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I tre stadi di vita:

Sren Aabye Kierkegaard vive la sua breve vita nella seconda met dell'800 (1813 - 1855). La sua
adesione al cristianesimo appare come un motivo propulsore del suo pensiero. Egli, infatti,
rivendica la singolarit dell'esistenza individuale (differentemente da Hegel) e il primato della fede.
La sua filosofia essenzialmente una ricerca vitale, che investe direttamente l'esistenza umana. In
due delle sue principali opere, Aut-Aut e Timore e Tremore, il filosofo mostra come, di fronte
all'uomo, si aprano possibilit di scelta esistenziale che corrispondono a tre precisi stadi di
vita: estetico, etico e religioso. Non si tratta assolutamente di tappe collegate tra loro da un rapporto
di necessit, al contrario, fra esse c' un salto, per cui ogni stadio risulta alternativo all'altro. Fra
queste modalit di vita s'impone, dunque, una scelta.

Stadio estetico: l'esteta colui che vive attimo per attimo, alla ricerca incessante del piacere
e delle sensazioni pi nuove, sfuggenti e irripetibili. Il poeta romantico e il seduttore incarnano
questo ideale estetico, in cui si manifesta la consapevole mancanza di senso e responsabilit. La
figura dell'esteta il Don Giovanni di Mozart, il quale vive perennemente alla ricerca dell'attimo in
cui la perfezione della bellezza si realizza, per svanire, subito dopo, nella noia delle ripetizioni,
Questa mina l'esistenza del seduttore e lo rende consapevole del fatto che la sua vita dipenda da
altro, il che lo conduce a intravedere altre possibilit di vita, in confronto alle quali quella estetica
appare come insignificante e disperata. La dimensione estetica, con la sua radicale assenza di
impegno e responsabilit, sfocia nella disperazione e tutto ci porta la presa di coscienza
dell'insensatezza e della vanit di quell'esistenza

Stadio etico: implica l'accettazione di quelle responsabilit del tutto estranee alla leggerezza
dell'esteta. Per chi compie la scelta etica, i doveri e gli incarichi sociali diventano il fulcro della
quotidianit. Kierkegaard identifica il tipo etico in un personaggio che conduce una vita ordinata e
senza scosse, da buon marito e cittadino; nell'adempimento del dovere, egli prende coscienza di s
formandosi una personalit e guadagnando quelle libert che nello stadio etico erano solo
un'illusione. Tuttavia, l'essere dedito al proprio dovere e il non infrangere alcuna legalit, implica,
alla lunga, un atteggiamento conformistico che svuota la soggettivit dell'uomo: schiacciato
progressivamente dal ruolo sociale che egli incarna, viene ad insinuarsi, in lui, un'inclinazione al
male e al peccato cui egli tenta di sottrarsi.

Stadio religioso: l'unica possibilit che ci pu salvare dalla disperazione la scelta religiosa.
Essa viene esaminata in "Timore e Tremore" mediante la figura di Abramo, chiamato da Dio, per il
sacrificio del suo stesso figlio. Il patriarca si piega al volere del Signore senza trovarvi n senso n
giustizia: la fede non morale e la morale non fede, ma si tratta di due dimensioni tra loro

incommensurabili. L'uomo pertanto libero di credere o non credere e a lui spetta la scelta
angosciosa fra queste due alternative.
Secondo Kierkegaard, la vita pone l'uomo sempre di fronte ad una scelta di molteplici possibilit,
nessuna delle quali garantita, cos che ogni scelta comporti la possibilit del fallimento.
L'angoscia , dunque, un sentimento della possibilit, tuttavia ha, anche, un aspetto positivo quando
viene a incontrarsi con la fede. E' l'angoscia stessa del peccato che ha permesso ad Adamo di
scoprire la propria effettiva esistenza di individuo e che lo ha condotto ad avere piena coscienza
dinanzi a Dio, ossia all'infinito.
