Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
temi trattati sono a disuguaglianza e il metodo per riuscire a combatterla. Per motivi lavorativi del padre, la
famiglia si sposta a Milano; a causa dell’ antisemitismo i genitori si sposarono con rito cattolico e
battezzarono i figli, Milani si convertì così al cattolicesimo. morto poche settimane dopo la stampa di
“lettera ad una professoressa”, proveniente da una ricca famiglia borghese. Diventato sacerdote, ha dedicato
la vita nel lavoro nelle fabbriche e in campagna. Milani comincia la sua attività di maestro a Barbiana nella
meta degli anni ’50 per dare ai ragazzi di quel Paese la possibilità di accedere alla cultura e di trovare un
lavoro migliore.
Contesto storico fiorentino: le figure che accompagnarono il panorama fiorentino furono: il Cardinale
Elia Dalla Costa, arcivescovo fiorentino; Don Raffaele Bensi; Don Giulio Facibeni; Cardinale Piovanelli,
Don Enzo Mazzi. Furono tutti compagni di seminario di Milani. Milani ha vissuto durante il periodo in cui
La Pira fu sindaco di Firenze (1951-58), questa figura fu importate poiché si impegnava a dare una casa a
tutti, un lavoro; La Pira fu eletto nella lista della democrazia cristiana e fu soprannominato come il “sindaco
della povera gente”. Nel 1955 convocò a Firenze i 38 sindaci delle capitali del mondo.
Scuola di Barbiana: esperienza educativa sperimentale avviata da Don Milani dal 1954-67, provocò un
dibattito sulle innovazioni da apportare in materia di pedagogia. Si tratta di un libro pubblicato nel 1967,
un atto di accusa verso la scuola italiana che definisce la scuola del tempo come “un ospedale che cura i
sani e respinge i malati”, in quanto si valorizzano solo coloro con un retroterra positivo.
Autori: sono un gruppo di ragazzi di Barbiana, sotto la guida di Milani in un paesino fiorentino,
sperimentarono un modo diverso di fare scuola. La scuola era un luogo per ricchi, per i “Pierini d’Italia”;
Milani denuncia la situazione scolastica nei confronti dei governi cattolici che per tutto il dopoguerra hanno
occupato il ministero della pubblica istruzione. Il progetto di scrivere “lettera ad una professoressa” nasce
quando due ragazzi che avevano studiato alla scuola vengono bocciati agli esami per ottenere il diploma di
maestro. I ragazzi della scuola di Barbiana, con l’aiuto di Milani, prendono spunto da questa delusione per
rimettere in discussione la scuola dell’obbligo (legge del 1859 di Casati). Nel 1962 nasce la scuola media
unificata, con un obbligo scolastico di 13 anni. Era stato abolito il sistema che costringeva i ragazzi e le
loro famiglie a scegliere alla fine delle elementari se continuare a studiare per proseguire alla scuola media
superiore o seguire l’avviamento al lavoro. Il risultato era scontato: continuavano a studiare solo quelli che
avevano i mezzi economici per farlo, cioè solo una piccola parte di coloro che uscivano dalle elementari.
Dalla riforma nasce la scuola media unificata, quella che abbiamo frequentato noi, che estende a tutti la
possibilità di fare 8 anni di istruzione obbligatoria e che permette l'accesso a tutte le scuole superiori.
Tuttavia, anche la nuova scuola dell’obbligo perdeva per strada molti studenti, essa veniva considerata
come un sacrificio ed questa situazione che i ragazzi di Barbiana denunciano nel loro libro. Le bambine di
Paese non si vedevano nelle scuole in quanto per la popolazione avevano un cervello di gallina, inferiore a
quello dei bambini. Questo perché la scuola del tempo era classista, divisa in classi e i ricchi risultavano
più agevolati; potevano permettersi le ripetizioni a pagamento che ogni anno gli permettevano di passare
alla classe successiva. La scuola di classe riproduce e consolida le diseguaglianze socioeconomiche e
culturali presenti nella società; impedisce la mobilità sociale, ovvero la possibilità di migliorare la propria
condizione sociale; non fornisce i mezzi affinché studenti diversi abbiano comunque successo a scuola.
Tutto questo va contro l’articolo 3 della nostra Costituzione. La maggior parte di coloro che abbandonava
la scuola, erano figli di contadini o operai che potevano svolgere delle faccende in casa. Lo Stato si era
dimenticato di loro, non erano scritti nel sistema scolastico e nemmeno in quello lavorativo a causa della
precoce età. Il risultato fu che in prima media arrivavano ragazzi ormai grandi, ed in seconda media
venivano bocciati.
