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IL VALORE DELLE DIFFERENZE

La pedagogia delle differenze oggi


Il termine differenza è spesso al centro dei dibattiti filosofici, culturali e scientifici degli ultimi decenni. Il
concetto di differenza riguarda:
1. In primo luogo rimanda a temi relativi all’opinione pubblica,
2. Alimenta la possibilità di partecipare dei soggetti alla vita pubblica,
rendendo ciascuno più responsabile dei propri comportamenti verso gli
altri.
In questo doppio binario si instaura una contraddizione:

- Da un lato, leader politici e opinione pubblica usano la differenza come strumento per raccogliere
consensi, alimentandone una visione problematica he produce chiusure e spesso si alimentari
pregiudizi.
- Dall’altro lato, l’approccio scientifico e quello pedagogico propongono di comprendere come siano
proprio la consapevolezza, il rispetto e la tutela della differenza a garantire a ogni uomo e donna
l’opportunità di educarli, istruirsi e formarsi.
Oggi è necessario predisporre un ambiente culturale che consenta a ognuno odi sviluppare capacità e
attitudini, in modo da renderli partecipi alla vita sociale.

La categoria di difenda ha il compito di nutrirsi delle scienze dell’educazione, la pedagogia si confronta su


ciò che è stato e ciò che sarà. La pedagogia si fa carico di guidare la società per
riconoscere, interpretare e valorizzare le differenze. La presenza di più culture
permette di sperimentare la differenza.
Quali possono essere i metodi utili per insegnare le differenze? Devono essere metodi
efficaci, che consentano il raggiungimento degli obiettivi prefissati, ma anche coerenti.

❖ In primo luogo, il metodo dovrebbe essere quello del far esperienza della differenza. Per imparare
questa realtà si dovrebbe sperimentarla in prima persona.
❖ I telegiornali, blog e social network veicolano la gran parte degli stereotipi inerenti le differenze e
questo provoca pregiudizi e false credenze.
Capitolo uno- riconoscere e governare le differenze: un compito della pedagogia
attuale
Il Novecento potrebbe essere definito come il secolo delle rivoluzioni, ha cambiato il nostro modo di
conoscere e abitare il mondo, con effetti di innovazione radicale e di promozione di punti di vista originali e
nuovi aprendo prospettive di progresso.
Nel corso del XX secolo, la differenza viene intesa come pluralismo, opposizione/ conflitto/ tensione che
impone un pensare e agire aperto, problematico, proiettato sull alterità e reale qui e ora.

Come si sono fissate le differenze? Tramite lotte, movimenti, diritti virgola che hanno reso la
società più viva e aperta, più complessa e democraticamente animata.
Come fanno le differenze a divenire delle risorse? Attraverso una strategia che le
riconosca, le renda attive e regole.
Le differenze si tutelano e regolano secondo quattro principi:

1. I diritti che vanno esposti, riconosciuti e tutelati.


2. La laicità e il pluralismo propri delle società attuali in Occidente.
3. La prospettiva ecologica.
4. La democrazia.
Le differenze hanno un valore? Le differenze valgono, aprono frontiere nuove e rendono più
ricca e articolata alla vita sociale e culturale, portando libertà e uguaglianza.
Come si formano le differenze?
❖ Attivando un dispositivo di comprensione del suo valore interiorizzato e
diffuso.
❖ De-costruendo i pregiudizi.
❖ Tutelando una società plurale, articolata su diritti, democratica e
collaborativa.
Capitolo due- pedagogia e altro, o le molteplici differenze nei mondi
dell’educazione
La relazione educativa è asimmetrica fra un soggetto che ha fatto un maggior numero di esperienze nella
propria vita e un secondo soggetto che ha fatto un minor numero di esperienza e sa di meno.
Riconoscimento delle differenze:
In primo luogo numerose esperienze si realizzarono per gli analfabeti, bambini che
vivevano nelle periferie o nelle campagne e tramite esperienze di
rialfabetizazzione azione degli adulti o distruzione per i lavoratori.
In secondo luogo, negli anni 70, sono stati riconosciuti i soggetti portatori di
handicap, prima inseriti all’interno di classi differenziali.

