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Anna Maria Repetto Appunti di Pedagogia Generale
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Mialaret G. Le scienze dell’educazione, Loescher, Torino, 1978
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ivi, pag.12
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Frabboni F. – Pinto Minerva F. Introduzione alla pedagogia generale, Laterza, Bari, 2003
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Anna Maria Repetto Appunti di Pedagogia Generale
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cfr. Iori, V. Nei sentieri dell’esistere. Spazio, tempo, corpo nei processi formativi. Erickson, 2006
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Iori V. Nei sentieri dell’esistere. Spazio, tempo, corpo nei processi formativi. Erickson, 2006, pag. 22
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ivi, pag.24
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Anna Maria Repetto Appunti di Pedagogia Generale
Il sapere pedagogico, secondo Frabboni, allora può intendersi rivolto sia alla ricerca teorica e
quindi interessato ad elaborare riflessioni in merito a fini e mezzi dell’istruzione, della formazione e
dell’educazione, che alla prassi pedagogica, ossia alla progettazione, realizzazione, verifica dei
processi formativi, in riferimento sia alle stagioni della formazione che ai luoghi della formazione.
Le stagioni della formazione
La vita è un continuo processo di apprendimento e di formazione. A tal fine, compito della
formazione e dell’educazione è la trasformazione ed il cambiamento, oltre che il trasferimento di
conoscenze. Tale processo di cambiamento è incessante e si può dire termina con l’esaurirsi
dell’esperienza della vita. In questa prospettiva, allora, la formazione offre a ciascuna età quelle
occasioni di esercizio della ragione e dell’immaginazione che appaiono indispensabili per costruire
ipotesi, idee, parole, pensieri, Per progettare, incessantemente, mondi nuovi ed alternativi.
I luoghi della formazione
L’alfabetizzazione e la socializzazione sono i processi per i quali si esplica il processo formativo.
L’alfabetizzazione riguarda la trasmissione e l’apprendimento dei codici culturali e del sapere che
caratterizzano una determinata società. La socializzazione concerne, invece, l’acquisizione di di
norme legate al vivere e convivere sociale.
La famiglia, è un luogo della formazione ove si realizza ( o dovrebbe realizzarsi) la socializzazione
primaria.
La scuola circoscrive un contesto in cui si realizzano i processi di insegnamento apprendimento, se
vogliamo di alfabetizzazione. Nell’ambito dell’istituzione scolastica vengono promosse la
razionalizzazione delle esperienze informali, l’orientamento ed il sostegno delle strutture mentali.
Nella scuola si realizza il passaggio dall’esperienza diretta alla riflessione.
Le agenzie educative no formali, corrispondono a degli ambienti di apprendimento decentrati che si
avvalgono di metodologie non formali e si pongono ad integrazione delle esperienze intenzionali
maggiormente formalizzate della scuola. A tal proposito, il sistema dei media culturali, veicola
modelli e schemi di comportamento, diffonde informazioni e conoscenze, mette in relazione eventi,
soggetti e realtà distanti e separati.
I rischi di tale eterogeneità dell’offerta formativa, sono la pervasività, la frammentarietà e
l’omologazione.
Risulta necessario, allora che tali luoghi della formazione si integrino e si coordinino nella
prospettiva di fornire al formando un SISTEMA FORMATIVO INTEGRATO.
