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LE PIÙ ANTICHE TESTIMONIANZE DEL VOLGARE IN ITALIA

La nascita di una lingua è sempre un processo molto lungo e complesso, come anche il
passaggio dal latino alle lingue romanze che è durato secoli.

Il latino ha continuato a mantenere il suo ruolo di lingua della cultura e della scrittura, ma
la lingua parlata ha cominciato ad evolversi e a trasformarsi. Anche il latino è cambiato
in grande misura e non è rimasto lo stesso (latino medievale, latino classico, latino volgare).

All’inizio, quando dal latino volgare si è formata la lingua volgare, era basata quasi
completamente sulla tradizione orale, per questo non ci sono documenti scritti a servire
come testimonianza. Scrivevano in latino, ma in realtà era già molto diverso dal latino
classico.

Breve de inquisitione, 715 d.C.: documento senese, verbalizzazione giudiziaria,


interrogazione  qui viene invitato a Siena, e fa un resoconto di quello che ha fatto. Il lessico
contiene parole nuove, tecnicismi giuridici o liturgici (vespero, madodinos, missa). Questo
testo già non è scritto in vero latino, ma non è ancora scritto in lingua volgare (latino che
assomiglia al volgare).

Ad un certo punto hanno cominciato anche a scrivere in lingua volgare  difficoltà: non è
facile scrivere in una lingua che in precedenza esisteva solo nel parlato, avevano bisogno di
regole (p.es. grafia – palatale laterale gli [lj]: fili invece di figli).

Nel secolo XIII alcune scuole hanno scelto la lingua volgare in maniera sistematica e
motivata, ma già prima esistevano alcune testimonianze (carte di uso pratico, graffiti murali,
atti notarili…)  La caratteristica comune è la casualità: nella realizzazione e nel
ritrovamento.

Conto navale pisano (trovato negli Stati Uniti)

Giuramenti di Strasburgo, 842 d.C.: primo documento della lingua francese

Storia dei figli di Ludovico il Pio (Nitardo): scritto in latino, alleanza tra i nipoti di Carlo
Magno (Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo) contro il fratello (Lotario), giuramenti
nella lingua dell’altro (Carlo: tedesco, Ludovico: francese)  intenzionalità dell’uso del
volgare è evidente perché è legata ad una situazione pubblica e ufficiale (patto di alleanza
tra due sovrani).

Indovinello veronese, intorno al 800: codice scritto in Spagna all’inizio del secolo VIII, nel
margine superiore ci sono due note in scrittura corsiva, la seconda è scritta in latino
corretto: „gratias tibi agimus omnip(oten)s sempiterne d(eu)s”, ma la prima ha una forma
diversa: „se pareba boves alba pratalia araba & albo versorio teneba & negro semen
seminaba” (non è chiaro il significato delle parole, probabilmente tratta di un aratore che
spinge avanti i buoi), non è un testo scritto in volgare, ma in latino semplificato con
volgarismi che imita la lingua parlata
Glossari:
 Nel 1963 è stato pubblicato il Glossario di Monza che risale ai primi decenni del
secolo X, è un glossario bilingue romanzo (rustica lingua romana) – romaico (greco
bizantino), un elenco di quasi sessanta lemmi, non è considerato uno dei primi
documenti del volgare italiano perché sta a mezza strada tra il latino e il volgare.
 Glossario di Reichenau: Francia settentrionale, fine del secolo VIII, cerca di
spiegare le espressioni della Vulgata, le glosse non sono in francese, ma sono scritte
in un latino meno formale

Il graffito della catacomba di Commodilla a Roma: È un anonimo graffito tracciato sul


muro, non conosciamo la data esatta perché il graffito non porta nessuna indicazione
cronologica. È la registrazione della parlata. Si trova in una cappella sotterranea della
catacomba romana di Commodilla (scoperta nel 1720, e segnalata all’inizio del secolo XX).
La cappella è stata utilizzata come luogo di culto fino al secolo IX. Abbiamo 2 indicazioni
cronologiche: la data dell’affresco (secoli VI-VII) e la data dell’abbandono della cappella
(secolo IX). Il graffito può essere trascritto così: „NON / DICE / RE IL / LE SE / CRITA / A
BBOCE” = „Non dicere ille secrita a bboce” (non dire quei segreti a voce alta). Testo di
natura religiosa: „i segreti” si riferisce alle orazioni segrete della messa.
 „a bboce” = ad alta voce: la seconda b è più piccola, è stata aggiunta successivamente;
si tratta di betacismo (vocem  boce) e di raddoppiamento fonosintattico;
 „secrita”: va letto „secreta”, la i è una grafia per é da E latino
 „ille”: dimostrativo latino, usato in funzione di articolo

L’iscrizione della basilica romana di San Clemente: Si tratta di un progetto grafico più
complesso. È un affresco con parole latine e volgari dipinte per facilitare l’identificazione
dei personaggi e mostrare il loro ruolo nella storia. È stato scoperto nel 1861, e si trova
nella basilica sotterranea di San Clemente (Roma). Figure: Sisinnio, tre servi (Albertello,
Carboncello, Gosmari). Una serie di parole che indicano le frasi pronunciate dalle figure, sono
scritte in volgare. Il dipinto è stato realizzato dopo la restaurazione della basilica (1084), e
dopo la costruzione della nuova basilica, probabilmente alla fine del secolo XI. Frasi scritti
in latino ed in volgare  contrasto tra il latino „nobile” ed il volgare.

Il Placito Capuano / Placito di Capua: 960 d.C., scritta in lingua volgare. È considerato
„l’atto di nascita” della lingua italiana (volgare). È un verbale notarile (közjegyzői
jegyzőkönyv), un documento ufficiale di un giuramento, ma non è legato ad un evento storico
di rilievo. È sicure che chi l’ha scritto sapeva che utilizzava due lingue completamente
diverse, il latino notarile e il volgare parlato  cosciente distinzione tra le due lingue
(scopi e funzioni differenti). Il dibattito orale doveva svolgersi già in lingua volgare, ma la
lingua della cultura e della scrittura era il latino  le frase pronunciate in volgare
venivano tradotte e scritte in latino. Non è un frammento naturale della lingua parlata, ma
soltanto una trascrizione. Ci sono formule molto simili in tre carte notarili analoghe (una di
Sessa Aurunca e due di Teano): „kelle terre”, „kelle fini” „le possette”.

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