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one di San Clemente, particolare di un affresco della fine del secolo XI nella Basilica sotterranea di
San Clemente a Roma
STORIA Sappiamo dalla scritte che un devoto commissionò quegli affreschi che rappresentassero episodi
della vita di San Clemente. Nel terzo affresco il pittore o qualcun altro, per rendere la scena più vivace e
comprensibile, fa parlare i personaggi, secondo un sistema simile a quello del fumetto. I cartigli con il nome
vicino alla testa delle figure era un’usanza antica, ma usarli per far parlare le persone era una novità. (Primo
fumetto della storia)Ci sono 4 persone che tirano una colonna e il riferimento per questo affresco è un testo
letterario intitolato “Passione di San Clemente”, risalente a mezzo millennio prima. Le leggende sul martirio
del santo risalgono al V-VI secolo circa, mentre riguardo questa storia non si sa con certezza la datazione. Ci
sono però testi letterari che raccontano ciò che è rappresentato nell’affresco: questi dicono che a un certo
punto il santo riuscì a convertire la moglie di un patrizio romano di nome Sisinnio (in alto a dx).Sisinnio
voleva vendicarsi, per cui andò a cercare il santo per imprigionarlo. Mentre San Clemente era in casa sua per
guarirlo, Sisinnio ordina ai suoi servi, Gosmario, Albertello e Carboncello, di legare e trascinare San
Clemente fuori da casa sua .Il miracolo raccontato non è chiarissimo e ha qualcosa di palesemente inventato:
i servi che cercano di trascinare Clemente si resero conto che era una colonna, tornarono dentro e presero un
altro Clemente, ma tornati fuori si resero conto che era di nuovo una colonna. Il pittore dipinse una colonna
che parlava che diceva “Per la durezza del vostro cuore, avete meritato di trascinare i sassi”, ma ciò che nella
passio non c’era
INTERPRETAZIONE DEL TESTO
Riguardo l’interpretazione del testo ci sono varie discussioni: per alcuni le frasi sono tutte pronunciare da
Sisinnio, secondo altri le frasi sono dette dalla figura disegnata accanto, ovvero il servo. Un’ulteriore
difficoltà dipende dal fatto che è molto rovinato per l’umidità; c’è stato un pittore inglese che nell'Ottocento
ha riprodotto l’affresco, però non si può dire se ci sono errori o meno . Per esempio, riguardo una scritta non
si capisce se sia <trai> o <traite> e questo potrebbero essere frutto dell’interpretazione del pittore che l’ha
riprodotto. Ciò non è possibile capirlo perché nell’originale non si vede più questa scritta. Dal punto di vista
linguistico possiamo notare:- opposizione latino/volgare: il santo utilizza il latino; i servi e Sisinnio
utilizzano il volgare. Ciò che è importante è la coesistenza di due lingue contrapposte su un piano testuale e
simbolico. C’è un’opposizione tra un codice A e un codice B, per cui è impossibile pensare ad una rustica
romana lingua.
LIVELLO LESSICALE - SINTATTICO – STILISTICO L’iscrizione presenta due registri linguistici ben
definiti e contrapposti. Il pagano Sisinnio si rivolge ai servi in un linguaggio triviale, di tono plebeo (li
apostrofa infatti come «fili de lepute»), ed usa il volgare. San Clemente, che sottolinea il significato morale
del miracolo, si esprime invece in latino, anche se la grafia della lingua risulta errata rispetto alla norma
classica. Le parole latine del santo costituiscono un commento morale all’episodio. Esse trascendono la
comicità della situazione, per istituire un parallelo tra la metaforica durezza dei cuori pagani e quella, reale,
dei sassi che i servi di Sisinnio sono costretti a trascinare. I tratti che caratterizzano come volgare la lingua di
Sisinnio sono:- la caduta delle consonanti tipiche delle desinenze latine dei casi; l’espressione «colo palo»
deriva, ad esempio, da «cum illum palum» (il latino tardo, infatti, aveva sostituito l’ablativocon l’accusativo;
ciò spiega anche la forma «Sisinnium» in luogo del regolare «Sisinnius»);- la trasformazione della u finale
latina in o (per cui si ha «collo palo»);- la presenza, in luogo delle desinenze, di preposizioni che indicano la
funzione grammaticale dei nomi (es. «de le pute»: il latino avrebbe avuto il genitivo plurale);- il passaggio di
rb ad rv nel nome proprio «Carvoncelle», tipico del dialetto romanesco. Permangono invece elementi latini
nelle desinenze del vocativo nei nomi «Gosmari» e «Carvoncelle».- <dereto> è il modo in cui a Roma si dice
‘dietro’Da questo in Toscana venne fuori il <detro>...Il discorso di San Clemente presenta, come si è detto,
alcuni errori rispetto alla norma classica. L’ablativo causale «duritia» diviene «duritiam» (sempre a causa del
diffondersi indiscriminato dell’accusativo in luogo di tutti gli altri casi). Il genitivo «vestri» diventa«vestris»
(forse per analogia con il sostantivo «cordis», che segue invece regolarmente laterza declinazione).
LIVELLO TEMATICO La scelta di far parlare il pagano in volgare – scelta ovviamente anacronistica:
l’affresco dell’XI secolo rappresenta una scena ambientata mille anni prima, quando le varietà linguistiche
erano ben diverse – ha uno scopo ben preciso: serve a sottolineare la durezza dell’animo di Sisinnio,
contrapposta alla santità di Clemente. Sisinnio, uomo dal cuore di sasso, nel dipinto è ritratto con la mano
alzata in segno di comando, in atteggiamento energico e rude. Inoltre, egli si comporta da sciocco: sprona i
suoi servi a trascinare un pesante carico, senza accorgersi che si tratta di una colonna e non del santo. Un
autore moderno, probabilmente, avrebbe caratterizzato un personaggio del genere mettendogli in bocca
espressioni dialettali. Ma il volgare, al tempo di questa iscrizione, era percepito appunto come un dialetto:
ossia come una varietà linguistica minore, priva di autonoma dignità e quindi adeguata a personaggi di rango
sociale (e morale) inferiore. L’iscrizione testimonia dunque dello scarso prestigio sociale rivestito dal
volgare: esso poteva prestarsi a dar voce a personaggi “bassi” e “comici”, ma non aveva ancora raggiunto
una autonoma dignità espressiva e letteraria.