Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Tecnologia
La multimedialit ha pi linguaggi e possibilit di integrarli in modo libero,
personale e innovativo. Lipertesto la creazione di testi-di-tesi utilissimi per
cogliere convergenze e integrazioni, ma anche per sviluppare la creativit.
Possedere tecniche per costruire contesti cognitivi nuovi e plurali, e per dar
corpo a integrazioni cognitive che aprono nuovi scenari ideativi e comunicativi
e culturali al tempo stesso.
Semiologica
La semiologia ha ricevuto negli decenni 60-80 una sua
definizione/articolazione. lo studio dei segni, dei mezzi che li veicolano, dei
messaggi che li articolano, del processo di emissione/ricezione che li innerva,
del circuito comunicativo che essi vengono a creare. La comunicazione dei
segni sta dentro un habitat strutturato e rimanda segnali espliciti e impliciti.
McLuhan: il mezzo il messaggio, poich lo governa e lo intenziona secondo
le proprio regole.
Dalla semiologie allanalisi della Scuola di Paolo Alto ci sono state consegnate
metodologie di approfondimento del sistema dei segni che vanno applicate
nellanalisi dei media come mezzi come messaggi. La M.E. de-costruisce,
interpreta, smaschera anche rispetto a intenzioni e finalit di un messaggio,
ma anche rispetto a intenzioni e finalit di un messaggio ma anche rispetto alle
strutture e alla potenzialit di curvare il messaggio stesso propria del mezzo,
di ogni mezzo.
Critico-sociologica
Educare ai media significa anche leggerli nel loro contesto politico e dentro
quel Mercato per il quale poi agiscono. Se la M.E. decade a educazione
tecnologica e non attinge al fronte critico-critico che lo , gi a livello di DNA
culturale e storico, essenziale, connaturato e caratterizzante. Ma una
frontiera da coltivare con sottigliezza: aggiornandone anche i modelli
interpretativi.
Formazione
Educare ai media ha come scopo il dare al soggetto strumenti di
emancipazione, controllo, interpretazione e di governo (personale, mentale,
politico) rispetto ai Grandi Mediatori (educativi o diseducativi che siano) del
nostro tempo: i media di massa. La M.E. emancipativa e formativa nel suo
scopo. Lottica formativa rispetto ai media di massa implica una considerazione
di come essi entrano a fare parte del mondo interiore/spirituale del soggetto,
sia di come ne vincolano le forme di comunicazione e di socializzazione, sia
come integrare i media con lio, cultura, scuola coinvolgendo i media stessi nel
processo critico-dialettico della formazione stessa e coinvolgendoli secondo un
modello progettuale.
Per una ecologia dei media
POSTMANECOLOGIA DEI MEDIA = equilibrio/rinnovazione/rinvio e
comprensione e dialettica. Tra cultura alta(= critica) e cultura di massa (= di
consumo/intrattenimento/informazione) deve esistere un rinvio a un luogo di
interazione: la scuola. La cultura di massa sta fuori dalla scuola. Unecologia
della formazione implica unecologia dei media come pure unecologia della
4
un insieme di studi e ricerche che si sono susseguite nel corso del 900
parallelamente alla nascita e allevoluzione dei mezzi di comunicazione di
massa, per analizzare le ricadute in termini educativi. I diversi approcci della
M.E. ricalcano le teorie della comunicazione di massa avvenuta nel corso del
secolo scorso che abbiamo ripercorso. Un primo approccio alla M.E., definito
inoculatorio, comincia ad essere adottato negli anni 30 e attinge in maniera
congiunta alla teoria ipodermica statunitense e alla teoria critica della Scuola di
Francoforte. I media, in base a questa teoria, sono concepiti come veicoli di una
malattia infettiva, agenti di declino culturale e di manipolazione del pubblico; la
scuola non pu che assumere una funzione di vaccino, promuovendo
unazione di resistenza culturale e cercando di preservare gli alunni dalla
cattiva influenza della TV, cinema, stampa, fumetti questo approccio si fonda
su unidea radicalmente negativa degli effetti delle comunicazioni di massa e
attribuisce una funzione difensiva e protezionistica alleducazione. Secondo
