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RIVISTA ITALIANA DI DIALETTOLOGIA

Lingue dialetti societ

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Radtke (Heidelberg, edgar.radtke@urz.uni-heidelberg.de), Giovanni Ruffino (Palermo, ruffino.giovanni@lettere.unipa.it), Glauco Sanga (Venezia, sanga@unive.it), Alberto A. Sobrero (Lecce, alberto.sobrero@tele2.it), Tullio Telmon (Torino, tullio@telmon.eu), Ugo Vignuzzi (Roma, vignuzzi@uniroma1.it), Alberto Zamboni (Padova,
alberto.zamboni@unipd.it).

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32

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l dattiloscritti pervenuti alla rivista, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.
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Direttore responsabile: Lorenzo Cveri
Progetto della copertina e degli inserti: Ufficio grafico SAGEP s.p.a., Genova

RIVISTA ITALIANA DI DIALETTOLOGIA


lingue dialetti societ

2009 by CLUEB
Cooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna

RIVISTA ITALIANA DI DIALETTOLOGIA


Lingue dialetti societ

anno XXXII (2008), numero unico [= RlD 32]

Associato aii'USPI
Unione Stampa
Periodica Italiana

2008

INDICE

5
9

Alberto Zamboni, Manlio Cortelazzo (1918-2009)


Roland Bauer, Lotte Zorner ( 1936-2008)

RIDIRICERCA

Saggi e studi
13
Questo periodico pubblicato con il contributo
del Ministero dei Beni Culturali

39

63
97
ISSN 1122-6331
ISBN 978-88-491-3216-8

CLUEB
Cooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna
40126 Bologna - Via Marsala 31
Te!. 05 l 220736- Fax 05 l 237758
www.clueb.com
Finito di stampare nel mese di giugno 2009
da LIPE- S. Giovanni in Persiceto (BO)

113

165
185

Massimo Cerruti (Torino), Condizioni e indizi di coniugazione oggettiva: i dialetti italiani settentrionali tra le lingue romanze
Renzo Miotti (Verona), L'effetto delle consonanti "basse" sulla vocale
adiacente. Ripercussioni fonetiche e fonologiche sul vocalismo di due
variet romanzeiJjiulano e castigliano)
Maria Mazzoli (Bologna), Un caso di grammaticalizzazione nel Nigerian Pidgin: la particella pre-verbale kom
Federico Damonte, Jacopo Garzonio (Padova), Per una tipologia delle
particelle interrogative nei dialetti italiani
Remo Bracchi (Universit Pontificia Salesiana di Roma), Scomparsa e
ripristino di v intervocalica nell'Alta Valtellina (testimonianze toponimiche)
Rita Fresu (Cagliari), Io quando che stavo li era molto differente. Dire
le cose difficili: scuse e giustificazioni nelle lettere degli emigranti
Patrizia Bertini Malgarini, Ugo Vignuzzi (Roma), Capitoli per una storia linguistica del giallo all'italiana

Note, rassegne e discussioni

209
217

Rosanna Sornicola (Napoli), Un problema di moifosintassi romanza in


area francoprovenzale
Salvatore Claudio Sgroi (Catania), I salvatori della patria (lingua)

RID/SCHEDARIO

227
269

429

O. Generalit, a cura di Immacolata Tempesta (Lecce)


6. Ladinia dolomitica, Alto Adige/Siidtirol, a cura di Roland Bauer
(Salisburgo)
15. Lazio, a cura di Paolo D'Achille (Roma)
18. Puglia, a cura di Immacolata Tempesta (Lecce)
23. Sardegna, a cura di Ines Loi Corvetto (Cagliari)

437
439
445
448

Periodici in scambio
Sommari l Summaries
Notizie sui collaboratori
Istruzioni per i collaboratori

291
411

Rivista Italiana di Dialettologia. Lingue dialetti societ a. XXXII (2008), CLUEB Bologna

CAPITOLI PER UNA STORIA LINGUISTICA


DEL GIALLO ALL'ITALIANA(*)

l. Tutto ha avuto inizio con Camilleri: sono infatti circa dieci anni ( 1) che, attratti
dal peculiarissimo impasto linguistico del Maestro di Vigata, ci siamo avvicinati alla narrativa gialla, e ci siamo mano a mano persuasi che questa letteratura
"di consumo" offriva un punto di osservazione privilegiato per la ricostruzione
della storia linguistica del secolo appena trascorso e della contemporaneit in atto. Cos, procedendo a ritroso lungo il Novecento, abbiamo raccolto un ricchissimo dossier per una "storia linguistica del giallo all'italiana" che ci ripromettiamo di dare alle stampe quanto prima, nella convinzione che, come ci ha insegnato Gianfranco Folena, ogni "testo" un "testimone" se debitamente interrogato (sar lecito qui l'utilizzo di una metafora primariamente poliziesca) (2).
Riprendendo il titolo di uno dei romanzi di cui parleremo tra poco: testimone inconsapevole o consapevole? e, se consapevole, quanto? In particolare,
cosa hanno da dirci questi testi, gialli, noir, thriller, detective stories e via cos,
insomma che cosa pu dirci il giallo italiano, o meglio all'italiana, sui cambiamenti linguistici epocali che si sono verificati nel Ventesimo secolo? E come si
pone questa scrittura (3) nei confronti di uno dei temi pi largamente discussi e
studiati in questi ultimi anni, quel "realismo" linguistico di cui indiziata tanta
parte della narrativa italiana pi recente? (4 ) E ancora, rintracciabile nella prosa del giallo alllittaliana l'italiano comune, quella variet per la quale, per la verit, manca ad oggi una denominazione condivisa? (5)
Il proposito quello di fornire, nelle pagine che seguono, alcune testimonianze tratte dalla storia del giallo all'italiana che, in anticipazione del volume
complessivo che intendiamo dare alle stampe quanto prima, possano offrire qualche prima, se pur approssimativa, risposta (6). Come ben noto, la storia del giallo ali 'italiana classico prende l'avvio da un grande scrittore, Augusto De Angelis, e gi i suoi testi potrebbero fornirci preziose indicazioni C): ma in questa sede tuttavia preferiamo prender le mosse da colui che a tutti gli effetti il vero archetipo del giallo italiano contemporaneo, Giorgio Scerbanenco. Dal nostro punto di vista, lo scrittore italo-ucraino non solo l'iniziatore del genere, ma anche
un autore che propone elementi di grande novit nelle scelte linguistiche: diamo
inizio dunque al nostro percorso analizzando il "Prologo per una commessa", un

186

RID/Ricerca

vero e proprio 'pezzo di bravura', con il quale, non a caso, si avvia Vene re privata, il primo romanzo del ciclo di Duca Lamberti (8 ).
<<Come si chiama lei?>>
Marangoni Antonio, io sto l, alla Cascina Luasca, sono pi di cinquant'anni che
tutte le mattine vado a Rogoredo in bicicletta.
<<Non stare a perdere tempo con questi vecchi, torniamo al giornale.
lui che ha scoperto la ragazza, ce la pu descrivere, se no dobbiamo passare
dall'obitorio e siamo in ritardo.>>
<<lo l'ho vista quando arrivata l'ambulanza, era vestita di celeste.>>
Vestita di celeste. Capelli?
Scuri, ma non neri.
Scuri, ma non neri.
Aveva dei grandi occhiali da sole, rotondi.>>
<<Occhiali da sole, rotondi.
Non si vedeva quasi niente del viso, era coperto dai capelli.
Andate via, non c' niente da vedere.>>
Non c' niente da vedere, l'agente ha ragione, torniamo al giornale.
Andate via, andate via. Non dovete andare a scuola?
Gi, qui pieno di ragazzini.>>
Quando sono arrivato io si sentiva odore di sangue.
Dica, dica, signor Marangoni.
Si sentiva odore di sangue.>>
Naturale, era dissanguata.
<<Non si sentiva nessun odore, era passato troppo tempo, siamo arrivati qui con la
camionetta.
Dica, dica, agente.
In questura vi dicono tutto, io sono qui per tenere lontano questa marmaglia,
non parlo coi giornalisti. Ma non c'era odore di sangue, non ci pu essere.
L'ho sentito io, e ho il naso buono. Sono sceso di bicicletta perch dovevo spandere acqua, ho appoggiato la bicicletta in terra.
Dica. dica, signor Marangoni.
Mi sono avvicinato a quei cespugli, ecco, proprio quelli, e cos ho visto la scarpa, il piede, insomma.
Andate via, circolate, non c' niente da vedere, tutta questa gente per vedere un
pezzo di prato vuoto.
<<Io al principio ho visto solo la scarpa, il piede dentro non lo vedevo, ho allungato la mano.
Alberta Radelli, ventitr anni, commessa. trovata a Metanopoli, localit Cascina Luasca, il cadavere stato scoperto alle cinque e mezzo del mattino dal signor
Marangoni Antonio, abito celeste. capelli scuri ma non neri, occhiali rotondi, io
comincio a telefonare questo, poi tomo a riprenderti.
Allora ho sentito che dentro la scarpa c'era il piede e sono rimasto male, ho scostato tutte quelle erbacce e l'ho vista, si capiva subito che era morta. (Scerbanenco 1966a [1999a]: 7-8).

