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LETTERATURA SPAGNOLA I UNISA 2022/2023

INTRODUZIONE STORICO-GROGRAFICA

La penisola iberica è formata da due stati (Portogallo e Spagna), collegati all’Europa solo grazie ai Pirenei.
Può essere considerata una ‘crocevia culturale’ a causa del fatto che è da sempre territorio di incroci, scontri
tra popoli. Si sviluppa l’invasione musulmana, che va dal 711 al 718 d.C che crea una cultura mista,
meticcia, data dal fatto che i musulmani non impongono la loro cultura, anzi, si uniscono a quella
precedente.

I cristiani cercano di fermare l’invasione (processo di Reconquista) e spingono verso il sud le truppe
musulmane, riconquistando quasi tutta la penisola. Questo processo però occupa quasi 700 anni (718 a.C. /
1492). Ovviamente in questo arco di tempo, la presenza musulmana era fortissima e influenzò anche la
cultura.

PROCESSO DI ROMANIZZAZIONE

Durò circa due secoli (218 a.C. / 19 a.C.) e in questo periodo le truppe romane si sovrappongono alle
popolazioni che si trovavano già li. Tutto questo comporta un processo di latinizzazione.

218 a.C. – 19 a.C. processo di romanizzazione

19 a.C. – 409 d.C. permanenza romana (cauta impero d occidente 476 d.C)

711 d.C. – 718 d.C. conquista musulmana

PROCESSO DI DIGLOSSIA

La lingua latina si biforca in due e si formano il latino colto e il latino volgare. Da qui si forma poi il romance,
ossia una lingua che, staccandosi dal latino, da forma allo spagnolo moderno.

Intorno al 9°/10° secolo, dal centro della Spagna in giù si parla il mozàrabe (lingua romance, erede del latino
volgare, con alcuni elementi dell’arabo). Sempre intorno allo stesso periodo, collochiamo i primi esempi
scritti della progressiva distinzione tra il latino classico e il volgare come ad esempio ‘los cartularios de
valpuesta’ ossia testimonianze manoscritte, scritte su pergamena che registrano le donazioni fatte dai fedeli
a questo monastero.

Nei monasteri di San Millan de la Cogolla e Santo Domingo de Silos invece ritroviamo le cosiddette GLOSAS
emilianses e silenses.

Le glosas sono delle spiegazioni o annotazioni scritte ai lati della pagina o tra le righe. Sono praticamente dei
chiarimenti o delle traduzioni di alcuni punti che testimoniano come in quell’epoca i testi scritti in latino
classico già non fossero più comprensibili a tutti. Sono scritte in latino volgare.

GLOSAS EMILIANSES
Sono quelle che più hanno richiamato l’attenzione ed è qui che abbiamo ritrovato una parte di glosa più
cospicua (foglio 72 recto); si tratta di una preghiera e rappresenta il primo caso di testo costruito in
romance, almeno fino alla scoperta de los cartularios.

Come si data un testo?

* Datazione interna: riferimenti a eventi storici all’interno del testo che ci permette di risalire a quando è
stato scritto.

* Analisi paleografica: analisi del modo di scrivere, considerando che in epoche antiche la scrittura non era
cosi personale.

* Analisi del supporto: com’è fatto il supporto cartaceo.

* Sapendo chi è l’autore: possiamo tracciare l’epoca di scrittura in base alla nascita e alla morte dell’autore.

Il foglio 72 recuto è la prima testimonianza di diglossia: abbiamo ancora un mix tra latino classico e il
romance, e presenta dei latinismi.

LAS JARCHAS

711/718: fase di conquista, emirato (c’è un principe) dipendente da Damaco

756/1031: l’emirato si trasforma in califfato di Cordoba, quindi c’è un re

1031/1492: il califfato comincia a dividersi in piccoli regni indipendenti chiamati Taifas /in spagnolo
moderno FAZIONE) ed è proprio nelle corti che iniziano a manifestarsi le prime manifestazioni letterarie che
sono prodotte si in romance, ma anche usando l’alfabeto arabo.