approccio negli anni 60, conosciuto come paradigma delle Arti popolari in cui il
cinema viene considerati lunico mezzo di comunicazione di massa degno
dellattenzione della scuola, le opere cinematografiche dei grandi autori sono
considerate come nuovi oggetti di studio della M.E. e vengono proposte
allanalisi critica degli alunni alla pari delle opere letterarie. Si opera inoltre una
sorta di discriminazione interna tra i diversi media: il cinema il medium
prescelto, mentre vengono emarginati altri media della cultura popolare molto
vicini ai giovani (fumetti, musica). Dagli anni 70 la M.E. viene contaminata
dagli studi della semiotica e delle ideologie neo-marxiste. Il semiologo francese
ROLAND BARTHES mette in discussione la separazione tra cultura alta e
cultura bassa e mostra come tutte le espressioni della cultura popolare siano
degne di essere studiate. Si afferma il concetto di non trasparenza dei media:
i testi mediatici non sono affatto finestre sul mondo, non sono la realt ma la
sua rappresentazione, risultato del lavoro simbolico di costruzione (encoding) di
chi li produce. Si tratta di costruzioni dettati da interessi economici e ideologici,
fabbricate secondo generi e linguaggi propri dellindustria culturale che sono in
grado di vincolare il percorso interpretativo del testo da parte del consumatore
finale. Sono questo gli assunti guida del paradigma della rappresentazione o
dei sistemi simbolici in base al quale compito delleducatore diventa quello di
fornire agli alunni gli strumenti per decostruire/decodificare i testi mediatici. Si
tratta di trasformare lo spettatore in lettore stimolando un processo di
decoding cio lettura semiotica finalizzata ad una tematizzazione progressiva
del senso. Lattivit di ENCODING-DECODING diventa essenziale per la M.E.: gli
alunni devono imparare a smontare i media per capire la loro verit, il loro
modo di rappresentare il mondo. Anni 80 vengono avviate le prime ricerche
qualitative sullaudience, che non viene pi concepito come un recettore che
negozia. Gli educatori cominciano ad affiancare agli strumenti linguistici e
semiologici per lanalisi testuale anche metodologie di tipo etnografico, mutate
dalle scienze sociali, che consentono di conoscere i contesti di fruizione dei
media e le diverse subculture di riferimento dellaudience. Questa breve
evoluzione storica della M.E. mette in luce che questa disciplina si
progressivamente modellata attingendo i propri presupposti teorici delle
scienze umane, sociali, della comunicazione e delleducazione. La
contrapposizione tra educazione e comunicazione si configurata come
alternativa tra socializzazione mediata e immediata: leducazione sarebbe il
luogo della mediazione sociale e di una trasmissione verticista delleredit
12
CAPITOLO 3
PER UNA RICOSTRUZIONE STORICA DELLA MEDIA EDUCATION (Cosimo
Di Bari)
Due fazione opposte definite da U. Eco: apocalittici o meglio critici e capaci di
formare soggetti autonomi e consapevoli nelle loro funzioni mediali; integrati o
meglio consapevoli delle potenzialit che i media stessi offrono al soggetto.
Invece di dividere gli autori tra apocalittici e integrati, si intende mettere a
fuoco in ordine cronologico i principi ispiratori di ciascun intervento educativo e
di ciascun tentativo di definizione della disciplina. Cercare di rilevare come i
principi di M.E. siano stati spesso differenti, dando vita a progetti e ad
interventi della finalit e dalle modalit di applicazione variegate.
1. Le prime tracce tra Francia e Inghilterra
1920-30 molti autori riconoscono in Inghilterra come patria della M.E.,
secondo altri nata in Francia e in particolare a Parigi. Nel 1922 viene indetto
proprio a Parigi dallOffices regionaux du cinema educateur un congresso nel
quale si propone di utilizzare il cinema in chiave educativa nelle universit e si
individua la necessit di educare gli spettatori per una sua corretta recezione.
In Francia nel anni 20 si diffondono le iniziative di CLSTINE FREINET, il quale
promuove linserimento di nuove tecniche didattiche allinterno della scuola.
