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LA LETTERATURA ANDALUSA

Parlando di letteratura andalusa bisogna tenere in considerazione i vari periodi: la Spagna


inizialmente era una provincia del califfato Omayyade. Cordoba era il centro del potere califfale
insieme anche a Siviglia. Inizialmente la Spagna ha subito un processo di conquiste e di
conoscenza tra i popoli, dunque non si parla subito di uno sviluppo della letteratura. In Spagna la
conquista avviene da minoranza di arabi, con il processo di conquista la Spagna tende ad
assimilare la cultura araba presente in altre zone, parliamo di una letteratura migrante. La Spagna
viene conquistata in epoca Omayyade dove vi erano già dei generi importanti come il ghazal e la
khamriyya, ma non assorbe la letteratura antica come la qasida. Assorbe le novità che
arriveranno anche nel territorio spagnolo come poemi sul vino, amore e caccia. In Spagna per
qualche tempo arriva anche qualcosa del periodo neo-classico con poeti che tentarono di
riprendere le tradizioni antiche, ricordiamo Al Mutanabbi.

Una delle più importanti scoperte della letteratura arabo-spagnola è il Muwasha, che nasce dal
confronto della letteratura araba e le popolazioni che vivevano in Spagna ( non vi erano solo
cristiani, ma anche ebrei). Il muwasha è un genere poetico utilizzato anche a corte, dunque non
solo nella cultura popolare, questo genere prevede il canto, è un brano poetico noto per essere
cantato ed accompagnato da strumenti musicali. E' il risultato di un miscuglio fra arabo dialettale
e le lingue romanze del territorio spagnolo.
Si tratta di un poema strofico che può presentare un introduzione composta da una serie di versi,
inoltre può presentare alla fine del componimento una khargat cioè un uscita (non sempre però).
Inoltre presenta delle rime articolate non come quelle della qasida.
Altri generi della letteratura andalusa sono il Zajal un componimento composto solo in dialetto e
l' Urjuza componimento con un ritmo molto rapido

Possiamo distinguere due periodi della letteratura arabo-spagnola:


produzione arabo-spagnola riflette quella che si è sviluppata in Siria e Iraq , la Spagna
assorbe dall'oriente;
il califfato in Spagna non coincide con quello abbaside ( con la fine dell'epoca abbaside in
Spagna vi è una crisi politica, ma non culturale.

La Sicilia essendo in mezzo assorbiva tutto, ricordiamo Ibn Hamdis poeta arabo-siciliano che si
recò anche in Spagna. La cultura migra, si tratta di continui scambi culturali tra l'oriente, la
Spagna e la Sicilia.

La letteratura andalusa non si sviluppa durante il califfato Omayyade, ma nell'anno 1000 al


tramonto di questo califfato omayyade. Nel seguente califfato gli arabi spagnoli si sentivano
andalusi affondando le proprie radici in Spagna. Dopo l'anno mille nascerà la letteratura andalusa
e in particolare avremo il muwasha, inoltre nasceranno anche opere storiche, geografiche e la
prosa.

Autori della poetica andalusa:

Ibn hazam: vive a cavallo tra la fine del califfato Ommayde e l'inizio del califfato di Cordoba, si
impegnò nella giurisprudenza islamica, era anche un teologo che scrisse riguardo le teorie
islamiche ( ricordiamo il trattato sull'amore), parliamo dunque della risala ( letteralmente
messaggio d'amore) . Egli scrive sulla fenomenologia dell'amore, inserendo anche la sua
esperienza giovanile descrivendo l'ambiente in cui vive cioè Cordoba (descrizione della vita
cordobiana di quel tempo).

Ibn zaydun: poeta dell'anno mille, famoso per il suo amore per Wallada, donna a cui dedica
versi d'amore.

Nel contesto spagnolo nascono tematiche come la pena dell'amore in particolare lo struggimento
per l'amore come possiamo vedere nel componimento Lamma bada cioè "Quando apparve"

COMPONIMENTO Lamma bada:

1° verso
Quando apparve volteggiando

2° verso
Il mio amore ( soggetto del primo verso) la sua bellezza ci ha affascinati/ sedotto

3°verso
In un istante qualcosa ci ha reso prigionieri

4° verso
Laddove l'amore si piega, un ramo si piegò ( il ramo accomopagnava il suo piegarsi)

5° verso
O mia promessa, o mia confusione/ incertezza

6° verso
Chi nei miei confronti avrà compassione del mio dolore?

7° verso
Nell'amore che viene dal mio struggimento.

8° verso
tranne il sovrano della bellezza

9° verso
Perdono, perdono, perdono.

E' come se l'autore chiedesse compassione da parte del sovrano della bellezza, probabilmente
inteso come Dio, ed è come se provasse un senso di colpa.

IBN ZAYDUN
Noto per il suuo idillio tempestoso, una relazione con la principessa Wallada. Appartiene ad un
gruuppo di neoclassici, nonostante scrisse una muwasha, scrisse due risala, una comica e una
seria scritte per due diverse ragioni (sono il contrario dell'altro). Compone diversi componimenti
monorima con diverse tematiche, il suo canzoniere è diviso per temi, si trova la descrizione di
Cordova città dove egli è nato (capitale del califfato in Spagna). Duurante la sua vita varie
vicende lo spinsero a dei periodi di esilio, dunque nelle sue opere parla di questo esilio
ricordando la città di Cordova.
Quest'autore è noto per il suo grande sentimento verso questa principessa (donna civettuuola con
molti uomini). La sua vita fu parecchio movimentata, figlio di una famiglia aristocratica, conosce
fortuuna con un particolare governatore al potere di Cordova che fece di Ibn zaydun un ministro,
la sua è la figura di un ambasciatore che ha contatti con altri sovrani e governatori. Egli è una
figura di spicco sia nel mondo letterario, sia nel mondo politico. Un certo individuo cercò di
screditarlo in quanto invidioso della sua carriera, si tratta della gelosia di un altro ministro per
l'amore di Wallada. Dunque quuesta donna provocava reazioni di gelosia ai vari uomini che
seduceva.

Questo suo componimento dedicato alla donna è un componimento neo-classico, la sintassi è


particolare, è uun componimento neo-classico tranne per la metrica, ci sono diversi stili che lo
avvicinano al gusto cristiano.

Dice ricordando Wallada, la desidera e si strugge per lei:

1° emistichio, 1° verso
Ti ho ricordata tra i fiori impaziente/desideroso

2° emistichio, 1° verso
l'orizzonte è luminoso, la vita della terra è limpida/incantevole

1°emistichio, 2°verso
Al vento uuna malattia, al suo nascere

2°emistichio, 2° verso
come se il vento si fosse impietosito per me e si fosse ammalato compassionevolmente (per
condividere il tormento e il dolore del poeta)

1° emistichio, 3°verso
E il giardino per via della sua acqua argentata è sorridente

2° emistichio, 3° verso
così come dalle gole fossero spuntati dei collari ( bordo dell'abbigliamento)

1° emistichio, 4 ° verso
come i giorni dei piaceri sensuali ( i giorni trascorsi, durante la loro relazione, nel piacere sono
scomparsi)

2° emistichio, 4°verso
I giorni che abbiamo trascorso mentre il tempo dormiva come dei ladri (furtivamente)
(nascondono la loro relazione dagli invidiosi)
1° emistichio, 5° verso
Ci dilettevammo di ciò che attrae l'occhio di un fiore ( ci dilettavamo nel vedere un fiore)

2° emistichio, 5 °verso
Scorre in esso la rugiada finchè non si piegano i calli ( dei fiori) ( si piegano gli steli dei fiori
sotto il peso della rugiada)

1° emistichio, 6° verso
Come se i suoi occhi avessero visto la mia insonnia ( indica lo struggimento del poeta fino al
punto di non dormire)

2° emistichio, 6° verso
E piangere per causa miae scorressero le lacrimd copiose

1° emistichio, 6° verso
una rosa risplendeva alla luce del giardino soleggiato.

