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Linguistica LM

Fedriani – Pragmatica Interculturale


La Cultura
Una definizione complessa:
• La definizione antropologica classica: «insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte,
la morale, il costume, il diritto e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di
una società» (Tylor 1871)
• Bordieu e l’idea di habitus, «un sistema di schemi percettivi, di pensiero e di azione che permettono
all’individuo di generare aspettative sul mondo e condizionano la sua vita sociale» Habitus: sia abito
(pratiche, mode ecc) sia abitudine. Genera pratiche individuali e collettive “conformemente agli schemi
generati dalla storia”. “improvvisazione regolata”, che tende ad escludere quelle scelte estreme che ci
sembrano “folli” o che sono in chiaro contrasto con il senso comune e che a noi sembra scontato non fare.
È altresì importante capire che per Bourdieu l’habitus è “storia incorporata”, è l’esito di dinamiche sociali.
oggi sono ancora poche le donne che si iscrivono in corsi di tipo ingegneristico, i condizionamenti sociali
a cui siamo sottoposti, ad esempio tramite la socializzazione quando siamo bambini, vengono incorporati
dall’habitus, in questo caso il genere, che ci porta ad escludere scelte che sarebbero “troppo atipiche”.
• La svolta della psicologia sociale di Hofstede: «Il software della mente umana, che fornisce un ambiente
operativo per il comportamento»
Programmazione collettiva, ha qualcosa della coercizione politica: in effetti, descrive un processo al quale
ciascuno di noi è stato sottoposto dalla nascita: quando i genitori tornano dall’ospedale, la scelta banale di
dove dormirà il bambino ha già delle conseguenze culturali enormi: in Giappone dormirà accanto al letto della
madre per 2 anni, in Gran Bretagna e America in una stanza separata probabilmente dopo poche settimane. >
ricadute sulla dipendenza o interdipendenza del bambino e abilità di problem solving
▷ Costituisce il prerequisito per essere membri di un gruppo
▷ Fornisce stabilità e coesione
▷ Consiste in idee, pratiche, esperienze trasmesse in forma simbolica attraverso processi di apprendimento
▷ Include valori, norme e atteggiamenti usati come guida per i comportamenti
(Giaccardi 2005: 24)
«Crescendo in una data comunità, imparando una certa lingua, facciamo nostre complesse gerarchie di
premesse implicite che in quell’ambiente sono date per scontate e che costituiscono il terreno sicuro che
consente di capirci»
Cultura come pratica cognitivo-interpretativa e sociale-comunicativa > la lingua vi occupa un posto
privilegiato, perché è essa stessa pratica culturale, «il migliore strumento di classificazione e di comunicazione
dell’esperienza di cui disponiamo» (Bettoni 2006: 5)
Lingua pratica culturale, che media gli aspetti ideativi, affettivi e materiali dell’esistenza umana, e che dunque
crea modi particolari di stare al mondo.
✓ Prospettiva performativa (fornisce i criteri per l’azione)
✓ Prospettiva interpretativa (consente di associare significati ai comportamenti)

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Modelli di cultura: il modello di Hofstede

• Più si scende in profondità, più le dimensioni sono stabili e difficilmente visibili


• I valori sono osservabili quando diventano pratiche
Hofstede (2010 [1991]), antropologo e psicologo olandese, riprende questi concetti e descrive la cultura come
un software of the mind appreso all’interno dell’ambiente sociale in cui l'essere umano vive: questo
programma mentale regola non solo la sfera cognitiva – in termini di percezione, categorizzazione e
interpretazione della realtà – ma anche quella emotiva e comportamentale degli individui. Ne deriva che la
lingua è un importante veicolo dei valori radicati in una società: questi, più precisamente, possono essere
resi evidenti e concreti dalle pratiche, le quali si articolano in rituali – i comportamenti ritenuti fondamentali
e rispettosi dai membri una stessa comunità, necessari per legare l’individuo alla comunità: es saluti,
festeggiamenti, cerimonie – eroi – le persone riconosciute come importanti dalla comunità e reputate veri e
propri modelli da seguire: Valentino Rossi, Madre Teresa di Calcutta – e simboli – le parole, le immagini o i
gesti portatori di significato per i membri di un gruppo. La cultura di un Paese, quindi, non è direttamente
osservabile: ciò che può essere osservato sono però le pratiche, intese come le manifestazioni – verbalizzate
o meno – della cultura stessa, individuabili ed analizzabili durante le situazioni della vita quotidiana.
Anche se rituali simboli ed eroi sono visibili a tutti, il loro
significato culturale è spesso invisibile e interpretabile solo
all’interno della cultura
L’Iceberg Culturale →
Deep cultural feature: il linguaggio del corpo (Giappone molto
più distaccati, USA molto più accettato)

Comparare le differenze interculturali: le


cinque dimensioni di Hofstede
Modello che tenta di operazionalizzare contrastivamente le
dimensioni della variazione culturale che hanno ricadute sugli
aspetti pragmatici della lingua

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Distanza dal potere
Si tratta del punto fino a cui gli
individui percepiscono ed accettano
la distribuzione del potere nella
società: ad es. quanto i membri di
un’azienda ente o organizzazione
accettano e si aspettano che il potere
sia distribuito in modo diseguale.
Si avrà un basso punteggio della
distanza dal potere nel caso in cui vi
sia scarsa accettazione della
gerarchia formale e quindi il
riconoscimento di una società
democratica ed egualitaria; al contrario si avrà un punteggio alto nel caso in cui venga comunemente accettata
la distribuzione gerarchica del potere. A livello linguistico, ciò si può ripercuotere sulla scelta delle diverse
forme di cortesia da adottare durante gli scambi comunicativi, come ad esempio le formule di saluto o i
pronomi allocutivi.
Culture ad alta distanza dal potere Culture a bassa distanza dal potere

Le differenze di potere Minime distinzioni sociali


sono considerate normali basate sul potere
Le differenze sociali sono considerate normali Gli individui sono considerati alla pari

L’accesso difficile all’istruzione Ci si attende un accesso facile all’istruzione e ai


e ai servizi sanitari è accettato servizi sanitari
Alto rispetto dei ruoli sociali Maggiore importanza al merito individuale
e delle cariche riconosciute piuttosto che al ruolo

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Individualismo vs collettivismo
Culture individualiste Culture collettiviste
Valorizzazione della propria unicità Valorizzazione dell’appartenenza
e del raggiungimento degli obiettivi a un gruppo e dei bisogni
a livello individuale e gli obiettivi collettivi
(→ individuazione) (→ integrazione)
L’individuo considera se stesso come un “io” L’individuo cresce con l’idea
distinto da un altro “io” di essere parte di un “noi”
Scarsa importanza ai momenti di collettività Grande importanza ai momenti di ritrovo, ai rapporti
interpersonali e al concetto di gruppo

Classifica dei Paesi dal più individualista al meno individualista (Hofstede 2001: 215)
1. U.S.A. [91 punti]
2. Australia • Confronto vs ricerca dell’armonia
3. Gran Bretagna • Ricerca della privacy vs della compagnia
4. Canada + Paesi Bassi • Incoraggiamento dell’iniziativa individuale
• Attrazione del divertimento vs dovere
5. Nuova Zelanda
• Senso di colpa più che di vergogna
6. Italia [76]
…..
43. Corea «Vincoli spersonalizzanti» che accrescono
44. Colombia
la «solitudine del cittadino globale» (Bauman 2000)
45. Guatemala [6]

Culture Individualiste= legami più laschi, ++ strumentali; enfasi su indipendenza, autonomia, diritti del
singolo, libertà di opinione e azione > conquista culturale del mondo occidentale, difficoltà a capire culture
dove in senso di identità è dato dall’interdipendenza.
Culture Collettiviste: enfasi su comunità, collaborazione, bene comune, coinvolgimento reciproco, conformità
a modelli condivisi.
Orientamento temporale
Orientamento a lungo termine Orientamento a breve termine

Società improntate alla perseveranza Società basate sulla tradizione


e al raggiungimento degli obiettivi e la cura dei rapporti umani
Attenzione al futuro e scarsa considerazione del Raggiungimento rapido degli obiettivi
passato e del presente
Priorità alla realizzazione dell’individuo Priorità al buon senso e alla conoscenza
e al tempo libero
Concezione lineare del tempo Concezione circolare del tempo
Cronemica, studio del potenziale comunicativo dell’organizzazione del tempo
▸ Tempo monocronico: concezione spazializzata affermatasi in Occidente con la modernità
▸ Tempo segmentato in unità standardizzate ove si collocano le attività umane
▸ Uso del tempo come pianificazione
▸ Tempo lineare orientato allo scopo: insofferenza per incertezza, ritardo e interruzione

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▸ Tempo policronico, organizzato in base al contesto: la relazione ha la priorità rispetto alle attività
programmate
▸ Il tempo è fluido e non segmentabile, qualcosa in cui si è immersi
▸ Il tempo è ciclico, ha le sue logiche imperscrutabili da accogliere con fatalità
Come organizziamo tempo influisce su azione, interazioni, comunicazione in una cultura e cross-culture;
(Giaccardi 123)
MONOCRONIA: affermato nella modernità, invenzione luce elettrica sgancia attività umane dal ritmo
naturale luce/buio; e industria > efficienza, sfruttamento tempo (turni di notte)
Fare una sola cosa alla volta
Alto grado di pianificazione del tempo; Rispetto rigoroso degli impegni; Rigide scadenze da rispettare; Grande
rispetto per la puntualità
POLICRONIA: Fare più cose contemporaneamente
Pianificazione flessibile del tempo; Tollerano interruzioni e pendenze; Meglio un lavoro consegnato in ritardo,
ma fatto bene; Puntualità apprezzata ma non sempre necessaria.

Calcolo contrastivo delle differenze culturali

Modelli di cultura: il modello di Hall (1976, 2000)


«All cultures can be situated in relation to one another through the styles in which they communicate»
High Context Cultures Low Context Cultures
• Basano la comunicazione sul contesto • Comunicazione prevalentemente verbale
• Molti elementi della comunicazione sono • Tutto (o quasi) viene esplicitato
impliciti • Maggiore distanza interpersonale, meno inclini
• Alta vicinanza interpersonale, nessun timore per al contatto fisico
il sovraffollamento né per il contatto fisico • Evitamento del silenzio
• Minor evitamento del silenzio • Comunicazione lineare, diretta e non ambigua
• Frequenti giri di parole

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Alto e basso contesto come continuum Tendenziale corrispondenza
con culture a tempo policronico

Tendenziale corrispondenza
con culture a tempo monocronico

Distribuzione diatopica e diacronica di culture ad alto e basso contesto


Secondo alcuni studiosi (es. Patterson 1983), correlazione tendenziale tra latitudine e atteggiamento culturale
▫ Nei paesi più tiepidi la vita all’esterno creerebbe maggiori opportunità di socialità condivisa > high
contact
▫ Paesi freddi, vita più ritirata nell’ambiente domestico e maggiore pianificazione necessaria per la
sussistenza favorisce atteggiamenti più individualistici > low contact
Ma anche differenze intergenerazionali: cfr. la svolta social della generazione più giovane nel mondo
occidentale, il cui capitale sociale si misura in contatti > crescente collettivismo

Orientamenti culturali e modelli comunicativi


Ricadute di modelli e atteggiamenti culturali su pattern discorsivi e la logica dell’interazione
i. Stile comunicativo
ii. Stile di ascolto
iii. Ricerca delle informazioni
iv. Anch’essi dipendenti dalla cultura e fonti di grandi fraintendimenti, soprattutto all’interno di
aziende e organizzazioni nell’ambito della comunicazione sanitaria, penale, scolastica e d’impresa
Per quanto imperfetti e provvisori, questi modelli culturali rappresentano utili strumenti per districarsi nelle
«ragnatele di significati» (Giaccardi 2005: 137)

Stile comunicativo
«Una comunicazione si dice ad alto contesto quando la maggior parte dell’informazione risiede nel contesto
fisico o è implicito nella persona, mentre assai poco risiede nelle parti esplicite, codificate e trasmesse del
messaggio. Al contrario, la comunicazione a basso contesto trasmette la maggior parte dell’informazione
attraverso il codice esplicito della lingua» (Hall 1976: 91)

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Basso contesto Alto contesto
Significati espliciti, codificati tramite la lingua Significati impliciti,
ricavabili dal contesto socioculturale
Messaggi strutturati, ricchi di dettagli Messaggi semplici, densi e ambigui
e termini tecnici
Uso di argomentazioni logiche Comunicazione emotiva
Logica lineare, che mira al cuore della questione Logica a spirale, che gira intorno al punto
Valorizzazione del comportamento verbale- Valorizzazione della componente non verbale:
informativo; il silenzio crea disagio gestualità e silenzio

Inglese
• Stile paratattico e referenziale
✓ Argomentazione lineare
✓ Tesi chiaramente definite
✓ Sviluppata passo passo
✓ Scarsa subordinazione
✓ Periodici richiami alla tesi
✓ Primariamente unidirezionale
• Tipico delle culture a basso contesto

Lingue semitiche
• Struttura parallela
✓ ridondanza
✓ ricchezza lessicale
✓ per altri, “troppo tempo per giungere al punto centrale”

Lingue romanze e russo


• Inoltre struttura della frase completamente diversa
• Digressioni
• Esemplificazioni
• Lingua come strumento di eloquenza

Orientale
Stile circolare
✓ implicito e indiretto
✓ ambiguo
✓ girare intorno al punto è un modo per metterlo in evidenza con rispetto
Tipico delle culture ad alto contesto
Secondo i buddhisti le cose più importanti non possono essere dette e il
linguaggio verbale serve a comunicare aspetti secondari dell’esistenza

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Stile comunicativo italiano:

Stile comunicativo tedesco:

Stile comunicativo americano:

Stili di ascolto
«Just as different cultures don’t use speech the same way, neither do they listen the same way» (Lewis 2006:
69)

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Ricerca delle informazioni:
data-oriented cultures

Attivano ricerche per ottenere il


maggior numero possibile di
informazioni e costruire un solido
database

Ricerca delle informazioni:


dialogue-oriented cultures

Possiedono un ricco bagaglio di


informazioni acquisite attraverso la
propria rete personale di contatti

Ricerca delle informazioni:


listening cultures

Mostrano una naturale tendenza all’ascolto


attento e all’empatia. Maturano lentamente
le idee e si dimostrano premurosi nelle loro
scelte

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Data/dialogue-oriented come continuum

Modelli comunicativi a confronto: lo stile pubblicitario in Italia e in Germania


Le tecniche persuasive adottate variano in funzione di valori socioculturali e stili comunicativi (cross cultural
advertising)
La comunicazione pubblicitaria italiana si avvale di uno stile
▪ implicito e indiretto
▪ ricco di figure retoriche ed elementi esornativi
▪ fortemente emotivo
▪ volto a intrattenere, spettacolarizzare
➢ La trasparenza e l’onestà in ambito comunicativo non sono fattori determinanti
➢ «La motivazione ad agire è nelle parole»
La comunicazione pubblicitaria tedesca si avvale di uno stile
o esplicito e descrittivo
o tendente all’oggettività
o emotivamente neutrale
o volto a informare («un prodotto si vende da solo»)
➢ La trasparenza e l’onestà in ambito comunicativo sono fattori essenziali
➢ «La motivazione ad agire è nei fatti»

Il case-study dello yogurt Müller


Müller Mix Joghurt Mit der Ecke
▹ Sequenze scollegate ▹ Linearità logica
▹ Situazione immaginifica ▹ Situazione casalinga
▹ Abbigliamento e setting estrosi ▹ Abbigliamento e setting sobrio
Elementi visivi ▹ Più inquadrature per la protagonista (7 ▹ Alternanza di inquadrature tra
e comunicazione cambi di outfit) che per il prodotto (4) ragazze e prodotto (→ il vero
non verbale protagonista dello spot)
▹ Gestualità intensa (la protagonista si
accarezza i capelli, ammicca, arriccia le ▹ Gestualità essenziale e funzionale
labbra, accavalla le gambe…) ▹ Ragazze inquadrate a mezzo busto
▹ Espressioni facciali fondamentali
Comunicazione ✓ Riferimenti alla sfera sessuale ✓ Focus su dettagli referenziali e
verbale descrittivi (qualità del prodotto)
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✓ Scarsa chiarezza, nessun nesso causale ✓ Linearità degli argomenti
tra gli argomenti proposti ✓ Staticità e univocità: il prodotto è ciò
✓ Stile emotivo, riferimento alla passione di cui si deve parlare
✓ Estroversione (la protagonista condivide ✓ Controllo emotivo, oggettività
la propria esperienza e invita il pubblico
a fare lo stesso)

Analisi linguistica comparata

% sul tot % sul tot


Testo italiano delle parole Testo tedesco delle parole
dell’intero spot dell’intero spot

Verbi 11 15,06% 5 8,47%

Sostantivi funzionali 5 6,85% 7 11,86%

Aggettivi funzionali 1 1,37% 5 8,47%

Allitterazioni 2 2,74% 1 1,69%

Metafore 2 2,74% 0 –

Similitudini 2 2,74% 0 –

Sinestesie 2 2,74% 0 –

Rime 1 1,37% 0 –

Totale parole spot 73 (100%) 59 (100%)

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Conoscenze in pratica: l’analisi dei critical incidents
Situazioni in cui sorge un problema di comunicazione a causa delle differenze culturali delle parti
interagenti.
Progetto Critical Incidents for Intercultural Communication in the Workplace condotto da un gruppo di
ricercatori canadesi. → Produzione di video ideati per stimolare la riflessione sugli aspetti interculturali che
hanno condotto all’incidente e alle possibili strategie di evitamento del conflitto.
Obiettivi: realizzare una serie di materiali di Quadro teorico di riferimento
uso pratico per lo sviluppo delle competenze Studi sui differenti orientamenti culturali
comunicative interculturali sul posto di lavoro. a) Alto e basso contesto
b) Individualismo collettivo
Fasi di realizzazione: 1. Raccolta dati c) Distanza dal potere
2. fase creativa d) Evitamento dell’incertezza
3. riscontro e revisione e) Tempo monocronico e policronico
f) Stile comunicativo diretto/indiretto
4. realizzazione dei
g) Gestione di silenzio interruzioni
filmati
h) Concetto di faccia
Incidente 1
Far sentire la propria voce
Personaggi: - George Bell, vice presidente, 50 anni circa; - Bo Chen, junior manager, 40 anni circa.
Contesto: L’azienda ha istituito un programma di mentoring per i dipendenti stranieri e George ha
acconsentito a fare da tutor a Bo. George e Bo si incontrano per il resoconto periodico. George approfitta
dell’occasione per affrontare il tema relativo al grado di partecipazione di Bo ai meeting aziendali. In un
incontro precedente, George aveva consegnato a Bo un libro sulle espressioni idiomatiche in inglese.
GEORGE BO
Basso contesto: comunicazione Alto contesto: messaggi impliciti, non
diretta, messaggi trasparenti; detto; logica a spirale: lunghe pause tra un
Stile comunicativo
evitamenti del silenzio: crea forte turno e l’altro: enfasi sul silenzio: attenzione
disagio. e rispetto.
Feedback non verbale continuo; le Attenzione rispettosa che non lascia
Stile di ascolto interruzioni manifestano trasparire feedback; non si interrompe mai.
coinvolgimento.
Esplicitezza: Comunicazione Implicitezza: Comunicazione criptica: il
Aderenza al prevalentemente verbale: il significato sta nel non detto, uso di
contesto significato sta nelle parole. Reazione metafore. Reazioni proiettate verso
manifeste, proiettate verso l’esterno. l’interno.
Natura auto-diretta dell’iniziativa Natura etero-diretta dell’iniziativa
personale: i colleghi forniscono personale: esprimere la propria opinione
spontaneamente le informazioni che senza essere direttamente interpellati
Distanza dal potere
ritengono importanti (lavoro di implicherebbe far perdere la faccia al
squadra). Rapporto proprio superiore. Rapporto
superiore/subordinato informale superiore/subordinato formale

Incidente 2
Pranzi da sola?
Personaggi: Janet Smith, responsabile HR, 35 anni circa; Mariana Santos, impiegata, 40 anni circa.
Contesto: Alla fine di un meeting aziendale, che coincide con l’ora di pranzo, i vari partecipanti si alzano in
silenzio uno dopo l’altro e lasciano la sala. Questo lascia perplessa Mariana, che ferma Janet per chiederle una
spiegazione.

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JANET MARIANA
I momenti di pausa vanno I momenti di pausa si passano
sfruttati in solitudine, per insieme, per conoscersi meglio al
dedicarsi a ciò che si ritiene di là del contesto meramente
Individualismo vs collettivismo
importante o immergersi nei professionale. Pranzo condiviso
propri pensieri. Si pranza in fretta come occasione sociale.
per uscire prima.
Tempo monocronico: la Tempo policronico: le scadenze
pianificazione è sacra e i piani i programmi si fissano a seconda
Concezione del tempo
sono rigidi. del contesto e possono essere
modificati sul momento.
Stile indiretto: giri di parole e Stile diretto: è naturale fare
stile comunicativo false bugie per non minacciare la domande, chiedere spiegazioni e
faccia dell'interlocutore. formulare inviti e proposti.

