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pedagogico e
dalle conseguenti ambiguit di ricerca e disciplinari.
Lattenzione al sociale non pu non essere presente nel discorso pedagogico. La pedagogia,
nel suo
prospettarsi come scienza pratica, porta nella sua struttura, nella fase sia della sua
elaborazione critica, sia
della sua progettazione operativa, la dimensione del sociale assunta come dato di realt e
interpretata in
termini educativi.
Come parte della pedagogia generale, la pedagogia sociale canalizza le sue ricerche per
individuare i bisogni che vadano oltre una logica assistenziale, proponendosi di rafforzare una
presenza educativa nel sociale nel rispetto della specificit delle situazioni.
La pedagogia pone particolare attenzione ai rapporti interpersonali e nella realizzazione di un
umanesimo
fondamentale condiviso. Essa inoltre pone particolare attenzione sia alle tecniche e agli
strumenti pi affini alle metodologie della ricerca sociale, sia ai metodi di intervento pratico,
come il lavoro cooperativo e il dialogo. Lutente non considerato un mero destinatario ma vi
collaborazione tra utente ed esperto del settore. La pedagogia sociale si propone, tramite la
decostruzione di forme di pensiero rigido, di far emergere la positivit del rapporto con laltro.
Si assiste dunque ad unapertura interdisciplinare della pedagogia sociale, in particolare
alleducazione cognitiva, etica e politica.
Si ha cos il tentativo di promuovere una cittadinanza attiva tramite unapertura
intersoggettiva.
Tali progetti basati su una visione filantropica e utopica, trovano per difficolt nella
realizzazione operativa.
La pedagogia sociale ha quindi maturato la consapevolezza che il caos rimarr nonostante
tutto ci che
potremo fare o sapere e che i modesti ordini e sistemi che foggiamo nel mondo sono fragili.
Nonostante ci, la pedagogia sociale mira il suo intervento a quattro particolari settori:
- Le pari opportunit;
- Leducazione ad una cittadinanza attiva;
- Innovazione delle istituzioni scolastiche ed educative della societ civile;
- Nuove professioni in ambito socio-educativo.
In Paesi invece come lEst Europeo, soggetti ma al contempo restii al cambiamento, la
pedagogia sociale
tende a far comprendere che i cambiamenti non sono in negativo, basandosi sul principio di
rispetto della
democrazia.
Un ramo di nome pedagogia
Di Franco Frabboni
La pedagogia sociale appartiene allalbero pedagogico. In cosa allora essa si discosta dalle
altre scienze
delleducazione?
Lindagine sulla persona comprende unindagine biologica, psicologia, socioantropologica e
pedagogica,
formando un quadrilatero interdisciplinare, indagando cos la dimensione corporea della vita
personale
(biologia), la dimensione emotivo-affettiva della vita personale (psicologia) e la dimensione
socioculturale
della vita personale (socioantropologia).
La biologia, dunque, indaga la vita fisica e corporea, concentrandosi sullo sviluppo della
dimensione
biofisiologica tramite la pratica ginnica da un lato e la pratica dei linguaggi della corporeit
dallaltro.
La psicologia indaga la vita emotivo-affettiva, aprendosi sulla sfera individuale ed esistenziale.
La socioantropologia mira, infine, alla promozione di una vitalit etico-sociale e culturale del
soggetto in et
evolutiva.
Tutto ci si colloca come cura a tre fondamentali patologie diffuse nelle odierne citt mostro
delle societ a
tre velocit (Ceti facoltosi, medi e diseredati): lisolamento sociale, lomologazione culturale e
la
conflittualit esistenziale.
Consideriamo ora la pedagogia, caratterizzata da una visione multidisciplinare della vita
personale, che
integra le succitate discipline.
Per porsi come integrazione multidimensionale della vita personale nella pluralit delle sue
sfere costitutive,
la pedagogia deve tener in considerazione lanalisi storica e il metodo scientifico.
Solo cos potr giungere ad una legittimazione storica, culturale e scientifica.
Essa si libera cos dalla sua connotazione di arte pratica, rivendicando i suoi aspetti teorici che
la svincolino
dalle discipline di cui stata per tempo suddita, ovvero: i regimi politici con i loro valori-guida,
le altre
scienze delleducazione considerate gi da tempo teoriche e la sua relegazione allinterno dei
confini
scolastici.
Oggi la pedagogia pu essere intesa come teoria della conoscenza nel suo aspetto
espistemologico, e come teoria dellazione nel suo aspetto prasseologico, sintetizzando cos la
riflessione teorica con quella empirica. In particolare, il fine della riflessione teorica
lantidogmatismo e il superamento della parzialit dei modelli pedagogici tramite un modello
razionale capace di vincere la parzialit e la ristrettezza dei modelli precedenti.
La progettazione empirica mira invece alla creazione di un modello sia trascendentale come
tensione alla
pluralit, sia inscritto allinterno di un quadro socio-culturale.
I principi cardine di un tale progetto saranno dunque fedelt alla ragione e aderenza alla
realt.
Da qui limmagine di una pedagogia radicata nella storia e nellesperienza, che rifugge dalle
formulazioni
astratte e assiomatiche per impegnarsi, con gli strumenti dellanalisi teoretica e delle scienze
applicate, a
disegnare un sistema educativo aderente ai problemi esistenziali di uno specifico contesto
storico-sociale, in cui interagiscono e si intrecciano dimensioni culturali ed esigenze vitali
complesse e polivalenti.