La M.E. una disciplina orientata alluso consapevole dei media o orientata alla
produzione di prodotti mediali e ad avvicinare la scuola alla trasformata realt
nella quale i soggetti sono a vivere, allora i metodi della pedagogia francese
rappresenta un chiaro tentativo di educazione ai media. Anni 30 in Francia
viene istituito un movimento chiamato Cine-Jeunes, che si propone come scopo
la partecipazione dei bambini alla discussione dei vari film, allo sviluppo di un
pensiero critico e di un gusto artistico,oltre che di capacit creative. LEVIS,
DENYS THOMPSON inaugura una serie di studi che valutano appunto
limportanza della valorizzazione del ruolo dellarte nella scuola. Se si inizia a
parlare di M.E. grazie a Leavis, di fronte alla diffusione delle nuove tecnologie
della comunicazione, riconosce alla scuola un ruolo fondamentale: essa
chiamata a confrontarsi con i media, ad analizzare e sfidarli, anche se
lapproccio di questi autori aspira soprattutto a portare il soggetto a distinguere
i prodotti della cultura alta (e formativa) e quelli della cultura bassa (di massa,
omologante). La scuola pensata da Leavis ha il compito fondamentale di
confrontarsi con prodotti della cultura popolare, anche se non tanto per
riconoscerli come degni di essere studiati ed analizzati, quanto per dimostrare
la superiorit della cultura letteraria classica e di svalutare e respingere quei
prodotti culturali di massa, identificati come i responsabili del declino culturale
della societ. In questa fase lattenzione rivolta ai media a causa dei loro
effetti: essi vengono considerati come promotori di una low culture che
comporta un decadimento culturale. I media inscritti nel circolo della domanda
e dellofferta e con la loro tendenza a corrompere il linguaggio, inducono nel
loro pubblico effetti principalmente negativi. Queste analisi possono essere
intrecciate anche con la scuola di Francoforte e in particolare di ADORNO e
HORKHEIMER che pubblicano nel 1947 ad Amsterdam Dialettica
delilluminismo, offrendo un analisi critica dei meccanismi dellindustria
culturale. Adorno offre al dibattito unanalisi profonda dei meccanismi
14
capitalistici allinterno dei quali i media vengono ad essere iscritti gi negli anni
40.queste analisi vengono adottate in ambito formativo e scolastico per
legittimare interventi in educazione ai media che si rivolgono contro i media,
identificandolo come una malattia infettiva, contro la quale occorre una sorta
di vaccinazione. Il ruolo delleducatore davanti ai media quello di mettere a
nudo le caratteristiche della cultura popolare per denunciare il ricorso a trame
prevedibili, a personaggi stereotipati e a un linguaggio convenzionale. Se
lintervento di Leavis quello di educare contro i media, la scuola di
Francoforte, intende offrire gli strumenti una critica radicale. ADORNO i media
devono essere conosciuti per la loro struttura e per la loro funzione. DWIGHT
MACDONALD sottopone una critica profonda e radicale delle nuove forme di
cultura. Nel suo testo del 1962 Controamerica, oltre alla classica distinzione
tra high, middle e lowbrow lautore introduce 2 nuovi termini e conia le 2
espressioni masscult, rappresenta quei prodotti della comunicazione che non
raggiungono il livello di comunicazione; e midcult, rappresenta una forma di
cultura media, con opere che soltanto in apparenza possiedono i requisiti di
cultutra, ma che di fatto non ne sono che unimitazione o peggio una parodia:
tale cura media non soltanto frutta le scoperte dellavanguardia ma
addirittura le banalizza e li riduce ad elementi di consumo. Si tratta di
unanalisi che favorirono una visione profondamente critica ed elitaria: una
visione apocalittica. Lo studio della pubblicit diventa fin da subito un
bersaglio particolarmente interessante per questi educatori: Masterman il
futuro dellintera societ sembrava dipendere da un esercizio di analisi della
pubblicit, mediante il quale i ragazzi sviluppavano la capacit di astrarsi dal
testo, di riflettere sulle motivazioni di coloro che lo avevano realizzato, di capire
i modi in cui esso li condizionava,e soprattutto di discriminare tra usi autentici
e in autentici dei linguaggi.