A partire dagli anni 90 con l’arrivo in Italia di un maggior numero di lavoratori e di famiglie
immigrate, si assiste a un nuovo momento di attenzione per il tema delle
differenze linguistiche e culturali.
Nel campo dell’intercultura si vengono a realizzare una serie di azioni educative:

➢ Azioni adattive: mirano a far assumere nel minor tempo possibile al bambino la lingua e la
cultura del gruppo maggioritario.
➢ Azioni transizionali: orientate a fare acquisire lingue e culture in un certo tempo, durante il
quale si devono mettere in atto programmi specifici per ciascuno.
➢ Azioni di contatto: basate sull’idea che sia sufficiente creare momenti di conoscenza tra
soggetti diversi cultura per ottenere accettazione, rispetto e convivenza.
➢ Azioni di cambiamento culturale: finalizzate a prendere da ogni cultura il meglio che
può offrire.
Una quarta ondata per la pedagogia è quella che si è registrata a partire dagli
anni 2000 è incentrata sulle differenze di genere.
Trattare le differenze in educazione in pedagogia
I sociologi, definiscono la nostra società come flessibile, in quanto ha perso quel set di
valori e norme e si è spostata verso opzioni deboli e individualiste. Al contrario una
società più rigida, avrebbe potuto trattare le differenze cercando di riportarle alla normalità tramite
l’etichettamento o l’isolamento.
Qual è il consiglio che ci danno gli autori del testo riguardo alle differenze? La
scelta primaria sarebbe quella di non ignorare la differenza che ci caratterizza
tutti in quanto esseri umani, ma di volerla affrontare. In quanto è importante
conoscere le differenze, rispettarle, accettarle, comprenderle e infine
valorizzarle.
Capitolo tre-la pedagogia interprete delle differenze: dalla comprensione alla
valorizzazione
A partire dalla metà del 900 si inizia a parlare di pedagogia della differenza come di un ambito
specifico che si occupa di pensare il soggetto alla luce della differenza, valorizzando le specificità di ciascuno
e declinando gli interventi educativi, istruttivi e formativi proprio in funzione di esse.

Etimologia di differenza —-> differe, che rimanda a un duplice significato. Differire, ossia
rimettere a più tardi oppure inteso come somiglianza e distanza.
Differenza: significa comprendere che siamo parte di una pluralità che è
contrassegnata da varietà e che, se valorizzata, può rappresentare uno stimolo
per l’educazione, l’istruzione e la formazione del soggetto, arricchendo
ciascuna cultura e producendo nuovi linguaggi, nuovi orizzonti nuovi percorsi
nell’interpretazione della realtà.
La pedagogia richiama alle esigenze di tener conto delle specificità dell’altro, valorizzandole come risorse
virgola e di promuovere un emancipazione di tutti. Dal XX secolo si assiste ad una svolta scientifica che
pone una trasformazione della pedagogia, come sottolineato da John Dewey. Le riflessioni sulla
differenza hanno prodotto in pedagogia tre conseguenze:
1. Un’analisi delle istituzioni educative.
2. Un appello all’anti autoritarismo, chi sottolinea come la relazione
educativa sia spesso decentrata sull’autorità senza promuovere il
concetto di libertà.
3. Una ridefinizione dell’infanzia, dominata dal desiderio, che rischia di
diventare vittima dello sguardo adulto.
La pedagogia della differenza fa riferimento a un approccio che sostiene un impegno, una responsabilità e
una cura per i soggetti più deboli, marginalizzati e discriminati all’interno della società. Promuove un rifiuto
dell’accettazione dell’idea che l’uomo venga inculturato ( cioè socializzato attraverso l’assimilazione di
comportamenti, credenze e pratiche che caratterizzano la cultura) e acculturato ( cioè capace di
acquisire nuovi saperi in modo orizzontale attraverso il contatto con altre culture).