Laderenza alla realt del modello pedagogico postula a monte un fondamento teorico aperto
alla pluralit
degli approcci speculativi in ambito educativo. Quindi una cornice interdisciplinare del discorso
pedagogico
illuminata da pi riflettori scientifici capaci di affrancare e liberare la pedagogia dalla sua
antica subalternit
a dottrine speculative astratte e di farla incamminare sul terreno accidentato dei problemi che
attraversano e affliggono la societ e lumanit di questo fine millennio.
Il processo di integrazione dialettica tra il modello trascendentale e le strutture storico-sociali
in cui si
concreta la vita educativa si attesta su linee di interdipendenza, non di separazione o di
identificazione.
Tale correlazione non va per praticata nel senso di unomologazione del piano teoretico ai
segni contingenti di cui cosparso il contesto sociale: quasi che fine dellesperienza educativa
debba risultare il processo di consolidamento, in continuit dei saperi, dei valori e dei
comportamenti socialmente pi diffusi.
Il prezzo che il modello trascendentale paga al suo storicizzarsi va investito invece
nelloperazione di
ripristino e di recupero di quei piani esistenziali che nelle diverse et storiche e contesti sociali
soffrono di
restrizioni ed esclusioni.
Una pedagogia della ragione non pu che rivolgersi alla costruzione di un uomo
pluridimensionale, creativo,
attivo; ci al fine di popolare questa et tecnologica di unumanit capace di partecipare
responsabilmente e intelligentemente alluso e al controllo sociale dei suoi dispositivi
scientifici.
Allinterno di questo paradigma concettuale, la pedagogia, consapevole che il modello sociale
cui si rivolge
pu essere trasfigurato ma non trasceso, impegnata in unopera di incessante conciliazione,
pacificazione, integrazione delle forme antinomiche e conflittuali della vita educativa.
La pedagogia sociale si configura in particolare come scienza diagnostica e terapeutica rivolta
ai territori
formativi della societ contemporanea. Il fine la creazione di un sistema formativo integrato
che combatta
le tre principali malattie:
- La disintegrazione:
La scuola offre discontinuit verticale tra i suoi gradi scolastici e discontinuit orizzontale
verso le
agenzie intenzionalmente formative. Essa diviene dunque totalizzante e ipertrofica in quanto
funge
da unica banca di capitalizzazione dellistruzione, accentuando la dicotomia tra saperi del
dentro
e saperi del fuori scuola.
Altra disintegrazione prodotta dallextra-scuola che si assoggetta alla domanda individuale.
Dunque, lavvento di un sistema formativo policentrico rischia di colorarsi rapidamente di
sregolatezza e di ingovernabilit.
- Lisolamento:
Prodotto sia dalla stessa scuola che dai nuovi media, i quali producono un effetto
gerarchizzato dei
codici di comunicazione, da cui scaturisce la rottura nei confronti del codice verbale e di quello
gestuale.
- Lomologazione:
Lomologazione di conoscenze causata da un lato dalla scuola con i suoi saperi freddi, daltro
lato
dal passaggio da mass media a personal media.
In questo contesto la scuola chiamata a dare dominanza alle finalit cognitive e di
socializzazione, la
famiglia ad affermare le proprie finalit etiche e affettive, gli enti locali a dare centralit alle
esperienze
espressivo-creative e ai vissuti carichi di occasioni relazionali e interattive, lassociazionismo
giovanile ad
esaltare la qualit formativa delle esperienze aggregative cosparse di elevati coefficienti di
immaginazione, il mondo del lavoro a rendere diffusi i valori sociale e civili della
collaborazione, dellimpegno e della
solidariet, le chiese a sensibilizzare gli orizzonti della fede e della trascendenza.
Stato e statuto della pedagogia sociale
Di Domenico Izzo
Carattere di interdisciplinariet delle scienze delleducazione:
- Pedagogia generale Fenomeni educativi;
- Pedagogia sociale Valenza educativa dei fenomeni sociali;
- Sociologia delleducazione Valenza sociale dei fenomeni educativi.
I fenomeni educativi hanno origini da fattori non educativi: la formazione e listruzione sono
anche
fenomeni sociali quindi non possono essere sottoposti a valutazioni esclusivamente
pedagogiche.
Occorre anche superare la distinzione humboldtiana tra scienze (conoscenze e metodi di
ricerca),
discipline (conoscenze oggetto di insegnamento) e materie (contenuti didattici per
insegnamenti
attivati, talvolta fuori dai canoni dellepistemologia).
Lofferta formativa scolastica, elaborata secondo criteri burocratici o astratti, solo raramente
va
incontro a bisogni autentici.
La pedagogia sociale una scienza applicata, ovvero una scienza che attraverso la teoria
problematizza la realt e allo stesso tempo, grazie agli scopi della ricerca, alle risorse di cui
dispone e
alle strategie adottate, affronta determinati problemi per darne una soluzione.
Dunque, in quanto scienza pratica, la pedagogia sociale tende ad operare per dare a ciascuno
la
migliore formazione possibile affinch le persone possano emanciparsi dalle loro condizioni di
minorit. Dunque la pedagogia sociale si propone fini cognitivi e fini operativi: essa non ricerca
per poi agire ma agisce per ricercare e mutare le situazioni di fatto. Agisce sul cambiamento
tramite la prevenzione, la
programmazione e i piani di intervento.
La pedagogia sociale, oltre il compito di indagare circa i fattori di una situazione o le variabili
di un
evento, ha quello di indicare gli impedimenti da rimuovere per migliorare le condizioni utili alla
formazione. Essa ricerca tramite metodi probabilistico-induttivi, cercando di attestare, in modo
valido
e attendibile, quale serie di circostanze e quali intrecci di concause hanno condotto ad una
certa
situazione di fatto. La ricerca deve dunque essere pedagogico-sociale.