Le jarchas più antiche risalgono con certezza all’11° secolo, il nome proviene da una parola araba che
significa chiusura, coda, finale. Effettivamente non si tratta di componimenti indipendenti, ma chiudono una
MOAXAJA, ossia un componimento poetico scritto sempre o in ebraico o in arabo. Questa moaxaja è un
componimento che ha lo scopo di elogiare e lodare qualcuno o qualcosa, si tratta di un componimento
molto raffinato.

I poeti concludono la moaxaja (lingua e alfabeto arabo, molto lunga e complessa) con una jarcha (lingua
mozarabe e alfabeto arabo, corta e semplice).

Ci sono delle differenze tra questi due componimenti:

* Moaxaja: l’io è maschile, si elogia qualcuno parlando delle loro qualità, azioni positive che hanno fatto

* Jarchas: io femminile, il tema è quello della lontananza dell’amato, si tratta di un monologo e il


destinatario è l’amato

Questi componimenti sono legati a livello ritmico.

La moaxaja riprende la qasida, ossia il genere più antico della poesia araba. La jarcha presenta dei versi con
una rima che è la stessa con cui si chiude ognuna delle strofe della moaxaja.

Se l’impianto di rime è collegato allora si può dire che:

* O il poeta parte dalla jarcha e poi a ritroso compone la moaxaja

* O parte dalla moaxaja per poi usare le rime di ogni strofa per comporre la jarcha
Le jarchas a volte sono ripetute, infatti ne sono state ritrovate meno di cento e ci sono diversi casi in cui la
stessa jarcha chiude diverse moaxajas.

Il verso, in base alla parola che lo chiude, può essere:

* Ossitono: accento sull’ultima sillaba (caffè)

* Parossitono: accento sulla penultima sillaba (casa)

* Proparossitono: accento sulla terzultima sillaba (sdrucciolo)

* Superparossitono: accento dalla quartultima sillaba in poi

CANTIGAS GALAICO-PORTUGUESAS

Fine 12° secolo/ metà 14°

Si tratta di manifestazioni liriche che si attestano nell’attuale Galizia e l’attuale nord del Portogallo.

Questi componimenti però vengono prodotti anche fuori da quest’area, da persone che non parlavano
effettivamente il gallego-portugues, ma lo usavano per comporre, principalmente per motivi fonetici.

Las cantigas quindi si diffondono in tutto il nord della Spagna e possiamo dividerle in:

Cantigas de amigo: componimenti che hanno delle caratteristiche simili alle jarchas (voce femminile, dolore
della donna, lamentela riguardo l’assenza dell’amato…) e ci sono moltissimi riferimenti all’elemento
dell’acqua che spesso costituisce una metafora erotica.

* Cantigas de amor: risentono della produzione trovadorica, sia per la struttura che per i contenuti. I temi
sono l’amore cortese e la subordinazione dell’uomo nei confronti della donna, che viene divinizzata.

* Cantigas de escarnio y maldecir: prendono in giro una certa categoría di persone o di singoli di cui
vengono fatti nomi cognomi e si tratta di testi molto espliciti con linguaggio volgare ed erotico.

EL CANTAR DE MIO CID

È la prima testimonianza del castellano e ci è stato trasmesso da un solo testimone. È l’unico concreto
testimone del mester de juglaria. Il ‘juglar’ non è il buffone di corte, anzi, è un artista che recita e canta
alcuni testi in una sorta di spettacolo accompagnato spesso da strumenti musicali.

Il codice è ACEFALO: manca infatti la parte iniziale della prima pagina e alcuni fogli all’interno.

Sono 3725 divisi dalla critica moderna in 3 blocchi (cantores).

1. Cantar del destierro: occupa fino al 1084, narra dell’esilio del protagonista (Rodrigo Diaz de Bivar). Non
conosciamo il motivo dell’esilio ma probabilmente veniva spiegato nella parte andata persa. Nella prima
scena, troviamo un eroe che piangendo lascia casa sua e si dirigerà nella città di Burgos, in cui non verrà
accolto caldamente dal popolo il quale non vuole andare contro le scelte del re.

