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Schema dei documenti pontifici e loro caratteristiche essenziali


tratto da: P. RABIKAUSKAS, Diplomatica pontificia, Roma 1968
La suddivisone dei documenti pontifici in periodi, proposta dallA., trae motivo da questi elementi:
- il rapporto privilegiato del papato con i Franchi istituito nella seconda met del sec. VIII e il
ricorso con il pontificato di Adriano I a una nuova forma documentaria, il privilegio.
- la introduzione di una struttura articolata nella organizzazione della curia pontificia realizzatasi
intorno alla met del sec. XI, il cui inizio si riconosce nel pontificato di Leone IX.
- le innovazioni normative sulla cancelleria del papa Giovanni XXII nel 1331 e la presenza tra i
redattori di documenti di questo pontificato dei secretarii, persone estranee alla cancelleria.
- la istituzione ad opera di Sisto V nel 1588 delle Sacre Congregazioni che modific profondamente
anche le competenze e le procedure nella emanazione dei documenti.
I

origini - Stefano IV (771)


Epistulae, responsa, decretales; constitutiones synodales.

Non sono pervenuti documenti in originale. Dai documenti pervenuti in copia, circa 2.400, si
possono conoscere solo i loro caratteri intrinseci.
Le prime tre tipologie (epistulae, che derivano dalle lettere private; responsa, dai rescritti dei
magistrati; decretales, dai decreti imperiali) presentano una struttura articolata su quella della
littera romana. Nel protocollo la intitulatio reca il nome del papa, seguito, a partire da Gregorio I,
dalla formula servus servorum Dei, che diventer usuale ben pi tardi, con Gregorio VII (10731085); segue la inscriptio, in cui il nome del destinatario accompagnato da espressioni di stima o
di affetto; la salutatio, quando presente, ha la formula: salutem o salutem in Domino e simili.
Gregorio I usa per primo la formula perpetuitatis (in perpetuum). Nellescatocollo, la subscriptio
autografa del papa costituita da una formula di augurio, quale, ad es., Deus te incolumem
custodiat. Gregorio I usa anche Bene valete. La datatio espressa con riferimento allanno
consolare; dal sec. V, vi compare la indizione e dal secolo VI lanno dimpero.
Le constitutiones synodales, con la struttura degli atti di unassemblea, presentano nel protocollo
la invocatio verbale, la datatio cronica e topica, la intitulatio (nome del papa e degli altri presenti);
nel testo, la decisione del sinodo; nellescatocollo la subscriptio del papa e quelle degli altri
presenti.
In questo periodo la scrittura dei documenti pontifici opera di scrittori, a vario titolo addetti alla
sede pontificia: scriniarii, notarii, notarii regionarii Dal VII secolo i notarii sono raccolti in
una schola notariorum, presieduta da un primicerius notariorum.
A questi scrittori era anche assegnato il compito di riportare su un registro i documenti emanati dal
pontifice. Tale pratica, derivata da quella della cancelleria imperiale, sembra iniziare nel V secolo.
Restano notizie di registri a partire da tale secolo e restano le copie, pervenute in vari testi, di 850
lettere di Gregorio I (590-604) tratte da registri, in cui le lettere erano in ordine cronologico. I
canonisti, a partire dal sec. XII, hanno riportato nelle loro opere copie di lettere di altri papi di
questo periodo ed quindi possibile che la pratica di registrazione sia stata seguita con continuit.
Del successivo, secondo periodo restano, trascritte nel sec. XI in scrittura beneventava, in un
codice, 314 lettere tratte da un registro di Giovanni VIII (872-882).
Mancano invece testimonianze di registri per i pontificati dall 861 al 1061; ma la mancanza sembra
sia da imputare non a trascuratezza della pratica, bens a difetti di conservazione.

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II

Adriano I (771) - Damaso II (1048)


privilegia; litterae.

A questo periodo appartengono i primi documenti pontifici pervenuti in originale, circa 50, la met
dei quali in papiro. I pi antichi sono un frammento di lettera di Adriano I dellanno 788 e un
privilegio di Pasquale I per Ravenna dell'
anno 819.
Dei due documenti caratteristici del periodo, il privilegium concerne concessioni di carattere
permanente; la littera comunicazioni di interesse transitorio.
La materia scrittoria dei privilegia il papiro per tutto il sec. X, con eccezione del primo privilegio
su pergamena, emanato a Ravenna nel 967 da Giovanni XIII per il capitolo della cattedrale di
Bologna. Successivamente si usano sia il papiro sia la pergamena fino alla met del secolo XI,
quando cessa luso del primo. Tre sono i tipi di scrittura. La prima dello scriptor, che redige il
documento, in curiale pontificia; la seconda, del papa, che scrive il bene valete in caratteri
maiuscoli, capitali o onciali; la terza nel datum in cui si usa la scrittura corrente, cio la corsiva
nuova, poi la carolina.
Il protocollo inizia con la invocatio simbolica; la intitulatio presente sempre nella formula fissa;
seguita, a volte, dalla inscriptio, entrambe in lettere ingrandite; ad esse pu far seguito la formula
perpetuitatis, espressa con la formula in perpetuum o con perpetuam in Domino salutem.
Il testo inizia al capoverso e presenta, solitamente, arenga, narratio, dispositio, decretum, sanctio.
Lescatocollo si apre con lo scriptum recante il nome dello scrittore e la data espressa con
indicazione del mese e dellindizione. Segue la subscriptio papae, preceduta o pi spesso seguita da
un segno di croce e da SS (subscripsi) oppure espressa nella formula Bene valete, prima su due linee
poi su una linea sola, preceduta da un segno di croce o da un labaro. La datatio solenne ed
generalmente di mano del capo della cancelleria o di un suo sostituto e riporta indicazione dellanno
di pontificato e/o di impero e dellindizione.
Compare il sigillo, nella forma di un sigillo di piombo pendente (bolla).
Le litterae, delle quali sono pervenuti due soli originali, uno in papiro e uno in pergamena,
mancano di particolari solennit.
Nel protocollo intitulatio (N. episcopus servus servorum Dei) e inscriptio ripetono le formule delle
precedenti lettere; la salutatio si va fissando nella formula salutem et apostolicam benedictionem.
Nellescatocollo la subscriptio papae consiste, allinizio, in una formula di augurio; la datatio
semplice (giorno del mese e indizione). Dal sec. X subscriptio pape e datatio per lo pi mancano.
Anche le litterae presentano il sigillo di piombo pendente (bolla).
In questo periodo la redazione dei documenti pontifici ancora opera di vari addetti alla sede
apostolica, ma le loro funzioni vanno progressivamente fissandosi e il loro impegno organizzandosi
in una vera struttura. La scrittura dei documenti opera degli scriniarii, che usano la curiale romana
e, per documenti riservati, dal sec. XI dei notarii palatini, che usano la minuscola comune.
Ad apporre il datum, riscontrando con ci la corrispondenza del contenuto del documento con la
volont manifestata da papa, fin quasi al termine del sec. X, sono vari addetti (primicerius e
secundicerius notariorum, protoscriniarius ). Dal sec. IX il datum apposto anche dal
bibliothecharius, un vescovo preposto allarchivio e alla biblioteca apostolica. Benedetto IX nel
1036 ne attribu lincarico al cardinale vescovo della diocesi suburbicaria di Selva Candida.
Dallinizio del sec. XI ag episodicamente come datario anche il cancellarius; era spesso un
diacono e, probabilmente, dipendeva dal Bibliotecario. Dal 1037 i due titoli vengono uniti.