P. Bertini Malgarini - U. Yignuzzi: Capitoli per una storia linguistica

187

una programmatica 'simulazione di parlato', anzi un vero parlato-teatrale nel quale l'assenza esplicita di indicazione dei locutori, e di qualsiasi altra didascalia (per altro facilmente recuperabili da un cotesto/contesto assolutamente
esplicito) esalta l'impressione di assistere a un dialogo in 'presa diretta' con continui cambi situazionali (per l'epoca e per il genere un testo nettamente innovativo) (9 ); per !imitarci alla prima parte: 'domanda del giornalista al testimone' _......
'risposta del testimone' l 'obiezione del secondo giornalista' _...... 'replica del primo giornalista' l 'racconto del testimone' ... (1). Ecco allora alcuni dei fenomeni tipici del parlato: frasi scisse del tipo di sono pi di cinquant'anni che,
lui che; pronome soggetto esplicito lo l'ho vista, e con dislocazione Quando sono arrivato io, L'ho sentito io (analoga topicalizzazione in lo al principio ho visto solo la scarpa, il piede dentro non lo vedevo C1) ).
Il fascino di questo avvio sta tutto per nella pervasiva contaminazione
dei registri e dei sottocodici. In primo luogo il parlato spontaneo, colloquiale, ma
sorvegliato nei contenuti e nella testualit del testimone 'popolano': il quale, se
al giornalista che lo interroga si presenta burocraticamente come Marangoni
Antonio, scivola immediatamente dopo verso una sintassi assai meno controllata (per esempio nel riferimento esoforico io sto l, alla Cascina Luasca e
nella battuta di poco successiva Sono sceso di bicicletta perch dovevo spandere acqua). Poi il parlato 'medio' dei giornalisti e de li' agente di polizia, tra la
concitazione della situazione reale e i tecnicismi professionali: Non stare a perdere tempo con questi vecchi, torniamo al giornale (dei giornalisti), o <<In questura vi dicono tutto, io sono qui per tenere lontano questa marmaglia, non parlo coi giornalisti (dell'agente, che esclama per anche <<Andate via, circolate,
non c' niente da vedere). Ma la resa del sottocodice giornalistico raggiunge
le sue punte estreme nelle frasi di ripresa come appunti delle affermazioni del
testimone, quasi copia sotto dettatura dei propri blocnotes (<<[ ... ]era vestita di
celeste.>> l <<Vestita di celeste. Capelli? l Scuri, ma non neri.>> l Scuri, ma non
neri.>> l Aveva dei grandi occhiali da sole, rotondi.>> l <<Occhiali da sole, rotondi.>> (1 2 )), e poi ~1la stesura del brano finale, lettura del 'lancio' della notizia da
stampare ( il pezzo che verr dettato al telefono): <<Alberta Radelli, ventitr anni, commessa, trovata a Metanopoli, localit Cascina Luasca, il cadavere stato scoperto alle cinque e mezzo del mattino dal signor Marangoni Antonio, abito celeste, capelli scuri ma non neri, occhiali rotondi>>. Ne risulta esaltato l' aspetto pragmatico della sistematica commutazione da discorso descrittivo a trascritto
giornalistico, con, a esempio, un meccanismo costante di riduzione a frase nominale ('stile telegrafico'); una situazione di transcodifica che immediatamente richiama alla memoria la fedele trascrizione del brigadiere di Itala Calvino (1 3 ).
La saga di Duca Lamberti propone diversi altri elementi di riflessione sociolinguistica, a partire dall'inserimento non rarissimo di frasi o elementi dialettali o dell'italiano regionale. Sempre in Ve nere privata il <<fraseggio ambro-

188

RIO/Ricerca

siano reagisce ironicamente con l'ambientazione da cosmodromo futuribile


del garage sotto casa (<<Si sent sicuro solo quando arriv al garage vicino a casa, scese lento nel cantinone divenuto un fantascientifico grand hotel per auto,
con giovanotti in tute aerodinamiche da Cape Kennedy, berretti marines da sbarco, il tutto corretto da "Ciappa su la pompa, tarlucc", "Fa minga el bamba, guarda la pressione", e altro fraseggio ambrosiano che ristabiliva un clima nostro e
pi familiare, p. 72); mentre la battuta in romanesco, a tutta prima crudamente realisti ca ("S," dissi. "Io sono romano, questa la verit." Era romano anche lui. "A te te riformeno, sei fortunato a esse cos secco"), fa scattare il meccanismo memoriale di un impossibile nostos (Cominciammo a parlare. Non
so cosa dicemmo, ma io calcavo sul mio accento romanesco ed ero felice che lui
mi sentisse suo simile, non alieno, nel senso inglese di straniero, ma suo compaesano, suo compagno. Pi tardi sempre pi persone mi dettero la stessa felicit, ma quel ragazzo fu il primo che mi dette la speranza che forse gli altri un
giorno avrebbero capito che io ero veramente dei loro, p. 232); mentre la riflessione metalinguistica sulla frase in italiano regionale (1 4 ) nella sua concisione sa cogliere perfettamente il retaggio della tradizione identitaria in un italiano altro solo se confrontato con la norma alta: Oh, mamma mia, ma la stessa, sicuro di s, parlava in italiano, ma era come se avesse detto, in milanese, segura de s. (Scerbanenco 1966b [1999b]: 84) (1 5 ). Non sorprende allora che in
una scrittura cos attenta alle valenze sottili delle molteplici componenti della realt linguistica trovi posto un carneo, quale riuso intertestuale banalmente prosaicizzato della lingua della lirica pi raffinata, ma allo stesso tempo pi nota e
diffusa proprio in quegli anni (il Nobel venne conferito a Quasimodo alla fine
del 1959):
Lorenza desiderava solo che lui tornasse a fare il medico, lui lo desiderava molto meno. Trafitto da un raggio di sole, che frugava radiosamente nella vallettina
del lago del Segrino, lui risal in auto, e dal finestrino fece una carezza sul viso a
Lorenza. Un po' svelto, per favore, siamo in ritardo,>> disse a Mascaranti (p. 84).

Un riuso accompagnato per di pi, con un repentino mescolamento di livelli, dal


solito lui colloquiale.
Scerbanenco dunque un testimone consapevole, e le prove escusse lo suffragano; cos come un testimone consapevole senz'altro Camilleri.

2. Camilleri, ovvero il giallo come bestseller. Con lo scrittore siciliano il genere


esce dai suoi recinti tradizionali e guadagna schiere sempre pi vaste di lettori,
andando ad occupare il posto di una narrativa 'popolare' in senso postmoderno
(e molti sono gli interventi negli Atti del convegno Roma Noir 2008, e in quelli
del convegno perugino dello stesso anno (1 6), che hanno additato appunto questa
prospettiva).
In questa sede, non possiamo certo ripercorrere nemmeno per sommi ca-

P. Bertini Malgarini - U. Vignuzzi: Capitoli per una storia linguistica

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pi la ormai vasta bibliografia critica camilleriana (1 7 ); e, non potendo neppure


ripercorrere le linee di ricerca molteplici, e assai differenziate, che abbiamo
sviluppato in questo decennio, ci limiteremo a riprenderne qualche aspetto. Primo fra tutti, quello che ha mirato a indagare il tasso di dialettalit (o meglio di
'localismo': il problema della definizione delle componenti di questa lingua
'meticcia' uno dei pi aperti e insieme appassionanti) dei suoi scritti. A suo
tempo (in occasione dell'uscita della Gita a Tindari) abbiamo tentato, tra l'altro, di coglierne i possibili sviluppi tendenziali, prendendo in esame alcune forme 'bandiera', quali a es. macari l magari, le cui occorrenze, come si vede nel
grafico riportato di sguito, hanno un andamento 'a forbice' (1 8 ) (vedi Figura l).
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MAGARI
Log. (MAGARI)

