol() come supp lent1 d1' s tefano . 165
Seguono due documenti datati, risalenti agli anni 983 -985 : che m nzionan?
come datario Giovanni episcopus et bibliothecarius, probabilmente il medest
mo vescovo Giovanni di Nepi che poco dopo, sotto Giovanni XV, dal gen
naio 986 fino al febbraio 993 , al vertice della cancelleria;166 in questo tmp?
svolgono le mansioni di supplenti il vescoyo Gregorio di Porto,167 che .st defi
.
nisce bibliotecario e il vescovo della Sabma, Domemco, che sottoscnve una
volta nel maggio 993 senza per qesto titolo. S ccess re ?i. Gi':wnr:-i di
.
.
Nepi divenne il vescovo q.wvanm . di Albano eh ncopn, l. ucif1c1o ,di btbliote
cario anche sotto Gregono V e Silvestro II; 168 fmo alla fme dell anno 1 000
egli appose la data da solo; non vi sono supplenz.e dra?te il su? man? to.
.
.
Non si conservata alcuna bolla datata degli ult1m1 anm di pont1f1cato d1
Silvestro II 169 e tali documenti mancano anche per il periodo di Giovanni
XVII e i p imi anni di Giovanni XVIII. Poi nel marzo e nel luglio 1 005 fu
bibliotecario il vescovo Gregorio di Ostia; con la fine di quest'anno per
compare un nuovo tipo di sottoscrizione, diverso a queo finoa conosciu
to. Possediamo sette privilegi di Giovanni XVIII nsalent1 al penodo che va
dal dicembre 1 005 al maggio 1 007. Sei di questi fanno menzione di un Pietro
abbas et cancellarius sacri Lateranensis palatii: una volta come scrittore,l7 due

2 16

165 Jaff-L. 3794 e 3803 (le riserve esprese da M. Prou e A. Vier, Recueil des ckar_ts de
vol. .1 ' ans 1,900, P. 1_7.0 nt. 2, rntorno alla g:mrntta del
secondo documento non possono pregmdicare
l attendtbillta del protocollo). - . Gta sopra, n.
149, si ricordato che in questo periodo il primicerio e il nomenculator compatono per l'ulti
ma volta quali datari.
. tutti. .
166 Si autorizzati a supporre tale identit perch anche in quest'epoca nm rn
documenti indicata la sede vescovile del datario (cfr. ad es. Jaff-L. 3 827). - Ai documenti
elencati da Jaff si aggiunge Kehr, Italia P,onti/icia, 2, p. 77, n. .
167 Datario in quattro documenti de1 989 e del 995; menta d1 essere notat? il. fatto che
egli non chiamato bibliotecario nel documento Jaff-L. 3 843, emesso per lm e datato da
Giovanpi di Nepi.
.
.
.
.
,
T ? 847) precede
168 E vero che il primo documento datato da G10vann: di Al?ru;o ,Ve-.
apparentemente di alcune settit11ane l'ultfll O datato da G10v:u:m dt Nep1 (Jafe-L. 8 8), ma
la sua tradizione non affidabile. Probabilmente nella data vt e un errore; altnmentl b1sogn:
rebbe supporre che il vescovo di Albano abbia apposto una volta la data come supplente g1a
durante il mandato del suo predecessore.
169 Anche il documento originale Jaff-L. 3927 privo di data.
170 Jaff-L. 3 948, secondo l'ediione in Pflugk-Harttu11g, Ac;a, 2, p. 60; secondo e?
Scrinium und palatzum, p. 72 (sagglo che occorre consultare .ancne per tutto qu:mto s1 dir.a
qui di seguito), egli sarebbe menzionato pure qui come datano e scrittore; tuttavia cfr. Kehr,
Italia pontzficia, 3 , p. 223, n. l
l'abbaye de Saint-Benoit-sur-Loire,

2 17

216

217

La cancelleria papale nel secolo XI

La cancelleria papale nel secolo XI

volte come s crittore e datario,m tre volte semplicemente come datario :l72
probabilmente egli scrisse e dat tutte e sei i documenti. l73 n titolo da lui
portato, ce a Roma era allora quasi del tutto sconosciuto,l74 ci mostra chia
ramente l'mfluenza crescente esercitata dalle istituzioni cancelleresche degli
imprat<?ri . d'Occidente sulla produzione dei documenti pontifici, la quale,
negli ult1m1 quattro decenni del X secolo e all'inizio dell'XI ben riconosci
bile anche nella formulazione dei documenti papali.m Lo stato rovinoso e
carente . elle f:mti a nostra disposizione sulla situazione di quel tempo a
Roma c1 1mped1sce purtroppo del tutto di valutare quale fu il vero significato
e l'effettiva portata della novit voluta da Giovanni XVIII con la nomina di
un abate a cancelliere del palazzo lateranense,176 cos come siamo del tutto
pri'1 di notizie sulla personalit dell' abate. Pare ovvio supporre che il prov
vedlffiento risalga al patricius Giovanni, membro della famiglia dei Crescenzi
e ora onnipotente Roma, che potrebbe avere voluto affiancare al papa da
lm creto un cancelliere estraneo alla cerchia dei vescovi suburbicari pi o
.
meno md1pendenti
dal patricius.m Non abbiamo per alcuna prova a soste
gno di qu sta ipotesi e tale novit non era destinata a durare. Infatti, nei
documenti degli ultimi due anni di Giovanni XVIII non compare pi l'aba
te-cancelliere Pietro; essi sono scritti di nuovo dagli scriniarii mentre non vi
menzionato alcun datario. 178
Anche al tempo di Sergio IV ( 1009- 1012), egli pure una creatura del patrz

cius Giovanni, continuano a verificarsi anomalie. vero che quattro privilegi


di questo papa fanno di nuovo menzione di vescovi come bibliotecari, una
volta Benedetto di Porto, due volte Pietro di Palestrina e una volta un vescovo Gregorio;l79 ma un altro documento pi antico del 1010 fu datato da un
cardinale presbitero, cosa che fino ad allora non era mai accaduta;l80 gli altri
sono privi di data. Solo Benedetto VIII, eletto in contrapposizione ai
Crescenzi, torn all'antico uso, almeno in qminto fece apporre la data solo da
vescovi. Ma i vescovi che compaiono come datari sono pi numerosi che al
tempo di tutti i suoi predecessori. Troviamo Pietro di Palestrina, Benedetto di
Porto, Benedetto d i Silva Candida, Azzone e Pietro di Ostia, Bosone di
Tivoli, infine Benedetto, un vescovo e legato, probabilmente lo stesso che il
vescovo di Porto o quello di Silva Candida. Vi per una tale confusione cro
nologica nelle loro sottoscrizioni181 che non possibile concludere se dobbiamo supporre ancora in quest'epoca l'esistenza di un bibliotecario vero e proprio, come stato congetturato per il periodo precedente, e considerare allora gli altri datari contemporanei come i suoi supplenti, oppure se bisogna
ritenere che i vescovi e i bibliotecari comparenti l'uno accanto all'altro abbiano svolto collegialmente tale mansione. In ogni caso pure in questo periodo
ancora certo che la data (pur essendo, come abbiamo visto, pi spesso omessa al tempo dei predecessori di Benedetto VIII e anche durante il pontificato
di quest'ultimo ) 182 nei documenti nei quali veniva aggiunta era autografa.