3
III

Leone IX (1049) Giovanni XXII (1331, riforma della cancelleria)


privilegia solemnia (seu maiora), privilegia simplicia (seu minora);
litterae cum filo serico, litterae cum filo canapis, litterae solemnes (seu bullae).

Rimane la distinzione, fissatasi nel precedente periodo, tra privilegi e lettere.


I privilegi, i documenti pi solenni emanati dalla cancelleria pontificia, concedono o confermano
immunit e diritti di possesso. La loro distinzione in solenni e semplici non sembra avere
riferimento al contenuto; rilevante invece la differenza dei rispettivi caratteri estrinseci.
I privilegia solemnia presentano nel protocollo la intitulatio (la invocatio simbolica presente
raramente e solo allinizio del periodo), la inscriptio e la formula perpetuitatis, che dal sec. XII
abbreviata nel tipico compendio. Occupano, in caratteri ingranditi o allungati, lintera prima riga.
Nei privilegi di Gregorio IX (1227-1241) la prima riga ha una ornamentazione a motivi florerali.
Il testo si articola solitamente in arenga, narratio, dispositio, decretum, sanctio e apprecatio;
lapprecatio nei privilegi di Gregorio IX doppia o triplice, fino a completare il rigo.
Nellescatocollo sono presenti:
la subscriptio papae: con Pasquale II (1099-1118) si fissa nella formula Ego N. catholicae Ecclesie
episcopus subscripsi e occupa il centro del documento; in alcuni casi autografa, fino a Lucio II
(1144-1145) che scrive per di proprio pugno solo la E iniziale; mentre Eugenio III (1145-1153) e
Adriano IV (1154-1159) sottoscrivono integralmente;
le subscriptiones cardinalium: sono per lo pi interamente autografe; in pochi casi autografi sono
solo segno di croce e il compendio ss finale; dal tempo di Innocenzo II (1130-43) si fissa la loro
successione nelle tre colonne (vescovi, al centro; preti, a sinistra; diaconi, a destra);
la rota: introdotta col pontificato di Leone IX (1048-1054) opera della cancelleria; reca nella
corona circolare il motto pio, distintivo del papa, preceduto da un segno di croce, autografo del
papa; fino a Lucio II, escluso, autografo lintero motto;
il bene valete: in monogramma delineato in cancelleria; nei privilegi di Gregorio VII (1073-1087)
il monogramma spesso assentre e la rota posta al centro del documento, dopo il testo;
la datatio solenne ed interamente autografa dellalto funzionario di cancelleria in essa nominato
fino al pontificato di Callisto II (1119-1124); successivamnte autografo solo il nome del datario o
la iniziale; eccezioni si hanno tra il 1050 e 1087 quando la datazione di mano di un notaio di
cancelleria, il cui nome non appare. Dai privilegi di Stefano IX (1057-58) nella datatio compare il
luogo (posto dopo liniziale datum e prima di per manus) in cui presente il papa. La datatio
cronica espressa con riferimento al giorno del mese e con lindicazione dellanno; lo stile
prevalentemente usato quello a nativitate, in particolare a partire dal pontificato di Nicol II
(1059-61); ma vi sono numerose eccezioni (privilegi dello stesso Nicol, emanati a Firenze, sono
datati ab incarnatione secondo lo stile fiorentino). Nei privilegi di Urbano II (1088-99) e in quelli
dei suoi successori il computo dellanno pu essere sia ab incarnatione secondo lo stile fiorentino o
pisano, sia a nativitate. Nei privilegi di Eugenio III (1145-53) usato in modo pressoch esclusivo
il computo ab incarnatione secondo lo stile fiorentino; e tale uso si protrae fino ai documenti di
Innocenzo III (1198-1216). Lindicazione degli anni dimpero appare solo nei privilegi di Leone IX.
Nei privilegia minora la prima riga , a volte, interamente in caratteri allungati; a volte, lo solo il
nome del papa; la formula in perpetuum sostituita dalla salutatio (salutem et apostolicam
benedictionem); la subscriptio papae e le subscriptiones cardinalium sono per lo pi assenti;
mancano sempre la rota e il bene valete.
Da pontificato di Innocenzo III (1198-1216) il ricorso ai privilegi semplici diviene pressoch
eccezionale. Diminuisce via via anche il numero dei privilegi solenni che, scarsi durante il secolo
XIII, diventato rarissimi nel XIV.