In ITALIA la riflessione pedagogica sui media prende avvio negli ANNI 50.
2. Lottica culturale. Le arti popolari e la M.E.
La M.E. ha preso avvio come specifico campo di studi quando alle
considerazioni sulle trasformazioni che si impongono alleducazione si affianca
la consapevolezza della necessit di alfabetizzare i fruitori dei media ad un loro
uso critico e consapevole. HOGGART si interessa della cultura popolare, e in
particolare di quella operaia, valutando limportanza del vissuto, della lived
experience che viene intesa come punto di partenza dellanalisi scientifica.
Egli ritiene che la cultura popolare non possa essere n ignorata n evitata in
ambito educativo, me che essa debba essere analizzata e studiata attraverso i
metodi della critica letteraria. 1960 viene organizzato proprio in ambito
britannico dellUnione nazionale degli insegnanti(N.U.T.) una conferenza sul
tema Populare Culture and Personal Responsability: offre un piattaforma
comune per la classe media che si rende consapevole delimportanza della
diffusione dei media nella societ e in particolare tra le giovani generazioni. In
questi anni prende corpo un movimento insegnanti che rivolgono la loro
attenzione alla cultura popolare e alla cultura di massa, attribuendo loro un
valore educativo. Questo documento riceve un riconoscimento ufficiale nel
1963. Il primo documento ufficiale nel quale si parla specificatamente della
necessit per la scuola di provvedere a un bilanciamento agli effetti dei mass
media e alla necessit della discriminazione. Vengono intrapresi studi su film e
sugli altri prodotti della cultura popolare nelle scuole. 1964 due autori
15
conoscenza critica nei confronti dei media stessi. EDGAR MORIN scrive nel
1956 un saggio di antropologia sociologa intitolato Le cinema ou lhomme
imaginaire. MORIN sostiene che il cinema rappresenti una porta verso
limmaginario e una sorta di fusione tra oggettivit e soggettivit. Al linguaggio
cinematografico vengono riconosciute caratteristiche specifiche, capaci di
rendere il cinema una forma artistica, che per essere compresa e apprezzata
richiede una conoscenza delle sue tecniche. Al contrario delle parole, il cinema
non fondato su condizioni arbitrarie. METZ riferendosi a MARTINET ritiene
possibile farne una descrizione semiologica, ma non grammaticale. PASOLINI in
un saggio del 1966 intitolato La lingua scritta della realt, critica questa
posizione, ritenendo necessario rivoluzionare la nozione comune di lingua e
sostenendo che anche nel cinema sia presente una doppia articolazione: egli
ritiene che lunit minima della lingua cinematografica non sia limmagine,
bens i vari aggetti reali che compongono una inquadratura. Le analisi del
linguaggio cinematografico inizialmente si rivolgono esclusivamente ai classici
della letteratura cinematografica: si ritiene che soltanto alcuni film possono
essere considerati educativi.
altre sfere della vita sociale, ovvero con leconomia, politica, razza,
strutturazione delle classi, generi possibile parlare di cultural studies
soltanto se si lavora per smascherare linterpretazione tra cultura e potere.
proprio dallo spostamento dellattenzione verso questo rapporto tra potere e
cultura di massa che muovono le prime sistematiche azioni di M.E.