2. Cantar de las bodas y las hijas del cid: iniziando questo percorso di riscatto che Rodrigo compie, il
protagonista recupera il suo onore, il favore nei confronti del re e la dignità, anzi addirittura migliora la sua
posizione sociale alla fine dell’opera. La riconquista del suo onore (argomento principale dell opera)
richiama la Reconquista dei cristiani. Questo cantar narra di quando le figlie del protagonista vengono date
in spose a due ‘infantes’ che però si rivelano essere persone che non le meritano. C’è un episodio in
particolare, dove questi due uomini scappano davanti ad un leone e vengono derisi dai soldati del Cid.

3. Cantar de la afrenta de corpes: dopo essere stati derisi, gli infantes decidono di vendicarsi attraverso le
figlie del Cid, denudandole e lasciandole attaccate ad un albero. Rodrigo riesce a far condannare i due
infantes e le figlie sposano due principi (ascesa sociale).

Caratteristiche formali del mester de juglaria:

Anisosillabismo

Lunghezza indeterminata delle lasse

.Assonanza dei versi

Carattere novedoso (informativo) di base storica, infatti Rodrigo Diaz è davvero esistito.

L’espressione ‘mio cid campeador’ deriva dall’arabo e dal latino e si riferisce ad una persona esperta sul
campo di battaglia.

STICOMITIA: ad ogni verso corrisponde un sintagma sintatticamente concluso, non c’è l’enjambement e ci
sono delle rime o assonanze interne che contribuiscono alla sonorità.

RAGIONI DELL ESILIO:

Come già detto, non sappiamo per certo quale sia il motivo dell’esilio di Rodrigo, in effetti, i testi che lo
spiegano sono stati scritti dopo il grande successo del Cantar (Romances del Cid) In ogni caso, ci sono due
possibili ragioni:

1. accuse mosse da parte di invidiosi di Rodrigo. Lo accusano di malversazione, ossia di non versare le tasse
dovute al re.

2. Fernando I lascia al figlio Sancho II il regno di Castilla, mentre al figlio Alfonso VI lascia il regno di Cedì.
Dopo la morte del padre, i due fratelli iniziano a farsi la guerra: Sancho II viene ucciso e Alfonso VI ottiene il
regno di Castilla.

I castillani però obbligano Alfonso a giurare di non avere niente a che fare con la morte del fratello. In effetti
dovrebbe essere stato proprio Rodrigo Diaz a far giurare ad Alfonso, che poi, una volta essere stato
incoronato re, l’avrebbe esiliato.

Siamo costantemente tra storia e finzione, ad esempio, le vere figlie di Rodrigo si chiamavano Cristina e
Maria, ma i nomi sono stati cambiati in Elvira e Sol, perché erano ritenuti troppo ‘banali’.

La teoria della ricezione dice di studiare i testi anche dal punto di vista di chi lo riceve (lettori, ascoltatori...)
quindi come viene recepito il testo, anche nei secoli successivi. In effetti, la storia del Cid ebbe un fortissimo
impatto su tutta la letteratura successiva, fino ad oggi.

MESTER DE CLERECIA

Cronologicamente stiamo parlando del 13°/14° secolo.

Il termine clerecia potrebbe essere tradotto con ‘conoscenza/cultura’; si tratta di una persona che non per
forza si trova all’interno della chiesa, ma che circola attorno a quest’ambito.
GONZALO DE BERCEO: è l’autore più rappresentativo di questo mester, è il primo poeta di lingua castillana di
cui conosciamo il nome e non era un uomo di chiesa. Collaborava con due monasteri molto importanti
(quelli delle glosas) ma non viveva li.

Con questo mester abbiamo una maggiore coscienza autoriale. Troviamo per la prima volta dei poeti
fisicamente presenti all’interno dei testi che scrivono e si tratta di autori che sono coscienti di star
compiendo delle azioni di un certo tipo, sanno quindi di essere autori.