17 1 Jaff-L. 3 947 e 3953.


172 Jaff-L. 3 949, 3 95 1 e 3 952.
17_3 E infatti n m sar un caso che i tre d cumenti che lo designano semplicemente quale

datano non menz10nano alcun altro come scnttore e quello che lo definisce solo scrittore non
menziona alcun altro come datario.
174 fr. sopra, nt. 145. -r:uttavia tale titolo usato in una lettera di Silvestro II (Jaff-L.
.
3 91 1) evidentemente m relazione al preposto o a un ufficiale della cancelleria papale.
175 Dopo l'osservazione isolata fatta per primo da Ewald, Zur Diplomatik Silvesters II., p.
345 seg., fu W Erben, Die Anf;inge des Klosters Zels, ZGO, NF, 7 (1892) , p. 1-37: 2 1 seg.
(cfr. anche Erben, Excurse, p. 571 seg.) a richiamare fermamente l'attenzione su tale circo
sanza; ci nonotnte es stata ?I utto tracurata nella ricerca di Miihlbacher sui rappor
ti tra .do.cumntl penali e pontlflCl (cfr. Mhlbacher, Kaiserurkunde und Papsturkunde).
Maggiotl partrcolan verranno comunicati in seguito.
176 E difficile che tale nomina si colleghi a un'altra circostanza. All'inizio del 1004
il
biboecario vescovo Leone legato papale in Germania (cfr. le fonti in Hirsch, ]ahrbucher
Heznnchs II;, l , p. 278, nt. 1). Ma questa assenza non pu avere provocato la nomina dell'a
bate ancell1ere dato che, come sopra si notato, nel marzo e nel luglio 1005 un altro biblio
tecario appone la data e l'abate Pietro compare solo a partire dalla fine dell'anno.
177 Cfr. anche Kehr, Scrinium und palatium, p. 74, che pure si pone la domanda se forse
il
.
pontef1ce fosse assente da Roma durante il periodo in cui si trova menzione dell'abate cancel
liere Petro, cosa che ci riporterebbe al precedente gi menzionato sopra, che risale al pontifi
cto d1 Leone VII!. Dalle fonti non abbiamo per alcuna indicazione per poter dare una
nsposta a tale ques1to.
178 Neche nell'origale Jaff-L. 3 956, che peraltro fu spedito in uno stato incompiu
.
to, come drmostra lo spaz10 lasc1ato m b1anco
per fare posto al nome dello scrittore e poi non

riempito. Tuttavia nel dicembre 1015, durante il pontificato di Bendetto VIII, ci imbattiamo
in un Pietro diaconus atque cancellarius (Regesto di Farfa, 3 , p. 2 1 1 ) e, parimenti, a un sinodo
di Giovanni XIX del dicembre 1024, in un Pietro diaconus sanctae Romanae ecclesiae et can
cellarius sacri palatii (Jaff-L. 4063 ). Ritengo molto probabile che costui fosse l'abate Pietro
del 1005-1007, che perci dovrebbe essere stato promosso cardinale diacono mantenendo il
titolo di cancelliere; non possibile per dimostrare che nel periodo successivo al 1007 egli
abbia esercitato veramente funzioni nella cancelleria; su due documenti di Giovanni XIX che
dovrebbero essere stati scritti in sua vece cfr. pi avanti, nt. 202. Ma se questa congettura
esatta, il Pietro diaconus et cancellarius che troveremo al tempo di Benedetto IX (cfr. pi
avanti) e che attestato fino all'ottobre del 1050 come effettivo capo della cancelleria inve
ce con ogni probabilit un'altra persona. In nessun caso possiamo pensare alla sua identit
con l'abate Pietro del 1005-1007; per quanto ci possibile dare un giudizio sulla grafia di
quest'ultimo sulla base dei due documenti Jaff-L. 3 947 e 3 953, essa completamente diver
sa dalla scrittura del capo della cancelleria dal 1044 al 1050, che presenta caratteri grafici
molto peculiari e del tutto costanti. E, poi, come potrebbe lo stesso uomo aver ricoperto per
45 anni di seguito la carica di cancelliere papale!
!79 Jaff-L. 3971, 3985 e 3988; Kehr, Papsturkunden in Benevent, p. 55.
18 Jaff-L. 3 967.
181 Cfr. l'elenco in Jaff, Regesta, 1, p. 506. Bosone compare anche in due documenti del
1017 recentemente rintracciati, cfr. A . Giorgetti, Bolla inedita di papa Benedetto VIII, ASI,
ser. 5, 1 1 ( 1893), p. 104-1 1 1, e H. Omont, Diplomes carolingiens. Bulle du pape Benoit VIII

196

218

218

1 97

sur papyrus et autres documents concernant !es abbayes d'Amer et de Camprodon, en Catalogne
(843-1017),

BEC, 65 (1904), p. 364-389: 377.

!82 Manca anche nei due originali Jaff-L. 4001 e 4036, che peraltro mostrano entrambi

tracce di incompiutezza.

219

219

La cancelleria papale nel secolo XI

1 98

Benedetto VIII per, nel 1023, adott un altro prowedimento destina


to ad avere grande importanza. A Natale di quell'anno si trovava a Roma
l'arcivescovo Pellegrino di Colonia che, tra i principi ecclesiastici tedeschi
primi per nobilt, era il pi disposto a farsi coinvolgere nei vasti piani poli
tico-ecclesiastici del papa; quest'ultimo lo ossequi grandemente e lo
nomin bibliotecario della Chiesa romana, una nomina mai ottenuta fino
ad allora da alcun vescovo tedesco,183 In questa sede non d si occuper
della rilevanza politica di tale prowedimento; qui si dovr solo evidenziar
n _l'importanza per la storia della cancelleria papale.184 difficile per sta
bthrla con certezza perch mancano informazioni attendibili al riguardo.
Gi non si pu dare una risposta certa al quesito se la concessione fu fatta
personalmente a Pellegrino, oppure se gli fu accordata in quanto arcive
scovo di Colonia con l'intenzione di rendere la carica trasferibile anche ai
suoi successori in quell'arcidiocesi;IS5 tuttavia la prima ipotesi forse la
220 pi probabile.I86 N possibile accertare quali prerogative erano congiun
te a quell'ufficio, a parte gli onori tributati all'arcivescovo; si pu solo
affermare che egli non solo dovette essere equiparato ai vescovi biblioteca
ri, ino ad allora in carica, ma che venne preposto a loro e, almeno stando
a titolo conferitogli, subentr al vertice della cancelleria papale. Infine
nmane anche incerto se egli esercit personalmente la sua carica: non pos
sedim dcueni ris lenti alle prime settimane del 1024 che potrebbero
formre m1cazwm al nguardo. Invece, non avendo l'arcivescovo in pro
gramma d1 restare a Roma, pare che a lui spettasse il diritto di nominare