Le critiche più importanti:
• La scuola è di classe: espelle i poveri
• I programmi sono sterili, vecchi e nozionistici
• La scuola è slegata dalla vita reale
• Ciò che si insegna a scuola non è utile ad essere cittadini consapevoli
• L’uso del voto
Le cause della selezione sociale: Per i ragazzi di Barbiana, le ragioni che spiegano questa selezione sociale
sono tante. Ne elenchiamo solo alcune:
1. Inadeguatezza delle strutture
2. Atteggiamento rinunciatario dei docenti
3. Sezioni divise per status sociale
4. Accettazione della selezione come se fosse un fatto naturale e non un prodotto sociale
In sostanza la scuola premia coloro che hanno alle spalle una famiglia già istruita e dotata di mezzi
economici ed espelle coloro che non hanno tutto ciò.
Le riforme:
“Perché l’eguaglianza non resti un sogno proponiamo tre riforme:
1. Non bocciare; in tal caso si deve inserire il doposcuola anche di domenica e durante le feste.
2. A quelli che sembrano cretini dargli la scuola a tempo pieno;
3. Agli svogliati occorre dare uno scopo.
Il tempo pieno è l’aspetto centrale della proposta dei ragazzi di Barbiana. Il tempo pieno, significa, se è
fatto bene, avere più tempo e più mezzi per dare a tutti gli studenti, anche quelli che partono sfavoriti, la
possibilità di avere successo scolastico.
Don Milani e i suoi ragazzi istituirono un modo di fare scuola realmente rivoluzionario.
Critiche alle materie della scuola classicista: Gli alunni della scuola di Barbiana fanno delle critiche alle
materie insegnate all’interno delle scuole, tra queste: il latino, la matematica, la filosofia e la pedagogia che
non vengono considerate come delle scienze, la religione criticata perché potrebbe essere insegnata anche
dai preti, la storia poiché non si parla di sofferenze e lotte dei lavoratori. Di tutto questa vengono accusati
il re, Vittorio Emanuele II impegnato troppo nella questione della guerra assieme al generale La Mormora;
in occasione della guerra il re sciolse il Paramento e prese i poteri affidando Casati il compito di istituire
una legge sull’istruzione.
Gli alunni della scuola tenevano in tasca un notes , ogni volta che avevano un’idea la scrivevano e poi nei
giorni seguenti la mostravano ai compagni, le idee venivano messe insieme e scritte in capitoli all’interno
di un testo. Successivamente veniva chiamato un estraneo e gli si fa leggere il testo, accettando i loro
consigli.
(1899)
Ogni volta che ci proponiamo di discutere un nuovo movimento nell’educazione, è necessario mettersi dal
punto di vista più ampio, quello sociale. Le modifiche che vengono effettuate nel metodo e nei programmi
dell’educazione, sono prodotti dalla situazione sociale mutata, sono uno sforzo di andare incontro alle
esigenze della nuova società che è in corso di trasformazione e nei cambiamenti che si verificano
nell’industria e nel commercio.
Il primo cambiamento che per primo si presenta alla mente è quello industriale. I confini politici sono stati
cancellati o spostati. La popolazione dai confini della terra si è spostata nelle città, le abitudini della vita si
sono radicalmente trasformate.
Il sistema della fabbrica è stato preceduto dall’organizzazione familiare e di vicinato. Nella pratica ogni
membro della casa aveva la sua parte nell’esecuzione del lavoro. I ragazzi giungevano ad avere parte diretta
nel lavoro. Non possiamo disconoscere quanti fattori di disciplina e formazione del carattere coinvolgesse
questo tipo di vita → formazione di abiti, dell’idea di responsabilità, dell’obbligo di far qualcosa, di
produrre qualcosa nel mondo. Gli individui si formavano nell’azione. Tutto questo implicava
un ininterrotto esercizio di osservazione, immaginazione e ingegno.
Le lezioni oggettive impartite, come lezioni oggettive allo scopo di informare, non potranno mai
sostituire le conoscenze sulle piante e sugli animali dell’orto o del giardino che si ottengono
effettivamente fra essi. Nessun addestramento introdotto nella scuola può competere con la pienezza di
vita dei sensi che provengono dall’intimità.