LEN
MASTERMAN: la M.E. giunge a una piena maturazione verso la fine degli anni
70, quando comincia ad avvicinarsi a problemi di tipo culturalista e di
dedicare una maggiore attenzione alla TV. Pubblica nel 1980 Teaching about
television e nel 1985 Teaching the media, testo che verr assunto come un
manuale di riferimento a livello mondiale. Per MASTERMAN la SEMIOTICA
rappresenta uno strumento fondamentale, in quanto conduce laffermazione di
un principio fondamentale della M.E.: quello della non trasparenza. I MEDIA
non presentano n riflettono la realt, ma la rappresentano simbolicamente,
quello dei media un linguaggio che richiede unattenta opera di lettura e di
interpretazione da parte dellutente che codifica e decodifica. Lidea che i
media offrano un0interpretazione e una rappresentazione della realt
suggerita a MASTERMAN proprio dal concetto barthesiano di MITO, definito
come un sistema semiologico secondo, ovvero un sistema che si edifica
sulla base di una catena semiologica preesistente. Il mito un tipo di
linguaggio che trasforma la storia in natura, cos tutto avviene come se
limmagine provocasse naturalmente nel concetto; il mito una parola
eccessivamente giustificata. MASTERMAN curatore di un volume dedicato
proprio alla memoria di Barthes: Television Mythologies, nel quale viene
riconosciuto allautore francese un ruolo di svolta allinterno della stessa
cultura britannica. Masterman riconosce a Barthes il merito di aver offerto un
metodo per rivolgersi alla cultura di massa e alla societ contemporanea,
sempre pi mitizzata dai media. Quello che Methologies ha dimostrato la
centralit del potere delle ralazioni del processo di significazione. Un secondo
principio della M.E. consiste per Masterman nel superamento del disprezzo per
le forme culturali popolari. Per lui la scuola e gli insegnanti possono e devono
servirsi della M.E. per considerare i media come un terreno di scontro nel
quale docenti e allievi possono giocare un ruolo importante per controbattere
allegemonia della classe dominante veicolata dai media. MASTERMAN traccia
una sorta di MAPPA CONCETTUALE per lapplicazione della M.E.in classe intorno
a 4 PAROLE CHIEVE: DETERMINANS, RHETORIC, IDEOLOGY, AUDIENCE. Quattro
termini attorno ai quali gli insegnanti devono sviluppare i loro programmi e
quattro concetti che devono essere messi ben a fuoco dagli allievi.
Le teorie ipodermiche e le letture critiche della scuola di Francoforte avevano
incentivato negli insegnanti una visione apocalittica e un approccio
moralistico e inoculatorio, lemergere di nuove analisi empiriche sul campo e
la diffusione della comunication research in ambito sociologico portarono a un
ridimensionamento degli effetti dei media sui soggetti e nella societ. Nel 1955
ELIHU KATZ e PAUL F. LAZARFELD pubblicano il testo personal influence nel
quale viene ridimensionata lidea della potenza del mass media e viene
ridefinita la societ di massa: lipotesi del two step-flow of communication
porta i due autori a considerare la funzione di mediazione che avviene tra il
medium e lindividuo inevitabilmente inserito. KATZ e LAZARSFELD ritengono
necessaria la conoscenza dellambiente interpersonale dellindividuo per la
comprensione della sua esposizione e delle sue reazioni ai media. Gli studi
che connettono il consumo, luso e gli effetti dei media alla struttura di bisogni
18
lattenzione
rivolta
soprattutto
allalfabetizzazione ai nuovi linguaggi, dunque alla formazione di unabilit
cognitiva complessa, connessa alla capacit di confrontarsi con la cultura di
appartenenza e di dare senso al reale. Si pensa cos a 4 competenze
fondamentali di cui dotare il fruitore dei media: di eccesso, di analisi, di
valutazione e di comunicazione. Seguendo la definizione data da RENE
HOBBS, la MEDIA LITERACY labilit di accendere, analizzare, valutare e
produrre messaggi secondo una variet di formati mediali.
