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Ritratto di Caravaggio
Indice di Ottavio Leoni, 1621 ca.
(Carboncino nero e pastelli su carta blu,
23,4 × 16,3 cm)
1 Biografia
Firenze, Biblioteca Marucelliana,
1.1 Giovinezza e formazione (1571-1595)
inventario n. BMF DIS. VOL. H n. 4
1.2 I successi a Roma (1594-1606)
1.2.1 L'amicizia con il cardinal Del Monte
1.2.2 Le opere romane dal 1599 in poi
1.2.3 I guai con la legge
1.2.4 La fuga da Roma
1.3 Gli ultimi anni (1606-1610)
1.3.1 Il primo periodo napoletano
1.3.2 Il soggiorno a Malta e in Sicilia
1.3.3 Il secondo periodo napoletano
1.3.4 Ultimi giorni di vita
2 Il ritrovamento dei resti
3 Attività artistica
3.1 Stile pittorico
3.2 I soggetti
3.2.1 I soggetti efebici e la presunta omosessualità
3.2.2 Gli altri soggetti
3.2.3 La natura morta
3.2.4 I ritratti
3.2.5 Importanti committenze
4 Il periodo d'oblio e la moderna riscoperta
5 Il Caravaggismo
6 Film e altre opere su Caravaggio
7 Onorificenze
8 Opere
9 Note
10 Bibliografia
11 Voci correlate
12 Altri progetti
13 Collegamenti esterni
Biografia
Giovinezza e formazione ( 1571-1595)
Gli anni dal 1588, anno di scadenza del contratto con Peterzano, al 1592, ultima testimonianza della sua
presenza in Lombardia prima di raggiungere Roma, sono piuttosto nebulosi. Secondo Giulio Mancini, la madre
del pittore morì a Milano il 29 novembre 1590. Risolte le pratiche sulla spartizione dell'eredità (di cui è
pervenuta la documentazione), il giovane Merisi lasciò definitivamente la Lombardia per Roma, circa a metà
del 1592.[1] Tuttavia, secondo documenti emersi nel 2010 dall'Archivio di Stato di Roma (testimonianza del
barbiere Pietropaolo Pellegrino), l'artista non giunse a Roma prima del 1596, anno in cui è documentato presso
la bottega del pittore siciliano Lorenzo Carli.[14] Secondo il biografo Giovanni Pietro Bellori (1585-1655), il
la bottega del pittore siciliano Lorenzo Carli.[14] Secondo il biografo Giovanni Pietro Bellori (1585-1655), il
giovane pittore, «d'ingegno torbido, e contentioso», fuggì da Milano per altre ragioni, definite vagamente
«discordie», e quindi giunse «in Venetia ove si compiacque tanto del colorito di Giorgione, che se lo propose
per iscorta nell'imitatione»[15].
Secondo Giovanni Pietro Bellori, il pittore andò a Venezia col maestro Peterzano per un soggiorno di breve
durata. Bellori è comunque l'unico biografo a menzionare un soggiorno di Merisi a Venezia e tale notizia è
fortemente dibattuta, giacché una sua presenza in quella città non è stata mai confermata da documenti
d'archivio. Tuttavia, se Caravaggio fu effettivamente a Venezia, i legami stilistici con la grande scuola veneta di
Giorgione, Tiziano e Tintoretto sarebbero ancor più facilmente spiegabili.[16] Occorre precisare che lo stile di
Caravaggio avrebbe potuto risentire degli influssi veneti anche senza una permanenza veneziana, poiché in
quegli anni il dominio della Serenissima arrivava fino a Bergamo, con inevitabili radiazioni sul piano artistico e
culturale.
Secondo Longhi, per lo sviluppo del futuro stile del pittore sarebbe stata capitale la riflessione giovanile su
alcuni maestri lombardi, soprattutto di area bresciana, quali Foppa, Bergognone, Savoldo, Moretto e Romanino,
che Longhi definisce pre-caravaggeschi. A questa scuola si dovrebbero l'avvio della rivoluzione luministica e
la caratterizzazione naturalistica dei dipinti (contrapposta a certa aulicità rinascimentale), elementi centrali della
pittura di Caravaggio.[17].