Massime, cortesia e faccia in prospettiva interculturale


Oggetto di indagine della pragmatica: Parlare come agire sociale nel mondo: tramite il linguaggio negoziamo
la nostra identità agli occhi degli altri, costruiamo relazioni, influenziamo il pensiero il comportamento altrui.
Parlando, compiamo continuamente delle scelte in base al contesto per perseguire determinati obiettivi
comunicativi.
«La pragmatica studia i fattori che nell’interazione sociale governano le scelte linguistiche, e gli effetti di tali
scelte sugli altri» (Crystal 1997: 120)
Le scelte che compiamo, come l’interpretazione del contesto e delle relazioni sociali, seguono delle norme
che abbiamo introiettato sin da bambini (competenza pragmatica), e che sono culturalmente specifiche.

Atti linguistici
Speech act: unità minima della comunicazione, che ci consente di compiere, con mezzi linguistici, un’azione
sociale (Searle 1969)
Proferendo un atto linguistico,
• Diciamo qualcosa – l’atto del dire, o locutorio
• Compiamo un’azione – l’atto nel dire, o illocutorio
• Provochiamo un effetto – l’atto con il dire, o perlocutorio
Il livello illocutivo (=
dell’atto illocutorio) è
centrale in pragmatica,
perché indica come
dobbiamo interpretare ciò
che diciamo, e quindi
l’intenzione comunicativa.
Atti linguistici: la
tassonomia di Searle (1969)

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Il livello illocutivo
Il significato di un atto linguistico è composto da
✓ Un contenuto, interpretabile in riferimento al contesto
✓ Una componente illocutiva, che stabilisce il tipo di atto che stiamo compiendo con l’enunciare una certa
proposizione

L’intenzione comunicativa del parlante viene interpretata in base


▷ al contesto
▷ alle conoscenze condivise
▷ agli indicatori di forza illocutiva

Indicatori di forza illocutiva


Desumibili dal modo in cui l’enunciato viene proferito
✧ Modo
vorresti uscire? vs esci!
✧ Intonazione
vuole uscire? vs vuole uscire?
✧ Tono
vuole uscire? vs VUOLE USCIRE?
✧ Segnali discorsivi
vuole mica uscire? vs allora, vuole uscire?
✧ Comunicazione non verbale (sguardo, gesti, postura…)
Forniscono indizi che sono language-specific e culture-specific e sono facilmente oggetto di fraintendimento
→ in contesti plurilingui e multiculturali, a una certa illocuzione non corrisponde sempre la perlocuzione
desiderata

Atti linguistici indiretti


Spesso il significato letterale dell’enunciato non corrisponde a ciò che il parlante intende realmente dire
- Oh, per favore! Ci sono dei giunchi profumati! – esclamò Alice in un improvviso trasporto di gioia: Eccoli
là … e come sono belli!
- Non è il caso che tu dica per favore a me, a proposito dei giunchi – disse la Pecora senza alzar gli occhi
dalla calza. – Non ce li ho messi io, e nemmeno m’impiccerò di toglierli.
- No, ma io volevo dire … per favore, possiamo fermarci per raccoglierne un po’?
(Andorno 2005: 71)
Tipicamente, però, non capiamo solo il significato letterale di un enunciato, ma sappiamo anche interpretare
correttamente l’intenzione comunicativa dell’interlocutore, elaborando con successo molte più informazioni
di quelle che ci vengono comunicate in modo esplicito.

A: Scusi, sa l’ora? Molti atti linguistici indiretti sono


B: *Sì, la so. convenzionalizzati, fanno parte della
Quella è la porta competenza pragmatica dei parlanti.
(«interpretive shortcuts», Terkourafi) 14
Le spiace smettere di fumare?
A: Vai a Milano domani?
B: C’è sciopero dei treni (= no, non ci vado perché c’è sciopero)
→ Il non-detto stimola formulazioni di inferenze per completare l’informazione che può facilmente essere
recuperata; frequente strategia di cortesia
Molti atti linguistici sono culture-specific!
A: che caldo che fa qui dentro! In queste lezioni vedremo come parlanti di
B: (apre la finestra) lingue diverse realizzano lo stesso atto in
modo diverso e qual è il significato sociale
Il principio di cooperazione di Grice che viene loro attribuito, e che può variare.

Conversazione come tipo particolare di comportamento umano cooperativo e razionale.


Normalmente parliamo seguendo delle norme pragmalinguistiche che applichiamo spontaneamente affinché
l’interazione proceda (i) senza intoppi, (ii) in base agli scopi condivisi e (iii) in un tempo ragionevole,
rispettando quindi dei principi cooperativi.
Principio di cooperazione: conforma il tuo contributo conversazionale a quanto è richiesto, nel momento in
cui avviene, dall’intento comune accettato o dalla direzione dello scambio verbale in sui sei impegnato.

Le massime conversazionali di Grice


– Massima della quantità (dai un contributo appropriato sotto il profilo della quantità di informazioni)
A: che giorno è oggi?
B: Il 27 / martedì *martedì 27 novembre 2020 dopo Cristo
– Massima della qualità (non dire cose che credi false o che non hai prove per dimostrare che siano vere)
Sono le dieci (ho buoni motivi di credere che lo sono: ho un orologio, l’ho sentito alla radio, la campana
ha battuto le dieci…)
– Massima della relazione (sii pertinente)
A: Quella ragazza è proprio simpatica B: *Ti va una spremuta?
– Massima del modo (sii perspicuo: fa’ in modo che ciò che dici sia chiaro e ordinato; evita ambiguità
d’espressione)

Violazione delle massime in L1


❖ Ironia: Grazie mille, sei sempre così carina! (detto a un’amica che mi ha appena rovesciato un bicchiere
di vino addosso: violazione della qualità)
❖ Reticenza: (due professori interrogano a un esame) A: Com’è andato quello studente? B: Sa l’italiano
(l’informazione non è falsa ma è insufficiente: infranta la massima della quantità)
❖ In ossequio a un’altra massima: A: Dove abita Gianni? B: In qualche posto nel nord della Puglia, tra
il Gargano e Barletta (il parlante viola la massima della quantità per non violare quella della qualità, in
quanto ritiene di non saperne abbastanza per essere più preciso)
❖ Per ristabilire atteggiamenti cooperativi: se A e B discutono animatamente, C può interromperli e
cambiare bruscamente argomento per farli smettere (Avete letto qualche buon libro ultimamente?,
violazione della massima della relazione)
Violazione intenzionale, motivata e chiaramente interpretabile: non ostacola, ma facilita lo scambio
(violazioni strategiche come «lubrificanti interazionali»)

E nella comunicazione interculturale?


“Mr Wong and Mr Richardson have a conversation. Mr Richardson has enjoyed the conversation and when
they are ready to part he says to Mr Wong that they really should get together to have lunch sometime. Mr

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Wong says that he would enjoy that. After a few weeks Mr Wong begins to feel that Mr Richardson has been
rather insincere because he has not followed up his invitation to lunch with a specific time and place”.
(Scollon & Scollon 1995: 5)
• Diversa interpretazione di un atto: saluto vs invito
• Per Mr Wong, violazione della massima di quantità
• Divergenza nell’organizzazione dei discourse patterns
A differenti modi di parlare (atti linguistici) corrispondono modi diversi di «pensare» le relazioni
interpersonali.
La differenza nel modello di discorso atteso dai parlanti asiatici di inglese (come i cinesi) e dai parlanti
occidentali di inglese (come gli americani) è la fonte del problema tra il signor Wong e il signor Richardson.
Gli americani spesso mettono i punti importanti all'inizio di una conversazione, mentre i cinesi sono
abituati a spostare i punti importanti alla fine di una conversazione, il che ha portato il signor Wong a pensare
che questa menzione del pranzo sia di una certa importanza per il signor Richardson. Che sia importante per
lui o no, il signor Wong crede che il signor Richardson stia seriamente facendo un invito a pranzo. Il signor
Richardson, tuttavia, ha fatto tale invito alla fine della sua conversazione perché è di poca importanza.
Per lui non significa altro che ha apprezzato la sua conversazione con il signor Wong. Non è un invito
specifico, ma solo un modo conversazionale di separarsi con buoni sentimenti verso l'altro. È questa differenza
nel modello di discorso che porta all'incomprensione tra due partecipanti.

La ridefinizione «interculturale» delle massime di Clyne


In determinate culture la massima della qualità non è prominente e può essere violata per garantire principi
non previsti da Grice, come quello volto a preservare l’armonia: «do not say what you believe to be in
opposition to your cultural norms of truth, harmony, charity, and/or respect»
✓ Es.: l’oscurità strategica e l’ambiguità cortese dei vietnamiti e degli indonesiani
La valutazione della quantità di informazione ritenuta appropriata varia da cultura a cultura: «make your
contribution as informative as is required for the purpose of discourse, within bounds of the discourse
parameters of the given culture»
✓ Nella cultura malgascia, ove il contenuto e la conoscenza sono valori sociali chiave, informazione
‘nuova’ conferisce particolare prestigio a chi la possiede, ed è dunque preferito un linguaggio indiretto
ed evasivo
✓ vs. Europa e in Asia orientale e sud-orientale: «the more knowledge provided, the better»
Aggiunta di una massima: «In your contribution, take into account anything you know or can predict about
the interlocutor’s communication expectations»
[Clyne, M. 1994. Inter-cultural Communication at Work: Cultural Values in Discourse]
Il valore dell'armonia è particolarmente diffuso nelle culture cinese e vietnamita. Il comunismo e il
collettivismo hanno reso l'armonia un valore culturale centrale per il popolo vietnamita. A causa di questa
enfasi sulle relazioni armoniose, i vietnamiti utilizzano spesso discorsi e comportamenti opachi e ambigui per
evitare il conflitto. Nella maggior parte dei casi questo violerebbe una o più massime di Grice. Tuttavia, grazie
alle revisioni di Clyne si può rendere conto meglio della conversazione interculturale con l'implementazione
di parametri culturali come la verità, l'armonia e la faccia.

I cardini della competenza pragmatica (Lakoff 1973)


(i) Sii chiaro (→ principio di cooperazione di Grice)
(ii) Sii cortese
R1_Distance: Keep aloof («tieni le distanze, non importi»)
R2_Deference: Give options («offri delle alternative»)
R3_Camaraderie: Show sympathy («sii amichevole, metti l’altro a suo agio»)

16
«Politeness in communication goes to the very heart of social life and interaction; indeed it is probably a
precondition for human cooperation in general». (Brown 2011)
«Il linguaggio della cortesia è l’insieme delle strategie, norme e convenzioni verbali adottate da una
comunità per contenere la conflittualità e favorire l’armonia nell’interazione comunicativa». (Bertuccelli Papi
2010)

Faccia
«Ciò che ogni individuo mette in gioco nella comunicazione e nella relazione con gli altri, ossia l’immagine
di sé; il valore sociale positivo che ognuno rivendica attraverso il suo comportamento» (Goffman, Interaction
Rituals: Essays on Face-to-Face Behavior)
salvare la faccia, perdere la faccia, metterci la faccia
fare bella o brutta figura
È un calco del concetto cinese miànzi 面子
“reputazione, rispetto per sé, onore, posizione sociale”
Oxford English Dictionary, alla voce to save
8f. to save one’s face: to avoid being disgraced or humiliated. Similarly, to save (another’s) face.
Hence save-face adj. = face-saving ... Originally used by the English community in China, with reference to
the continual devices among the Chinese to avoid incurring or inflicting disgrace.
I cinesi tengono molto alla loro dignità, in altre parole, tengono molto alla loro faccia (Mianzi): è vista come
strettamente legata a guadagnare il rispetto degli altri e uno status sociale più elevato
Al fine di mantenere il loro mianzi, le persone di solito condividono solo qualcosa di positivo con gli altri
durante la chat, la conversazione o l'interazione con gli altri in pubblico.
Per esempio, se un uomo ha perso tutti i suoi averi, per salvare i suoi mianzi, quest'uomo potrebbe
semplicemente comportarsi come se non gli fosse successo nulla.
Il volto non è visto come appartenente solo a se stesso, ma anche al gruppo: Per uno studente ricevere voti alti
è per il volto dei genitori oltre che del bambino. Allo stesso modo un atleta che vince una competizione
internazionale dà la faccia alla nazione.
Un recente studio effettuato dal China Youth Daily rivela che il 93% delle 1.150 persone intervistate ha detto
che "mianzi" è importante e ha la priorità nella loro vita quotidiana, e il 75% ha riferito che aver fatto un errore
di fronte agli altri è stata l'esperienza più negativa di tutta la loro vita.

Due tipi di faccia (Brown & Levinson 1987)


Faccia negativa Mostrare rispetto o distanza
“the want of every competent adult member that his • linguaggio indiretto
actions be unimpeded by others” (1987: 62) • titoli, onorifici
→ strategia di distanziamento: mantenimento della • scusarsi
distanza rituale • offrire la possibilità di rifiutare
• minimizzare l’imposizione
• enfatizzare il potere e/o le competenze
dell’interlocutore
Faccia positiva Mostrare vicinanza o solidarietà
“the desire to be ratified, understood, approved of, • esprimere interesse
liked or admired” (1987: 62) • dichiarare accordo o approvazione
→ strategia di avvicinamento: appello al terreno • usare linguaggio informale
comune • vezzeggiativi, soprannomi
• rivendicare l’appartenenza comune a un
gruppo

17
Non esiste comunicazione “senza faccia”, e ogni interazione può essere potenzialmente rischiosa per la
faccia (nozione di FTAs, atti minacciosi per la faccia)
Cortesia come “incessante lavoro di tutela della faccia, propria e altrui, da parte di tutti I membri di una
comunità” (Nuzzo 2007) → è un fenomeno pragmalinguistico culturalmente situato

Atti linguistici e cortesia


Atti che compromettono la libertà del destinatario (minacciando la sua faccia negativa):
✓ ordini, richieste, consigli, minacce, provocazioni
✓ offese o promesse che pongono il destinatario in una posizione di debito o gratitudine
✓ complimenti
Atti che veicolano disinteresse o critica nei confronti del destinatario (minacciando la sua faccia positiva):
✓ critiche, rimproveri, accuse, insulti, lamentele, proteste
✓ espressioni che possono mettere in imbarazzo o evidenziare divergenze (sesso, politica, religione etc.)
✓ buone notizie che riguardano il parlante insieme a cattive notizie che riguardano il destinatario
✓ sovrapposizioni e interruzioni del discorso
✓ elusione di domande
Ma il ruolo del contesto è sempre centrale! Il caso dei ringraziamenti (es. biglietto, grazie, ringraziamenti
routinizzati vs ringraziamenti sinceri)
COMPLIMENTI → atti ibridi, espressivi (apprezzamento/ammirazione) ma verdettivi (giudizio) vs faccia
negativa (vs libertà di azione: comparati a espressioni di invidia e gelosia) ma secondariamente supporto a
faccia positiva, quando mitigano critiche, richieste o rimproveri (sei tanto intelligente, ma…)
SU DIVERGENZE: es parlare del vaccino con quasi-sconosciuti cfr Zito
Notizie: es io ho preso 30 e lode, tu 25
Ringraziamenti routinizzati, +, ma molto sentiti / enfatici –

Strategie di facework
(1) Scusi signore il treno sta per partire non è che mi farebbe passare: avanti per piacere?
(2) Niente io sto per partire volevo: non so a chi chiedere: se mi può annaffiare le piante: guardi basta due volte
<perché poi sono piante>
(3) Eh guardi: però dovrei prima sapere se questa medicina va bene perché non è per me è per il mio amico:
non # dovrei sentir lui non è che per caso avete un telefono qui perché non ho: non ho un cellulare come
al solito se posso un attimo: contattarlo per sapere se
[: = allungamento della parola; <…> = tono di voce più basso]
Modificatori morfosintattici
– condizionale: mi farebbe passare, dovrei sentir lui
– imperfetto: volevo chiedere
– incassatura sospesa: volevo sapere se poteva prendersi il disturbo di bagnarmi le piante
– negazione dell’interrogativa: non è che mi farebbe passare avanti
– frasi ipotetiche sospese: se posso un attimo contattarlo, se mi può innaffiare le piante
Modificatori lessicali
– minimizers: basta due volte; se posso un attimo contattarlo
– autoumiliatori: non ho un cellulare come al solito
– dubitatori: per caso avete un telefono qui
Segnali discorsivi
– marcatori di cortesia: per piacere
– attenuatori: niente io sto per partire
– attention-getters: guardi però dovrei prima sapere

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CLA: oh Diego ascolta ho fatto il solito danno mi son dimenticato il portafoglio a casa non è che: per caso: ti
son rimasti dei soldi?
DIE: ma per che cosa per andare al <cinema>?
CLA: <per andare al cinema> sì
DIE: vabè te lo pago io
I risultati di Nuzzo (2007): l’attenuazione delle richieste in italiano
Modificatori morfosintattici + 53%
Modificatori lessicali 31%
Segnali discorsivi – 16%
[Role play 1_SCAFFALE TROPPO ALTO
Al supermercato vuoi prendere una bottiglia di vino che si trova su uno scaffale molto in alto, che non riesci
a raggiungere con la mano. Vicino a te c’è un/a signore/a abbastanza alto/a: cosa dici?
Role play 2_CAFFÈ ALLA MACCHINETTA
Durante la pausa all’università vuoi prendere un caffè al distributore automatico, ma ti accorgi che non hai
moneta. Vicino al distributore c’è un/a tuo/a compagno/a di corso. Cosa dici?]

I limiti «etnocentrici» della teoria di B&L (1980): il concetto di faccia


La (s)cortesia di un enunciato in contesto va valutata in relazione al significato che il concetto di ‘faccia’ può
assumere in culture diverse
– La faccia giapponese
(i) I concetti di ‘faccia positiva’ e ‘faccia negativa’ non sono omologabili a a quello giapponese di wakimae
‘discernimento’, che consiste nel saper distinguere il comportamento linguistico appropriato al contesto
e al ruolo dei partecipanti.

Anche in non-FTAs!
(fonte: Matsumoto 1989: 209)

Numerose critiche al modello di Brown e Levinson provengono dagli studiosi di area asiatica e africana, i
quali, tuttavia, non ne mettono in discussione l’impianto universalistico complessivo, ma propongono semmai
una ridefinizione soprattutto del concetto di “faccia”. A loro avviso, infatti, la ripartizione bipolare tra faccia
negativa e faccia positiva rivelerebbe una connotazione individualistica tipica della cultura occidentale, che,
attribuendo un grande valore all’affermazione e al rispetto dei diritti del soggetto, sarebbe portata a vedere
l’interazione sociale in termini di “continuous mutual monitoring of potential threats to the faces of
interactants” (Nwoye 1992: 311). Di contro, le culture estremo-orientali, in particolare cinese, giapponese,
coreana, e numerose culture africane sarebbero caratterizzate da un’etica collettivistica, che identifica
l’individuo in base alla posizione che occupa all’interno del gruppo, sicché ogni persona si troverebbe
invischiata in una rigida rete di obblighi sociali, che ne definisce diritti e doveri (cfr. Ide 1989; Gu 1990;
Nwoye 1992). Questa lingua, infatti, non ammette la possibilità di produrre enunciati non marcati sul piano
sociolinguistico, anche quando si vuole comunicare una semplice informazione come «oggi è sabato». Il
parlante si troverà a dover scegliere tra tre varianti (familiare, cortese e onorifica) a seconda dell’interlocutore
che ha di fronte.

19
(ii) La nozione di faccia ha poco senso in culture ove l’identità di ciascuno, così come la libertà
individuale, è definita dall’appartenenza a un dato gruppo e dallo status riconosciutogli dagli altri
membri , ossia nelle società di stampo collettivistico.

Faccia come maintenance of the social ranking order


B&L hanno dato eccessiva importanza a fattori quali autonomia e libertà individuale!
– La faccia cinese
(i) I concetti di ‘faccia positiva’ e ‘faccia negativa’ non sono omologabili a quelli cinesi di mianzi, che
riguarda la percezione sociale del prestigio di un individuo, e di lian, che indica la fiducia della società
nel carattere morale di una persona.
«Chinese face encodes a reputable image that individuals can claim for themselves as they interact with others
in a given community; it is intimately linked to the views of the community and to the community’s judgment
and perception of the individual’s character and behavior» (Mao 1994: 460)
La sintesi di Watts, che elaborando le nozioni di discernimento e volizione di Ide (1989), distingue:
✓ Culture/gruppi sociali con sistemi comunicativi chiusi: l’identità̀ del gruppo ingloba quella
dell’individuo. Orientati verso il discernimento; le scelte linguistiche si conformano al ruolo sociale
ricoperto nel gruppo
✓ Culture/gruppi sociali con sistemi comunicativi aperti: l’individuo persegue i propri interessi individuali.
Orientati verso la volizione, che permette all’individuo di scegliere le strategie comunicative che ritiene
più idonee

I limiti «etnocentrici» della teoria di B&L (1980): le dimensioni della cultura


La cortesia negativa di russi e inglesi a confronto (Larina 2005)
In russo, gli ordini e le richieste sono realizzati con l’imperativo, eventualmente mitigato dal pronome vy (voi)
e/o dal marcatore di cortesia пожалуйста (‘per favore’)
➢ Il modo imperativo è invece percepito negativamente dalla cultura inglese persino per gli ordini
In inglese, le norme di cortesia prevedono per le richieste il ricorso ai verbi modali e formule di richiesta
indiretta (Do you think you could possibly give me that book, please?; I was just wondering whether you could
possibly give me that book ecc.), che servono a minimizzare il carattere impositivo dell’atto
➢ A un parlante russo appaiono troppo elaborate, ambigue e affettate
Lo stile interazionale più diretto dei russi sarebbe motivato dal più alto livello di “solidarietà” interpersonale
in questa cultura di stampo collettivistico, che rende inutile un sistema di strategie complesse per minimizzare
la minaccia alla faccia
Nella cultura individualista inglese, viceversa, la distanza si manifesta anche nella sfera privata, cioè nel
diritto del singolo a restarsene solo e indisturbato («distancing cultures»)
✓ La parola privacy è assente non solo in russo, ma anche in altre lingue europee, come francese, italiano,
spagnolo, polacco…

20
I limiti «epistemologici» della teoria di B&L (1980): concezione meccanicistica e
parziale
Modello meccanicistica e predittivo
▹ WX = P(s,h)+D(s,h)+RX
▹ Il calcolo esatto del peso determina la scelta
della corretta sottostrategia cortese (15 per la
cortesia positiva, 10 per la negativa).
Concettualizzazione ‘robotica’ della persona
modello, che sembra aver immagazzinato aprioristicamente la formula del peso nella sua competenza
pragmatica.
o «An overly pessimistic, rather paranoid view of human social interaction» (Schmidt 1980); «social
interaction becomes an activity of continuous mutual monitoring of potential threats to the faces of the
interactants» (Nwoye 1992)
o Ma la cortesia è anche espressione emotiva di affetto ed empatia verso l’altra persona!
Visione ‘minacciosa’ dell’atto linguistico.
Parzialità teorica: modello che ignora la scortesia, o la definisce negativamente come assenza di cortesia.
Attenzione a parlante e produzione (no reazione dell’interlocutore) avulsa dal contesto.
Commento formula: Paternoster 34-35
Persona modello: paranoico che pensa solo a utilizzare la cortesia per ottenere quello che vuole.