Lesistenzialismo:
Sren Kierkegaard nasce a Copenhagen il 5 maggio del1813, in una famiglia di stretta
osservanza protestante, egemonizzata dalla figura del padre, il mercante Michael, che ha sposato in
seconde nozze lex cameriera di casa, con cui gi intratteneva una relazione mentre la prima moglie
era ancora in vita. Michael impone al figlio - uno dei pochi sopravvissuti ai molti lutti che
colpiscono la famiglia - una rigida educazione, ossessionata dal senso di un peccato latente ed
originario, che condiziona molto la prima formazione del giovane, radicando in lui il convincimento
di essere profondamente diverso rispetto ai compagni e ai coetanei, e di essere destinato ad una vita
di sofferenze ed angosce.
Nel 1830, Sren si iscrive alla Facolt di Teologia della capitale danese, dove si laurea nel 1840: nel
mezzo dei dieci anni, la morte della madre (1832) e del padre (1838), la scoperta della letteratura
romantica tedesca (principalmente Goethe) e della filosofia
di Hegel, Aristotele e Platone (Kierkegaard discuter appunto una tesi Sul concetto di ironia in
costante riferimento a Socrate), lincontro con la diciottenne Regine Olsen, con cui Sren si
fidanza. La prospettiva di unesistenza normale e borghese(gli studi, la famiglia, la possibilit di
diventare pastore luterano si infrange subito, quando Sren, con una scelta apparentemente
inspiegabile, abbandona Regine e, con laiuto delleredit paterna, si dedica alla scrittura filosofica
e allapologia della religione cristiana in polemica contro la chiesa danese, accusata di mondanit e
conformismo etico. Dopo una caduta in strada, Kierkegaard si spegne a Copenhagen, dove ha
vissuto praticamente tutta la vita, il 2 ottobre del 1855.
Gli anni che vanno dal 1843 alla morte (avvenuta a soli quarantadue anni) sono quelli
della produzione filosofica: alle pagine del Diario, che il filosofo tiene a partire dal 1834, si
aggiungono opere quali Aut-Aut (Enten Eller nel titolo danese; 1843) i Discorsi edificanti e Timore
e tremore (sempre del 1843), Il concetto dellangoscia (1844), Stadi sul cammino della
vita (1845), La malattia mortale (1849) e lEsercizio del Cristianesimo (1850). Da notare che tutti
gli scritti filosofici, a differenza di quelli religiosi, sono pubblicati sotto pseudonimo, quasi a voler

porre una barriera tra s e gli altri e, al tempo stesso, per suggerire una chiave di lettura ai propri
scritti (come nel caso degli alter ego di Victor Eremita, Johannes de Silentio e Anti-Climacus).
Come si vede, nella riflessione kierkegaardiana si intrecciano costantemente molti piani:
la riflessione sullessenza e lesistenza umana (che per alcuni fa del filosofo danese il primo degli
esistenzialisti), lo spiccato interesse per la problematica del Cristianesimo (con un arco di letture
molto eterogeneo, che va da San Paolo ai mistici) e per la vis polemica contro gli avversari (dato
che, nel momento in cui tutti si dichiarano cristiani, poi conducono la loro vita, in stragrande
maggioranza, in tuttaltre categorie), linclinazione ad una scrittura fortemente autobiografica ed
antiaccademica. Centrale in Kierkegaard allora il problema etico-esistenziale, attraverso cui Sren
contesta lintera filosofia hegeliana, e una costante ricerca della verit, che diventa assillo
personale e tormento intimo per lo stesso filosofo.