Grazie a Costantino Spata[21], pittore con il quale strinse una forte amicizia, Merisi nel 1597 conobbe il cardinal
Francesco Maria del Monte (1549-1627), grandissimo uomo di cultura e appassionato d'arte che, incantato dalla
sua pittura, gli acquistò alcuni quadri, tra i quali il famosissimo I bari. Il giovane lombardo entrò quindi al suo
servizio, rimanendovi circa tre anni. Del Monte, secondo Bellori: «ridusse in buono stato Michele e lo sollevò
dandogli luogo onorato in casa fra i gentiluomini».[22]
La fama dell'artista cominciò a salire all'interno dei più importanti salotti dell'alta nobiltà romana. L'ambiente
fu scosso dalla sua pittura rivoluzionaria, immediatamente al centro di discussioni e accese polemiche. Grazie
alle commissioni del suo influente e illuminato prelato, Caravaggio mutò il proprio stile, abbandonando le tele
di piccole dimensioni e i singoli ritratti e cominciando a dedicarsi alla
realizzazione di opere complesse, con gruppi di più personaggi descritti
in episodi specifici. Uno dei primi lavori di questo periodo è il Riposo
durante la fuga in Egitto.
Nel giro di pochi anni la sua fama crebbe moltissimo e Caravaggio
divenne un mito vivente per un'intera generazione di pittori che ne
esaltavano stile e tematiche.
La prima versione del San Matteo e l'angelo, distrutta in Germania Caravaggio, Natività con i santi Lorenzo
durante la seconda guerra mondiale, fu rifiutata, dice il pittore e e Francesco d'Assisi, 1600. Olio su tela,
biografo Giovanni Baglione. La notizia, ritenuta attendibile fino a tutto 268 × 197 cm. Già Palermo, Oratorio di
San Lorenzo. Trafugato nel 1969.
il XX secolo, fu smentita da Luigi Spezzaferro nel 2000. L'insigne
studioso ha dimostrato che la prima straordinaria versione del San
Matteo e l'angelo era una pala d'altare provvisoria, da collocare
temporaneamente nella Cappella in attesa che vi terminassero i lavori. La tela provvisoria non solo dava la
possibilità ai religiosi di officiare la messa in un ambiente più decoroso, ma offrì a Caravaggio la possibilità di
mettere in mostra le sue capacità, con la speranza di ricevere - come poi avvenne - la commissione delle tele,
oggi note come il Ciclo di San Matteo.[27] Quando a Caravaggio fu affidata la decorazione definitiva della
Cappella Contarelli, la prima versione del San Matteo e l'angelo fu rimpiazzata dall'attuale, tuttora in loco. Nel
caso del San Matteo e l'angelo, dunque, non si trattò di un rifiuto ma di una sostituzione già prevista.
L'informazione fornita da Giovanni Baglione è quindi una "malignità" dovuta alla nota rivalità esistente tra
Merisi e Baglione, per la quale si rimanda alla bibliografia in nota.[28] L'episodio del presunto rifiuto del San
Matteo e l'angelo, narrato anche da Bellori, coinvolge anche un altro importante protettore di Caravaggio, il
marchese Vincenzo Giustiniani (1564-1637). Queste le parole di Bellori:
« Qui avvenne cosa, che pose in grandissimo disturbo, e quasi fece disperare Caravaggio in riguardo della
riputazione; poiché avendo egli terminato il quadro di mezzo di San Matteo e postolo sù l'altare, fu tolto via
dai Preti, con dire che quella figura non aveva decoro, né aspetto di santo, stando à sedere con le gambe
incavalcate, e co' piedi rozzamente esposti al popolo. Si disperava il Caravaggio per tale affronto nella prima
opera da esso pubblicata in chiesa, quando il Marchese Vincenzo Giustiniani si mosse à favorirlo, e liberollo
da questa pena; poiché interpostosi con quei Sacerdoti, si prese per sé il quadro, e glie ne fece fare un altro
diverso, che è quello che si vede ora sul'altare.[29] »
Nel caso invece della Morte della Vergine, commissionata per la chiesa
di Santa Maria della Scala a Roma, si trattò senza dubbio di un
rifiuto.[32] La figura della Vergine, rappresentata con il ventre gonfio e
con i piedi in vista, fu ritenuta indecente dai Carmelitani Scalzi che
rifiutarono il dipinto. Oltre alla posa indecorosa, Baglione e Bellori
