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VOLGARE ITALIANO
Domenico Pérez
ISCRIZIONE DI SAN CLEMENTE
• L’Iscrizione di San Clemente è un primitivo esempio di fumetto. Risale alla fine
dell’XI secolo ed è databile tra il 1084 e l’inizio del 1100. L’affresco si trova
nella Basilica di San Clemente, nei pressi del Colosseo. Questo affresco narra
un miracolo riferito al santo.
• Un ricco pagano, Sisinnio, è convinto che Clemente voglia sottrargli la
moglie divenuta cristiana, lui crede, in seguito all’uso di arti magiche. Ordina
quindi ai suoi servi Gosmari, Albertello e Carboncello di arrestarlo e di
condurlo al martirio. Ma avviene il miracolo: Clemente si ritrova libero, e in
possesso dei servi non resta che una pesante colonna. Nell’affresco, al di
sopra della figura di Sisinnio sono scritte le sue violente esortazioni ai servi
scritte in lingua volgare, mentre sopra l’immagine della colonna compare
una frase in latino che viene pronunciata da San Clemente.
L'INDOVINELLO VERONESE
• L'autore:
• Il documento è stato scritto nel IX sec. da un ignoto scrivano veronese.
L'indovinello è stato appuntato a lato di un documento ufficiale; si pensa che egli,
per allentare la tensione e concedersi un momento di svago, si sia dilettato così.
Questo testo può considerarsi come il primo uso consapevole della lingua volgare
italiana nella scrittura.
• Il testo:
• Il testo è in minuscolo corsivo scritto sulla parte anteriore (recto) della pagina 3 del
codice LXXXIX, oggi custodito nella Biblioteca Capitolare di Verona.
L'iscrizione è un caratteristico quesito professionale in cui l'autore descrive l'azione
stessa dello scrivere.
Le preme due righe sono in volgare veronese, mentre l'ultima è in latino, poiché
recita una formula di ringraziamento a Dio, molto utilizzata all'epoca.
L'INDOVINELLO VERONESE
PLACITO DI CAPUA
• Con il termine placito, nel Medioevo si intendeva il parere di un giudice su una disputa.
L'autore del suddetto documento è il giudice di Capua Arechisi,, chiamato a risolvere una diatriba fra
l'abbazia di Montecassino e un privato, Rodelgrimo.
Egli aveva preteso che gli fosse riconosciuta la proprietà di alcune terre rivendicate dagli abati.
Nel documento è trascritta la testimonianza di un chierico e di alcuni abitati del luogo a favore
dell'abbazia.