I limiti «epistemologici» della teoria di B&L (1980): speaker-biased


Sbilanciata sul parlante e sul singolo enunciato.
«[Models such as B&L’s] assume that the appropriate units of analysis in studying communication are the
monadic individual, as well as the single, isolated utterance… The Western preoccupation with individual as
the central factor in explaining human activity could not be more evident» (Arundale 2006: 195)
Teoria che decide se un’espressione è cortese o meno considerando solo il punto di vista del parlante!
Ma l’interlocutore è padrone delle proprie valutazioni, e la cortesia del parlante in ultima analisi dipende dal
giudizio del ricevente, che non è interamente prevedibile.
Proposte recenti sottolineano invece come la cortesia non sia insita nelle forme linguistiche, ma dipenda
✓ delle aspettative generate → la svolta discorsiva di Richard Watts
✓ dal contesto → l’approccio frame-based di Marina Terkourafi
Attenzione a parlante e produzione (no reazione dell’interlocutore) avulsa dal contesto.
Interpretazione dell’interlocutore: ironico, insincero, offensivo…. E poi manca la considerazione
dell’impoliteness in B&L!

La svolta discorsiva: Watts (2003)


«Comportamento politico» (politic behaviour), comportamento socioculturalmente determinato che ha come
obiettivo quello di stabilire e/o mantenere in equilibrio le relazioni tra gli individui che appartengono a un
gruppo sociale; «unmarked and will go unnoticed».
La cortesia sarebbe allora un caso speciale di comportamento politico.
– cfr. Kadar (2017): markers of ritual frames
▹ Please give me your documents: «sense of awareness of who and where the speaker is […] a pragmatic
reminder that this is a standard situation with duties and obligations that imply that YOU CANNOT SAY
NO» (Kadar 2020)
▹ Would you mind taking your feet off my desk?
▹ Alcuni politeness marker sono talmente convenzionalizzati e opachi che possono acquisire significati
opposti: will you fuck off please? (Aijmer 2015)
21
È necessario considerare la prospettiva del parlante e quella dell’interlocutore, perché l’interazione è sempre
oggetto di negoziazione e aperta a modifiche.
Il continuum dei comportamenti scortesi/politici/cortesi/ipercortesi va studiato in base al contesto e alle
aspettative generate nel discorso:
• Particolari contesti generano particolari aspettative perché ci approcciamo ad essi con conoscenze
pregresse su cosa è appropriato.
• La nozione sociologica di habitus (Bordieu 1972): la maggioranza delle nostre interazioni è una
riproduzione di interazioni passate.
The traditional models present stipulative definitions of politeness and are essentialist, governed by rationalist
principles. They avoid dealing with conflict, communicative discord, and rudeness. In Watts’s opinion, the
construction and reproduction of mental concepts by means of language (such as polite, rude, aggressive, etc.)
is carried out discursively, and so the right approach to politeness and impoliteness is constructivist rather
than rationalist. As a result, the discursive line of research proposes a qualitative and nonpredictive approach
to the politeness and impoliteness phenomena.
Recent work on politeness, however, has witnessed a shift towards a discursive, evaluative approach, where
the treatment of politeness as a stance indexed by the speaker (Brown and Levinson 1987; Leech 1983) has
been challenged as not taking into account the way in which politeness arises as a moral evaluation by speakers
and addressees of (linguistic) behaviour in interaction.

L’approccio frame-based di Marina Terkourafi


Una prospettiva data-driven e bottom-up
◇ Frame: costrutto o schema cognitivo, culturalmente connotato, che contiene informazioni su tutti i
componenti ricorrenti in una data situazione e sui comportamenti e le sequenze d’azione previsti per lo
scambio comunicativo → permette di effettuare previsioni riguardo all’andamento dell’interazione in un
dato scenario
◇ La cortesia non risiede nelle espressioni linguistiche in se stesse, ma in «the regular co-occurrence of
particular types of contexts and particular linguistic expressions as unchallenged realizations of particular
acts» (Terkourafi 2005: 248)
◇ È quindi culturalmente determinata, perché presuppone un background comune di valori ed
esperienze: «is achieved .. when an expression x is uttered in a context with which – based on the
addresse’s previous experience of similar contexts – expression x regularly co-occurs» (Terkourafi
2005a: 251).
o M passi il sale?
o *Un mazzo di garofani

Il ruolo dei frames nell’interpretazione della (s)cortesia


Esempio_Mock impoliteness (Culpeper 2009)
[Lawrence Dallaglio, former England Rugby captain, describing the very close family he grew up in]
“As Francesca and John left the house, she came back to give Mum a kiss and they said goodbye in the way
they often did. “Bye, you bitch,” Francesca said. “Get out of here, go on, you bitch,” replied Mum.
La frequente co-occorrenza di un frame e di una data espressione linguistica può neutralizzare l’«impolite
conceptual load» attribuito tipicamente a quell’espressione
Un’espressione può essere considerata cortese o scortese solo in virtù del contesto in cui occorre e di chi la
proferisce
✓ le forme linguistiche non sono cortesi in quanto tali
✓ la cortesia non è predicibile, ma va dinamicamente negoziata in loco

22
«The rules of grammar are fundamentally conventional; the principles of pragmatics are fundamentally non-
conventional, i.e. motivated in terms of conversational goals» (Leech 1983: 24)
The interesting thing is that not even the intonation and enthusiasm of Melody helped the Japanese student to
process the expression properly. In sum, in this short interaction all actual situation contextual factors were
overridden by the student’s prior experience with the use of “get out of here” and the strong semantic
analysability of the expression.
IMPORTANZA CRUCIALE DEL FRAME CONVENZIONALIZZATO (in questo caso family-specific!)
→ ma in contesto interculturale (Kecsces : 214)
[Japanese student, Akiko, is talking to an American student, Melody]
A: Melody, I have received the travel grant.
M: Nooou, get out of here!
A: You should not be rude. I did get it. Akiko comprende il contenuto dell’atto,
M: OK, I was not rude, just happy for you. ma non ne interpreta correttamente
la forza illocutiva: pragmatic failure
In pragmatica interculturale, il contesto non è tutto!
«In intercultural interactions the actual situational context does not always work as a collective frame that
helps interlocutors make similar sense of the linguistic signs. Oftentimes the actual situational context is
interpreted differently by the interlocutors because their prior experience is rooted in different cultures» (cf.
la nozione di habitus)

In conclusione: il relativismo socioculturale della cortesia


• La cortesia è in parte universale: in tutte le società umane si rileva l’esistenza di comportamenti che
permettono di stabilire e mantenere l’armonia tra i parlanti, nonostante i rischi insiti in ogni scambio
interazionale
• La cortesia è in parte culture-specific: le forme e le condizioni di applicazione variano sensibilmente da
una società all’altra
• Nessuna espressione linguistica è in sé cortese; lo è se va oltre il politic behaviour convenzionalizzato
in un dato frame di una data lingua
▸ Quindi: la cortesia è un universale pragmatico, ma le sue manifestazioni linguistiche sono altamente
variabili e culturalmente determinate

Analisi della conversazione in prospettiva interculturale


L’analisi della conversazione (o Conversation Analysis)
Disciplina all’intersezione tra pragmatica, sociolinguistica e psicologia sociale che indaga l’organizzazione
interna della conversazione, intesa come un fondamento sociologico, «il costituente primario della vita
sociale», il contesto primordiale dell’interazione umana
✓ Approccio fortemente induttivo ed empiricista
✓ Fieldwork, registrazioni di conversazioni reali e trascrizioni del parlato
Cenni di storia della disciplina: Harvey Sacks e l’analisi delle conversazioni registrate dal Center for the
Scientific Study of Suicide a L.A. (1964); poi coi colleghi Emanuel Schegoff e Gail Jefferson
✓ Processi comunicativi come fenomeno autenticamente sociale
✓ Per la prima volta il dato linguistico viene analizzato senza essere manipolato (principio del
naturalismo)
«Conversation analysis studies the organization of social action, particularly those social actions that are
located in everyday interaction, in discursive practices, in the sayings/tellings/doings of members of society»
(ten Have 2007)
Presupposto: l’interazione dialogica non è caotica né casuale, ma risponde a dei principi organizzativi che è
possibile analizzare e descrivere in modo formalizzato
23
▸ Sequenzialità
▸ Adiacenza
▸ Preferenza
Analizzare la conversazione significa studiare l’insieme delle relazioni organizzate che si creano tra quello
che una persona dice in un determinato momento della conversazione e quello che è stato appena detto e quello
che sarà detto subito dopo -> “l’idea di base dell’analisi della conversazione è così semplice che è difficile da
capire” (Arminen)
Conversazione non come “colloquio condotto con amabilità e discrezione, cfr. galatei e saggi d buone maniere
dal Rinascimento in poi, ma ogni comportamento significativo, basato in buona parte, ma non solo, sull’uso
del linguaggio, che le persone utilizzano nella società in cui vivono.

Il sistema di trascrizione di Jefferson


= Enunciati simultanei (due turni di parlanti diversi si susseguono senza interruzione)
[….] Enunciati sovrapposti
[…. >] Testo che, indipendentemente dalla sovrapposizione, procede
(0.4) Pausa o intervallo tra enunciati (si segnala il numero di secondi)
# Voce esitante
::: Allungamenti di un fono (più il fono viene allungato, più :)
,/./? Intonazione (continua, discendente, ascendente)
____ Enfasi
(…) Enunciato non chiaro (incomprensibile, non trascrivibile)
- Interruzione

Sequenzialità
La conversazione è un processo collaborativo e sequenziale in cui parlante e ascoltatore si dimostrano,
attraverso l’adiacenza delle proprie mosse interazionali, l’interconnessione e la «significanza» di ciò che si
dicono
La collocazione sequenziale ed emergente di azioni interconnesse è una risorsa fondamentale per la
comprensione e interpretazione dei parlanti mentre parlano (projectability)
Che fai stasera? [Projectability → prevedibilità; che fai stasera non è la richiesta di resoconto ma prefigura
un possibile invito a cena]
Chiarimento terminologico preliminare
Turno Unità formale Sequenza di parole prodotte da un parlante compresa tra il momento in cui inizia
a parlare da solo e il momento in cui un altro interlocutore fa altrettanto
Mossa Unità funzionale L’unità di analisi che tiene conto del contenuto, di ciò che il parlante fa parlando,
delle sue azioni linguistiche

yB Maurizio che ci chiama da Milano buongiorno Maurizio


yI sì, buongiorno, io volevo (segnalare) un fatto emblematico che è accaduto
qui nella mia città- (Scaglia 2003: 136)
Quante mosse e quanti turni? Due turni; mosse: yB – 2: Presentazione e saluto; yI – 2: Saluto e asserzione
Adiacenza! Tutta la conversazione è composta da coppie adiacenti!

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Significanza: struttura precomunicativa di relazione interpersonale VS significato/ità di quel che dico

Coppie adiacenti (adjacency pairs, Schegloff 1968)


Sequenze complementari di mosse che ricorrentemente si trovano abbinate, in cui la mossa di A proietta (=
rende pertinente) la mossa di B (conditional relevance). Mossa A crea aspettativa per mossa B.
• First pair part (FPP), mossa forte che determina la successiva
• Second pair part (SPP), complemento della prima
First pair part Second pair part
Coppia simmetrica Saluto Saluto
Coppia fissa Domanda Risposta
Coppia alternativa Complimento Accettazione
Non accettazione
Protesta Riparazione
Rifiuto

Talvolta, formato triadico: third, con spesso con funzione di feedback o di riformulazione («repair»)
LOU I’ve read a nice story today FPP
INS Che giorno è oggi Munir? FPP
MOM Uhm what’s that? SPP
STU Venerdì SPP
LOU W’ll not today maybe yesterday Third
INS Bene (closing) Third

Preferenza
La prima mossa di ogni coppia implica una reazione preferibile a un’alternativa comunque possibile
FPP invito asserzione domanda scusa

SPP preferita accettazione accordo risposta attesa accettazione


dispreferita rifiuto disaccordo risposta non attesa rifiuto
nessuna risposta
L’alternativa preferita è tipicamente non marcata (breve e semplice), quella dispreferita lunga e complessa,
ritardata, mitigata
L’alternativa dispreferita minaccia la faccia dell’interlocutore e richiede un lavoro di riparazione:
A mi scusi, sa mica l’ora?
B1 le sette
B2. ehm no mi dispiace ho l’orologio fermo
Per evitare una reazione dispreferita, il parlante può formulare la prima mossa in modo da ricevere una
reazione tecnicamente preferita:
A non è che ha degli avocado vero?
B eh no

La gestione della dispreferenza in italiano e in inglese


Zorzi (1990): 400 incontri di servizio registrati in librerie di Londra e Bologna.
Co: dica Cl: do you have a book called The order of Things by
Cl: ..eh sto cercando The Blithdale Romance di Co: Foucault
Hawthorne= Cl: that’s right
Co: =non c’è, è in arrivo

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Cl: non c’è Co: er:: well we’ve sold out at the moment, but they
Co: manca dal distributore italiano. provi tra una [also>]=
settimana circa, ma non glielo assicuro, può tardare Cl: [<yes]
anche di più Co: ==keep it upstairs in sociology on the second floor
Cl: ..grazie Cl: right. thank you
Co: prego
Al di là di quel che si dice, è importante quando lo si dice («why that now», Schegloff 1996)
Lingue diverse hanno diversi modelli di aspettative conversazionali che possono confliggere (Zorzi 1990:
111)
Cosa succede nell’incontro interculturale, quando due modelli di gestione della dispreferenza si scontrano?
CL: qualche gramma- grammatica inglese, eh comparata. italiano inglese comparata c’è?
Co: come comparata? cioè le differenze tra la grammatica italiana e inglese?=
CL: =sì
Co: no. non ne conosco neanche una
CL: oh…… sì ma potrei prenderla dall’altra parte=
Co: =sì (Zorzi 1999: 94-95)

«Sul piano della transazione, è il parlante nativo a condurre il lavoro discorsivo, risolvendo i problemi e
offrendo informazioni necessarie (anche quelle non richieste come spesso in italiano), mentre quando si tratta
di ratificare la coproduzione in termini di aspettative conversazionali in quel caso la ratificazione non
avviene» (Zorzi 1990: 111)

La presa del turno


Principio fondamentale dell’alternanza: non c’è conversazione quando più persone parlano
contemporaneamente, «regola d’oro: un parlante per volta» (Bettoni 2006: 158)
Meccanismo fondamentale della presa e della gestione dei turni di parola
• L’ordine e la dimensione dei turni non è fissa, ma varia
• Il passaggio da un turno al successivo senza pause o sovrapposizioni è un fatto comune (“minimal-gap
minimal-overlap”):
«è sorprendente il fatto che meno (spesso molto meno) del 5% del flusso verbale è emesso in sovrapposizione:
tuttavia, gli intervalli che separano gli interventi dei partecipanti spesso non superano pochi micro-secondi»
(Levinson 1993: 300)
• La distribuzione relativa dei turni non è specificata in anticipo
• Normalmente si usano delle tecniche di allocazione del turno
✓ Eteroselezione (current speaker selects next; es., domanda)
✓ Autoselezione
✓ Quando il current speaker raggiunge un transition-relevance place [TRP], altri P possono
legittimamente prendere la parola; se il TRP non viene sfruttato da nessuno, si produce un silenzio
• Esistono dei meccanismi di riparazione (repair) per errori o violazioni nella presa del turno
Conversazione come «sistema di organizzazione locale dei turni gestito interazionalmente» (Sachs, Schegloff
& Jefferson 2000)

Tecniche di allocazione
• Eteroselezione
Padre: Marco li vuoi i pomodori?
Marco: No
Padre: Allora passameli
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• Autoselezione
Marco: sono stanco, interrogazioni, compiti in classe (0.5) non se ne può più::
Madre: domani me ne andrei al mare
➢ Quali e quanti TRP? Auto o eteroselezione?
Corpus KiPARLA [TOA3014]
TO095: cioè come se fosse la vostra città, quindi conoscete la gente, andate in giro, salutate la gente, cazzo
bello
TO091: vabbè che poi a Perugia è diverso, perché' comunque::,
TO095: vabbè, però metti che comunque esci, conosci la gente, (ed è il) tuo posto no? c(io)è
TO091: sì

Strumenti per la gestione del turno: i segnali discorsivi con funzione interazionale
Utilizzati per ancorare l’enunciato all’interazione in corso di svolgimento, marcando punti salienti
nell’alternanza tra i parlanti e i rapporti di «forza comunicativa» che intercorrono tra loro.
Dalla parte del parlante Dalla parte dell’interlocutore
Presa di turno Meccanismi di interruzione
Allora, dunque, ma, (e) niente E no, scusa, ma, aspetta
Riempitivi Back-channels
Eh, praticamente Mmm, ok, si, ho capito
Richiesta di attenzione Conferma dell’attenzione
Guarda, ascolta, senti ok, sì, d’accordo
Richiesta di accordo/conferma Accordo/conferma/rinforzo
Capito? No? Va bene? Vero? Ok, certo, esatto
Cessione del turno –
No? Va bene? Prego
Caratteristiche fondanti del parlato:
• continuità e immediatezza nella produzione e nella ricezione
• bassa tollerabilità di silenzi e pause
• minima possibilità di pianificazione
• impossibilità di cancellazione

A: va be’ Massimiliano ‘n urla’ tanto che m’ha sfondato un orecchio dimmi


M: niente volevo dire secondo me l’è la carta igienica (Corpus LIP)
A: e poi che è successo? Presa del turno
B: allora son partita così la mattina è sempre tragico arrivare a scuola (Corpus LIP)
A: no ma ah invece se lui si presta vi dà una mano e via di seguito
B: mh Back-channel
A: quindi incoraggiatelo va bene? Richiesta di accordo
B okay Conferma di accordo (Corpus LIP)
A: mi parli dei neogrammatici
B: sì (-) dunque allora praticamente i neogrammatici cioè /,/ [silenzio] (Bazzanella 1995)
Presa del turno riempitivi
C: Io faccio Marcello de Monteverde e guarda che mica me piace tanto ahah
B: no
C: e no scusa non Interruzione
B: e so’ contenta
27
C: no scusa non ho capito (Corpus LIP)
A: Quindi cosa ne pensa? Presa del turno / richiesta di attenzione / riempitivo
B: ma guardi, io eh quello che posso dire è questo (Bazzanella 2011)

Principi di cortesia nella conversazione


Sono mosse cortesi:
• evitare di reclamare il turno
• attenuare il proprio protagonismo conversazionale
• valorizzare il contributo dell’interlocutore e riconoscere il suo turno di parola
• richiedere accordo o conferma al proprio interlocutore
Sono mosse scortesi:
• il mantenimento o alla mancata cessione del turno ad altri che hanno manifestato la volontà di prenderlo
• ignorare l’eteroselezione del parlante precedente
• le interruzioni e le sovrapposizioni

Sovrapposizioni vs interruzioni
Si ha sovrapposizione quando più persone parlano simultaneamente.
▹ Autoselezione contemporanea
P: Dodici libbre, credo, no?=
S1: = [Capisci?
S2: [Dodici libbre sulla scala degli Weight Watchers;
▹ TRP (Transition Relevance Place) ignorato e poi sfruttato da due parlanti
1P: Il nove marzo ci sta su un locale, si chiama Tèlos, i Modena City Rembers
2D: [Rambles].
2P: [E va ve’ ] non lo so Loreda’ più o meno.
Interruzione (competitiva): un partecipante inizia a parlare prima che il current speaker abbia concluso il
proprio intervento.
F: Eh, sì [ inv+
M: [ È il fatto che se io voglio fare carriera… (Bongelli 2005)

Interruzioni supportive
Caso tipico: la risposta anticipata
4P: Buonasera [dottore.
5M: [Buonasera.
Collaborazione a difficoltà di pianificazione del discorso
A: and we’re looking a Bernini and Titian and er::… [Titian and Bernini>]
B [<what’s this, five al-] five altar pieces?
Interazioni informali multipartecipate (es. cena tra amici)
A: Ti ricordi quella volta in montagna in cui Marta è caduta addosso al m[aestro di sci?
B: [Non era Marta, ti sbagli era Lucia.
A: Sì sì hai ragione ah ah ah,
(Bongelli 2005: 14)
In situazioni conviviali, interrompere può essere segno di coinvolgimento emotivo, di partecipazione ed
interesse nei confronti della conversazione, e anche strategia collaborativa che denota attenzione discorsiva
nei confronti dell’interlocutore
Durante le cene fra amici, ad esempio, oltre al formarsi, di norma, di coppie conversazionali può accadere che
le persone inizino a sovrapporsi serenamente le une alle altre.
28
Non tutte le sovrapposizioni sono considerate un'irregolarità nel sistema di turn-taking queste cosiddette
violazioni sono una caratteristica principale di una conversazione con ruoli molto specifici che sono conformi
alle norme comunicative e ai valori dettati in una cultura

Interruzioni competitive e supportive in inglese americano e in spagnolo


Berry (1994) e Martínez (2018): metodologia del dinner talk
• Interruzioni competitive volte a prendere il turno
• Interruzioni supportive costituite soprattutto da back-channels
Gli spagnoli interrompono più degli americani
• Soprattutto interruzioni supportive: caratteristica del parlato spagnolo, «acknowledgment tokens» per
segnalare accordo e attenzione

(https://trace.tennessee.edu/cgi/viewcontent.cgi?referer=https://www.google.com/&httpsredir=1&article=10
50&context=vernacular)

Le interruzioni degli spagnoli durano di più.