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Le litterae presentano una prima distinzione in base alla diversit del filo di attacco del sigillo
pendente: litterae cum filo serico e litterae cum filo canapis.
A partire da Innocenzo II (1130-1143) tale distinzione riflette anche una diversit di contenuti. Le
litterae cum filo serico o litterae de gratia sono utilizzate per materie di maggiore importanza, quali
concessioni di diritti duraturi; le litterae cum filo canapis o mandata seu litterae executoriae
servono per atti di amministrazione o di giurisdizione.
Con Innocenzo III (1198-1216) la distinzione di contenuto tra le due categorie di lettere si fa pi
evidente e si precisano progressivamente anche i caratteri estrinseci e intrinseci, distintivi delle due
categorie, che norme di Innocenzo IV (1243-1254) fissano chiaramente.
Per tutte le litterae, fino ad Innocenzo II, nel protocollo intitulatio e inscriptio sono, a volte, rese
solo con la iniziale del nome del papa e del destinatario; poi i rispettivi nomi sono scritti per intero.
Nella inscriptio il nome del destinatario preceduto da illustri se un sovrano, da dilecto filio per
gli altri. Lespressione pu mancare se il destinatario scomunicato o soggetto a censura. Pu
mancare per contro il nome del destinatario, sostituito da due punti sul rigo (gemipunctus): ci
indica o la non conoscenza del nome del destinatario o, pi frequentemente, che la lettera era
destinata non alla singola persona ma a chiunque si trovasse a ricoprire la carica citata.
La salutatio come nei privilegi semplici (salutem et apostolicam benedictionem); pu peraltro
variare se la lettera indirizzata a un destinatario estraneo alla Chiesa di Roma (ad es., al patriarca
di Costantinopoli: spiritum gratie salutaris) o a un destinatario nei cui confronti in atto una
correzione, per esprimere laugurio di ravvedimento (spiritum consilii sanioris).
Nellescatocollo, la datatio semplice: per quasi tutto il sec. XII sono riportati solo il luogo e il
giorno del mese; nella datatio delle lettere di Gregorio VIII (1187-88) compare lindizione;
Clemente III (1189-91) sostituisce lindizione con lanno del suo pontificato. In seguito la datatio
menziona il luogo, il giorno del mese secondo il calendario Romano e lanno di pontificato.
Altri caratteri estrinseci e intrinseci differenziano le due tipologie di lettere.
Nel sec. XIII le litterae cum filo serico, presentano il nome del papa in caratteri allungati e
spazieggiati, con liniziale ornata a motivi floreali; la lettera iniziale della inscriptio anchessa
ornata; parimenti ornate sono le lettere iniziali dei singoli periodi; il segno abbreviativo generico
costituito da un nodulo o fiocco; le legature <c t> e <s t> sono a ponte; gli attacchi della bolla
sono in filo di seta. Tra i caratteri intrinseci: nel protocollo il nome del destinatario spesso manca ed
sostituto dal gemipunctus. Il testo si apre solitamente con una arenga; nella dispositio appare la
formula auctoritate presentium indulgemus o concedimus e simili; le clausole finali del testo si
articolano nel decretum [Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostre concessionis
infringere vei ei ausu temerario contraire] e nella successiva sanctio [Si quis autem hoc attemptare
presumpserit, indignationem omnipotentis Dei et beatorum Petri et Pauli apostolorum eius se
noverit incursurum].
Le litterae cum filo canapis presentano nellintitulatio il nome del papa con solo la lettera iniziale
ingrandita; il segno abbreviativo generico costituito da una lineetta. Tra i caratteri intrinseci: nella
dispositio la formula per apostolica scripta mandamus.
Con Innocenzo IV (1243-54) nasce la littera solemnis, detta anche bolla, un documento utilizzato
ben presto per tutte le maggiori concessioni, prendendo il posto dei privilegi.
Il protocollo occupa la prima riga ed interamente in caratteri allungati e ornati; comprende
intitulatio e formula perpetuitatis, nellespressione Ad perpetuam (futuram, aeternam) rei
memoriam o Ad memoriam et observantiam perpetuam e simili; linscriptio solitamente assente.
Nel testo, come nelle litterae cum filo serico, compaiono le legature a ponte e le iniziali dei singoli
periodi sono ornate. Nellescatocollo la datatio semplice, reca cio il luogo, il giorno del mese e
lanno di pontificato; mancano le subscriptiones; lattacco del sigillo pendente in filo di seta.

