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LA NASCITA DELL’ALFABETO LATINO

La comparsa dell’alfabeto latino si può datare orientativamente al secondo quarto


del VII secolo a.C (675-651 a.C).
Si consideri che, nonostante i grandi passi avanti fatti dall’archeologia per datare i
manufatti più antichi, alcune datazioni restano ipotetiche e pertanto controverse.

Il problema dell’origine <<genetica>>


Molto si è dibattuto, e ancora si dibatte sull’origine genetica dell’alfabeto latino.
Secondo alcuni l’alfabeto latino sarebbe derivato direttamente da quello greco;
secondo altri, sarebbe derivato da quello etrusco, a sua volta un adattamento
dell’alfabeto greco.
Quest’ultima opinione ha avuto grande successo negli ultimi decenni, anche perché
sappiamo che Roma ha subito, nella sua fase iniziale, una forte influenza culturale da
parte degli Etruschi (che probabilmente la dominarono).
Nella Roma arcaica sembra si facesse ricorso alla scrittura per tre scopi principali:
-per finalità connesse al culto religioso (testi di vaticini, formule sacre, atti di
corporazioni religiose ecc.);
-per finalità connesse alla vita pubblica (elenchi di magistrati, leggi, ecc.);
-per finalità connesse alla fissazione della memoria del ceto egemone (annali, liste
genealogiche, orazioni funebri, ecc.).
Questo significa che inizialmente la scrittura, come spesso accade anche in altri
contesti culturali, appartiene a categorie molto ristrette di utenti: la casta
sacerdotale e il ceto gentilizio.
Via via questa situazione si andrà a modificare fino ad arrivare, con l’Impero, ad una
diffusione molto larga e capillare dell’uso della scrittura.
Per capire ciò di cui stiamo parlando, occorre partire dall’alfabeto, ricostruibile dai
reperti rari e non sempre datati con sicurezza, sopravvissuti al tempo.
Come possiamo vedere, non tutte le lettere sono rappresentate, ad esempio la B.
Analizziamo le lettere nel dettaglio:

N.B. la P si distingue dalla R, che a questa altezza cronologica ha la forma del rho

greco , perché nella R l’ansa tocca l’asta.


La confusione tra le lettere spiega perché, soprattutto tra il IV e III secolo a.C venga
aggiunto alla R quel tratto obliquo che ancora oggi la caratterizza.

Come si è detto, alcune lettere mancano all’appello, alcuno perché non attestate,
altre perché non esistenti. La G, ad esempio, viene introdotta nel III secolo a.C, da
Spurio Carvilio, per distinguere la velare sorda (C) dalla velare sonora. Fu pertanto
aggiunto alla C, il caratteristico pilastrino

La Z, invece, scomparve del tutto, sostituita dalla doppia SS.


È probabile che alcune delle caratteristiche analizzate siano determinate
direttamente dalla tecnica a sgraffio su materiali duri, la tecnica utilizzata nelle più
antiche testimonianze che possediamo e da cui gli esempi sono tratti.
Le più antiche attestazioni di alfabeto latino sono quasi tutti reperti su materiale
duro (pietra, oro, coccio, bronzo): il motivo della loro conservazione si deve appunto
al fatto che sono tracciate su materiali destinati ad avere una certa durevolezza nel
tempo.
La fibula Prenestina

Ritrovata nella Tomba Bernardini di Palestrina, presso Roma, è databile tra il 670 e il
630 a.C. Si tratta del più antico testimone di scrittura latina, ma anche del più
controverso.

Fatta conoscere nel 1887 da Wolfgang Helbig, noto


antiquario e archeologo, ma anche noto falsario, fu giudicata un falso da Margherita
Guarducci nel 1980. Da allora la fibula è stata inserita o esclusa dal novero delle
testimonianze arcaiche della scrittura (e della lingua) latina. In tempi recenti (2011) è
stata condotta un’analisi scientifica che ne ha definitivamente dimostrato
l’autenticità, sia del supporto sia del testo inciso (i sedimenti presenti nei solchi
possono essersi depositati solo nell’arco di migliaia di anni e non nell’arco di un solo
secolo). Anche i linguisti hanno supportato queste conclusioni, dimostrando che
Helbig, per elaborare il testo <<falso>>, avrebbe dovuto conoscere altri testi che
sono venuti alla luce non prima degli anni 70 del secolo scorso.
L’iscrizione sulla fibula si legge da destra a sinistra:

Ioisamun : edkahf : ehf : dem : soinam (manios : med : fhe : fhaked : Numasioi)

Cippo del Foro


Rinvenuto presso l’Arco di Settimio Severo durante gli scavi del 1899, è databile tra il
580 e il 550 a.C.
Si tratta di un blocco di tufo posto su una platea quadrangolare di marmo nero (lapis
niger) che secondo tradizione, avrebbe accolto le spoglie mortali del fondatore della
città di Roma, Romolo (cosa esclusa dagli scavi).
Il testo, ad ogni modo, contiene una lex sacra e si legge bustrofedicamente (da
destra a sinistra e da sinistra a destra).

Il vasetto di Duenos

Realizzato con un impasto di bucchero, rinvenuto a Roma, sul Quirinale, nei pressi
della chiesa di San Vitale ed è databile alla prima metà del VI secolo a.C.
Laminetta bronzea dei Dioscuri

Proveniente da Lavinium, è databile alla seconda metà del VI secolo a.C. Ha


andamento sinistroso e contiene una dedica ai Dioscuri: Castorei: Podlouqueique
qurois

Lapis Satricanus
Rinvenuto a Satricum, nel Latium vetus, su un blocco tufaceo, è databile attorno al
500 a.C. L’iscrizione è destrosa e contiene una dedica

Iei steterai Popliosio Ualesiosio/ suodales mamartei

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