Figura l

Nel grafico sopra riportato i punti restituiscono la reale co~sistenza stat~


stica, mentre le linee indicano il trend calcolato su base logaritm1ca, che fornisce anche una previsione tendenziale: siamo orgogliosi di poter affermare che
almeno nelle opere immediatamente successive le previsioni sono risultate esatte (1 9 ).
Spinti dali' esigenza di comprendere, naturalmente sempre sub specie linguistica, le ragioni di un cos clamoroso e inaspettato successo di pubblico (a
partire dal '96- '97 - il 'fungo Camilleri"), abbiamo poi rivolt~ la n?stra attenzione al problema della "comprensibilit" dei suoi testi. Dappnma Cl stamo ba-

190

RID!Ricerca

sati sui tre parametri dell'indice di leggibilit GULPEASE, della percentuale


di parole 'meno diffuse' in base alle "statistiche di leggibilit" di Word, e della
presenza di 'dialettismi' (o meglio 'localismi', da noi identificati); mentre in
questa sede abbiamo preferito riferirei alle elaborazioni fomite da ulogos CENSOR (2). Le elaborazioni sono state effettuate sui primi 1000 caratteri di ogni
romanzo della serie di Montalbano (con l'unica eccezione di FA, di cui sono stati presi in considerazione i primi l 000 caratteri sia del Cap. l sia del Cap. 2, in
quanto quest'ultimo costituisce in effetti la vera entrata in scena del protagonista, Montalbano).

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P. Bertini Ma1garini- U. Vignuzzi: Capitoli per una storia linguistica

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Figura 3

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FAI FA2 CA LM VV GT ON GB PR LC VA AS PS CV ED

Figura 2

I dati della Figura 2, pur basati su campionature assai ridotte, mostrano


che l'Indice GULPEASE elaborato da CENSOR si mantiene sempre tra 48 e 62,
cio di leggibilit (in relazione alla "Difficolt rispetto al livello di scolarizzazione"), senz'altro "facile" per "Diploma superiore" e tra il "livello di lettura
scolastica" e il "livello di lettura indipendente" per la "Licenza media". Si rilevi
che sul piano diacronico, di l da scarti non particolarmente significativi (e tutto
questo sar da verificare su un campione pi ampio), la prosa di Camilleri sostanzialmente mantiene una leggibilit "media", dato ancor pi significativo
quando si tenga conto che si tratta comunque di prosa letteraria (2 1).

Il grafico della Figura 3 mostra l'andamento delle percentuali del lessico


non appartenente al Vocabolario di Base nella successione che abbiamo indicato: il tracciato della media logaritmica segnala efficacemente il progressivo incremento di tale lessico con un accrescimento pi vistoso dopo GT e negli ultimi romanzi. I grafici delle Figure 4, 5 e 6 permettono di rilevare come l'incremento delle parole non appartenenti al Vocabolario di Base sia avvenuto a
scapito soprattutto del Vocabolario Fondamentale piuttosto che delle forme di
Alto Uso o di Alta Disponibilit: ci naturalmente da mettere in fase con il
crescente uso .ijL forme dialettali da parte dell'autore siciliano, un incremento
che (quantitativamente e qualitativamente) pi vistoso a partire proprio dopo
GT.
Per la presente occasione abbiamo ritenuto di proseguire su questa linea e
abbiamo confrontato tra di loro gli incipit di tutti i romanzi con protagonista
Montalbano, per renderei conto dei rapporti intertestuali. Anticipando il risultato del confronto, possiamo dire che tali avvii sono da Camilleri particolarmente
studiati, in quanto in essi tra l'altro lo scrittore mette in atto in forma conclamata uno degli accorgimenti pi efficaci della sua cifra stilistica, quel meccanismo
di fidelizzazione dei lettori gi pi volte additato dalla critica (un meccanismo
non dissimile dalla serialit televisiva).
Come ben sanno gli appassionati lettori della saga montalbaniana, tutto inizia al mattino, col risveglio pi o meno traumatico del commissario; cos an-

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RID/Ricerca

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P. Bertini Malgarini - U. Vignuzzi: Capitoli per una storia linguistica

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Figura 6

Figura 4

-+-V. Alt.

Log.

che nel primo romanzo di Montalbano, la Forma dell'acqua, nel quale l'avvio vero e proprio preceduto da una sorta di prologo (fortemente marcato in apertura e conclusione da una prosa segnata da vistosi elementi ritmici) (2 2): il tema diventer canonico, e, come vedremo, repliche, riusi, riprese pi o meno numerosi verranno riproposti all'avvio di ogni nuova avventura (2 3).
[ ... ]
E proprio in quel momento il telefono squill. Senza manco aprire gli occhi
Montalbano tese un braccio ad afferrare non tanto la cornetta quanto i lembi fluttuanti del sogno che inesorabilmente svaniva.
<<Pronto!~ra rabbioso verso l'importuno. (FA: 18)

A stimare da come l'alba stava appresentandosi, la iurnata s'annunziava certamente smusa, fatta cio ora di botte di sole incaniato, ora di gelidi stizzichii di
pioggia, il tutto condito da alzate improvvise di vento. Una di quelle iurnate in
cui chi soggetto al brusco cangiamento di tempo, e nel sangue e nel ciriveddro
lo patisce, capace che si mette a svariare continuamente di opinione e di direzione, come fanno quei pezzi di lattone, tagliati a forma di bannra o di gallo, che sui
tetti ruotano in ogni senso ad ogni minima passata di vento. (CA: 9).
FAI

FA2

CA

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VV

GT

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GB

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Figura 5

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PS

CV

ED

S'arrisbigli malamente: i linzola, nel sudatizzo del sonno agitato per via del chilo
e mezzo di sarde a beccafico che la sera avanti si era sbafato, gli si erano strettamente
arravugliate torno torno il corpo, gli parse d'essere addiventato una mummia.
[ ... ] La luce dell'alba prometteva giornata buona, il mare una tavola, il cielo
chiaro senza nuvole. (LM: 9)

194

RID/Ricerca
Che la giornata non sarebbe stata assolutamente cosa il commissario Salvo Montalbano se ne fece subito persuaso non appena rapr le persiane della cmmara
da letto. Faceva ancora notte, per l'alba mancava perlomeno un'ora, per lo scuro era gi meno fitto, bastevole a lasciar vedere il cielo coperto da dense nuvole
d'acqua e, oltre la striscia chiara della spiaggia, il mare che pareva un cane pechinese. (VV: 9)
Che fosse vigliante, se ne faceva capace dal fatto che la testa gli funzionava secondo logica e non seguendo l'assurdo labirinto del sogno, che sentiva il regolare sciabordio del mare, che un venticello di prim'alba trasva dalla finestra spalancata. Ma continuava ostinatamente a tenere gli occhi inserrati, sapeva che
tutto il malumore che lo maceriava dintra sarebbe sbommicato di fora appena
aperti gli occhi, facendogli fare o dire minchiate delle quali doppo avrebbe dovuto
pentirsi. (GT: 9)
La persiana della finestra spalancata sbatt tanto forte contro il muro che parse una pistolettata e Montalbano, che in quel priciso momento si stava sognando d'essiri impegnato in un cont1itto a fuoco, s'arrisbigli di colpo sudatizzo e,
'nzemmula, agghiazzato dal friddo. [ ... ]Tirava un\( tramontana [ ... ]che, invece
di ravvivare i colori della matinata [ ... ] (ON: 9)
Nuttata fitusa, 'nfami, tutta un arramazzarsi, un votati e rivotati, un addrummisciti e un arrisbigliati, un susiti e un curcati. E non per colpa di una mangiatina
eccessiva di purpi a strascinasali o di sarde a beccafico fatta la sira avanti, perch almeno una scascione di quel!' affannata insonnia ci sarebbe stata, invece,
nossignore, manco questa soddisfazione poteva pigliarsi, la sira avanti aviva avuto lo stomaco accuss stritto che non ci sarebbe passato manco un filo d'erba. Si
era trattato dei pinsri nvuri che l'avevano assugliato doppo avere sentito una notizia del telegiornale nazionale. (GB: 9)
S'arrisbigli di colpo, sudatizzo, col sciato grosso. Per qualichi secondo non
cap indovi s'attrovava, doppo fu il respiro leggero e regolare di Livia addrummisciuta allato a lui a riportarlo alle dimensioni accanosciute e rassicuranti. Era
nella s cmmara di letto (2 4 ) a Marinella. A tirarlo fora dal sonno era stata una
ttta gelida come una lama alla ferita della spalla mancina. Non ebbe bisogno di
taliare il ralogio sul comodino per sapiri che erano le tri e mezza di notte, per la
precisione le tri, ventisette primi e quaranta secondi. (PR: 9)
La sveglia son, come tutte le matine da un anno a 'sta parti, alle setti e mezza.
Ma lui si era arrisbigliato una frazione di secunno prima dello squillo, era abbastato lo scatto della molla che mittiva in moto la soneria. Ebbe perci, prima di
satare dal letto, il tempo di girati l'occhi alla finestra, dalla luce accap che la jornata s'appresentava bona, senza nuvoli. (LC: 9)
Stava dorrnenno che manco le cannonate l'avrebbero arrisbigliato. O meglio: le
cannonate no, ma lo squillo del telefono s.
Un orno che aijorni nostri campa in un pasi civilizzato come il nostro (ah ah) se
percepisce nel mezzo del sonno botte di cannonate, certamente le scangia per
truniata di temporale, spari per la festa del santo patrono o spostamento eli mo-