La pedagogia sociale oggi: appunti e riflessioni
Di Cesare Scurati
La pedagogia sociale oggi tende a configurarsi come disciplina onnipervasiva, in quanto si
tende a calare
ogni indagine allinterno di un contesto sociale.
Tale autonomia e pervasivit pone per dei problemi di carattere epistemologico.
- Anzitutto ogni sapere di successo tende ad immettersi allinterno di un circuito di
retoricizzazione
dei propri costrutti fondamentali, finendo con il far perdere loro loriginaria forza conoscitiva
ed
euristica.
- Necessaria una allocazione residuale, una demarcazione e allocazione territoriale da un
punto di
vista di organizzazione e gestione delluniverso delle discipline praticate.
In tal ambito, la pedagogia sociale riguarda tutto ci che non viene risolto in una mediazione
filosofico-teoretica e ci che pu essere racchiuso sotto letichetta dellextrascolastico.
- La linea dellallocazione cronologica colloca nella pedagogia sociale i temi della formazione in
et
adulta e dellorganizzazione del lavoro. Tramite questo approccio si rischia per di sconfinare
nellambito del servizio sociale.
Comunque sia se la pedagogia sociale continua in un processo di espansione incontrollata tale
da sovrapporsi
alla pedagogia generale, sia se mantiene il carattere di area di copertura di una coorte di
settori pedagogici
pur distaccandosene per autonomizzarsi, sia se resta un terreno dai confini scarsamente
definiti, il rischio di
evanescenza esiste in tutti i casi.
Sorge la necessit di concentrarsi sulle questioni della pluralit formativa e dei media
education.
Il termine pluralit non va confuso con quello di pluralismo, in quanto il primo indica una
dimensione
operativo-professionale, mentre il secondo riguarda il terreno politico-istituzionale.
La pedagogia sociale esamina la questione dal punto di vista dellincidenza di possibili
situazioni di pluralit
sullazione e sullorganizzazione didattica ed educativa della scuola.
A favore della pluralit si collocano i seguenti fenomeni:
- La nuova visione generale delleducazione e della scuola, imperniata sullidea del
policentrismo
formativo e delle sue implicazioni e conseguenze: la pluralit passa da una logica di
depotenziamento e di impoverimento formativo ad una opposta di arricchimento e di
espansione ad
immerge nella
concretezza delle tematiche con un evidente ed inequivocabile impegno operativo.
I rapporti, per lo pi dialettici, tra pedagogia sociale e generale devono comunque essere
mantenuti. La
pedagogia generale deve rappresentare un costante richiamo alla pedagogia sociale affinch
non si perda
nellestemporaneo o nelloccasionale e quindi invitandola a darsi e a dare alle problematiche
di cui si occupa un respiro di vaste proporzioni.
Daltra parte la pedagogia sociale deve rappresentare un costante richiamo alla pedagogia
generale affinch non si esaurisca nellastrattezza delle affermazioni di principio e non si
perda in uninconcludente
moralismo.
Per questi motivi la pedagogia sociale ha come oggetti il setting in cui lesperienza educativa
si realizza, i
fenomeni sociali e la politica educativa. Essa deve avvalersi, da un punto di vista
epistemologico, di metodi descrittivi, metodi interpretativi (volti a cogliere il senso dei
fenomeni descritti), metodi costruttivi (volti a individuare e a sperimentare possibili linee di
intervento concreto aventi per scopo la miglioria delle condizioni sociali in cui gli eventi
educativi si concretizzano.
La pedagogia sociale come scienza di sviluppo
Di Giacomo Viccaro
La pedagogia sociale nasce con Natorp [vedi cenni storici pagg. 129-130].
Il dibattito scientifico ha autorevolmente discusso lo statuto epistemologico della pedagogia
sociale,
registrando una sostanziale convergenza sulla piena legittimit ad una autonoma sua
collocazione
nellambito delle discipline pedagogiche in ragione di obiettive esigenze teoretiche,
scientifiche e operative.
Secondo Natorp leducazione socialmente condizionata, ma daltra parte la societ stessa
condizionata
dalleducazione di individui.
Dunque tema della pedagogia sociale sono le condizioni sociali delleducazione e le condizioni
educative
della vita sociale in quanto la vita sociale stessa consiste non solo in una semplice unione di
individui, ma
soprattutto nellunione delle coscienze dei suoi singoli membri, proprio perch la legge ultima
per
lindividuo e per la societ necessariamente unica e la stessa per ambedue.
Dato quindi che largomento di tale scienza riguarda le condizioni sociali delleducazione e le
condizioni
educative della vita sociale, necessario un continuo rinnovamento epistemologico per le
circostanze
storiche mutevoli del mondo in fieri.
Occorre ricordare che se da un lato leducazione contribuisce alla messa in moto dei processi
di mutamento e di trasformazione della societ, dallaltra paradossalmente segue i mutamenti
sociali.
Cos sembra evidente il carattere rivoluzionario e critico delleducazione.
In questottica interdisciplinare, lattenzione rivolta soprattutto alla famiglia, alla dinamica
del rapporto
scuola-extrascuola e alle comunit locali.
Con riferimento ai settori della scuola e delleducazione permanente, un ambito particolare di
ricerca e
intervento riguarda il diritto allo studio e alleducazione, con tutto quanto questo comporta di
interconnessioni con le politiche e le azioni delle pubbliche istituzioni del territorio che nella
cultura del
decentramento e del federalismo amministrativo trovano la sede formale e sostanziale delle
loro
responsabilit.
Lobiettivo fondamentale quello di conferire alla formazione un nuovo assetto che integri gli
sviluppi
tecnologici e consenta di favorire un approccio critico alla realt e partecipativo alla politica e
alla
democrazia.