La nascita del momento pedagogico
Michele Pellerey, sostiene che la pedagogia è una scienza pratica che intende rispondere alle
criticità poste dal contesto educativo con interventi opportuni. Egli fa corrispondere la riflessione
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Pellerey M., L’agire educativo, LAS, 1998, pag.61
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Bruzzone D. Ricerca di senso e cura dell’esistenza. Il contributo di Viktor E. Frankl a una pedagogia
fenomenologico-esistenziale, Erickson, 2007, pag. 63
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esistenziale capace di vedere il mondo con uno sguardo che tenta di cogliere l’essenzialità
dell’esperienza, così come essa si disvela e si realizza. Occorre, tuttavia, una precisazione: non si
tratta di descrivere un’esperienza semplicemente con un atteggiamento spontaneo o ingenuo, ma per
cogliere l’originalità dell’evento educativo, è necessario esercitare le facoltà intellettuali e di
osservazione, secondo una prospettiva di sospensione di pregiudizi e categorie
consuetudinariamente adottate per descrivere la realtà. Come riprende la Iori, “il metodo
fenomenologico ha aperto nuove vie a una pedagogia che, anziché “spiegare” il processo formativo,
cerchi di fornire ad esso un senso.”9. Dal punto di vista dell’evento pedagogico, questo significa, in
un certo senso prendere le distanze da un’impostazione matematizzante e deterministica che si
avvale di regole di interpretazione della realtà estrinseche ad essa, presupponendo l’adozione di
informazioni definitive che intendano spiegarla così come esse la leggono, dal di fuori, e quindi non
cogliendone l’essenza. Il modello di lettura della dinamica educativa che si avvale dello strumento
fenomenologico, invece, si apre alla dinamicità che gli attori del processo educativo esercitano
vicendevolmente nella specificità del contesto nel quale si collocano. Trovo calzante, in proposito,
la definizione che Bertolini dà dell’evento educativo, più volte richiamato, il quale “non può non
caratterizzarsi come uno sforzo continuo, situazionato e consapevole di co-costruzione di significati
da parte di ci educa e di chi viene educato, entrambi esistenzialmente impegnati e implicati in
quello stesso evento e da collocare quindi in una relazione tendenzialmente orizzontale”,
nell’ambito della quale si assume da un punto di vista valoriale un paritetico livello di interazione di
educando ed educatore “e non verticale (che condurrebbe inevitabilmente ad una relazione di tipo
autoritario)”.10 Ecco che in questo senso la dimensione di evento conferisce all’agire educativo una
dinamicità ed un’apertura sicuramente diversa da un’impostazione che invece tenda a rendere
obiettivi e definiti una volta per tutte criteri pedagogici e letture della realtà. La specificità della
realtà umana risiede, infatti, nella sua imprevedibilità e difficile governabilità di tutte le risonanze
che determina.
La problematicità, agita nella prassi pedagogica, allora, tenta di fornire risposte non definitive ma
capaci di orientare le mediazioni didattiche in ordine alle istanze emergenti dal contesto educativo.
Essa, allora, comporta un livello di riflessività che tiene conto di tali specificità dell’evento
educativo e determina l’esprimersi di altre due dimensioni caratterizzanti la Scienza pedagogica. La
progettualità e l’intenzionalità, che rappresentano le condizioni ideali per lo sviluppo coerente
dell’attività teoretica e della prassi educativa.11
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Iori V. Nei sentieri dell’esistere. Spazio, tempo, corpo nei processi formativi. Erickson, 2006, pag.27
10
Bertolini P. ( a cura di) Per un lessico di pedagogia fenomenologica, Erickson, 2006, pag. 10
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cfr. Mariani A. Elementi di filosofia dell’educazione, Carocci, 2006
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Cambi F. Metateoria pedagogica Struttura, funzione, modelli , CLUEB, 2006
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formativa”13. Parafrasando sempre Cambi, la pedagogia senza utopia è tecnicismo, mentre l’utopia
senza pedagogia diventa sogno o totalitarismo.
La progettualità pedagogica si declina secondo tre direzioni:
Progettualità per l’io
Comporta la valorizzazione e la riscoperta dell’interiorità, la necessità di interpellare la
persona a riconoscere e “volersi” secondo un progetto, un modello, un’identità. Ciò
comporta il recupero della dimensione in educazione dell’analisi dei propri vissuti.
L’intenzionalità
Col termine intenzionalità si individua il legame con modelli che sappiano orientare e guidare le
azioni educative. Si tratta, secondo Cambi, di modelli per l’operari e o per il futuro, quindi che
assolvono sia l’istanza di riflettere sul fatto educativo che di generare proiezioni utopiche. Educare
e formare significa determinare un processo-verso.
Il processo educativo è sempre intenzionato da un progetto, un modello. La pedagogia, come già
detto a proposito della voce “progettualità”, si definisce con una connotazione poietica, nel senso
che la riflessione pedagogica consiste in una teoria capace di produrre trasformazione e azione
pratica e teorica e accompagna dal di dentro tali azioni e trasformazioni.
