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INNOVAZIONE DIDATTICA e TECNOLOGICA nella DDI

Metodi didattici
strumenti tecnologici (hardware e software)
per la scuola digitalizzata

Il principio di accoglienza tra modelli sociali,


teorie educative e competenze riflessive
nella didattica digitale
Il principio di accoglienza
tra modelli sociali e teorie educative
nella didattica digitale
Il principio di accoglienza tra modelli sociali e teorie educative
nella didattica digitale

Gli immigrati, entrando a far


parte del contesto sociale e
culturale diverso da quello di
provenienza, danno voce alla
propria cultura, religione, al
proprio modo di essere, alle
proprie credenze,
interpretazioni della realtà e
di conseguenza al proprio
modo di agire ed essere.
Il principio di accoglienza tra modelli sociali e teorie educative
nella didattica digitale
Tale situazione rende il tessuto
culturale del Paese che li accoglie
multipla e frammentata.
In Europa, ormai in ogni nazione,
abbiamo società multiculturali per la
presenza delle tante diversità portate
dagli immigrati provenienti da ogni dove.
Questa condizione viene ad essere più o
meno evidente in relazione al numero e
concentrazione di persone in un
determinato luogo, che ovviamente
diventa maggiore nella grandi città,
particolarmente in quelle metropolitane.
Il principio di accoglienza tra modelli sociali e teorie educative
nella didattica digitale

La città è sempre stata, in ogni


epoca vicina e lontana, crogiolo di
diversità.

Nelle città, lo "scambio" in tutte le


forme e ambiti, oltre a quello
economico, ha creato, nella moltitudine
delle genti, movimento, novità,
cambiamento.
Il principio di accoglienza tra modelli sociali e teorie educative
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Il tutto, in una situazione di ricerca del
singolo e dei vari gruppi culturali ed
etnici, delle esigenze di autonomia e
di riconoscimento delle proprie
dimensioni, nel rispetto della dignità
di chi è accolto ma anche di chi
accoglie.
A causa dell'accelerazione, negli ultimi
tempi, dei flussi migratori, oggi tutto
viene ad essere più complicato rispetto al
passato. Le pluralità culturali e sociali
di oggi, si vengono a creare molto
più repentinamente che in passato.
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Le nostre città, dal punto di vista
urbanistico, presentano la necessità di
dover avere un numero maggiore di
alloggi.
L'abitare, in una società dalle esigenze
abitative plurime crescenti, in evoluzione,
deve fare i conti con costi, capacità
organizzative e con il garantire alloggi
dignitosi che non creino ghetti
urbanistici, pronti a diventare fattori
importanti per la discriminazione, la
separazione, il veicolare situazioni di
disagio e ahimè anche di eventuale
potenziale criminalità.
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La cronaca ci riporta
eventi, in cui le
grandi città vengono
ad avere interi
quartieri, dove il
degrado e i
disservizi sono
elementi
caratterizzanti di
tali luoghi.
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Nel degrado e nei disservizi si vanno


anche a determinare contesti di scontro
tra gli abitanti già presenti da generazioni,
che si identificano come popolo della
nazione ospitante, e gli immigrati.
Alle volte, anche in circostanze in cui
l'urbanistica non presenta problemi, le
differenze culturali, anche dovute per
esempio al diverso modo di alimentarsi
e cucinare, può portare scontri
all'interno di palazzi e condomini per la
diffusione di odori o per il diverso modo
di gestire gli spazi comuni ecc.
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Quindi la dimensione sociale deve


essere gestita e appoggiata da una
giusta politica di integrazione.
La società / socialità dove essere
declinata nella libertà delle diversità
e delle convergenze culturali,
all'insegna del rispetto e della
dignità di tutti.
Ottenere ciò risulta molto difficile,
perché bisogna lottare con "guasti" di
ragionamento da parte, sia dei cittadini
di lunga data di un determinato Paese,
sia degli immigrati.
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Entrambi, immigrati e autoctoni spesso sentono entrambi di


essere vittime.
Lo scontro emotivo può diventare insostenibile e sta alla scuola
fare un grande lavoro di igiene educativa, basata sul
pensiero critico, per trovare punti di convergenza tra le
diversità in grado di arricchire e migliorare la società.
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Il multiculturalismo, non
riesce a vede la pacifica
convivenza delle diverse
culture e/o religioni.