2° emistichio, 6° verso
Aumenta da essa ( dalla rosa) la luce del mattino nell'occhio irradiandosi ( come se fosse un
oggetto abbagliante)

1° emistichio, 7° verso
Diffonde il primo profumo una ninfea profumata

2° emistichio, 7° verso
il mattino ancora assopito, attraverso il profumo della ninfea, risveglia le pupille.

In questi versi ritroviamo delle personificazioni con elementi che rigurdano la natura. Il poeta è
molto combattuto in quanto non può avere la donna, esprime sentimenti sinceri basati su
contrasti come le lacrime e il sorriso. Sono dei sentimenti contrastanti perchè il poeta desidera la
donna ma subentra anche questa gelosia.

1° emistichio, 8° verso
Tutto agita per noi (per me) il ricordo della nostra passione

2° emistichio, 8° verso
Non smette per via die ssa/il ricordo, il petto non smette di essere oppresso

1° emistichio, 9° verso
Iddio non ha calmato un cuore lacerato dal tuo ricordo (non riesce a placare un cuore lacerato dal
ricordo della donna)

2° emistichio, 9° verso
non ha volato/ non vola sulle ali della passione, un cuore palpitante ( idea di un volatile che vola
all'impazzata e un cuore che batte velocemente).
IBN HAZAM
Con questo autore siamo alla fine del X secolo, nasce nel 994 a Cordova. Compone una serie di
trattati a carattere religioso e giuridico , anche con lui abbiamo il tema dell'amore. La maggior
parte die testi iniziano con la BASMALA, cioè la classic apertura utilizzata nelle sure. E' l'autore
che scrive, la gran parte degli scrittori medievali e anche moderni iniziano con preamboli simili a
questi: "Che Dio mi perdoni per ciò che sto per scrivere".

Componimento Ibn hazam:

1° e 2° verso
La miglior cosa con cui possa iniziare è la lode a Dio che sia nobilitato per ciò che a lui
compete, poi la preghiera su Muhammad suo messaggero e suo servo, in particolare, e su tutti i
suoi profeti in generale.

3° verso
Dio ci protegga dall'indecisione/ incertezza/ e non ci carichi di ciò che non siamo capaci a
portare.

4° verso
Per sua benigna assistenza, una guida che ci conduca alla sua obbedienza, e ci doni attraverso la
sua grazia, una norma tale da distrarci da una ribellione verso i suoi confronti.

5° verso
E non ci abbandoni alla debolezza delle nostre decisioni.

6° e 7°verso
Mi giunse dalla città di Almeria fino alla mia residenza di Shatiba, ricordo della tua bontà del tuo
stato che mi rallegra

8° verso
Dopo che arrivò la lettera non tardasti a raggiungermi personalmente

9° verso
nonostante l'estrema lontananza delle nostre dimore, la lunghezza della distanza e nonostante i
pericoli in questo percorso sei venuto.

10° verso
Questi pericoli avrebbero potuto scoraggiare chiunque tranne colui che si è aggrappato
saldamente alla fune della devozione ( sentimento di devozione)

11° verso
e che si prende cura degli antichi obblighi (patti stabiliti in antico tempo come l'amicizia dove si
realizza un patto di fiducia reciproca), ciò che è certo degli affetti ( ha dato prova dei propri
sentimenti).
12° verso
Dio ha confermato tra di noi il nostro affetto, per questo motivo noi siamo verso di lui
riconoscenti/lo lodiamo.

(pagina successuva nella dispensa)


L'autore espone le motivazioni che lo spingono alla scrittura di ciò

4° verso
Mi ha incaricato/ richiesto, e Iddio ti esalti, di scrivere per te un trattato sulla descrizione
dell'amore.

5° verso
e di ciò che avviene in esso sulla via della verirà senza aggiungere nulla e senza scendere sui
particolari

6° verso
presentando ciò che mi si presenterà ( ciò che mi verrà in mente) per quanto lo riguarda e di ciò
che avviene in esso
Laddove la mia memoria finisce e l'estensione della mia capacità in ciò che sono in grado

7° verso
di ricordare, mi sono fatto carico del tuo desiderio.

14° verso
Sicuramente in ciò che mi hai chiesto sarà presente la menzione di ciò che la mia persona ha
visto (ciò di cui sono stato testimone).

15° e 16° verso


Ciò che ha compreso la mia indagine è ciò che mi è stato riferito dai miei contemporanei.
Perdonami l'allusione ai nomi poichè da una parte è una manchevolezza che non troviamo lecito
( il fatto di rivelarli), ma attarverso essa preserviamo un caro amico degno di rispetto.
Sono nomi velati, sono delle allusione che non sempre vengono fatti.(l'autore narrerà di cose
intime di queste persone, ma siccome queste ultime sono suoi amici molte volte, maschera i
nomi per non fare nome e cognome)

17° verso
Mi sarà sufficiente fare il nome di colui/ coloro per i quali non c'è alcun danno nel nominarli.

18° verso
e che non gettì ne su di noi (me), ne sulle persone nominate alcuna infamia nel menzionarlo

19° verso
Presenterò in questo mio trattato dei versi delle poesie che ha detto a proposito di ciò che ho
visto.
L'opera non è solo in prosa, ma sono presenti dei versi, si introduce un importante innovazione.
Questi autori usano anche altri versi scritti da altri e li introducono per dare forza a ciò che
stanno scrivendo, per dare maggiore validità. E' un trattato, non opera politica, ma i versi
assumono quest'importanza nell'affermare un discorso.

BAB
(continuo dispensa Ibn Hazam, capitolo di un libro, è una sezione che parlerà di altre sezioni, in
questa parte elenca i capitoli e ciò di cui parlano)

" Ho diviso questo mio trattato in 30 capitoli tra essi 10 sulle origini dell'amore. Il primo di essi è
questo ed è sui segni dell'amore, poi un capitolo è sulla menzione di colui che amò nel sonno, poi
un capitolo in cui vi è la menzione di colui che amò per descrizione, poi un capitolo in cui si
menziona colui che ha amato per un solo sguardo, poi un capitolo in cui si menziona colui che
non è certo del suo amore tranne che con un luungo induugio, poi un capitolo sulle allusioni del
discorso, poi un capitolo sul fare un cenno con l'occhio, poi un capitolo sulla corrispondenza, poi
un capitolo sul messaggero."