Si prefigurano cos due strade fondamentali per luomo: la vita estetica e la vita etica. Del primo
paradigma - quello di colui che vive in maniera spontanea e naturale il rapporto con lesistenza sono modelli il Don Giovanni mozartiano, il Faust di Goethe e il personaggio del seduttore di
Johannes, inclimax ascendente: dalla forza erotica alla sete di conoscenza al godimento estetico fine
a se stesso, anche se dietro tutto ci per Kierkegaard vi solo la disperazione del nulla. La via etica
accetta appunto questa disperazione attraverso una scelta (termine centrale nel pensiero
kierkegaardiano), che rende possibile alluomo di conoscere se stesso e ci che divenuto, e di
vivere in maniera concreta nella temporalit. Tuttavia anche letica per Kierkegaard un percorso
ad ostacoli, gravato dal peccato e dalla necessit fondamentale di riconoscersi colpevoli di fronte a
Dio. La sfera religiosa - che viene discussa in Timore e tremore e ne Il concetto dellangoscia presenta allora, attraverso la figura biblica di Abramo e dellepisodio del sacrificio di Isacco,
linevitabilit della contraddizione tra vita terrena e vita spirituale e il ruolo dellangoscia (altro
termine kierkegaardiano ed esistenzialista), intesa come vertigine della libert e come
precondizione del bene e del male che possiamo operare. Allangoscia, che caratterizza molti aspetti
della nostra vita quotidiana e della nostra esperienza con il mondo, corrisponde la "disperazione",
che il nostro rapporto intimo con noi stessi e che per Kierkegaard costituisce lo stato normale del
nostro Io. A tutto ci, la via duscita quella della fede: chi crede cosciente della propria
disperazione (e della propria lontananza da Dio), ed accetta il paradosso di un Dio eterno che si
fatto uomo per emendare i peccati di tutti, segnando lingresso dellinfinito nel finito (cosa che
rappresenta appunto una contraddizione logica). Per Kierkegaard, non vi pace e consolazione
nella fede, quanto piuttosto sfida nellaccettare la radicale contraddizione e lo scandalo di Cristo,
il suo appello definitivo che richiama luomo alla verit e alla libert.
ALTRO:
Kierkeegard nacque nel 1813 in Danimarca, dove si form, ricevendo un'educazione molto rigida e
religiosa; per tale motivo, egli crebbe con lincubo del peccato. Si laure allet di ventotto anni con una

tesi intitolata "Sul concetto di ironia", in cui criticava lironia dei romantici intesa come gioco e illusione;
a questa ironia egli contrapponeva quella di Socrate, considerandola come un mezzo per condurre i
suoi interlocutori alla seriet della vita. Lammirazione e la stima nei confronti di Socrate era grande;
Socrate, infatti, condannato ingiustamente dal tribunale ateniese, rifiut la fuga e accett con dignit la
morte. Questo era uno dei temi principale della filosofia di Kierkegaard, ovvero la necessit della
scelta.
Nel 1841 egli partecip alle lezioni di Schelling a Berlino, rimanendo sconcertato dal fatto che
lidealismo si sforzasse di dare una risposta ad ogni possibile questione. Questo perch lidealismo era
interessato solo alla verit oggettiva che prende in considerazione lidea di umanit e non alle verit
importanti per il singolo. Per Kierkegaard quello che conta la persona nella sua singolarit e unicit.
I cardini fondamentali del suo pensiero erano il concetto di singolo, la libert e la possibilit. Per quanto
concerne la singolarit, egli affermava che bisognava prendere in considerazione il singolo, perch ogni
uomo rappresenta una creatura forgiata ad immagine e somiglianza di Dio; per questo motivo luomo
manteneva un rapporto individuale con il suo creatore. In pi egli sosteneva che luomo fosse libert e
possibilit: libert di decidere e possibilit di scegliere. La libert per non soltanto qualcosa di
positivo; la libert ha anche un volto terribile, in quanto essere liberi significa scegliere tra due termini
contrapposti, il male e il bene. Questo genera angoscia e disperazione. Tra gli avvenimenti pi
importanti della sua vita si ricorda la rottura del fidanzamento con Regina Olsen che egli amava e che
voleva sposare. Dopo la rottura Regina era disperata, arrivando alla disperazione e alla minaccia del
suicidio, ma il giovane filosofo, avendo scelto la strada della religione, inizi a pensare che egli non
avrebbe potuto condividere il suo amore per Cristo con unaltra persona.