220

183 Cf:. G:iesebrecht,_ Kaiserze, 2, p. 198; Hirsch-Bresslau, Jahrbiicher Heinrichs II., 3, p;


alle repliche di J. von Pflugk-Harttung, Beitriige zur
279. ttnbmsco poca Importanza
. II. , FDG, 16 (1876), p. 587-598: 594 seg., e anche ai numerosi dibattiti
Geschzchte Heznrzchs
in recenti dissertazioni, per ultimo W Dersch, Die Kircbenpolitik des Erzbischo/s Aribo von
Mamz (1021-1 031), Marburg 1899, che si arrovellano sulle questioni qui trattate.
184 Wattendorff, Stephan IX. , p. 56 seg., ha trattato per ultimo dell'ufficio nella cancelle
ria romana ricoperto dal dignitario di Colonia.
185_ i o . mno come allora l'ufficio di arcicappellano regio per la Germania era legato
all, arcidiOcesi di Magonza e come poco dopo quello di arcicancelliere per l'Italia fu congiun
to all'arcidiocesi di Colonia.
186 lVT
attendo rff, z"bz"d , e d"1 parere opposto dato che tiene gran conto del fatto che nel pri. . d1
Leone IX per Ermanno di Colonia del 7 maggio 1052 (Jaff-L. 4271 ) compare l'e
vilegiO
spressione: "confirmamus quoque tibi. .. sanctae et apostolicae sedis cancellaturam". Ma
prima di tutto questo documento perlomeno fortemente interpolato e la frase in questione,
come nota Steindorff, Jahrbucher Heinrichs III. , 2, p. 14 1, nt. l, fu inserita probabilmente
raendola dalla biografia i Leone IX di Guiberto (2, 4: ed. Watterich, Vitae, l , p. 155), dove
il verbo dare usato da 9mbrto fu trasformato in con/irmamus; in secondo luogo, anche se il
documento fosse genumo, dimostrerebbe soltanto che la concessione senza dubbio awenuta
gi nel marzo del 1051, fu confermata un anno dopo con un docuento. - Secondo me
decisiva la considerazione che Leone IX, il quale era in ottimi raoporti con Ermanno di
loia, difficente gli avrebbe rifiutato carica e titolo fino al 105 , se questi avesse avuto
g1a pnma un dintto a entrambi.
.

'

La cancelleria papale nel secolo XI

199

un supplente; ne fece uso, dato che incaric Benedetto di Porto, gi attivo


fino a quel momento in cancelleria, di apporre la datazione in supplenza
del bibliotecario; due documenti del 1024 furono sottoscritti in questo
modo.187
Se il rapporto nel quale venne a trovarsi un arcivescovo tedesco con la
cancelleria papale fosse rimasto permanente, avrebbe potuto facilmente
esercitare una grande influenza sull'voluzione di quell'istituzione: la conse- 221
guenza probabile sarebbe stata una penetrazione ancora pi incisiva di
usanze tedesche nel funzionamento dei suoi uffici. Ma, almeno per il
momento, non si arriv a questo. La morte di Benedetto VIII e quella di
Enrico II, avvenute a breve distanza di tempo l'una dall'altra, posero fine
agli stretti legami allacciati tra Papato e Impero; in Germania e a Roma
uomini nuovi giunsero al potere; l Corrado II, che cerc in tutti i modi di
non intromettersi nelle questioni romane, qui Giovanni XIX, che fino ad
allora era stato un laico e aveva avuto la citt in suo potere, e non intendeva
affatto rafforzare l'influenza tedesca a Roma.
Se, oltre a ci, si riflette sul fatto che le relazioni tra Roma e la Germania
erano rese pi difficili dalla ribellione dei principi laici dell'Italia settentrio
nale e dai loro tentativi di eleggere un antir, si comprende come per il
momento non si parli pi di un bibliotecario proveniente da Colonia.
Invece, quanto alla datazione, si torn ad adottare il vecchio sistema:
Bosone di Tivoli, Benedetto di Porto, Pietro di Palestrina svolsero di nuovo
collegialmente tale mansione usando il titolo di bibliotecari.188 L'unica ecce
zione data da un documento di Giovanni XIX del dicembre 1026 che fu
datato da Benedetto di Porto in luogo di Pellegrino.l89 La sua emissione
cade nel periodo durante il quale Corrado II, al cui seguito si trovava Pelle
grino,t9o indugiava in Italia col suo esercito e perci, forse, si ebe una volta
l'occasione di soddisfare i diritti rivendicati da Pellegrino. E comunque
molto strana la circostanza che questa datazione, in cui si menziona
Pellegrino, preceduta da un'altra nella quale Bosone di Tivoli viene defini
to bibliotecario senza alcuna indicazione di un rapporto di supplenza, e ci,
187 Jaff-L. 4057: "dat. p. m. Piligrimi Colon. archiep. et biblioth. s. sed. apost., qui vicem
Benedicto commisit episcopo"; Jaff-L. 4058: "dat. p. m. Benedicti ep. Portuensis vice
Pelegrini archiep. Colon. et bibl. s. ap. sedis". Nonostante le varianti nella forma (doveva an
cora svilupparsi una forma stabile adatta a esprin1ere la nuova situazione) ritengo che entram
be le datazioni siano equivalenti e credo che derivino da Benedetto. Se Pellegrino avesse appo
sto personalmente la data a Jaff-L. 4057, come di recente stato supposto, l'aggiunta qui
vicem sarebbe stata del tutto superflua; inoltre ci si sarebbe aspettati poi commisi invece di
commisit. - Si noti che Benedetto in entrambe le date non viene chiamato bibliotecario .
188 Cfr. Jaff, Regesta, 1, p. 5 15.
189 Jaff-L. 4076: "dat. p. m. Benedicti Port. ep. (dunque senza il titolo di bibliotecario,
come nel 1024) vice Peregrini Col. archiep. bibl. s. apost. sedis".
t9o Cfr. DD K II, n. 56.