Rivolgendo l’occhio alla scuola vediamo che si sta cercando sempre di più di introdurre al suo interno il
lavoro manuale. Questo non è stato fatto di proposito, ma per istinto, avendo scoperto che quel tipo di
lavoro appaga un’esigenza vitale degli alunni. Il lavoro all’interno del sistema scolastico, rende svegli e
attivi gli studenti, anziché passivi e ricettivi, li rende più utili e capaci, più favorevoli ad aiutare la famiglia,
li prepara ai doveri pratici della vita. dovremmo concepire il lavoro come un metodo di vita e di
apprendimento. Una società consiste di un certo numero di individui tenuti insieme dal fatto di lavorare in
una stessa direzione e di perseguire obiettivi comuni.
Sotto l’aspetto etico, la debolezza della scuola consiste nel fatto che essa si impegna a preparare futuri
membri dell’ordine sociale in un ambiente in cui sono in gran parte assenti le condizioni dello spirito
sociale.
La scuola è stata tenuta talmente in disparte, è stata completamente isolata dalle condizioni della vita, che
il luogo in cui i ragazzi sono mandati per disciplinarsi è quello in cui è più difficile conseguire
un’esperienza. La scuola può diventare la dimora del ragazzo, dove egli impara vivendo, non dovrebbe
ridursi a un luogo dove si apprendono lezioni, in cui instaurare una relazione è pressoché impossibile. Il
ragazzo partecipa al lavoro non per il gusto di parteciparvi, ma in vista del prodotto. Nella scuola lo scopo
non è il valore economico dei prodotti, ma lo sviluppo della capacità e dell’intelligenza sociale. Le
occupazioni della scuola non devono essere inutili esperimenti pratici, forme di occupazione
Viene affrontata la relazione esistente tra la scuola con la vita e lo sviluppo dei ragazzi all’interno di essa .
Il centro di gravità è fuori dal fanciullo, esse è nel maestro, nel testo scolastico, è in qualsiasi cosa eccetto
che negli istinti e nelle attività immediate del ragazzo stesso. Si parla infatti di rivoluzione, non molto
diversa da quella ideata da Copernico, nel nostro caso il fanciullo diventa il sole intorno al quale girano gli
strumenti dell’educazione. Esso è il centro intorno al quale essi sono organizzati (ciò fu analizzato dal poeta
e letterato Arnold che esercitò un notevole influsso sull’evoluzione del pensiero pedagogico in Inghilterra).
Questa parte si occupa della scuola come istituzione in rapporto sia con la società che con i suoi membri,
ovvero ragazzi e si occuperà del problema della organizzazione.Con l’organizzazione si intende quella della
scuola stessa, in quanto comunità di individui, significa coordinare le cose in modo che esse operino con
facilità.
Durante il medioevo il sistema scolastico è stato un’aggruppamento di scuole professionali, in particolar
modo legge e teologia.In questo periodo nascono gli asili e le università. La scuola primaria nasce, poi, dal
moto popolare del XVI secolo, nel quale, in seguito all’invenzione della stampa e al diffondersi del
commercio, diventò necessario saper leggere, scrivere e disegnare. Al suo interno venivano insegnate le
lingue classiche , erano gli unici mezzi per sottrarsi ai limiti del Medioevo, nacque così la scuola
grammaticale, con l’intento di porre tra le mani della gente la chiave dell’antico sapere. Nel diciannovesimo
secolo nascono le scuole tecniche e normali ;la scuola normale nasce con l’esigenza di preparare i maestri
ed impartire la cultura.
Dal punto di vista del ragazzo, deriva la sua incapacità di utilizzare le esperienze, dall’altra parte non è in
grado di applicare nella vita quotidiana quello che apprende a scuola. È necessario che la scuola esca dal
suo isolamento e stringa un legame organico con la vita sociale; a tal proposito è consigliato che i ragazzi
vadano nei musei e nelle biblioteche, al fine di acquisire esperienze, acquisiti, problemi e arrivare a
discuterne (In questo modo sia l’unione fra teoria e prassi).
In conclusione è necessario che l’esperienza conseguiti da un fanciullo in famiglia sia trasportata e
adoperata nella scuola, e ciò che il fanciullo impara nella scuola sia introdotto e applicato nella vita
quotidiana, al fine di unire le due parti. “Solo vivendo l’infanzia con felicità gli adulti potranno essere
felici”.