IL CAPITOLO SUL DISCORSO DELL'ESSENZA DELL'AMORE


(pag.5 dispensa ibn hazam)

"L'amore di Dio ti esalti, all'inizio è un scherzo e finisce come una cosa seria. L'amore non fa
parte delle cose riprorevoli della fede, ma non è vietato dalla legge, è Dio che governa i nostri
cuori .
3° verso: "Hanno amato i califfi ben guidati e gli Imam ben diretti della nostra Andalusia Abd
Arahman, Ibn Mu 'luiat e Al hakam, Ibn hasaham e Ibn Alhaham"
4° verso: "e la sua passione per Tarub madre di Abdalla suo figlio è più famoso del sole"
5° verso: "e Mohammad figlio di Abda arahman e la sua reazione con Ghizlan madre dei suoi
figli Uthman e Alqasin e Tarif è nata"

(pag.12 dispensa ibn hazam)

"Qui parlerò dei comportamenti che l'amato deve assumere nei confronti della persona amata.
Tra questi (comportamenti) ascolta/accogli il discorso (dell'amata), ascolta attento le sue parole
quando parla meravigliandosi di tutto ciò che gli giunge (che ascolta), come fossero assurdità o
cose folli." (si parla del comportamento dell'innamorato nei confronti della persona amata,
fondamentale è l'ascolto dei discorsi dell'amata)

IL PERIODO ABBASIDE
Il califfato abbaside è una continuazione della grandezza del califfato Omayyade, nonostante la
stravolgimento del potere che si sposta in area iraquena (a Kufa e poi Baghdad) perché li nasce la
causa abbaside (dawwa): tutti i membri maschi della famiglia del potere possono aspirare al
potere e non sono coloro che hanno conosciuto il
potere. Con gli abbassidi ci sono forme clientelari (mercenari, schiavi) che entrano nel califfato.
Kufa Baghdad sono città importanti per lo sviluppo della giurisprudenza religiosa. Altri poli
culturali: Siria e Egitto.
Intorno al X sec. nasce il movimento della shuubiyya ‫( ُش عوب‬sing.
‫)َش ْعب‬: Rivendicazione delle genti: i persiani rivendicano la loro appartenenza alla religione e le
loro antiche origini in risposta all’oppressione araba che si autoproclamava il popolo eletto. Nella
fase di caduta del califfato, avviene una rinascita del persiano si impose come lingua delle lettere
per la sua eleganza, semplicità rispetto all’arabo. L’Iran ha una cultura raffinata.
L’epoca abbaside è considerata l’epoca della grafomania, c’è un ossessione della scrittura sui più
disparati argomenti per nutrire una curiosità sulle diverse scienze, come la religione, teologia,
diritto e filosofia, la grammatica, sintassi che veniva dallo studio del corano,
botanica, mineralogia, matematica.
Nella fine del califfato abbaside si parla di periodo di crisi e di stagnazione della letteratura, la
cultura arranca per via delle problematiche politiche. Esso, in realtà, non fu un periodo di crisi
poiché vi fu un’ampia produzione non letteraria che vide la nascita dell’adab.
Nel susseguirsi delle varie dominazioni, a partire dai mamelucchi e terminando con gli ottomani,
si crea una differenziazione culturale, ma la lingua fa da collante, usata anche dai persiani e
turchi.

LA PROSA
Il nono e decimo secolo rappresentano la fioritura della prosa . Ricordiamo che l'epoca abbaside
non tratta solo letteratura araba, ma si espande anche con i persiani che cominciano a comporre
in lingua araba. Molti autori dell'epoca abbaside sono di origini persiane ma conoscono
perfettamente l'arabo, padroneggiando sia l'arabo che il persiano.

L'adab nasce in epoca antica ma in epoca abbaside subisce una riformulazione. L'adab oggi non
significa più solo educazione, ha conservato qualche traccia di quel tempo, ma in generale indica
tutta la produzione scritta in lignua araba scritta in versi e in prosa. Non fanno parte dell'adab
trattati di ideologia,filosofia, scientifici, religiosi, non sono adab testi narrativi dove il contenuto
perde di senso rispetto alla forma. Nell'adab è fondamentale l'equilibrio tra la forma e il
contenuto devono bilanciarsi, l'agomento è importante ma anche il modo id scriverlo. Il primo
formalizzatore del concetto di Adab fu Ibn Al muqaffa, la sua opera più celebre fu kalila wa
Dimna una raccolta di favole indiane che mise in arabo che si diffusero in tutta Europa. Altra
opera di Al muqaffa è al risala fi al sahaba ( epistola sui compagni), questa epistola era rivolta
ad un califfo, al muqaffa volle dargli dei consigli e ddei suggerimenti su delle questioni sociali,
politiche e militari di attualità. Ibn al muqaffa è anche autore di due testi: Adab al saghir ( l'adab
minore) raccolta di aforismi provenienti da Kalila wa dimna, e al Adab al kabir (l'adab
maggiore), in particolare quest' ultimo fu il primo tentativo formale di definire l'adab.
L'adab nasce intorno alle corti, e inizialmente nasce a partire dalle epistole. Colui che scrive è
detto Katib, parliamo dunque dello scrittore come segretari, ambasciatori, cancellieri che girano
intorno alla corte che hanno il compito di instaurare un rapporto con altre regioni del califfato,
essi scrivono delle epistole. Dunque l'adab nasce inizialmente nella composizione di epistole, che
non sono altro che lettere che diventano testi importanti articolandosi. Non tutti potevano
considerarsi bravi nel scrivere queste epistole. Ibn qutayba scrisse un'opera che contribuì alla
formazione dei segretari di cancelleria intitolato Il manuale di adab per il katib ( Kitab adab al
katib). Ibn qutayba si accorge di una serie di errori di ortografia che i cancellieri eseguivano,
nella prefazione egli afferma che grazie a questo suo libro si può accedere alle virtù, si può
diventare una persona virtuosa e inoltre si accede ad una maggiore consapevolezza e padronanza
della lingua araba. Afferma anche che ch'è necessario l'aiuto di Dio altrimenti il suo lavoro
sarrebbe invano, dunque ha un'ottica religiosa.
Il concetto di adab riguarda la norma di comportamenti , vengono scritti anche di manuali di
comportamento, dove vi sono le norme che permettono di comportarsi da buoni musulmani.
Fiorisce per dare un istruzione, per educare, per forgiare un buon musulmano, dunque l'adab non
è un opera letteraria, è un gran contenitore con una serie di opere bilanciate tra forma e contenuto
con l'intento di istruire e formare. Dunque l'adab è più un concetto con riferimento ad opere più
concrete, quindo opere scritte, la scrittura in epoca abbaside diventa prevalente all'oralità.
Parlando sempre di adab bisogna parlare anche di Adib,ovvero l'uomo di lettere, colui che si
forma attraverso l'adab. Si tratta di colui che ha un istruzione, una buona formazione riguardo ad
esempio alla politica, grammatica, religione,zoologia. Inoltre rispetta le norme rigurado ad un
corretto comportamento, conosce le regole del galateo, non trascura l'importanza del modello
profetico, dunque è anche un buon credente.

I due generei maggiori dell'adab sono il kitab e la risala (cronologicamente prima la risala e poi
il kitab)
Il kitab sono dei testi articolati composti da una serie di akbhar (plurale di khabar, unità
costitutiva del kitab), il khabar può anche essere considerato un genere letterario, nato dalla
necessità di raccogliere, fissare e trasmettere le tradizioni profetiche. E' composto da un'isnad
(cstena ndi trasmettitori) e un matn (informazione trasmessa). Il khabar letterario ha due grandi
orientamenti: il primo, dqi tratti storici, tenta di restituire il retroterra culturale di un proverbio, il
secondo orientamento letterario del kabhar presenta un carattere morale. Il kitab è un opera di
grandezza variabile, incentrata su un tema che sarà presente in tutte le varie storie, con possibili
manipolazioni da parte dell'autore, che compongono il kitab. Ciò su cui si basa il kitab viene
rivelato nella prefazione chiamata muqaddima.
Oltre al kitab, l'altro genere principale dell'adab è la RISALA:
La Risala è un messaggio o un epistola,può essere classificata in tre categoria in ognuna delle
quali si rappresentano qualità estetiche e stilistiche e queste sono:
- Risala Ikhwaniyya, appartiene all’ambito della corrispondenza tra amici e parenti,ma
anche riferisi a piu lettori rispetto a quelli indicati e consistono spesso in uno scritto di
circostanza (nascita,matrimonio,circoncisione,funerale...) e celebrano l'amicizia
consolidata
- Risala Diwaniyya o Insha'iyya, quindi riferiti agli uffici e alla cancelleria e tratta di
funzioni pubbliche, spesso erano semplice ed erano epistole amministrative,ma possono
diventare importanti per la letteratura come la Risala Al Katib

- Risala Letteraria che è una specie di monografia o saggio che tratta di un solo
argomento,ma segue la struttura di una lettera e l'autore usa questo genere per sviluppare
la sua argomentazione originale su un tema.