In questo periodo si fissano le caratteristiche dei sigilli rotondi in piombo (bolle) apposti a tutti i
documenti pontifici. [cf. anche H. BRESSLAU, Manuale pp. 1159; 1167; 1174; 1195-96; 1208-9.]
Lapposizione di un sigillo quale mezzo per attestare lautenticit di un documento era pratica
diffusa gi nellet romana. Nellimpero bizantino il ricorso a sigilli in piombo, pendenti, era
generale da parte di tutte le autorit e questa pratica fu imitata dagli enti e dalle autorit
ecclesiastiche e in primo luogo dai papi. I primi sigilli tuttora appesi ai documenti risalgono al
secolo IX; ma sigilli distaccati restano, a partire dal secolo VI.
Per la realizzazione delle bolle si utilizzavano due matrici. Serrate su una sfera di piombo fuso e
colpite con un martello, ne determinavano la forma (rotonda) e ne realizzavano, a rilievo, le
impronte su entrambe le facce.
Diverse furono nel tempo tali impronte: fino alla met del sec. XI erano solo fregi, croci e altri
simboli e lettere del nome e titolo del papa. Con Vittore II (1055-57) compaiono per la prima volta
sulla bolla delle immagini: sul recto, S. Pietro che riceve la chiave dalla mano divina; sul verso, una
chiesa a tre torri; su entrambe le facce, due diverse leggende. Con Gregorio VII (1073-1086)
compaiono sul recto della bolla le teste degli apostoli Pietro e Paolo e sul verso la leggenda
Gregorii papae e al centro lordinale VII. Tali impronte sono riprese dai successori con pochissime
varianti e con Pasquale II (10991118) si fissano nella forma che, salvo rare e temporanee
innovazioni, rester immutata per secoli: sul recto, le teste degli apostoli Pietro e Paolo, circondate
da perle e separate da una croce e i compendi SPE, SPA; sul verso, nome, ordinale e titolo del papa.
Essendo le due matrici separate, alla morte del papa, la matrice del verso veniva rotta alla presenza
di alti dignitari della cancelleria e della corte papale; quella del recto veniva sigillata e conservata
per essere utilizzata insieme alla nuova matrice recante nome e ordinale del nuovo papa.
La bolla era appesa per mezzo di un cordone (cum filo serico o filo canapis) passante attraverso fori
o incisioni praticate nella plica, la parte inferiore del documento, debitamente ripiegata [dopo che il
documento era stato redatto in mundum, il margine inferiore veniva ripiegato verso lalto, sul lato
dello scritto]. Dallet di Anastasio IV (1153-54) la pratica di apposizione della bolla sia ai privilegi
sia alle lettere si fissa nei seguenti termini. Si praticavano due fori nella plica e attraverso di essi
venivano inseriti i due capi del cordone dal recto al verso e annodati poi sotto la plica. Sotto il nodo
veniva applicata la bolla, serrandola tramite le matrici sui due capi accostati, preventivamente
inseriti nella bolla. I capi venivano fatti girare attorno al documento ripiegato e infine annodati.
Solo nel caso di documenti che si volevano segreti (litterae clausae) la procedura prevedeva che
lintera pergamena venisse ripiegata varie volte fino a celare interamente lo scritto e poi piegata a
met. Praticati quindi i fori sui margini esterni combacianti, il cordone della bolla veniva passato
attraverso questi, s che per aprire il documento era necessario incidere i margini onde liberare il
cordone che serrava il documento.
Riproduzioni tratte da Il sigillo nella storia e nella cultura, a cura di S. RICCI, Roma, pp. 155, 203.

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La cancelleria pontificia nellet di Innocenzo III (1198-1216)
A Innocenzo III si deve unampia riorganizzazione del personale incaricato dellemanazione dei
documenti, per il cui complesso divenne allora usuale la denominazione di cancelleria.
Al vertice era il cancellarius: incarico di altissimo prestigio, conferito solo a cardinali e che gi
Innocenzo III attribu raramente. Con il suo successore, Onorio III (1216-17) e per quasi un secolo,
la direzione della cancelleria non fu affidata a un cardinale e di conseguenza il titolo che design
lincarico non fu pi quello di cancellarius (collegato alla dignit cardinalizia) ma vicecancellarius.
Dallet di Bonifacio VIII (1294-1303) e fino ai primi anni di Giovanni XXII (1316-34) a capo
della cancelleria furono di nuovo nominati saltuariamente dei cardinali, ma anchessi col titolo di
vicecancellarius. Dal 1325 a capo della cancelleria furono nominati solo cardinali, ma sempre col
titolo di vicecancellarius e ci fino al 1908.
In caso di breve assenza del vice cancelliere era spesso nominato un temporaneo sostituto, insignito
a volte della dignit cardinalizia. Per lungo tempo non ebbe un titolo ufficiale e fu indicato come
officii cancellarii gerens o regens o locumtenens.
Col 1123 cess il ricorso agli scriniarii per la redazione dei documenti pontifici. Subentrarono altri
scrittori, stabilmente addetti a tale funzione, che nel corso del sec. XII formarono il gruppo dei
notarii ( o scriptores) sedis apostolicae. Da Innocenzo III si separano in due collegii.
Del collegium notariorum facevano parte i notarii domini papae, sei notai, presieduti dal prior
notarioum. Erano i pi stretti collaboratori del vicecancellarius, sotto la cui direzione curavano tutti
gli affari della cancelleria: ricevevano le suppliche, ne riferivano al papa, curavano la redazione
della minuta ed esaminavano il documento in mundum. Nella seconda parte del sec. XIII il loro
rilievo diminu progressivamente. Giovanni XXII nel 1331 ne ridusse la competenza alle sole
questioni risolte con litterae de iustitia e a quelle del concistoro.
Nelle redazione della minuta potevano essere aiutati dagli abbreviatores: loro dipendenti personali,
che solo alla fine del secolo XIII, sottoposti allautorit del vice cancelliere, vennero a far parte
della vera cancelleria.
La scrittura dei documenti in mundum era opera degli scriptores litterarum apostolicarum, detti
anche scriptores domini pape. Nominati dal papa, erano oltre un centinaio. Clemente V (13051314) ne ridusse il numero a 90. Prestavano attivit sotto la direzione di due impiegati di
cancelleria: il distributor notarum grossandarum, che assegnava i documenti da scrivere e
imponeva le tasse sugli stessi e il rescribendarius che controllava il testo eseguito.
Della cancelleria facevano parte anche il corrector litterarum apostolicarum, incaricato, sembra,
della correzione delle minute e lauditor litterarum contradictarum, di solito un esperto giurista.
Era incaricato di comporre i contrasti che potevano sorgere dalla richiesta di litterae de iustitia.
Queste venivano presentate in udienza pubblica cui intervenivano le parti interessate o loro
procuratores [persone non della cancelleria, ma attive in essa e soggette al controllo dellauditor]
che potevano presentare proprie tesi a sostegno o in contrasto con il contenuto della littera richiesta.
Della cancelleria facevano inoltre parte i registratores, incaricati di riportare il testo dei documenti
emessi in apposti registri, secondo le varie disposizioni che regolarono nel tempo tale pratica e che
sotto il controllo di un computator controllavano i compensi dovuti agli scriptores.
Non facevano parte del personale della cancelleria, ma della Camera Apostolica (organismo
finanziario e amministrativo per la gestione della degli affari patrimoniali della curia) i bullatores:
frati dellordine cistercense, incaricati di apporre ai documenti il sigillo pendente. Erano illitterati,
ignoravano cio la lingua latina in cui erano redatti i documenti.