Caratteristiche formali:

* Si passa dall’anisosillabismo all’isosillabismo

* Il poeta parla in prima persona

* I versi sono alessandrini, quindi composti da due emistichi uguali con 7 sillabe ciasciuno

Caratteristiche del contenuto:

* Funzione didattica-moraleggiante; l’obbiettivo è di insegnare dei precetti, soprattutto a base cristiana

* Diversa relazione con le fonti; si basano su fonti scritte, colte (bibbia, fonti latine o greche…). Le nuove
caratteristiche del mester de clerecia portano ad una diversa relazione tra autore e ascoltatore: si tratta di
una relazione ‘verticale’ proprio perché il chierico è una persona che ha studiato e che poi produce un testo
che deve : insegnare qualcosa.

Ci quindi tutta una serie di differenze col mester de juglaria. Nonostante ciò, il mester de clerecia prende
alcuni elementi del primo, come ad esempio l’invocazione finale (pane, vino, preghiere…). In questo caso
però diventa un po' un cliché, uno stereotipo retorico. Sono testi scritti per essere letti da altre persone,
quindi il chierico non è presente al momento della lettura.

La seconda strofa del libro de alexander è la definizione migliore del mester de clerecia.

Del libro de alexander abbiamo due testimoni, che però dicono cose diverse: il primo attribuisce la paternità
dell’opera a Juan Lorenzo, l’altro a Gonzalo de Berceo. Con grande probabilità, nessuno dei due ha scritto
l’opera; in effetti era molto comune all’epoca, attribuire una determinata opera ad un autore già famoso.
Proprio per questo lo consideriamo anonimo, scritto tra il 1202-1207, composto da 2669 strofe.

È diviso in tre blocchi:

1. Nascita e giovinezza del protagonista

2. Ascesa ed espansione di Alessandro Magno. Questo blocco è il più grande, occupa circa 2000 strofe

3. Discesa, caduta e morte dell’autore.

L’intento del libro, come sappiamo, è didattico. Alessandro viene dipinto come il modello da non seguire. La
sua ‘cobdicia’ lo porta ad essere fatalmente punito e alla morte.

GONZALO DE BERCEO

Abbiamo detto che è il 1° autore di cui si conosce il nome e di cui conosciamo svariate opere. Vive nella
prima metà del ‘200/XIII secolo, probabilmente si forma all’interno di uno dei due monasteri con il quale
collabora ed è proprio grazie a questa collaborazione che rimane traccia delle sue opere, divise in 3 gruppi.

1. Opere agiografiche: scrive della vita dei santi (es. el martirio de San Lorenzo)

2. Opere mariane: si tratta di un sottogenere che comprende opere come Los milagros de nuestra senora
3. Opere dottrinali o liturgiche: comprendono opere come el sacrificio de la misa, qui Gonzalo de Berceo
spiega a livello tecnico le varie parti della messa.

LOS MILAGROS DE NUESTRA SENORA

Si tratta della narrazione di 25 miracoli, con lo stesso schema metrico: si pone un problema, interviene la
Vergine, il problema viene risolto. Questa tripartizione rimanda ad un’evidente simbologia; in effetti si da un
grande significato ai numeri, specialmente al numero 3. Anche nel numero 25 c’è una simbologia: 5 è il
numero mariano e 25 è la moltiplicazione di 5x5.

24 miracoli su 25 sono rielaborazioni di racconti precedenti, probabilmente anche il 25° lo è, ma la critica


non è riuscita a trovare la fonte. Nell’estetica medievale infatti, ciò che prevale è la capacità di rielaborare
qualcosa di già conosciuto, e non l’originalità.