scrivono che la Vergine era stata raffigurata addirittura come "morta
gonfia". Scrive Spezzaferro:
« […] per chi è romano e in modi più o meno simili parli ancora la
lingua in cui scriveva il Baglione, ["morta gonfia"] significa
semplicemente che la Vergine era un'umanissima donna gravida,
morta di parto. Con buona pace dei tanti esegeti che su questo
quadro si sono esercitati, forse si possono comprendere meglio le
sacrosante ragioni [all'origine del rifiuto] dei Carmelitani scalzi
[…][33] »
Durante il soggiorno presso palazzo Madama, dimora del cardinal Del Monte, il 28 novembre del 1600 Merisi
malmenò e percosse con un bastone Girolamo Stampa da Montepulciano, un nobile ospite del prelato: ne seguì
una denuncia. Gli episodi di risse, violenze e schiamazzi andarono via via aumentando; spesso il pittore fu
arrestato e condotto nelle carceri di Tor di Nona.[38][39]
Non sarebbe comunque stato quello il primo guaio con la legge per il turbolento artista. Giovanni Pietro Bellori
(uno dei suoi primi biografi) sostiene che, intorno al 1590-1592, Caravaggio, già distintosi per risse tra bande di
giovinastri, commise un omicidio a causa del quale era fuggito da Milano prima per Venezia (dove studiò la
pittura locale, in particolar modo Giorgione), poi per Roma. Il suo arrivo nella città papale sarebbe stato dunque
la conseguenza di una fuga.[40]
Tra il maggio e l'ottobre del 1604 il pittore fu arrestato varie volte per
possesso d'armi e ingiurie alle guardie cittadine; inoltre, fu querelato da
un garzone d'osteria per avergli tirato in faccia un piatto di carciofi.[42]
Nel 1605 fu costretto a scappare a Genova per circa tre settimane, dopo
aver ferito gravemente un notaio, Mariano Pasqualone da Accumuli, a
causa di una donna: Lena, l'amante di Caravaggio.[43] L'intervento dei
protettori dell'artista riuscì a insabbiare l'accaduto anche se, al ritorno a
Caravaggio, Amor vincit omnia, 1601- Roma, il pittore fu querelato da Prudenzia Bruni, sua padrona di casa,
1602. Olio su tela, 156,5 × 113,3 cm. per non aver pagato l'affitto; per ripicca, Merisi prese nottetempo a
Berlino, Gemäldegalerie. sassate la sua finestra, finendo nuovamente querelato. Nel novembre
dello stesso anno il pittore era degente per una ferita, che disse di
essersi procurato cadendo sulla propria spada.[43]
Il fatto più grave però si svolse a Campo Marzio, la sera del 28 maggio 1606: a causa di una discussione
causata da un fallo nel gioco della pallacorda (una sorta di tennis) il pittore fu ferito e, a sua volta, ferì
mortalmente il rivale, Ranuccio Tomassoni da Terni, con il quale aveva avuto già in precedenza discussioni
spesso sfociate in risse. Anche questa volta c'era di mezzo una donna, Fillide Melandroni, le cui grazie erano
contese da entrambi. Probabilmente dietro l'assassinio di Ranuccio c'erano anche questioni economiche, forse
qualche debito di gioco non pagato dal pittore o addirittura politiche: la famiglia Tomassoni era notoriamente
filo-spagnola, mentre Michelangelo Merisi era un protetto dell'ambasciatore di Francia.[44]
Il verdetto per il delitto di Campo Marzio fu severissimo: Caravaggio fu condannato alla decapitazione, che
poteva esser eseguita da chiunque lo avesse riconosciuto per strada. Nei suoi dipinti cominciarono
ossessivamente a comparire teste mozzate, e il suo macabro autoritratto prendeva spesso il posto del
condannato.[45] Degli autoritratti di come fosse effettivamente il reale volto del pittore, forse uno dei più
verosimili resta quello di un fuggitivo nella sua scena del Martirio di san Matteo. Tuttavia il ritratto più noto del
Merisi rimane quello a opera di Ottavio Leoni, che lo conobbe personalmente ma lo eseguì almeno 11 anni
dopo la morte. Leoni ritrasse anche Galileo Galilei, contemporaneo del Merisi, nel 1624; alcuni hanno
riconosciuto, in quest'ultimo, la grande somiglianza con il Pilato nella celebre tela Ecce Homo di Caravaggio
del 1601.
