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Il Secondo Miracolo Eucaristico di Lanciano

In epoca medievale a Lanciano, nella parrocchia di San Lorenzo, si trovava la casa dove vissero tale Jacopo Stazii o
Stasio e sua moglie Ricciarella e in cui nel 1273 avvenne il prodigioso evento che rappresenta il secondo Miracolo
Eucaristico della città: quello del “Frija Criste”. La tradizione narra che Ricciarella per riconquistare l’amore del marito,
si recò da una fattucchiera e su consiglio di questa, durante la messa trafugò un ostia consacrata. Tornata in casa la mise
sul fuoco per ricavarne un filtro d’amore, tuttavia per incanto il sacramento si trasformò in carne viva e sanguinante
macchiando il coppo. Presa dallo spavento Ricciarella cercò di arrestare il fenomeno gettandovi cenere e cera liquefatta.
Risultando vano ogni tentativo, la donna decise di avvolgere il coppo in una tovaglia di lino occultando l’involucro tra
le immondizie della casa. Le reliquie rimasero così nascoste per sette anni nella stalla dove, pure gli animali si
genuflettevano prima di entrare, fino a quando in seguito alla confessione di Ricciarella furono poi ritrovate dal frate
agostiniano Jacopo Diotallevi che nel 1280 le trasferì ad Offida, sua città natale, dove sono tutt’ora conservate presso la
chiesa di Sant’Agostino. Soltanto nel maggio 2003 grazie alla donazione di Monsignor Giuseppe Sergiacomi, due
frammenti del coppo in cui venne apposta l’ostia e dello strofinaccio dove venne avvolta, sono tornati a Lanciano e
tutt’ora conservati nella chiesetta, come testimonianza visibile del miracolo nel luogo in cui esso avvenne. Testimoni di
questo prodigioso racconto sono una pergamena dell’epoca, oggi irreperibile, di cui però conserviamo una copia del
1788 e svariate bolle di papi come quella di Bonifacio VIII (1230-1303) Giulio II (1443-1513) Pio V (1504-1572)
Gregorio XIII (1502-1585) Sisto V (1521-1590) Pio IX (1792-1878) e Paolo VI (1897-1978). A queste vanno aggiunti
i documenti degli arcivescovi frentani Mario Bolognini (1579-1588) Francesco Petrarca (1872-1896) e Gioacchino Di
Leo (1946-1950) oltre, alle importanti citazioni che storici patri come Antonio Ludovico Antinori, Omobono Bocache
e Giacomo Fella ci hanno lasciato nelle loro opere. Sul Miracolo esiste inoltre, sconosciuto ai più, un piccolo ciclo di
affreschi costituito da quattro scene all’interno della Cappella del Corporale nel Duomo di Orvieto. Questo prezioso
documento narrativo rimase a lungo celato fino a quando, nel 1916 in seguito ad alcuni lavori svolti all’interno della
cappella, tornarono finalmente alla luce. Le raffigurazioni realizzate intorno al 1357 dal maestro Ugolino di Prete Ilario
e da alcuni suoi più stretti collaboratori, rappresentano con buona certezza proprio i fatti legati al prodigioso evento di
Lanciano.

La Chiesetta di Santa Croce

Secondo le fonti l’edificazione di questa piccola chiesa, dedicata alla Santissima Croce1, risale al 1583 (la data precisa
dei lavori è il 24 giugno 1583) per iniziativa del padre provinciale degli agostiniani d’Abruzzo, Agostino Merli o de
Merulis2 e di Mons. Bolognini che diede il suo permesso affinchè la presunta stalla di Iacopo Stazio fosse tramutata in
chiesa. Originariamente questo piccolo oratorio era annesso al vicino palazzo dei baroni Fiore Gigliani 3. Sulla facciata
un’antica lapide ne consacra la memoria con la seguente epigrafe “Non est hic aliud nisi domus miraculi dei magni”
mentre il frontone del ricco portale scolpito reca la scritta. “Orabit pro eo sacerdos et liberabit”. All’interno, il piccolo
altare presenta un dipinto su tela, coevo alla fondazione della cappella che offre a livello iconografico delle analogie con
un quadro settecentesco conservato presso il Santuario Eucaristico di Offida. Esso raffigura Sant’Agostino con la
stauroteca della “Croce Santa” ed ai lati, Santa Monica sua madre e un frate di incerta identificazione, con gli altri due
reliquiari del Coppo e della Tovaglia. Un’ altra importante testimonianza figurativa del Miracolo è rappresentata dalla
tela con Ricciarella e la Fattucchiera conservata oggi presso il Museo Diocesano e fatta restaurare nel 2002 per volontà
di Mons. Ezio d’Antonio4. In un’apposita edicola è inoltre visibile un frammento del Sacro Legno conservato in un
reliquario a forma di croce trilobata decorato con i simboli della Passione, mentre a detta del Sergiacomi5 nel 1880
quando il tempio venne restaurato per iniziativa di Giuseppe Vacri, facoltoso signore lancianese, si scoprì sotto la
predella d’altare, un po’ di terra inzuppata nel sangue dell’Ostia miracolosa con la relativa autentica. Questa venne
conservata in un reliquiario donato dal barone Riccardo Cocco. Alle pareti dell’oratorio sono affisse inoltre due
epigrafi: esse risalgono entrambe al 1583. La prima si trova sulla parete sinistra e racconta in maniera succinta la storia
del Miracolo, specificando che il prodigio avvenuto in questo luogo nel 1273, fu poi trasferito ad Offida: “Qui esisteva
la casa di Giacomo Stasio e di sua moglie Ricciarella, di Lanciano. Costei, nella speranza di guadagnarsi l’affetto del
crudele marito, si lasciò indurre da una perversa concittadina a polverizzare in un coppo infuocato un’Ostia consacrata e
mescerla nella bevanda del marito. Attuato l’infame sacrilegio, l’Ostia all’improvviso si convertì miracolosamente in
carne e sangue, proprio in questo luogo, nel 1273, e fu poi trasportata nella chiesa di sant’Agostino a Offida, nel Piceno,
dove si può chiaramente vedere a gloria di Dio e a devozione dei fedeli.” L’altra epigrafe, sulla parete destr racconta
come la vecchia casa di Ricciarella fu trasformata in oratorio, nel 1583 con i favori dell’arcivescovo di Lanciano: “Dal
1273 al 1583 questa casa rimase in possesso di laici. Ma, predicando a Lanciano il reverendo padre Agostino Merli, di
Offida, provinciale degli agostiniani d’Abruzzo, ricordò che in questa casa il Signore nostro Gesù Cristo aveva operato