5. Le nuove direzioni della M.E.
La M.E. una disciplina chiamata a confrontarsi quotidianamente col progresso
e con linnovazione tecnologica. Fin dalla comparsa dei primi media elettronici,
essa ha incontrato la necessit di porsi costantemente al passo con le
trasformazioni. La M.E. chiamata a farsi conoscitrice ed interprete delle nuove
tecnologie, per evitare di elaborare modelli obsoleti e parziali delle nuove
tecnologie. ROGER FIDLER spiega il passaggio dallold al new introducendo il
concetto di MEDIA-MORFOSI:la trasformazione della cultura dei media,
generalmente causata dalla complessa interazione di bisogni percepito,
pressioni politiche e competitive, innovazioni sociali e tecnologiche. La parola
scritta e quella orale hanno rappresentato due rivoluzioni per la storia della
societ, la terza rappresentata dalla MEDIAMORFOSI ed stata provocata
dallapplicazione dellenergia elettrica alla comunicazione: in essa una nuova
classe di linguaggi: digitali, come potente agente di cambiamento. Il passaggio
da old a new media si ha con la diffusione di quelle tecnologie elettroniche e le
tecnologie informatiche. NICHOLAS NEGROPONTE stato tra i primi a mettere
a fuoco questa radicale trasformazione della societ introdotta delle nuove ICT;
ha descritto la rivoluzione introdotta dalla diffusione delle tecnologie digitali,
spiegando che che la comunicazione di massa sar rivisitata da sistemi che
consentono di trasmettere e ricevere informazioni e passatempi personalizzati
e che la scuola diventer pi simile ad un museo e a un campo-giochi, dove i
bambini potranno scambiare idee e socializzare con altri bambini di tutto il
pianeta. Le molteplici discipline che si sono occupate dellargomento hanno
messo a fuoco come i new media abbiano implicato una rivoluzione culturale:
non a caso che si parli di cultura visuale, cultura digitale, ma anche di nonlieux e di galassia internet. I vecchi media hanno subito trasformazioni radicali
21
sui mass madia, inteso come piano di studio aperto e dinamico per
comprendere tutte le relative esperienze che vengono attuate sia dentro che
fuori la scuola. La scuola tradizionale viene confrontata con la scuola parallela e
i mass media da LUCIANOGALLIANI nel 1988 con Educazione ai linguaggi
audiovisivi ed offre una serie di spunti per la costruzione di un curricolo di
educazione allimmagine; un curricolo che attraversi verticalmente il
processo scolastico del giovane in formazione. I primi riferimenti alla necessit
della scuola di avvicinarsi ai media e alla loro cultura compaiono nei
programmi per la scuola media del 1979. Mentre nel 1985 i programmi della
scuola elementare si appellano alla necessit di mettere in pratica
uneducazione allimmagine, intesa come messaggio affidato a una pluralit di
segni non riconoscibili a un solo codice. Commissione Brocca nel 1988 col
mandato di revisionare i programmi dei primi due anni della scuola superiore,
richiama la necessit di inserire una riflessione sui linguaggi multimediali
allinterno delleducazione linguistica. Anni 90 gli studi della comunicazione
audiovisiva, sui media e sullimmagine tendono a confluire nella M.E. Nel 1988
ROBERTO GIANNATELLI fonda a Roma presso lUniversit salesiana lISCOS,
istituto che si occupa di studiare i media e il loro impatto sulleducazione.
Fondamentale per lo sviluppo della M.E. in Italia risulta proprio la lettura fatta
da questi autori del testo Teaching the media di LEAN MASTERMAN. Nel 1996
viene fondata a Roma lassociazione culturale MED-Media Education, con
lintento di unificare e coordinare gli studi sui media, oltre che di creare una
rete di esperienze e di riflessioni. BRANDUARDI e MORO (1997) un curriculum
sullapprendimento televisivo deve: 1) porsi come progetto trasversale alle
discipline, che vada dalla scuola materna alla secondaria superiore; 2) scegliere
di porre al centro dellattenzione dellinsegnamento gli alunni i loro interessi e i
loro differenziati livelli di apprendimento; 3) considerare lefficacia della
strumentazione didattica incentrata su una precisa metodologica di lettura
critica dei testi televisivi. La M.E. in Italia viene ad essere intesa come quel
particolare ambito delle scienza delleducazione e del lavoro educativo che
consiste nel produrre riflessione e strategie operative in ordine ai media intesi
come risorsa integrale per lintervento formativo. dal 2002 il Centro Zaffiria di
Bellaria Igea Marina ha organizzato Medi@tando, una seria di Convention
Nazionali nella quale cono state raccolte varie esperienze di operatori,
educatori, insegnanti e professionisti dei media, proprio al fine di coordinare e
di alimentare il rapporto dialettico tra teoria e pratica che alla base della M.E.