Dallet di Innocenzo III le procedure per lemanazione delle lettere o il loro contenuto ne
determinano specifiche denominazioni. Queste le pi significative.
Litterae de gratia (gratiosae): concessioni che modificano la situazione giuridica del destinatario
(di solito, cum filo serico).
Litterae iustitiae (de iustitia): disposizioni in applicazione di norme giuridiche, quali convocazioni,
deleghe ecc. (di solito, cum filo canapis).
Litterae de curia (curiales): emanate non a richiesta del destinatario, ma per autonoma decisione
della curia; toccano per lo pi temi politici (di solito, cum filo canapis).
Litterae secretae: tra le curiali, per le questioni di carattere pi riservato; se il loro tenore richiedeva
particolare segretezza erano chiuse con un sigillo di cera.
Litterae clausae: il loro contenuto doveva essere reso noto solo al destinatario. Il cordone (cum filo
canapis) era applicato con laccorgimento descritto e linscriptio era ripetuta sul verso.
Litterae legendae: la loro minuta doveva essere letta e approvata dal papa.
Litterae dandae: emesse direttamente dalla cancelleria.
Litterae in forma communi: redatte strettamente sulla base del formulario in uso nella cancelleria.
Si fissa dallet di Innocenzo III la prassi cui la cancelleria si attiene nel riportare sui documenti
pontifici, in particolare nella plica, note di cancelleria, attestanti modalit e tempi per la
emanazione, redazione, spedizione dei documenti.
Le pi frequenti e caratteristiche di tali note [con le rispettive, usuali collocazioni] sono le seguenti.
nota scriptoris [plica, angolo destro]: lettere iniziali del nome (raramente per esteso) dello scrittore,
cio di colui che ha redatto materialmente il documento in mundum.
nota taxae [plica, angolo sinistro]: ammontare della tassa da riscuotersi per la emanazione del
documento, accompagnata dal nome degli ufficiali di cancelleria che lavevano imposta.
nota Recipe [plica o altro margine del recto]: lettera R con segno di abbreviazione,
accompagnata dalle iniziali del nome dello scrittore, dal numero delle copie in mundum da
redigere e dal nome del distributor notarum grossandarum, incaricato di distribuire tra i
numerosi scrittori della cancelleria stessa i documenti da redigere.
nota correctoris [per lo pi, nel margine superiore del recto]: indicava che al documento dovevano
essere apportate correzioni. Eseguite tali correzioni, la nota veniva annullata.
nota procuratoris [nel margine superiore del verso]: iniziali del nome del destinatario o del suo
procuratore, persona che ne aveva presentato e sostenuto la richiesta di emanazione.
nota registrationis [al centro del verso]: la lettera R, accompagnata da indicazioni per riportare il
testo del documento nei registri di cancelleria.