In tale progetto occorre definire in maniera esplicita il campo dei saperi effettivamente
irrinunciabili a livello
scolastico, individuando dei saperi forti cui il resto dei saperi si aggiunge a corollario e
integrazione.
I saperi forti, individuati in relazione al tipo di societ odierna, sono:
- I saperi informatici e della tecnologia computerizzata, che hanno letteralmente sconvolto il
mondo
della produzione;
- I saperi della multiculturalit e dellinterculturalit in ragione degli scenari multietnici che si
vanno
profilando allorizzonte;
- I saperi ecologici e della protezione ambientale;
- I saperi della salute e della qualit della vita (spazi di vita, lavoro, cultura, tempo libero).
La pedagogia sociale, in quanto scienza, non pu intervenire operativamente e direttamente
ma pu elaborare e progettare. Essa deve orientare lazione istituzionale poich la politica
lesito, non il presupposto di una scienza delleducazione.
Le scienze pedagogiche sono dunque orientate, ma in quanto scienze sono incorruttibili.
Le pubbliche istituzioni possono riferirsi ai vari orientamenti pedagogici esistenti ed
intervenire nella societ
mediante politiche coerenti con tali orientamenti.
Lazione istituzionale si presenta in termini di ciclicit giacch ogni fase di intervento
programmatorio
obbligata a raccordarsi con il livello che lazione precedente ha a sua volta modificato.
A tal proposito, si pu ricordare la distinzione di Jaccard tra scienze descrittive (statistica,
etnografia e
sociografia), analitiche (economia politica, demografica, geografia umana, scienza politica) e
sintetiche
(linguistica, etnologia, storia), ma essa dimenticava altre importanti discipline come la
pedagogia sociale, la
psicologia sociale e lantropologia culturale.
La pedagogia sociale, in questo contesto, appartiene alle scienze sociali come teoria quasinormativa
delleducazione.
E sul fondamento filosofico di una teoria dellesperienza che si d la possibilit di sviluppare
una
concezione delleducazione che metta in rilievo lintrecciarsi della formazione dellindividuo
con quella
della societ e della realt, e faccia oggetto dello studio dei processi educativi la globalit
delle forme
dellesistenza sia nella loro singolarit che nel loro rapporto.
Nel rapporto tra scienze pure, applicate e sociali E. J. King ha esaltato il ruolo e la funzione
della pedagogia
sociale intesa come scienza sociale di sviluppo in grado di governare le fasi attive della
promozione
educativa nellambito di una societ da lui percepita come ordine educante.
Per King non ha senso porre una gerarchia tra le scienze ma occorre sostituire un rapporto
triangolare di
interrelazione tra le aree disciplinari considerate in prospettiva di sviluppo dinamico integrato
e
complementare.
Centro dellinteresse di ricerca della pedagogia dunque lo sviluppo e lavanzamento.
Se si considera che le scienze applicate sono quelle scienze che mettono in pratica per la
soluzione di
determinati problemi i principi formulati e proposti dalle discipline teoretiche e si riferisce tale
presupposto
allambito delle discipline pedagogiche, si pu utilmente accettare la classificazione
triangolare di King
situando ai vertici da una parte la filosofia delleducazione, dallaltra leducazione come
scienza empirica e
infine la pedagogia sociale come scienza sociale quasi-normativa con gli ambiti epistemologici
di
riferimento.
Cultura prefigurativa (interazione tra modelli di adulti e di ragazzi che portano alla
coesistenza, dovuta ai
veloci mutamenti sociali, di generazioni con esperienze fortemente divergenti) e soppianto
dellhomo sapiens da parte dellhomo videns (da intelligenza sequenziale a intelligenza
simultanea).
Parte seconda: Educazione e societ: ruolo e funzioni della pedagogia sociale
Societ e educazione. Evoluzione del rapporto in Italia nel secondo novecento e
allinizio del duemila
Di Paolo Orefice
Come pu leducazione intenzionale entrare a far parte coerentemente del cambiamento
sociale?
Adottare un progetto di ricerca che da un lato esplori le vie che dallultimo dopoguerra hanno
segnato
lItalia nel rapporto tra modelli di societ e di scuola ed educazione degli adulti; daltra parte
un progetto
che recepisca le innovazioni sociali a partire dagli anni Novanta.
In tal rapporto possibile individuare congruenze e incongruenze, in base alla relazione
stabile e feconda o
instabile e poco funzionale che incorre tra formazione e societ.
In caso di congruenza leducazione formale coincide con quella informale, creando una
congruenza tra
valori e apprendimento e stili di vita.
Vi cio una corrispondenza tra macrosistema societario e sistema formativo, creando un
preciso e
funzionale orientamento nellindividuo, attribuendogli un determinato bagaglio di saperi e un
particolare
ruolo da svolgere nella scuola e nella societ.
Si ha invece incongruenza del rapporto quando uno dei due sistemi, in genere il macrosistema
sociale,
cambiato rispetto allaltro che invece conserva la sua struttura precedente. Non si ha pi una
relazione
lineare ma piuttosto a forbice.
La scuola e le altre agenzie educative rivolte ai giovani e agli adulti diventano un fattore di
scompenso nel
sistema sociale, che a sua volta non riesce a incanalare i suoi bisogni di sviluppo nel sistema
formativo.
In tal contesto lo stesso soggetto vive in maniera dualistica lappartenenza a due dimensioni
che si elidono.
Il rapporto tra sistema educativo e sistema sociale stato cos declinato nel Novecento:
- Rapporto congruente: Anni 50-60, erede del modello scolastico gentiliano;
- Rapporto incongruente: Fino anni 80, smantellamento del modello gentiliano;
- Rapporto congruente: In corso, tiene conto delle modifiche sociali.