221

222

222

201

La cancelleria papale nel secolo XI

La cancelleria papale nel secolo XI

a meno che non vi sia stata una confusione, potrebbe perfino far pensare
che la seconda datazione apposta da Benedetto al posto di Pellegrino sia
stata aggiunta successivamente a seguito di una protesta da parte tedesca.
Per il resto, anche durante la discesa a Roma di Corrado, nei documenti
pontifici non si tenne alcun conto della rivendicazione dell'arcivescovo di
Colonia. Un documento del giugno 1 026 fu datato da Benedetto di Porto
senza menzionarlo; I 91 Bosone di Tivoli ne dat un altro il 14 dicembre di
quest'anno;192 e perfino in un privilegio per Cluny emanato durante la pre
senza a Roma dell'imperatore193 non si trova menzione di Pellegrino, che del
resto era assente, I 94 quale datario, bens di Pietro di Palestrina.
Tuttavia sembra che a Roma le pretese dell'arcivescovo di Colonia non
siano cadute in oblo; a ci fa pensare un provvedimento adottato poco
dopo la sua morte che d proprio l'impressione di volere impedire per il
futuro il loro rinnovarsi. Pellegrino mor il 24 o il 25 agosto 1 03 6;195 al
novembre dell'anno successivo risale un documento di Benedetto IX, succe
duto a Giovanni XIX sul trono papale, mediante il quale l'ufficio di biblio
tecario papale fu affidato al vescovo Pietro di Silva Candida, che il pontefice
aveva posto gi prima al vertice della cancelleria,I96 ma contemporaneamen
te anche a tutti i suoi successori in quella diocesi.197 Il privilegio fu dato
mentre l'imperatore si trovava in Italia e dopo l'incontro da lui avuto con il
papa, che era avvenuto solo pochi mesi prima; anche l'arcivescovo Ermanno
di Colonia, il successore di Pellegrino, si trovava allora in Italia e godeva
della stima di Corrado II: in queste circostanze non probabile che da parte
di Ermanno siano state accampate rivendicazioni giuridiche, calpestate dal
provvedimento di Benedetto, e ci conferma l'ipotesi da noi gi espressa,
secondo cui l'ufficio era stato conferito solo alla persona di Pellegrino. Ma
non si potr dubitare che tale provvedimento, per quanto inoppugnabile dal
punto di vista formale, rappresent nondimeno un'abile mossa della politica

curiale contro l'influenza tedesca, che proprio allora in Italia si faceva valere
energicamente e noncurante dell'autorit papale.
Per la storia della cancelleria papale tale misura ebbe per grande impor
tanza. Da quel momento in poi la carica di bibliotecario pap e fu congita
permanentemente a una diocesi suburbicaria; quando el perodo success1vo:
cosa che avvenne solo molto di rado, si trova menz10ne d1 un vescovo d1
un'altra diocesi quale datario, costUi pu con certezza essere considerato solo
come un supplente del signore di Silva Candida. 198 Ma vi fu anora un'altra
conseguenza. Nell'affidare la direzione sul? rema dlla cancelle1a :-r solo
cardinale vescovo, che, a causa del progressivo ampliamento dell attlVlt lega
ta al generale governo della Chiesa e svolta in collaborazione col collegiO car
dinalizio sicuramente si trov spesso impedito di svolgere personalmente le
mansioni a lui incombenti,199 doveva sembrare ovvio nominare un supplnte
permanente del capo della cancelleria. L' esen;pi della canelleria impenale,
nella quale, in maniera del tutto analoga, all arc1vescovo di Magonza p er la
Germania e a quello di Colonia per l'Italia era subordinato un cancell1ere,200
dimostrava l'attuabilit di una tale disposizione; secondo me quando anche a
Roma al supplente stabile del capo della cancelleria, accanto al tradizionale
titolo di bibliotecario che i supplenti di questo alto funzi?nario avevano gi
portato anche in precedenza, fu conferito il titolo di cancetlarius, fine;> ad allo:
ra usato solo molto sporadicamente dallo stesso capo della cancellena, non s1
fece altro che imitare l'organizzazione tedesca.2 0 1 La carica allora creata di
bibliothecarius et cancellarius sedis apostolicae fu conferita al diacono Pietro,
che incontriamo tre volte come datario al tempo di Benedetto IX negli anni

200

1 9 l Jaff-L. 4074.
1 92 Jaff-L, 4075; degno di nota il fatto che Benedetto di Porto sottoscrisse anche que
sto documento senza usare il titolo di bibliotecario.
1 93 Jaff-L. 4079. Cfr. A. Hessel, Cluny und Macon. Ein Beitrag zur Geschichte der ppstli
chen Exemptionsprivilegien, Zeitschrift fur Kirchengeschichte, 22 (1901), p . 516-524: 520, nt. l .
1 94 Almeno la sua presenza non pi attestata in Italia nel 1027; occorre rettificare le
indicazioni opposte che si trovano in Bresslau, Jahrbucher Konrads II. , l, p. 139, e in
Giesebrecht, Kaiserzeit, 2, p. 245.
1 95 Bresslau, Jahrbucher Konrads II. , 2, p . 2 19.
1 96 Cfr. pi avanti, nt. 199.
1 97 Jaff-L. 4 1 10: "non solum te, sed omnes tuos successores episcopos bibliotecarios
sedis nostre esse perpetuo apostolica auctoritate censemus, et (leggi: ut) merito, qui in apo
stolica ecclesia desudatis, in apostolicis Scriptis fideles testes semper existatis". Non condivi
do le osservazioi di }. von Pflugk-Harttung su questo privilegio (Das Papstwahldekret des
Jahres 1 059, MIOG, 27 [1906], p. 1 1-53: 52-53); anche Kehr, Italia pontificia, 2, p. 27, com
mento al n. 5, le ha respinte.

1 98 Cfr. pi avanti, nt. 264.


.
. .
.
1 99 Al principio del pontificato di Benedetto puo, dars1 che il vesc?':o l Silva Candia
15 aprile
abbia effettivamente esercitato il suo incarico personalmente; un pnvileg10 del
n. l) fu
18,
p.
,
I.
.
Frankreich
in
nden
Papsturku
ld,
(Wiederho
nte
1037 rintracciato recenteme
s. Lateran.
datato da lui stesso; egli vi insignito del titolo di cancellarius et bibliothecarius
.

palatii.

zoo Cfr. pi avanti, capitolo settimo.

.
.
.
201 Sul significato originario del titolo can_cellarius cfr. p1 avatl, :pltolo sttlmo. Kehr,
s
Scrinium und palatium, p. 74, nt. 3 , ha mamfestato dubb1 Circa l op1mon qm espress
motlvatl.
rapporto dei vescovi di Silva Candida con il cancelliere Pietro, ma non h ha ben
l'analo
Credo di potermici attenere tanto pi in quanto a favore di tale ipotesi non vi solo
rom
quell
su
e
tentement
p
cos

a
XI
e
X
sec.
a, ma

gia con la situazione tedesca che nei


!S
dovray arla
anche il tipo di attivit svolta in cancelleria dal d1acn.o P1etro, e della . uale Sl
nspett
re, dimostra a mio parere chiaramente che la sua pos1z1one era molto pm su alterna
te-:npo di
a quella dei precedenti capi della cancelleria a e:cezione olo de suo on: ommo al
Il papa
Giovanni XVIII e credo che la congettura d1 Kehr, d1 per se affascmante, che
dire
la
ontroll
iato
imme
u
il
o
sot
porre
luo
"
.
<;>

?
mediante quel p;ovvedimento abbia ?
con la
zione della cancelleria sia ben conciliabile con la m1a opm10ne. E mfattl, propno
o si ridu
nomina di un cancellire subalterno al primo bibliotecario la carica di quest'ultim
lavoro di
ceva sempre pi a un semplice titolo privo di effettiva incidenza nella direzione del
cancelleria.