8
I registri di cancelleria
Del pontificato di Gregorio VII (1073-1085) resta un primo registro di cancelleria, da vari studiosi
ritenuto originale. Di epoca successiva restano copie tratte da singoli registri di vari papi, tra cui 70
lettere di Alessandro III (1159-1181).
La serie dei registri originali, (in parte) conservati, inizia con il pontificato di Innocenzo III. Sono
registri annuali, per anno di pontificato. Riportano in ordine cronologico i documenti spediti, ma
solo in parte, in base a una scelta che non chiaro se dettata dal rilievo del contenuto, secondo un
criterio della cancelleria, o dalla richiesta del destinatario. Della loro tenuta era incaricato nel sec.
XIII uno scriptor, in seguito tale incarico venne assunto dal preposto alla cancelleria.
Accanto ai registri ordinari, del pontificato di Innocenzo III resta anche un registro contenente i
documenti relativi a una questione politica di massimo rilievo, il contrasto tra Filippo di Svevia e
Ottone di Brunswick per la corona imperiale. Anche per altri papi, tra cui Onorio III e Gregorio IX,
i documenti relativi a particolari questioni vennero raccolti in un registro a parte. Con Innocenzo IV
inizi ed ebbe una certa continuit la pratica di riportare in un registro apposito le lettere spedite di
volont della curia (litterae curiales). Nella seconda met del secolo XIII anche le litterae secretae
vennero spesso registrare a parte.
I registri recano solo la inscriptio dei singoli documenti. Il testo riportato integralmente, ma le
formule duso comune (ad esempio decretum e sanctio) sono accennate solo tramite le parole o le
lettere iniziali. Dellescatocollo segnata solo la datatio. Se uno stesso documento era inviato a pi
destinatari, venivano riportate solo le inscriptiones e una sigla di rinvio al primo testo.
questione dibattuta se la trascrizione in registri procedesse dalloriginale o dalla minuta. La
pratica prevedeva entrambi i modi di operare, ma si ignora se la scelta delluno o dellaltro
dipendesse dalla eventuale richiesta dei destinatari o dalla volont del preposto alla cancelleria.
Dal pontificato di Giovanni XXII inizia la serie, completa, dei registri della Cancelleria di
Avignone, che si conclude con i registri dellantiapapa Benedetto XIII (1394-1409).
Da Giovanni XXII i registri si dividono in: registri delle lettere comuni [contengono le litterae de
gratia e, in minor numero, le litterae de iustitia; i registri sono divisi per materie, che dal pontificato
di Benedetto XII (1334-1342) assommano a 21] e registri delle lettere segrete [contengono le
litterae de curia e sono opera dei secretarii]. Dal pontificato di Innocenzo VI (1352-1362) inizia la
serie dei registri di Camera Apostolica [relativi inizialmente ad affari finanziari e amminstrativi, poi
anche in materie comuni]
Dopo lo scisma, del pontificato di Urbano VI (1378-1389) resta solo un frammento. La serie
completa dei registri romani (registra Lateranensia) inizia con Bonifacio IX (1389-1404).
Dal pontificato di Martino V (1417-1431) si distinguono:
registri di Cancelleria [suddivisi in classi, contengono in prevalenza litterae de gratia];
registri di Camera [contengono in prevalenza lettere relative ad affari amministrativi e finanziari,
ma anche litterae de gratia emesse dalla Camera per motivi di tassazione; vi si comprendo, tra gli
altri, i libri officiorum (nomine degli ufficiali di curia) e i libri officialium (nomine degli ufficiali
dello stato pontificio);
registri delle lettere per Cameram [proseguono i registri delle lettere segrete e sono redatti dai
segretari];
registri delle suppliche [la serie, iniziata ad Avignone durante il pontificato di Clemente VI (13421352), prosegue fino al 1899 e comprende 7.365 volumi];
registri dei brevi [la cui redazione, avviata probabilmente nel 1421, attestata con sicurezza dal
1471, ultimo anno del pontificato di Paolo II].

9
IV

Giovanni XXII (1331) Sisto V (1588, istituzione delle sacre congregazioni)


Privilegia; Litterae com filo serico; Litterae cum filo canapis; Litterae solemnes
(bullae); Litterae consistoriales; Brevia; Sola signatura;
Motu proprio; Cedulae consistoriales; Capitula.

Lemanazione dei privilegia cessa entro il sec. XIV.


Prosegue lemanazione delle litterae con le caratteristiche delle tre tipologie fissatesi del precedente
periodo. Varianti si hanno nel corso del sec. XV: introduzione di moduli scrittori di influenza
umanistica, rarefarsi delle legature a ponte, una pi marcata ornamentazione del nome del papa
nella intulatio. Nella datatio dal pontificato di Eugenio IV (1431-1447) si aggiunge lindicazione
dellanno ab incarnazione secondo lo stile fiorentino; nella stessa datatio i numeri sono scritti non
in cifre, ma in parole.
Nuova la littera consistorialis. utilizzata per comunicare le decisioni assunte nel concistoro,
relative a questioni di grande rilievo. Il protocollo (intitulatio e formula perpetuitatis, in caratteri
allungati e ornati) simile alle bolle; il testo si articola di solito in arenga, narratio, dispositio,
decretum, sanctio; lescatocollo presenta la subscripio papae, autografa; la rota, le subcriptiones
cardinalium, in tre colonne; la datatio, simile alle altre lettere.
Nasce e si sviluppa in questo periodo luso del breve (littera apostolica in forma brevis).
I suoi precedenti risalgono al secolo XIII, quando i pontefici facevano redigere i documenti di
grande riservatezza (litterae clausae) da personale selezionato e con modalit particolari. Alcune
litterae clausae a maggior garanzia di segretezza del contenuto, venivano sigillate non con la bolla
di piombo pendente, ma con un sigillo di cera impresso,. Dal 1265 tale sigillo in cera denominato
anulus piscatoris (ma non reca la caratteristica immagine, di seguito descritta).
Con Giovanni XXII (1316-34) la minuta delle lettere di rilievo politico era opera di personale scelto
dal papa a tale scopo e uno scriptor domini nostri, estraneo alla cancelleria, era incaricato della
redazione di particolari documenti. La segreteria vera e propria ebbe peraltro origine durante il
pontificato di Benedetto XII (1334-42), quando il papa decise di affidare la sua corrispondenza
segreta con i legati a un abbreviator e a uno scriptor di fiducia, denominati fideles secretarii nostri.
Con il 1352 appare il titolo di secretarius e designa una sola persona. I secretarii domini pape
diventano tre nel 1357, poi sei e quindi in numero maggiore. Col pontificato di Callisto III (145558) il loro numero di nuovo ridotto a sei. In seguito Innocenzo VIII (a. 1487) li porta a 24, riuniti
nel collegium secretariorum apostolicorum. Tra essi il papa si riserva di scegliere un secretarius
domesticus, cui affidare la corrispondenza pi riservata. Accanto ai secretarii e da loro dipendenti
vi sono scriptores, estranei al personale di cancelleria.
Dalle modalit di redazione dei precedenti e dal personale incaricato di redigerli derivano alcune
delle pi evidenti caratteristiche dei brevi.
In forma molto simile a quella che diverr poi tipica, i primi brevi sono probabilmente emanati
durante il pontificato di Urbano VI (1378-89); lesemplare pi antico, oggi noto, risale peraltro
allanno 1390; ma solo col pontificato di Martino V (1417-31) il breve si caratterizza
definitivamente.
scritto su pergamena fine, dealbata da entrambi i lati e, specie nei primi tempi, lunga e stretta.
chiuso da un sigillo impresso, in cera rossa, con limmagine di S. Pietro in atto di pescare (per
contenuti destinati ad ampia diffusione, il sigillo in cera non era posto a chiusura, ma applicato solo
sul recto o sul verso). Nel sigillo in cera di Eugenio IV (1431-47) non effigiato il pescatore, ma le
figure degli apostoli come nelle bolle (sigilli di piombo). La scrittura usata lumanistica.