P. Bertini Malgarini- U. Vignuzzi: Capitoli per una storia linguistica

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bili da parte di quei garrusi che abitano al piano di supra e continua bellamente a
clormiri. Ma lo squillo del telefono[ ... ] (VP: 9)
Ma indove erano andate a finire quelle prime matinate nelle quali, appena arrisbigliato, si sintiva attraversato da una speci di correnti di filicit pura, senza motivo?
Non si trattava del fatto che lajornata s'appresentava priva di nuvole e vento
e tutta tirata a lucito dal sole, no, era un'altra sensazione che non dipinniva dalla
so natura di meteoropatico, a volersela spiegare era come un sintirisi in armonia
con l'universo criato, perfettamente sincronizzato a un granni ralogio stillare ed
esattamente allocato nello spazio, al punto priciso che gli era stato destinato fino
dalla nascita. (AS: 9)
Rapr l'occhi e di subito li richiu.
Da tempo gli accapitava 'sta specie eli rifiuto dell'arrisbiglio, che non era per prolungare qualichi sogno piacevole che oram gli capitava di fari sempri cchi raramenti, no, era pura e semplici gana di restare ancora tanticchia dintra al pozzo
scuro, profunno e cvudo del sonno, ammucciato propio in funno in funno, indove
sarebbi stato impossibile che qualichiduno l' attrovasse.
Ma sapiva d'essiri irrimecliabilmente vigliante. Allura, sempre con l'occhi 'nserrati, si misi ad ascutari il rumore del mare. (PS: 9)
L'arrisbigli una tnppiata forte e insistente alla porta eli casa, tuppiavano alla dispirata, con le mano e con i pecli, ma curiosamente non sonavano il campanello.
Tali verso la finestra, dalla persiana 'nserrata nonfiltrava lume d'alba (25), fora era ancora scuro fitto. O meglio, dalla finestra ogni tanto arrivava un lampo
traclimentoso che agghiazzava la cmmara seguito da una truniata che faciva
vibrare i vetri; il temporale che aviva principiato il jorno avanti continuava sempre cchi 'ncaniato. Per, cosa stramma, non si sintiva la rumorata del mari
grosso (CV: 9) (' 6 ).
Aviva appena pigliato sonno doppo 'na nuttata che pejo d'accuss nella so vita ne
aviva avute rare, quanno J'arrisbigli di colpo un trono che fu come 'na cannonata spariitft a cinco centilimetri dal so oricchio. Sat susuto a mezzo del letto,
santianno. E accap che il sonno non sarebbi cchi tornato, inutili ristarisinni corcato.
Si sus, ann alla finestra, tali fora. Era un timporali con tutte le c arti in regola, celo uniforrnementi pittato di nvuro, lampi agghiazzanti (17 ), cavalloni quattro metri d'altizza, che s'avvintavano scotenno la granni criniera bianca. La mariggiata si era mangiata la pilaja, l'acqua arrivava sutta alla verandina. Tali
il ralogio ("), erano appena le sei del matino. (ED: 9)

Si tratta di un vero e proprio repertorio di immagini e situazioni, che vengono riprese e riproposte, utilizzando spesso le medesime parole, magari in iuncturae diverse (occhi inserrati- occhi 'nserrati- persiana 'nserrata).
Non solo l'analisi puntuale di questi brani, ma un pi complessivo approfondimento della scrittura di Camilleri, come abbiamo accennato, ci porterebbe

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molto lontano (e del resto, allo scrittore portoempedoclino-vigatese saranno dedicate molte pagine del volume cui si accennava in avvio). Basti qui aver additato, sia pure di necessit assai sommariamente, alcuni dei fattori di interesse per
questo autore, che rimane senz'altro una delle novit pi clamorose e interessanti della produzione 'gialla' tra fine XX e inizi XXI secolo: in primis (ma non
solo) per la sua lingua 'inventata' della quale per lecito affermare a buon diritto che, cos come la sua Sicilia la Sicilia fantastica pi tipica (2 9), il suo siciliano fantastico saldamente realistico: non c' termine di Camilleri che non sia
attestato nei vocabolari siciliani (3).
3. Il successo di Camilleri (3 1) ha insieme fatto da battistrada e consacrato presso il grande pubblico un fenomeno che, a quanto sembra, interessa particolarmente l'Italia di oggi: il moltiplicarsi (3 2) di una scrittura 'gialla' connotata in
senso fortemente 'regionale'. Naturalmente non s'intende trascurare l'elemento
localistico presente nella letteratura di genere precedente, non solo come 'macchia' naturalistica, ma anche come elemento inerente di poetica: si pensi da un
lato alla Milano da bere di Scerbanenco e dali' altro ai capolavori di Gadda o
Sciascia. La concentrazione in uno specifico milieu non comporta per necessariamente una parallela adesione alla lingua locale (perfino nel caso di Gadda -
ben noto - si ricorre al romanesco attraverso la mediazione di un grande poeta come Mario Del!' Arco); e, per rimanere pi strettamente nei confini del genere, un
testo come Scicco di Veraldi, che pure canonico citare alle origini del giallo alla napoletana, ricorre mimeticamente nei dialoghi a un gergo 'duro', al limite
della comprensibilit; mentre la fortunata serie tutta bolognese di Sarti Antonio
non presenta di norma e fino a tempi recentissimi ammiccamenti municipalistici.
Dalla met degli anni '90, auspice e complice il 'meticciato' linguistico di
Camilleri, nella cucina del giallo all'italiana il sapore della spezia dialettale, vernacolare o italianizzata, diventato, se non necessario, certo sempre pi frequente. Va avvertito per che, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di
una presenza manifestamente 'naturalistica', e quindi limitata per lo pi alle parti dialogiche. Pochi esempi, scelti per la loro rappresentativit tipologica (con
l'ovvio margine di soggettivit inerente a ogni proposta di sistematizzazione, resa ancor pi provvisoria dalla vastit e tumultuosit del fenomeno).
Moviamo da Marcello Fois, il quale, nel ciclo di Bustianu (l'avvocato nuore se Sebastiano Satta realmente vissuto alla fine del!' Ottocento), realizza una
scrittura che, come ha riconosciuto proprio Camilleri,
consiste in una sapiente, calcolatissima commistione tra lingua e dialetto. "Quando cerco una parola che abbia un suono diverso, che porti anche una specificazione pi precisa, uso il sardo. Credo che questo sia il contributo che ogni etnia
regionale dovrebbe portare." Queste sono parole di Sergio Atzeni. L'abilit di Fois
consiste nell'usare la lingua come una sorta d'incastonatura atta a ricevere la pa-

P. Bertini Malgarini - U. Vignuzzi: Capitoli per una storia linguistica

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rola dialettale per renderla appunto di "specificazione pi precisa" senza per che
quella parola brilli come un diamante solitario e sia invece perfettamente innestata
nel continuum del racconto (' 1).