Qual è il compito della pedagogia della differenza? Quello di sfidare l’esperienza, tramite
rovesciamenti e rotture per raggiungere nuovi traguardi. La pedagogia della differenza viene così a definirsi
come una pedagogia critica e apertamente utopica, autonoma, libera e creativa, capace di innescare un
dialogo con le pratiche educative, istruttive e formative.

Nello scoprire la differenza, oggi ciascun soggetto sperimenta quotidianamente varie forme di alterità:

- Differenze biologiche,
- Differenze generazionali,
- Differenze culturali linguistiche,
- Differenze religiose,
- Differenze economiche,
- Differenze di genere.
La pedagogia della differenza deve avere:
- Responsabilità,
- Cittadinanza,
- Laicità, che rimanda ad un’apertura e dialogo.
- Intercultura, la compresenza di più culture.
- Ecologia,
- Critica.
Pregiudizio: una falsa opinione che caratterizzata dalla tendenza a giudicare prima di conoscere
pienamente qualcosa. A tal proposito si parla di decostruzionismo, facendo riferimento ad
un modello filosofico, si intende un rilancio critico dell’interpretazione,
andando a dissotterrare quegli aspetti che stanno nascosti all’interno della
nostra cultura e che rischiano di rimanere non detti o non pensati.
Dinanzi al pregiudizio l’educazione è chiamata nutrirsi di uno sguardo decostruzionista, che sia
capace di smascherare il pregiudizio. Il compito della pedagogia della differenza è quello di
nutrirsi delle fonti delle scienze dell’educazione per smontare le strutture rigide del pregiudizio, la
pedagogia dovrebbe portare i soggetti a capire quanto sia importante fare la differenza per far sì che
l’individuo valorizzi le singole attitudini e che riesca a vivere in una comunità che garantisca una serie di
stimoli.
Capitolo quattro- quando le differenze di opportunità educative si trasformano
in nuove risorse e competenze
Povertà educativa: può essere definita come un processo che limita il diritto dei
bambini e delle adolescenti all’educazione li priva delle opportunità di
imparare e sviluppare abilità e potenzialità. I bambini poveri dal punto di vista
dell’educazione vengono anche privati della possibilità di sviluppare le competenze che permettono loro di
crescere dal punto di vista emotivo virgola di instaurare nell’azione di raggiungere i propri obiettivi.

L’Italia offre i minori autori di reato l’opportunità di intraprendere percorsi educativi e di


responsabilizzazione all’interno del processo giudiziario che li vede imputati. Qualora il ragazzo dimostri da
aver compreso la gravità delle sue azioni abbia interesse a impegnarsi in un percorso riparativo, può
aderire alla misura della sospensione del processo e alla messa alla prova Prevista dall’articolo 28.
L’istituto della messa alla prova si ispira ai principi di:
• Probation (giustizia riparativa), designa una sanzione riparativa
disposta da un’autorità giudiziaria da eseguirsi al di fuori dell’istituto
penitenziario. Prevede una serie di interventi educativi. Comprende approcci e
programmi basati su:
- la risposta portata al reato deve permettere di riparare il danno provocato alla vittima.
- Occorre portare gli autori di reato a comprendere che gli atti da loro commessi non sono
accettabili.
- Gli autori di reato possono e devono assumersi la responsabilità delle loro azioni.
- Le vittime devono avere la possibilità di esprimere i loro bisogni.
- La comunità è tenuta a contribuire a tale processo.
Decorso il periodo di sospensione, il giudice fissa una nuova udienza nella quale dichiara con sentenza
estinto il reato se, tenuto conto del comportamento del minorenne e dell’evoluzione della sua personalità,
ritiene che la prova abbia dato esito positivo. In questa ottica, l’educatore segue il minore lo supporta
durante il percorso, rappresenta il principale riferimento per il giovane e assieme all’assistente sociale il
referente che si presenterà dinanzi al tribunale per i minorenni e che dovrà valutare la qualità
dell’esperienza riparativa messa in atto dal ragazzo. Grazie alla messa alla prova molti
giovani hanno ripreso gli studi ho trovato un impiego, che li ha portati a trovare
nuove prospettive di vita.
Dalle interviste effettuate emergono tre aspetti:

I. L’importanza del condividere un progetto educativo con gli operatori e del sentirsi protagonisti del
percorso.
II. L’incontro di nuove figure adulte virgola che si pongono come modelli positivi.
III. Scoprire di avere talenti e qualità virgola che prima erano ignorati e sconosciuti.
I progetti si articolano in tre ambiti principali:
I. Attività di studio/lavoro.
II. Attività riparativa, quasi sempre presso un’associazione di volontariato.
III. Colloquio di supporto e sostegno con gli operatori.
I ragazzi nel sistema di accoglienza educativa residenziale: l’accoglienza in comunità
può configurarsi come un’opportunità educativa importante, in cui i bambini e ragazzi possono riscoprire e
far emergere competenze, potenzialità e resilienza. Le comunità per minori, valorizzano le differenze
tramite aspetti che inducono alla promozione dei minori nel loro percorso di crescita e alla ricostruzione
delle capacità genitoriali. A livello internazionale la partecipazione e il coinvolgimento attivo di minori e
giovani è visto come una buona pratica punto il diritto alla partecipazione sancito anche dall’articolo 12
della convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza virgola in cui si ribadisce che le
opinioni dei minori devono essere ascoltate e rispettate.
Care leavers: Identifica i giovani che hanno vissuto all’interno del sistema di
tutela e accoglienza e che con il compimento della maggiore età, intraprendono
la difficile transizione verso la vita autonoma. L’obiettivo è quello di supportare i ragazzi
che concludono il loro percorso in comunità o in affido, ma anche di migliorare la qualità del sistema di cura
e la conoscenza e la percezione che la società ha di coloro che si sono stati allontanati dalla propria famiglia
di origine ( ad esempio in Italia vi è il gruppo “Agevolando”).
A dicembre 2017 sono stati sottoscritte dal ministero dell’istruzione e
dall’autorità garante per l’infanzia delle scienza le linee guida per il diritto allo
studio delle alunne e degli alunni fuori dalla famiglia di origine, il primo documento
che contiene indicazioni mirate a garantire pari opportunità agli studenti allontanati dalla famiglia di
origine.
Nel 2018 è stata approvata dalla commissione bilancio il decreto sul fondo per la
lotta alla povertà e l’esclusione sociale, che garantisce interventi in favore dei
giovani care leavers, garantendo uno di che accompagnano i ragazzi fino al
compimento del ventunesimo anno di età.
Capitolo cinque-educare alle differenze etnico-culturali attraverso il cinema
I comportamenti discriminatori possono manifestarsi nei confronti di diversi tipologie di differenze:

- Sociali,
- Religiose,
- Di genere,
- D’orientamento sessuali,
- Etnico- culturali.
Uno degli strumenti a cui si può ricorrere per valorizzare le differenze è
rappresentato dal cinema. Il cinema, a differenza della televisione che ci condiziona in quanto
decide cosa mandare in onda, ci consente di scegliere il film in base alle nostre preferenze e in questo
modo di favorire una riflessione di fronte a ciò che si guarda. Ecco virgola che il cinema diventa strumento
importante utilissimo per l’educazione delle differenze.