Fondamentale è la lotta alla


negatività, riuscire a
focalizzare gli elementi
discriminatori che portano a
"classificare" migliore o
peggiore una determinata
cultura e/o religione
rispetto a un'altra.
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All’insegna del multiculturalismo


reciprocamente, si determina un
apparente stato di pacifica
convivenza, in cui ogni "gruppo
culturale" pensa di essere
superiore /migliore all'altro e
quindi tollera, o peggio sopporta,
il rapporto di vicinanza in
un'apparente quiete costruita
sulla tensione.
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Tutto ciò diviene terreno fertile per
scontri che possono partire da una
situazione di disagio, anche di natura
psicologica, di un singolo o di "rivolta"
sociale.
Questo latente essere, gli uni
contro gli altri, determina conflitti
che la cronaca frequentemente
racconta. Spesso capita che la
tragedia accada sotto forma di singoli
aggressioni e/o omicidi o di stragi.
La mano armata, singola o sociale
è armata da un errato principio di
lavoro di integrazione.
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Attraverso l'intercultura è
possibile creare convivenze
pacifiche autentiche e ricche di
miglioramento culturale e sociale.
L'intercultura, tra due e più realtà
etniche e culturali molto differenti,
può trovare il punto di sutura, di
arricchimento e di commistione in
cui la città, anche di enormi
dimensione, è a misura della pace,
del rispetto ed evita la
germinazione patologica dell'odio
e dell'intolleranza delle diversità.
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Le politiche sociali di ogni


Paese dovrebbero favorire le
influenze culturali e sociali
che rifiutano la staticità e che
avviano processi dinamici, in
cui le culture e le società si
mescolano mutando in meglio
e modificando ogni elemento
negativo in positivo.
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La paura del diverso e la scala
di valori, basata su bias cognitivi,
in cui l'orgoglio di essere migliori
vince e supera ogni altro tipo di
ragionamento di convergenza
culturale, deve essere
combattuto principalmente
nelle scuole.

I ragazzi possono essere


veicolo sociale di diffusione di
idee e modi pacifici e
costruttivi di vedere il mondo,
le diversità, le culture.
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Gli alunni possono essere


insegnanti dei propri
genitori, di coetanei e di
adulti che fuori dall'ambito
scolastico non hanno molte
possibilità di rivedere i
propri pensieri di odio,
intolleranza e negatività
per le persone e i gruppi
etnico - culturali diversi.
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La conoscenza e comprensione delle diversità conducono


anche alla consapevolezza e conoscenza della propria
dimensione culturale e sociale.

Attraverso la consapevolezza si può giungere alla correzione di


quegli elementi discriminanti negativi nascosti in ogni cultura.

Con i principi interculturali, l'attenzione è sulla cultura propria


e altrui in una dimensione che favorisce reciproco
arricchimento, nel superamento delle specificità culturali.
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Così, l'essere diverso si determina


su un livello in cui nessuno è
superiore all'altro, apprezza il
bene e il bello presente nella/e
cultura/e con cui si confronta e ne
assorbe gradevolmente e con
ammirazione le positività.

Sul piano dell'intercultura, la


multiculturalità porta ricchezza
positiva per il singolo e la
comunità sociale e culturale.
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In questa situazione, però è facile


che si fomenti la presenza
apparentemente innocua del
determinare la specificità divisoria di
un "loro" che si contrappone a un
"noi".

NO al "loro" che si contrappone a un "noi"!


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Deve emergere, nella dimensione della diversità, il concetto di


uguaglianza in situazione dialettica.

Culture diverse non devono omologarsi o snaturarsi.

Devono poter convivere nella comprensione della diversità


senza elementi giudicanti, nel rispetto di quegli aspetti molto
lontani e non presenti nel proprio modo di essere e vivere.

Infatti, anche tra persone che appartengono alla stessa cultura,


autoctoni dello stesso Paese, ci possono essere differenze culturali
che possono essere oggetto di discriminazioni e intolleranze anche
gravi.
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Pertanto è importante nella


scuola educare al rispetto delle
diversità nel principio del bene Rispetto
comune universale e del diritto di Delle diversità
tutti ad essere trattati e rispettati
su un piano in cui la dignità
personale è sempre sacra.