223

224

223

La cancelleria papale nel secolo XI

La cancelleria papale nel secolo XI

1042 e 1044.202 Purtroppo non sappiamo nulla di preciso sulla sua provenien
za e sul suo passato; egli non pu avere avuto un ruolo politico, dato che
rimase in carica durante pontificati assai differenti quanto ad azione politica,
quali quello di Benedetto IX e di Gregorio VI, quello di Clemente II e di
Leone IX, e dato che il suo posto non fu in nessun modo toccato da tutti i
cambiamenti verificatisi sia nell'organizzazione del Papato che nella prassi
cancelleresca durante questo periodo denso di avvenimenti. Per otto interi
anni, dal marzo 1042 alla sua morte (ottobre 1050),203 fu affidato solo a lui il
compito di apporre la data ai documenti pontifici senza l'intervento dei
vescovi di Silva Candida che probabilmente, come gli arcicancellieri tedeschi,

si accontentavano di essere insigniti del titolo onorifico di bibliotecari e,


forse, di godere di certe rendite ad esso legate. Tratto caratteristico di questo
funzionario fedele al proprio dovere e diligente, in posizione di responsabilit
ma in realt subalterno, il fatto che in questo periodo di tempo relativa
mente lungo non solo appose la data da solo e con regolarit, ma scrisse di
suo pugno in parte o interamente anche un considerevole numero di docu
menti204 e si accontent di avere a disposizione pochi impiegati subalterni.
Fino ad allora i privilegi erano stati sempre scritti da scriniarii secondo la
consuetudine antica. Solo molto raramente alti ufficiali di cancelleria avevano
procurato il mundum, ad esempio, come abbiamo gi visto, una volta al tempo
di Gregorio I il secundicerius Paterius;205 soltanto i protoscriniar' avevano svolto un po' pi spesso la funzione di grassatori, e ci non sorprende affatto se si
considera la particolare posizione di questi funzionari che, come si osservato
in precedenza, erano al vertice della corporazione degli scrittori professionisti
di documenti di Roma. Cos troviamo le sottoscrizioni, come scrittori, del pro
toscriniarius Melchisedech in due documenti del 905 e del 907, 206 poi di
Giovanni in un documento del 917,201 inoltre di Pietro, che si designa archi
scriniarius in un privilegio del 93 9,208 e infine di Stefano, che si definisce sia
primiscriniarius che protoscriniarius in cinque documenti del 1021-102 3 .209

202

225

224

225

202 In due documenti del giugno 1044, Jaff-L. 4115a e 4115b, pubbl. da W Wattenbach,

Urkunden und andere Au/zeichnungen, NA, 11 (1886), p. 389-403: 390; e da W Wattenbach,


Papstbullen im Germanischen Museum, NA, 12 (1887), p. 408-410, scritti da un Giovanni scri
niarius et notarius, "dat. per manum Petri diaconi bibliothecarii et cancellarli sancte apost(Jlice

sedis", e nell'estratto di un documento del 1042, una volta depositato nell'Archivio di Soana,
secondo Sigismondo Tizio da Siena (Muratori, Antiquitates Italicae, 3, col. 833) "dat. 3. kal.
apr. per manum Petri diaconi et cane. sancte sedis apost. an. decimo domini Benedicti papae"
(Taff-L. 4111a). Cfr. anche in Jaff-L. 4114 la sottoscrizione "Petrus cancellarius noster".
Due documenti di Giovanni XIX (Taff-L. 4071 e 4085), che menzionano un Giovanni "cardi
nalis et cancellarius vice Petri diaconi" quale scrittore, e un Bosone (Dodo) "episcopus et
bibliothecarius" come datario, non possono ritenersi attendibili. In questo periodo non abbia
mo alcun altro esempio, n in realt pensabile che nello scrivere un documento pontificio si
sia dato luogo a un rapporto di supplenza: per quanto possiamo vedere l'ingrossatura non era
allora un compito che, come la datazione, spettava a un determinato funzionario e che, perci,
quando costui era impedito poteva essere svolto solo da un suo supplente. N siamo a cono
scenza di un altro caso che dimostri che un cardinale e cancelliere abbia scritto senza contem
poraneamente datare. Ma se ci imbattiamo in due casi singolari di questo genere attestati in
due documenti della medesima provenienza, che, oltre a ci, sono distanti di due anni (Taff
L. 4071, del 1025, dispone la restituzione al patriarca Poppone di Aquileia del monastero di S.
Maria in Organo a Verona; Jaff-L. 4085, del l027, un documento generale a conferma della
stessa disposizione), chiaro allora che abbiamo a che fare con lavori non provenienti dalla
cancelleria, tanto pi che, in questo caso, si spiega facilmente l'origine di quelle singolarit.
Infatti i falsi furono confezionati usando, a quanto sembra, due documenti genuini, dei quali
uno era stato emesso da Giovanni XIX e datato da Bosone, e l'altro era stato emesso dal suo
successore, scritto da un Giovanni "scriniarius et notarius" e datato da un Pietro "diaconus
cardinalis et cancellarius"; nei falsi furono riuniti gli escatocolli dei due modelli. Jaff-L. 4071
fu respinto gi da Jaff e difeso a torto da Loewenfeld; Jaff-L. 4085 stato finora considerato
genuino, e anch'io lo ritenni tale (]ahrbiicher Konrads II., l, p. 158, nt.4). Occorrer studiare
ancora in quale misura la falsificazione ha toccato anche il contenuto dei documenti; in ogni
caso falsa una frase del n. 4085: gi ibid. la avevo dichiarata in contraddizione con un'altra
disposizione adottata in questo periodo. Dopo quanto si detto sopra non mi soffermer a
dichiarare senz' altro falsa la proposizione con la quale il pontefice riconosce Aquileia come il
"caput et metropolis super omnes Italiae ecdesias"; essa non in alcun modo conciliabile con
la situazione effettiva del tempo e con la posizione avuta da Milano e Ravenna. Pu darsi che
il falso appartenga ancora al sec. XI e la sua origine dipende forse dalla disputa per la prece
denza verificatasi nel l047 (cfr. Steindorff, ]ahrbiicher Heinrichs III., l, p. 320 seg.).
203 Cfr. Chronicon S. Petri vivi Senonensis (MGH SS, 26, p. 30-34), p. 32: "in ilio tempore
(cfr. Jaff, Regesta, l, p. 539) Leo papa venit Lingones civitatem ... ibique obiit Petrus diaco
nus eius sepultusque est in capitulo S. Manmetis".