Kierkegaard, infatti, sosteneva che Dio avesse la precedenza su tutto e la decisione di scegliere Dio
era al di sopra di ogni altra cosa. Ma nonostante egli fosse molto religioso, non esitava a muovere
critiche nei confronti della Chiesa ufficiale. La Chiesa era da lui accusata di essersi ribellata a Dio; gli
uomini hanno ridotto il messaggio di Cristo a mera dottrina, mentre hanno tralasciato la parte pi
importante, limitazione di Cristo. Per questo motivo egli affermava l'esistenza dell'ateismo cristiano,
consistente nel fare a meno del volto pi severo di Dio per sostituirlo con una versione pi dolce.
Per quanto riguarda i suoi scritti filosofici pi importanti, egli scelse di firmarli con nomi di fantasia,
usando quindi uno pseudonimo. Luso dello pseudonimo serve ad indicare che, quando si affrontano le
verit esistenziali, non si pu utilizzare una comunicazione diretta e oggettiva, ma indiretta e soggettiva.
Kierkegaard non vuole far apparire in modo diretto il suo pensiero; egli sostiene che ognuno debba
arrivare alle verit dellesistenza senza farsi influenzare dal filosofo stesso.
La scelta
Nel 1843 escono i due volumi di Aut-Aut; gi dal titolo si capisce che il tema rappresentato dalla
scelta. La scelta di cui parlava il filosofo si baserebbe su due alternative contrapposte, due diverse
forme di vita, quella estetica e quella etica. Chi vive nello stadio estetico, alla ricerca continua del
piacere; la figura che incarna la vita estetica ilDon Giovanni. Questo personaggio non un seduttore
sensuale, a cui interessa solo il piacere fisico, egli un seduttore intellettuale, il quale ama sedurre le
proprie donne attraverso la forza travolgente della parola. La visione della donna fortemente
svalutativa, in quanto ella viene vista come semplice oggetto del desiderio. Per il filosofo la vita estetica
non pu costituire il fine della vita, per cui non si pu sempre giocare con la vita, infatti, chi si dedica
solo al piacere, ben presto viene assalito dalla noia, considerando il fatto che che si arriva a svuotare il
proprio essere. In questo modo luomo giunge alla disperazione ed posto di fronte ad una scelta.
Attraverso tale scelta, luomo giunge alla vita etica, dominata dalla responsabilit. La figura che incarna
la vita etica il marito. La donna non pi vista come loggetto del piacere, ma come moglie e madre.
Neppure lo stadio etico per pienamente soddisfacente; esso minacciato dal conformismo. E cos
ad esempio i matrimoni tendono a durare anche senza amore, soltanto per abitudine. Nellanimo
delluomo inizia ad affiorare un oscuro senso di colpa. In Kierkegaard emerge la convinzione che il fine
ultimo delluomo consista nella realizzazione della vita religiosa. Il passaggio dallo stadio etico a quello
religioso viene definito il salto della fede; in questo modo, luomo raggiunge la piena felicit.
Il simbolo della vita religiosa Abramo che, vissuto sempre nel rispetto delle leggi morali, un giorno
riceve da Dio lordine di uccidere il suo amato figlio Isacco. Obbedire o non obbedire al comando di
Dio? Abramo non ha via di scampo, deve scegliere. Egli fa il salto della fede, scegliendo Dio. La fede
paradosso, perch contraria allopinione degli uomini e del mondo.
Questo richiede una scelta di carattere individuale. La fede un rapporto individuale tra luomo e Dio.