Diversità sì, ma nel rispetto


reciproco e nell'uguaglianza dei
diritti - doveri.
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Nella dimensione dei diritti,


tutti siamo profondamente
uguali, nella consapevolezza però
che non esiste diritto senza un
sostegno di un dovere da parte
di chi è portatore di un
determinato diritto.
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I diritti fondamentali dell'uomo


devono essere sempre rispettati
e tutelati per ogni essere umano
e da ogni essere umano.
Inoltre ogni essere umano, al di là
della proprio Paese e cultura di
provenienza, deve potersi
integrare nel Paese ospitante con
pieno riconoscimento dei propri
diritti sociali, economici, culturali
e giuridici da parte di tutti.
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Nel contempo, ogni immigrato deve


essere rispettoso della cultura dei
cittadini autoctoni e degli altri immigrati
provenienti da altre parti del mondo,
portatori di principi e religioni diverse.
L'immigrato deve rispettare le leggi del
Paese ospitante e non deve avere
l'atteggiamento passivo - aggressivo o
fortemente aggressivo che grida il fatto
che è portatore di diritti e degno di
pieno rispetto, senza al contempo dare
rispetto e sentire pienamente e
responsabilmente di avere dei doveri.
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Nessuno deve ergersi a portatore di verità
superiori o imporre usi e costumi del
proprio Paese pretendendo di vivere in
modo rigido la propria dimensione
culturale e religiosa, disprezzando chi non
aderisce al proprio stile di vita culturale.
In una società interculturale,
l'immigrato e l'autoctono devono
avere l'elasticità mentale ed emotiva
che consenta nel rispetto delle
differenze, una creazione dialettica e
rispettosa di modelli culturali e sociali
nuovi. Le diversità e le tradizioni devono
parlarsi senza isolare e separare le culture.
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L’integrazione deve avvenire in una coralità in cui la libertà


di identificarsi nella propria cultura e religione, non deve
minimamente portare danno o limitare la libertà di nessuno
immigrato o autoctono che sia.

L'intercultura non prescrive la repressione della propria


identità e origine culturale ma detta accettazione e
comprensione rispettosa e reciproca delle diversità.

Ciò può avvenire per la buona volontà dei singoli (autoctoni e


immigrati) ma soprattutto da una giusta politica di integrazione
e accoglienza da parte del Paese che accoglie.
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Pertanto i discorsi sociali, politici e le leggi,
devono favorire la strada dell'integrazione non
ostacolando la possibilità di far diventare
cittadino un immigrato.
L'istruzione può far tanto per favorire questo
passaggio, in una scuola per minori e per adulti,
che apra le strade ad una vera integrazione
formativa.

Deve essere assolutamente evitata


l'emarginazione e favorita un'equilibrata
accoglienza che, nella promozione delle pari
opportunità, permetta di accedere alla
cittadinanza.
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Non bisogna creare situazioni


in cui gli immigrati soffrano in
condizioni che li feriscono
come persone, al punto da
innescare in loro sentimenti
negativi di odio e di rivalsa
violenta o che in qualche
modo favoriscano patologie
psicologiche serie,
determinate da
maltrattamenti o situazioni
molto difficili da gestire.
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Tutti, adulti e minori,
immigrati e autoctoni, devono
essere aiutati a poter
essere tessuto sano del
sociale, per poter
diventare cittadini attivi.
Nei processi interculturali,
gli immigrati devono
essere persone in grado di
arricchire la società di
cultura e forza lavoro
secondo la singola
propensione.
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Ogni immigrato, appena giunto in un Paese, deve
avere la stessa possibilità, data a un cittadino
presente da generazioni, di integrarsi pienamente
nella società e nel mondo del lavoro, senza dover
per forza essere destinato ad una dimensione
lavorativa "in nero".
Certo, oggi la piaga della disoccupazione tocca cifre
importanti in tutta Europa e non solo. L'Italia ha
grandi problemi in questo ambito e per molti,
pensare ad un discorso di integrazione assistenziale
e lavorativa, (anche su piani specializzati e non solo
di bassa manovalanza), anche per gli immigrati,
sembra un affronto a chi è già cittadino italiano da
lungo o da breve tempo.
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Qui bisognerebbe aggiungere un discorso più
ampio a quello dell'intercultura, legato
all'urgenza di rivedere leggi e normative che nel
nostro Paese regolamentano il lavoro
(tassazione, sicurezza ecc.).
Nello stesso principio interculturale, che parla di
arricchimento culturale e sociale, c'è una grande
e importante risposta per una politica del lavoro
più inerente ai principi costituzionali italiani ed
europei. L'attuazione dei principi
interculturali può aiutare una distribuzione
del lavoro differente, proprio grazie a
nuove forze e intelligenze lavorative date
dagli immigrati.
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Gli immigrati non tolgono lavoro (né basso, né


