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Nel 1612 la villa passa al cardinal Scipione Borghese, che però la cede al cardinal Stampa del 1620 di Matteo Greuter
Taverna in cambio di Villa Mondragone a Frascati; il Taverna a sua volta la vendette
al principe Michele Peretti il 21 luglio 1614, nipote di papa Sisto V.
La villa passa dunque ai Savelli, i quali nel 1683 la cedono al duca Livio Odescalchi, che cura il consolidamento della struttura tra il
1696 e il 1698, il tutto sotto la direzione dell'architetto Giovanni Battista Fontana.
Nel 1833 la proprietà passa al Collegio di Propaganda Fide che la vende nel 1870 al duca Pio Grazioli, che fa compiere grandi
restauri anche nel parco.
Sono importanti gli affreschi seicenteschi e settecenteschi che adornano buona parte delle stanze della villa e della galleria al secondo
piano, attribuiti a vari pittori noti comeAgostino Ciampelli, Giovanni Paolo Panninie Antonio Carracci.
La Villa venne fatta costruire dal cardinale Antonio Carafa: una lapide all'interno della cappella riporta il testo di un "breve" di
Gregorio XIII che consacra il sacello a S. Giovanni Battista Questo testo, datato 1580, suggerisce quali fossero le intenzioni del
cardinale A. Carafa nel costruirsi una villa: "Il nostro diletto figlio Antonio Carafa.... per riprendersi dalle fatiche che assiduamente
sostiene per la Chiesa, si è costruito una villa nell'agro del Tuscolo avendo in animo non tanto di abbandonarsi agli agi e allo svago,
quanto piuttosto di attingere, nella tranquillità, ai celesti nutrimenti dello spirito".
All'ideale del godimento dei piaceri terreni offerti dalla campagna, così diffuso in epoca rinascimentale, si sostituiva quello di salute
dello spirito, recupero del rapporto con Dio e liberazione dalle pressioni di un'attività lavorativa molto intensa In quegli anni era in
atto la riforma religiosa, sancita dal Concilio di Trento: rinnovamento morale, dedizione e pietà rappresentano i canoni fondamentali
della Chiesa e i valori da impartire alla società.
Stimato uomo irreprensibile e studioso di valore, il cardinale Antonio Carafa (Napoli 1538 - Roma 1591) fu preposto alla
"Congregazione degli interpreti del Concilio", in cui aveva il compito di interpretare la dottrina ed i canoni del Concilio di Trento per
trasformarli in norme operative. Essendo profondo conoscitore del greco e dell'ebraico, il cardinale Carafa curò un'edizione critica
della Vulgata. A Gregorio XIII lo legavano rapporti di stima e di affetto, come appare anche dal testo del "breve" che consacra la
cappella della villa. Esso rispecchia significativamente questo legame e la comune aspirazione ad un isolamento devoto e
contemplativo, che è componente primaria della vita in villa sullo scorcio del XVI secolo.
Alla morte del Carafa, avvenuta nel 1591, la sua villa passa in proprietà di Ottavio Acquaviva d'Aragona (Napoli 1560 - Roma 1612),
suo parente.
Dell'antico casato napoletano dei duchi d'Atri, l'Acquaviva, che avrebbe avuto la porpora cardinalizia nel 1593 da Clemente VIII,
univa alla cultura umanistica e religiosa doti di abilità diplomatica e una conoscenza del diritto che gli permisero incarichi di rilievo.
Nel 1605, tornato a Roma dopo una missione diplomatica ad Avignone, viene nominato Arcivescovo di Napoli. La sua influenza
nella vita pubblica fu accresciuta dall'importanza della sua famiglia. Era infatti nipote di Claudio Acquaviva, il generale dei Gesuiti
che dava una nuova direzione in quegli anni alle strutture e agli indirizzi pastorali della Compagnia. Da un documento dell'epoca
risulta che nel 1606 il cardinale Acquaviva partiva per Napoli, la diocesi cui era stato preposto, lasciando la "bella villa" in prestito ai
fratelli del nuovo pontefice, eletto nel 1605, Paolo V Borghese. Gli stretti rapporti che legavano il cardinale alla famiglia del
neoeletto pontefice, sono deducibili dall'accostamento dello stemma dei Borghese a quello degli Acquaviva in uno degli affreschi al
piano nobile della villa.
La decorazione di gran parte dei soffitti e delle volte al piano nobile, è da mettere sicuramente in relazione con le committenze del
cardinale Acquaviva, il cui stemma appare in tutti questi ambienti, talvolta ricoperto, ma quasi sempre leggibile, dallo stemma dei
proprietari successivi. Questo ciclo di affreschi che arricchisce la villa tra il 1603 e il 1607, è un compendio fra i più importanti della
tematica decorativa delle ville di Frascati.
Voci correlate
Giardino
Grottaferrata
Villa romana
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