Solo la fede lunico antidoto alla disperazione. La disperazione riguarda il rapporto delluomo con se
stesso, a differenza dellangoscia che invece riguarda il rapporto delluomo con il mondo. Secondo
Kierkegaard, si disperati in un duplice senso: quando non ci accettiamo per quello che siamo e
quando ci riteniamo autonomi ed indipendenti, perch in questo modo si nega di appartenere a Dio e

se neghiamo Dio, neghiamo anche noi stessi. La fede, dunque, rappresenta lunica via che pu salvarci
dalla disperazione.
Angoscia:
Dopo aver delineato gli stadi fondamentali dellesistenza, Kierkegaard approfondisce i concetti di
angoscia e disperazione.
Langoscia, come Kierkegaard esprime ne Il concetto dellangoscia, intesa come rapporto dellio con il
mondo.
Langoscia il sentimento del possibile, la condizione esistenziale generata dalla vertigine della
libert, ovvero dalle infinite possibilit dellesistenza.
A tal proposito, Kierkegaard va alle radici dellantropologia, rilevando che langoscia il fondamento del
peccato originale. Indica cos i vari stadi esistenziali di Adamo:
1. INNOCENZA
Linnocenza di Adamo unignoranza (di ci che pu) che contiene un elemento che non n calma o
riposo, n turbamento e lotta (perch non c nulla contro cui lottare), ma un niente, e questo niente
genera langoscia.
Langoscia, in quanto sentimento del possibile, non si riferisce a nulla di preciso, e differisce quindi dal
timore, che si riferisce a qualcosa di determinato.
2. DIVIETO DIVINO
Il divieto divino inquieta Adamo perch lo mette di fronte alla possibilit della libert, langosciante
possibilit di potere. Adamo non sa cosa pu, perch non conosce a differenza tra bene e male. In lui
presente unicamente la possibilit di potere, che si concretizza, nellesperienza vissuta, nellangoscia.
3. AVVENIRE
Langoscia connessa al futuro poich langoscia il sentimento del possibile, e il possibile
corrisponde con lavvenire.
Il passato pu angosciare solo quando si ripresenta come una possibilit di ripetizione nel futuro.
Pertanto una colpa passata genera angoscia solo se non realmente passata; infatti, nel caso in cui
sia realmente passata, essa genera pentimento, ma non angoscia. Langoscia infatti legata alla
possibilit, a ci che non ma pu essere, alla minaccia del nulla (al nulla che possibile).
Langoscia legata alla sola condizione umana e non a quella animale. Infatti, nel caso dellumanit, il
singolo superiore alla specie.
Invece, lanimale ha unessenza (caratteristiche fisse) ed determinato (agisce meccanicamente);
lessenza il regno della necessit, di cui la scienza cerca le leggi.
Invece, lesistenza del singolo il regno della possibilit, del divenire, del contingente, della storia,
quindi della libert: luomo ci che sceglie di essere, ci che diventa.
Il modo dessere dellesistenza non la necessit, ma la possibilit.
La possibilit la pi pesante delle categorie, sebbene alcuni, intendendola come possibilit di felicit o
di fortuna, ritengono che sia leggera. Invece, nella possibilit tutto ugualmente possibile, essa ha sia
un lato terribile che un risvolto piacevole.
Nelle pagine conclusive de Il concetto dellangoscia Kierkegaard rileva che langoscia costitutiva della
condizione umana ed legata alla possibilit. In particolare Kierkegaard contraddice Lutero, secondo
cui la frase che rivela lumanit di Cristo Mio Dio, perch mi hai abbandonato?, rintracciandola
invece in quella che Cristo rivolge a Giuda: Ci che tu fai, affrettalo!. La prima parte esprime la
sofferenza di ci che accadeva, la seconda langoscia di ci che potrebbe accadere.
Lantidoto allangoscia non laccortezza, ovvero il calcolo delle possibilit, la prevenzione, poich non
pu nulla di fronte allonnipotenza o infinit del possibile (Nel possibile, tutto possibile), cio
lindeterminatezza delle possibilit che causa langoscia.