specializzato in nessun settore), ai cittadini
autoctoni.
Ovviamente, gli immigrati non devono servire
a occupare posti non appetibili per chi gode già
della dimensione della cittadinanza da anni,
ma devono poter contribuire alla rinascita
economica in un'Italia, in un'Europa in un
modo più equo, più sostenibile, più
attento al bene e al benessere di ogni
essere umano immigrato o "cittadino" e
conseguentemente più responsabile al
bene e alla vita del nostro pianeta.
INNOVAZIONE DIDATTICA e TECNOLOGICA nella DDI

Competenze riflessive
nella didattica digitale
Competenze riflessive nella didattica digitale

La scuola di oggi ha un compito e


un ruolo differente rispetto al
passato.
Questo perché la società e le
esigenze degli alunni, delle
famiglie e del territorio si sono
modificate.
Si parla tanto dei mutamenti didattici
legati a tali cambiamenti.
Le riforme della scuola, da circa un
decennio, dettano direttive che
spostano i discorsi didattici dalle
conoscenze alle competenze.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Le conoscenze, sia teoriche sia pratiche e le correlate abilità,


in una scuola delle competenze, fanno solo parte delle
fondamenta di un percorso culturale complesso e nuovo.

Si deve partire dall’analizzare atteggiamenti, comportamenti e modi


di essere e fare degli alunni, per carpirne bisogni e necessità, per
condurli a divenire persone in grado di gestire la propria vita,
in tutti gli aspetti, nella complessità sociale, culturale e
tecnologica che muta velocemente, nella piena
consapevolezza di sé e del mondo circostante.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Si può dire, pertanto, che alla scuola oggi si chieda più che in
passato; ma anche alle persone viene richiesto un ruolo e un modo
di vivere la vita privata e collettiva molto più articolato, con un
livello di cognizione più complesso, riflessivo e flessibile ai
tanti e continui e repentini cambiamenti.
Un tempo bastava conoscere, con piena proprietà, determinate
“poche cose”, sostenute da capacità logico – creative – tecniche
eccetera, da immettere abilmente nella pratica del proprio lavoro e
della propria vita una volta per tutte, per risolvere i problemi e vivere
le varie situazioni al meglio. Tutto ciò adesso non basta più.
Competenze riflessive nella didattica digitale

A tutti la società chiede meno


“automatismi” conoscitivi e
comportamentali e più responsabilità
attive, partecipazione e autonomia nel
risolvere, gestire e portare a buon fine
situazioni di studio e apprendimento
permanente, di lavoro e di natura sociale e
personale.
Per fare tutte queste cose, è evidente che
non bastano più conoscenze e abilità
chiuse nei vari contesti disciplinari e / o
multidisciplinari, occorrono risorse e
capacità personali sostenute da solide
competenze.
Competenze riflessive nella didattica digitale

È ormai inconcepibile che la scuola


sia solo una mera agenzia di
trasmissione di saperi e conoscenze.
La scuola oggi deve stimolare e veicolare
il giusto utilizzo e l’equilibrata selezione
critica delle conoscenze, da integrare alle
abilità inerenti le varie discipline, con lo
sviluppo personale di metodologie,
capacità e iniziative personali
esperienziali e riflessive.
In una scuola delle competenze, le
conoscenze fondamentali vengono
acquisite in maniera solida e
significativa.
Competenze riflessive nella didattica digitale