La fuga da Roma
La permanenza in città non era più possibile: ad aiutare Caravaggio a fuggire fu il principe Filippo I Colonna
che gli offrì asilo all'interno di uno dei suoi feudi laziali di Marino, Palestrina, Zagarolo e Paliano.[45] Il nobile
romano mise in atto una serie di depistaggi, con l'aiuto di altri componenti della sua famiglia, che
testimoniarono la presenza del pittore in altre città, facendone così perdere le tracce.
Per i Colonna Caravaggio eseguì in quel periodo diversi dipinti, su tutti la Cena in Emmaus, nella scarna
versione oggi a Brera.[46]
Alla fine del 1606, Caravaggio giunse a Napoli, nei Quartieri Spagnoli,
dove rimase circa un anno.
La fama del pittore era ben nota. I Colonna lo raccomandarono a un
ramo collaterale della famiglia residente a Napoli: i Carafa-Colonna.
Qui il Merisi visse un periodo felice e prolifico. Furono infatti eseguiti:
la Giuditta che decapita Oloferne (1607), scomparsa, di cui forse esiste
una copia coeva nelle collezioni del banco di Napoli; la Sacra famiglia
con san Giovanni Battista (1607), appartenente alla collezione privata
Clara-Otello Silva a Caracas; una prima versione della Flagellazione di
Cristo (1607), conservata presso il Musée des Beaux-Arts di Rouen; la
Salomè con la testa del Battista (1607), alla National Gallery di Londra;
la prima versione di Davide con la testa di Golia (1607), al
Caravaggio, Flagellazione di Cristo, Kunsthistorisches Museum di Vienna; la Crocifissione di sant'Andrea
1607 ca. Olio su tela, 134,5 × 175,5 cm. (1607), presso il Cleveland Museum of Art e infine, la più importante,
Napoli, Museo di Capodimonte. che si ipotizza sia stata commissionata dai Carafa-Colonna, forse per
collocarla nella cappella di famiglia nella chiesa di San Domenico
Maggiore, la Madonna del Rosario (1606-1607). Poco dopo la sua
esecuzione, il dipinto fu venduto a mercanti e portato nelle Fiandre, poi a Vienna, dove ora si trova.
Dei molti dipinti eseguiti durante il primo periodo napoletano, solo due sono
ancora in città.
A Messina dipinse la Resurrezione di Lazzaro, tetra incompiuta e cimiteriale rappresentazione, la cui parte
centrale è occupata dal corpo di Lazzaro spasmodicamente teso nel gesto del braccio verso la luce, e
l'Adorazione dei pastori.