Lunica soluzione allangoscia la fede religiosa in colui al quale tutto possibile.
La disperazione:
Come si evince dalla Malattia mortale, la disperazione si riferisce al rapporto dellio con se stesso, alla
possibilit di tale rapporto.
Essa nasce dal fatto che luomo non accetta la sua condizione umana. Lio, infatti, pu volere, come
pu non volere, essere se stesso. Se vuol essere se stesso, essendo finito e quindi insufficiente a se
stesso, lio non giunge al riposo, allequilibrio, ma sfocia nella disperazione.
Lesito nuovamente la disperazione anche nel caso in cui lio non vuole essere se stesso, in quanto
non pu rompere il proprio rapporto con se stesso, che gli costitutivo.
La disperazione pertanto la malattia mortale, non perch conduca alla morte dellio, ma perch il
vivere la morte, lannullamento dellio.
unautodistruzione impotente.
Inoltre, lio sintesi di necessit e libert, per cui la disperazione nasce in lui o dalla deficienza di

necessit o dalla deficienza di libert.


La deficienza della necessit la fuga dellio verso possibilit che si moltiplicano indefinitamente e non
si solidificano mai. come se tutto fosse possibile, lindividuo diviene un miraggio e viene ingoiato
dallabisso delle infinite possibilit. In questo senso la disperazione quella che oggi prende il nome
dievasione, cio il rifugio in possibilit fantastiche, illimitate. Poich nella possibilit tutto possibile, ci
si pu smarrire in essa in due modi fondamentali: il desiderio (liperattivismo, la ricerca del
soddisfacimento) o, in un ambito malinconico-fantastico, la speranza, il timore, langoscia, la paralisi.
La deficienza della libert (o del possibile) porta alla disperazione perch luomo non pu vivere senza
possibilit; la possibilit salva e fa rinvenire luomo, cos come lacqua rianima chi sviene. Tuttavia,
linventiva della fantasia umana, che consente di trovare una possibilit, non basta il pi delle volte
come rimedio alla disperazione.
Lunico antidoto alla disperazione la fede in Dio, in quanto a Lui tutto possibile.
La disperazione, essendo lopposto della fede, il peccato. Quindi lopposto del peccato non la virt
(morale e fede sono slegate) ma la fede.
La fede leliminazione della disperazione, la condizione in cui luomo, pur orientandosi verso se
stesso e volendo esser se stesso, non si illude sulla sua autosufficienza ma riconosce la sua
dipendenza da Dio, dalle proprie origini. In questo caso, la volont di esser se stesso contro
limpossibilit dellautosufficienza, e non porta perci alla disperazione.
Quindi lopposto della disperazione, che la fede, la speranza e la fiducia in Dio (non la salvezza).
Tuttavia, la fede assurdit, paradosso, scandalo, conduce luomo al di l della ragione, della logica,
della comprensione.
Lo scandalo fondamentale del cristianesimo che la realt delluomo sia quella di un individuo isolato
di fronte a Dio. Altri paradossi del pensiero religioso sono, ad esempio, la trascendenza (che implica
una distanza infinita tra Dio e luomo, escludendo la famigliarit tra Dio e uomo anche nellatto del loro
pi intimo rapporto, ovvero la fede), il peccato nella sua natura concreta (come esistenza dellindividuo
che pecca), lidea di Dio che si fa uomo e muore per salvare luomo.
Nonostante tali paradossi, la fede crede, ma resta comunque qualcosa di incerto, precario, in quanto
essa espressione della condizione esistenziale umana, che rischiosa perch dominata dalla
precariet delle possibilit: poich Dio, cui tutto possibile, la gigantografia delle possibilit, luomo
che ha fede non fa altro che rafforzare la condizione dellesistenza.
Di fronte allinstabilit costitutiva dellesistenza dominata dal possibile, la fede si appella alla stabilit di
Dio, cui tutto possibile.