Pur tuttavia l'elemento locale, sia esso dialettale, o meglio italiano regionale, resta circoscritto a precise situazioni comunicative, si direbbe diafasicamente (nel senso di empaticamente), e, soprattutto, diastraticamente marcate;
esemplari al riguardo due brani, uno da Sempre caro in cui a rivolgersi a Bustianu una donna, tzia Rosa, la madre del suo patrocinato:
<<Sisinnia. Era quello che gli interessava a loro: di rompere la catena. Perch mio
figlio non sembrava degno per una Casla Pes, capirai! Sin che deppiana linghere sos poddighes! Me l'hanno rovinato per quello, s'abboc!
<<Perch non l'avete detto subito, allora?
Non faceva, che lui Sisinnia non la voleva nemmeno nominare! Comunque Zenobi la notte che hanno arrubbato non era nemmeno a Noro. Agnelli non ne ha
preso.
[ ... ]
S'abboc, sull'anima di mio marito, in su chelu sata, non lo so. E giovane,
nel fiore degli anni ... [ ... ] Comunque ho trovato questo, nella sua taschedda. L'ho
trovato che gli stavo mettendo il pane fresco.>>
Che cos'?>>
Kitte cheries chi bosnia? Ve l'ho portato a voi ... Io non so leggere.>> (Fois 1998:
15-6);

e l'altro, dall'apertura del capitolo tre dell'Altro mondo, che s'impernia sul chiacchierio della societ nuorese turbata dalle vicende amorose di s' abbocau:
Per tutta la settimana successiva a Nuoro non si parla d'altro.
Tzia Badora Forrafocu !afa lunga co/fatto che lei, la Pattusi bella, non quella leza, se lo teneva stretto, s 'abbocau, al corso, davanti al mondo intero, mica per co
sa, solo per scandalizzare davanti alla gente che stavano ammarando ufficialmente, e che tltezetta che c'aveva lei, proprio da gran signora continentale che gi
si vede che si era montata la testa per quel partito che si era accaparrata. Quella ha fatto la fortuna sua, quella si deve baciare l'immagine per la sorte che le
capitata. Bella, rimane un bel tipo, male che la crepi! Poi si veste bene, non c'
che dire. Comunque lei resta un po' superba ... (Fois 2002: 91, e cfr. pure 92-4)

Anche Ottavio Cappellani, che ambienta a Catania la sua opera prima, Chi
Lou Sciortino ?, impiega le diverse variet linguistiche, da quella locale a quella dei mafiosi italo-americani, all'inglese, con programmatica sistematicit nelle parti dialogiche:
Quando Chaz, dall'altra parte, ha risposto: Hello?>>, Tuccio ha passato il triband
a zu Sal.
Sugnu Sal Scali, c' Frank Erra 7 >> ha detto zu Sal.
"Wait>>, ha detto Chaz con la sua solita eleganza.

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<<Hello, Frank Erra al telefono>>, ha detto Frank.

<<Sugnu Sal Scali>>, ha ripetuto zu Sal. <<Piacere di fare la vostra conoscenza telefonica. Amici mi parlarono bene di voi>>.
<<La stessa cosa per me, altrettanto. Quando ci volessimo incontrare?>>
<<S, ggiusto. Io dicissi non subbito ... i ggiusto che macari voi ve ne andate un pochetto in giro per Catania. Se, per, mi volete fare sapere dove avete intenzione
di arrecarvi, io ci preparo il terreno, avverto macari qualche mio picciotto di mettersi a vostra disposizione>>.
Frank ha pensato: cazzarola, chisti s che sono professionisti!
<<Good idea>>, ha detto. <<lo penso che me ne vaco sotto al ponte della Capinera,
una mia amica ha insistito che vuole vederlo. Sapete ... 'e femmene>> (Cappellani
2004: 125);

talora per Cappellani si spinge all'impiego di questa mescidanza anche nel narrato, se pure senza pervenire a quella lingua sistematicamente meticcia che rimane, come s' detto, la vera novit (almeno sul piano linguistico) della scrittura di Camilleri:
Zu Sal e don Giorgina sono seduti sul sedile posteriore della mercedes, pustiata
a piazza Umberto, che poi si chiama piazza Vittorio Emanuele, ma siccome sta
sulla via Umberto tutti la chiamano piazza Umberto.
II picciotto che ci fa da autista a don Giorgina se ne andato sul marciapiede di palazzo Cappellani, ad avvamparsi una sigaretta e a taliarsi il passeggio delle fimmine.
Mentre stava parlando, don Giorgina si fatto all'improvviso muto. Zu Sal lo
guarda, e non capisce se si addormentato o no.
Ogni tanto a don Giorgina ci pigghia questa cosa che s'alluppa nel mezzo del discorso. Zu Sal non sa che fare perch don Giorgina porta sempre i vitriati da sole ed 'na 'mpresa capire quann' che dorme e quann' che sta pensando.
Poi don Giorgina, appito al bastone, comincia ad accalarsi a manca. Zu Sal si
sposta verso lo sportello perch non ci pare bello che don Giorgi no s' alluppa sulla sua spalla. Che poi la gente passa, tala, e chiss chi pp pinsari.
Don Giorgi no ci fece sapere a zu Sal che lo voleva vedere subito. E quando zu Sal
seppe che don Giorgi no lo voleva vedere ndella machina, si asdirrubb in piazza
Umberto perch la convocazione ndella machina si fa soltanto quando, succeduto qualcosa di assai grave, c'hai prescia a spurugghiare la situazione e ti scanti dell'intercettazione ambientale. (Cappellani 2004: 155)

Propone una scrittura degna di grande interesse, su una linea dichiaratamente camilleriana (3 4 ), l'autore calabrese Giuseppe Autiero, che nella sua opera prima, Il mare dei padri, a una prosa che, tutto sommato, non rinunzia alla letterariet di esplicita suggestione gaddiana, affianca una marcatezza diatopica (alto-calabrese) programmaticamente perseguita, anche nel narrato (3 5 ):
A quel punto, Cutri si riscosse. Si guard intorno, come volesse ritirare le parole
che se n'avvulavano, via, lungo i filari della vigna verso l'alba che ancora non
venija. (Autiero 2000: 118-9).

P. Bertini Malgarini - U. Vignuzzi: Capitoli per una storia linguistica

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Di fatto, lo si detto, pochissimi gli scrittori e i testi nei quali l'elemento


'dialettale' tracima dalla definizione localistica dei personaggi (parlato dialogico) alla narrazione autoriale (diegesi); e comunque si tratta di norma di macchie
o poco pi. Emblematico, da questo punto di vista, Loriano Macchiavelli, il quale nei Sotterranei di Bologna si spinge per la caratterizzazione del parlato di un
'balordo' bolognese alla frequentazione del gergo malavitoso:
Non era un problema perch in gaioffa non mi trovavo male come mi trovavo male fuori. L dentro ho incontrato dei compagni che la pensavano come me e come me non ne avevano uno che s'inzuccasse nell'altro. L'ultima volta che mi avevano preso su ero intorno a uno sgobbo che, da come si presentava, mi pareva
buono. L'avevo studiato nei minimi particolari, ma mi andata male e, come dicevo, sono finito in carbona. Ci sono stato due anni perch nel rro mestiere non
si deve scagliare. Ero fuori da una settimana e ormai ero disteso. Avevo deciso di
spendere gli ultimi al solito bar e avevo appena ordinato un panino con la mortadella e un caff conio squizzo, che mi si presenta l'occasione della vita. Va cos:
sto masticando la mia pagnotta gravida e il figlio della Simona mi viene vicino
[ ... ] (Macchiavelli 2002: 304)

Ma il riferimento d'obbligo, quando si affronta la questione del giallo regionale, senza dubbio alla cosiddetta "linea napoletana" (quello che potremmo
chiamare cannolicchi noir) (3 6), nella quale illocalismo (non solo linguistico)
rappresenta il tratto comune. Per fissare in qualche modo la cronologia, si pu
muovere, se non dal 'classico' La mazzetta di Attilio Veraldi (Milano, Rizzoli
1976), almeno dal cit. Scicco: racconto di mariuoleria, (Milano, Mondadori
1991). Nello stesso anno appare La signora dei lupi di Michele Serio (Milano,
Spirali), e, nel '92, Il diavolo giallo di Massimo Siviero (Milano, Camunia) (' 7 );
nel '93 Giuseppe Ferrandina (con lo pseudonimo di Nicola Calata) pubblica Pericle il nero (Bologna, Metrolibri; poi Milano, Adelphi 1998), nel '98 Attilio Del
Giudice d alle stampe Morte di un carabiniere (Roma, Minimum fax) e nel 2000
Goffredo Buccini fifflnone a tre voci (Piacenza, Frassinelli) (' 8). Molte le opere e
gli autori che meriterebbero una trattazione specifica, in primo luogo volta a spiegare i diversi usi e i diversi livelli linguistici impiegati: basti qui l'averne sommariamente accennato.
Di segno assai diverso, i romanzi di Mario Quattrucci che ci riportano a
Roma con il suo questurino Commissario Mar, che gi nel cognome riprende
(non casualmente) quello dell'"indimenticabile" poeta romano Mauro Mar (il
principale poeta neodialettale romanesco della fine del '900) (3 9). Una scrittura,
quella di Mario Quattrucci, che non rifugge dalla rappresentazione della babele
linguistica di impronta gaddiana, con un plurilinguismo dialettale che di norma
si concentra per nelle parti dialogiche.
4. Abbiamo concentrato la nostra attenzione fino a questo momento su scrittori
che in maniere anche molto diverse hanno comunque fatto ricorso all'elemento