□ Back-channels più lunghi in spagnolo che in inglese (cfr. sp. sí, mmm, hombre sí sí, es verdad, pues sí,
ah de acuerdo vs ingl. uh-huh, oh, yeah, wow, cool)
□ Ma, soprattutto, gli spagnoli continuano a parlare più a lungo anche se vengono interrotti.
Americani Spagnoli
Interruzioni competitive 99 141
In cui chi interrompe continua a parlare 23% 48%

Interviste alla fine della cena: cross-cultural misunderstandings


✓ Interruzione vissuta come affiliativa da parte dei parlanti spagnoli; gli americani, al contrario, si sono
sentiti intimoriti dal comportamento, per loro aggressivo, degli spagnoli («we had tot try to be brave if we
wanted to say something»)
✓ Gli spagnoli hanno interpretato il minor grado di interruzione da parte degli americani come segno di
disinteresse o freddezza, una mancanza di espressività e spontaneità («Americans didn’t really listen and
didn’t like to talk»)
➢ Nessuno dei due gruppi si è riconosciuto con la descrizione dell’altro

29
Universalità vs variazione culturale nella presa del turno
Stivers et al. 2009, Universals and cultural variation in turn-taking in conversation: campione di parlato di
10 lingue, da comunità indigene tradizionali alle lingue più diffuse del mondo.

Trend universali: «general avoidance of overlapping talk and a minimization of silence between
conversational turns».
Questo suggerisce «a single shared infrastructure for language use with likely ethological foundations».
Ma tasso di variazione: diversa calibrazione e percezione del ritardo tra turni che ha fondamenti
culturalmente specifici.
• «specific cultural interactional pace»
• «general differences in the overall tempo of social life»
Un silenzio di 200 ms, sentito come ritardo in quasi tutte le lingue, non è percepito come saliente in danese e
in lao.

Transizione tra turni di parola in millisecondi nelle 10 lingue considerate (asse y: % delle transizioni tra turni;
asse x: millisecondi tra un turno e l’altro)
✓ Il danese ha la tempistica di risposta più rallentata in media (+469ms)
✓ Il giapponese la più rapida (+ 7ms), seguita dal Tzeltal (+63ms)
✓ La media è 250ms (1/4 di secondo), il tempo richiesto per produrre una sillaba in inglese
(Stivers et al. 2009)

Gestione del turno e tendenze etnografiche


Il danese è la lingua ove l’avvicendamento dei turni è più rallentato, in linea con i risultati di studi etnografici
sulle culture nordiche

30
▹ «Two brothers of Häme (Finland) were on their way to work in the morning. One says, ‘It is here that I
lost my knife’. Coming back home in the evening, the other asks, ‘Your knife, did you say?’» (Tannen
et. al. 1985)
▹ Ricevere ospiti nel nord della Svezia: «We would offer coffee. After several minutes of silence the offer
would be accepted. We would tentatively ask a question. More silence, then a ‘yes’ or a ‘no’» (Bauman
et al. 1974)
▹ Un parlante tedesco davanti alla TV: «Perfino guardando la tv evitiamo di interrompere chi sta tenendo
un discorso e non facciamo commenti tra noi finché non ha finito» (Balboni 99)
Vs. la “conversazione anarchica” in un villaggio di Antigua, ove non vi è alcun «regular requirement for two
or more voices not to be going on at the same time» (Bauman et al. 1974)
▹ Dati confermati dal Tzeltal, una lingua maya parlata nello stato del Chiapas, Messico
Decostruzione di stereotipi: italiano quarto avvicendamento più lento del campione, anche se molti studi
etnografici la indicano come lingua altamente tollerante nei confronti di interruzioni e sovrapposizioni
• In media, 310ms tra un turno e l’altro: gap più alto della media del campione

La gestione delle pause e del silenzio


«Learning appropriate rules for silence is also part of the acculturation process for adults attempting to
develop communicative competence in a second language and culture» (Saville-Troike 1985: 12)
«The length of ‘gaps’, types of fillers, and amount of overlapping talk are culture-specific. In some societies,
gaps and silences are preferred to what is considered to be ‘idle chatter’. In others, such idle chatter is
positively termed as ‘phatic communion’» (Sifianou 1997: 75)
▹ Nelle culture occidentali, bassa tolleranza del silenzio in genere («In Western cultures, social
interaction should be filled with speech, not silence», Argyle 1972: 107)
▹ Vs culture orientali; «the silent Japanese», silenzio come strumento interazionale che trasmette fiducia,
discrezione e può esprimere molti significati: «a very important communication skill in Japan» (Yum
1994; cfr. i proverbi le bocche servono per mangiare, non per parlare; non dire niente è un fiore, Nakane
2007: 22)
Madre e figlia preparano il pranzo. Dopo circa due minuti di silenzio:
M- Fabrizia?!
F- Cosa c’è?
M- Sei silenziosa... c’è qualcosa che non va? (Maglio 2008)
Silenzio western: «the machine stops»
Discussione: silenzio in una cena, ascensore…
Basso contesto, esplicite, no silenzio, VS alto contesto e società di buoni ascoltatori
IN ITA: Com’è accolto il silenzio? Poiché siamo abituati a proferire e a scrivere molte parole, esso crea
imbarazzo ed è considerato come un “vuoto” della comunicazione che deve essere riempito; è percepito come
una riposta mancata che può suscitare irritazione in chi la riceve; è etichettato come debolezza, come
incapacità di reagire o di imporre se stesso o di esprimere il proprio punto di vista.

Interazioni asimmetriche
Nelle interazioni ordinarie «ciò che uno può, possono gli altri» (Leonardi & Viaro 1983: 147) e tutti i
partecipanti all'interazione possono indirizzare l'andamento della conversazione.
Si ha invece asimmetria nelle «interazioni comunicative in cui non si realizza fra gli interagenti una parità di
diritti e doveri comunicativi, ma i partecipanti si differenziano per un accesso diseguale ai poteri di gestione
dell'interazione» (Orletti 2000:12; cfr. il concetto di conversazione diseguale).
• predeterminazione nella alternanza dei turni.
• la figura del regista, caratterizzata da una marcata dominanza interazionale.
31
Un esempio: l’interazione medico-paziente.
MED. qui sulla sua scheda vedo che ha problemi di coagulazione (.) cosa vuol dire ha il diabete?
PAZ. ma::: non saprei che io sappia::: NO
MED. prende anticoagulanti?
PAZ. ma perché mi chiede questo? Non dovrà mica farmi un’incisione
MED. quindi non prende anticoagulanti
(a domanda preoccupata non do risposta: reazione dispreferita!!)

Quattro tipi di dominanza interazionale (Linell & Luckmann 1991)


• Dominanza quantitativa: differenza tra i partecipanti nella quantità di spazio interazionale a disposizione
(numero di parole, numero dei turni, durata dei turni ecc.)
• Dominanza interazionale: possibilità di mettere in atto mosse deboli o mosse forti in termini di controllo
dell’organizzazione delle sequenze
• Dominanza semantica: controllo sugli argomenti da discutere e capacità di imporre il proprio punto di
vista
• Dominanza strategica: possibilità di pianificare e incidere sui risultati globali dell’interazione
1. INS Benissimo, facciamo finta di essere degli scrittori e inventiamo una poesia, un dialogo: di una
storia che conosciamo già? No vero? No, di una storia che inventiamo noi. Cos’è un dialogo?
[Voci sovrapposte]
2.INS Cos’è un dialogo? Si dice dialogo ... quando ci sono due persone che parlano quando ci sono domanda
e...?
3.AL1 Risposta
4.INS Risposta, quindi un discorso tra due? + + persone. D’accordo?
5.AL2 Uomini.
6.INS Certo, uomini, normalmente è tra gli uomini vero? Non diciamo che il cane e il gatto fanno un discorso,
di solito parliamo di persone.
7.AL2 Il gatto e il cane?
8.INS Allora, attenti. Parliamo, trattiamo della storia di Pinocchio, raccontiamo la storia di Pinocchio.
Si considera una mossa forte quella che dà inizio ad una sequenza (ad es. una domanda), in quanto determina
le azioni (nonché il contenuto) di chi deve rispondere; la risposta è invece una mossa debole.
Nell’estratto che segue, come si manifesta la dominanza interazionale dell’insegnante? Riesci ad individuare
tutti e 4 i tipi di dominanza indicati da Linell e Luckmann?
Scuola elementare. L’insegnante, dopo aver spiegato che cos’è un dialogo, cerca di far ridurre in forma
dialogica una parte della storia di Pinocchio.
QUANT / MOSSE FORTI / CONTROLLO ARGOM – es. ignora domanda gatto e cane? → dominanza
strategica, scopo della lezione

Asimmetria e dominanza nell’interazione nativo-non nativo


Prototipicamente asimmetrica: un nativo con un ruolo di regista e non nativo con un ruolo subordinato per
la distanza linguistica, culturale e sociale che divide gli interagenti
O42: e il cud?
U43: cud avevamo
O44: sempre fotocopie anche questo?
U45: <eh> sì a posto
O46: ok
U47: questo per residenza?
O48: adesso/ dopo lo compiliamo anche quello lì <pb> questo qua è a posto (Sidraschi 2018: 62)
Foreigner talk
32
✓ livello fonologico: eloquio più enfatico e rallentato
✓ livello lessicale: uso di vocaboli più comuni
✓ livello sintattico: enunciati più corti e meno complessi
✓ livello pragmatico: preferenza per forme più dirette (allocuzione, ordini)
1M: appoggia pure la testa (...) comoda?
2: (...)
3M: io guardo tutti i denti, eh. Apri pure ((comincia a visitarla. Pausa molto lunga))
4M: dito dente, fa male?(...)
5: (...)
6M: questo qui, (..) chiuso (Orletti 2000: 113)
FT: si intende una varietà semplificata di lingua che i nativi utilizzano per parlare con stranieri
Agli stranieri spesso viene dato direttamente del tu, quando ad un nativo daremo del lei.
Nei rarissimi casi in cui l’utente cerca di introdurre un nuovo argomento nella conversazione l’operatore
provvede immediatamente a sanzionare l’insubordinazione e a riportare la conversazione sui binari da lui
prestabiliti. In questo frammento di conversazione si può notare come al turno 47 l’utente interrompa la serie
di Query Y/N dell’operatore intorno al reperimento dei documenti necessari alla pratica mettendo in atto a sua
vota una mossa Query Y/N. L’utente vuole ottenere ulteriori informazioni circa i moduli da compilare per
ottenere un altro tipo di documento (certificato di residenza), ma l’operatore al turno successivo interrompe
immediatamente la sequenza domanda-risposta inaugurata dall’utente producendo in sequenza una Action
Directive (adesso/ dopo lo compiliamo anche quello lì) e mette in atto una nuova Query Y/N (questo qua è a
posto?) che riporta subito la conversazione sul topic previsto dall’agenda nascosta.

In sintesi
Conversazione simmetrica Conversazione asimmetrica

Uguaglianza Dominanza
Negoziazione locale dei turni Gestione dei turni da parte del regista
Omogeneità dei turni Disparità tra turni
Alternanza libera Alternanza istituzionalizzata
Sovrapposizioni e interruzioni frequenti Sovrapposizioni e interruzioni rare

Sequenze di azioni
Nella conversazione si possono identificare sotto-strutture sequenziali coerenti anche più estese di una coppia
adiacente, che ne inglobano diverse.
➢ Esempio: l’espansione «verso l’alto» di una richiesta
1 Fre Fpre Oh by the way ((sniff)) I have a bi:g favor to ask ya.

2 Lau Spre Sure, go’head.

3 Fre Fpre ’Member the blouse you made a couple weeks ago?

4 Lau Spre Ya.


5 Fre FPP Well I want to wear it this weekend to Vegas but my mom’s
buttonholer is broken.
7 Lau insert Fred I told ya when I made the blouse I’d do the buttonholes.

33
8 Fre Post insert ((sniff)) but I hate ta impose.
9 Lau SPP No problem. We can do them on Monday after work.
«Pre-sequences of this sort … serve to allow some preliminaries to the projected sequence to get
accomplished or established before the base sequence itself has its FPP articulated ... while providing
recognition criteria for the base FPP when it “arrives” – i.e., it will be a question/telling/offer/request, etc»
(Schegloff 2007:44)

Sequenze di azioni di apertura nella conversazione telefonica


• Luoghi interazionali densi, in cui avviene il posizionamento socio-identitario degli interagenti; punto di
ancoraggio al primo argomento
• «Organizzazione sequenziale estesa che è praticamente unica» (Fele 2007: 86)
La sequenza Maria (squillo del telefono) Regola di distribuzione
chiamata / risposta Irene: pronto? Regola di non-conclusione
Sequenza di identificazione Maria: Irene? Presequenza di circospezione
Irene: sì? → Sequenza scomparsa con
Maria: sono Maria l’avvento del cellulare!
Sequenza di saluti Irene: ciao Maria Rituale di sostegno in cui ci si
Maria: ciao= scambiano «oggetti simbolici
desemanticizzati» (Fele 2007)
Sequenza di interessamenti Irene: =come va? Negoziazione della comunione
Maria: bene bene= fàtica, sancisce la relazione

↓ =eeh:: senti volevo sapere quando te la devo::: mandare quella


Entrata nel merito pagina:::famosa?
(primo argomento) Irene: quando VUOI naturalmente
Distrubuzione: chi risponde parla per primo.
Non conclusione: questa apertura non può essere la sequenza terminale, ma il preliminare per qualcosa che
deve venire.
Numero di sequenze variabile in base a contesto, relazione tra interlocutori, scopo della telefonata
Informale Intimo Formale
Chiamata Maria: (squillo del A: trillo A: trillo
/risposta telefono) B: Pronto? B: Agorà buongiorno
Irene: pronto?
Identificazione Maria:Irene? B: hOh B: e:h buongiorno
Irene: sì?
Maria: sono Maria
Saluti Irene: ciao Maria A: e:h
Maria: ciao=
Interessamenti Irene: =come va?
Maria: bene bene=
Entrata nel =eeh:: senti volevo B: allo:ra? B: senta volevo sapere (…)
merito sapere…

34
L’apertura di telefonate di servizio in prospettiva interculturale
Pallotti & Varcasia (2008): italiano, francese, spagnolo, tedesco e inglese a confronto.
Routine a prima vista semplice e standardizzata, ma culturalmente variabile.
Mosse culture-specific: l’espressione di availability in inglese
C: ((telephone rings))
R: hello melany can i help you?
C: yes hello good afternoon i’d like to know if you do interflora.
Mosse frequenti in una cultura e rare in altre: self-identification
C: ((telephone rings))
100
R: .hh guten tag hier ist dr reisebüro mein name
80 ist kristine?
60 C: ja guten tag hier ist müller äh ich rufe gerade
an u:nd um zu wissen […]
40
20
0
Inglese Francese Spagnolo Italiano Tedesco
Self-identification

https://www.immi.se/intercultural/nr17/pallotti.htm
Data come from a number of calls made to a variety of businesses and institutions, including bookstores, travel
agencies, hairdressers, language schools, libraries, student dorms, university departments.
the strong tendency for German callers to self-identify, vis á vis the lack of such a practice in English and
French, or the frequency with which Italians, French and Spaniards answer the phone with a simple ‘hallo’, a
format that is virtually absent from German and English service calls.
Le telefonate di servizio rappresentano un genere ben definito tra le conversazioni telefoniche. Questo tipo di
chiamate hanno come scopo quello di offrire e fornire dei servizi. Per questo motivo le chiamate prese in
considerazione nel corpus delle due lingue, italiano e tedesco, sono state effettuate ad uffici pubblici, negozi,
agenzie viaggi, parrucchieri, etc. per chiedere delle informazioni sui servizi offerti, prenotare un viaggio,
prendere un appuntamento. Si tratta di incontri nei quali i partecipanti hanno ruoli complementari: vi è sempre
un cliente o un utente che si rivolge a un ricevente per fare la sua richiesta.
I due formati ricorrenti nei turni dei parlanti italiani e tedeschi del corpus sono composti:
• dai saluti, seguiti da una pre-richiesta e dall’entrata nel merito;
• dai saluti, identificazione di chi chiama, pre-richiesta e motivo della telefonata.
Il secondo formato è principalmente riscontrato in tedesco. → mancata identificazione IT > TED può creare
diffidenza o altri problemi.
• Mosse strutturate differentemente in diverse culture: l’ordine greeting–identification (+ availability)
good afternoon travelrunners independent can I help you

35
?? super líneas santander buenos días la atiende ricardo dígame en que puedo ayudarle
80
60
40
20
0
Francese Italiano Spagnolo Tedesco Inglese
Channel opener Place identity
Place identity + greetings Greetings + place identity
«There is no pan-European standard way of answering the phone»
Identifying the place and greeting - is realised in the reverse order in at least one language, English. From this
follows the dubious validity of training programs based on literal translations of materials originally written
in other languages. An opening like good afternoon travelrunners independent can I help you?, which is quite
natural in the UK and uttered even in small businesses, becomes almost ludicrous when it takes the Spanish
form super líneas santander buenos días la atiende ricardo dígame en que puedo ayudarle, → soprattutto in
istituzioni enormi internazionali multinazionali calco automatico da inglese

Atti linguistici in prospettiva interculturale. Il caso delle scuse


L’atto linguistico di scusa
Transazione che rappresenta il riconoscimento di uno sbilanciamento nella relazione tra parlante e
interlocutore e che in qualche modo costituisce un tentativo di ristabilire l’equilibrio (Leech 1983: 125)
Atto compensatorio in reazione a violazioni di norme o aspettative sociali (Fraser 1981: 259)
Atto linguistico
▹ espressivo: funzione principale, «to express sorrow or regret for some state of affairs that the speaker is
responsible for» (Searle 1969); es., ingl. I’m sorry
▹ direttivo: in molte lingue, forme verbali imperativali che costituiscono un atto di richiesta; es., it. scusami
Caratteristiche costitutive:
• Occorre a posteriori, come complimenti, ringraziamenti e proteste
• Si riferisce ad azioni valutate come una rottura della norma costituita, come le proteste («By
complaining about or apologizing for its occurrence, an event is made into a transgression» Bergman &
Kasper 1991: 139)
• È orientato al parlante, che si assume la propria responsabilità
• È un atto minaccioso per la faccia positiva di S, mentre riconosce quella di H, rassicurandolo che «he
is being noticed, respected, and that the maintenance of a conflict-free relationship is desired» (Larina
2003: 212)
ORIENTAMENTO PARLANTE VS. complimenti, ringraziamenti e proteste, orientati all’interlocutore,
causalmente coinvolto nell’evento.

Struttura dell’atto di scusa


La scusa è tipicamente costituita da un atto testa; può essere supportata da una mossa di sostegno che specifica,
motiva e spiega l’atto testa, e seguita da strategie rimediali
Atti testa
✓ Richiesta di perdono (Mi scusi per il ritardo)
✓ Espressione di dispiacere (Mi spiace, sono mortificata)
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Mosse di sostegno
✓ Nominazione dell’atto (Professore, ho scordato il suo libro a casa)
✓ Giustificazione (Scusa, è che ho bucato la gomma della bicicletta e ho dovuto fare un pezzo di strada a
piedi)
✓ Mancanza di intenzione (Mi dispiace, non so come sia potuto succedere)
✓ Autodenigrazione (Mi scusi, sono un po’ goffa con queste valigie)
Strategie rimediali
✓ Offerta di rimedio (Mi scusi professore, ho dimenticato il libro, domani glielo porto)
✓ Promessa di non ripetere l’azione (Scusami davvero, non succederà più)
✓ Verifica della gravità (Oddio, si è fatto male?)