La differrenza principale tra kitab e risala sta nella struttura:


la risala è un unico testo che tratta un tema il cui discorso si sviluppa dall'inizio alla fine;
il kitab è composto da una serie di raccolte che ruotano tutti intorno ad uno stesso tema scelto
dall'autore.

Il maggior autore di adab fu Al gahiz noto anche in Europa, alcune sue opere sono state tradotte
anche in italiano. E' un autore poliedrico, primeggia per la sua versatilità rispetto ad altri autori.
Era un conoscitore della fede musulmana, era un linguistica, si interessò a diverse scienze come
la botanica, la teologia e la sociologia.

Una delle sue più importanti opere è il Libro delle regioni ( kitab al buldan), non si tratta solo di
un testo geografico, è un testo storico con elementi di sociologia di vari popoli. In quest' opera
coesistono diversi elementi gepgrafici, storici, religiosi, sociologici, etc..., egli mette insieme più
discipline in una volta, non è facile classificarlo. Per gli orientali è una cosa normale che si
intrecciano diverse discipline, pe rgli occidentali no perchè risulta difficoltoso classificarlo.

Altra opera importante di Al gahiz è il Libro degli animali, non è un opera zoologica perchè da
una parte sono presenti elementi scientifici sviluppati in maniera narrativa. Quest' opera non
presenta nessuna novità, perchè di solito un trattato zoologico porta qualche scoperta riguardo la
vita degli animali, ma questo no, rielabora solo quello che già è noto riguardo ad esempio la
zoologia di Aristotele, mescola diversi elementi con grande cura nello stile. Dato che quest'opera
non propone nulla di nuovo, la sua è una funzione divulgativa, formativa anche se magari la
zoologia è conosciuta.

IL SAJAH
Non è una poesia e non è semplicemente una prosa perchè presenta delle rime.Esisteva prima che
il corano conoscesse la forma scritta. Al gahiz usa il sajah nonstante sia passato molto tempo ed
egli gli restituirà la sua importanza. Il Sajj è composto da unità ritmiche di 4, 8 o 10 sillabe,
racchiuse in una clausola. Tutte queste serie sono raggruppate su una stessa rima. Il ritmo è
imprevedibile perché possono avere lunghezza diversa. Il Sajj è stato visto in uno dei primissimi
esempi di prosa, ovvero nel Corano, con le sure meccane,
esso era però considerato negativamente dal profeta stesso, che sosteneva che il saj’a era poco
raccomandabile poiché portava confusione nella distinzione ed interpretazione del messaggio
coranico. Nonostante ciò, il sajj non nasce con il Corano (il suo stile peculiare è riscontrabile al
suo interno), ma durante l’epoca della Jahiliyya (periodo preislamico) come responsi degli
indovini,
oppure proverbi. È importante perché è la prima attestazione in prosa e perché la rima all’interno
favoriva memorizzazione e, di conseguenza, la trasmissione orale. Il Sajj conoscerà uno sviluppo
anche durante l’epoca musulmana, una relativa scomparsa durante il califfato Omayyade e lo
rivediamo nel periodo Abbaside grazie ad Al-Jahiz, che lo introduce nel
Libro dell’eloquenza (Kitab al-Bayan), e diventando estremamente importante per lo sviluppo
della letteratura di adab.
Il Sajj farà la sua ricomparsa intorno al IX secolo negli ambienti di cancelleria, e
successivamente in testi di natura diversa. Il suo impiego è qualcosa che si afferma
gradualmente, per poi diventare così importante da oscurare quasi il contenuto dell’opera,
diventando non più testi destinati alla formazione, ma al mostrare la bravura dello scrivente.
Nel Sajj-a ogni brano deve essere diverso dal successivo, è una norma, anche nel significato.
In epoca abbaside, è proprio all’interno delle corti che il sajj trova sviluppo, infatti veniva
utilizzato all’interno delle cancellerie, nelle RASAIL “epistole” o meglio le corrispondenze dei
cancellieri di corte, i kuttab. Non che non fosse presente in epoca omayyade, ma trova uno
sviluppo discontinuo a causa delle varie opinioni del profeta.
Nel X sec si affermano delle deleghe di potere politico da parte del califfo a nuove famiglie
shiite, dinastie persiane e turche, ad esempio i BUYIDI e i SELGIUCHIDI, ed è proprio grazie
ad essi che sono adesso sono totalmente arabizzati che il sajj viene sempre più utilizzato
(inizialmente nelle epistole) fino a divenire il massimo modello di prosa.
Non ci sembrerà dunque strano trovare l’uso del sajj in testi più diversi come nelle opere
geografiche, resoconti di viaggio, così come nelle opere scientifiche e filosofiche; troverà ampio
sviluppo fino almeno al XI; è il periodo in cui inizia l’impoverimento della letteratura, un
impoverimento che porterà tra le altre sue conseguenze all’affermazione di una nuova tendenza,
che vide appunto la forma delle opere dominarne i contenuti, sintomo molto eloquente della
povertà del pensiero letterario del tempo.

(dispensa, prima pagina dopo il programma)


Si tratta di un di una voce di un dizionario di un importante lessicografo linguista del tempo.
L'opera si intitola Lisan al arab cioè la lingua degli arabi e l'autore è Ibn Mantur , quest' opera
è molto importante perchè ci permette di comprendere la sajah. Nei primi due versi vi è la
spiegazione del termine sajah, "essere uguali" è il senso di sajah.

5° e 6° verso
Almuqafa: significa discorso in rima, assonanzato
Kalam musaggaha: significa mettere delle rime, mettera il sajah, dunque discorso messo in rima,
messo in sajah

7° verso. takallama bikalami: attraverso un discorso in cui sono presenti delle rime, il suo autore
si chiama saggat
L'autore spiega cos'è la rima, nel quintultimo verso si parla del verso delle colombe, il tubare
delle colombe. Negli ultimi due versi l'autore esegue il plurale dell'espressione le colombe che
tubano, si tratta di un plurale fratto.
Nel testo è presente anche un altro animale, la cammella.

Come abbiamo già detto prima il maggior autore di adab è Al gahiz e le sue tre maggiori opere
sono:
il libro dell'eloquenza
il libro degli animali
il libro degli avari

Abbiamo un testo biografico riguardo la vita di Al gahiz.

“Nacque nella città di Basra intorno al 776 .Visse in Iraq in un epoca ricca di scienza e di arti e di
lettere. Si formò sotto la tutela di un buon numero di shuyuk di Basra e Kufa
( dunque in questa parte si parla della sua formazione, dove e con chi ha studiato)
Si recava verso un luogo nella città di Basra dove si recavano le tribù del deserto arabe per
svolgere attività di commercio
Così come incontra in esso i poeti e i rugaz e i predicatori presentavano i risultati dei loro
pensieri e le migliori opere ai critici ed esperti dell'adab
Ad Al gahiz sono attribuite numerose opere sulla filosofia di religione, sulla politica,
sull'economia, sulla storia e geografia. Molto di esse sono andate perdute a causa delle guerre
devastanti . I suoi libri più famosi sono il libro dell'eloquenza, il libro degli avari , il libro degli
animali e i saggi”

(pag 38)

ultimi due righi:


Visse a lungo finchè non arrivò intorno ai 100 poi a causa della sua grande età si ammalò e si
dice che dei volumi del sapere gli caddero addosso mentre era malato e morì nell'anno 868
all'epoca del califfo Al mutasim.