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locale/regionale, che anzi talora divenuto (in primo luogo, naturalmente per
Camilleri) la vera cifra della loro scrittura. Ma la stagione pi recente del giallo
all'italiana conosce pure una linea assai differente, quella che privilegia l'adesione pi o meno consapevole a una lingua "comune" che in alcuni casi pu giungere all'impiego non minimale dei linguaggi specialistici. Esemplare, al riguardo, un brano di Carlo Lucarelli, dalle prime pagine di Un giorno dopo l'altro, romanzo ossessivamente segnato da una delle pi note canzoni di Luigi Tenco, a
suo tempo anche utilizzata come sigla di chiusura di una delle pi fortunate serie televisive di Maigret:
L'ultima l'ha detta pi solidale che sfinito, quasi triste, e anche se non mi muovo
ancora, non prima che se ne sia andato e abbia richiuso la porta, so gi che staccher le caviglie dal tavolo e che zoppicher fino allo stereo, divorato vivo da armate di formiche impazzite che rr fanno aggrappare alla testata del letto come un
paraplegico colpito da un fulrrne. Prima per, aspetto che il brano finisca. Un po'
per non dargliela vinta cos subito. E un po' perch non vero.
Mi sono innamorato di te... e adesso non so n eppur io cosa fare ... il giorno mi pento di averti incontrata, la notte ti vengo a cercare.
Non vero che ascolto questa roba solo perch triste. Tenco mi piace davvero.
Va bene, ora mi piace soprattutto perch parla di amori finiti ma non solo per
quello, la prova che appena sto per spegnere tutto lo sguardo rr cade sul retro
del Cd che sta sullo stereo, sulla lista dei brani, e ne vedo uno che non c'entra niente con l'amore, ma che bello lo stesso, cos lo punto sul lettore, aspetto che appaia il suo numero sul display e lo faccio partire. Poi, per non far incazzare il
Morbido, che in fondo ha ragione, abbasso il volume quasi al minimo e mi siedo
per terra, con la testa appoggiata a una cassa.
[ ... ]
Io lavoro. Faccio un lavoro del cazzo ma lavoro. Sto in un Internet provider di
quelli che dnno l'accesso gratis pi una serie di servizi. Sede di Bologna. Sono
uno dei tizi che controlla la posta elettronica, sto attento che non ci siano virus,
che gli utenti non facciano casino, che le password funzionino. Sono una specie
di portiere virtuale, un portiere di notte, perch soprattutto di notte che lavoro,
spesso da casa. Almeno in questo periodo.
[ ... ]
Guadagno novecentomila lire al mese. Non sono tante, ma non faccio neanche
un granch, mi collego qualche ora al giorno, faccio quello che devo fare e basta.
Quando arrivavano i soldi dei miei era grassa, ma ora che da l ci devo tirare fuori anche le seicentorrla della stanza un po' un casino. Lo stereo che sto ascoltando, con le Pioneer alte mezzo metro a cui sto appoggiato, la penultima cosa
che sono riuscito a comprare con lo stipendio. Informatica Uno stato anche l'ultimo esame che ho dato quest'anno. Da allora, dai miei, soltanto minacce e cazziatoni per telefono. (Lucarelli 2000: 16-7)

Il passo esemplare appunto nella sua capacit di trasferire nella scrittura


la variet 'media' dell'italiano parlato (40 ) con vistose aperture ai linguaggi giovanili (trivialismi colloquiali come incazzare, lavoro del cazzo, cazziatorii, e ca-

P. Bertini Malgarini- U. Vignuzzi: Capitoli per una storia linguistica

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sino che ha qui il valore oggi molto diffuso, soprattutto fra i giovani, di 'problema') e alla terminologia tecnologica: Cd, display, lettore, stereo, "far partire" nel
senso di 'avviare', cassa ovviamente dello stereo - poco pi sotto le Pioneer;
oppure Internet provider, accesso, posta elettronica, virus, password ecc. (41 ).
Rientra a tutti gli effetti nella prospettiva della modernit l'accoglimento di
forme e modi dei tecnoletti che per certi aspetti possono addirittura diventare
fonte di lingua: e ci appare in tutta evidenza nel 'giallo giudiziario' (42 ) nel quale i tecnicismi giuridico-burocratici non sono passivamente recepiti, ma diventano motore della stessa narrazione. In questi ultimi anni non pochi i magistrati e
altri 'addetti ai lavori' che si sono cimentati nel genere, alcuni anche con ottimi
risultati di critica e di pubblico (43 ). Di particolare interesse senz' altro Gianrico
Carofiglio, il quale nei romanzi che hanno per protagonista l'avvocato Guerrieri non rinunzia all'ironia neppure nelle parti 'tecniche':
Salutai meccanicamente il sostituto procuratore generale che era ancora il calamaro gigante e poi, dopo aver indossato la toga ed essermi seduto al mio posto,
tenni gli occhi ostinatamente fissi sui banchi della corte. Li tenni fissi quando ancora i giudici non erano entrati e li tenni fissi - sul legno dei banchi, non sui giudici- anche dopo l'ingresso della corte e l'inizio dell'udienza. Senza girarrr mai.
[ ... ]
<<Va bene, va bene. pronto per cominciare l'esame del teste di cui ci ha chiesto
la citazione?>>. <<S, presidente.
<< ... perch a rigore dovrebbe esaminarlo prima la corte, visto che la deposizione
stata disposta a norma dell'articolo 603 comma terzo del codice di procedura penale, ma direi che potremmo evitare questo passaggio fonnale e lasciare cominciare lei, che in concreto sa cosa chiedere al teste. Se le parti sono d'accordo, naturalmente>>.
Le parti erano d'accordo. Nel senso che io ero d'accordo e il pubblico ministero
era altrove. Da almeno dieci anni. (Carofiglio 2006: 240-1 ).

L'ironia del resto un tratto che caratterizza pi in generale la prosa di Ca"'w che segue nel quale con efficacia l'autore rappresenta i
rofiglio: cos nel brano
molti tic della societ contemporanea, sia nella descrizione deli' ambiente e dei
personaggi, "un piercing con un brillantino", sia nel tratteggio linguistico, "musica vietnamita [ ... ] tibetana [ ... ]la migliore per sbloccare i chakra, per liberare
il passaggio dell'energia", "un'aura intensa, un grande potenziale energetico",
con il contrappunto canzonatorio di "decisi di liberare il mio potenziale energetico" e poi "astrologia druidica"; e qui pure "serenata per unghia e lavagna" e il
folonari che non pu che essere biologico. Non mancano elementi di 'parlato'
quali il commento endofasico costruito con tre frasi nominali "Ah, ecco. Musica
tibetana. Perfetto", e colloquialismi del tipo di "se l'era cercata".
Era molto carina, paffuta, un piercing con un brillantino sul naso, capelli neri e
lunghi, occhi blu. Aveva qualcosa di vagamente sognante- o di vagamente idiota - nello sguardo, pensai. Parl senza preavviso.

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<<A me questa musica vietnamita non piace molto>>.