Giovanni Pietro Bellori cita la Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi eseguita a Palermo per
l'oratorio di san Lorenzo, ma recentemente ha preso consistenza l'ipotesi, suffragata anche da nuovi
ritrovamenti documentari, secondo cui essa fu dipinta nel 1600 a Roma, su richiesta del commerciante Fabio
Nuti, e da lì spedita a Palermo.[52] L'opera fu trafugata nel 1969 e, secondo le indagini, sarebbe stata poi
distrutta.[53]
Alla fine dell'estate del 1609 Caravaggio tornò a Napoli. Qui, probabilmente in ottobre, affrontato con violenza
da alcuni uomini al soldo del suo rivale maltese, all'uscita della Locanda del Cerriglio (nei pressi di via
Monteoliveto), rimase sfigurato e cominciò a circolare la notizia della sua morte.[54]
La fase creativa del suo secondo periodo napoletano è ricostruita dagli storici
con molte congetture: dipinse sicuramente il San Giovanni Battista disteso
(1610) appartenente a una collezione privata a Monaco di Baviera, la
Negazione di san Pietro, il San Giovanni Battista e il Davide con la testa di
Golia, quest'ultimo molto importante dal punto di vista storiografico in quanto
raffigurante un autoritratto del Caravaggio nella testa mozzata, sorte dalla quale
il Merisi tentava da anni di fuggire.[55]
Ancora al periodo di Napoli sono da attribuire i due quadri con medesimo
soggetto: la Salomè con la testa del Battista, che il pittore avrebbe dovuto
recapitare ai Cavalieri dell'Ordine, e la Salomè con la testa del Battista a
Madrid, cominciata durante il primo periodo napoletano. Poi vi furono tre tele
per la chiesa di Sant'Anna dei Lombardi di Napoli, il San Francesco che riceve
Caravaggio, David con la testa le Stimmate, il San Francesco in meditazione e una Resurrezione (quest'ultima
di Golia, 1609-1610. Olio su nota oggi attraverso una copia di Louis Finson ad Aix en Provence), tutte
tela, 125 × 101 cm. Roma, perdute durante il terremoto del 1805 che causò il crollo di una parte
Galleria Borghese. dell'edificio.[56][57]
L'ipotesi più certa racconta che l'arrivo a Palo di Ladispoli, disatteso dalla sorveglianza costiera, ne causò il
fermo per accertamenti. Tuttavia la feluca, non potendo aspettare, sbarcò il Merisi e fece rotta a nord, per Porto
Ercole, dove era effettivamente diretta, portandosi dietro il bagaglio dell'artista. Quelle casse contenevano
anche il prezzo concordato dal Merisi col cardinal Scipione Borghese per la sua definitiva libertà: alcune sue
tele, tra cui un prezioso quadro del Battista. Il bagaglio, letteralmente vitale, andava recuperato; la versione
ufficiale afferma che gli Orsini gli avrebbero offerto un'imbarcazione per raggiungere Porto Ercole, e
recuperare quindi il prezioso carico; l'artista vi giunse, ma non è chiaro se la precedente feluca-traghetto stesse
già ritornando a Napoli coi suoi bagagli a bordo. Provato, e malato di febbre alta, probabilmente a causa di
un'infezione intestinale trascurata, restò a Porto Ercole, curato inutilmente da una confraternita locale, che il 18
luglio 1610 ne certificò la morte, avvenuta nel loro sanatorio.[60] Si ipotizza che il giorno successivo l'artista
fosse seppellito nella fossa comune del cimitero di San Sebastiano, ricavata sulla spiaggia e riservata agli
stranieri, e che oggi è il retroporto urbanizzato di Porto Ercole, dove nel 2002 è stato collocato il monumento.
In questa ricostruzione, risultata la più verosimile, non vi è certezza se il condono papale fosse stato
effettivamente spedito qualche giorno dopo a Napoli, alla Marchesa Colonna.[61]
Nell'occasione delle celebrazioni per i 400 anni dalla morte, un professore dell'Università di Napoli, Vincenzo
Pacelli, esperto del Merisi, a conclusione di uno studio coadiuvato da documenti dell'archivio di Stato e
dell'Archivio Vaticano,sposta la morte nella laziale riva di Palo di Ladispoli. Secondo Pacelli, il Caravaggio fu
assassinato da emissari dei cavalieri di Malta, con il tacito assenso della Curia Romana.[62][63]
Il ritrovamento dei resti
Caravaggio ebbe molte storie d'amore, ma nessun matrimonio o figli documentati. Il 16 luglio 2010, dopo oltre
un anno di ricerche storiografiche e analisi scheletriche, confronti col DNA dei discendenti dei fratelli del
pittore, di cognome Merisio di Caravaggio[64] un'équipe di scienziati italiani confermò che le ossa, contenenti
piombo e mercurio (usati in grande abbondanza dai pittori del '600 per preparare i colori), trovate nella fossa
comune del cimitero di Porto Ercole, sono all'85% quelle del grande artista.[65].