I nuclei fondanti delle discipline e dei


saperi, nel corso degli studi, vedono gli
alunni assumere maggiori abilità e
padronanza; questo grazie a una
didattica attiva, situata, basata su
stimoli che chiamano a utilizzare in modo
intelligente, utile e pratico ciò che si
studia in una continua sollecitazione
all’approfondimento.
Una didattica basata sulle competenze
(dalla natura interdisciplinare) e non sulle
conoscenze (dalla natura disciplinare) è
una didattica più vicina agli interessi
e alla realtà degli alunni.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Ha valenza laboratoriale perché si


esprime attraverso l’esperienza.
È una didattica che parte dall’esperienza
e arriva alle conoscenze riflessive.
Gli alunni, infatti, studiano e apprendono
facendo esperienza teorico – pratica dei
percorsi conoscitivi.
Mettono in campo attivamente le proprie
capacità che affinano lungo il percorso di
studi, sperimentando in modo creativo,
logico e tecnico – scientifico.
Risolvono problemi pratici immessi nel
quotidiano e nella realtà a loro
familiare.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Sono indotti a fare percorsi dalla


pratica alla teoria, per poi tornare a
fare il percorso inverso per
comprenderne i vari meccanismi.
Gli alunni non seguono
“istruzioni” in modo passivo,
perché il docente non
“ammaestra” ma indica la strada,
fa da tutor e da facilitatore.
Il docente, a seconda dei casi,
conduce delle lezioni in cui traccia
percorsi induttivi o per problemi,
in cui gli alunni lavorano in modo
attivo e propositivo.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Il metodo induttivo consente di lavorare su un aspetto


specifico di una disciplina.
Su un argomento e / o aspetto disciplinare si parte con linee guida
che portano gli alunni a partecipare con le loro riflessioni ed
elaborazioni.
Tale coinvolgimento si allarga al momento di esporre e fissare
conoscenze e abilità su punti generali, ai quali gli alunni lavorano
sperimentando e mettendo in campo attivamente le
competenze.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Il lavoro si conclude nel momento in cui si inizia a realizzare tutto


ciò che ne consegue, direttamente e indirettamente, su quanto
esaminato - sperimentato e su come da ciò si possa
ulteriormente allargare il discorso a “casi” simili e / o opposti.
Oltre al metodo induttivo, la didattica per competenze si può
avvalere anche di percorsi per problemi. Tale percorso è di
natura più pratica rispetto al percorso induttivo.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Il docente prepara delle domande pregnanti


sull’argomento da studiare / approfondire.
Sulla falsariga delle domande proposte, gli
alunni partecipano con le loro riflessioni da
scrivere e da argomentare nel dibattito.
Successivamente ognuno porta delle
soluzioni, conclusioni sui concetti generali e
specifici per poi passare in fine alle
conclusioni / conseguenze.
La didattica per competenze veste di
significato il “cosa”, il “come” e il
“perché” si studiano determinati
argomenti.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Lo svolgere “compiti significativi” è prettamente connesso al fatto


che tutto ciò che viene proposto è ricco di significato e senso.
Il senso viene anche dal fatto che tutte le attività si svolgono in
modo cooperativo, nella valorizzazione del “fare insieme” e
nel miglioramento collettivo.
La crescita di sé avviene nella collaborazione orizzontale tra
pari, dove il docente è regista delle conoscenze che avvengono,
percorrendo le strade della comunicazione scritta, orale e
multimediale.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Grazie allo scambio, alla collaborazione e alla cooperazione


migliora la comunicazione.
Gli alunni imparano e perfezionano il loro livello delle competenze
stimolati dalla responsabilità di doverlo fare per se stessi e per il
gruppo studio – lavoro a cui appartengono.
Sviluppano competenza e responsabilità individuale grazie al
percorso attuato nella collettività.
La vera autonomia cresce e si sviluppa, non solo in funzione al saper
fare, ma anche e soprattutto in funzione al saper essere con gli altri.
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Il sentirsi parte di una collettività in modo aggregante, solidale e


collaborativo, crea una sana capacità di connessione empatica.
È nel gruppo che si cresce e si può attuare un processo di autentico
apprendimento di “conoscenza situata”.
Se le conoscenze si attuano in contesti realistici e contestuali,
nella collaborazione e nel sociale, si ha una “situazione”, in cui
gli alunni risolvono problemi, trovando soluzioni e idee, in virtù di
forze, conoscenze, saperi e competenze del gruppo, quindi con forze
e risolse multiple.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Nel gruppo l’apprendimento è