Di Al gahiz abbiamo il libro degli avari che contiene diversi aneddoti che ridicolizzano gli
avari e in particolare abbiamo un testo estratto da questo libro in cui ovviamente il tema è
l'avarizia, si tratta di una storia che ha un inizio e una fine intitolato "La bellezza della
suddivisione"

Traduzione:
"Mi ha raccontatao uno Shaykh ci ha detto: ho visto Al hanbariyata ( nome di una donna) afflitta,
triste, pensierosa col capo chino, le chiesi cosa l'avesse colpita e lei rispose:

Mi ha regalato un mio cugino paterno un montone, sono vedova non ho idea di come si
ripartisca la carne dei montoni.
Sono andati coloro i quali lo ripartivano e che stabilivano il suo prezzo ( non ci sono più coloro
che stabilivano il valore della carne, la donna non sapeva cosa fare)

Temevo che andasse sprecata parte di questa pecora e non sapevo disporre l'insieme delle sue
parti al loro posto ( la donna non sapeva quale funzione attribuire alle singole parti dell'animale)
Sapeva che Dio non ha creato nulla se non sia buono/utile per l'uomo, l'uomo è incapace, ( tutto
ciò che Dio ha creato è buono per l'uomo e nulla è creato inutilmente, la donna n'è consapevole,
ma si giustifica affermando che è incapace di distribuire la carne) non ho paura dello spreco del
poco, se non in qualcosa che non vi sia utilità ( la donna ha paura di perdere quel poco ch'è utile)

Per quanto riguarda il corno, da esso viene fatto qualcosa, viene inchiodato ad una trava del
soffitto
(comincia a descrivere le singole parti dell'animale)
Vengono appesi dei cesti in grado di spaventare topi, formiche e blatte

Ciò che è stato prelevato dalla testa, dalle mandibole e dal resto delle ossa destinate ad essere
rotte dopo essere state spolpate e poi vengono cucinate.
Ciò che viene prelevato dal grasso viene adoperato per una zuppa e per altro. Viene dato fuoco a
quelle ossa, la gente non ha mai visto fuoco più puro. Se era così allora cuoceva più velocemente
e raramente vi si mescola il fumo. (le fiamme che si sprigionano dalla combustione delle ossa
non fanno fumo, sono pure, questo tipo di combustione permette di cuocere in maniera corretta e
senza fumo) Per quanto riguarda la lana per i vestiti, per le coperte e per il letto. Ci resta da
capire come impiegare vantaggiosamente il sangue. Sapevo che Dio non ha vietato rispetto al
sangue versato il fatto di cibarsene, ha solo vietato di cibarsene e di berlo, ci sono degli usi
consentiti e che non sono proibiti.
E se non fossi venuta a capo della faccenda di ciò finché non avesse trovato posto il luogo
dell'impiego vantaggioso di esso. Ero preoccupata di non trovare la giusta collocazione rispetto
all'impiego vantaggioso del sangue.
Disse lo shaikh : La vidi subito sorridere e dissi "è necessario che ti si aprano le porte della
ragione ( ovvero capire l'uso del sangue)
La donna rispose: Certamente, mi sono ricordata di avere delle pentole nuove e adesso mi sento
sollevata poiché ogni cosa ha trovato il suo posto.

( da qui in poi il soggetto è lo shaikh)


Poi la incotrai dopo sei mesi e le chiesi: Com'era la carne di quel montone?
Lei rispose: Ancora non è arrivato il tempo della carne. Per noi nel grasso e il posteriore
dell'animale, i fianchi e le ossa spolpate e in altro ancora c'è vita.

( conclude lo shaikh)
Ogni cosa ha il suo tempo e non ho visto tra le persone che conosco chi possa essere migliore di
questa donna in fatto di parsimonia

Questa donna è realmente esistita, una donna avara che con qualsiasi ragionamento riuscì ad
utilizzare qualsiasi parte del montone e non ha sprecato nulla neanche il sangue. Nel testo è
presente una morale, denunciare l'avarizia perché contravviene alla morale islamica. Al gahiz
mescola due toni, uno serio e uno comico. Il tono serio riguarda l'avarizia, egli calibra due toni e
alimenta la curiosità del lettore non annoiandolo. Anche se presenta una morale, non è un testo
religioso ma sociale perché affronta un problema sociale. Volle criticare la società del suo tempo,
denuncia un argomento sociale, denuncia una donna del suo tempo. Nonostante denunci questa
donna, egli trova un escamotage per evitare di essere attaccato perché non poteva infangare la
donna e dunque utilizza un intermediario cioè lo shaikh. Il meccanismo dell'isnad ci permette di
capire che l'informazione è anteriore rispetto al momento della scrittura, alla sua trasmissione.
L'autore non fa altro che trasmettere ciò che ha detto lo shaikh, è un trasmettitore perché
trasmette un testo non lo ha inventato lui, vuole mettere in risalto la morale. L'originalità
dell'autore sta nel modo di manipolare ciò che raccoglie nei suoi componimenti, raccoglie
informazioni e inventa il criterio di disposizione (nella risala invece è l'autore che sviluppa
l'argomentazione).

LE GRANDI OPERE DELLA LETTERATURA DI ADAB

La classificazione dei kutub della letteratura di adab presenta diverse difficoltà. Il primo metodo
di classificazione si può fare partendo dai criteri usati dall'autore per disporre l'informazione:
alcune opere sono organizzate per voci antroponimiche, altre per voci toponimiche, mentre i
kutub storiografici sono organizzati cronologicamente, vi sono anche opere organizzate in ordine
alfabetico come nell'opera " Il dizionario dei paesi"

OPERE DELLA LETTERATURA ADAB

- Dizionari biografici e antologie;


- Opere enciclopediche;
- Opere geografiche;
- Opere storiografiche;
- Rihla.

DIZIONARI BIOGRAFICI

Sono elenchi di biografie di personaggi illustri e sono importantissimi dal punto di vista storico
per ricostruire determinate vicende, spesso legati ad una particolare città o regione e di
conseguenza, non possono essere tralasciati per lo studio della storia e della letteratura araba.
Quanto riguarda l'organizzazione delle informazioni bisogna dire che sono disposte per voci
antroponimica e quindi i vari Akhbar che trattano le biografie dei singoli personaggi sono
organizzati in ordine alfabetico secondo l'autore. L'interesse per le biografie dei personaggi che
avevano a che fare con il mondo letterario o scientifico o storico arte dal fatto che comunque si
tratta di personaggi che eccellono nella sfera religiosa e in quella politica in questo caso la sfera
religiosa era la più importante.

OPERE ENCICLOPEDICHE

Quando parliamo di enciclopedie, ci riferiamo ai testi che possono essere composti da diversi
volumi e possono insistere su un numero indeterminato di argomenti. La logica enciclopedica
prevede che un determinato autore che possiede determinate conoscenze, fa opere non più
incentrate su un solo argomento. Sono opere pensate per la formazione dell’Adib, che
necessitava un’istruzione quanto più ampia possibile.

