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SAN NICOLA DA TOLENTINO

Nicola da Tolentino , al secolo Nicola di Compagnone, (Sant'Angelo in Pontano, 1245 –


Tolentino, 10 settembre 1305) è stato un religioso italiano. Fu un monaco dell'Ordine
degli Agostiniani ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica che lo ha
canonizzato nel 1446.

La vita

Nacque nel 1245 a Sant'Angelo in Pontano (vicino a Fermo), un comune in provincia di


Macerata al confine con la provincia di Ascoli Piceno.

I suoi genitori, i cui nomi potrebbero essere Compagnono de Guarutti e Amata de Guidiani
(ma i cognomi potrebbero semplicemente indicare i loro luoghi di nascita), erano gente pia.

La leggenda della sua vita rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della
Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su
consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di San Nicola di Mira, o di Bari, per avere la
grazia di un figlio. Ritornati a Sant'Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver
ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola.

Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino.

Si distinse a tal punto nei suoi studi che, prima che essi fossero compiuti, venne fatto
canonico della chiesa di San Salvatore. Ascoltando una predica di un eremita agostiniano
sulla frase latina Nolite diligere mundum, nec ea quae sunt in mundo, quia mundus transit et
concupiscenzia ejus ("non amate il mondo, né le cose che sono del mondo, perché il mondo
passa e passa la sua concupiscenza"), avvertì la chiamata alla vita religiosa. Implorò allora
l'eremita di ammetterlo nel proprio ordine, e i suoi genitori acconsentirono con gioia.

Già prima della sua ordinazione venne mandato in diversi monasteri dell'ordine: San Ginesio,
Recanati, Macerata e altri, e i biografi mettono in evidenza che fu un modello di generoso
impegno verso la perfezione.

Fece la sua professione religiosa (voti solenni) a meno di diciannove anni.

Nel 1269 fu ordinato sacerdote.

Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275.
Nel convento di Sant'Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305.

Trascorse gli ultimi 30 anni della sua vita, predicando quasi ogni giorno. Sebbene negli ultimi
anni la malattia mise alla prova la sua sopportazione, continuò le sue mortificazioni quasi fino
al momento della morte. I devoti ne ricordano la mitezza, l'ingenua semplicità e la dedizione
per la verginità, che non tradì mai, custodendola con la preghiera e la mortificazione.

Il processo di canonizzazione iniziò nel 1325 sotto papa Giovanni XXII, ma si concluse
soltanto nel 1446 sotto papa Eugenio IV. Tuttavia già fin dalla metà del '300 veniva raffigurato
con l'aureola (vedi ad esempio il cappellone della Basilica di Tolentino).
È considerato un santo mariano poiché sostenne di avere la visione degli angeli che
trasportavano la Santa Casa di Loreto nella città marchigiana il 10 dicembre del 1294. La sua
protezione è invocata dai devoti per gli appestati, i naufraghi e i carcerati, ma in particolare per
le anime del Purgatorio.

San Nicola fu anche un famoso esorcista, uno dei pannelli della sua vita affrescati nel
Cappellone di Tolentino mostra proprio Nicola che libera una donna indemoniata; questa sua
facoltà rimase integra anche dopo la sua morte visto che numerosi ex voto lo indicano come
guaritore di indemoniati. La devozione al santo è iniziata appena dopo la sua morte, prova ne
sono i numerosi ex voto che si trovano oggi in un'apposita ala della basilica a questi dedicata.

Celebri sin dal Medioevo sono i cosiddetti "panini miracolosi" di san Nicola, che servirono
anche per la raccolta di farina da parte dei fedeli che si recavano al santuario e che dettero
nome anche alla compagnia cerretana degli "affarinati", citata anche dal vescovo urbinate
Teseo Pini nel suo Speculum Cerretanorum.

Viene ricordato il 10 settembre. La sua tomba, a Tolentino, è conservata con venerazione dai
fedeli.

Nel 2001, per la prima volta nella storia, le spoglie del Santo escono dalla Basilica di
Tolentino, per una Peregrinatio. Esse arrivano in elicottero nella città di Modugno, dove molto
forte è la devozione per San Nicola (patrono della città pugliese), per proseguire in un tragitto
che tocca diverse località pugliesi.

È raffigurato con l'abito nero degli Eremiti di Sant'Agostino, con una stella sopra di lui o un
sole sul petto, e in mano un giglio o una croce con ghirlande di gigli. Talvolta, al posto di un
giglio, tiene una sacca riempita di denaro o pane.

È raffigurato con un sole al centro della tonaca nera, per uno dei fatti della vita del santo: si
narra che un astro lucente lo seguisse continuamente nei suoi spostamenti e illuminasse la
sua figura.

Aneddoti sulla vita di San Nicola

Molteplici sono i racconti entrati a fare parte della tradizione dei luoghi della giovinezza di San
Nicola, in particolare nel paese natale in cui tutt'oggi è radicata una forte devozione.

* Si racconta che, nel tragitto da Sant'Angelo a Tolentino, trovandosi a passare nella cittá di
San Ginesio, imponendo le mani impedí il crollo di una parte della cinta muraria, che ancora
oggi si conserva integra.

* Sempre durante il tragitto verso il monastero, trovandosi in ritardo, impose le mani per
fermare il sole fino a quando non fosse arrivato a destinazione (in modo simile a quanto
accade a Giosuè; questa è anche una spiegazione alternatva per la raffigurazione del santo
con il sole)

* Il ponte del diavolo di Tolentino è chiamato così in ricordo della leggenda secondo cui il
diavolo stipulò un patto con San Nicola, dicendogli che avrebbe costruito un ponte in una sola
notte in cambio dell'anima del primo essere vivente che lo avesse attraversato. Il santo
accettò il patto e a costruzione ultimata benedisse il ponte. Poi, attese che si avvicinasse un
cane e gettò del cibo in terra dall'altra parte del ponte, costringendo l'animale ad attraversarlo.
Il diavolo, accecato d'ira, tentò invano di distruggere a forza di cornate il ponte, ormai
benedetto.

* Durante la sua permanenza nel monastero di San Ginesio, San Nicola era solito portare
del cibo ai mendicanti in segreto dai suoi superiori, Nascondendo nelle maniche della tunica il
pane. Venuto a sapere dell'espediente, i frati lo bloccarono chiedendogli cosa portasse. Il
santo rispose "petali di rose!" scrollando le maniche dalle quali uscirono petali di fiori.

* Durante il cammino, San Nicola era solito fermarsi a pregare in una zona di campagna
nelle vicinanze di Sant'Angelo. In quel punto fece sgorgare un piccolo pozzo dal quale
abbeverarsi. Le fontanelle di San Nicola, come vengono chiamate oggi, secondo la tradizione
smettono di sgorgare se un animale si abbevera ad esse, fino a quando non vengono
nuovamente benedette dal sacerdote.

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