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Lintitulatio reca il nome del pontefice, seguito dalla parola papa e dallordinale ed posta in alto,
al centro del documento.
Linscriptio posta nel verso del documento e reca, al dativo: nome, titolo e formule di rispetto o di
affetto, di prassi spettanti al destinatario; nel recto del documento, allinizio della prima riga
sottostante lintitulatio, tali formule compaiono al vocativo [per il re: Carissime in Christo fili
noster; per il vescovo: Venerabilis frater; per altra persona: Dilecte fili].
Segue la salutatio, per lo pi nella formula Salutem et apostolicam benedictionem.
Il testo ha, in genere, formulazioni libere, non esemplate cio da formulari e fino al pontificato di
Paolo II (1464-71) il suo contenuto attiene a temi politici e di amministrazione dello Stato; con
Sisto I (1471-84) il breve utilizzato anche per concessioni di grazie.
Nellescatocollo presente la datatio, che reca il luogo, anche nelle distinzioni di generale e
speciale, cui segue la formula sub anulo piscatoris (nei brevi di Eugenio IV la formula sub
anulo nostro secreto o sub anulo capitum principum apostolorum), indi lindicazione del giorno del
mese, con numerazione moderna, quella dellanno di Cristo, con inizio al 1 gennaio, e dellanno di
pontificato.
Dopo lescatocollo, sulla parte destra del verso, in basso compare il nome del secretarius domini
papae, cui da attribuire la redazione del breve.
[cf. anche: H. BRESSLAU, pp.80-82; 281-285]
Prende consistenza in questo periodo il documento denominato signatura.
Era prassi da lungo tempo consolidata che, ad eccezione delle litterae de curia, i documenti fossero
emanati dai papi sulla base di una apposita richiesta o supplica (supplicatio) rivolta loro
dallinteressato. Lassenso del papa era attestato da una formula di approvazione, fiat, scritta di suo
pugno; formula che nei secoli XV e XVI spesso integrata da ulteriori specificazioni (ut petitur, in
forma ) che ne determinavano la successiva procedura. Per concessioni minori, quali quelle de
iustitia, commesse al capo della cancelleria (vicecancellarius), lapprovazione era segnalata dalla
formula concessum (non fiat, riservata al papa), anchessa integrata eventualmente da ulteriori
specificazioni, simili a quelle sopra indicate.
Da Giovanni XXII (1316-34) i papi presero a far seguire al fiat una lettera maiuscola, che a
partire da Bonifacio IX (1389-1404) fu la lettera iniziale del loro nome di battesimo. Dal pontificato
di Eugenio IV (1440-47) anche il capo della cancelleria prese ad integrare la sua approvazione con
la propria sottoscrizione. Gli fu inoltre attribuito, in particolari casi, lesame di suppliche
solitamente riservate al pontefice. Lapprovazione di queste ultime venne riportata con la formula
concessum in presencia domini papae. In seguito tale competenza fu attribuita a uno dei
referendari [stretti collaboratori del papa i quali, dallet di Giovanni XXII, erano incaricati in
modo esclusivo dellesame preventivo e dellillustrazione delle suppliche indirizzate al papa].
Nella seconda met del secolo XV le suppliche potevano pertanto recare: la formula fiat, seguita
dalliniziale del nome di battesimo del papa (quando approvate dallo stesso papa); la formula
concessum in presencia domini pape (quando approvate dal referendario competente); la formula
concessum quando approvate dal vicecancelliere nellesercizio della sua normale competenza.
Allapprovazione seguiva generalmente lapposizione della relativa data.
Le suppliche di concessioni di grazie, approvate dal papa, erano trasmesse per essere registrate ad
un apposito ufficio che dal pontificato di Benedetto XII (1334-42) fu la Registratura
supplicationum. Della sua attivit traccia nei registri ove le suppliche erano trascritte e i cui primi
esemplari (24 registri) risalgono al pontificato di Clemente VI (1342-52).
Registrate le suppliche, seguiva la stesura della relativa littera che riprendeva pur con diverso
formulario i dati della supplica stessa. Dal secolo XV vennero progressivamente registrate anche le
suppliche approvate dal vicecancelliere e dal referendario.

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Dal pontificato di Eugenio IV (1440-47) in particolare, per suppliche di grazie concernenti il solo
richiedente, quali indulgenze, dispense, concessioni di altari portatili, di scelta del proprio
confessore e simili, invalse la prassi di richiedere anche la dispensa dalla redazione dellapposito
documento pontificio. A tale scopo nella supplica era apposta anche la richiesta quod presentis
supplicationis sola signatura sufficiat absque aliarum litterarum desuper confectione. Si chiedeva
cio che alla approvazione e registrazione della supplica facesse seguito la semplice trasmissione
allinteressato della supplica stessa recante la formula di approvazione, quale necessario e
sufficiente attestato della concessione elargita. Prendeva cos vita il documento (pontificio)
denominato signatura o sola signatura.
Essendo destinate a sostituire le relative litterae, tali suppliche erano normalmente redatte su
pergamena (a differenza delle altre, solitamente redatte su carta). Spesso erano anche riccamente
decorate, in particolare le parole Beatissime Pater con le quali tali suppliche iniziavano.
[cf. anche: H. BRESSLAU, pp. 677-98; 766-76]