La vita di ogni persona ecco assegnata dalla continua presenza dell’altro, ogni persona che si incontra è
portatrice di una propria identità, di un’identità altra, ossia di un’insieme di
caratteristiche che sotto certi aspetti rendono quella persona simile a me,
mentre per altri la rendono totalmente differente da me.
Cosa mi rende differente dagli altri? La differenza si percepisce nel momento in cui entra in
relazione con l’altro. Ponendomi davanti all’altro, mi rendo conto che quella determinata persona non è il
mio riflesso, ma è una figura in grado di contenere in sé stessa tanti e multiformi particolari della realtà che
rendono quella persona unica nel suo essere. Sviluppare la propria identità personale significa identificarsi
nei medesimi valori, nelle medesime abitudini, nelle stesse tradizioni che costituiscono la nostra cultura
d’appartenenza. Tutto ciò che non è conforme alla propria cultura crea paura, timore e disorientamento. È
attraverso il dialogo e lo scambio di sguardi e parole che avviene quell’incontro tra identità e culture
differenti, tali da dar vita a quella realtà che chiamiamo Inter- cultura, nella quale la pedagogia è
l’educazione sono ripensate dentro la differenza appunto

Multiculturalità: prevede la coesistenza di culture differenti. La pedagogia è l’educazione


interculturale sono promotrici di un pensiero migrante, un pensiero capace di uscire dal proprio punto di
vista per conoscere incontrare quello degli altri, per poi ritornare in te stesso arricchito dall’esperienza del
confronto e dello scambio con pensieri e punti di vista divergenti.
Nel momento in cui ci troviamo a entrare relazioni con l’altro differente da me,
prevale l’accoglienza la diffidenza? Quello che caratterizza la nostra società
attuale è il pluralismo, una realtà determinata da una molteplicità di identità
altre che condividono contesti e situazioni di vita quotidiana. È dalla diversità che ha
origine la diffidenza, il non avere fiducia dell’altro, dove ciò che prevale è il potere del pregiudizio, che è in
grado di condizionare le relazioni sociali che instauriamo.
La proposta laboratoriale: si tratta di una modalità molto semplice adatta a
tutti, propone di mostrare clip precedentemente selezionati e sui quali
sollecitare un dibattito. Successivamente viene utilizzata la tecnica del
dibattito, possono esserci dei fenomeni che impediscono o rendono difficoltosa la rielaborazione di
quanto visto:

▪ Silenzio glaciale,
▪ La monopolizzazione del dibattito da parte di un soggetto che frena l’intervento altrui,
▪ La deviazione dell’argomento verso temi inaspettati e non inerenti,
▪ La polarizzazione del dibattito fra due partecipanti.
Il conduttore deve:
▪ Guidare la discussione, facendo rispettare i turni di parola e facendo sì che tutti abbiano la
possibilità di esprimersi,
▪ Deve stimolare il gruppo con opportune domande,
▪ Deve tenere a mente gli obiettivi da raggiungere,
▪ Lasciare uno spazio di libertà affinché il gruppo possa proporre una strada diversa,
▪ Deve sintetizzare quanto detto.
Capitolo sei- educare alle differenze di genere: uno sguardo antropologico
Sesso: caratteristiche fisiche osservabili.
Genere: la costruzione culturale di credenze e comportamenti che si ritengono
appropriati per ciascun sesso.
Veniamo costruiti come uomini e donne, fin da piccolissimi, tramite il processo
di interculturazione che modella l’habitus attraverso cui percepiamo e differenze di ruolo, di status,
nella gestione del potere nelle sfere lavorative. Anche a livello di atteggiamenti, la donna viene ritenuta più
materna, sensibile, emotiva, mentre l’uomo deve essere forte, deciso non incline alla commozione.

Margaret Mead e gli studi di genere: Gli antropologi hanno messo in evidenza fin dagli anni 30,
con Margaret mead, che le differenze sessuali non permettono di prevedere i ruoli spettanti ai maschi e alle
femmine in una determinata società.
Margaret Mead, svolge il primo lavoro sistematico sulla differenza tra i sessi,
aprendo un nuovo ambito di indagine attraverso ricerche sul campo che le hanno permesse di comparare il
carattere sociale di uomini e donne in 3 società del Pacifico (Nuova Guinea):