La parte più importante dell’apparato universitario e quella scientifica, ovvero il suo contributo allo
sviluppo e del pensiero educativo. Soltanto la finalità scientifica può offrire una ragione valida al
mantenimento di una scuola elementare da parte di un’università; è necessario creare le condizioni che
permettano la libertà di investigazione e che offrono delle garanzie importanti sulla ricerca, che consentano
di mettere in atto la pratica educativa indicata. Due tipopuramente individuale e con un diretto contatto col
mondo esterno. Il solo problema che si poneva era quello del modo con cui il mondo e lo spirito si
influenzavano a vicenda, lo spirito individuale era concepito come una funzione della vita sociale, incapace
di operare e di svilupparsi da solo e bisognoso di stimoli continui da parte di fattori sociali esterni. Per
esempio la teoria dell’eredità afferma che la struttura mentale fisica dell’individuo è ereditata dalla razza;
mentre la teoria dell’evoluzione ha reso familiare il concetto che lo spirito rappresenta il prodotto dello
sforzo e del pensiero dell’umanità. Lo spirito si sviluppa in un ambiente più sociale che fisico, la differenza
fra stato selvaggio e civile non consiste nella nuda natura di fronte a cui ciascuno è posto, ma nell’eredità
sociale e nell’ambiente sociale. Il fanciullo impara a valutare e trattare lo stimolo fisico mediante
limitazione, la suggestione, l’istruzione e l’apprendimento indiretto. Psicologia precedente e
contemporanea: Allo stesso modo della psicologia precedente, ovvero che lo spirito riceveva il suo
contenuto grazie ad un diretto contatto con il mondo, anche quella dominante pensava che tutti i bisogni
dell’istruzione fossero soddisfatti portando lo spirito del ragazzo in diretto rapporto con i vari complessi di
fatti esterni. Non si riusciva a trovare nessun elemento sociale nella materia insegnata al fanciullo. Ci si
dimenticava che lo studio esercita la massima attrattiva su di un fanciullo e acquista il suo pieno significato
solo quando viene presentato non come un puro studio esterno,
ma sotto l’aspetto del suo rapporto con la vita sociale. In secondo luogo la vecchia psicologia era una
psicologia della conoscenza e dell’intelletto, l’emozione e l’impulso occupavano un posto secondario. Il
terzo punto di contrasto sta nella concezione moderna dello spirito come processo.In questa terza parte la
capacità di giudicare e di dedurre facevano la loro comparsa dopo che il fanciullo, mediante esercizi di
memoria, era stato ridotto in una condizione di dipendenza completa dal pensiero altrui. Il ragazzo era un
piccolo uomo e il suo spirito era un piccolo spirito identico a quello dell’adulto eccetto per la misura.
1) 4-8 anni → il primo stadio è caratterizzato dall’immediatezza degli interessi sociali e personali e
dalla prontezza con cui si effettua il rapporto fra impressioni, idee e azioni. In questa fase c’è un
urgente necessità di movimento per esprimersi. La materia per questi anni si sceglie fra le fasi
della vita che rientrano nello stesso ambiente del fanciullo e che lui stesso sia capace di riprodurre
per quanto possibile in qualcosa che si avvicini a una forma sociale, in giochi, occupazioni,
racconti, immaginazione. Il materiale non viene presentato sotto forma di lezione, come un
qualcosa che deve essere imparato, ma piuttosto come qualcosa che deve essere immesso nella
stessa esperienza del fanciullo attraversi attività. Queste attività sono dei veicoli diretti di saperi
2) 8/9-11/12 anni → lo scopo da proporsi è quello di riconoscere e favorire il mutamento che deriva
nel fanciullo
dal suo senso crescente della possibilità di risultati più duraturi e della necessità di controllare i
mezzi atti a fornire la maestria necessaria per raggiungere questi risultati. Il ragazzo non trae più
soddisfazione diretta da un pur gioco di attività. Sul piano educativo, per quanto riguarda la materia
di studio il problema consiste nel differenziare l’unità vaga dell’esperienza in tipiche fasi
caratteristiche, scegliendo quelle che servono ad illustrare l’importanza che ha per l’umanità il
dominio di strumenti e metodi specifici di pensiero e di azione per la realizzazione dei suoi fini.
L’attuale problema fondamentale riguardo al leggere, scrivere e far di conto è il riconoscimento di queste
condizioni e la loro applicazione all’attività del ragazzo. Queste condizioni potrebbero ridursi a 2:
1. L’esigenza che il ragazzo abbia nella sua esperienza vitale e personale una base variata di contatti e di
conoscenze con la realtà sociale e fisica.
2. L’esigenza che l’esperienza più comune, diretta e personale del ragazzo fornisca i problemi, i movimenti
e gli interessi che richiedono il sussidio dei libri per la loro soluzione e per il loro proseguimento. Altrimenti
il ragazzo si avvicina al libro senza un vero bisogno, senza un atteggiamento interrogativo.