Alla seconda met del secolo XV risalgono le prime cedulae consistoriales. Contenevano le
decisioni adottate nel concistoro ordinario (segreto), cui prendevano parte il papa e i cardinali.
Servivano per lamministrazione della curia; erano redatte su carte ed erano destinate ai singoli
uffici.
Lintitulatio come nei brevi, ma pu anche mancare. Il testo inizia con la formula Hodie in
consistorio nostro secreto. Al termine del testo la data, espressa come nei brevi. Pu esservi anche
la sottoscrizione del papa, espressa nella formula Ita est, seguita dalla lettera iniziale del suo nome
di battesimo. Sono munite del sigillo in cera dei brevi.
Compare nel periodo il motu proprio [i primi esempi sono dellet di Innocenzo VIII (1484-92)].
Veniva utilizzato in particolare per documenti concernenti lamministrazione dello Stato pontificio.
Era redatto solitamente su pergamena, poi anche su carta e in italiano.
Presenta l'
intitulatio come nel breve. Ad essa segue il testo che inizia con Motu proprio et ex certa
scientia e simili. Nellescatocollo la sottoscrizione del papa con la formula Placet et ita motu
proprio mandamus e simili, accostata dalla iniziale del suo nome di battesimo. Segue, ma non
sempre, la data, che riporta luogo, giorno e mese di pontificato. Non presente il sigillo.
Documenti particolari sono i capitula. In un testo, frutto solitamente di una lunga trattativa
diplomatica, sono riportate, in forma di singole richieste (capitula), le norme destinate a regolare i
rapporti di una citt dello stato pontificio con il papa quale sovrano temporale. Ogni richiesta figura
singolarmente approvata dal papa e linsieme costituisce il documento di riferimento per la
successiva definizione delle rispettive competenze degli organi locali e dei rappresentanti pontifici.

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Uffici preposti alla redazione dei documenti nel IV periodo
1 La cancelleria
Preposto alla cancelleria era il vicecancellarius, insignito di dignit cardinalizia. Era coadiuvato o
sostituto dal vicecancellarii locumtenens, dalla fine del secolo XIV detto regens cancellariam.
Addetti alla cancelleria erano i notarii apostolici. Trattavano le pratiche risolte con litterae de
iustitia e quelle del concistoro. Il titolo venne attribuito anche a persone non presenti in curia,
mentre i notarii ivi attivi erano designati protonotarii. Dallet di Martino V (1417-1431) anche il
titolo di pronotario fu attribuito a persone non attive in curia; quelli attivi, sei in tutto, erano detti
protonotarii officio fungentes. Erano coadiuvati da abbreviatores notariorum, da essi dipendenti.
Nelle costituzioni di Giovanni XXII sono citati abbreviatores assistentes vicecancellario. Diversi
dei precedenti, avevano un rapporto diretto con il preposto alla cancelleria e lo coadiuvavano nello
svolgimento delle pratiche. Con il pontificato di Eugenio IV (1431-1447) gli abbreviatores furono
distinti in due classi, divenute tre durante il pontificato di Callisto III (1455-1458): abbreviatores de
parco maiori (collaboravano col preposto alla cancelleria nellesame definitivo delle pratiche);
abbreviatores de parco minori (curavano la stesura delle minute); abbreviatores de prima visione
(controllavano i documenti definitivi, rapportati alle minute). Il loro numero fu fissato a 70 da Pio II
(a. 1463). Sisto IV (a. 1479) ne istitu il collegio e port a 72 il numero dei componenti.
La redazione dei documenti in mundum era opera degli scriptores litterarum apostolicarum.
Urbano V (1362-1379) ne fiss il numero a 101; Eugenio IV (a. 1445) istitu il relativo collegio.
Prestavano attivit sotto la direzione del rescribendarius e del distributor notarum grossandarum.
Durante il pontificato di Eugenio IV queste due cariche si fusero nel solo rescribendarius. Era
nominato dal vicecancellarius, che ogni trimestre sceglieva un nuovo ufficiale in una terna di nomi
proposti dal collegio degli scrittori. Era incaricato di assegnare i documenti da scrivere in mundum,
decidere su quelli da riscrivere, imporre le relative tasse; sovrintendere al collegio degli scrittori.
Nellimposizione delle tasse era coadiuvato dal computator e nelle revisione dei documenti riscritti
da due auscultatores, nominati ogni trimestre dal vicecancellarius tra nomi proposti dal collegio.
Il corrector litterarum apostolicarum, nel sec. XIV, incaricato di correggere le minute e in
particolare quelle delle litterae de iustitia e consistoriales, venne ad affiancarsi agli abbreviatores
de parco maiori. Nel sec. XV gli furono commesse anche le lettere relative ai rapporti con sedi
vescovili e monasteri, nonch, per incarico del vicecancellarius, le prove di idoneit dei notai e dei
procuratori attivi in curia.
Lauditor litterarum contradictarum ebbe, come nel precedente periodo, incarico circa le litterae
de iustitia; dal sec. XV il suo campo dintervento venne progressivamente a restringersi a favore
degli altri uffici di cancelleria.
Dal sec. XIV crebbe via via di importanza lufficio del custos cancellarie. Alla fine del secolo a lui
erano presentate tutte le lettere redatte in cancelleria. Giunse, in pratica, a sovrintendere allarchivio
della cancelleria e ad agire quale naturale sostituto del vicecancelliere.
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Non inseriti nella cancelleria, ma in rapporto con essa e attivi nellesame e nella redazione di
particolari documenti erano in questo periodo le categorie costituite dai referendarii, di cui si
fatto cenno nellesame delle procedure di formazione del documento detto segnatura e quella
formata dai secretarii papae, incaricati della redazione dei brevi.

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