LA LETTERATURA GEOGRAFICA

La letteratura geografica si sviluppa secondo due diverse dimensioni:

1. La finalità pratica della geografia: ha a che fare con il potere politico del califfato abbaside,
cioè conoscere determinati territori che fanno già parte del califfato e conoscere le vie di
comunicazione per gli spostamenti. Inoltre, i resoconti geografici erano importanti per l’esazione
delle tasse;
2. Dimensione simbolica della geografia: ha a che fare con la rappresentazione islamica del
mondo conosciuto. Ad esempio, un musulmano in Spagna deve conoscere la qibla (la direzione
della preghiera) e per l’hajj (pellegrinaggio).
Per quanto riguarda la geografia troviamo nuova tipologia di opere che vengono chiamate Moja
“vocabolario compatto” cioè un compendio, ad esempio. Una in particolare più importante, il
mu’ajam al-buldani, ‘’il dizionario dei paesi’’, opera di Yaqut al- Hamawi. Si può risalire anche
in questo caso a quello che è il criterio usato per risalire alle informazioni, ovvero l’ordine
alfabetico delle isole, dei paesi, delle città, regioni etc.

Per quanto riguarda lo stile, si possono distinguere diversi tipi di geografia:

- Geografie universali : con l’universalità si intendono i paesi che interessano agli autori
musulmani (paesi o territori conquistati da poco);

- Geografie tecniche : si curano più delle informazioni tecniche inerenti ai testi geografici,
quindi rientrano meno nell’adab;

- Geografie descrittive : è quella che serviva a soddisfare i bisogni dell’amministrazione. Il


Mamalik fa riferimento alla descrizione del territorio per verificare eventuali censimenti, o la
lingua parlata dalla gente del luogo. Il termine masalik è importante per quanto riguarda
l’individuazione dei percorsi per l’esazione delle imposte.

- Geografia per gli adib : ha a che fare più con l’adab, e non contiene soltanto informazioni
tecniche per l’amministrazione, ma anche utili per persone erudite

Come nascono le opere geografiche?


Nacquero grazie alla grande curiosità degli studiosi e viaggiatori del tempo, ma la loro crescita fu
fortemente influenzata dalle rotte commerciali del tempo ma soprattutto nella ricerca di creare
nuovi percorsi; infatti, proprio grazie al commercio la cultura araba entrò in contatto con la
cultura indiana, greca (o generalmente balcanica) e persiana, culture dove la geografia era già
fortemente sviluppata e da cui gli studiosi arabi non poterono che trarre grande ispirazione, al
punto tale da rendere il genere geografico sviluppato e fiorente almeno fino al XI secolo.

1. La cultura Indianaà Muqaffa ha tradotto un importante serie, raccolte di favole indiane;


2. la cultura grecaà con i territori dell’area balcanica;
3. cultura persiana.
Questo significa che sebbene distanti geograficamente ma anche di lingua, cultura e pensiero vi
era già sviluppata in queste popolazioni una cultura geografica, dunque gli autori arabi
assorbivano nozioni che poi riportavano nelle loro descrizioni. Letteratura antica che nasce nel
IX ma fiorisce nel X ma si imporrà fino al XII.
Le opere più importanti si trovano in questo periodo, tra cui Yaqut.

AL MA'USUDI
Autore iracheno che compose un opera intitolata Kitab murug, cioè il libro delle praterie d'oro,
un testo dove troviamo tracce di biografia, storia e geografia. Egli, come molti altri autori, non ha
mai visto la Sicilia dal vivo, descrive basandosi su fonti orali e scritte. Da una parte è un testo
geografico descrittivo, ma ci sono anche informazioni storiche come il governatore della Sicilia.
Si tratta di un testo meraviglioso, in effetti parliamo di letteraura del meraviglioso di una non
coscienza di ciò che si racconta con autori che sono testimoni di grandi esperienze, come in
questo caso un fenomeno naturale del vulcano, inoltre la descrizione del vulcano è arricchita ed
esagerata da elementi meravigliosi, questa tendenza è legata alla letteratura del meraviglioso.

Traduzione:

Nel Mar Mediterraneo vi sono molte isole, come l’isola di Cipro e la isola di Sicilia.
Menzioneremo la Sicilia e dopo aver menzionato quel luogo tratteremo del vulcano (lett. del
monte del vulcano) da cui fuoriesce il fuoco, in cui vi sono corpi e cadaveri meravigliosi/
straordinari.
Disse: il sovrano della Sicilia e dell’Afriqiyya tra i paesi del Maghreb era chiamato Jurjir.
Disse: i territori dell’Ifriqiyya e della Sicilia erano in mano agli stranieri ed abbiamo fatto
menzione di notizie su queste isole e di una notizia sull’isola conosciuta per il
vulcano ed esso è un cratere da cui escono corpi fatti di fuoco, come
copri di persone decapitate, che si sollevano nell’aria notturna e dopo
cadono in mare e galleggiano sull’acqua, ed essi sono le pietre con cui
è strofinata la scrittura dei quaderni ed esse sono pietre pomici bianche
a forme/ aguisa di un favo di miele o dei piccoli nidi delle vespe e nel cratere conosciuto come il
cratere della Sicilia, in esso morì Porfirio (un
filosofo) il filosofo che compose un libro intitolato “le Isagoge”, ed esso è l’introduzione alla
scienza della logica e questo libro di questo uomo è
conosciuto. La spiegazione del termine cratere è sorgente del fuoco che
sorge dalla terra.

YAQUT AL HAMAWI "il dizionario dei paesi"


Egli fu un altro autore che che eseguì diversi viaggi, e anche lui parla nella sua opera della
Sicilia, anche se non l'ha mai vista, raccoglie informazioni da diverse fonti. In quest'opera
l'autore utilizzò il criterio dell'ordine alfabetico. Si tratta di un opera geografica descrittiva.

Traduzione:

Siqiliya: con 3 kasra e con la shadda sulla ‫ ل‬e anche la ‫ ي‬è raddoppiata
e alcuni usano la sin (siqilliyya). La maggior parte della gente (abitanti)
di Sicilia mettono la fatha con la ‫ ص‬e sulla ‫ ;ل‬Tra le isole del mar mediterraneo di fronte
all’Ifriqiyya, è dalla forma triangolare e tra un angolo e l’altro ci sono 7 giorni di cammino. Si
dice che il suo perimetro
corrisponda a 15 giorni di cammino. L’Ifriqiya si trova, rispetto ad essa,
si trova tra il Maghreb (occidente) e la Qibla (indicazione religiosa ma sopratutto geografica,
come un punto cardinale). Tra essa (Sicilia) e Reyo (Reggio Calabria), una città che si trova sul
versante nord orientale della terraferma su cui si trova Costantinopoli, c’è uno stretto (passaggio)
chiamato Al-Faru (gli arabi non traducono). L’ampiezza
dello stretto è di 2 miglia. Sul lato più lungo di essa si trova Messina. E
dice/scrive su di essa Ibn Qulaqa Al’inskankdri (il poeta)/ di Alessandria
d’Egitto. (l'’inserimento di versi poetici nei testi in prosa arricchisce
le informazioni e avvalora le informazioni che l’autore riporta)
Essa (si trova) di fronte a Reggio Calabria, e tra l’isola e la costa africana (lett. la terraferma
dell’Ifriqiyya) (vi sono) centoquaranta miglia;
il luogo dell’Ifriqiyya più vicino, un luogo chiamato Clipea, (dista) due
giorni o meno con vento favorevole, e la distanza tra Trapani e Messina
è di undici soste (unità di misura della lunghezza dei viaggi), e la sua area in tre giorni; essa (è)
un’isola fertile e con molte città, paesi e accampamenti (traduzione incerta, plurale di miSr). Ho
letto dagli scritti
del linguista Ibn Al Qattā sul dorso del libro sulla storia della Sicilia: ‘’ho trovato in alcune copie
della storia della Sicilia, annotato a margine, che (vi sono) 23 città, 13 centri abitati ed un
numero imprecisato di terreni, cita il giurisperito (si può lasciare al-faqi) Abū Alī Al Hasan Ibn
Iahīya, e, a proposito, sulla storia della Sicilia, il Qādī (giudice) Abī Al Fadli (citò) e disse che in
Sicilia vi sono 18 città e la più importante è Palermo e in essa 320 e più strutture fortificate che
continueranno ad essere nel passto e nel presente, in mano ai proprietari terrieri e non
obbediscono ai sovrani che li circondano e la maggiorparte di loro (lett. delle loro quantità) è
destinata alla sua difesa e presso di essa le correnti copiose scorrenti e parchi meravigliosi e per
questa ragione dice Ibn Handis: “ho ricordato la Sicilia e la passione/ desiderio fa ardere
nell’anima il suo ricordo (il suo ricordo fa ardere nell’anima la passione).
Se sono stato scacciato (in realtà è lui ha deciso di andarsene) dal paradiso narrerò di lei / delle
sue notizie.” Al suo centro c’è un monte conosciuto Castro Giovanni, così dicono, ponendo una
kasra sotto la nun, una meraviglia tra le meraviglie del tempo. E sul monte (si trova) una città
meravigliosa ed elevata e attorno ad essa vi sono numerosi campi arati->coltivati e orti e tutto
ciò è circondato dalla porta della città si eleva nell’aria. Dalla sua altitudine vengono fuori/
sgorgano e attorno ad essa così come/allo stesso modo per tutti i monti dell’Isola. Su di essa c’è
un vulcano, il cui fuoco non smette di divampare ed è sempre manifesto visibile/evidente e
nessuno vi si può avvicinare. E se viene preso da esso (del fuoco) una parte (una pietra infuocata)
esso si spegne nella sua mano allorché (colui) abbandona il suo luogo (se si allontana un pezzo di
lava dal punto dove sta scorrendo, esso si spegne). È una meraviglia per gli
arabi che vedendo bruciare costante il fuoco pensano che il fuoco non si
spegnesse. L’isola è popolosa di bestie/animali (lett. esseri che camminano) cavalli, muli, asini,
mucche, pecore, e animali selvatici ma
non vi sono rapaci la vipera, scorpioni, e in essa (si trovano) una miniera
d’oro e argento, rame, piombo, mercurio. Tutta la frutta è di specie
diversa e la raccolta di tutti questi frutti non si interrompe né in estate né
in inverno e nella terra cresce lo zafferano. Prima dell’islam (prima
dell’827) era poco popolosa e improduttiva allorché conquistarono i
territori dell’Ifriqiyya la popolazione dell’Ifriqiyya fuggirono verso di essa e si stabilirono lì e la
resero popolosa, restaurarono le sue costruzioni (migliorarono la sua architettura) e non smise la
vicinanza nel rispetto dei territori dell’Islam finché fu conquistata nei giorni dei Banu Al aghlab
per mano del giudice ibn al-Furat.

LA RIHLA
Il genere della rihla, plurale rihlāt , ‘’lett. resoconto di viaggio’’, nasce a partire da varie
annotazioni, da fonti lette ed apprese e da visite a luoghi e monumenti raccontate nella precisa
forma della rihla, quindi raggruppa tutta una serie di racconti di viaggio. Inizialmente le rihlāt
non erano titolate ed i loro autori rimanevano anonimi, una tendenza che sparì in periodo
Abbaside, a partire dal X-XI secolo. I primi compaiono attorno al IX sec. da autori anonimi e si
tratta di racconti riferiti da mercanti, ma anche da dotti e grammatici in cerca di sapere. Infatti, in
questi racconti si dà posto al meraviglioso, scaturito sia dal soprannaturale che dallo stupore nato
dai paesaggi osservati. Il senso del meraviglioso è dato dalla scoperta di cose sconosciute.
Abbiamo riferimenti anche dati dai Talab al-ilm*, ulama che chiedono info agli abitanti dei
luoghi.
Identifichiamo inoltre alcuni sottogeneri delle rihlāt, basati sulla tipologia di viaggio raccontato:
1. la rihla hijaziyya che racconta viaggi di pellegrinaggio verso l’hijaz;
2. la rihla maqdisiyya, che racconta ancora viaggi di pellegrinaggio ma stavolta diretti verso
Gerusalemme.
Tra gli autori abbiamo Muqaddasi, Al-Qazwini e Al-mas’udi.
Nonostante le rihlāt siano le opere più caratteristiche del genere dei resoconti di viaggio, esso è
anche composto dalle c.d. ‘’visite’’, le zayārāt (sing. Zayāra) da cui nacque un nuovo genere di
resoconto di viaggio, i c.d. kutub zayārāt in cui non si raccontava soltanto del viaggio, ma anche
delle visite ai vari monumenti trovati e soprattutto degli incontri che capitavano durante il
viaggio e delle conoscenze ed esperienze acquisite.
In ogni caso le rihlāt rimangono fonti estremamente importanti per la ricerca storica e sociale su
specifiche località del mondo arabo e musulmano, che continuarono ad essere scritte fino agli
inizi del ventesimo secolo.

Ibn Jubayr scrisse una rihla hijaziyya che ci racconta della Sicilia del 1184 in un resoconto del
suo primo pellegrinaggio; l’arrivo di Ibn Jubayr in Sicilia fu fortuito, poiché l’autore fu coinvolto
nelnaufragio della nave che lo stava riportando in Spagna, sua terra natia, dopo aver visitato
l’hijaz. Ibn Jubayr visitò la Sicilia da Messina fino a Trapani, passando per Palermo, per poi
ripartire verso la Spagna.