Componenti degli atti di scusa


(a) espressioni formulaiche e routinizzate attraverso le quali il parlante si scusa esplicitamente (tra il 75 e
l’85% degli atti di scusa secondo Olshtain 1989)
(b) assunzione di responsabilità;
(c) spiegazione o motivazione;
(d) offerta di un rimedio;
(e) promessa di miglioramento.
Scusa (formula), ho perso l'autobus (responsabilità), c’era un traffico terribile (spiegazione). Dai, fissiamo un
altro appuntamento (riparazione). Sarò in orario questa volta (promessa).

Tipi di scuse
Enunciati formulaici e convenzionalizzati che tipicamente contengono espressioni linguistiche ridotte allo
status di marcatori extra-frasali del comportamento cortese, come scusa, I’m sorry, pardon,
Entschuldigung (Watts 2003: 168-169)
• Scuse sostanziali, connesse ad un effettivo rincrescimento per uno sbaglio o un’offesa
Anto: E non fare così che mi spaventi
Lotu: Hai ragione, scusa (Scarpelli, La banda degli onesti)
• Scuse rituali, connesse alla realizzazione di aspettative sociali («rituali interazionali», Goffman 1967)
Tipicamente realizzate in «messaggi misti», ove si usa l’atto di scusa per realizzare un’azione diversa
Scusi, come ha detto che fa di nome questa signora?
Cfr. role plays «bottiglia di vino» e «caffè alla macchinetta»
alerters, cioè «element[s] whose function is to alert the Hearer’s attention to the ensuing speech act» (Blum-
Kulka et al. 1989: 277)
https://onedrive.live.com/edit.aspx?resid=D13CC258F7CB1F74!115&ithint=file%2cdocx

Le scuse nei messaggi misti


Per questioni relative alle norme di cortesia connesse ad una rottura dell’«etichetta»: ad es., chiedere scusa
per gaffe sociali come la tosse, un lapsus. Scuse politiche (nel senso di Watts)
Scusa Mario ora ti devo lasciare […]. (Chiude la telefonata)
Per rimediare ad offese minori in cui la scusa ha funzione di azione secondaria: ad es. introdurre una
richiesta, una domanda, come segnale allocutivo di richiamo ad es. per la presa del turno, come segnali di
correzione o di pianificazione linguistica
Scusa, siamo già a Milano?
Aldo, scusa … hanno suonato… che faccio?
Vedrai che mi aumenterà la rendita. Oh scusa volevo dire ci aumenterà

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Scuse che introducono atti minacciosi della faccia dell’interlocutore che precedono un atto linguistico
potenzialmente scortese
Sì Giangi, lo so che tu avresti voluto fare qualcosa, ma, scusa se te lo dico, non avevi proprio gusto
Scusi se la interrompo, ma le volevo chiedere quando andiamo in gita la prossima volta
«I'm sorry, but despite that, I'm going to say the unwelcome thing that I have to say» (rielab. Da Leech 2014:
119)

Scuse e mock politeness


«An ostensibly polite stance, which is indicated through the occurrence of a (non-)linguistic form or practice
that would in other circumstances be associated with a polite attitude, masks or disguises an ‘impolite’ stance
that arises through implicature” (Haugh 2014: 278)
Petralia, faccia passare la monaca zitella, chiedo scusa, volevo dire la signorina Cesira (Schirinzi, Anche la
verità può avere i baffi)
E no! [...] queste cose che dice tuo padre non mi sognerei mai di farle, eh, scusa (Chinnici, Se riesce siamo
ricchi)
Scusa ma ti sei bevuto il cervello?
• In questi enunciati le marche apologetiche non posizionano il parlante come “pentito”, ma sembrano
invece rafforzare il dissenso, la sfida o il sarcasmo
• In questi contesti, le norme associate all'uso delle forme sono quindi impiegate strategicamente per
implementare la scortesia
☞ Per approfondire, cfr. Culpeper 2011

Analizzare gli atti di scusa a livello interlinguistico


Le principali differenze interculturali riguardano:
• quando scusarsi (quali situazioni richiedono una scusa)
• come scusarsi (Qual componenti semantiche sono necessarie per formulare una scusa appropriata)
• l’orientamento verso strategie di politeness positiva o negativa
Banrlund & Yoshioka (1990) su inglese e giapponese [questionario con 12 scenari che descrivevano offese
con vari gradi di gravità (es. incidente in macchina presa in prestito; idem + facendo male a qualcuno) 120
studenti universitari per nazionalità]
Set di risposte possibili:
1. Non dire/fare niente 6. Dire «I’m very sorry»
2. Spiegarsi 7. Scrivere una lunga lettera di scuse
3. Scusarsi in modo ambiguo 8. Scusarsi esplicitamente e ripetutamente
4. Scusarsi non verbalmente (con un gesto) 9. Fare qualcosa per l’altra persona
5. Dire «I’m sorry» casualmente 10. Dimettersi
• Per entrambi i gruppi, la scelta più diffusa è stata dire «I’m very sorry» (num. 6)
• La seconda è stata per gli americani spiegarsi (21.5%), per i giapponesi fare qualcosa per l’altra persona
(21.1%)
→ Tanaka (1991): distanza e potere fattori regolatori dell’atto di scusa in giapponese; i giapponesi si scusano
anche per atti commessi dai propri familiari; si attendono reciprocazione più che spiegazione
FARE qualcosa per altri → collettivismo vs spiegazione radicata nella propria esperienza e percezione. Non
penso a proteggere la mia faccia, ma riconosco la tua faccia e faccio qualcosa per riparare.

Ogiermann (2009) su inglese, russo e polacco


Data l’imprevedibilità dell’atto di scusa, discorso parlato spontaneo difficilmente utilizzabile per un’analisi
pragmatica di questo tipo
38
Discourse Completion Test: descrizione di scenari di vita quotidiana in cui si elicita un atto desiderato, che
l’informante deve fornire nella porzione di dialogo lasciata incompleta
• 500 partecipanti > 300 test
• Distrattori: richiesta e protesta
• Si chiedeva agli informanti di rispondere nel modo più spontaneo in discorso diretto (senza evocare
direttamente l’atto di scusa nelle istruzioni)

Inglese Polacco Russo


(I’m) sorry [635, 98%] przepraszam «I apologise»_IMPF izvini-te «forgive» [404, 69%]
[495, 82%]
I’m afraid [4] przykro mi «sorry» [32] prosti-te «forgive» [125, 21%]
Excuse me [2] sorry/sorki [36] prošu proščenija
«I beg forgiveness» [27]
Apologies [1] Richieste di perdono (wybaczyć) [14] sori/pardon [3]

700
600
500
400
300
200
100
0
Apology (performative) Expression of regret Request for forgiveness
Inglese Polacco Russo

The unpredictable nature of apologies is another reason why the collection of naturally occurring data in three
countries does not seem a viable option.

Dietro le formule: concettualizzazioni interculturali dell’atto di scusa


In inglese, forte enfasi sull’espressione del rammarico, che non prevede l’assunzione di responsabilità da parte
del parlante; alcune espressioni molto opacizzate (sorry about that)
In polacco, la strategia più comune è quella performativa («mi scuso»)
• In inglese, I apologise ha scarsa forza illocutiva («I said I apologize, I didn’t say I was sorry», Thomas
1995: 35)
Il russo focalizza l’atto di richiesta di perdono

39
• Izvinite contiene la parola vina «colpa» (il parlante richiede letteralmente di essere liberato dalla colpa);
minimizzazione della colpa, commessa senza piena responsabilità
• Prosti-te spesso associato a contesti religiosi e remissione di peccati: usato per offese più serie, pone
l’accento sul perdono accordato alla colpa commessa con piena responsabilità
→ Le formule di scusa «function as conventional linguistic means to embody culture-specific attitudes»
(Suszczyńska 1999: 1059)
INGLESE: Non c’è connessione logica tra rammarico e assunzione di responsabilità
RUSSO: Il concetto di scusa in russo è basato sull’ammissione di colpevolezza da parte del parlante e sul
ricevente che lo libera dalla colpa. Scusa in russo si configura essenzialmente come richiesta di perdono che
deve essere argomentata in modo adeguato in base a diversa percezione del grado di colpa: Forme verbali
all’imperativo > forte orientamento richiestivo diretto all’interlocutore (vs ad es. inglese) ma possibilità di
marcare linguisticamente differenze nella percezione della colpa

Le scuse in culture a politeness positiva vs negativa


Scuse basate su politeness negativa: minimizzazione dell’offesa e assegnazione di responsabilità a fattori che
esulano dal parlante.
• Comportamento più tipico dei parlanti inglesi, che spesso mettono in campo strategie per salvare la
propria faccia; l’espressione I’m sorry veicola semplice dispiacere e rimpianto.
Scuse basate su politeness positiva: autocolpevolizzazione marcata, esplicita assunzione di responsabilità e
autocritica.
• Comportamento più tipico dei parlanti slavi; richiesta di perdono che coinvolge gli interagenti nel
processo di ricostruzione dell’equilibrio (strategia di avvicinamento); meno protezione per la propria
faccia, prevale l’interesse a ristabilire l’equilibrio sociale.

Inglese Polacco e russo


I probably haven’t fed them as much as I should Niestety nie miałem czasu i to odbiło się na ich
have. zdrowiu. [polacco]
‘Unfortunately I didn’t have time and this has
affected their health.’
I think I might not have fed them properly. ... vremeni u menja bylo malo i očevidno nekotorye
rybki ne perežili goloda. [russo]
‘... I had little time and apparently some of the fish
didn’t survive the hunger.’
I dati inglesi non solo contengono la più bassa frequenza di conti che accettano responsabilità, ma mostrano
anche una preferenza per formulazioni attente che combinano una giustificazione con una descrizione critica
l'esito dell'offesa, nel qual caso la giustificazione non solo fornisce circostanze attenuanti circostanze, ma
collega anche l'oratore con il danno subito come la persona responsabile.
Autocritica e autodenigrazione molto rare nei parlanti inglesi > piuttosto, espressioni di imbarazzo (this is
embarassing), focus sulla sensazione di disagio vissuta dal parlante
«Polish people are “more ready (and expected) to display their weakness” than are British people who tend to
avoid these strategies, for “admitting one’s deficiency can be quite embarrassing, discrediting, and ultimately
unnecessary in a society that values personal preserves and egalitarianism» (Ogiermann 240, citing
Suszczyńska 1999: 1063)
Quantità di spiegazioni offerte molto più alta nei parlanti slavi; cfr. i dati dello scenario Mistaking a stranger

40
Inglese Polacco
Sorry, wrong person. ... sądziłam, że to mój kolega, którego już dosyć dawno nie widziałam.
Najwyraźniej się pomyliłam.
‘... I thought it was my friend, whom I haven’t seen for quite a while. Very
clearly, I’ve made a mistake.’
Formulazioni vaghe (non dare Maggiore disponibilità a intraprendere conversazioni con sconosciuti;
dettagli personali) e informazioni personali anche quando non essenziali
formulaiche → Cultura collettivistica e orientata alla positive politeness
→ negative politeness

Le scuse in culture a politeness positiva vs negativa


L’evitamento di responsabilità è tipico delle culture basate su un sistema di politeness prevalentemente
negativa
La strategia «comportati da innocente» è la strategia di distanziamento più comunemente usata dai parlanti
inglesi per proteggere la propria faccia
I don’t know what happened, they must have died.
I don’t know, I didn’t really look at them when I fed them.
Vs. parlanti slavi, che offrono particolari e rendono lo sbaglio più comprensibile e scusabile e potenzialmente
meno dannoso per la continuazione della relazione interpersonale.
Sorry, ale wydaje mi się, że niektóre rybki zachorowały. Były jakieś otępiałe, a następnego dnia zdechły. Nie
wiedziałam, co mam robić! Mam nadzieję, że nie jesteś na mnie zły.
‘Sorry, but it seems to me that some of the fish fell ill. They were a bit dull and the next day they died. I didn’t
know what to do! I hope you are not angry at me.’

Correlazioni tra intensificazione e distanza sociale

L’influenza della distanza sociale nella variazione delle scuse è molto più forte in russo e polacco: attitudini
diverse nei confronti dell’autorità in queste culture di stampo ex-socialista, collettivistico.

41
In inglese, i parametri di distanza e potere dell’interlocutore non sembrano invece rilevanti. In tutte e tre le
lingue più intensificazione con chi è potente, ma non del tutto sconosciuto (categoria 3) > possibilità di
relazione futura.

In inglese le scuse agli amici (categoria 1) sono più intensificate di quelle rivolte agli sconosciuti.
Maggiore senso di intimità tra amici per parlanti russi e polacchi.
Scuse «effusive» sentite come troppo marcate e invadenti in contesti formali (minaccia faccia negativa), e
questo è valido a livello interlinguistico (categoria 4)
Anche l’inglese scende un pochino in categoria 3 e 4

Un ultimo spunto: l’analisi pragmatica dell’atto di scusa nell’interlingua


Trubnikova (2017): confronto delle strategie e delle formule utilizzate per l’espressione della scusa da parte
di apprendenti russofoni di’italiano L2
• «mi scusi per favore» (cf. izvini, požalujsta); «mi scusi, per l’amor di Dio» (cf. izvini, radi Boga)
• «Mi dica per favore quando domani lei sarà libero per un incontro?»
➢ Pragmatica viene prima della grammatica:
• «Potresti lo porta un giorno durante la settimana?»
• «È possibile di tornarlo domani?»
• «Tranquillo. Prendo il taxi per andare a casa mio, allora turno fra pocco. Ha il vostro libro subito»
«L’intenzione comunicativa precede la grammatica, ossia la conoscenza formale della lingua» Trubnikova
(2017: 63)

In conclusione
Cosa c’è di universale nelle scuse?
«They aim at restoring social equilibrium» (Ogiermann 209)
Cosa di culturalmente specifico?
• Il tipo di atto implicato (espressivo vs direttivo)
• L’aspetto focalizzato dalle formule apologetiche (rimorso, colpa, perdono)
• La disponibilità dei parlanti ad assumersi la responsabilità
• Il valore sociopragmatico dell’intensificazione
• La propensione alla condivisione di spiegazioni e dettagli personali
• L’approccio globale all’evento comunicativo, orientato verso la deferenza (distanziamento) vs uno stile
solidale (avvicinamento)
«Cultural differences do not only obtain in preferences for local strategic choices but for global approaches to
the speech event, such as opting for a deference versus a solidarity style» (Bergman & Kasper 1991: 142)
«Apparently, in a negative politeness culture, the provision of personal information can be seen as an
unnecessary self-exposure and even as imposition on the hearer’s negative face. Speakers of the two Slavic

42
languages were less protective towards their negative face, which resulted in more direct responses in Russian
and more effusive apologies in Polish» (Ogiermann 2009)

L’atto di scusa in diacronia. Variazione e mutamento nella storia


dell’italiano
Il quadro teorico
Pragmatica storica, “a versatile new filed in pragmatics devoted to a diachronic study of language use and
human interaction in context” (Jucker & Taavitsainen 2010)
Cortesia storica (historical politeness: Bax & Kadar 2012), “a socioculturally and pragmalinguistically based
view of diachronic politeness”.
Scopo pragmatic: identificare connessioni tra cambiamenti socioculturali e mutamenti nelle pratiche di
cortesia, dato che “speech acts and their contexts are (or become) conventionally or standardly associated with
particular forms” (Culpeper & Demmen 2011:59)

Obiettivi della ricercar e corpus testuale


i. A livello generale, esplorare l’evoluzione diacronica della nozione di faccia, ossia come questa
venga concettualmente ridefinita, culturalmente percepita e linguisticamente espressa nel corso del
tempo;
ii. In particolare, comparare variazione e mutamento nelle strategie di facework realizzate tramite
gli atti di scusa in diverse fasi diacroniche tra il ‘600 e il ‘900;
iii. Analisìzzare l’espressione sociale e linguistica del facework in relazione ai cambiamenti storico-
culturali che hanno influenzato il sistema della cortesia attraverso i secoli

Constructed imaginary speech (Culpeper & Kytö 2000)


Evidence for language history from below (Elspass 2012)

La classificazione delle scuse


•Scuse sostanziali
PIRINO. Se è cosí, ho il torto.
FORCA. Mille torti, non ch’uno.
PIRINO. Perdonami. (Della Porta, La carbonaria II, 2)
•Messaggi misti, in cui l’espressione delle scuse serve a realizzare un atto diverso:

- connesso a questioni di «etichetta» (E)


CAVALIERE Madama, vi sono schiavo.
DORALICE Vi son serva.
CAVALIERE Perdonate se mi son preso l'ardire di venirvi a fare una visita
(Goldoni, La famiglia dell’antiquario I, 27)
- per rimediare a offese minori, in cui la scusa funzione come un’azione secondaria (AS)
GUIDO Ma vai subito a vestirti, perdio! Non c'è un minuto da perdere, ti dico!

43
LEONE Scusa, perché? (Pirandello, Il giuoco delle parti, III, 3)

- scuse che introducono FTA


EMMA Scusate: ma che merito è il vostro? Nasceste ricco e perciò avete potutosposarmi!
FABIO Scusate voi! Non nacqui punto ricco. (Torelli, I mariti II, 1)

Analisi quantitativa:

La frequenza delle scuse attraverso i secoli

Crescita esponenziale degli atti di scusa.

Scuse sostanziali vs messaggi misti


Mentre le scuse sostanziali rimangono
diacronicamente stabili, sono i messaggi
misti che segnano un forte incremento a
partire dal ‘700.
Ciò riflette un’importanza sempre crescente
associata a processi di facework, e una
preoccupazione molto più esplicita per
questioni relative alla faccia degli
interlocutori.

Tipi di messaggi misti nel corpus

44
In particolare, l’incremento più massiccio si realizza nell’ambito delle scuse che accompagnano azioni
secondarie e soprattutto FTAs, con un picco di frequenza nel ‘900

Analisi diacronica qualitativa:

- Il XVII Secolo
Bassissima frequenza dell’atto di scusa in generale
Predominano le scuse sostanziali: solo due scuse in messaggi misti, per questioni relative all’etichetta →
attenzione molto scarsa a strategie di salvaguardia della faccia
Le scuse sono realizzate tramite il lessema perdonare
BALIA. Amasia Amasia, presto presto! ché Cintio vi chiama ché vostropadre vi cerca.
CINTIA. Cor mio, perdonatemi. - Eccomi eccomi! (Della Porta, Cintia, II, 7)
Atto di scusa legato alla dinamica di pentimento e perdono
Cfr. la situazione che Jucker (2018) descrive per l’antico inglese: “Renaissance apologies are more like
requests for the addressee’s generosity to forgive or overlook the offence”
“An offence was a transgression that required retribution and punishment but no apology” (Kohnen
2017: 305)
Menzioni di atti di supplica che accompagnano le scuse, ad es. inginocchiarsi per mostrare sottomissione,
un’esternalizzazione della metafora dell’asse verticale della gerarchia sociale
PIRINO. Non me lo potevi dir subito? Perdonami, fratello, fratellino mio dolce.
FORCA. No, no: tornerò i danari a vostro padre …
PIRINO. Forca mio, m'ingenocchiarò a’ tuoi piedi. (Della Porta, Carbonaria, II, 2)
Complessa elaborazione dell’atto di scusa, in linea con i risultati di Jucker & Taavitsainen (2008)
sull’inglese del ‘500-’600, ove le scuse erano molto menoroutinizzate di oggi e semplici espressioni come
sorry e pardon, non erano percepite come sufficienti: I parlanti di norma aggiungevano spiegazioni, vocativi
oaltri atti di supporto.

- Il XVIII Secolo
Il repertorio delle formule apologetiche si arricchisce e include lessemi derivati da scusare, perdonare e
compatire.
Le scuse sono usate soprattutto in messaggi misti, in FTAs ma anche in situazionilegate all’etichetta:

BRIGHELLA La me perdona; ma buttar via tanti bezzi in ste cosse...


