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L’IMPORTANZA DELL’ ANTROPOLOGIA CULTURALE NEI PROCESSI DI FORMAZIONE

ED EDUCAZIONE. MULTICULTURALITA’ ED INTERCULTURALITA’

Le istituzioni scolastiche devono oggi rispondere adeguatamente e


consapevolmente alle richieste formative della nuova e complessa società, soggetta
ad un continuo cambiamento. Sono dunque necessari strumenti pedagogici e
didattici atti a sorreggere l’impegno e la professionalità dei docenti che intendono
ottenere il massimo rendimento dagli allievi e promuovere in loro una forma mentis
predisposta ad ampliare le capacità riflessive e operative del pensiero. I giovani
devono acquisire valori e conoscenze non solo per avere punti di riferimento e
sapersi orientare, ma anche per comprendere le veloci trasformazioni della società
in cui vivono, e per governarne gli sviluppi alla ricerca di valori condivisi. Nella
società globale ciò è possibile quando la diversità, non superando la soglia di
tolleranza della contaminazione culturale, è percepita come una ricchezza e non
come una criticità. L’esigenza è oggi quella di riconoscere il fondamento della
società multiculturale e la funzione dell’educazione interculturale: il riconoscimento
del multiculturalismo e la condivisione dell’interculturalità sono pertanto le
condizioni per garantire una scuola laica ed autonoma nella società globale .

Chi si prepara alla professione docente oggi è bene che cominci da subito a
rapportarsi con la multiculturalità e ad immaginarsi mediatore culturale e
multiculturale.

Il concetto di multiculturalismo, collegato a ragioni sociali, culturali ed economiche


per la presenza simultanea, all’interno della società, di etnie diverse, è nato negli
Stati Uniti durante gli anni Sessanta del secolo scorso e , in seguito, si è diffuso per
un processo indotto, negli altri Paesi, soprattutto occidentali. Il cammino verso le
società multiculturali non è stato facile; esso si è affermato dopo un percorso lungo
e tortuoso. Multiculturalismo, dunque, come concetto che si qualifica come
prerogativa culturale ed implica il pluralismo. Nel dibattito europeo sul
multiculturalismo è stato pensato per salvaguardare le diversità culturali e i diritti
fondamentali delle minoranze, il ché se da un lato potrebbe essere una prospettiva
adeguata affinché le minoranze non siano discriminate, dall’altro corre il rischio di
prefigurare un forte relativismo culturale, una struttura sociale suddivisa in gruppi
“monadi”. Le società devono, però, considerare per meglio comprendere e
spiegare l’interscambio culturale non solo e non tanto la multiculturalità quanto
piuttosto l’interculturalità. Infatti il primo termine non implica, all’interno di una
società, il processo di INTERAZIONE ma soltanto la presenza simultanea di varie
culture; il secondo termine, invece, indica in modo particolare, un processo di

interscambio culturale che sottintende l’idea di una continua trasformazione. La


presenza simultanea e l’incontro di culture diverse producono sicuramente tra gli
uomini sia interscambi di esperienze diverse sia conoscenze atte a rappresentare l’
humus per la crescita sociale e per l’acquisizione dell’identità etnica. Ciò significa
che non potrebbe mai emergere in un uomo una propria identità culturale ed etnica
senza il riconoscimento delle identità altre che in modo dinamico ed interattivo sono
presenti nella società. Diventa allora evidente il peso educativo, l’importanza che
l’antropologia in particolare l’antropologia culturale riveste! Se educare significa
intervenire nei processi di formazione della personalità, per adeguarli ed orientarli
verso i “i giusti valori”, il ruolo giocato dalla cultura è assolutamente rilevante.
L’epoca della globalizzazione ha infatti creato nuove problematiche tanto che il
tema del multiculturalismo è divenuto centrale nel dibattito di diverse discipline; ma
sarà l’antropologia culturale e fornirci la chiave d’interpretazione dei repentini
mutamenti che la globalizzazione porta con sé e a dotarci degli strumenti utili ad
affrontarli.

L’antropologia servirà quindi all’elaborazione di un pensiero critico su cui fondare


una pedagogia ed una didattica interculturali in modo razionale; un pensiero
critico che sia utile ad affrontare le grandi questioni del nostro tempo : la
complessità, la contraddizione ed il conflitto, senza al contempo correre il rischio di
irenismo, ovvero considerare la didattica interculturale nell’ottica del buonismo (es.
“gli stranieri sono uguali a noi…sono buoni….sono migliori rispetto a noi”, ecc..).