La parabola del modello gentiliano
Pur essendo epurato dai dogmi fascisti, il sistema scolastico gentiliano mantiene comunque la
sua struttura
di base immutata. Si registra una certa continuit sia nel sistema scolastico sia nel centrismo
moderato
politico e culturale degli anni Cinquanta.
Il sistema gentiliano si caratterizza per la sua centralizzazione: vi una precisa scala
gerarchica e un rigido
apparato burocratico che garantiscono la tenuta insieme e la collocazione dei singoli comparti
attraverso la
distribuzione delle funzioni e dei ruoli e la prescrittivit di rigide regole formali.
La scuola, in questa tradizione, ha un suo carattere compiuto: la formazione che essa assicura
serve per il
resto della vita. Essa quindi lunica agenzia formativa e non ha bisogno di agganciarsi a
competenze
extrascolastiche. La sua una formazione esaustiva che poggia su una netta divisione della
vita in due
periodi: quello giovanile in cui la formazione affidata alla scuola e quello dellet adulta
espressa nel
lavoro.
Il modello gentiliano non prevede leducazione degli adulti e quando se ne occupa lo fa in una
prospettiva
scuolacentrica: si tratta di far recuperare agli adulti rimasti analfabeti unistruzione scolastica
perduta negli
anni giovanili. Ci, nonostante i suoi limiti, rappresenta comunque un passo avanti rispetto al
fascismo per
cui lanalfabetismo era una necessit sociale. Le incongruenze di questo principio sono per
almeno due:
- Il monolitismo delleducazione formale centralizzata;
- Disattendere le valenze formative proprie dellet adulta e dimenticare che il soggetto
comunque
portatore di una propria educazione informale.
Il fine dellattenzione rivolta agli adulti nel sistema gentiliano consiste soltanto nel tentare di
estirpare
lanalfabetismo, visto come un peso economico, dunque un fine strumentale, non sicuramente
il tentativo
di estendere saperi e aumentare la facolt critica.
Alla base di un tal sistema centralistico vi una concezione autoritaria delleducazione che
discende da
unanaloga concezione della societ e della cultura: il primato del maestro la conformazione
dellallievo a
degli schemi concettuali, cos come il cittadino deve conformarsi allordine sociale. La scuola
inizia il
giovane a tal tipo di societ e ci si riflette negli stessi contenuti dellistruzione, che mantiene
una rigida e
sterile separazione tra cultura umanistica e scientifica, relegando questultima allambito
tecnico.
In questo modello si osserva una forte ideologia dellomologazione culturale: evidente che
possono
accedere con successo ai tipi di conoscenza formale veicolati dallistruzione solo quegli
studenti che per
ragioni socioculturali ne possono condividere il linguaggio e gli schemi concettuali.
Da un punto di vista delle procedure didattiche, il sistema continua a reggersi su una didattica
adultocentrica, mirata ai contenuti in s e finalizzata alla valutazione selettiva.
Negli anni 60 questo modello inizia a entrare in crisi e si indebolisce venendo a perdere di
coerenza.
Cambiano in Italia i sistemi di produzione e anche il contesto socio-culturale, prendendo piede
una cultura
di massa alimentata dai beni di consumo e dai mass media.
Il bisogno di unistruzione di massa necessaria a una societ industriale democratica fa cadere
il principio
della selezione scolastica gi nella scuola di base.
- 1962 approvazione della scuola media unica;
- 1969 liberalizzazione degli accessi universitari;
1968 istituzione scuola materna statale.
Viene dunque a delinearsi unincongruenza tra il sistema formativo e il sistema sociale e
culturale, in
quanto da un lato inizia a configurarsi un sistema di formazione di massa, daltro lato i principi
del vecchio
ordinamento si mantengono.
In seguito a ci si sviluppano quindi nuove filosofie delleducazione, da Dewey e la Scuola
pedagogica di
Firenze al marxismo gramsciano, spostando cos lasse del discorso sulleducazione, il quale
Integrazione tra i vari sistemi formativi, partendo dalle competenze del soggetto, passando
per il percorso
formativo e terminando con lapplicazione e larricchimento dei saperi appresi.
Pedagogia sociale o sociopedagogia?
Di Duccio Demetrio
Al sapere pedagogico attribuibile unepistemologia peculiare? Nel tentativo di dimostrare un
senso
epistemico la pedagogia sociale divenuta meticcia.
Da un lato lespressione pedagogia generale risulta un calderone di copie delle altre discipline
e di altri
prodotti e daltro lato la stessa espressione pedagogia sociale risulta ridondante ed erronea: la
riflessione
pedagogica intrinsecamente sociale. Non pu esservi una pedagogia a-sociale.
La pedagogia nasce non appena si vuole conferire metodo e sistematicit, nonch pi
controllo sociale, a
quanto gi faceva parte delle spontanee relazioni tra individui di et diversa per finalit
socialmente utili.
Ridefinire tutto ci tramite lespressione sociopedagogia.
Fare ed essere in relazione in pedagogia coincidono sempre. Considerare storicit,
situazionalit e mobilit
in quanto la pedagogia interpreta per agire e agisce per interpretare.
Il suo compito dunque lagire riflessivo e la riflessivit agente. Integrazione e promozione
key-words.
Occorre superare il vuoto concetto di pedagogia generale come ceppo da cui si originano le
pedagogie
figlie.
Il sociale rappresenta il luogo in cui si formano i comportamenti da interpretare con un
approccio
sociologico o psicosociale, ma anche il luogo da superare in quanto ambito penalizzante.
Integrare e
promuovere.
Non confondere tra pedagogia sociale e pedagogia speciale, intendendo con la prima una
variante della
seconda utile per superare le piaghe della marginalit della patologia e della diversit.