1190 e 1226: notizia di accordi tra i due monasteri per cercare di favorire il ritorno dei pellegrini a quei
monasteri. I miracoli dovevano appunto attirare i pellegrini. L’obbiettivo dei miracoli quindi non era solo
didattico, ma anche quello di attirare l’attenzione su questi centri religiosi

* Analisi del 9° miracolo

Gonzalo usa un’apparente semplicità; nasconde della stratificazione di lettura che rendono il suo modo di
scrivere non cosi semplice. I 25 miracoli sono introdotti da una sorta di prologo dove Gonzalo racconta di
essere caduto in un prato durante un pellegrinaggio e di essere entrato in una sorta di trance, sonno. I
pellegrini, attraverso quest’episodio, dovrebbero identificarsi in Gonzalo. Ovviamente il Gonzalo che ha
vissuto quest’episodio non è l’autore stesso.

Il prato in cui è caduto è un simbolo, sta ad indicare Maria che lo accoglie e lui che si lascia cadere tra le sue
braccia.Il livello di lettura è quindi molto più elaborato e la presenza di Berceo pervade tutti i miracoli,
poiché ascolta stando in questo prato, i miracoli insieme agli altri pellegrini.

PROSA LETTERARIA

Fino ad ora abbiamo parlato solo di poesia ma, sempre intorno al sigli XI, si sviluppa anche la prosa, con la
scuola di traduttori di Toledo. Non si tratta di una vera e propria istituzione o edificio dove si riuniscono i
traduttori, si tratta invece di una sorta di operazione di promozione culturale. Con Alfonso X il saggio, i
sovrani iniziano a pagare dei traduttori letterari per poter tradurre dei classici. Si tratta di un fenomeno
culturale, che dura per alcuni secoli, che si divide in due fasi:

* Fase 1: dall’XI alla prima metà del XIII secolo

* Fase 2: dalla seconda metà del XIII secolo in poi

Nella fase 1 si ha un doppio passaggio all’interno delle traduzioni:

lingua originale>romance>latino

Nella fase 2 seconda fase invece lingua originale>romance, che con Alfonso X, diventa la lingua della
giustizia e dell’amministrazione.

È un periodo in cui la lingua spagnola si dota di tanti neologismi, ideando parole nuove ispirate alle parole
arabe, adattandole allo spagnolo.

L’opera della scuola di Toledo raggiunge il suo apice con Alfonso X; epoca in cui abbiamo le traduzioni di
trattati scientifici, classici e letterari. Attraverso questi ultimi, entra in Spagna la tradizione della ‘cuentistica
oriental’, ossia la novellistica orientale.
DISCIPLINA CLERICALIS

Scritto da Pedro Alonso, è il primo esempio di rielaborazione della novellistica orientale ad opera di un
uomo castillano, in latino però. Si tratta di 34 brevi racconti che Pedro Alonso traduce dall’arabo al latino;
più specificamente si tratta di un dialogo tra padre e figlio in cui di volta in volta il padre istruisce il figlio
rispondendo alle sue domande. La struttura narrativa è di tipo verticale, si ha uno schema di botta e risposta
ed è uno schema che si rifà al cosiddetto exemplum.

“Calila e dimna” e “Sendebar”: sono due opere tradotte per conto di due fratelli. La prima viene fatta
tradurre da Alfonso X nel 1251, mentre la seconda viene tradotta dal fratello di Alfonso X, Don Fadrique, nel
1253. “Calila e Dimna” sono i nomi dei due protagonisti del racconto, due linci, quindi due animali. Queste
due linci si raccontano delle storie tra loro.

Il Sendebar invece (libro degli inganni delle donne) ha un carattere fortemente misogeno, come dice già il
titolo.

Sono entrambe opere che veicolano degli insegnamenti, non a carattere religioso, anzi sono insegnamenti
rivolti a coloro i quali avevano una posizione abbastanza alta nella società dell’epoca.

SPECULA PRINCIPIS: sono opere nel quale il lettore (persone ricche e nobili) dovevano ‘specchiarsi’ e quindi
operare come operavano i protagonisti dei testi.

Come sappiamo, con il regno di Alfonso X el sabio, lo spagnolo diventa lingua ufficiale.

OPERE ALFONSINE

* Astronomia, astrologia e giochi: le due scienze, all’epoca, venivano considerate allo stesso livello. In
particolare l’astronomia faceva parte del quadrivium, ossia le arti insegnate del bagaglio culturale di ogni
uomo. Quando parliamo dei giochi, invece, ci riferiamo a giochi orientali, alla dama e agli scacchi.

