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Bibl.: Acta Sanctorum, Febbraio III, p. 298 segg.; M. Nuti, M. da C. La sua leggenda e la
storia, Roma s.a.
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In questo periodo, secondo il testo agiografico, avrebbe condiviso la vita del suo giovane
amante, ricco e incurante della morale come della religione: M. amava mostrarsi vestita di
abiti eleganti, ornata di gioielli e partecipare a feste e conviti. Questa vita spensierata si
concluse con la morte, forse in un incidente di caccia, forse in un agguato, di Arsenio.
Data la sua situazione irregolare, a M. non rest che tornare col figlio nella casa
paterna, dove per non trov solidariet n comprensione. Decise allora di tentare la
sorte a Cortona, dove pot contare sullaiuto di due nobildonne, Marinaria e Raineria,
che le offrirono alloggio. In un primo periodo M., per mantenere se stessa e il figlio,
accud le ricche cortonesi nel periodo del parto.
Ben presto venne a contatto con i francescani, presenti in citt sin dagli inizi del
Duecento; sotto la loro influenza M. matur una radicale conversione. Confess
pubblicamente i propri peccati e assunse la forma di vita della penitente. Solo dopo
alcuni anni (nel 1275 o, meno probabilmente, nel 1277) i frati minori laccolsero
formalmente tra i penitenti loro legati alla presenza di fra Rainaldo da Castiglione,
superiore della custodia di Arezzo.
Non esatto definirla gi in questa fase terziaria francescana, perch dal punto di vista
del diritto canonico si pu parlare di TerzOrdine di S. Francesco solo dal 1289, quando
il papa francescano Niccol IV eman la bolla Supra montem, nella quale la paternit
dellintero movimento penitenziale attribuita anacronisticamente a Francesco, che
invece aveva personalmente vissuto lesperienza della penitenza come tanti suoi
contemporanei; inoltre si tent, senza successo, di collocare tutti i penitenti sotto la
guida dei frati minori.
Ma, al di l del fatto giuridico, certo che M. prese dimora in una piccola cella presso la
chiesa di S. Francesco e che la sua guida spirituale fu assunta prima da fra Giovanni da
Castiglion Fiorentino e, quando questi fu trasferito ad Arezzo, da fra Giunta di
Bevignate, autore, dopo la sua morte, della Legenda di Margherita.
Se un tempo aveva amato le vesti costose; se nelle sue visioni le veniva promesso di
comparire, dopo la morte, di fronte al Signore coperta di una tunica tutta intessuta doro,
nel suo umile rifugio M. si accontentava delle vesti pi povere, sempre di qualit
scadente, rappezzate e sudice. Come Francesco, era sempre disposta a donare quei
poveri indumenti a chi le sembrasse ancor pi miserabile e non esitava a dare in
elemosina le maniche della tunica (che allora erano spesso unite alla veste solo da nastri)
o il velo che portava sul capo. Altrettanto austero era il suo vitto: pane, acqua, a volte
qualche erba scondita, seguendo lesempio dei padri del deserto.
Ricchissima era invece la sua vita spirituale: le continue preghiere, le intense meditazioni
della Passione di Cristo erano compensate da numerose visioni, in cui le venne pi volte
assicurata la salvezza eterna e la certezza di essere stata eletta dal Cristo a sua sposa. La
mistica di M. infatti cristocentrica e sponsale, come in altri casi di donne sotto
linfluenza spirituale dei mendicanti; ma in lei il rapporto con lo Sposo raggiunge toni di
intensit e di passionalit rare.
Anche in questa fase della sua vita M. non trascur comunque di operare a favore del
prossimo sofferente, fondando, grazie allaiuto della nobilt cortonese e forse dello
stesso Uguccio Casali detto il Vecchio, che si avviava a diventare signore della citt, un
piccolo ospedale dove curare malati, poveri e pellegrini. Il gruppo di devoti che si
unirono a lei nellattivit assistenziale diede vita alla Confraternita di S. Maria della
Misericordia, che vide approvato lo statuto nel 1286 dal vescovo di Arezzo, della cui
diocesi Cortona faceva parte. Come molti altri, chierici e laici, ispirati dalla pastorale
mendicante, M. volle operare per la pace, proponendosi come mediatrice tra le fazioni
che si disputavano il potere in citt e tra Cortona e Arezzo, impegnate in un conflitto
secolare.
Nel 1288 il suo consigliere spirituale, fra Giovanni da Castiglion Fiorentino, fu trasferito
ad Arezzo e le fu assegnato come confessore fra Giunta di Bevignate. Ma proprio in
quegli anni matur in M. la decisione di sottrarsi alle distrazioni della vita cittadina, che le
impedivano di raccogliersi in preghiera e meditazione come avrebbe voluto, per quanto
gi vivesse rinchiusa in una cella. Si trasfer allora in unaltra cella, a qualche distanza dal
centro abitato, in prossimit della rocca, accanto alle rovine della chiesa di S. Basilio.
Proprio dietro sua richiesta, il Comune di Cortona si impegn a ricostruire il modesto
edificio, segno questo dellinfluenza e dellautorit che M. esercitava sulla popolazione
del luogo, che sempre pi spesso si rivolgeva a lei per ottenerne lintercessione
presso Dio.
La nuova residenza si tradusse presto anche in uninterruzione del legame che la univa ai
frati minori; nel 1290, quando, dopo lemanazione della Supra montem, avrebbe dovuto
rafforzare il proprio rapporto di dipendenza spirituale dai figli di S. Francesco, ormai gli
unici autorizzati a esercitare il ruolo di visitatori nei confronti dei penitenti, M. si
sottrasse invece alla loro cura; nei suoi ultimi anni di vita suo confessore fu infatti un
secolare, ser Badia Venturi, rettore della restaurata chiesa di S. Basilio.