Le ricerche furono coordinate da un polo di istituti coordinati dall'Università di Bologna, con il supporto degli
atenei dell'Aquila e del Salento e del centro ricerche ambientali di Ravenna. Al risultato si è arrivati mettendo
insieme gli esiti di indagini storiografiche e di biologia scheletrica, nonché dell'uso di tecnologie per
l'accertamento dei metalli pesanti nelle ossa, di analisi dei sedimenti terrosi, della datazione con il metodo del
carbonio-14 e, per finire, del DNA.
Il 3 luglio 2010, dopo una settimana di permanenza nella città di Caravaggio, i resti ossei furono riportati via
mare a Porto Ercole e messi in mostra a Forte Stella, una fortificazione del paese. Il 19 luglio 2014 a Porto
Ercole è stata terminata la piazza del Caravaggio. L'analisi del DNA ha stabilito che i resti sono quelli del
pittore, ipotesi tuttavia non accettata da tutti, e contestata in particolare da esperti come Tomaso Montanari e
Vincenzo Pacelli.[66]
Attività artistica
Giulio Carlo Argan rileva che la pittura caravaggesca si distingue per
un realismo drammatico. Argan evidenzia anche che «il motivo
religioso è anche sociale: il divino si rivela negli umili». Il suo realismo
nasce dall'etica religiosa instaurata da Carlo Borromeo: non consiste
nell'osservare e copiare la natura ma nel rifiutare le convenzioni, nel
puntare sul vero rinunciando alla ricerca del "bello", nel rinunciare
all'invenzione per puntare sui fatti. Quanto alla morte: «il pensiero della
morte è dominante nel Caravaggio, come già in Michelangelo
Buonarroti. Ma per Michelangelo la morte era liberazione e
sublimazione, per il Caravaggio è soltanto la fine, l'enigma della
tomba».[67] La religiosità di Caravaggio trova riscontro nell'impulso Caravaggio, Cena in Emmaus, 1601.
dato da alcuni settori della Controriforma cattolica (San Filippo Neri, Olio su tela, 141 × 196,2 cm.Londra,
Sant'Ignazio di Loyola, San Carlo Borromeo) alla pratica di culto National Gallery.
rivolta a più ampi strati popolari.[68]
Stile pittorico
La particolare tecnica pittorica di Caravaggio fu il suo successo. Fino al suo inizio nella pittura, lo stile di molti
artisti era legato a un metodo basato prevalentemente sullo studio dell'arte classica, con forti influssi derivati
dai protagonisti del rinascimento italiano. Su tutti le figure di Michelangelo e Raffaello, nel centro Italia,
mentre nel settentrione la pittura si rifaceva soprattutto a Tiziano, Correggio e Leonardo.
La rivoluzione di Caravaggio sta nel naturalismo, espresso nei soggetti e nelle atmosfere in cui la capacità di
dare a un corpo una forma tridimensionale è evidenziata dalla particolare illuminazione che teatralmente
sottolinea i volumi dei corpi che escono improvvisamente dal buio della scena. Sono pochi i quadri in cui il
pittore lombardo dipinge lo sfondo, che passa in secondo piano rispetto ai soggetti, i soli protagonisti della sua
opera. Per la realizzazione dei suoi dipinti, Caravaggio nel suo studio posizionava lanterne in posti specifici per
far sì che i modelli fossero illuminati solo in parte, a "luce radente". Con questo artificio, Caravaggio fa
emergere da uno sfondo scuro solo specifiche porzioni della scena dipinta, che acquistano in tal modo un
rilievo quasi scultoreo.
Nell'opera del pittore sono evidenti dunque forti contrasti di luci e ombre. La luce plasma le figure, determina
ambienti e situazioni ed è concepita o come apparizione simbolica (essa è "Grazia" nella Vocazione di San
Matteo in San Luigi dei Francesi) o come fatto drammatico nell'intensità dei gesti dei personaggi (Martirio di
San Matteo nella medesima chiesa romana).[69] Nella pittura caravaggesca il valore materico - percettivo della
San Matteo nella medesima chiesa romana).[69] Nella pittura caravaggesca il valore materico - percettivo della
luce si fonde con quello teologico - mistico.