(Goldoni, La famiglia dell’antiquario, I, 1)
CAVALIERE Madama, vi sono schiavo.
DORALICE Vi son serva.
CAVALIERE Perdonate se mi son preso l'ardire di venirvi a fare una visita
(Goldoni, La famiglia dell’antiquario I, 27)
Il ‘700 è caratterizzato da un’etichetta cerimoniosa che implica l’uso di un complesso inventario di formule
fisse e di routines convenzionali adatte alle diversesituazioni della vita sociale
Complimento di scuse, cerimoniale normativo codificato nei minimi dettagli
OTT. Del servitore parla più niente?
PANT. Anca per questo la xe giustada. El gh'ha domandà scusa, e la xe fenia
OTT. Senza mio ordine ha domandato scusa? Lo caccerò via
PANTALONE Andé da vostra madonna, e domandeghe scusa.
DORALICE Domandarle scusa poi non mi par cosa da mia pari.
45
(Goldoni, La famiglia dell’antiquario, I, 12)

- Il XIX Secolo
Ulteriore incremento degli atti di scusa, soprattutto nei messaggi misti e legatiall’etichetta
Preoccupazioni legate all’etichetta comunque connesse alla gestione della faccia
- Rivolgersi a qualcuno può minacciare la faccia negativa dell’interlocutore
- Abbandonare una conversazione quella positiva
RODOLFO. Mille scuse, signori. Ah! ti trovo, Carlo! Per bacco! è un'ora che ti cerco!
(Verga, I nuovi tartufi I, 5)
TEODORO Ho l'emicrania, baronessa; un'emicrania terribile...
RITA Ma per giovedì vi sarà passata...
TEODORO Per solito mi dura tre giorni... Vado a mettermi a letto... Permettetemi; scusate
(Torelli, I mariti II, 5)
Emergono nuove preoccupazioni connesse alla salvaguardia della faccia, ad es.quando si esprime disaccordo:
come sottolineato dai manuali di buone manieredell’epoca, il dissenso deve essere mitigato da espressioni di
scusa
GIULIA Vi farò notare un orribile difetto di mio marito: una macchia gialla nell'occhio sinistro!
SOFIA Questo poi, scusa, non è vero!... (Torelli, I mariti I, 3)
Il XIX secolo costituisce un punto di svolta fondamentale per l’evoluzione dellescuse nella storia dell’italiano
Commenti metapragmatici riflettono la critica implicita del codice normativo ereditato dal ‘700, ormai
sentito come pomposo, arcaico e artificiale, e quindi la tendenza ad abbandonarlo appena possibile, in
conformità coi valori meno formalidella nuova borghesia emergente, protagonista della scena politica post-
unitaria
DI RIVERBELLA (per andar via) Duchessa; vi rinnovo i miei augurii...
LA DUCHESSA Scusatemi, Errico: vi tratto senza cerimonie come il figlio della mia piú cara amica...
DI RIVERBELLA Grazie, duchessa.
(Torelli, I mariti I, 8)
LA DUCHESSA Dammi il braccio, Filippo; voglio andare nelle mie camere... […]
FABIO Arrivederci, duchessa.
LA DUCHESSA Non vi domando scusa, Fabio, perché vi considero già della nostra famiglia...
(Torelli, I mariti I, 8)

- Il XX Secolo
Ulteriore impennata nella crescita degli atti di scusa
Il lessema perdonare è marginale e ha una connotazione formale, mentre scusare èmolto più comune

46
Le scuse in azioni secondarie sono sempre più frequenti, ma ancora di più quelle che mitigano FTAs:

Risultati: principali tendenze di sviluppo diacronico


Gli atti di scusa diventano sempre più frequenti col passare del tempo, con una parallela decrescita del loro
“peso sociale”
Non crescono tanto le scuse sostanziali volte a rimediare a un’offesa, ma Imessaggi misti, e soprattutto quelli
relativi alla protezione o al riconoscimento della faccia propria e altrui
Questo mostra che in passato i processi di facework erano meno salienti oaddirittura assenti
Nei tempi pre-moderni, «politeness as social indexing»: “Medieval societydid not deprive the individual of
his freedom, because the ‘individual’ did not exist” (Fromm 1941: 43)
Fino al ‘700 faccia come “regulatory principle promoting conformity with established norms” (Terkourafi
2007: 319, cfr. Watts’ politic behaviour); in queste culture non c’è bisogno di faccia negativa, e la cortesia è
il dovere checiascuno ha nei confronti del gruppo.
L’atto di scusa nel passato era meno routinizzato, più elaborato, più rigidamentecodificato da un’etichetta
normativa, da un vero e proprio cerimoniale

Nel corso del tempo, aumenta la frequenza di questo atto: ciò determina la sua , convenzionalizzazione e
semplificazione, con due principali conseguenze a livellolinguistico:
Pragmaticalizzazione di una sola formula (scusa)
Il repertorio linguistico per gli atti di scusa si è progressivamente riconfigurato

compatire
perdonare perdonare scusare
scusare

XVII secolo XVIII secolo XX secolo

47
Conclusioni
Attraverso i secoli i parlanti italiani si sono scusati sempre di più e hanno sovraesteso la formula apologetica
per eccellenza, scusa, ad altre funzioni cortesioltre all’atto di riparazione basico, ad es. richiamare l’attenzione
di qualcuno o prendere il turno.

Riflessi linguistici: incremento nella frequenza dei messaggi misti, riduzione del repertorio lessicale delle
scuse, pragmaticalizzazione di una sola formula con più marcata funzione rituale e
indebolimento della sua forza illocutiva.
- Da una cortesia ‘sociale’ connessa all’adeguato posizionamento socio-identitario
proprio e altruisull’asse verticale del potere ed espressa da un rigido cerimoniale
codificato

“Politeness was more about acknowledging your place in society, had more to do with social indexing, with
recognising one’s place in the scheme of things, than negotiating face” (adatt. da Culpeper & Demmen 2011:
59)
- All’emergere dell’individualità borghese e alla riorganizzazione dei rapporti sociali
sull’asse orizzontale della distanza sociale, alla base dellanostra idea moderna di
rispetto della faccia (→ cortesia negativa)

Verso una competenza pragmatica interculturale


Per comunicare correttamente serve la competenza linguistica, per comunicare efficacemente e
appropriatamente serve la competenza pragmatica, anche in contesto plurilingue e multiculturale
▹ Abilità interculturali secondo il QCE
✓ Mettere in rapporto la cultura di origine con quella straniera
✓ Entrare in contatto con persone di altre culture
✓ Fungere da intermediario e risolvere incidenti critici
✓ Superare modalità di relazione stereotipate
Aggiungere al bilinguismo il biculturalismo: pensare, sentire e agire in due o più modi diversi, in relazione
alle culture in gioco (Bettoni 2006: 57)
Negli ultimi anni, si sostituisce «l’impossibile» insegnamento della comunicazione interculturale con
l’insegnamento di un modello di analisi e descrizione della comunicazione interculturale:

48
«I problemi della comunicazione interculturale tra un italiano e parlanti appartenenti a n culture sono infiniti;
allora un modello può indicare un numero n di potenziali punti critici universali» (Balboni 2015: 3)

i due ambiti relativi ai valori e agli eventi sono delle serie aperte e variabili da contesto a contesto: ad esempio,
mappando i potenziali punti critici della comunicazione tra italiani e spagnoli, è probabile che il punto 1.4,
relativo al concetto di famiglia, possa essere depennato, mentre indubbiamente andrà inserito qualcosa sul
tema dell’intrattenimento pubblico che implica sevizia e uccisione di un animale. Questa considerazione
spiega perché la mappa interculturale vada adeguata, in questi riquadri, alle due culture messe a confronto.

Come si acquisisce la competenza pragmatica interculturale?


Le competenze interculturali si acquisiscono nel tempo e in funzione dell’esposizione dell’individuo ad
esperienze di alterità culturale
o Chi apprende una L2 e la relativa cultura le associa alla propria lingua-cultura, sviluppando
interculturalità e plurilinguismo > l’esperienza attiva e ragionata di questo processo sta alla base della
consapevolezza interculturale
La competenza interculturale è quindi un processo dinamico

49
o Il nostro modo di concepire la realtà si adegua progressivamente ad accogliere la differenza man mano
che maturiamo esperienze sempre più complesse di alterità culturale

Il modello DMIS
Definisce la sensibilità interculturale in termini di fasi della crescita personale
La percezione della differenza culturale può essere esperita in diversi stadi: ogni stadio corrisponde a una
diversa percezione e interpretazione della realtà

«People at the acceptance stage enjoy recognizing and exploring cultural differences. They are aware that they
themselves are cultural beings. "Acceptance" does not mean that a person has to agree with or take on a cultural
perspective other than his or her own. Rather people accept the viability of different cultural ways of thinking
and behaving, even though they may not like them» (Bennett 1998: 28)
Negazione delle differenze culturali, associate a una categoria indistinta di alterità. Isolamento e separazione.
Timore delle differenze culturali.
Tolleranza e minimizzazione delle differenze culturali, subordinate rispetto alle caratteristiche universali che
ci accomunano tutti in quanto esseri umani.
Accettazione e rispetto delle differenze culturali. Relativismo comportamentale e valoriale.
Polarizzazione di pensiero noi/loro. Denigrazione e atteggiamenti di superiorità.
ADATTAMENTO Capacità di relazionarsi con culture differenti in maniera efficace. Empatia e
interiorizzazione di prospettive culturali multiple.
INTEGRAZIONE La differenza culturale è considerata come parte integrante della propria costruzione
identitaria. Concezione del sé come ʺpersona interculturaleʺ.
Capacità di creare ponti tra le culture.

Modalità d’esame
Esame scritto
6 domande (3 per modulo)
Modulo 1:
50
• due domande teoriche
• un esercizio di analisi e commento di uno scenario comunicativo interculturale:
✓ Analisi di un incidente critico
✓ Analisi di facework e strategie (s)cortesi in prospettiva interculturale
✓ Analisi di conversazioni in prospettiva interculturale
✓ Analisi pragmatica di un atto linguistico in prospettiva interculturale
Esempio
Jerry and Bob are going to the movies. They want their Chinese colleague, Zhang, to go with them.
JERRY (SMILING): Hey, duschbag, wana come with us?
ZHANG: What did you just call me?
JERRY: Forget it. Do you want to come with us?
Tom ha noleggiato un'auto un fine settimana. Era la prima volta che guidava una macchina in Giappone, ma
è sempre stato un ottimo guidatore negli Stati Uniti. Sulla strada verso la casa del suo amico, però, ebbe un
incidente. Un bambino di circa quattro anni corse in strada da un vicolo proprio mentre Tom stava passando.
Tom stava guidando al di sotto del limite di velocità e guardava attentamente la strada, quindi frenò
immediatamente. Tuttavia, l'auto sfiorò il bambino, facendolo cadere. Tom fermò immediatamente l'auto e
chiese a un passante di chiamare la polizia e un'ambulanza.
Fortunatamente, le ferite del bambino erano lievi. La polizia non fece una multa a Tom: grazie al racconto di
alcuni testimoni, si stabilì che non aveva alcuna colpa. Gli dispiacque molto per lo spavento arrecato al
bambino, ma decise che non c'era più nulla che potesse fare, e così nei giorni successivi cercò di dimenticare
l'incidente. Tuttavia, dopo una settimana Tom venne a sapere dal poliziotto che i genitori del bambino erano
estremamente turbati dalla risposta di Tom all'incidente.
FINE FEDRIANI

51
Strick Lievers – Lessico
La nozione di parola
Che cosa è una parola?
verde
verde acqua / verdeacqua
verdemare / verde mare
“It must be said at once that it cannot be encapsulated in a definition, still less one that will be valid for all
languages. It lies instead in a range of characteristics that words in general tend to have and other units tend not
to have” (Matthews 1991: 209)
La nozione di parola è fondamentale nella tradizione linguistica occidentale, ma è particolarmente difficile da
definire
Varie definizioni, a diversi livelli di analisi linguistica:

Parola grafematica
Una parola è una sequenza di grafemi delimitata da spazi bianchi
• In italiano:
< la casa > : due parole, la e casa
< lo mangio > : due parole, lo e mangio
< mangialo > : una parola, mangialo
< pescespada > : una parola, pescespada
< pesce palla > : due parole, pesce e palla
< arteterapia > : una parola, arteterapia
< arte terapia > : due parole, arte e terapia

Una parola è una sequenza di grafemi delimitata da spazi bianchi


• Lingue con sistema di scrittura che non prevede spazi bianchi?
‣ Cinese:
他在桌⼦上挑。(es. da Arcodia, G. & Basciano, B. (2016), Linguistica cinese, Bologna, Pàtron, p. 171
tā zài zhuō zi shàng tiāo
lui su tavolo sopra saltare ‘Salta/ha saltato sul tavolo’

‣ Scriptio continua
• Lingue che non hanno un sistema di scrittura?

Realtà psicologica della parola


“Linguistic experience, both as expressed in standardized, written form and as tested in daily usage, indicates
overwhelmingly that there is not, as a rule, the slightest difficulty in bringing the word to consciousness as a
psychological reality. No more convincing test could be desired than this, that the naïve Indian, quite
unaccustomed to the concept of the written word, has nevertheless no serious difficulty in dictating a text to a
linguistic student word by word; he tends, of course, to run his words together as in actual speech, but if he is
called to a halt and is made to understand what is desired, he can readily isolate the words as such, repeating
them as units. He regularly refuses, on the other hand, to isolate the radical or grammatical element, on the
ground that it “makes no sense” (Sapir1921: 33)

52
“[I]n Chinese [...] the ‘word’ is by no means a clear and intuitive notion. In Chinese language and culture, the
clear and intuitive notion [...] is the zì 字.The term zì 字 actually has two distinct meanings in popular usage:
it can mean either a morpheme in the spoken language, or it can mean a written Chinese character.”
(Packard 2000: 14-15)

Parole per “parola”


“[...] only some languages have a lexeme with the meaning ‘word’. Even in some familiar languages where
this does occur it may be a recent development. For instance, in Old English the primary meaning of word
was: a) for referring to speech, as contrasted with act or thought.There was a second sense, which may then
just have been emerging: (b) what occurs between spaces in written language. In the development of English
(b) has become the major sense [...] with sense (a) still surviving mainly in fixed phrases, e.g., the spoken
word, the written word, the Word of God, a word of warning/advice/caution. [...] Similar remarks apply to
corresponding terms in some other European languages, e.g., mot in French and slovo in Russian, German
also has a noun, Wort, with these two senses, but there are here two plural forms – Worte for ‘speech’ and
Wörter for ‘what is written between spaces’.
[...] The vast majority of languages spoken by small tribal groups (with from a few hundred to a few thousand
speakers) have a lexeme meaning ‘(proper) name’ but none have the
meaning ‘word’”. (Dixon & Aikhenvald 2000)

Parola fonologica (o fonematica)


Una parola è una sequenza di parlato che si comporta come un’unità fonologica, e che si raggruppa intorno ad
un solo accento principale

• Lingue ad accento fisso


“in una lingua con accento fisso sulla sillaba finale, come il francese, la presenza dell’accento segnalerà la
fine di una parola e l’inizio di un’altra; in una lingua con accento fisso sulla sillaba iniziale, come lo svedese,
la presenza dell’accento segnalerà l’inizio di una nuova parola e la fine di quella precedente” (Berruto &
Cerruti 2017)
Una parola è una sequenza di parlato che si comporta come un’unità fonologica, e che si raggruppa intorno ad
un solo accento principale
• Italiano
caposala 1 parola dal punto di vista grafematico; 2 parole dal punto di vista fonologico
la rana 2 parole dal punto di vista grafematico; 1 parola dal punto di vista fonologico
• Francese:
des enfants: 2 parole dal punto di vista grafematico; 1 parola dal punto di vista fonologico [dezɑ̃ˈfɑ̃] /
[de][zɑ̃][fɑ̃]

Parola morfosintattica
Una parola è un elemento linguistico caratterizzato da:
• coesione interna:
(1) una parola non può essere interrotta da altro materiale linguistico Es: ferro → *fterro
(2) l’ordine dei morfemi all’interno della parola è fisso Es: *oferr

• mobilità: una parola può spostarsi all’interno di una frase, in base alle regole di una data lingua
Es: Il materiale di cui è fatta la Torre Eiffel è il ferro / Ferro è il materiale di cui è fatta

53
• enunciabilità in isolamento: una parola può costituire un enunciato da sola
Es: Di che cosa è fatta la Torre Eiffel? Ferro
Però, attenzione: qual è il suffisso di superlativo assoluto? -issimo

Una parola è un elemento linguistico caratterizzato da:


• coesione interna:
(1) una parola non può essere interrotta da altro materiale linguistico Es: arteterapia / arte terapia → una
buona arteterapia / una buona arte terapia / *una artebuonaterapia / *una arte buona terapia
(2) l’ordine dei morfemi all’interno della parola è fisso
Es: *terapiaarte, *terapia arte

• mobilità: una parola può spostarsi all’interno di una frase, in base alle regole di una data lingua
Es: l’arteterapia (o arte terapia) è il suo mestiere / il suo mestiere l’arteterapia (o arte terapia), ma *l’arte è il
suo mestiere terapia.

• enunciabilità in isolamento: una parola può costituire un enunciato da sola


Es: Di che cosa ti occupi? Arteterapia / arte terapia

Una parola è un elemento linguistico caratterizzato da:


• coesione interna:
(1) una parola non può essere interrotta da altro materiale linguistico Es: il → *ipel
(2) l’ordine dei morfemi all’interno della parola è fisso non applicabile

• mobilità: una parola può spostarsi all’interno di una frase, in base alle regole di una data lingua
non applicabile

• enuciabilità in isolamento: una parola può costituire un enunciato da sola


Es: Cos’è? *il (Però: Qual è l’art. masc. sing? il)

Una parola è un elemento linguistico caratterizzato da:


• coesione interna:
(1) una parola non può essere interrotta da altro materiale linguistico Es: canna da pesca → la nuova canna
da pesca, ma ??la canna nuova da pesca
(2) l’ordine dei morfemi all’interno della parola è fisso Es: *da canna pesca

• mobilità: una parola può spostarsi all’interno di una frase, in base alle regole di una data lingua
Es: la canna da pesca si è rotta / si è rotta la canna da pesca /
*la canna si è rotta da pesca

• enuciabilità in isolamento: una parola può costituire un enunciato da sola


Es: Come si chiama quell’oggetto? Canna da pesca

54
Polirematiche
(Unità) polirematiche (o parole sintagmatiche, ingl. multiwords) “elementi lessicali formati da più di una
parola, che hanno una particolare coesione strutturale e semantica interna e possono appartenere a varie
categorie lessicali” Masini, F. (2011), Enciclopedia dell'Italiano

Es.:
Nomi: avvocato del diavolo, letto a castello, cavallo di battaglia, … gratta e vinci, botta e risposta (→ binomi
coordinati)
Verbi: fare fuori, buttare lì (una risposta), … (→ verbi sintagmatici)
Aggettivi : fuori luogo, su misura, …
Avverbi: più o meno, a rotta di collo, …
Preposizioni: di fronte a, nell’arco di, …

Presentano diversi gradi di coesione semantica e sintattica, evidenziabili tramite test (v. Jezek 2011, quadro
1.1, 1.2)
• Coesione • Ordine fisso
cavallo di battaglia cavallo di battaglia
*cavallo purosangue di battaglia *è di battaglia quel cavallo?

veleno per topi veleno per topi


?veleno nuovo per topi è per topi quel veleno?

stare male stare male


stare di nuovo male ??è male che sono stato
*stare per tutto novembre male

• Sostituibilità con sinonimi • Coesione semantica


cavallo di battaglia cavallo di battaglia
*destriero di battaglia / *cavallo di combattimento non è un cavallo

veleno per topi veleno per topi


veleno per ratti è un veleno

stare male stare male


?stare non bene ?è un modo di stare

Parole più o meno “tipiche”


criterio criterio ferro canna da pesca il
grafematico grafematico ✓ ✓

fonologico fonologico ✓

coesione (1) coesione (1) ✓ ✓ ✓

coesione (2) coesione (2) ✓ ✓ ✓


morfosintattico morfosint. ✓ ✓
mobilità mobilità
isolabilità isolabilità ✓ ✓

55
→ alcune parole sono più “tipiche” di altre.

Che cos’è, quindi, una parola?


“we do not have a good answer to the question of how to define the notion of word in a clear and consistent
way” (Haspelmath, M., 2011)
• diverse definizioni a seconda della prospettiva / livello di analisi
• parole più o mento “tipiche”

Lessico e dizionari
Lessema e lessico
Lessema: parola considerata come elemento linguistico portatore di significato.
Unità astratta alla quale sono ricondotte le diverse forme flesse (es: alto, alta, alti, sono forme di uno stesso
lessema)
Lessico: insieme dei lessemi di una data lingua. Comprende:
‣ tutti i lessemi esistenti
‣ tutti i lessemi possibili, che potremmo creare secondo le regole della lingua (es: pianofortaio è una parola
non esistente ma possibile)
➝ è un insieme aperto
Il settore della linguistica che studia il lessico è la lessicologia.

Lemma e dizionario
Dizionario: rappresentazione del lessico (è un oggetto concreto) Comprende solo lessemi esistenti
➝ è un insieme chiuso
Lemma (o entrata lessicale): lessemi registrati nei dizionari, attraverso una forma di citazione stabilita
convenzionalmente
• corro, corriamo, correrà,... ➝ correre (infinito)
• casa, case ➝ casa (singolare)
• bella, bello, belle, belli ➝ bello (maschile singolare) (le convenzioni possono variare di lingua in lingua)
La disciplina che si occupa di compilare i dizionari è la lessicografia

Dizionario
È una rappresentazione parziale del lessico di una lingua
“Un dizionario […] è una rappresentazione del lessico di una lingua, come un ritratto è la rappresentazione
del volto di una persona e una mappa la rappresentazione di un territorio” (Strik Lievers 2020: 105)

“… In quell'Impero, l'arte della cartografia giunse a una tal perfezione che la mappa di una sola provincia
occupava tutta una città, e la mappa dell'Impero tutta una provincia. Col tempo, queste mappe smisurate non
bastarono più. I Collegi dei Cartografi fecero una mappa dell'Impero che aveva l’Immensità dell'Impero e
coincideva perfettamente con esso. Ma le generazioni seguenti, meno portate allo studio della cartografia,
pensarono che questa mappa enorme era inutile e non senza empietà la abbandonarono alle inclemenze del
sole e degl’inverni (Suárez Miranda, Viajes de varones prudentes, libro IV, cap. XIV, Lérida, 1658)”. (Borges,
Del rigore e della scienza, In Tutte le opere, Milano: Mondadori 1984, p. 1253)

• Contiene più parole / informazioni rispetto alla conoscenza del singolo parlante.