1
Nel calendario cristiano la festa della Santa Croce cade il 3 maggio
2
All’iniziativa del padre provinciale si unirono il priore del convento di Lanciano, Giovanni Battista Finizzani e i confratelli Ugolino da Cortona,
Eusebio da Genazzano, Stefano d’Ancona, Nicola da San Severino e Agostino da Lanciano
3
Un’importante esponente della famiglia Gigliani, il barone Gaetano ha il suo monumento funebre proprio nella vicina Sant’Agostino
4
La tela prima di essere inclusa nella collezione del Museo Diocesano, si trovava presso la sacrestia della chiesa di Sant’Agostino, ma
verosimilmente fu commissionata proprio per l’oratorio di Santa Croce
5
G.Sergiacomi “Il Miracolo Eucaristico di Offida” Terza edizione aggiornata, pag. 87 Grafiche Angelini Ascoli Piceno 2001
uno strepitoso miracolo, così come per divina provvidenza tutti i cittadini lancianesi ancora ricordano. Poiché dunque si
deve rispetto alla casa di Dio, egli avanzò la proposta di costruirvi a ogni costo un oratorio. Udito ciò, l’illustrissimo e
reverendissimo Mario Bolognini, arcivescovo di Lanciano, pastore vigilantissimo e dotato di viva pietà, per rendere a
Dio l’onore dovuto, subito con tutto lo zelo e la devozione volle, decretò e ordinò che s’innalzasse un tempio in onore
della Croce Santa, a ricordo di così grande miracolo. E ai padri agostiniani, che, riuniti in capitolo, umilmente gli
chiesero il suddetto luogo, benevolmente concesse la facoltà di erigervi un monumento così santo e memorando. Perciò,
con somma gioia dell’intera cittadinanza, se ne cominciò la costruzione il 24 giugno dell’anno 1583, sotto il pontificato
di Gregorio XIII, pontefice ottimo massimo, durante il regno del re cattolico Filippo d’Austria (Filippo II d’Asburgo re
di Spagna) al tempo del governo del reverendissimo padre maestro Spirito Angosciolo, di Vicenza, generale dell’ordine
di sant’Agostino, e col consenso dei padri di Lanciano.” Inoltre dal Giugno 2014 per iniziativa dell’Arciconfraternita di
Maria SS. dei Raccomandati di San Biagio è stato allestito nella saletta dietro l’altare, un piccolo ma significativo
percorso espositivo che attraverso la selezione di alcuni documenti epistolari ma non solo, ricostruisce le vicende che
hanno portato al grande Gemellaggio Eucaristico del maggio 2003 tra Lanciano e Offida. Adiacente alla chiesa vi è un
caratteristico vicolo che, dalle campane in coccio sospese al suo imbocco, prende il nome di “Vico delle campanelle”.

Perché “Frija Crist” ?

Oggi come in passato gli abitanti di Lanciano sono chiamati dalle popolazioni dei paesi vicini con un particolare nome:
“Frija Crist” ossia “Frigittori di Cristo”. Questo nomignolo compare anche in alcuni versi satirici realizzati dal poeta
frentano Carlo Madonna nel 1833 quando in città si celebrava l’incoronazione della Madonna del Ponte:

“Son queste di Lanciano l’opre leggiadre: friggere il Cristo e incoronar la Madre”

Inoltre nel 1927, anche lo storico Giovanni Pansa affermava che: “E’ riserbato anche oggi ai lancianesi il titolo
dispregiativo di “Frija Christe”. Questo appellativo seppur infamante per i cittadini lancianesi dimostra quando per la
fantasia popolare non solo dell’epoca, era sembrato deprecabile e sacrilego il folle gesto di Ricciarella.

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