Per Cambi, l’intenzionalità pedagogica agisce secondo tre direzioni:
1. regolativa: riguarda la funzione riflessiva e critica che la pedagogia intende operare sulle
scelte educative e le mediazioni didattiche. L’intenzionalità non può esimersi dal portare
colui che si occupa di formazione a ripensare il proprio operato come obbligo deontologico.
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ivi, pag.139
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cfr. Morin E. La testa ben fatta, Raffaello Cortina, 2000
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cfr. Frabboni F. – Pinto Minerva F. Introduzione alla pedagogia generale, Laterza, Bari, 2003
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cfr. Frabboni F. – Pinto Minerva F. Introduzione alla pedagogia generale, Laterza, Bari, 2003
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cfr. Calvani A. Elementi di didattica Problemi e strategie, Carocci, 2002
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L’apprendimento, prospettato dal costruttivismo, accentua il processo a scapito del prodotto. Per
questo motivo, infatti, saranno da privilegiare aspetti come la naturalezza e la spontaneità
dell’apprendimento.
Rispetto all’approccio costruttivista, intervengono a specificare le prassi didattiche sia la
tecnologia, che l’assetto organizzativo del contesto classe, che chiama in causa il cosiddetto
cooperative learning. Quest’ultimo, sottolinea la priorità da accordare al mutuo insegnamento ed
all’educazione tra pari. Questa strategia, si dimostrerebbe davvero capace di favorire l’integrazione
di ragazzi che versano, a diverso titolo, in condizioni di svantaggio, quali i soggetti portatori di
handicap e gli alunni stranieri 18.
Il concetto di sviluppo che fa da binario alla progettualità in questo senso, vede il formando, allora
in stretta correlazione con la comunità umana cui appartiene ed il contesto fisico ove è inserito.
Secondo la prospettiva piajetiana, ciascun individuo evolverebbe le proprie strutture mentali
attraverso una fitta ristrutturazione dei propri schemi cognitivi, effettuata in stretta interazione con
l’ambiente di apprendimento. In questa dinamica, tuttavia, il divenire evolutivo della persona non
ha caratteri di regolarità e sistematicità, ma è anche caratterizzato da interruzioni, accelerazioni,
rallentamenti. Il progetto pedagogico, in questo senso, deve essere in grado di recepire queste
dimensioni per promuovere la capacità della persona di aprirsi al molteplice, alla complessità,
attingendo a spazi e tempi della formazione differenti (non solo la scuola!!) e pertanto capace di
integrarli.
18
da Atti convegno Discorso e apprendimento, Università La Sapienza, Roma 2003
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Pellerey, L’agire educativo, LAS, 1998
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Gli input forniti dalla recente letteratura pedagogica, forniscono, appunto una serie di indicazioni
che si articolano sia per quanto riguarda la sfera conoscitiva, che per quanto concerne l’aspetto
comunicativo e relazionale, considerando inscindibili le condizioni dell’apprendere e quella
dell’entrare in relazione.
In opposizione alle tesi didattistiche sopraccitate, è infatti possibile enucleare altre due
configurazioni teoriche che decentrano l’aspetto dall’insegnante al soggetto in apprendimento ed
agli elementi contestuali all’azione educativo-didattica.
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Può smentire
CONTESTO il contenuto dell’apprendere
Può confermare
Alla base di questa prospettiva, stanno due approcci teorici che si integrano e che ne definiscono le
peculiarità. Parliamo della prospettiva legata alla teoria generale dei sistemi ed a quella
riconducibile alla Pedagogia istituzionale.
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Finestra tematica
Il concetto di sistema
La teoria generale dei sistemi
L’assunto che sta alla base di tale teoria è l’idea per la quale sia necessario pensare la realtà in
termini di interconnessioni, superando le concezioni analitiche che suddividevano la realtà in parti.
“ Un sistema è un insieme di elementi che, attraverso una struttura precisa, interagiscono tra loro e
costituiscono una totalità organizzata.” 20
La lettura sistemica dei RAPPORTI tra i fenomeni, la comprensione della loro organizzazione, del
controllo e della loro struttura, rappresenta un modello di codifica della realtà interdisciplinare ed
universale, cioè estendibile a concetti di natura diversa!
1.Un sistema è più potente della somma delle sue parti. 1. Il gruppo classe è un sistema che
agisce in base alla forma delle sue
relazioni interne
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Capurso, Ibidem, pag.103
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