❖ I primi sono gli Arapesh, dove non vi sono grandi differenze nelle
caratteristiche di maschi e femmine e dove sono moderni anche gli
uomini, sono pacifici ecco operativi.
❖ I Mundugumor, sono cacciatori di teste, aggressivi anche quei figli,
guerrieri, vivaci, arroganti e possessivi. Non ci sono caratteristiche diverse
tra uomini e donne.
❖ I Ciambuli, vi è una forte differenza nei comportamenti tra i sessi: le donne sono
aggressive, forti, decise, ti, cooperative, con i capelli rasati, dedite
soprattutto ad allevamento, pesca, artigianato e commercio; mentre gli
uomini sono insicuri, irritabili, individualisti, vestiti in modo elaborato,
con capelli lunghi acconciature particolari.
Grazie a questo lavoro, Mead arriva a conclusione importanti:
A. Aggressività e passività non appartengono per natura rispettivamente a
uomini e donne, ma possono appartenere agli uni o agli altri.
B. Non in tutte le culture e comportamenti maschili e femminili si
contrappongono, ma ogni società costruisce i suoi modelli sulla base dei
quali si impara ad essere uomini o donne.
In poche parole si può affermare che i comportamenti di uomini e donne non sono innati,
ma sono determinate da convenzioni sociali e culturali.
Womens’s studies: Nascono negli Stati Uniti, in Francia, in Inghilterra, ma anche in Medio Oriente in
altre parti del mondo, hanno come obiettivo quello di reintegrare il punto di vista femminile e le donne
nella storia.
Bambini nati intersessuali: nati con organi esterni non chiaramente definiti
come maschili né come femminili.
Gli stereotipi di genere presentano un duplice carattere:

▪ Definiscono ciò che sono le persone, ma anche come dovrebbero essere, creando aspettative
differenti per i comportamenti maschili e femminili.
Le nostre identità sono elaborate anche attraverso i prodotti culturali: noi siamo
i libri che leggiamo, la musica che ascoltiamo, i film che amiamo, le immagini
che guardiamo, il linguaggio che usiamo punto i mezzi di comunicazione di
massa giocano un ruolo fondamentale nella produzione delle identità.
Capitolo sette-oltre le omofobie: per un laboratorio didattico e formativo a scuola
e nei contesti educativi
Omosessualità: vengono presentate 2 posizioni.

▪ Un approccio basato sull’acquisizione, promosso da Bieber, considera


l’omosessualità come una deviazione allo sviluppo che non riesce a promuovere
l’indipendenza del figlio.
▪ Un altro basato sulla costituzionalità, vi è la netta posizione del Americano Psychitric
Association, che invita non considerare l’omosessualità come patologia. Richard Isay, sostiene che i
ragazzi omosessuali vivrebbero uno stadio edipico centrato sul padre come oggetto sessuale. Tale
studio porterebbe i ragazzi a sentirsi diversi, generando solitudine e creando un atteggiamento di
distaccamento dal padre.
Un altro approccio è dato da Paolo Rigliano, che sostiene l’orientamento sessuale venga a
modularsi per effetto di una relazione sistematica e vi sarebbe un’interazione tra le componenti
intrapsichiche e quelle ambientali. Già dalla prima infanzia, l’omosessualità è un
sogno mentale e affettivo, fatto da immagine e da rappresentazioni di sé in
rapporto all’altro.
Come veniva vista l’omosessualità nel Medioevo? Definita come “peccato
contro la natura”, causò persecuzioni e roghi.
E successivamente cosa cambia? Dall’Ottocento, si ha un cambio di visione e si inizia ad
approcciarsi al tema tramite le prime proteste. Il Novecento, è stato invece, il secolo delle persecuzioni
contro gli omosessuali, nel secondo dopoguerra nascono i movimenti gay che si adoperano per
superare i pregiudizi tramite dibattiti su riconoscimenti, legittimazioni e diritti.
Le omofobie possono avvenire su differenti livelli:
• Personale, tramite pregiudizi individuali
• Interpersonale, attraverso il superamento dei pregiudizi.
• Istituzionale, con politiche discriminatorie messe in atto dalle istituzioni.
• Sociale, con l’inclusione di LGBTI a livello culturale.
Eterosessismo: è un sistema di atteggiamenti e discriminazioni favorevole alla
sola pratica di relazioni sessuali tra persone di sesso opposto. Burgio enuncia 5 forme di
discriminazione nei confronti della comunità omosessuale:
I. Omofobia,
II. Disprezzo,
III. Indifferenza nei confronti di tali individui,
IV. Fastidio,
V. Paura.
L’omossesualità mediata: la tv ha promosso immagini standardizzate e
stereotipate, portando all’affermazione di canoni di bellezza basati su fattori
estetici legati all’eterosessualità.
A chi spetta il compito di smontare i pregiudizi? Spetta principalmente alla
scuola, che ha il ruolo di promuovere uno sguardo critico e consapevole sulla realtà, analizzando i risultati
provenienti dalle scienze e guidando i soggetti a individuare le dimensione valoriali utili per tutelare il
soggetto. Anche internet dovrebbe promuovere l’incontro e il dialogo tra le identità
sessuali.