203

204 Cos gi al tempo di Benedetto IX la prima riga dei due privilegi menzionati sopra alla
precedente nt. 202, poi al tempo di Clemente II tutto il documento Jaff-L. 4148 e forse
anche Jaff-L. 4150 (cfr. Kehr, Scrinium und palatium, p. 80, nt.2); sotto Leone IX i docu
mento Jaff-L. 4165, 4169 e 4170 interamente, le prime righe del n. 4172 (cfr. Kehr, ibid. , p.
81) e parti del n. 4263 (originale a Marsiglia). Kehr, Diplomatische Miszellen. I., p. 496 seg.,
ha dimostrato che fu attivo anche come dettatore.
205 Cfr. sopra, nt. 56. Jaff-E. 2952 di Adriano II, secondo l'edizione di Mittarelli, Annales
Camaldulenses, 3/2, p. 3, n. l, dovrebbe essere stato scritto da un Paolo scriniarius secundice
rius. I dubbi da me gi espressi in precedenza circa l'esattezza di questa lettura trovano oggi
conferma nell'edizione di Pasqui, Documenti, l, p. 57, n. 41, dove peraltro nel testo stampa
ta ancora la versione sbagliata, ma almeno nelle note vi quella giusta. il documento fu scritto
da uno scriniario Paolo e fu datato dal secundicerius il cui nome manca. Altrettanto erronea
dovrebbe essere l'affermazione che Jaff-E. 2497 dell'8 marzo 798 sia stato scritto da
Eustachio quale primicerius notariorum. Ancora il 20 aprile Eustachio era un semplice notaio
(Taff-E. 2498) e in quel tempo il primicerio si chiamava Pasquale. Guglielmo di Malmesbury,
che tradusse in latino il pezzo esistente solo nella versione in inglese, prese certamente da
Jaff-E. 2510 il titolo attribuito a Eustachio; nell'802 Eustachio pu essere stato primicerio.
Infine nella riga dello scriptum di Jaff-L. 3688 occorre sicuramente leggere scriniarii al posto
di secundicerii (cfr. Pflugk-Harttung, Diplomatisch-historiscbe Forschungen, p. 399).
206 Jaff-L. 3535 e 3538. Probabilmente costui lo stesso che lo scriniarius (dal medesimo
e raro nome) comparente nell'897 come teste in un documento del protoscriniarius Benedetto
(Regesto Sublacense, p. 164, n. 116).
207 Jaff-L. 3558.
208 Jaff-L. 3616.
209 Jaff-L. 4033, 4041, 4043a, 4045 e 4056. Su Stefano cfr. Halphen, Etudes, 143. False o
corrotte sono le menzioni di un primiscrinius in Jaff-L. 3832 (cfr. West/iiliscbes UB, 5, p. 7,
n. 20), di un archiscriniarius nel n. 3851 (cfr. UB Salzburg, 2, p. 114, n. 62), di un archiscrivius

226

226

227

227

205

La cancelleria papale nel secolo XI

La cancelleria papale nel secolo XI

Del tutto eccezionalmente avvenne anche che i papi in particolari circo


stanze affidarono la stesura di privilegi a persone non appartenenti al loro
personale burocratico. Ad esempio un documento di Leone VIII del giu
gno 964 fu scritto da un Giovanni tabellione nelle forme del documento
privato romano; quel pontefice creato da Ottone I, che era stato allontana
to dalla citt dal suo avversario Giovanni XII e vi era stato ricondotto dal
l'imperatore, non aveva evidentemente ancora riorganizzato la sua cancel
leria quando ordin la produzione di quel documento. 2 1 o In circostanze
simili, e certamente per ragioni analoghe, nel 980 il papa Benedetto VII,
che si era ritirato a Ravenna per sfuggire ad alcune insurrezioni scoppiate a
Roma, vi fece scrivere un documento da un tabellione locale nelle forme
ivi consuete. 2 11 Ancora meno sorprende il fatto che i pontefici, quando
adottavano misure in relazione alla loro propriet privata non come reg
genti della Chiesa ma come privati, fecero produrre i documenti concernenti tali misure non dai loro funzionari di cancelleria ma da altri scrittori
pubblici nelle forme abituali a questi ultimi;212 tali pezzi non sono affatto
documenti pontifici e non hanno niente a che fare con le regole vigenti per
questi ultimi.2 13
Se tra queste regole vi era quella per cui lo scrittore e il datario di un

documento dovevano essere due persone diverse, il primo ad allontanarsene


fu, come abbiamo visto, l'abate-cancelliere Pietro nel 1 005 - 1007, poi il
bibliotecario e cancelliere Pietro diacono, come sopra abbiamo notato. Al
tempo di quest'ultimo, e in quello immediatamente successivo, si verificarono per ancora altri cambiamenti molto rilevanti nell'organizzazione della
cancelleria papale.2 14 li fatto che i due scriniarii Sergio e Giovanni, gli scrittori di documenti subalterni a Pietro diacono e attivi durante il pontificato
di Benedetto IX, si attribuiscono il titolo ufficiale di scriniarius et notarius
sacri Lateranensis palatii,215 non ha probabilmente un significato particolare
riguardo all'organizzazione della cancelleria. In generale, infatti, a partire
dalla fine del X secolo si trova spesso menzione del sacrum palatt'um Lateranense quale sede del pontefice e dei suoi uffici; e come si cominci a parlare
di pagamenti al palazzo lateranense, cio a fare menzione di questo al posto
della cassa papale o, p er servirsi del termine posteriore, della camera
papale,216 (nello scritto sopra illustrato risalente al periodo di Ottone III gli
alti funzionari pontifici, gli iudices de clero, venivano infatti chiamati anche
iudices palatini e pi tardi senz'altro iudices sacri palatii Lateranensis)217 cos
al tempo di Benedetto IX divenne usuale qualificare anche i funzionari di
cancelleria come scriniari e notai palatini, senza che tale designazione signi
ficasse niente di pi rispetto agli altri casi .2 18 Un fatto nuovo e importante
per che per la prima volta al tempo di Clemente II, a quanto sappiamo,
entrarono al servizio della cancelleria papale alcune persone non appartenenti alla cerchia degli scriniarii e dei notarii regionart'i legata a Roma e alle
sue regioni. I primi documenti del papa tedesco furono scritti ancora da
quello stesso Giovanni che era attivo anche al tempo di Benedetto IX e di
Gregorio VI e che, per quanto sappiamo finora, dopo il ritiro di Sergio
aveva fatto fronte da solo, accanto al cancelliere, a tutto il carico del lavoro
cancelleresco; egli accompagn il pontefice a Salerno allorch questi, all'inizio del 1047, lasci Roma, e nella citt campana la sua attivit attestata

