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L’INDOVINELLO VERONESE

Boves se pareba Spingeva avanti i buoi (le dita),


alba pratalia araba solcava arando un campo bianco (la carta)
et albo versorio teneba teneva un bianco aratro (la penna d'oca)
et negro semen seminaba. e seminava nero seme (l'inchiostro)
- il testo fu scoperto nel 1924 in un codice di provenienza spagnola custodita nella Biblioteca Capitolare di Verona
- l’autore dell’indovinello Veronese, scritto tra la fine dell’ottavo e inizio del nono secolo d. C. su una pergamena, è
stato probabilmente un amanuense veronese.
- si riferisce all’atto del seminatore che con le dita (buoi) sparge sulla carta (campi bianchi) per mezzo della penna
(aratro) l’inchiostro nero (seme nero)
- si vuole sottolineare così l’importanza della scrittura, prima mezzo usato da un popolo per la conservazione e la
trasmissione dei dati che contribuisce a manifestare la coltura di un popolo
- questo componimento scritto in volgare romanzo segna le trasformazioni del latino in volgare
- sul punto di vista fonetico e morfologico, si nota che mancano le consonanti finali.
- mentre il volgare era influenzato dalle lingue locali parlate, il latino classico veniva parlato da una minoranza
- esso rappresenta il primo testo della letteratura italiana scritto in prosa e testimonia la nascita della lingua volgare,
inizialmente usato solo oralmente e di cui ci sono pochi testi scritti.

PLACITO CAPUANO
Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta So che quelle terre, per quei confini che qui si
anni le possette parti Sancti Benedicti contengono, le possedette per trenta anni la parte di S.
Benedetto

- è il primo documento scritto in volgare italiano ad oggi pervenuto a noi, è il famoso Placito Capuano del 960 d.C.
- con il termine placito, nel Medioevo si intendeva il parere di un giudice su una disputa
- l'autore del documento è il giudice di Capua, chiamato a risolvere una diatriba fra l'abbazia di Montecassino e un
privato, Rodelgrimo: egli aveva preteso che gli fosse riconosciuta la proprietà di alcune terre rivendicate dagli abati
- nel documento è trascritta la testimonianza di un chierico e di alcuni abitati del luogo a favore dell'abbazia
- essendo un documento ufficiale, la lingua utilizzata è prevalentemente latina
- quando però il giudice dovette ascoltare le testimonianze a favore dell'abbazia, decise di trascrivere le testimonianze
con il volgare campano, lingua utilizzata dai testimoni che non conoscevano il latino; il magistrato ne correggerà poi
la forma ortografica, avendo così il primo uso autentico del volgare illustre

LE ISCRIZIONI DI SAN CLEMENTE


SISINIUM: "Fili de le pute, traite" SISINNIO: "Figli di puttana, tirate!"

GOSMARIUS: "Albertel, trai" GOSMARIO: "Albertello, tira!"

ALBERTELLUS: "Falite dereto co lo palo, ALBERTELLO: "Mettiti dietro a lui col palo,
Carvoncelle!" Carboncello!"

SANCTUS CLEMENS: "Duritiam cordis vestris, saxa SAN CLEMENTE: "A causa della durezza del vostro
traere meruistis” cuore, avete meritato di trascinare sassi".

- l'iscrizione di san Clemente risale alla fine dell’nono secolo ed è il primo prototipo di fumetto in lingua volgare
(anche se vi sono delle influenze della lingua latina)
- l'iscrizione si trova nella cappella sotterranea della basilica di San Clemente a Roma, e descrive il dialogo di cinque
personaggi raffigurati nell'affresco cui si riferisce
- Il dipinto ritrae il pagano Sisinnio e i suoi servi (Gosmario, Alberto e Carboncello) che cercano di arrestare san
Clemente per portarlo al martirio; essi sono convinti di aver legato il santo, e il loro padrone li obbliga in maniera
molto aggressiva con degli insulti a trascinarlo
- in realtà loro stanno trascinando una pesante colonna di pietra, questo perché con un miracolo San Clemente si è
liberato delle catene beffando i suoi persecutori.
- dal punto di vista linguistico mentre Sisinnio e i suoi uomini parlano in volgare, San Clemente si esprime in latino:
per evidenziare la distanza tra il santo (nobile d'animo, di spirito e cristiano) e gli altri tre personaggi, rozzi e incolti

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