Decostruire l’omofobia
Cambi, propone delle strategie nel suo testo “omofobia a scuola. Una classe fa ricerca”,
facendo riferimento a un ipotetico contesto scolastico in cui si è verificato un episodio di bullismo
omofobico. L’autore propone un laboratorio per decostruire i pregiudizi con studenti
universitari ed educatori, tramute una discussione libera alfine di arrivare a riflessioni condivise.
Propone:

- L’ascolto di canzoni,
- Il potere delle immagini,
- Testi di giornale,
- Lavoro autobiografico per riconoscere i pregiudizi,
A partire dalle riflessioni emerse, la consegna finale potrebbe essere quella di produrre un testo che abbia il
compito di sintetizzare quanto svolto. Questo lavoro di decostruzione va svolto anche
nell’ambito familiare in modo da smontare i pregiudizi.
Capitolo otto-pedagogia delle differenze e media education: affinità, strategie e
obbiettivi comuni
Nel corso del Novecento, i media sono diventati i protagonisti della cultura, entrando nelle vite quotidiane.
La media education si configura soprattutto con Len Masterman (padre della media
education, sosteneva che tutti i media erano degni di essere studiati in ambito scolastico. Egli
sottolineava che vi fosse una differenza tra i fenomeni così come si verificavano nella realtà e la loro
rappresentazione veicolata dai media), ma anche con David Buckingham, Henry Jenkins e
tanti altri autori, con un approccio finalizzato a promuovere un uso
consapevole, critico e creativo degli strumenti tecnologici. Strumenti considerati utili per
la didattica, volta a favorire un approccio competente, riflessivo e critico a costruire cittadinanza attraverso
i media. Il suo obiettivo è quello di valorizzare il potenziale partecipativo dei media, affinché il soggetto
svolga un ruolo attivo nella vita pubblica.
La differenza è al centro della media education del XXI secolo per vari motivi:
▪ In primo luogo vi è il concetto di competenza digitale, che aspira a
promuovere usi differenti dei media.
▪ Il secondo consiste nel fatto che i media producono rappresentazioni delle
differenze che caratterizzano la nostra società. Promuovendo l’incontro e
il dialogo (media education e pedagogia della differenza possono dialogare
con profitto per promuovere usi critici, consapevoli ed artistici).
Viene proposta l’introduzione della media education anche nei servizi 0-6 anni, con lo scopo di informare,
sensibilizzare e formare i genitori.
Media education e pedagogia della differenza possono condividere delle finalità,
come ad esempio il compito dell’educazione alla cittadinanza. Essere cittadini, oggi,
significa partecipare alla vita digitale in modo attivo e partecipe. Attraverso i media, se usati in modo
consapevole può:

- Promuovere forme d’immedesimazione nella differenza,


- Sperimentare punti di vista,
- Valorizzare l’alterità,
- Comprendere le culture,
- Dialogo.
La scuola e le altre agenzie educative e formative hanno il compito di formare i
soggetti che sentono l’urgenza di partecipare alla vita pubblica attivamente.

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