204

nel n. 4108 (cfr. Kehr, Scrinium und palatium, p. 75, nt. 1). Nella riga dello scriptum del n.
5905 al posto di Pyderii regionarii et re/erendarii bisogna leggere Petri notarii regionarii et
scriniarii. Corrotta infine anche la riga dello scriptum del n. 4042 che menziona un ypocan
cellarius (cfr. Bresslau,Papyrus und Pergament, p. 26, nt. 2).
210 Jaff-L. 3703. La garanzia della genuinit del documento data proprio dalla sua
forma irregolare dovuta alle circostanze particolari nelle quali fu emesso. Singolare solo il
fatto che il papa dovrebbe essersi trovato gi il 13 giugno in Laterano,mentre,sulla base del
Continuator Reginonis, a. 964,si dovrebbe supporre che torn a Roma solo il 23 giugno. Ma
la data potrebbe essere stata alterata nella copia dell305.
211 Jaff-L. 3802 con la sottoscrizione del papa. L'edizione in Ughelli,Italia sacra, 2, col.
599, molto mendosa.
212 Cos Benedetto Vlli nel 1007 e 1013,Giovanni XIX nel 1027 (Jaff-L. 3998; P. Kehr,
Papsturkunden in Campanien, GGN, 1900, p. 286-344: 305, n. l e 307, n. 2). Non si pu
spiegare allo stesso modo perch Celestino II fece scrivere da uno scriniario romano (lo scri
niarius s. Romane ecclesie Giovanni, su cui cfr. sopra) un provvedimento relativo al patrimo
o ecclesiastico nel territorio ravennate (Jaff-L. 8465) nelle forme di un documento privato.
E vero che in pezzi di questo tipo ricorrono spesso forme differenti,ma nel periodo pi anti
co sembra che siano stati prodotti per lo pi da funzionari di cancelleria. - I documenti giudi
ziari dei papi furono trattati in modo diverso e redatti talvolta da funzionari di cancelleria,
talvolta da altri scrittori.
213 E neanche i documenti che i papi emisero nella loro qualit di vescovi di un'altra
chiesa, cio Leone IX come vescovo di Toul (Jaff-L. 4173, respinto a torto non solo da
Pflugk-Harttung,ma anche da Steindorff,Jahrbiicher Heinrichs III., 2, p. 86), Cadalo come
vescovo di Parma (Aff, Storia, 2, p. 329, n. 29), Alessandro II come vescovo di Lucca
(Jaff-L. 4486, 4487, 4554 e 4652),Guiberto come arcivescovo di Ravenna (Jaff-L. 5318,
5327,5328,5338 ecc.).

228

214 Per ci che segue fondamentali sono le fruttuose ricerche di Kehr,Scrinium und
palatium, p. 74 seg. Mi distanzio da queste in realt solo in quanto eviterei di vedere una
netta distinzione tra scrinium e palatium, dato che non credo all'esistenza di due uffici

veramente separati nella cancelleria papale del sec. XI. Cfr. su questo le osservazioni che
seguono.
.
215 Ma non sempre,come pare supporre Kehr,ibid., p. 75,nt.l. InJaff-L. 4109a si trova
ancora alla maniera antica: "scriptum per manus Sergii scriniarii et notarii sanctae Romanae
ecclesiae". Nel n. 4115a si trova: "post scriptionem Iohannis nostri scriniarii et notarii".
216 Cfr. la sanctio di Jaff-L. 3925; Kehr,Italia pontificia, 4, p. 67, n. 4; Jaff-L. 4006,
4024; Regesto di Far/a, 4,p. 13,n. 616; DD O I,n. 336 (p. 451,riga 40); DD K II,n. 85.
217 Cfr. ad es. Regesto Sublacense, p. 88,n. 48.
218 Gi in precedenza al tempo di Giovanni XV i notai Stefano e Giovanni si erano defi
niti notarii regionarii et scriniarii sacri (Lateranensis) palatii" (cfr. Jaff, Regesta, l, p. 486).
Anche sotto Giovanni XVIII compare questa qualifica inJaff-L. 3955.

228

229

La cancelleria papale al tempo di Leone IX

ancora il 1 8 febbraio.219 Non sappiamo se poi torn a Roma, o se mor,


oppure se dovette per una qualsiasi altra ragione lasciare il servizio papale;
sicuro che non lavor pi in cancelleria e che al suo posto subentrarono due
uomini fino ad allora in servizio nella cancelleria di Enrico III,22o Per quanto
abbiamo potuto constatare finora, uno di costoro vi aveva svolto le sue man
sioni solo a Roma e nei suoi immediati dintorni;221 possiamo sicuramente
ritenere che fosse italiano.222 L'altro era tedesco e gi da tempo al servizio di
Enrico; sar possibile accertare se egli lavor anche in Germania per la can
celleria solo quando i diplomi tedeschi di Enrico III saranno studiati meglio
di quanto non sia avvenuto finora; in ogni caso la sua presenza al servizio
del sovrano attestata subito a partire dall'arrivo di Enrico in Italia.m n
primo scrisse il privilegio di Clemente II per Brema del 24 aprile 1 047 ,224 n
secondo, che segu l'imperatore nel suo viaggio di ritorno in Germania e
partecip ancora alla produzione di un documento del 10 giugno 1 047,
deve poi essersi recato alla corte del pontefice; da lui nel settembre 1 047 fu
redatto il mundum del privilegio di Clemente per Bamberga;225 probabil
mente rimase in Italia fino alla morte del papa, ma torn poi in Germania e
nell'autunno 1 048 attestato nuovamente nella cancelleria di Enrico.226
Facendo liberamente ricorso alle forme loro note dalla cancelleria impe
riale, entrambi questi scrittori conferirono ai documenti pontifici da loro

prodotti un aspetto del tutto diverso da quello dei privilegi pi antichi. Lo


stesso modo di sottoscrivere i documenti da parte del papa sub, mi sembra,
alcune modifiche dovute all'influenza da essi esercitata,227 e perfino il can
celliere Pietro vi si adegu, come dimostra il primo documento da lui intera
mente posto in mundum .22B Gi in altro contesto abbiamo illustrato che poi,
al tempo di Leone IX,229 l'escatocollo dei documenti pontifici fu completamente trasformato;230 ma anche l'organizzazione della cancelleria nel corso
del suo pontificato sub ulteriori cambiamenti di grande importanza per l'e