56
• Ci sono diversi tipi di dizionari.

Vocabolario
Vocabolario:
“L’insieme di tutti i vocaboli adoperati da un singolo autore che abbia scritto testi tendenzialmente omogenei
tra loro dal punto di vista della fonologia, della morfologia e della sintassi, ossia, nel nostro caso, che abbia
scritto testi italiani, oppure adoperati da un singolo parlante o gruppo di parlanti nel discorrere, per quello che
abbia potuto essere documentato”
(De Mauro,T. 2005. La fabbrica delle parole, UTET, p. 29)

➝ vocabolario dantesco, manzoniano, dei Promessi sposi, ...


(C’è ad ogni modo una certa “fluidità” nell’uso dei termini “vocabolario” e “lessico”)

Corpora
Che cos’è un corupus?
“A corpus is a collection of pieces of language text in electronic form, selected according to external criteria
to represent, as far as possible, a language or language variety as a source of data for linguistic research”
(Sinclair 2005: 16)

“There are many ways to define a corpus [...], but there is increasing consensus that a corpus is a collection of
(1) machine-readable (2) authentic texts (including transcripts of spoken data) which is (3) sampled to be (4)
representative of a particular language or language variety” (McEnery et al. 2006: 5)

Tipi di corpus
• Lingua: monolingui / multilingui (comparabili o paralleli) / L1 o L2
• Dimensione
• Modalità: scritto / orale / multimodale
• Tipologia testuale: di riferimento, giornalistico, letterario, specialistico, …
• Sincronico / diacronico

Come si utilizzano? → https://www.sketchengine.eu (vedi slide n.3 per le istruzioni di sketchengine)

Lessico e Semantica
Parole e significato
• Non sono solo le parole ad essere portatrici di significato
Es.: strutture sintattiche, morfemi grammaticali (genere, tempo, …)
• Una stessa categoria semantica può essere espressa con mezzi lessicali o grammaticali
Es.: genere: - it. commesso / commessa
ingl. salesman / saleswoman
- it. ragazzo / ragazza
ingl. boy / girl
- it. marito / moglie
Es.: tempo: futuro: Farò una torta / Domani faccio una torta

57
→ Semantica lessicale: si occupa delle parole e del loro significato

Significato lessicale e grammaticale


• Parole contenuto: esprimono significati lessicali
Insieme aperto
Tendenzialmente: N,V, A, (Avv)

• Parole funzione: esprimono significati grammaticali


Insieme (più) chiuso
Tendenzialmente: altre parti del discorso

Significato denotativo e connotativo


• Significato denotativo (referenziale):
“proprietà di una parola di poter indicare o
di potersi riferire non soltanto a un singolo
oggetto, ma genericamente all’intera classe
degli elementi che condividono le
caratteristiche di quell’oggetto […]
costituisce la parte ‘oggettiva’ del
significato di una parola, quella parte cioè
che è condivisa dai membri di una comunità
linguistica” (Jezek 2011, p. 50)
• Significato connotativo: “riguarda quegli aspetti del significato che hanno carattere di ‘attributo” (Jezek
2011, p. 50)
“the associated concepts, values, and feelings of a word, in contrast with ‘denotation’, as the primary
referential meaning” (Geeraerts 2010, p. 19)
Es.: micio (vs gatto), polentone (vs settentrionale)

Parole, significati, concetti


Es.: I verbi di moto (v. Jezek §2.2)

camminare
ted. gehen (‘andare a piedi’), fahren (‘andare con un veicolo’), reiten (‘andare a cavallo’)
Lessicalizzazioni sintetiche / conflation (Talmy 1985)

Lessicalizzazioni analitiche
Es.:
tirare fuori (vs. estrarre), dare un bacio (vs. baciare)
it. fare paura (vs. ingl. scare)

“Asimmetrie” lessicali fra lingue:


• Il lessico di lingue diverse può segmentare una stessa area concettuale in modi diversi
• Alcune lingue hanno più parole per una certa area concettuale rispetto ad altre lingue
58
• Alcuni concetti possono essere lessicalizzati in una lingua, ma non in un’altra
• Il lessico di lingue diverse può segmentare una stessa area concettuale in modi diversi

italiano bosco legno legna italiano sorella fratello


tedesco Wald Holz cinese mèimei jiêjie dìdi gēge
francese bois italiano tempo
inglese time weather tense
• Alcune lingue hanno più parole per una certa area concettuale rispetto ad altre lingue
“Quella lingua ha X parole per…!!!”
Es.: Albanese: 27 parole per “sopracciglia”? (Shariatmadari 2020, cap. 5)
“Author Adam Jacot de Boinod writes: “The attention the Albanians apply to facial hair they also apply to
eyebrows, with . . . words including pencil-thin (vetullkalem), frowning (vetullvrenjtur), plucked
(vetullhequr), knitted (vetullrrept), long and delicately shaped (vetullgajtan), thick (vetullor), joined together
(vetullperpjekur), gloomy (vetullngrysur), or even arched like the crescent moon (vetullhen).”
E allora l’inglese long-legged, short-legged, bandy-legged, hairy-legged, shaven-legged, scrawny-legged?

• Alcuni concetti possono essere lessicalizzati in una lingua, ma non in un’altra


‣ N.B.: veramente intraducibile?
‣ Importanza fattori culturali
“There is something deeply seductive about the idea that other languages contain codes that are impossible to
crack”
Es.: Goya → Urdu word that refers to the transporting suspension of disbelief that happens when fantasy is so
realistic that it temporarily becomes reality . . . usually associated with good, powerful storytelling.
Utepils → dal norvegese, non vuol dire davvero godersi una birra fuori di casa in un giorno soleggiato, è solo
unione di “birra” (pils) e “fuori” (ute)
Ted. Eierschalensollbruchstellenverursacher eier/schalen ‘guscio d’uovo’ soll/bruch/stellen ‘punto di rottura’
verursacher ‘responsabile/causa’ (l’aggeggio strano per aprire le uova).
Determinismo/relativismo linguistico: la lingua che parliamo determina il modo in cui pensiamo e vediamo il
mondo

Cosiddetta “Ipotesi Sapir - Whorf”


(da Benjamin Lee Whorf [1897-
1941] e Edward Sapir [1884-1939])
“After long and careful study and
analysis, the Hopi language is seen
to contain no words, grammatical
forms, construction or expressions
that refer directly to what we call
‘time’, or to past, present, or
future,…”

“.. a Hopi […] has no general notion


or intuition of TIME as a smooth flowing continuum in which everything in the universe proceeds at equal
rate, out of a future, through the present, into a

59
past”. (Whorf 1956[1936]: 57-64)
"We are thus introduced to a new principle of relativity, which holds that
all observers are not led by the same physical evidence to the same picture
of the universe, unless their linguistic backgrounds are similar […] The
relativity of all conceptual systems, ours included, and their dependence
upon language stand revealed” (Whorf 1956, p. 214f)

“users of markedly different grammars are pointed by their grammars


toward different types of observations and different evaluations of
externally similar acts of observation, and hence are not equivalent as
observers but must arrive at somewhat different views of the world”
(Whorf 1956, p. 221)
“We dissect nature along lines laid down by our native languages.The
categories and types that we isolate from the world of phenomena we do not find there because they stare
every observer in the face; on the contrary, the world is presented in a kaleidoscopic flux of impressions which
has to be organized by our minds-and this means largely by the linguistic systems in our minds”
(Whorf 1956[1936]: 214)
Alti e bassi del relativismo linguistico
• Whorf: relativismo linguistico in un’epoca in cui le lingue/culture “altre” erano prevalentemente viste come
“primitive”
• Dopo Whorf: il fascino dell’hopi “lingua senza tempo”
• Ma è davvero senza tempo?
Malotki (1983). Hopi time: A linguistic analysis of the temporal concepts in the Hopi language, Berlin,
Mouton de Gruyter.
• Dubbi sulla solidità del lavoro di Whorf
• Chomsky e il generativismo: agli antipodi del relativismo
• (Pinker 1994: 57): “[T]he famous Sapir-Whorf hypothesis of linguistic determinism, stating that people’s
thoughts are determined by the categories made available by their language, and its weaker version, linguistic
relativity, that differences among languages cause differences in the thoughts of their speakers [. . .] is wrong,
all wrong”
• Fodor (1985: 5): “I hate relativism more than I hate anything else”
Più recentemente: ritorno del relativismo linguistico nella discussione scientifica:
• Solitamente in versioni non “estreme”
• Ci si concentra su aree dell’esperienza in cui è più facile la comparazione e lo studio sperimentale

Lessico del colore


Berlin & Kay (1969): basic color terms e universali nel lessico del colore
• psicologicamente salienti
• mono-morfemici
• il loro significato non è incluso in quello di un altro termine di colore
• la loro applicazione non è ristretta a specifiche classi di oggetti

60
• Variazione interlinguistica nel numero di termini di
colore basici e nel modo di sezionare lessicalmente lo
spettro cromatico
I parlanti di lingue che organizzano il lessico cromatico
in modo diverso “vedono” i colori in modo diverso?
• No (posizione universalista): es. Berlin & Kay 1969
• Sì, almeno in parte (posizione relativista): es. :
Winawer et al. 2007
Winawer et al. 2007 (ingl.: blue vs russo goluboj ‘blu chiaro’ / siniy ‘blu scuro’) “These results demonstrate
that categories in language can affect performance of basic perceptual color discrimination tasks” (Winawer
et al. 2007: 7783)

Genere grammaticale e biologico


Boroditsky et al. (2003):
• Partecipanti: parlanti di spagnolo e di tedesco
• Materiali: 24 oggetti inanimati, con genere diverso nelle due lingue, es.: ‘mela’: ted. Apfel (M), sp. manzana
(F)
Esperimento 1: Memorizzare il nome proprio assegnato agli oggetti
→ è più facile memorizzare il nome proprio quando il suo genere coincide con il genere
grammaticale della parola

Boroditsky et al. (2003):


• Partecipanti: parlanti di spagnolo e di tedesco
• Materiali: 24 oggetti inanimati, con genere diverso nelle due lingue, es.: ‘mela’: ted. Apfel (M), sp. manzana
(F)
Esperimento 2: Elencare i primi 3 aggettivi che vengono in mente per descrivere gli oggetti
‘chiave’: ted. Schlüssel (M) / sp. llave (F)
→ Germanofoni: hard, heavy, … / Ispanofoni: little, lovely, …
‘ponte’: ted. Brücke (F) / sp. ponte (M)
→ Germanofoni: beautiful, elegant, pretty, slender, …/ Ispanofoni: big, strong, sturdy, towering …
→ Aggettivi stereotipicamente associati al genere grammaticale
Boroditsky et al. (2003: 77):
“[T]he private mental lives of people who speak different language may differ much more than previously
thought”
→ “neo-whorfismo”
Mickan et al. (2014):
“We were not able to replicate the results” (p. 39)
“there is no evidence for a spillover of the human semantics of grammatical gender to non-human/inanimate
entities” (p. 44)
Samuel et al. (2019): meta-analisi degli studi sull’argomento
La questione del rapporto fra lingua e pensiero è ancora aperta!
“Both sides of the debate […] have moved closer toward the moderate center of the theoretical spectrum
between strong
61
universalism and strong linguistic relativism” (Briscoe 2021)

Quali informazioni contiene una parola?


Informazione lessicale
“Insieme di informazioni che si suppone siano contenute in una parola” (Jezek 2011, p. 49).
"[A lexical entry] lists a small chunk of phonology, a small chunk of syntax, and a small chunk of semantics”
(Jackendoff 2002, p. 131)

• Proprietà semantiche
• Proprietà fonologiche
Es: /'ʃɔpero/ <sciopero>
• Proprietà morfologiche
Es: parole complesse, parole in -tore, parole della prima declinazione, ecc.
• Classe lessicale
V, N, Agg, ecc. In base a comportam. morfologico e sintattico, es.:
un/quel gatto, bel gatto vs *un/quel correva, *bello correva
*gattava vs correva
N.B. parole con più classi lessicali, es. dubbio(N/Agg): conversione?

Per i predicati:
• Struttura argomentale
“informazione che specifica lo schema minimo di argomenti necessario per completare il proprio [del
predicato] significato”
(Jezek 2011 p. 57)

• Aktionsart
“modo in cui [i predicati] presentano l’evento, in relazione alle fasi temporali che lo costituiscono” (Jezek
20101 p. 58)

Informazione Lessicale e Conoscenza Enciclopedica


Proprietà semantiche: Che cosa include l’informazione semantica di un lessema?
Es. Gatto
Dizionario: “animale domestico dell'ordine dei Felidi”
Enciclopedia:

62
In semantica:
• Dizionario: insieme delle conoscenze strettamente linguistiche che costituiscono il significato delle parole,
• Enciclopedia: insieme delle conoscenze extralinguistiche relative a ciò che esse indicano.
Diverse posizioni teoriche:
• Nessuna informazione enciclopedica nel significato linguistico
• Nessun confine fra conoscenze linguistiche e enciclopediche
• Modelli intermedi: “possiamo definire linguistiche le conoscenze che qualunque parlante deve possedere per
il solo fatto di parlare una certa lingua […], e definire enciclopediche le conoscenze meno convenzionali e
meno diffuse nella comunità linguistica, che non possono essere date per scontate per ogni parlante” (Casadei
2005: 48)

Parole e Significati
Semantica Lessicale
Difficoltà:
• Molte parole hanno più di un significato, es.:
Mi si è scaricata la batteria del telefono / Questa batteria di pentole è in offerta / Lucia suona la batteria
Il fondo del sacco si è bucato / Ho mangiato un sacco

• Spesso il significato delle frasi non è dato dalla somma del significato delle singole parole, es.:
Vuotare il sacco

Contesto
“è l’insieme di elementi linguistici adiacenti a una parola, quindi l’insieme degli elementi che la precedono o
la seguono” (Jezek: 64)
Contesto linguistico
• Sintattico: “insieme degli elementi adiacenti a una parola visti dal punto di vista delle loro proprietà
sintattiche”
Es.: [articolo aggettivo]: contesto nominale
• Semantico: “insieme degli elementi adiacenti a una parola visti dal punto di vista delle loro proprietà
semantiche”
Es: saltare un fosso vs saltare un pasto
Contesto situazionale
https://www.youtube.com/watch?v=Az0IwTPWM4A

Omonimia e Polisemia
Forma lessicale con più di un significato: - omonimia
- polisemia

Omonimia
Omonimia: due lessemi distinti con stessa forma ma diversi significati, non in relazione fra loro

‣ Omografi: es: accetta (verbo accettare) / accetta (nome strumento)

‣ Omofoni: es:
it. ceco (‘abitante della Rep. Ceca’) / cieco (‘non vedente’)→/ˈʧɛːko/

63
fr. sot ‘sciocco’, seau ‘secchio’, sceau ‘sigillo’, saut ‘salto’ /so/
ingl. paw ‘zampa’, pour ‘versare’, pore ‘poro’ →/pɔː/

‣ Omonimi perfetti: es: piano (‘superficie piana’) / piano (‘progetto’)/


piano (‘pianoforte’)

Polisemia

Polisemia: uno stesso lessema con più significati, connessi fra loro
(in modo più o meno stretto)
Collo: di una persona / della bottiglia
Penna: dei volatili / per scrivere
Ho rotto il bicchiere / Ho bevuto un bicchiere
Ho bevuto un vino rosso / Ho i capelli rossi

Importanza della polisemia nelle lingue storico-naturali:


“limitato è il numero dei nomi, come limitata è la quantità di discorsi, mentre gli oggetti sono numericamente
infiniti. È dunque necessario che un medesimo discorso esprima parecchie cose e che un unico nome indichi
più oggetti” (Aristotele, Soph. El. i, 165a 12-15, cit. in Magni 2021: 13)

Polisemia regolare (Apresjan 1974)


Contenitore/contenuto ‘ho rotto un bicchiere’ (= contenitore)
‘ho bevuto un bicchiere’ (= contenuto)
Prodotto/produttore ‘non ho ancora visto la tua nuova Toyota’ (= prodotto)
‘la Toyota ha licenziato cento dipendenti’(= produttore)
Pianta/frutto ‘ho piantato un limone’ (= pianta)
‘ho spremuto un limone’ (= frutto)
Processo/risultato ‘la costruzione della casa durerà sei mesi’ (= processo)
‘la nuova costruzione è alta due piani’ (= risultato)
Luogo/persone o situazione ‘l'università ha eletto il nuovo rettore’ (= persone)
‘l'università è stata fondata nel 1948’ (= istituzione)
Evento/cibo ‘il pranzo è durato a lungo’ (= evento)
‘il pranzo era disgustoso’ (= cibo)
Uso letterario/uso figurato ‘il gatto ha divorato polpette’
‘Luisa ha divorato l'ultimo romanzo di Eco’
Uso causativo/uso incoativo ‘la terapia ha guarito il malato’
‘’il malato è guarito’

Polisemia, omonimia e lemmatizzazione


Omonimia: due lessemi distinti con stessa forma ma diversi significati, non in relazione fra loro
Polisemia: uno stesso lessema con più significati, connessi fra loro (in modo più o meno stretto)

Lemmatizzazione: riconduzione delle forme a lemmi

64
• omonimia ➝ più lemmi distinti
• polisemia ➝ un solo lemma, con più significati

Può non essere facile decidere fra omonimia e polisemia


‣ etimologia: solitamente se due forme hanno una diversa etimologia sono considerate omonime
riso (‘pianta’) > lat. mediev. risum, greco óryza
riso (‘il ridere’) > lat. Ridere
‣ ‘parentela’ fra i significati → lessema polisemico
collo (parte del corpo) e collo (della bottiglia)

Ambiguità
Ambiguità: quando il contesto non permette di individuare il senso rilevante di una parola polisemica usata in
una frase.
es.: I have lost both my parents [in “The importance of being Earnest”]

65
Struttura del lessico
Significato e valore
Facendo parte di un sistema, una parola è rivestita non soltanto di una significazione, ma anche e soprattutto
d’un valore” (Saussure, p. 140).

Relazioni fra parole


• Sintagmatiche → in praesentia (Saussure) / both-and (Hjelmslev)
• Paradigmatiche → in absentia (Saussure) / either-or (Hjelmslev)

albero frondoso
abete
pioppo

“Un paradigma lessicale può essere […] definito come l’insieme delle parole che possono stare in uno stesso
contesto sintagmatico” (Jezek p. 161-162)

Relazioni paradigmatiche
N.B.: sono relazioni fra significati di parole
• Verticali (o gerarchiche)
• Orizzontali
• (Altre)

Relazioni gerarchiche: iponimia / iperonimia (tipo di)

• relazione orientata, o asimmetrica


• ci possono essere più livelli
• relazione transitiva
• un iperonimo può avere più co-iponimi
Test:
• Per N e V: x è (un) y, ma y non è (un) x
• Per N: un n1 e altri tipi di n2
• Per V: v1 è v2 in un modo particolare

Relazioni gerarchiche: meronimia / olonimia (parte di)


Es.: intero-parti (mano/dito), oggetto-sostanza (muro/cemento), insieme-membri (parlamento/deputato),
intero-porzione (pane/fetta), intero/elementi (sabbia/granello), luogo/ luogo contenuto (deserto/oasi)

66
• Non sempre transitiva
• Test: x è una parte di y (meronimia), x ha come parte y (olonimia)
Cfr. sineddoche (es.: sono al volante; è un ottimo naso) e anafora
associativa (es.: Ha una macchina di lusso. I sedili sono di vera
pelle)

Relazioni orizzontali: sinonimia


“relazione di perfetta equivalenza semantica tra due parole che possono essere sempre sostituite una all’altra
senza che questo cambi il significato della frase in cui si trovano” (Jezek, p. 171)
→ sinonimia assoluta

“relazione esistente tra due parole che in un dato contesto (e quindi in un dato significato) possono essere
sostituite una all’altra senza che questo abbia delle conseguenze sull’interpretazione, cioè sul valore di verità
della frase” (s. contestuali)” (Jezek, p. 171)
→ sinonimia contestuale
Test:
• N e Agg: è (un/una) x, quindi è (un/una) y / è (un/una) y, quindi è (un/una) x
• Per V: qualcosa/qualcuno x, quindi qualcosa/qualcuno y / qualcosa/qualcuno y, quindi qualcosa/ qualcuno
x
Quasi sinonimia: parole che possono essere sostituite l’una all’altra in alcuni contesti, ma che si distinguono
per connotazione, varietà linguistica, area geografica (= geosinonimi), ecc.

https://www.atlante-aliquot.de

Relazioni orizzontali: opposizione

• Antonimia: opposizione polare, graduata


Es.: caldo/freddo, bello/brutto
Test: non è né x né y; è meno/molto/più/…x, y

• Complementari: opposizione binaria, esclusiva


Es.: pari/dispari, vero/falso
Test: *non è né x né y

• Conversi: opposizione relazionale (stessa relazione da diversi punti di vista)


Es.: padre/figlio, dare/ricevere

• Opposti in relazione alla direzione rispetto a un asse di riferimento


Es.: davanti/dietro, avanzare/retrocedere, alto/basso, prima/dopo

Altre relazioni
Altre relazioni semantiche che contribuiscono a costituire la configurazione lessicale di una parola, es.:

67
• Causa: uccidere/morire, cercare/trovare, …

• Implicazione (entailment) temporale: dormire/russare, comprare/pagare,…

• Ruolo: ruminare/mucca, pedone/camminare

•…

Wordnet
http://wordnet.princeton.edu
George A. Miller - Christiane Fellbaum

Fellbaum, C. (ed.) 1998. WordNet:An Electronic Lexical Database. MIT Press.