Da queste due condizioni derivano altri due problemi: Dare al ragazzo una quantità abbastanza grande di
attività personale in occupazioni, espressione, conversazione in modo che la sua individualità morale e
intellettuale non sia sommersa da una sproporzionata quantità di esperienza altrui. In secondo luogo questa
esperienza più diretta deve essere organizzata in modo tale da far sentire al ragazzo il bisogno di ricorrere
agli strumenti sociali tradizionali e di padroneggiarli.
L’esperienza fatta finora nella scuola indica, anche se non dimostra, i risultati seguenti:
1. È possibile, nei primi anni, far appello al potere di produzione e di creazione del fanciullo quando
si
insegna a riconoscere e impiegare i simboli. Si ha il vantaggio di conseguire definiti e limitati
risultati con i quali il ragazzo può misurare i progressi.
2. Sono state posposte alcune attività alcune fasi di questa attività con il risultato che il ragazzo,
essendosi spinto con l’intelletto a un piano più avanzato, avverte come compito ciò che avrebbe
potuto essere prima una forma più creativa.
La scuola si sforza nell’intero suo corso di attuare certi principi che Froebel fu il primo ad enunciare
coscientemente. I principi sono:
1. Il principale compito della scuola e di addestrare ragazzi a una vita di cooperazione e di reciproco
aiuto, a promuovere la loro consapevolezza dell’interdipendenza.
2. La radice principale di ogni attività educativa e risposta nelle abitudini e nelle attività istintive e
impulsive del fanciullo e non nella rappresentazione e manipolazione di un materiale esterno
attraverso le idee di altri o attraverso i sensi.
3. Le attività e le tendenze individuali sono organizzate e dirette attraverso l’impiego per mantenere
la cooperazione durante il corso della vita.
Dewey adottò i principi di Froebel nella sua scuola sperimentale all’università di Chicago. Con Froebel,
nella prima metà dell’Ottocento, nasce la scuola materna, intesa come luogo in cui i bambini piccoli
possano imparare giocando, cantando e ascoltando storie. Egli nel 1826 pubblicò il suo libro più famoso:
“L’educazione dell’uomo” e nel 1836, dopo vari tentativi creò una scuola che chiamò “giardino
d’infanzia” , destinata a bambini orfani da 1 a 6 anni.
Caratteristiche del giardino di Froebel:
1) Il gioco: è un valore fondamentale poiché è l’elemento principale nella formazione infantile
virgola che riesce a stimolare l’immaginazione e la fantasia. Egli segue il principio secondo cui le
regole apprese nel gioco infantile verranno trasferite nelle attività da adulti; in quanto il gioco è il
mezzo con il quale si costruisce il mondo interiore ed esteriore dell’uomo adulto.
2) Simbolismo: è il prodotto di due condizioni particolari della sua vita e della sua opera. In primo
luogo fu costretto a ricorrere a spiegazioni forzate e artificiali sul valore del gioco; in secondo
luogo le condizioni politiche e sociali della Germania erano tali che era impossibile concepire una
continuità fra la vita sociale libera e solidale del giardino d’infanzia e quella del mondo esterno.
3) Immaginazione e gioco:Il bambino vive in un mondo di immaginazione, ciò prende forma
attraverso suggestioni, reminiscenze e anticipazioni.Le realtà riprodotte dal fanciullo devono
essere di una natura familiare, diretta e reale (tra le attività del giardino d’infanzia si fa riferimento
alla riproduzione della vita di casa e del vicinato).
4) Materia di studio: Deve occuparsi di un’unica cosa, la vita domestica.
5) Il metodo: l’imitazione il suggerimento hanno luogo soltanto come strumenti per aiutarlo a
esprimere i suoi desideri e le sue idee, servono a farvi capire e dargli coscienza di ciò a cui tende
in maniera vaga. In conclusione si può notare che la materia di studio il metodo del giardino
d’infanzia sono connessi con l’attività dei fanciulli di sei anni, attraverso la riproduzione per mezzo
del gioco della vita domestica. Questo deve essere un cambiamento graduale che avviene nello
sviluppo del fanciullo, ma ciò è impossibile se nel giardino d’infanzia non si rinuncia a tutto ciò
che isola il bambino.