* Storiografia: opere storiografiche fatte comporre da Alfonso:

* Estoria de Espana: narra i fatti dalle origini della penisola iberica fino al regno di Alfonso. Fu lasciata aperta
alle continuazioni, ma l’unico che lo fece fu Alfonso XI.

* Grande e general estoria: narra dalla creazione dell’uomo (Adamo ed Eva) fino ai tempi moderni. Anche
questa non fu conclusa.

* Opere di carattere legislativo: siete partidas.Sono 7 sezioni in cui è suddivisa un’unica opera; in queste
sezioni si tracciano le norme a carattere legislativo che reggono il rapporto tra il re e i suoi vassalli.

Alfonso X muore nel 1282 e suo figlio Sancho IV ma muore precocemente (1295). In questo caso ci sarebbe
un diretto discendente, Fernando, che però all’epoca aveva 9 anni e per questo interviene la vedova di
Alfonso, Maria de Molina, fino alla crescita di Fernando IV.

Durante la prima metà del ‘300 abbiamo il ‘prodromo’ dei libri di cavalleria, El libro del caballero Zifar,
anticipa infatti molti dei temi dei libri di cavalleria e narra le avventure di un cavaliere che oscillano tra il
reale e la fantasia. Possiamo datarlo intorno ai primi 40 anni del ‘300 grazie a dei dati interni, come ad
esempio il Giubileo del 1300.

ROMANCERO

Sempre nel ‘300 nasce il Romancero. Il termine può voler dire sia un libro che raccoglie romances che il
fenomeno nella sua globalità dei romances.
È un componimento poetico che ha due caratteristiche:

1. Versi ottosillabici

2. Assonanza in sede pari (versi pari)

Sono testi a diffusione orale, almeno fino al ‘500, dopo l’invenzione della stampa. Tra il ‘700 e l’800 il
Romance scompare, nella sua forma scritta, per poi riaffiorare nel ‘900 con il romancero gitano di Lorca.

Hanno delle caratteristiche simili al mester de juglaria:

* Lunghezza non predeterminata

* Doppio emistichio

* Caracter noticiero

* Assonanza

Una caratteristica dei romances è che non hanno un titolo vero e proprio, ma per identificarli viene usato il
primo verso.

Pliegos: sono il risultato della doppia piegatura di un foglio standard dell’epoca che non aveva bisogno di
rilegatura ed è l’unità minima, sono testi che non hanno uno spazio grandissimo (opere come poesie o
romances potevano starci).

Il fenomeno del Romancero viene definito ‘trasversale’ in senso cronologico e sociale. Dal ‘300 al ’600, è un
tipo di manifestazione poetica di cui usufruiscono tutti i ceti sociali (dai sovrani alle classi più povere).

Romance del cid: abbiamo 6 romances del cid stampati nel ‘500 dove troviamo le ragioni dell’esilio del Cid.
Non sappiamo se sono stati scritti prima però.

Il romance non è sempre uguale a se stesso, ma evoluziona in

* Romance viejo o antiguo

* Romancero nuevo: si contrappone al precedente. A partire dal romancero viejo, alcune caratteristiche
vengono modificate ed è il romancero che si insinua nella letteratura spagnola dalla fine del ‘500 (1580
circa). Autori del romancero nuevo sono Quevedo, Gongora e Cervantes.

* Si passa dall’anonimato alla conoscenza dell’autore

* Questi testi si cominciano ad organizzare per quartine: vengono ‘creati’ dei blocchi di 4 versi dove viene
espresso un concetto e abbiamo una struttura narrativa più completa, con un prologo, uno sviluppo e una
fine

* C’è un cambiamento tematico. Di solito sono temi usati dagli autori nelle altre opere

Temi del romancero viejo:

* Historicos: narrano qualche evento o della storia recente o della storia antica

* Epicos: narrano le gesta di alcuni eroi, come per esempio Rodrigo Diaz

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