determinato da un “agire
riflessivo” in cui conoscenze e
competenze si accrescono grazie alla
riflessione sugli stessi processi che
vengono attuati durante il lavoro -
studio.
La classe si pone come un gruppo
di ricercatori che sperimentano,
ripetono e rielaborano esperienze
collettive tra regole, riflessioni
personali e pluralità di punti di vista.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Nel gruppo tutti agiscono


esplorando per scoprire
soluzioni e con curiosità
percorrono varie strade della
sperimentazione, alla
ricerca di risposte e
soluzioni con creatività e
fantasia ma sempre con un
occhio attento alle teorie,
tecniche, regole e principi
propri dell’argomento/i –
disciplina/e oggetto d’analisi.
Competenze riflessive nella didattica digitale

La riflessività degli alunni all’interno delle


classi e dei gruppi di studio è un aspetto
che si riverbera in modalità macroscopiche
nella società d’oggi.
La nostra società contemporanea, carica di
trasformazioni, determinate anche dalla
rivoluzione tecnologica, ha innescato la
disgregazione di punti cardinali sociali
valoriali e normativi. Tutto ciò ha portato
ad una concezione collettiva in cui è
necessario costruire il proprio
percorso esistenziale intorno a
progetti di vita che non hanno più
prescrizioni di vincoli tradizionali.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Mancando quindi dei riferimenti


normativamente tranquillizzanti e stabili da
seguire pedissequamente, lo “sbando” porta
alla ricerca di connessioni sociali in cui
inserire i propri progetti dal sapore sia
collettivo sia individuale.
La ricerca dell’aggancio al sociale, in una
dimensione sempre più carica di incertezze,
pone la riflessività come un’ancora risolutiva di
salvezza. I mutamenti repentini, la
velocità delle innovazioni, le molteplici
flessibilità sociali, etiche e lavorative
necessitano di una formazione e di
competenze riflessive, oltre che flessibili.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Attraverso le competenze riflessive è


possibile costruire nuove conoscenze e
competenze per vivere con la giusta
preparazione e competenza i cambiamenti
dei contesti in cui oggi si vive.
Le competenze riflessive allenano e
abituano gli alunni al ritorno di
pensiero sulle conoscenze, azioni,
discorsi e oggetti del lavoro
dell’apprendimento.
È un imparare a riconsiderare il
conosciuto per rielaborarlo e ampliarlo
per poi arricchirlo del nuovo.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Avere una forma mentis che riflette


sulle conoscenze e sulle esperienze è
un modo per coniugare teoria e pratica
delle conoscenze e delle abilità.
Ciò consente di costruire competenze in cui
il fare consapevole, nella pianezza del cosa
si fa e perché lo si fa è un lavoro sempre
produttivo.
Questo fare – conoscere consapevole,
anche del come si fa, oltre del perché lo si
fa e si impara, porta ad una continua
evoluzione critica dell’imparare,
conoscere, saper fare ed essere.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Essendo riflessivo, questo percorso di


conoscenze, abilità, competenze ha
una peculiarità “specchio” che
“riflette” anche lo sguardo altrui, oltre
che il proprio, per rielaborare,
rivalutare e trasformare con
l’altro e con gli altri la cultura
della conoscenza e delle
competenze, per un
miglioramento mai egoistico e
sempre plurimo e collettivo.
La riflessività però non è una pratica
semplice e immediata da acquisire.
Competenze riflessive nella didattica digitale

L’inserimento della riflessività nei


discorsi didattici, particolarmente
nella scuola secondaria di primo
grado, prevede un lavoro di
avviamento. L’applicazione si
determina all’interno di un
percorso lungo e complesso che
non va a esaurirsi con una mera
acquisizione strumentale. È
comunque possibile attuare un
percorso di competenze
riflessive sin dalla scuola
primaria con gradualità.
Competenze riflessive nella didattica digitale

Il tutto centrando socraticamente


il discorso sull’incoraggiamento
alla conoscenza critica e
costruttiva di se stessi.
Conoscere competentemente il
proprio universo personale è il
primo passo, per estendere la
conoscenza competente e
consapevole al sapere e al
mondo meraviglioso che ci
circonda e al sociale.

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