La pedagogia sociale trova invece applicazione in tute le et della crescita, per superare
lindividualismo,
assumendo un ruolo nella riscrittura delle regole sociali. La sociopedagogia pu accrescere i
suoi interventi,
non limitandosi dunque soltanto ad attivit di recupero e riabilitazione sociale
Il nesso educazione-societ nella pedagogia sociale
Di Antonio Mangano
Occorre distinguere tra pedagogia sociale, che tematizza in pieno leducazione, e le altre
scienze che si
occupano circostanzialmente di educazione.
La pedagogia si interessa alla formazione avendo come fine ultimo lintervento sulla realt.
Essa ha come
oggetto il nesso tra educazione e societ.
Considerando la coevoluzione tra organismo e ambiente occorre tener presente che la tecnica
rischia di
squilibrare il rapporto tra i due, creando pressioni insostenibili dallambiente.
Per tal motivo occorre riscoprire le culture delle societ non tecnocratiche per superare la
modularit
massiva della scienza classica.
In tal contesto si vede lopposizione da un lato delle convinzioni atomistico-meccanicistiche
nelle
teorizzazioni sulla personalit, dallaltro la teoria della complessit con le sue concezioni
sistemicorelazionali
di reciproca interdipendenza che portano a delle novit nelle teorie dellapprendimento e
delleducazione.
In unottica pluri-sistemica, il rapporto tra educazione e societ pluriarticolato. Alla diversit
dei
microcontesti occorre sommare i macrocontesti che fanno parlare di un nuovo civismo.
Occorre indagare anche il condizionamento sociale dei processi educativi in atto e linfluenza
della
tecnologia sulla democrazia.
Si consideri anche limportanza del contesto sociale nella formazione, per superare la logica
del dono di
natura nei successi e negli insuccessi scolastici.
Tra i compiti della scuola dovrebbe rientrare anche luso corretto dei mezzi di comunicazione
di massa (si
tratta di comunicazione? Dolci) per condurre a un metodo di auto-apprendimento permanente
in una
societ in perenne evoluzione.
La pedagogia sociale in nessun modo pu costituire un sistema estraneo ai problemi che
lambito
comunitario pone ai suoi membri.
In questottica si inscrive uneducazione liberatrice, in cui leducazione alla libert vista
come dimensione
essenziale del metodo di autoapprendimento permanente e non pi come passivo deposito di
conoscenze
nellallievo, al fine di difendere dallomologazione e sviluppare unabilit critico-maieutica.
In ci si ha la visione di una conoscenza e una formazione interattiva e progettuale.
Occorre anche porre il problema dei diritti umani (rif. A Dichiarazione Universale dei diritti
dellUomo,
1948): necessaria una conquista della dignit tramite uno sviluppo reale dei poteri e delle
facolt umane,
ovvero la capacit concreta dellesercizio dei diritti. Ruolo delleducazione nella duplice
implicazione tra
riconoscimento ed esecuzione.
Pedagogia sociale, ovvero della funzione sociale delleducazione
Di Antonia Criscenti
Appurato il carattere sociale delleducazione, la pedagogia ha un suo nucleo autonomo di
indagine
allinterno della pedagogia generale?
Negli anni 50 la pedagogia ha rivendicato la sua autonomia nei confronti della filosofia ma
anche della
psicologia e della sociologia. Gi prima per si ricordano i tentativi positivistici di far diventare
la pedagogia
una disciplina scientifica il cui lapproccio sociale era una condizione della riflessione
pedagogica.
Con gli apporti di Dewey e Marx che ben sintetizzano il rapporto intrinseco alla societ tra
realt e
dinamicit, si diffonde una nuova pedagogia che si interroga su come configurarsi essa stessa
in termini
scientifici. Durkheim distingue tra educazione che coinvolge una sfera pratica ed materia
della pedagogia e la pedagogia, teoretica.
Lautrice del saggio non concorda con questa distinzione, preferendo piuttosto la pedagogia
come scienza
prospettica che osserva e insieme spiega, avvalendosi della sua natura interdisciplinare.
La pedagogia che si pone come scientifica coinvolge il suo aspetto teoretico e nella sua
indagine
sullelaborazione dei fini coinvolge una dimensione politica.
Il metodo dovrebbe basarsi sulla dialettica concreto-astratto-concreto, partendo dal dato,
astraendo la
teoria tramite il metodo delle astrazioni determinate e tornando al dato come banco di prova
della teoria.
In un discorso del genere coinvolta anche letica in quanto il fine pedagogico il divenire
umano al fine di
razionalit che
possa permeare le diverse dimensioni del conoscere e dellagire umano, compresa quella
educativa intesa
come peculiare dimensione di prassi sociale.
Il modello di razionalit che ne deriva non si configura come strumentale ma come regolativo,
ponendosi
insieme come critica e come metacritica.
Occorre superare lanalisi e la sistematizzazione in favore di doti ermeneutiche e
interpretative, riferendosi
alla conoscenza pratica sulle azioni. Ci rivela regole sociali e contestuali, identifica norme
sociali e le
aspettative che esse creano e rivela un modo di percezione di tali azioni.
Ulteriori prospettive interpretative consentono di vedere i paradigmi habermasiani di
interesse, conoscenza
e scienza come distinti domini cognitivi con differenti obiettivi apprenditivi, metodologie
pedagogiche e
bisogni di apprendimento, o ancora sviluppano il concetto di agire comunicativo applicandolo
ai contesti di
politica e di pratica educativa.
Si accentua cos il valore pedagogico della razionalit comunicativa intesa come criterio guida
per la
creazione di contesti educativi in cui siano in gioco procedure dialogico-argomentative
funzionali alla libera
asserzione e difesa di posizioni, allo scambiondi opinioni, alla comprensione ed alla
negoziazione di punti di
vista, al confronto democratico.