Database semantico, in cui i concetti sono rappresentati


attraverso insiemi di sinonimi (synset), legati fra loro
attraverso relazioni concettuali e lessicali.

SYNSET (synonym set): insieme di quasi-sinonimi /


parole che esprimono un certo concetto

I synset sono legati tra loro mediante diversi tipi di


relazione, fra cui:
• Per i N: iponimia/iperonimia, meronimia/olonimia,
antonimia
• Per i V: iperonimia, troponimia, implicazione,
antonimia
N.B.: Relazioni fra synset, non fra lessemi

Molte applicazioni in campo computazionale, soprattutto in task che richiedono Word Sense Identification e
Disambiguation, come:
• Traduzione automatica
John is playing the guitar → suona
John is playing cards → gioca

Les données présentées dans ce camembert montrent que… → grafico a torta


Ce camembert est une spécialité régionale → camembert (formaggio)

• Question-Answering
Où puis-je acheter un bon camembert à Paris ?

68
Relazioni sintagmatiche
Legano parole che si succedono nell’ordine lineare

• Restrizioni e preferenze nella combinazione di parole, es.:


Quel cespuglio mi ha dato un calcio
Naso aquilino

Solidarietà lessicali
Coseriu (1967) < Porzig (1934) wesenhafte Bedeutungsbeziehungen ‘relazioni di significato essenziali’

It. aquilino → naso


Ted. essen → sogg. umano / fressen → sogg. animale
It. assassinare → ogg. umano / macellare → ogg. animale da carne
Fr. grandir → sogg. umano / pousser → sogg. pianta
• Specifiche di una data lingua

Restrizioni di selezione
Chomsky (1965), Hjelmslev (1961)
assassinare, macellare → sogg. umano
• Largamente condivise, non specifiche di una data lingua

Solidarietà lessicali vs restrizioni di selezione (v. Prandi et al. 2021)


↓ ↓
Assassinare un cane Assassinare un divano → se violate: anomalia semantica
(iperonimo: uccidere → ogg.: essere vivente)
↓ ↓
• significato coerente • significato incoerente
(un cane è un essere vivente) (un divano non è un essere vivente)
• scelta lessicale inappropriata • restrizione ontologica (ogg.: essere umano)
→ conflitto risolvibile → conflitto non risolvibile
(tramite sostituzione)
• variazione interlinguistica

Tipi di combinazioni
Tipi di combinazione in base a: (Jezek, p. 187 e seguenti)
• presenza di una restrizione semantica sulla combinazione;
• possibilità di calcolare il significato della combinazione;
• sostituibilità paradigmatica e autonomia sintattica dei membri della combinazione

Combinazioni libere
Es.: ho mangiato un panino; una ragazza simpatica
• no restrizioni
• sostituibilità paradigmatica
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• autonomia sintattica
• composizionalità

Combinazioni ristrette
Es.: capelli/barba/birra ← biondo; parcheggiare → veicolo
• restrizioni
• sostituibilità paradigmatica
• autonomia sintattica
• composizionalità

Collocazioni
Es.: naso ← aquilino; lanciare ← un messaggio
• restrizioni, e:
‣ le parole co-occorrono più frequentemente di quanto ci aspetteremmo in base al caso
‣ la presenza di una parola ci fa prevedere con buona probabilità la presenza dell’altra
• (gradi diversi di) sostituibilità paradigmatica
• (gradi diversi di) autonomia sintattica
• (gradi diversi di) composizionalità

Costruzioni a verbo supporto (light verb)


Es.: fare un annuncio, fare una doccia; dare un esame, dare un calcio; tenere una lezione
• N eventivo → V
• Lessicalizzazioni analitiche

Espressioni idiomatiche (o locuzioni)


Es.: allungare il brodo; alzare il gomito; acqua e sapone
• Sono sintagmi che assumono dei significati estesi
• No composizionalità
• No sostituibilità
• No autonomia sintattica

(Proverbi: frasi, o combinazioni di frasi, che ricevono un significato idiomatico, es.: tanto va la gatta al lardo,
che ci lascia lo zampino)

Sketchengine → nome + di + nome

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Torie Semantiche
Nascita della semantica
Michel Bréal (1831-1915) introduce il termine semantica (gr. semaínô ‘indicare, significare’)
→ Semantica ottocentesca (Hermann Paul, Wilhelm Wundt, Antoine Meillet, ecc.): prevalentemente
diacronica
Cambiamenti di significato nel lessico, es.:
• restringimento: fr. viande ‘cibo’ > ‘carne’
• ampliamento: lat. panarium ‘cesto del pane’ > it. paniere ‘cesto’
• miglioramento/peggioramento: fr. crétin ‘cristiano’ > ‘cretino’

Teorie Semantiche
1. Semantica referenziale
2. Semantica strutturale
3. Semantica cognitiva

1. Semantica referenziale
Teorie di stampo filosofico (Frege, Russell, Carnap,Wittgenstein, Austin, Quine, ecc.)
Significato:
“il significato delle parole consiste […] principalmente nella loro capacità di stabilire una relazione
(tecnicamente: un riferimento) con gli elementi della realtà esistenti al di fuori della lingua” (Jezek, p. 71)

2. Semantica strutturale
Semantiche ispirate alla linguistica di Ferdinand de Saussure
Arbitrarietà → il pensiero non è strutturato al di fuori della lingua

Significato: entità puramente linguistica
“Psicologicamente, fatta astrazione dalla sua espressione in parole, il nostro pensiero
non è che una massa amorfa e indistinta. […] Preso in se stesso, il pensiero è come una
nebulosa in cui niente è necessariamente delimitato. Non vi sono idee prestabilite, e
niente è distinto prima dell’apparizione della lingua […] possiamo rappresentarci la
lingua come una serie di suddivisioni contigue proiettate, nel medesimo tempo, sia sul
piano indefinito delle idee confuse (A) sia su quello non meno indeterminato dei suoni
(B)” (Saussure 1916, trad. it. p. 136)
“[i concetti] sono puramente differenziali, definiti non positivamente mediante il loro contenuto, ma
negativamente, mediante il loro rapporto con gli altri termini del sistema. La loro più esatta caratteristica è di
essere ciò che gli altri non sono” (Saussure 1916, trad. it. p. 142)

Significato: entità puramente linguistica, differenziale e relazionale

Teoria dei campi lessicali (o semantici)


Jost Trier (1894-1970): valore di parole per concetti astratti come ted. Klugheit?
“Un campo lessicale è un insieme di lessemi che “coprono” una data area concettuale delimitandosi a vicenda
nel significato; come in un mosaico, ciascun lessema contribuisce ad articolare e dare forma a quest’area,
ricevendo il proprio significato dalla relazione semantica che lo unisce e lo differenzia dagli altri lessemi che
pertengono allo stesso campo” (Casadei 2005, p. 59)
71
Coseriu: campo come insieme dei co-iponimi di uno stesso iperonimo → arcilessema

Lessico come insieme strutturato


Alcuni problemi:
• Difficile tracciare confini tra un campo e l’altro
• Una parola può appartenere a più di un campo
• Difficile analizzare i significati senza fare riferimento a un piano concettuale extralinguistico

3. Semantica cognitiva
Teorie mentaliste, o concettuali:
“il riferimento che attraverso le parole instauriamo con le entità del mondo reale non è diretto, ma è mediato
dall’immagine mentale che noi costruiamo di queste entità. Queste immagini mentali sono ciò che
comunemente chiamiamo concetti” (Jezek, p. 73)
Es. con la parola “Biro” stiamo facendo riferimento al concetto di biro, cioè la rappresentazione mentale degli
oggetti che comprende tutte e biro.

Linguistica cognitiva: linguaggio non è entità autonoma, ma facoltà mentale indissolubilmente legata alle altre
facoltà cognitive. [la linguistica deve dialogare con discipline che hanno a che fare con la mente umana]

Semantica congnitiva
Semantica cognitiva:
• il significato ha una natura concettuale
• i concetti sono radicati nell’esperienza fisica

“schemi preconcettuali basilari” alla base del sistema concettuale. Derivano dal fatto di esperire il nostro corpo
come negli es.
(es.: CONTENITORE, PARTE-TUTTO, PERCORSO, ecc.)

• significati linguistici “incarnati” (embodied) nella dimensione fisica
• metafora per la costruzione di concetti astratti
Es Bianco: [prosp strutturalista: valore che assumeva in relazione e per differenza rispetto ad altre parole] in
prospettiva cognitivista devo fare riferimento ai valori percettivi che ci consentono di distinguere i colori, fare
riferimento al modo in cui si forma il colore.

Rappresentazione del significato delle parole


Tratti Semantici
Tratti semantici (= analisi componenziale) il significato può essere analizzato scomponendolo in tratti più
piccoli. → strutturalismo
Modello: fonologia strutturale:
• Fonema come fascio di tratti
Ciascun fono può essere descritto come una combinazione di tratti necessari e sufficienti a distinguerlo da un
altro fono
→ Hjelmslev (1961, testo del 1943), poi Greimas, Coseriu, ecc. / linguistica generativa:
• Lessema come fascio di tratti necessari e sufficienti a descriverne il significato

72
La presenza o assenza di quei tratti semantici permette di capire il contenuto della data parola e le differenze
con le altre parole. (gia in fonologia [g] e [k] [+/- sonoro]
Esempi di analisi:
Nomi:
[UMANO] [ADULTO] [MASCHIO]
uomo + + +
donna + + -
bambino + - +
bambina + - -
Verbi:
uccidere = ([CAUSARE] ([DIVENTARE] ([NON VIVO]))) →struttura gerarchica
Schema di Katz e Fodor (Fodor quello che odiava il relativismo):

Le possibilità
combinatorie dei
lessemi dipendono
dai marcatori

La ragazza è scapola: NO! Non c’è il marcatore maschio.


I tratti sono binari: + / – (v. binarismo dei tratti in fonologia)
Come valore del tratto si usa quello non marcato
(il lessema non marcato spesso è anche quello più complesso dal
punto di vista morfologico, vedi il femminile in italiano)
Es.: uomo: [+maschio], donna: [-maschio]
Tassonomie basate sull’analisi in tratti
Alcuni problemi dell’analisi in tratti:
• Binarismo:
- non sempre facile individuare il valore non marcato (pecora e
montone? Pecora è più non marcato)
- non tutti i tratti sono binari (es.: PENETRABILE)
• Difficilmente applicabile all’intero lessico:
- lavoro molto dispendioso
- analisi difficile per alcuni aspetti del significato (geraneo? Pianta, fiorisce, e poi?)

73
Primitivi semantici
Fino a dove ci si può spingere a scomporre?
Primitivi semantici: inventario di tratti elementari da cui è possibile derivare il significato di tutti i lessemi.
Es. di analisi (v. Dowty 1979):
• arrossire: [DIVENTA [x〈rosso〉]] x = Anna ‘Anna è arrossita’

• rompere: [x CAUSA [DIVENTA [y〈rotto〉]]] x = Anna, y = la chiave ‘Anna ha rotto la chiave’.

• rompere: [[x FA] CAUSA [DIVENTA [y〈rotto〉]]] x = Anna, y = tutti i piatti ‘Anna ha rotto tutti i piatti’.
DIVENTA, CAUSA: primitivi
x, y: partecipanti
〈rosso〉,〈rotto〉: stato risultante
Problema: non c’è accordo sull’inventario dei primitivi! Viene proposto dunque il Metalinguaggio
Semantico Naturale (NSM) Wierzbicka (1972, 1996)
• Inventario di concetti
(rappresentati da parole inglesi)
universali [lessicalizzati in tutte
le lingue] (primes) e innati, e
regole per combinarli.
• Permette di descrivere il
significato delle parole di tutte le
lingue. Concetti espressi da
parole in tutte le lingue del
mondo. (ad oggi sono circa 60)
Es.: happiness (da Goddard &
Wierzbicka 214, p. 118)

Rappresentazioni
semantiche e
categorizzazione
Tutte le rappresentazioni viste finora presuppongono una concezione classica delle categorie:
• Sono definite da un insieme di proprietà necessarie e sufficienti che corrispondo alle proprietà essenziali dei
membri della categoria stessi, cioè alle proprietà che esprimono l’essenza della categoria (es. animale e bipede
necessarie per essere umano)
• Sono discrete (= confini netti / è sempre possibile stabilire se un’entità appartiene o no a una categoria)
• Sono internamente non strutturate (= tutti membri sono tra loro equivalenti) Es tutti i gatti sono gatti in ugual
misura
Alcuni problemi delle rappresentazioni semantiche basate su una concezione classica delle categorie:
• Difficile costruire un inventario “completo” e “universale” di tratti

74
• Problema della distinzione dizionario-enciclopedia (es: scapolo: [+umano][+adulto][+maschio][+non
sposato] ma non lo usiamo per il papa)
• Difficile rappresentare la componente connotativa dei significati
Analogamente, è difficile descrivere in termini di tratti i significati connotativi (es: nubile vs zitella?)
• Processo laborioso, e che produce rappresentazioni non fini
• Rappresentazioni molto “rigide” (es calvo: senza capelli, ma noi spesso lo usiamo anche per chi qualche
capello ce l’ha. Vaghezza: proprietà fondamentale della semantica)
Critiche alla concezione classica delle categorie sono venute da studiosi in diversi campi, es.Wittgenstein,
Labov, Berlin & Kay [vedi sotto]
• La categorizzazione del colore non è un fatto esclusivamente linguistico, è guidata da fattori extralinguistici
universali
• La categorizzazione del colore non risponde alla concezione classica della
categorizzazione: certi colori sono giudicati esempi migliori di altri di una data
categoria di colore. (il secondo cerchio è un esempio migliore di rosso)

Oltre la concezione classica delle categorie


Teoria della categorizzazione nata nell’ambito della psicologia, poi adottata in linguistica cognitiva
• Non tutte le categorie sono definite da un insieme finito di proprietà necessarie e sufficienti. Spesso i membri
della categoria non condividono delle proprietà essenziali, però condividono un insieme di somiglianze
parziali. Es tavolo 4 gambe e un piano, però un mobile categorizzato come tavolo può avere anche 3 gambe
• Non tutte le categorie sono discrete (= non hanno confini netti / non sempre è possibile stabilire se un’entità
appartiene o no a una categoria)
• Sono internamente strutturate (= ci sono membri più tipici di altri)

Teoria dei prototipi


Studi di Eleanor Rosch degli anni 1970 sulla categorizzazione:
• Ruolo non primario dei fattori linguistici nella categorizzazione (molto diverso dai strutturalisti)
• Le categorie sono organizzate intorno a un “centro informativo” costituito dall’esempio migliore, il
prototipo della categoria
• Al livello più alto ci sono le categorie più inclusive, a quello più basso ci sono esemplari unici

Asse verticale - Livello basico: quello che ci immaginiamo, i morfemi sono morfologicamente più semplici,
sono quelle che entrano prima nel lessico di un apprendente.

75
Asse orizzontale – quale rappresenta la migliore salienza psicologica per i prototipi, sono quelli più
riconoscibili ecc. ECONOMIA COGNITIVA: massimo risultato con minimo sforzo
Teoria dei prototipi in semantica cognitiva:
significato costituito da un fulcro prototipo (che corrisponde al prototipo del concetto) e da un’area circostante

Categorie classiche vs basate sul prototipo

Postulato del significato


Carnap (1952): significato di una parola definibile postulando una corrispondenza, totale o parziale, con
un’altra parola (→ concezione relazionale del significato)
Es.: frantumare — rompere〈a piccoli pezzi〉
frantumare → rompere
In linguistica, cfr.WordNet

Struttura qualia
Teoria aristotelica delle aitiai (dottrina delle quattro cause) > Moravcsik 1975 > Pustejovsky 1995
Quale: “un singolo aspetto del significato di una parola, definito in base a una relazione tra il concetto che la
parola denota e un concetto ad esso associato. Tra le relazioni concettuali che una parola può attivare, le
relazioni qualia sono quelle rilevanti per il modo in cui la parola è usata nella lingua” (Jezek, p. 103)
Il significato delle parole è rappresentato attraverso struttura qualia, che comprende quattro ruoli principali
(Jezek, p. 104):
• Formale: “codifica le informazioni che contraddistinguono l’entità denotata dalla parola (per es. pane)
nell’ambito di un dominio concettuale più ampio (cibo)” Che cos’è x?
• Costitutivo: “codifica la relazione tra l’entità denotata dalla parola e le sue parti” Di che cosa è fatto x?
• Telico: “codifica lo scopo per cui è fatta l’entità denotata dalla parola, o la funzione che può avere, se è
presente.” Qual è la funzione di x?
• Agentivo: “codifica i fattori riguardanti l’origine dell’entità denotata dalla parola” Qual è l’origine di x?

Ruolo dei qualia nell’interpretazione contestuale delle parole, es.:

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Calcolo sintagmatico del significato (v. Jezek, cap. 3 §4)
Principio di composizione: polisemia?
• Enumerazione dei sensi (una parola contiene un elenco di tutti i suoi sensi e delle relative restrizioni
sintagmatiche) per ogni parola dovremmo avere una lunghissima lista di significati, e il risultato comunque
sarebbe poco soddisfacente.
• Concezione dinamica del significato lessicale (è l’interazione delle parole con le altre parole della frase
genera il significato della frase nel suo complesso)
la proposta di Pustejovsky (1995)
Secondo Pustejovsky (1995) sono tre i meccanismi che giocano un ruolo:
1. Principio di co-composizione
tagliare: il pane (=‘affettare’), l’erba (=‘falciare’), un dito (=‘ferirsi’), …
2. Principio di forzatura (o conversione) di tipo
quella candela è durata un’ora [lettura eventiva di candela. Di solito un evento ha una durata]
3. Principio di legamento selettivo
veloce: treno (=che si muove rapidamente), lavoro (=che si esegue rapidamente)

Tipologia lessicale
Tipologia linguistica
“La tipologia linguistica si occupa della variazione interlinguistica, classificando la lingue storico-naturali in
base ad affinità (o divergenze) strutturali e sistematiche” (Grandi 2003: 11)
Es.:
• Tipi sintattici: SVO, SOV,…
• Tipi morfologici: isolante, agglutinante, flessivo-fusivo, polisintetico

Tipologia semantica e lessicale


Tipologia semantica:“the systematic cross-linguistic study of how languages express meaning by way of
signs” (Evans 2010: 504)
Tipologia lessicale: “the crosslinguistic and typological branch of lexicology” (Koptjevskaja-
Tamm,Vanhove, Koch 2007: 159)
“is there such a thing as lexical typology? […] the lexicon seems to be too full of interlingual diversity and of
idiosyncrasies to lend itself to systematic typological studies” (Koch 2001: 1142)

Tipologia lessicale
Di che cosa si occupano i tipologi lessicali?
“[they] can note the lexical differences, reveal typological similarities and alliances and finally search for
underlying general principles and relational, often implicational, universals” (Koch 2001: 1143)
Studi tipologici per identificare, es.:
• Regolarità nelle estensioni semantiche di alcune (classi di) parole
• Regolarità nella strutturazione interna di alcuni campi semantici
Come spiegare le regolarità identificate?
Metodi: questionari, testi paralleli, traduzioni, test, ..

Regolarità nelle estensioni semantiche


Es.:
• parole per parti del corpo > significati spaziali

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Ai piedi della montagna, di fronte alla scuola, in testa al treno…
• Verbi di percezione (vista e udito) > significati cognitivi
Non vedo come possa servire, non ha a che vedere; udire: senso esteso per obbedire; gusto e olfatto hanno
meno sensi estesi: campo edonico (piacere non piacere)

Studi su specifici campi semantici


Eredità della tradizione strutturalista, si
concentra sulle differenze
Es: termini di colore, temperatura, parentela,
percezione, moto
Tipologia lessicale: oltre alle differenze, ci
sono anche regolarità nel modo in cui le lingue
strutturano specifici campi lessicali?

Colore
Campo strutturato in modo diverso in lingue diverse, ma ci sono regolarità (gerarchia implicazionale):

Verbi di percezione
Gerarchia implicazionale delle modalità sensoriali (Viberg 1983, 2001)
TATTO
VISTA > UDITO > GUSTO
OLFATTO
• Se una lingua ha un solo verbo di percezione, questo verbo significa ‘vedere’, ecc.
• I verbi relativi alla vista sono meno marcati (più semplici) e più frequenti
• Eventuali estensioni semantiche possono portare da una modalità sensoriale a una modalità più a destra nella
gerarchia, ma non viceversa

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Motivazione? La vista è il senso dominante, dal punto di vista percettivo (senso su cui facciamo maggiore
affidamento) e allo stesso tempo è la nostra maggiore forma di conoscenza.

“Tipologia lessicale”
“Although the term “lexical typology” is often used as if it were self- explanatory there is not much consensus
on what exactly it can refer to, apart from the evident fact that it involves crosslinguistic
research on the lexicon” (Koptjevskaja-Tamm,Vanhove, Koch 2007: 159)
FINE STRIK LIEVERS
FINE LINGUISTICA LM

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