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Sappiamo che Caravaggio viveva nel mondo della Roma di Clemente VIII Aldobrandini; un mondo fatto di vicoli stretti
e umidi, di stamberghe ed osterie, di popolo minuto, di emarginati e prostitute, come di raffinati palazzi signorili.
A fronte della mancanza assoluta di notizie circa la sua residenza romana nei primi anni possiamo individuare,
la zona prescelta dal Merisi e, addirittura, la stessa via; almeno dopo una certa data.
Caravaggio fu conosciuto ed introdotto alla corte del Cardinal Francesco Maria del Monte “attraverso i buoni offici di
certo Mastro Valentino a San Luigi dei Francesi, rivenditore di quadri” (Ma il nome potrebbe benissimo camuffare un più
certo Jaques Landi che lavorava come speziale e vendeva quadri). Da ciò se ne ricava che il pittore viveva vicino a San
Luigi, nel Campo Marzio dove d’altronde era la bottega di Giuseppe Cesari detto il Cavalier D’Arpino, pittore presso
il quale lavorava.
Sabemos que Caravaggio vivió en el mundo de la Roma de Clemente VIII Aldobrandini ; un mundo hecho de calles
estrechas y húmedas, de casas y posadas, de personas diminutas, de marginados y prostitutas, como de palacios
refinados.
Dada la absoluta falta de información sobre su residencia romana en los primeros años, podemos identificar
el área elegida por Merisi e, incluso, de la misma manera; al menos después de una fecha determinada.
Caravaggio fue conocido y presentado a la corte del cardenal Francesco Maria del Monte "a través de las buenas
prácticas de Mastro Valentino, sin duda a San Luigi dei Francesi, comerciante de pinturas" (pero el nombre podría muy
bien camuflar a un Jaques Landi más seguro, que trabajó como boticario y vendió pinturas). De esto se deduce que el
pintor vivió cerca de San Luigi, en Campo Marzio, donde, por otro lado, fue el taller de Giuseppe Cesari, conocido
Qui giunti è bene fare, come promesso, un passo indietro, anzi due, per spendere qualche parola in più per il secondo
cardinale: Francesco Maria del Monte, anche perché la fiction televisiva recentemente trasmessa, dedicata al grande
pittore Caravaggio, ha dato gran risalto alla figura del nostro cardinale, protettore del turbolento artista. Francesco
Maria, nato nel 1549, era figlio di Ranieri marchese del Monte Santa Maria, vice duca e colonnello di Guido Baldo duca
di Urbino. Nella raffinatezza della corte urbinate, Francesco trascorse gli anni giovanili. A venticinque anni fu accolto
dagli Sforza e avviato alla carriera ecclesiastica. Con il cardinale Fernando de Medici al cui servizio era passato, il
Bourbon stabilisce una stretta amicizia. Quando Fernando de Medici rinuncia al cappello cardinalizio per diventare gran
duca di Toscana, Francesco Maria del Monte occupa il suo posto con il beneplacito di papa Sisto V. È il 1588: “Era il
cardinale del Monte – scrive il Muzi – liberalissimo verso gli artisti. Amò i virtuosi e favorì i letterati”. Nel calendario edito
dall’Olivetti si legge: “…era del Monte di costumi non illibati, quando non ambigui (…) la sua propensione per la
gioventù, di qualunque natura fosse, potrebbe essere tra le ragioni che spinsero ad accogliere Michelangelo Merisi,
detto il Caravaggio, nel prestigioso palazzo Madama sua residenza, oltre alla stima per le doti del pittore”.
Così un contemporaneo descrive l’artista: “… era egli di colore fosco e aveva foschi gli occhi, negligentissimo nel pulirsi,
con la spada sempre pronta commise assassini”. E inseguito dalla legge era Caravaggio quando trovò asilo dal
cardinale del Monte. “…E qui trovò pane e protezione e l’ecclesiastico, armato di pazienza, commissionò diverse opere
a Michelangelo”. Parole di Giovanni Baglioni, pittore e autore di alcune vite dei suoi contemporanei. Come che sia, per
Caravaggio, tra tempeste e bonacce con il cardinale “al quale era unito da una latente o forse accentuata omosessualità
– come scrive Stefano Malatesta su La Repubblica – questo è il momento migliore e le sue tele sono contese dalla
aristocrazia italiana e straniera, la vita randagia tra bettole e risse è solo un ricordo che tornerà realtà all’inizio del
Seicento, quando lascia il cardinale”.
Caravaggio, “cattivo soggetto”, “asociale”, “assassino” ma che con la sua pittura, tra la fine del Cinquecento e la prima
parte del Seicento, rinnovò la concezione figurativa del suo tempo. Questo lo si deve in buona parte a uno dei quattro
cardinali che Città di Castello ha dato alla chiesa. Francesco Maria del Monte della stirpe antichissima dei marchesi
Bourbon di Monte Santa Maria, diocesi tifernate, fu cardinale di fine cultura, mecenate, intenditore di musica. Protesse
gli artisti, costruì chiese e conventi. Quando Francesco Maria del Monte morì nel 1626, fu fatto l’inventario della sua
ricca pinacoteca. Le opere di Michelangelo Merisi detto Caravaggio il pittore maledetto, “Morto malamente come male
avea vissuto” sedici anni prima, erano tante.
Queste alcune: I bari, La buona ventura, San Francesco in estasi, Giovanni Battista, Santa Caterina, Il suonatore di
liuto, La musica dei ragazzi… Opere immense, sparse per il mondo.
La tela, commissionata dal cardinale Francesco Maria del Monte per donarla a Ferdinando I de’ Medici, venne
inizialmente destinata alla Villa d’Artimino per poi essere collocata presso le collezioni granducali degli Uffizi.
Successivamente finì per essere abbandonata e dimenticata nei depositi di via Lambertesca dove, nel 1913, lo
storico Matteo Marangoni la riportò alla luce. E fu proprio lui, in occasione di una ripulitura del dipinto, ad accorgersi
di una piccola testa riflessa nella brocca del vino: il volto ed i tratti somatici, molto somiglianti a quelli del
Caravaggio, portarono lo studioso ad affermare che si trattasse proprio di un suo autoritratto, così come confermato da
un gruppo di esperti che di recente hanno studiato il caso.