219Jaff-L. 4143.
220 Mi stato possibile

differenziare la mano di questi due scrittori, la cui scrittura


straordinariamente simile e che in precedenza avevo confuso, solo quando ho preso visione
dell'originale di Stumpf, Die Reichskanzler, n. 2326 a S. Pietro in Vincoli a Roma e da quan
do mi stato accessibile un facsimile dell'originale di Stumpf, ibid. , n. 2353a coperto da
Schiaparelli nell'Archivio dell'Ospedale di Piacenza. Constato dunque con piacere e affermo
esplicitamente che Pflugk-Harttung, a differenza di me, aveva ragione nel distinguere i due
scrittori (per ultimo inDie Bullen, p. 76,nt.l). Tuttavia devo poi subito nuovamente contrad
dirlo quanto alla loro nazionalit.
221 Scrisse la prima riga e il testo di Stumpf, Die Reichskanzler, n. 2320, 2321 e 232a.
222 Questo certo sia per la sua scrittura che per la sua lingua. Per quanto concerne la
prima baster rinviare al facsimile di Jaff-L. 4146 in Rydberg, Sveriges traktater, l,
Stockholm 1877, con l'uso frequente del segno di abbreviazione per la desinenza mus adope
rato solo da scrittori italiani; e, quanto alla seconda, si potr richiamare l'attenzione solo sulla
forma Ammaburgensis presente nello stesso documento; anche altre forme, quali Adhelberte,
Egidose (al posto di Egidore), Haluersoethensis (al posto di Haluerstethensis), Bodarbrumensis
(al posto di Bodarbrunnensis), delle quali le tre ultime derivano da un errore di lettura del
documento precedente, dimostrano che non era un tedesco.
223 Egli scrisse Stumpf, Die Reichskanzler, n. 2317,gli escatocolli dei tre diplomi Stumpf,
. . , n. 2320, 2321 e 2321a, inoltre il n. 2326 e la corroboratio e l'escatocollo del n. 2340a. n
tbtd.
suo dettato riconoscibile gi nel n. 2316 e anche nel n. 2330.
224Jaff-L. 4146.
225Jaff-L. 4149. Non stato ancora accertato chi sia lo scrittore diJaff-L., 4238 (origi
nale a Losanna), che, secondo le tesi di Pflugk-Harttung, Das Breve Clemens II., 590-594 (cfr.
anche Brackmann, Papsturkunden der Schweiz, p. 434), deve essere attribuito a Clemente II.
226 Scrisse Stumpf, Die Reichskanzler, n. 2353a.

229

207

La cancelleria papale nel secolo XI

206

230

voluzione successiva.
n collegio che fino all'epoca dei pontefici tedeschi del secolo XI aveva
sbrigato il lavoro della cancelleria romana secondo norme antiche e tradizio
ni consolidate al tempo di Leone IX fu adibito solo in misura ridotta allo
svolgimento di quelle mansioni. Poich questo papa abit a Roma solo tem
poraneamente e sempre per brevi periodi di tempo (ma per il resto, seguen
do l'esempio dei sovrani tedeschi, viaggi attraverso i paesi pi da vicino
soggetti al suo governo ecclesiastico, cio l'Italia, la Francia e la Germania,
per dare attuazione ora qui ora l con il suo intervento personale e immedia
to alla sua concezione del primato papale, dei suoi diritti e dei suoi doveri),
dai suoi documenti scomparvero gli antichi funzionari romani, gli scriniarii e
i notarii regionarii, sia perch l'organizzazione del loro collegio li legava a
Roma, sia perch il pontefice stesso, per realizzare i suoi progetti, desiderava
servirsi anche nella cancelleria, come negli altri rami dell'amministrazione
papale e qel governo del Chiesa, di uomini nuovi provenienti da altri
ambienti. E vero che Leone lasci in carica il cancelliere Pietro; ma degli
scriniarit' romani solo tre sono attestati al suo servizio, dei quali uno scrisse a
Roma il primo documento del papa a noi pervenuto, datato 26 febbraio
1049, e gli altri due scrissero tre privilegi del marzo e aprile 1053.231 Per il
resto, pur essendo vero che il valente cancelliere Pietro partecip allora in
misura maggiore rispetto ai suoi predecessori alla redactio in mundum dei
documenti,232 per chiaro che non riusc pi a sbrigare da solo tutta l'atti
vit scrittoria.233 Come ci dimostra il confronto di scrittura degli originali
che si sono conservati, durante il suo mandato furono assunti due notai
l'uno dopo l'altro, dei quali uno era sicuramente tedesco, mentre non si

227 Cfr. Bresslau, Papyrus und Pergament, p. 22 seg.


228 Cfr. sopra, nt. 204.
229 Non si conservato alcun documento risalente al breve pontificato di Damaso II.
23 Cfr. capitolo terzo.
23 1 Jaff-L. 4154 di Pietro, 4292 e 4293 di Albino, 4296 di Gregorio. Purtroppo nessuno
di questi pezzi si conservato in originale. Questi quattro privilegi sono gli unici di Leone IX
che presentano la riga dello scriptum. I tre scrittori portano il titolo di scriniarius sacri palatii,
cosa che del tutto conforme all'evoluzione sopra descritta.
232 Cfr. sopra, nt. 204.
233 Cfr. Kehr, Scrinium und palatium, p. 81 seg.

230

208

23 1

231

La cancelleria papale al tempo di Leone IX

potuto finora stabilire con certezza la patria dell'altro. Analogamente agli


scrittori dei diplomi regi, costoro non fanno menzione di s nei documenti;
ma, p oich il p rimo di loro divenne poi il capo della cancelleria di
Benedetto X e scrisse e dat di suo pugno un documento di questo pontefi
ce, da tale datazione ne apprendiamo il nome: egli si chiamava Libuinus ed
probabilmente la medesima persona della quale possediamo uno scritto
relativo alla morte di Leone IX tramandato solo in manoscritti pi recen
ti.234 Per quanto ci noto finora, la sua attivit in cancelleria attestata dal
settembre 1 049 fino al luglio 1 050.235 Per il momento siamo in grado di
seguire l'attivit del secondo notaio dal 1 9 luglio 1050 fino al 3 febbraio
1052;236 ben presto gli fu assegnato un posto pi elevato in cancelleria.
Infatti, allorch il cancelliere Pietro mor a Langres nell'ottobre del
1050,237 il papa fece un ulteriore passo avanti nella direzione imboccata gi
dal suo predecessore e da lui stesso. Nomin successore di Pietro non un
ecclesiastico romano, bens Udo, primicerio della chiesa di Toul, di nobile
stirpe lorenese, che dopo l'elezione aveva seguito il papa a Roma assieme ad
alcuni altri fedeli;238 dal 22 ottobre 1050 al 16 gennaio 1 05 1 egli ricopr l'uf
ficio di bibliotecario e cancelliere papale e, contemporaneamente, fu autoriz
zato a conservare il suo beneficio di Toul.239 Poi, quando il papa nel febbraio
105 1 torn dalla Germania in Italia, lasci Udo nella sua patria dopo averlo
designato suo successore nella diocesi di Toul ed averne ottenuto la nomina
dall'imperatore,24 e affid la carica di cancelliere e bibliotecario a Federico,
il fratello del duca Goffredo di Lorena, il quale, se non gi da prima, in ogni
caso in tale occasione fu innalzato alla dignit di cardinale diacono.241 Al