Allora non sei stupida come sembri, pensai. Sono contento. Anche a me non piace, anzi mi fa l'effetto di una serenata per unghia e lavagna. Stavo per dire qualcosa del genere, quando lei prosegu.
<<A me piace molto la musica tibetana. Credo sia pi adatta ad evocare veri momenti di meditazione>>. Ah, ecco. Musica tibetana. Perfetto.
<<Hai mai ascoltato musica tibetana?>>.
Non mi guardava in faccia. Era seduta composta quasi sul bordo del divano e
guardava avanti. Diritto avanti in un punto imprecisato, come una demente. ~~n
tre mi accingevo a rispondere mi accorsi che stavo assumendo la stessa postztone.
<<Tibetana? Non sono proprio sicuro. Forse ... >>.
<<Dovresti. la migliore per sbloccare i chakra, per liberare il passaggio dell'energia. Io ho la percezione, stando vicino a te, che tu abbia un'aura intensa, un
grande potenziale energetico, ma che tu non sia capace di liberarlo>>.
Bevvi un altro bel sorso del folonari biologico e decisi di liberare il mio potenziale
energetico. L, e in quel momento. Pensai che se l'era cercata.
<< strano. Mi hanno detto qualcosa di simile, con altre parole, quando ho cominciato ad interessarmi di astrologia druidica>>. (Carofiglio 2003: 46).
Universit LUMSA, Roma
Universit "La Sapienza", Roma

Patrizia BERTINI MALGARINI


Ugo VIGNUZZI

NOTE
(*)Si ristampa in questa sede, con ampliamenti e aggiornamenti, il saggio Un'indagine linguistica: fa narrativa "gialla" da Scerbanenco a Carofiglio, pubblicato in Roma Noir.2008 Hannibal the Cannibal c'est mai? Realismo e finzione nel romanzo noir italiano, a cura dt E. Mondello, Roma, Robin edizioni, 2008, pp. 77-106. Ringraziamo la Curatrice e l'Editore per avercelo permesso.
(')V d. U. Vignuzzi- P. Bertini Malgarini, Il continuum dialetto- lingua nello sc~ittore ~ici
fiano Camilleri, relazione al convegno I confini del dialetto, Sappada, luglio 2000, eU. Vtgnuzzt - P.
Bertini Malgarini, Un 'classico' siciliano modernissimo: il caso Camilleri, relazione al convegno Il
plurilinguismo in letteratura, Bressanone (Universit di Padova), luglio 2000 (cfr. Trotta 2000).
(')V d. Folena 1973 (poi in Folena 2002).
(3) Questa letteratura appare di grande interesse proprio per il suo essere in costante .tensione
tra tradizione e uso, nella ricerca di una lingua insieme media e complessa fra parlato e scntto.
(4) Accantonando per ora la parallela, e per certi versi antitetica, presenza dell' 'espressioni-

smo' o 'edonismo' linguistico.


(')E non solo nel giallo, ma pi complessivamente nelle scritture 'di genere' (e fi.nanche in
quella produzione che vari anni fa si proposto di definire 'non istituzionale', cw non dtrettamente legata all'istituzione letteraria).
(")Ma vedi gi Bertini Malgarini- Vignuzzi 2009, (in stampa).

P. Bertini Malgarini- U. Vignuzzi: Capitoli per una storia linguistica

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Cl Si vedano, a es., fatismi quali <<Embe', hai scritto? ... Va bene ... Addio ... E sette!. .. Andiamo avanti!. .. 2448 ... S, Questura Centrale ... Sei il commissario di via Poma? ... Embe', scrivi ... urgente ... Si tratta di una pollanchella, che s' involata!. .. Macch! Proprio da San Fedele, invece! ... E
scappata proprio da qui ... Sei pronto? ... Embe' sta' attento che comincio: "Questa notte, alla una,
fuggita ...">> (De Angelis 1936: 51); o la presenza di una dialettalit 'mimetica' (<<Quanto avreste pescato, se non fossimo venuti a disturbarvi? ... >>. l Ostrega!. .. No savaria ... Ma lu podeva anca ... andar
in malora ... >>. l Cento lire? ... >>. l Cosa el dise?>>. l <<Dico se vi bastano cento lire, per la perdita che
vi ho procurata?>>. Un coro di gioiosa incredulit fece eco a quella offerta inattesa. Vi do cento lire,
se risponderete a tutto quanto sto per chiedervi>>, De Angelis 1936: 163-4; Le barrette verticali stanno per gli a capo de li' originale).
( 8) Cfr. Salibra 2009, (in stampa)- della stessa si vedano anche, sul Caso Kodra di R. Olivieri,
Salibra 2005 e Salibra 2008.
( 9 ) Un filone certamente promettente appare quello della produzione gialla 'recitata', a teatro,
alla radio e proprio in quegli anni come sceneggiati televisivi.
(' 0 ) Alla realizzazione del realismo mimetico concorrono le alternanze improvvise tra locutori, spesso rimarcate da fatismi quali Dica, dica.

(' 1)

Ma <<ho allungato la mano e Allora ho sentito[ ... ].

(' 2)

Le barrette verticali stanno per gli a capo dell'originale.

(' 3) E cfr. pure nel brano cit. di Scerbanenco <<ho scostato tutte quelle erbacce e in Calvino
ho trovato tutti quei fiaschi di vino. Il pezzo di Calvino apparve per la prima volta sul <<Giorno
del febbraio 1965, Vene re privata , come si detto, del 1966.

(1 4 ) Cfr. anche In treno era stato sorpreso nel posticino con una ragazza di quattordici anni
che veniva a Milano a studiare con le Ferrovie Nord. Si era salvato anche quella volta, il padre della
ragazza per evitare lo scempio sui giornali, mise tutto in silenzio, fece finta di credere ali' avvocato
Sompani (Turiddu) che dichiar di essere entrato nel posticino, avendolo trovato aperto e appena vista la ragazza, che aveva sbadatamente lasciato aperta la porta del posticino, stava per uscire (Scerbanenco 1966b [1999b]84). Posticino attestato dal GDLI (Famil. Gabinetto (e ha valore eufemistico)) in Alberto Savini o ( 1982: 177 - l'attestazione di Scerbanenco costituisce quindi una retrodatazione).
(1 5) Che ritorna in "<<Segra de s, disse l'uomo con improvviso scatto in dialetto milanese,
non di presuntuoso orgoglio, ma come dicesse: <<Potete pensare che io sia capace di lasciare la mia
bambina senza un medico?>> Sicuro di s, aveva detto in milanese. Aggiunse in italiano:" <<(Scerbanenco 1969 [1999c]: 12~11 vecchio cespuglioso scatt: <<Sgra de s che l' minga giusti>> parlava in stretto milanese, aveva detto: <<Sicuro che non giusto, e continu accaldato: Io non sono un
delinquente, non ho mai avuto intenzione di ammazzare nessuno, neppure gli assassini della mia
bambina. Se voi della polizia invece di fare tante chiacchiere e di menarmi per il naso mesi e mesi,
parlava sempre un milanese pi stretto, aveva detto: <<lnvs de cicciar tante de ciappm per el baver mese mes, <<Se voi, invece, aveste trovato i rapitori di mia figlia, mia figlia non sarebbe morta e
io non avrei ammazzato tre persone!>>" (Scerbanenco 1969 [1999c]: 176).
(1 6 ) <<Perugia in Giallo - Indagine sul Poliziesco italiano>> (Universit per Stranieri di Perugia,
17-18 maggio 2007) organizzato da Maurizio Pistelli e Norberto Cacciaglia.
(1 7 ) Basti consultare il sito dedicato allo scrittore, famoso presso tutti gli appassionati (e non).
(1 8) Oltre alle sigle dei volumi dei romanzi della serie del commissario Montalbano, che riportiamo in bibliografia, si utilizzano le seguenti: CC= Il corso delle cose (1998 [1978]); FF =Un
filo di fumo (1980); SD =La strage dimenticata (1984); SC =La stagione della caccia (1992); BC =
La bolla di componenda (1993); GM =Il gioco della mosca (1995); BP =Il birraio di Preston (1995);
CT =La concessione del telefono (1998); MM =Un mese con Montalbano (1998); MC= La mossa

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RIO/Ricerca

P. Bertini Malgarini - U. Vignuzzi: Capitoli per una storia linguistica

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del cavallo ( 1999); AM =Gli arancini di Montalbano ( 1999); SP = La scomparsa di Pat (2000); BF
=Biografia del figlio cambiato (2000); RG =Il re di Girgenti (2001); PR =La presa di Macall
(2003).

sario Rizzitano: A scanso di equivoci e in cerca di un adeguato mezzo contrastivo, il malfidato Autiero ambienta il suo romanzo in Toscana" (Merola 2005: 6).