Con occupazione s’intende un modo di attività da parte del fanciullo che riproduce qualche forma di lavoro
attuale nella vita sociale. Nella scuola elementare dell’università queste occupazioni sono rappresentate dal
lavoro di officina, del cucinare, dal cucire e dal tessere.Si tratta di un’occupazione di tipo attivo che si
esprime attraverso gli organi fisici.Mediante il lavoro gli uomini hanno acquisito il dominio della natura,
hanno arricchito le loro condizioni di vita e hanno portato a delle invenzioni.
Il giardino d’infanzia intraprende lo studio dei problemi pedagogici che nascono dal tentativo di
congiungere l’attività del giardino d’infanzia a quella della scuola primaria.L’osservazione il pensiero dei
bambini più piccoli rivolti in modo speciale verso le persone, le loro azioni.L’aspetto intellettuale di questo
interesse non prende la forma di un compito, ma bensì una forma storica.
Le occupazioni sociali esistenti offrono il materiale che serve per soddisfare e alimentare questo
atteggiamento. Negli anni precedenti che si sono interessati alle occupazioni domestiche, ai rapporti
domestici con il mondo circostante. Dal punto di vista della dottrina educativa si possono notare i seguenti
aspetti:
1. Lo studio degli oggetti, dei processi e dei rapporti naturali è collocato nell’ambiente umano punto
il problema pedagogico consiste nell’indirizzare le facoltà di osservazione del fanciullo.Non si fa
separazione fra il lato sociale dell’attività e il suo rapporto con le occupazioni della gente e la
scienza o la considerazione dei fatti e delle forze della natura.L’ambiente è sempre quello nel quale
la vita è collocata, le teorie pedagogiche spesso perdono di vista il fatto che l’esistenza e la
rappresentazione di un singolo oggetto della natura non è garanzia di concretezza.
2. Ci deve essere una corrispondenza fra gli oggetti studiati e la facoltà in via di acquisto, sono la
continuità e la comunità dell’oggetto che fondano gli organi.
3. Il fanciullo ha bisogno di quel che gli e familiari e che ha sperimentato per muoversi verso sciocche
sconosciuto e lontano.I fanciulli che hanno familiarizzato fanno giocare la loro immaginazione sui
avvenimenti miglioramenti presenti e comuni della vita. Tramite l’attenzione in diretta il ragazzo
ha già in mente cosa vuole e ciò gli permetterà di raggiungere un risultato.
Per esempio se durante una lezione nel fanciullo c’è un interesse intrinseco sufficiente, ci sarà
un’attenzione spontanea, se questo non c’è l’insegnante cercherà di trattare l’argomento in modo
da attirare l’attenzione oppure utilizzerà delle minacce come per esempio i voti bassi o la
bocciatura.
Per l’educatore la storia deve essere una sociologia in diretta, ossia un fuso orario della sua nascita che
mette a nudo il processo del suo divenire e i modi della sua organizzazione . Studiare la storia non è
ammassare informazioni, ma adoperarle per costruire un quadro chiaro dei modi e delle cause che portano
gli uomini ai loro successi e fallimenti.
Si tratta di una scuola sperimentale che è in rapporto con l’educazione e i problemi educativi. All’interno
della scuola si sono sforzati, provando e facendo, di renderci conto se e come questi problemi si possono
risolvere. Di seguito vi sono lavori manuali connessi alla scienza:
- Lavoro di officina con legname ed arnesi
- Lavoro di cucina
- Lavoro tessile
Il lavoro manuale fa anche parte dello studio della storia, specialmente coi ragazzi più giovani, sotto
l’aspetto della costruzione di strumenti ed armi. Il lavoro quotidiano della scuola mostra che i ragazzi
possono vivere a scuola nello stesso modo in cui vivono fuori da essa e che la cultura può far leva sulla
sostanza della verità che nutre lo spirito, lo sviluppo può essere genuino, gioioso e completo.
Prologo:
Il libro è dedicato all’educazione e all’insegnamento; Questi due termini coincidono. L’educazione è intesa
come la messa in opera dei mezzi atti ad assicurare la formazione e lo sviluppo di un essere umano.La
parola educazione sollecita la condizione umana a trovare la strada più adatta per noi, mentre la formazione
è intesa come un autoformazione dello spirito. Nell'opera Morin teorizza una riforma dell’educatore e
dell'educazione. Questa riforma deve riformare il pensiero, adattandolo alle sfide del presente, date
soprattutto dalla complessità e dalla globalità del sapere. L'educazione deve favorire lo sviluppo
dell'intelligenza del soggetto: la testa ben fatta è allora quella testa in grado di organizzare e ricomporre il
sapere con spirito critico e una logica scientifica. In questa riforma è fondamentale la scuola, che deve
promuovere una cultura in grado di dare una visione più ampia, capace di affrontare l’incertezza e ciò deve
avvenire fin dalla prima elementare.