Traduzione:
Dalla rihla di Al Kīnanī, (ed egli è) Abū Al Husayn
Muhammad Ibn Ahmad Ibn Jubayr Al Kīnanī Al Andalusiyy Al Balansiyy.
Ho fatto menzione della città che è il capoluogo della Sicilia, iddio la
renda ai musulmani, essa, tra le isole, è la madre della civiltà, e raccoglie in sé in sé i 2 pregi
della ricchezza e della bellezza, ed in essa (vi è) ciò che hai voluto (in essa troverai ciò che hai
voluto) della bellezza tanto per ciò che hai sentito dire che per ciò che hai visto e per ciò che è
desiderabile per vivere, sia esso acerbo, maturo (essendo essa) nobile, elegante, radiosa e
seducente, e volge uno sguardo seducente (di rimando a colui che lo guarda), si insuperbirsce (il
soggetto è sempre Palermo) tra piazze (spiazzi) e pianori (aree pianeggianti) che sono tutti un
giardino/orto, (sono rigogliosi) delle stradine e strade ampie. Diventano limpidi gli sguardi per
(l’eccellenza) bellezza dei suoi paesaggi, dal (aspetto/parvenza) meraviglioso, cordovana
nell’architettura. Tutti i suoi edifici sono pietra levigata conosciuta come kaldhan. Una
sorgente/fiume divide in 2 la città e rompono ai suoi lati 4 sorgenti che erompono il regno del
sovrano, ha preso possesso di essa sua signoria il re Franco. I suoi palazzi sono ordinati/disposti
sulla sua gola a mo’/guisa/ come di collane nei petti delle belle ragazze/donne. Il re si sposta tra i
suoi orti/giardini e i suoi spiazzi tra un parco e un campo da gioco/ stadio.
Quante a lui in essa (nella città) castelli e fabbriche, vedute che non gli sopravvivano: lancia una
maledizione al sovrano Guglielmo II (di lui racconta la benevolenza e di episodi negativi)
affinché perda quello che possiede. Quanti a lui monasteri dei quali il sovrano ha ornato le
strutture ed ha concessi ampi feudi ai suoi monaci/sacerdoti, elargito chiese le cui croci sono
state forgiate o in oro o in argento. Che Dio possa presto riparare per quest’isola il tempo per
farla tornare nella casa della fede e la faccia passare dalla paura alla sicurezza con la sua potenza
che tutto supera. E per i musulmani in questa città vi è una traccia rimanente della loro fede,
frequentano la maggior parte delle loro moschee e praticano la preghiera ogni volta che sentono
l’adhan (sentito l’adhan), ad essi vi sono dei borghi/sobborghi sono separati nelle loro abitazioni
dai cristiani e i mercati sono frequentati da essi ed essi vi sono qui i commercianti. (Inteso la
salat) non c’è venerdì per essi (non predicano) a causa della predica e del sermone (il sovrano
normanno vietava le predicazioni) ad essi vietati, pregano durante le feste (una festa per la
nascita o musulmana) sono consentite le invocazioni agli abbasidi. In essa (Palermo) vi è un
giudice per loro, e si presentano dinanzi a lui nei loro processi, ed una moschea in cui si
riuniscono per la preghiera e festeggiano nelle sue lucerne in questo mese sacro/benedetto. Ed
una moschea nella quale si riuniscono per pregare.
Mentre le moschee esse sono numerose (lett. non si contano)
la maggior parte di esse sono sedi per i maestri di Corano. Nel complesso (i maestri del Corano)
deve essere separati dai suoi fratelli musulmani, sotto l’autorità degli empi dei kufar (empi,
miscredenti, cristiani). Per essere madari spesso deve essere celibe per dedicarsi alla vita del
corano, l’apparenza a una scuola giuridica, la madrana era un waqf fondazioni permanente. Più
che essere un riferimento agli insegnanti del corano ma forse si riferisce ai musulmani in Sicilia,
perché non c’erano autorità musulmane in quel periodo.
Non c’è sicurezza nei loro averi, nelle loro donne e nei loro figli, Iddio li ristori con un’opera
bella di beneficio. Nel complesso somiglia a Cordova - cosa rassomiglia a cosa da uno dei suoi
lati (nel fatto che) Contiene una città antica conosciuta come la cittadella antica, il qasr al qadim.
Questa cittadella si trova al centro della città moderna e su questo modello alla stessa stregua
Cordova. Che Dio la protegga. In questo castello antico
delle abitazioni come fossero fortificati erette ad esse loggia che danno
all’aria (sospese) che abbagliano gli sguardi per la loro bellezza. E tra le
cose più meravigliose/ portentose di ciò che abbiamo visto in essa
(Palermo) tra le questioni dei miscredenti (della empietà) che è la chiesa
conosciuta come Antioche (ammiraglio di Ruggero II, Giorgio
l’Antiocheno, fu una delle prime chiese fondate da Ruggero) dopo la
vedemmo il giorno della festa nella notte di Natale. E gli uomini e le
donne si riuniscono ??? talmente bello, che viene meno la descrizione
conviene tagliar qui il discorso, il più portentoso tra gli edifici del mondo, le pareti interne sono
tutte decorate in oro. E in esse (le pareti) tra tavole di marmo colorato di cui non si è mai visto
eguali, tutte intarsiate con tessere/gemme d’oro (mosaici) e incoronate da alberi di tessere verdi.
Sono disposte in alto (sulle sue sommità) le finestre dorate di vetro che
accecano gli sguardi con il bagliore dei loro raggi, comunicano nelle
anime una seduzione (tentazione) e ci rifugiamo in Dio da esse.
Siamo stati informati che il suo costruttore (colui che fece edificare la chiesa) da cui prende il
nome (Giorgio di Antioca) spese in/ per esse quintali d’oro ed era il visir del nonno di questo re
politeista/infedele (Ruggero II).
A questa chiesa (in quel periodo gli edifici cristiani avevano una
forma di moschea) un minareto che è fondato su delle colonne di
marmo colorate e una cupola si eleva su tutte le altre colonne ed è
conosciuta come “Il minareto delle colonne” che Dio possa riabilitarla
con il richiamo alla preghiera e con la sua opera nobile. Il modo di
vestire delle donne cristiane in questa città è uguale all’abbigliamento
delle donne musulmane: parlano tutte arabo correttamente, coperte e
velate. Uscivano solo durante la suddetta festa (Natale) e indossavano
degli abiti dorati di seta vestono mantelli splendidi, si velano con veli
colorati e uscire fuori portano tutti gli ornamenti delle donne musulmane,
gioielli, alle pitture e ai profumi. Dunque ci ricordiamo a mo’/a guisa di
scherzo letterario, il detto del poeta “chi un giorno entra in una chiesa
incontra delle antiloqui e delle gazzelle” (gioca paragona le donne a
delle gazzelle, con riferimento alle donne cristiane e musulmane. Tanti
costumi che crediamo siano islamiche sono anche usi delle donne
cristiane avevano sviluppato per sé). Cerchiamo rifugio in Dio da una
descrizione che varca la soglia dei discorsi sciocchi e che conduce alla
vanità dei passatempi (illeciti). Chiediamo protezione in lui dal
concatenamento (dei discorsi sciocchi) che conduce alla smentita di Dio
o alla follia, sia lode a Dio padrone dalla pietà e del perdono. Era il
nostro soggiorno in questa città è durato 7 giorni e abbiamo alloggiato in
essa in un albergo. Siamo partiti da essa nel giorno di venerdì, 22 di
questo mese sacro (ramadan) e il 28 nel mese di dicembre nell’anno 1184 (secondo il calendario
cristiano) verso la città di Trapani per mezzo
di 2 imbarcazioni di cui una delle quali si dirige verso l’Andalusia e salpando verso in cui si
trovavano pellegrini e commercianti musulmani.

MAQAMA
Tra il X e l’XI secolo, il saj’a divenne, come abbiamo visto, modello assoluto della prosa; esso
sarà anche produttivo di nuovi generi letterari, tra cui ricordiamo, come esempio fondamentale,
la maqāma (plur. maqāmāt).
Le maqāmāt sono delle “novelle”, brevi testi narrativi in prosa rimata ( sajah) dove vengono
raccontate vicende di vita comune, che hanno una spiccata tendenza all’intrattenimento puro, più
che alla letteratura ‘’informativa’’, che ripetono uno stesso schema in prosa rimata. L’iniziatore
del genere delle maqāmāt fu Al Hamadhānī, scomparso nel 1008, il cui successore fu Al Harīrī.
Queste prevedono la partecipazione di particolari figure sociali, come quella dell’imbroglione. Si
tratta di figure che subiscono delle peripezie in forma narrativa, non c’è uno schema tecnico o
scientifico. Vengono descritti fatti reali o di finzione.
Tra le tipologie di opere abbiamo:
- “Gli specchi dei principi”: manuali di prosa per il consigliere del principe il quale deve
consigliare e divertire il sultano al meglio) ‘’la raccomandazione dei principi/governanti’’,
testi in cui figure che detengono una particolare autorità, vengono consigliate per evitare le
cattive condotte e per seguire la morale (akhlāq) da quelle figure particolarmente educate, spesso
veri e propri ulama rimanenti nell’ombra, che li assistevano ad esercitare
il buon governo.
Una delle opere più importanti del genere venne composta da Al Ghazālī, un teologo di enorme
importanza, che scrisse ‘’la pepita levigata dei costumi dei principi’’, estremamente simile al
filone Machiavelliano.
e “Favole degli animali” Amthal: Il termine letteralmente vuol dire “esempio”, perché gli animali
dovevano dare, per l’appunto, un esempio, rappresentando delle personificazioni.
Queste favole servivano per impartire un insegnamento, (le favole e le opere parazoologiche) e
intesi sia in senso realistico e descrittivo che in senso allegorico e edificante.

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