(l') Successivamente, soprattutto dopo Il Re di Girgenti, nella prassi scrittoria Camilleri ha pro-

grammaticamente accentuato il ricorso alla dialettalit.

Lo stesso Siviero autore di un romanzo in cui il localismo, , per cos dire, spinto allimite in quanto ambientato in un' 'isola alloglotta' della Calabria, Guardia Piemontese (Siviero 2001).

(2) Vedi il sito http://www.eulogos.it/CENSOR nel quale vengono fornite tutte le informazioni al riguardo.

nere.

( 21 ) I dati cui facciamo riferimento e i relativi diagrammi sono stati a suo tempo presentati al
XVIII Congresso A.I.S.L.L.I di Lovanio <<Identit e diversit nella lingua e nella letteratura italiana.
(Louvain-la-Neuve, Anversa, Bruxelles 16-19luglio 2003).

(")Rispettivamente Lume d'alba non filtrava nel cartiglio della Splendor, e, alla fine, Il
commissario invece era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una
cosa, la capiva.
(") Nei passi che seguono abbiamo segnalato in grassetto gli elementi che vengono variamente ripetuti.
(' 4 )
( 25 )

In VV <<Cmmara da letto.
Il corsivo nostro: abbiamo qui una ripresa dal 'prologo' della Forma dell'acqua.

(' 6) E vd. pure Appena arrisbigliatosi, decise di telefonare in commissariato per avvertire che
quel giorno proprio non era cosa, non ce l'avrebbe fatta ad andare in ufficio, durante la nottata una
botta d'influenza l'aveva assugliato di colpo come uno di quei cani che manco abbaiano e li vedi solo quando gi ti hanno azzannato alla gola. Fece per susirisi, ma si ferm a mezzo, le ossa gli dolevano, le giunture scricchiolavano, dovette ripigliare il movimento con quatla, finalmente arriv all' altezza del telefono, allung il braccio e in quel preciso momento la soneria squill ... (Camilleri
2002: 9).

(' 6 )

Si veda almeno Siviero 2003.

(' 7 )

(1 8) La maggior parte dei titoli sopraelencati rappresentano le opere prime, perlomeno nel ge(1 9 ) In omaggio appunto a Mar il romanzo si chiude con il suo verso tutte le strade nascheno e pporteno novunque" (Quattrucci 2007: 322).
(" 0 ) Di fatto, come si cercato di mostrare, il tendere a una lingua 'media' in fondo di tutta
la produzione che pu ricomprendersi nel giallo italiano, se non gi da De Angelis certamente da
Scerbanenco. Questa lingua media per le esigenze oggettive del genere e per le capacit soggettive
degli autori si andata sempre pi identificando con il neostandard o italiano dell'uso medio: equesto ha comportato l'apertura, propria della realt linguistica contemporanea, a quella variabilit sociale che dal parlato comune si sta sempre pi trasferendo anche nell'uso scritto.
( 41 )

E, pur tuttavia, la leggibilit del passo risulta 'facile' per chi ha almeno la licenza media.

O, se si preferisce, lega/ thriller, filone del quale si pu citare almeno un illustre precedente, Procedura del magistrato-scrittore Salvatore Mannuzzu (1988). Nel romanzo, in cui si raccontano le vicende relative alla morte violenta di un giudice sassarese, il ricorso sistematico al tecnicismo giudiziario non preclude inserimenti di forme colloquiali (Non vogliono nemmeno parlare di legittima suspicione. Valeria era consigliere della corte e qui chi indaga il tribunale: dunque
niente rimessione anche se si tratta di un magistrato. Insomma, questa grana dobbiamo tenercela noi:
cio, tu .. , p. 19).
( 42 )

(" 3 )

Si pensi in primo luogo a Giancarlo De Cataldo ma pure a Domenico Cacopardo.

(")Cfr. agghiazzato dal ji"eddo (ON: 9).


("J Cfr. gi AS: 9.

Un critico, recensendo il mio Cane di terracotta, ha scritto che Vigta, il paese geograficamente inesistente nel quale ambiento tutti i miei romanzi, "il centro pi inventato della Sicilia
pi tipica", (Nota del/ 'autore, in LM: 247).
( 29 )

(' 0 )

Il che del resto congruente con le stesse dichiarazioni dell'autore: si veda da ultimo Led-

da 2008.

BIBLIOGRAFIA

Autiero, Giuseppe, 2000, Il mare dei padri, Cosenza, Jonica editrice.


Autire, Giuseppe, 2005, l nomi della notte, Soveria Mannelli, Iride edizioni/Rubettino.

( 32 )

Al punto che ancora manca una sistemazione bibliografica esaustiva.

Bertini Malgaririt;..Patrizia- Vignuzzi, Ugo, 2009, (in stampa), La lingua del giallo all'italiana tra
mimesi e tradizione (Convegno Perugia in Giallo- Indagine sul Poliziesco italiano,, Universit per Stranieri di Perugia, 17-18 maggio 2007, organizzato da Maurizio Pistelli e Norberto Cacciaglia).

(' 3)

A. Camilleri, Prefazione a Fois 1998.

Branca, Vittore (a cura di), 1973, Concetto, storia, miti e immagini del Medioevo, Firenze. Sansoni.

(3 1) Una delle 'comparse' di Sicilian tragedi (Cappellani 2007: 139) di Ottavio Cappellani
l'Assessore alla Cultura di Mome lusa (v d. infra).

(' 4 ) Il richiamo si fa esplicito nella citazione giocosamente insistita sul paese "fantastico" di
Vigta che viene invece nominato come fosse vero(" ... 'na ricetta ch'ha trovato figgliuma, supra
Internetti ..." [... ]"Ma non calabra"- insinu Pesenti. "No, sicula"- ed il Maresciallo ebbe un'aria
di trionfo, da digestione soddisfacente:" ... della zona di Vigta, credo ... anche se non so dov'".
'Ndra tent di ritrovare una qualche dignit nella geografia: "Vigta ... mmh ... dev'essere verso Catania ... verso l'interno, se non mi sbaglio",, Autiero 2000: l 02).

Camilleri, Andrea, 2002, Cio m o difebbre, in La paura di Momalbano, Milano, Mondadori, pp. 7-20.

Contiamo di tomare su questo scrittore quanto prima nel contributo che apparir negli Atti del Convegno RomaNoir2009, !imitandoci per ora a rilevare che Giuseppe Autiero, nel suo secondo romanzo, l nomi della notte, sembra trovare una sua identit pi definita e una cifra linguistica pi
personale. tenendo conto anche dell'ambientazione toscana di questa nuova avventura del commis-

De Angelis, Augusto, 1936. Il candeliere a settefiamme [si cita dall'ed. Palermo, Sellcrio, 2005].

('5 )

Cappellani, Ottavio, 2004, Chi Lou Sciortino?, Vicenza, Neti Pozza.


Cappellani, Ottavi o, 2007, Sicilian tragedi. Milano, Mondadori.
Carotglio, Gianrico, 2003, Ad occhi chiusi, Palermo, Sellerio.
Carofiglio, Gianrico. 2006, Ragionevoli dubbi. Palermo, Sellerio.
Fois, Marcello, 1998, Sempre caro, Piacenza. Frassinelli.
Fois, Marcello. 2002. L'altro mondo. Piacenza, Frassinelli.

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LE INDAGINI DEL COMMISSARIO MONTALBANO DI A. CAMILLERI


FA= Lafonna dell'acqua, Palermo, Sellerio, 1994.
CA= Il cane di terracotta, Palermo, Sellerio, 1996.
LM =/l/adro di merendine, Palermo, Sellerio, 1996.

VV =La voce del violino, Palermo, Sellerio, 1997.


GT =La gita a Tindari, Palermo, Sellerio, 2000.
ON =L'odore della notte, Palermo, Sellerio, 2001.
GB =Il giro di boa, Palermo, Sellerio, 2003.
PR = La pazienza del raf?no, Palermo, Sel!erio, 2004.

LC =La luna di carta, Palermo, Sellerio, 2005.


VA= La vampa d'agosto, Palermo, Sellerio, 2006.

P. Berti ni Malgarini- U. Vignuzzi: Capitoli per una storia linguistica


AS =Le ali della sfinf?e, Palenno, Sellerio, 2006.
PS =La pista di sabbia, Palermo, Sellerio, 2007.

CV = Il campo del vasaio, Palermo, Sellerio, 2008.


ED= L'et del dubbio, Palermo, Sellerio, 2008.

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