Tutto ci in vista di una possibile ridefinizione della funzione e del ruolo dei sistemi e delle
istituzioni in
oggetto, nellambito di determinati contesti socio-culturali nonch di uno sviluppo di differenti
politiche e
pratiche.
Le azioni e le pratiche educative sono da intendersi come storicamente situate; esse si
determinano in
relazione ad un background socio-storico e culturale di cui non si pu non tener conto. Tale
background
una struttura complessa in quanto da un lato un prodotto dellazione umana, dallaltro
condiziona,
vincola e quindi determina lazione in questione.
Questa struttura sostenuta e determinata dai significati che i gruppi sociali attribuiscono alle
loro azioni,
ma produce essa stessa significati.
La ricerca pedagogica deve configurarsi come scienza educativa guidata da una razionalit
critico
emancipativa, che le consente di evidenziare ed analizzare le precondizioni dellazione
educativa intesa
come processo di trasformazione e di cambiamento individuale e sociale.
Leducazione emancipativa che si avvicina pi strettamente ad una prospettiva di educazione
allazione
sociale deriva dalla trasformazione di prospettive sociolinguistiche in quanto tramite la
revisione e la
ristrutturazione di modi di interpretare e di dire il mondo ed attraverso una analisi critica dei
linguaggi e
dei codici di riferimento e delle patologie comunicative che si danno nei diversi contesti di vita
e di azione
sociale, possibile stabilire le condizioni per una effettiva trasformazione di norme, istituzioni
e strutture.
Educazione e pedagogia sociale. La dimensione politica e quella socioculturale
Di Vincenzo Sarracino
Integrazione tra prospettiva globale universale e prospettiva territoriale particolare.
Essere educati socialmente vuol dire saper cogliere le situazioni del proprio tempo,
interpretarne lo sfondo
e gli scenari e coglierne le trasformazioni e le diversificazioni, cos come significa saper
attribuire un
significato ai problemi emergenti, globali e differenziati per proiettarsi verso un futuro sensato.
Formare luomo vuol dire collocarlo nel proprio tempo.
La pedagogia sociale a tal proposito scienza politica che conosce e opera nel presente ma si
d lobiettivo ermeneutico e critico di prefigurare gli scenari di un futuro vicino, contribuisce
tramite linterazione con le scienze economiche e sociali a fare intravedere situazioni,
problemi e fenomeni che attendono luomo e ai qual auspicabile che egli sia preparato:
uneducazione sociale e politica quindi si configura come educazione per il tempo futuro,
uneducazione consapevole, pregna di senso e di significati generali,
qualitativamente umani.
Tener conto delle polarit compresenti nellindividuo, integrando la sua umanit con la sua
socialit, la
generalit con la specificit, gli aspetti cognitivi essenziali per affrontare il proprio tempo con
gli aspetti
relazionali.
Dimensione cardine che la pedagogia sociale vuole sviluppare la dinamicit degli eventi e
delle emergenze che riguardano luomo e il suo tempo e le procedure per farvi fronte.
Ci richiede la necessaria integrazione tra un piano pi strettamente educativo implicante
orientamenti
valoriali, norme e regole socialmente costruiti ed un piano formativo in cui si articola la
crescita individuale
tramite adeguati interventi pedagogici che ne accompagnano le varie parti di sviluppo.
Sia educazione che formazione condividono la dinamicit e dialetticit ma mentre alla
seconda va attribuita
una connotazione empirica, tesa ad osservare le tappe evolutive e di sviluppo del soggetto
considerando il
recupero delle emozioni, alleducazione va attribuita una valenza pi finalistica.
La pedagogia sociale come disciplina critica che studia e progetta leducazione nella sua
collocazione
sociale, riflettendo sui processi formativi, si occupa della formazione tramite interventi mirati,
assumendo
cos la dimensione concreta di un sapere che ricompone le risorse umane, strutturali e
strumentali.
Partendo da una prospettiva formativa possibile progettare gli interventi in maniera
scientifica e
seguendo le coppie oppositive indicate dalla teoria delleducazione permanente, tra cui lidea
di
integrazione, relazione e comunicazione a livello interistituzionale, intercategoriale,
interdisciplinare e
interoperativo.
Il ruolo svolto dalla pedagogia sociale dunque di estrema rilevanza sia per lidentificazione
dei bisogni
formativi, sia per le indicazioni progettuali che orientano lintervento educativo e le opzioni
formative verso
unanalisi critica della realt sociopolitica e culturale in cui si inseriscono.
La pedagogia sociale come metafora emancipativa
Di Simonetta Ulivieri
Leducazione intesa come apprendimento di saperi formalizzati a lungo stata destinata a
ristretti gruppi
sociali; non a caso si sono storicamente definiti modelli di educazione aristocratica, borghese,
operaia e cos via. Allo stesso tempo la pedagogia non tiene pi presente soltanto il contributo
della filosofia, ma anche quello delle scienze umane e delleducazione. Tra fine 800 e inizio
900 si operato un passaggio dalla pedagogia filosofica alla pedagogia scientifica, attraverso
il cambiamento delle teorie pedagogiche. Con questo passaggio non si analizzano pi i
processi formativi in base a principi astratti e modelli teorici, ma sulla base delle diverse
peculiarit del soggetto in formazione. Lidea fondamentale, secondo Paolo Orefice, il
ribaltamento del primato delleducatore in quello del soggetto che si educa. Soltanto quando
leducazione diviene democratica possibile affermare che compiuta. Se quindi leducazione
ha una
funzione sociale possiamo dedurne: che la socialit una prospettiva delleducazione; che
leducazione
avviene nella societ, si attua mediante la societ e ha per fine la societ; che leducazione si
rivolge anche
a casi di necessit e risponde a particolari bisogni; che infine leducazione rappresenta una
dimensione di
cura, supporto e aiuto a molteplici percorsi esistenziali in tutto larco della vita. Dobbiamo
considerare tutte
le variabili: eventi storici e politici, situazioni ambientali e territoriali, tradizioni etniche e
culturali, stili di
vita e differenze tra percorsi di formazione. La pedagogia sociale ha presente una visione
finalistica del
soggetto in formazione: sono finalit etiche, patrimonio di ogni societ civile, in cui si pu
riconoscere il
rispetto per la dignit umana, il valore attribuito alla libert individuale della persona.