L’uomo non avrebbe potuto esistere né svilupparsi se non avesse dovuto rispondere a così tante sfide
mortali.
La condizione umana è segnata da due grandi incertezze: l’incertezza cognitiva e l’incertezza storica punto
ci sono tre principi di incertezza nella conoscenza:
1. Il primo è cerebrale: la conoscenza non è mai un riflesso del reale poiché comporta rischi di
errore;
2. Il secondo è fisico: la conoscenza dei fatti è sempre debitrice dell’interpretazione;
3. Il terzo è epistemologico: deriva dalla crisi dei fondamenti della filosofia e della scienza.
La conoscenza della storia ci deve servire ad aprirci all’incertezza del futuro.
Tre viatici: significa essere coscienti dell’ ecologia dell’azione, che comporta come primo principio che
ogni azione, una volta intrapresa, entra in un gioco di interazioni nell’ambiente in cui si effettua. Il secondo
principio ci dice che le conseguenze ultime delle azioni sono imprevedibili e ciò ci conduce al secondo
viatico, la strategia. La strategia cerca di riunire le informazioni virgola di verificarle virgola e modifica la
sua azione in funzione delle informazioni raccolte. Il terzo viatico è la scommessa, ossia l’integrazione
dell’incertezza nella fede o nella speranza. In quanto ogni destino umano comporta un irriducibile
incertezza anche nella certezza assoluta , che è quella della sua morte.
La relazione educativa sta al centro del processo formativo dell’uomo: attraverso di essa egli
può entrare in contatto con l’ambiente esterno e con gli altri individui. Attraverso la relazione educativa e
la comunicazione si può comprendere lo sviluppo del bambino e dell’adolescente. È importante per un
insegnante, così come per un genitore, essere capaci di buone relazioni. La relazione, così come
l’apprendimento, diventano patrimonio personale di ogni persona.È importante creare relazioni educative
che possono contribuire allo sviluppo del bambino/ragazzo.
Vi è un rapporto circolare tra la formazione, la relazione e la comunicazione. Le tipologie comunicative e
gli stili comunicativi possono qualificare, infatti, la relazione educativa.
categoria di cura il processo di cura sta dentro le relazioni.
Ogni azione educativa deve, necessariamente, essere pensata con cura: quest’ultima, infatti, ci
consente di comprendere il contesto.
Dunque, c’è bisogno di un modello di formazione nella cura. Essa si presenta come gesto di disponibilità
verso l’altro.
Attraverso l'ascolto, l'attenzione, il dialogo, la scrittura, la lettura, esercizi e modi di essere,
ogni soggetto adulto può curare, sostenere, la propria formazione: può continuare, per tutto
l'arco della vita, a “darsi una forma” attraverso l'apprendimento. Il soggetto può imparare a
conoscere sé stesso.
Siamo esseri relazionali, infatti, ogni uomo ha bisogno della cura dell'altro. Imparare la cura
della cura: ciò significa esercitare la cura di sé nei luoghi di lavoro, nelle professioni, nei
luoghi della politica, non solo in quelli della socializzazione.
La relazione è stata categoria portante del pensiero filosofico del Novecento: categoria
determinante per la nascita della psicoanalisi per tutti quei saperi sulla comunicazione volti a comprendere
lo sviluppo umano. La relazione si fonda sullo scambio reciproco che forma e modella due soggetti. È
veicolo di educazione, è trasmissione di apprendimenti, di esperienze e saperi sulla vita. La relazione
primaria tra madre e bambino ha una connotazione biologica ed è determinata dalla matrice culturale entro
la quale l'educazione trova tutta la propria espressione.
Apprendere vuol dire educare la propria mente e il proprio corpo. Si tratta di un processo educativo e
formativo: educativo in quanto si apprendono discipline e saperi che conformano i soggetti ai saperi del
luogo e del tempo, formativo in quanto i soggetti permettono la trasmissione di alcuni tipi di apprendimento
a scapito di altri.
La relazione può dirsi educativa e formativa poiché è nello scambio reciproco che avviene il passaggio dei
saperi e dei significati educativi e formativi. La relazione educativa è sempre anche formativa.
Freud Introduce accanto alla trattazione di Io, Es, Super Io il concetto di sé , che appartiene alla
psicologia del profondo.Al centro del disturbo si trova un Sé indebolito o difettoso dove l’intensa
aggressività viene considerata come la risposta del sé a una varietà di esperienze negative e di traumi.