I soggetti
Sulla questione, i critici d'arte e gli storici hanno espresso pareri contrastanti. Maurizio Calvesi sostiene:
« In realtà, la presunta omosessualità del Caravaggio, utile ad aggiungere un tocco al quadro del suo
"maledettismo", è probabilmente solo un abbaglio; e questo discende da una discutibile esegesi di alcuni
dipinti del primo periodo romano, che presentano figure effeminate o ritenute provocanti. A lungo, del resto,
ci si è rifiutati (e molti ancora si rifiutano) di applicare al Caravaggio quella lettura secondo i codici
"iconologici" dell'epoca, che consente di apprezzare le bellissime e rivelatrici simbologie di cui la sua pittura
è intessuta, pur nell'approccio realistico. Senza intendere il contesto dei simboli ogni scelta di figure o di
oggetti appare come il frutto di un impulso immediato, orientando verso interpretazioni soggettive e
modernizzanti.[70] »
« Non m’importa conoscere la vita privata di Caravaggio (…) però mi colpisce la sua ambiguità. Mi
colpiscono quei giovani modelli, i suoi Bacco e i suoi Giovanni Battista, allusivi e lascivi come i ragazzi
fotografati da von Gloeden. Una omosessualità intinta di cattolicesimo, come quella diPasolini e di Testori e
di altri maledetti nostri contemporanei qualiFassbinder e Genet.[71] »
« Caravaggio si rivolgeva a Roma a una subcultura apertamente omosessuale; sofisticata, sicura di sé e ricca
al punto da poter indulgere nelle sue fantasie e da sviluppare propri codici e ironie. Il tono del lavoro del
Caravaggio per questo gruppo è caratteristico. È, per la prima volta, "camp" in modo riconoscibile, nella sua
sovversione ironica e teatrale degli stereotipi sessuali.[72] »
I ritratti
Il pittore non dipinse molti ritratti e di quei pochi restano soltanto quattro o cinque (l'unico ritratto femminile,
quello di una cortigiana, probabilmente Fillide Melandroni, modella per dipinti dell'artista, andò distrutto a
Berlino, nel Kaiser Friedrich Museum durante la Seconda guerra mondiale). Sopravvivono inoltre il ritratto del
cardinale Maffeo Barberini (che poi sarà papa col nome di Urbano VIII), quello del Gran Maestro dei cavalieri
di Malta Alof de Wignacourt con un paggio, il ritratto di un altro cavaliere di Malta, Antonio Martelli, quello di
un gentiluomo sconosciuto e quello del papa Paolo V (di incerta attribuzione).
Importanti committenze
« Ribera, Vermeer, La Tour e Rembrandt non avrebbero mai potuto esistere senza di lui e l'arte diDelacroix,
Courbet e Manet sarebbe stata completamente diversa.[17] »
André Berne-Joffroy, autore di Le Dossier Caravage, disse di lui: «ciò che inizia con l'opera di Caravaggio è
molto semplicemente la pittura moderna.»[77]
Il Caravaggismo
Con questo termine si indica lo stile degli artisti che si ispirano al
Caravaggio.[78]
Inoltre, influenze caravaggesche pervadono persino le opere di artisti ottocenteschi: David, Goya, Gericault,
Delacroix, Courbet.[79]
Film e altre opere su Caravaggio
Sono stati girati due lungometraggi sulla vita del pittore:
Nel 1967 la Rai trasmise lo sceneggiato televisivo Caravaggio con la regia di Silverio Blasi e Gian Maria
Volonté nelle vesti dell'artista.
Nel 2002 il cortometraggio Vernissage!...1607 Caravaggio, regia di Stella Leonetti, racconta la presentazione
di uno dei dipinti del Caravaggio, le Sette opere di Misericordia. L'artista è interpretato dall'attore Danny
Quinn.
Nel 2004 viene presentato il mediometraggio Caravaggio. L'ultimo tempo (1606-1610), opera del regista
napoletano Mario Martone.
Il 17 e 18 febbraio 2008, Rai 1 manda in onda lo sceneggiato televisivo di due puntate Caravaggio, regia di
Angelo Longoni, con Alessio Boni nei panni dell'artista, Claire Keim, Jordi Mollà, Paolo Briguglia, Elena Sofia
Ricci, Francesco Siciliano, Sarah Felberbaum, Benjamin Sadler, fotografia di Vittorio Storaro e musiche di
Luis Bacalov.