Il sistema formativo oggi ha dinanzi un nuovo e cruciale tema da affrontare, che è


quello non semplice dell’ educazione interculturale, problematico nel momento in
cui viene fuori la sua interconnessione con un altro tema cruciale che è quello
dell’identità culturale a vari livelli :locale, nazionale e sovranazionale. La crucialità è
insita nel momento in cui il confronto con culture diverse dalla propria può farci
sconfinare nel rischio dell’etnocentrismo, ovvero considerare la nostra cultura come
superiore alle altre, come la più evoluta e quindi migliore per tutti.

Al contrario, grazie all’apporto della scienza antropologica che mette in luce modi di
vivere e visioni del mondo altre, possiamo sperare che la didattica si spinga oltre al
nostro “senso comune”, sulla scia semmai della costante ricerca di un
decentramento culturale su cui fondare una posizione critica degli insegnanti stessi
nei confronti dei propri modelli cognitivi e di giudizi di valore che altro non sono se
non la struttura classica del paradigma didattico tradizionale (occidentale).

Le nuove generazioni oggi devono poter attingere da una educazione interculturale


che è prima di tutto relazionale: questa si propone per definizione di valorizzare i
rapporti tra gli elementi costitutivi delle diverse culture che tendono a raggiungere
l’obiettivo della condivisione e a prospettare l’ospitalità per il rispetto della diversità.
L’educazione interculturale è anzi pensata come strumento e occasione di
arricchimento personale. Il primo punto è quello di fissare il concetto d’ Intercultura
che non deve essere confuso con il processo dell’immigrazione! dal momento che in
alcune società, come quella italiana, esiste anche l’emigrazione. Diventa ancor più
valido tale assunto se pensiamo alla mole di scambi di idee, di esperienze, e di
emozioni che comunque avvengono tra luoghi molto diversi e distanti grazie ai mass
media( quindi internet, TV, musica, cinema, telefonia, network) che compiono
addirittura una maggiore influenza sull’esperienza degli stessi dislocamenti dei
migranti.

Il concetto di Intercultura, inoltre, dischiude una prospettiva opposta a quella


multiculturale: questa individua le diversità culturali e si pone su un’idea
cristallizzata (reificata) di cultura. La prospettiva interculturale, invece, rigetta l’idea
che le culture siano rigide, statiche e compatte perché rappresenta delle narrazioni
non solo condivise ma anche divergenti e conflittuali. In questa prospettiva, l’
Intercultura pone i soggetti difronte alla scelta di regolare i legami con le nuove
culture in termini di impegno reciproco, di relazioni, di messa in gioco “bilaterale”.

In un’istituzione scolastica, possono, sotto la voce Interculturalità, trovare spazio e


collocazione anche le problematiche attinenti all’integrazione degli immigrati,
all’educazione per la mondialità, alla mobilità studentesca internazionale, agli
scambi, agli stage nei Paesi esteri e ai viaggi d’istruzione. Con un’attività di
educazione e formazione interculturale si possono, pertanto, acquisire:

- Competenze specifiche nelle lingue straniere e nelle altre discipline, che sono
comprese nel piano di studi della scuola;
- Competenze trasversali, come metodo di studio autonomo, ricerca
bibliografica e produzione di testi differenziati;
- Competenze informatiche;
- Crescita culturale, come percezione di una maggiore curiosità e apertura
mentale;
- Capacità di fronteggiare momenti di turbamento, imposti per le diversità degli
schemi culturali di riferimento sia attivando l’ascolto e la sospensione del
giudizio sia mettendo in atto la negoziazione, la mediazione, il
contraddittorio e l’accettazione di tempi, di stili e di valori, vissuti nella
diversità;
- Abilità di apprendere dall’esperienza, prendendo a modello e integrandosi
con gruppi diversi;
- Predisposizione nel trasmettere esperienze ad altri;
- Acquisizione di capacità critiche per quanto concerne il relativismo culturale
nei confronti degli stereopiti.

Tutto ciò pone l’esigenza di costruire a livello epistemologico una cultura che, basata
sull’educazione interculturale, richieda a livello scolastico una forte assunzione di
responsabilità. L’ Intercultura non può restare a livello di buone intenzioni, ma
deve fondarsi su percorsi formativi e procedure educative, atte ad infondere nei
giovani le specificità per renderle una pratica di vita vissuta.

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