La famiglia è il luogo dell'origine da cui la maggior parte degli esseri umani “partono” per
entrare in relazione con il mondo circostante, dal quale apprendono sicurezza o incertezza,
modi di pensare, modelli comportamentali.
Bettelheim, nel suo libro “un genitore quasi perfetto”, cerca di illustrare come la genitorialità
può essere esercitata. Per crescere i propri figli, Bettelheim sottolinea l’importanza di porre lo sguardo verso
la propria infanzia per comprendere il modo in cui ciascun genitore si è formato come adulto e come
genitore attraverso tutta una serie di eventi verificatesi nel corso degli anni.
La conversazione diviene luogo della formazione nella relazione familiare, attraverso l’interazione,
durante la routine quotidiana, il bambino impara a comprendere e ad interiorizzare i meccanismi della
socializzazione. L’identità si costruisce grazie alla comunicazione e la conversazione in famiglia ma
anche grazie all’apprendimento dei modelli comportamentali della propria comunità.
Nella comunicazione familiare vi sono due gli aspetti importanti: la contingenza e la
congruenza. Creare comunicazioni congruenti e contingenti significa sapere che il qui e ora
riveste un aspetto molto importante del comunicare: è necessario comunicare senza
contraddizioni, cercando di dare continuità. Infatti, la congruenza è la coerenza della storia
che raccontiamo al bambino e la correttezza logica degli eventi espressi.
tratteggiano le personalità familiari. Il dialogo in famiglia dovrebbe essere lo strumento per la costruzione
della base sicura.
Per promuovere lo sviluppo emotivo di ciascun bambino i genitori devono costruire un ambiente affettivo
in cui il bambino può gradualmente imparare a condividere emozioni e sentimenti, nel quale può
imparare a comunicare con se stesso e a riconoscersi soggetto portatore di affetti, di ansia e di
angoscia che si possono trasformare in dolori, in gioie, in rabbie da guidare e addomesticare, senza che
siano quest’ultime a guidare e a dominare il soggetto passionale.
Aver cura della relazione genitoriale e della formazione dei figli implica avere accesso alla
profondità della propria anima: implica imparare ad ascoltare se stessi per imparare ad
ascoltare gli altri.
A Bettelheim si riconosce il merito per aver scritto il più significativo volume sulla
genitorialità di tutto il Novecento. A questo proposito è importante considerare che solamente
nel Novecento si verrà a consolidare l’idea di infanzia e di genitorialità.
Winnicott ha riconosciuto il ruolo della famiglia per lo sviluppo dell’individuo e la centralità
che lo sviluppo emotivo riveste nella vita di ciascun individuo a partire dalla prima infanzia
fino alla piena maturità. L’autore introduce il concetto di «maturità secondo l’età»: egli considera la
maturità come sinonimo di buona salute. Se un bambino di 2 anni è sano allora è maturo come bambino di
2 anni.
Qual è il ruolo della famiglia nello sviluppo emotivo del bambino?
La famiglia contribuisce alla maturità emotiva dell'individuo offrendo l’opportunità di
usufruire di un altro grado di dipendenza ma anche la possibilità di distaccarsi dalla famiglia
per identificarsi con altri raggruppamenti e istituzioni dell’ambiente in cui la persona si sente
parte.
Secondo Lévy-Strauss la famiglia è l’unione durevole, socialmente approvata, di un uomo e
di una donna e dei loro figli. La famiglia è una forma sociale primaria che garantisce il
processo generativo dal punto di vista biologico, sociale e culturale.
L’autore considera gli esercizi spirituali come esercizi volti a trasformare la visione del mondo, che
conducono ad una metamorfosi della personalità.
Altrettanto importante è la memorizzazione e la meditazione, intesa come capacità di ordinare il
«discorso interno». Tuttavia, tali esercizi spirituali hanno bisogno di essere allenati tramite la lettura,
l’ascolto, la ricerca.
È importante osservare le relazioni educative nel loro rapporto con il lavoro dal momento che il mondo del
lavoro è uno dei luoghi specifici della formazione adulta.
Siamo esseri relazionali, apprendiamo dall'altro, e, così facendo, impariamo l'arte della vita.
È stata una filosofa ebrea, vicino al pensiero fenomenologico di Husserl, che si interrogò a lungo sul
significato della comprensione dell’altro e sulla conoscenza dei diversi livelli di esperienza dell’altro
(raggiungibile attraverso l’empatia).