Fu ser Badia a fornire a fra Giunta i particolari relativi agli ultimi anni di vita di M.,
confluiti poi nel testo agiografico. M. mor a Cortona il 22 febbr. 1297.
Quando si diffuse la notizia della sua morte, la popolazione cortonese, che la venerava
gi come una santa, volle che il suo corpo venisse imbalsamato e, vestito di porpora,
fosse esposto alla venerazione dei fedeli nella chiesa di S. Basilio. Ledificio, negli anni
immediatamente successivi, fu ampliato e parzialmente ricostruito in forme gotiche.
Venne inoltre ornato di un ciclo di affreschi (ora perduti, ma noti attraverso una copia ad
acquerello, autenticata da un notaio, dai cui atti venne tratta nel 1634 e allegata agli atti
del processo apostolico da poco autorizzato dalla S. Sede), opera di maestranze senesi,
probabilmente legate a Pietro Lorenzetti. Di questa chiesa ben poco rimasto, a causa di
una radicale trasformazione del complesso nel sec. XIX.
La chiesa in cui fu sepolta M. divenne presto centro di una devozione civica favorita dai
nuovi signori di Cortona, i Casali, che scelsero di farsi seppellire accanto alle spoglie di
Margherita. Gli statuti del 1325, anno in cui Cortona fu affrancata dalla dipendenza da
Arezzo ed eretta in diocesi, segnalano gi il contributo economico del Comune in
occasione della festa di M., la cui memoria veniva celebrata da una processione cui
partecipavano tutte le istituzioni e i mestieri cittadini. I frati minori non si rassegnarono
per a rinunciare a quella che consideravano una loro figlia spirituale. Pochi anni dopo la
morte di M., e quando gi si andava affermando il suo culto in citt, fra Giunta ricevette
lincarico di scrivere la Vita di M., rivendicando il carattere francescano della sua
religiosit, presentandola come una novella Maddalena e come luce del TerzOrdine
francescano. Il testo di Giunta fu letto, come risulta da una nota apposta dallo stesso
autore alla fine della sua opera, da molti eminenti personaggi dellOrdine ma, soprattutto,
dal cardinale legato Napoleone Orsini che, nel 1308, si fece consegnare una copia del
testo, lo fece ricopiare, ne approv il contenuto ed esort tutti a favorire la circolazione
dello scritto e a predicare vita, virt e miracoli di Margherita. Il potente cardinale Orsini
membro di una delle famiglie romane di antica nobilt e fautore non solo degli
spirituali francescani, ma anche delle nuove forme di religiosit femminile, di cui M. un
fulgido esempio si impegn anche a far mettere per iscritto i miracoli operati grazie alla
sua intercessione. Lintervento del cardinale a favore del riconoscimento della santit di
M. fu immediatamente avvertito come di singolare importanza. La scena della
registrazione notarile dei miracoli di fronte a Napoleone Orsini e al vescovo,
anacronisticamente identificato col primo vescovo di Cortona (che non fu diocesi fino al
1325), fu inserita nel ciclo che decorava le pareti della chiesa-santuario ben presto nota
col nome di S. Margherita.
Ma anche se pot godere dellappoggio del cardinale Orsini e della devozione di unintera
citt, la causa di M. non trov favorevole accoglienza presso i papi e la Curia. La santit
femminile, con il suo carattere non disciplinato e segnata da un misticismo sospetto a
molti uomini di Chiesa, dovette attendere secoli per essere riconosciuta. Solo grazie a
una serie di favorevoli circostanze, Leone X, prestando ascolto alle insistenze del nobile
cortonese e cardinale Silvio Passerini, che aveva avuto modo di conoscere e apprezzare
prima della sua elezione al pontificato, concesse, nel 1516, la celebrazione della festa di
M. nella diocesi di Cortona. Urbano VIII estese tale privilegio allintero Ordine
francescano; nel 1629 fu finalmente autorizzata lapertura del processo apostolico, che
port il 16 maggio 1728 al riconoscimento formale della santit di Margherita.
Altrettanto successo ha riscosso M. nelle arti visive (cfr. Bibl. sanctorum, VIII, coll. 770-
773). Il suo cenotafio, in S. Margherita a Cortona, un superbo lavoro di scultura gotica
di Agnolo e Francesco di Pietro. In pieno secolo XX, il cortonese Gino Severini ha
dedicato a M. una grande immagine in mosaico, quale ex voto della citt, sfuggita alle
devastazioni della seconda guerra mondiale.
Fonti e Bibl.: Il testo di Giunta di Bevignate fu edito parzialmente per la prima volta
in Acta sanctorum, Februarii, III, Antverpiae 1658, pp. 298-357; poi per intero da L.
Bargigli da Pelago, Antica leggenda della vita e de miracoli di s. M. da C., Lucca 1793; poi
ancora in Legenda de vita et miraculis beatae Margaritae de Cortona, a cura di F. Iozzelli,
Grottaferrata 1997; per i manoscritti e le traduzioni si veda Repertorium fontium historiae
Medii Aevi, VI, pp. 477 s.; gli atti del processo di canonizzazione, conservati in almeno
cinque codici, sono stati editi, a partire da uno dei tre manoscritti cortonesi, tradotti in
italiano da O. Montenovesi, I fioretti di santa M. da C., in Miscell. francescana, XLVI (1946),
pp. 254-293.