Lobiettivo della
pedagogia sociale quindi una formazione consapevole, senza limitarsi ad una teorizzazione,
senza
accontentarsi di buoni propositi o di carte dintenti, ma cercando di entrare nelle dinamiche e
nei problemi,
progettando interventi concreti di cambiamento, sia nelle istituzioni deputate allistruzione
formale, sia in
istituzione alternative. In questa direzione la pedagogia sociale si incontra con la pedagogia
speciale e con
la pedagogia della marginalit e della devianza. Si tratta di territori di confine, di recupero di
una normalit
convenzionale da parte di persone socialmente svantaggiate, che possono aver assunto ruoli
asociali
oppure antisociali. La funzione della coscientizzazione fondamentale in questo iter di riappropriazione
della dignit umana. Attraverso tre esperienze emblematiche si d conto di ci.
La Colonia Gorkij di Anton S. Makarenko
Nel 1920 a un maestro ucraino poco pi che trentenne, Anton S. Makarenko, viene affidata la
direzione di
una colonia di rieducazione per ragazzi devianti, che imprigionati per reati vari, il nuovo potere
ha deciso di
ri-educare secondo i valori socialisti. Accanto alla colonia vengono annessi due stabili
industriali dove viene
previsto che i ragazzi lavorino per alternare studio e lavoro, discutendo di politica e facendo
attivit
ricreative. Makarenko avverte la necessit di inventare un nuovo modo per costruire l uomo
nuovo:
elabora una pedagogia molto esigente con i ragazzi, volta a costruire un educazione dei
sentimenti
attraverso laiuto reciproco e lempatia tra educatori e ragazzi. Secondo il maestro la
realizzazione
personale avviene sul piano della collettivit e della solidariet: realizzare se stessi
partecipando con gli altri
ad un processo comune di liberazione e di ascesa sociale, composto da due elementi
essenziali:
lallontanamento dal bisogno materiale e lautorealizzazione intellettuale. La pedagogia di
Makarenko si
basa su forme sperimentali, in quanto si basa su concrete esperienze educative, a contatto
con i ragazzi
che presentano forme di comportamento aggressive o addirittura devianti.
La Scuola-citt Pestalozzi a Firenze di Ernesto ed Anna Maria Codignola
Il 15 gennaio 1945, allindomani della liberazione, apre a Firenze la scuola-citt Pestalozzi. Lo
scopo era una defascistizzazione della scuola. Firenze, se pur ferita e sfregiata, diventa cos
quasi un grande laboratorio democratico in cui anche la dimensione formativa entra in gioco,
sia attraverso lapertura alla opere dei pedagogisti stranieri. Ernesto ed Anna Maria Codignola
applicano quella che pu essere definita una pedagogia democratica. La scuola si rivolge ai
bambini e ragazzi del rione pi malfamato di Firenze. Erano ragazzi deboli, denutriti, soggetti a
malattie come la tubercolosi. Venivano ospitati li dal mattino alla sera e insieme svolgevano
tutte le esperienze, sia di studio che materiali, ma soprattutto si preparavano ad
inserirsi nella societ, gestendo direttamente tutte le attivit proprio come una polis
autogestita, una
microsociet democratica. La scuola si basava sullautogoverno degli allievi, che non vuol dire
anarchia, ma
possibilit per i ragazzi di assumere dei ruoli politici e governativi, costantemente assistiti
dagli
insegnanti, al fine di responsabilizzarli e farli diventare i nuovi cittadini con un forte senso di
responsabilit
e una formazione morale. Fra di loro si eleggeva un sindaco, un vice, gli assessori, una giunta
e dei
consiglieri, dei funzionari e un tribunale. La scuola, per maschi e femmine, era dunque una
palestra di vita,
nella piena morale ed etica.
La Scuola Barbiana di don Milani
Questesperienza viene pienamente riassunta dal testo Lettera a una professoressa scritta
da Don Milani
e dagli alunni della scuola Barbiana in cui lo stesso Don Milani insegnava. Don Milani volle
vivere in mezzo
ai poveri e si adoper per denunciare profeticamente luso e labuso del potere culturale da
parte di
minoranze verso masse a cui si impediva di fatto laccesso a quel tipo di cultura superiore in
grado di
permettere un cambiamento di status sociale. La pedagogia di Don Milani consisteva nella
necessit di
promuovere la persona umana, tutte le persone umane, in particolare i pi deboli e i pi
sfruttati,
rimuovendo quegli ostacoli che impedivano loro di crescere e di acculturarsi attraverso la
scuola.
Per questo crea la scuola Barbiana, in questa piccola frazione di montagna,
rivolta a tutti i ragazzi che nella
scuola pubblica erano stati rifiutati, bocciati o cacciati via perch non erano della classe
sociale adatta.
La scuola funzionava per tutto il giorno, lavorando, studiando, pregando, con una forte
tensione collettiva
verso la maturazione personale, diversa e fatta su misura per ogni ragazzo.