Nel 2008 è stato prodotto dalla Fondazione Marco Fodella un art film-mediometraggio Voluptas dolendi i gesti
del Caravaggio, tratto dall'omonimo spettacolo teatrale di Mara Galassi e Deda Cristina Colonna con la regia di
Francesco Vitali, con Deda Cristina Colonna e Mara Galassi, fotografia di Francesco Vitali, musica italiana del
XVII secolo dei compositori barocchi Francesco da Milano, Laurencinus Romanus, Giovanni Girolamo
Kapsperger, Girolamo Frescobaldi, Ascanio Mayone e Giovanni Maria Trabaci. È stato mandato in onda su
Sky Classica dal 2010 al 2013. È stato pubblicato in DVD Pal dalla Fondazione Marco Fodella nel 2010.
Il 2 febbraio 2011 è stato trasmesso su National Geographic il documentario Caravaggio. Il corpo ritrovato.
Viene raccontata in esso l'unica ricerca effettuata sui, probabili, resti mortali del più grande artista del barocco
italiano e dell'arte in generale. Prodotto da Doclab (regia Marco Visalberghi, autore Patrizia Marani) per
National Geographic Channel e girato in alta definizione (HD), il documentario segue, passo dopo passo, lo
svolgersi di una grande ricerca scientifica che si è prefissa di trovare lo scheletro di Caravaggio e interrogare le
sue ossa, per rispondere alle domande che gli storici dell'arte si pongono da sempre su di lui.
Onorificenze
Cavaliere dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, detto anche degli Ospitalieri
Al Caravaggio è intitolato il cratere Caravaggio su Mercurio[80] e l'aeroporto di Orio al Serio, a 5 km dalla città
di Bergamo[81].
Opere
Note
1. ^ a b c Ferdinando Bologna,MERISI, Michelangelo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 73, Roma, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 2009.
2. ^ Vincenzio Fanti, Descrizzione completa di tutto ciò che ritr
ovasi nella galleria di pittura e scultura di sua altezza
Giuseppe Venceslao del S.R.I. Principe Regnante della casa di Lichtenstein, volume 1. Mich elangiolo da Caravaggio di
Casa Amerighi, books.google.com, 1767, p. 21..
3. ^ Giacinto Amati, Ricerche storico-critico-scientifiche sulle origini, scoperte, invenzioni e perfezionamenti fatti nelle
lettere, nelle arti e nelle scienze con alcuni tratti biografici: della vita dei più distinti autori nelle medesime , vol. 1,
books.google.com, 1828, pp. 169, 170.
4. ^ (EN ) Getty profile, including variant spellings of the artist's name, getty.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012.
5. ^ Michelangelo Merisi da Caravaggio. Come nascono i capolavori , catalogo della mostra a cura di Mina Gregori,
Milano, Electa, 1991, p. 75.
6. ^ Si veda Caravaggio, Il Sole 24 ore, inserto domenicale, 25 febbraio 2007.
7. ^ Ragozzino, p. 4, Papa, p. 12, Baglione, p. 129.
8. ^ Maurizio Calvesi, Caravaggio, Art dossier, 2009, Firenze, Giunti, p. 7.
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Caravaggio a Roma. Una vita dal vero, catalogo della mostra a cura di Michele di Sivo e Orietta Verdi,
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Opere fumettistiche
Milo Manara, Caravaggio - La tavolozza e la spada, graphic novel, Panini Comics collana 9L, maggio
2015
Voci correlate
Caravaggio (Italia)
Marchesato di Caravaggio
Altri progetti
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Collegamenti esterni
Tutta l'opera di Caravaggio, una mostra impossibile: sotto l'Alto Patronato del Presidente della
Repubblica Italiana.
(EN) Caravaggio.com: sito interamente dedicato all'opera del pittore lombardo.
La vita di Caravaggio, storiadellarte.com.
Fra storia e mito: la morte di Caravaggio a Porto Ercole, argentario-almanacco.it.
Caravaggio a Roma, 1600-1606, sul portale RAI Arte.
Identificata l'immagine di un angioletto nella Vocazione di San Matteo di Caravaggio, bta.it.
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