Un processo ancora in cammino e che esige di essere ulteriormente
approfondito e sviluppato, magari facendo un inserimento pi organico nelle
prassi educative e un rinnovamento in funzione delle sfide che vengono dai
sempre pi potenti e sempre pi pervasivi new media, cos carichi s di rischi
ma anche di risorse. Si pu notare che in Italia vi sia spesso un interessamento
al rapporto tra educazione e new media da parte di ambiti costruttivisti, - nei
quali si pone spesso laccento sulle potenzialit dei nuovi media senza operare
alla Maldonado una critica della ragione informatica- dallaltro si pu
registrare i crescenti interessi al tema da parte di molteplici discipline. Tutte le
scienze che potranno comporre un quadro pedagogico pi chiaro e pi
definito, in grado di fiutare le continue, e profonde, trasformazioni alle quali
sono sottoposti continuamente i media per declinare sempre nuove e attuali
forme di M.E.
Conclusioni
26
oggetti del sapere si modificano, lo stesso accade nei confronti dei soggetti del
sapere. Questapertura al cambiamento non pu essere lasciata al caso.
3. LINFLUENZA DEI MEDIA E IL COMPITO DELLA SCUOLA
I campi entro cui i media agiscono sono di vario tipo: - Sociale e
antropologico(acquisizione di nuovi valori) - Psicologico e relazionale (si
interviene nella costruzione dellidentit e della personalit) - Cognitivo e
logico- linguistico (incide nella strutturazione del pensiero e delle forme di
comunicazione linguistica) I giovani che vivono in questi nuovi spazzi del
sapere, del saper fare, dellessere e del sentire si formano secondo i valori e i
modelli culturali proposti da questi nuovi linguaggi. I giovani contrattano le
forme di integrazione e di sostegno reciproco sulla base delle loro conoscenze.
La scuola opera invece in altro modo. Lo star bene si raggiunge non
emotivamente ma tramite prestazione cognitive si tipo astratto.
Lapprendimento si basa su una struttura gerarchica. Vi si predilige
lesposizione, fondata su proposizioni e argomentazioni che rimanda al
manuale scolastico. I questultimo le conoscenze si articolano in maniera
lineare, in cui predomina la logica dimostrativa e il ragionamento ipoteticodeduttivo. I contenuti degli insegnanti affrontano il passato e ne privilegiano la
parola scritta, la parola stratta, il senso visivo. Si potrebbe obiettare che uno
dei principali compiti della scuola quello di sviluppare un tipo di pensiero
riflessivo. I media rompono con questi schemi attivando con forme diverse:
contemporaneit, logica mostrativa, ragionamento analogico. La TV molto
efficace sul piano dellapprendimento, tanti che linserimento di piccole
sequenze televisive nellattivit didattica si rivela prezioso per: operare una
saldatura tra le diverse modalit di apprendimento, ricostruire lindividua nella
globalit, sfruttare le potenzialit del mezzo e mettere in risalto gli effetti che la
TV svolge in negativo sulluomo.
3.1 LA TV E LE CARATTERISTICHE E IL TIPO DI PENSIERO MODELLATO
La TV ha diversamente dal libro una struttura aperta a mondo, vicino
allattualit e proiettata nel futuro: facilit la comprensione di ci che viene
trasmesso. Gli elementi specifici del medium risiedono nella non linearit della
presentazione e nel rapido ingresso allinformazione: la loro combinazione
seduce lo spettatore. Il transfert di informazioni avviene tramite una scrittura
televisiva precisa. La TV non sollecita solo la vista ma anche ludito: agisce
sullambito percettivo ed emozionale. Sul versante linguistico, poich calata
nella vita quotidiana, recupera gran parte
della dimensione orale. Ne riprende molti tratti tipici: - Paratattico invece che
ipotattico: le strutture delloralit vadano alla convenienza delloratore, le
strutture del discorso scritto sono modellate su esigenze sintattiche; Aggregativo piuttosto che analitico - Ridondante e ripetitivo - Conservatore Partecipativo - Vicino alla esperienze La TV riesce ad interferire nella
costruzione dellidentit linguistica, cognitiva e comunicativa. Tutte queste
caratteristiche insieme allattenzione del pubblico creano familiarit. Il pc
incide sullo stile di pensiero e sulle pratiche di comunicazione. Inoltre internet
consente di accedere in tempi reali ad una variet di informazione: ne deriva la
necessit di attraversarlo con procedure critiche, di integrarlo con altri mezzi.
4. LA M.E.
29
31