Esistenza:
L'esistenza come possibilit e fede
Una caratteristica principale di Kierkegaard di ricondurre l'esistenza umana alle categorie della
possibilit e della fede. Egli vede nella categoria della possibilit la minaccia del nulla in quanto
considera il carattere negativo delle possibilit che paralizza l'uomo in quanto non offre solo una
possibilit-che si- (considerata anche da Kant solo dal punto di vista positivo come un effettiva capacit
realizzatrice dell'uomo che permette all'uomo di realizzarsi), offre anche una possibilit-che non ovvero
la implica la nullit possibilit di ci che possibile. Questo casa nell'umo il concetto di angoscia, le
infinite possibilit nullificatrici e terribili paralizzano ogni nostro pensiero.
Un altro concetto nel quale secondo kierkegaard risiede l'esistenza umana la FEDE. Egli considera la
fede come l'unica vera dottrina dell'esistenza e vede nel cristianesimo l'unico forma di salvezza
dall'angoscia.
Angoscia (Rapporto dell'uomo col mondo)
la condizione esistenziale dell'uomo afflitto dalle infinite possibilit negativa che incombono sulla sua
vita e sulle sue possibili azioni. Per questo l'angoscia diversa della paura in quanto essa si prova al
cospetto di situazioni delle quali non abbia coscienza e conoscenza. L'unico modo per affrontare
superare l angoscia umana la fede religiosa in Colui (Dio) al quale tutto possibile.
Disperazione( Rapporto dell'uomo con se stesso)
I tre stadi dell'esistenza umana
Kierkagaard distingue in questi 3 stadi i modi fondamentali di vivere e concepeie l'esistenza dell'uomo.
STADIO ESTETICO: la forma di vita che esiste nell'attimo fuggevolissimo ovvero la forma di vita in
cui immediatamente ci che - e tende a fare delle propria vita un'opera d'arte. Ma destinato al

fallimento e alle disperazione in quanto l'esteta vivendo attimo per attimo rinuncia alle scelte impegnate
di conseguenza sceglie di non scegliere costituisce la Personalit dell'individuo
STADIO ETICO: In questo stadio l'individuo si impegna nel fare una scelta e di renderla duratura nel
tempo, scegliendo di scegliere l'individuo assume piena responsabilit della sua esistenza. Tuttavia
anche la vita etica destinata al fallimento in quanto l uomo non riesce a trovare veramente se stesso
nella ''singolarit'' dell'individuo
STADIO RELIGIOSO: lo stadio della fede dove l'individuo aprendosi totalmente al cristianesimo e a
Dio riesce a liberarsi dall'angoscia e dalla disperazione in quanto la fede offre all'uomo un improvvisa
discesa della verit divina ( CHE ANCHE LA DEFINIZIONE DI -ATTIMO- IN KIERKEGAARD) che
differisce dalle verit razionali ed etiche dello stadio etico e costituisce anche un paradosso in quanto
un contro senso pensa alla figura di un Dio che si fa carne e muore.
Concetto del singolo
Considera da kierkegaard la -categoria propria dell'esistenza umana- che va contro la considerazione
oggettiva di verit di hegel ( egli infatti veniva considerato ANTI-HEGELIANO in quanto criticava la
visione oggettiva delle filosofia che per kierkagaard era una riflessione SOGGETTIVA che risiedeva
quindi nel singolo che ne direttamente coinvolto e v contro il PANTEISMO IDEALISTICO DI HEGEL
che affermava che l individuo e Dio erano una sola cosa mentre K.distingue l uomo e dio come una
"infinita differenza qualitativa". Egli infatti sosteneva che la verit lo quando verit per me, ovvero
quando siamo noi stessi tramite tramite un processo soggettivo a ricavarla.
Lattimo e la storia:
La storia non una teofania, ovvero una rivelazione o autorealizzazione dellAssoluto (vedi Hegel).
Tra Dio e luomo c una differenza assoluta, in quanto luomo vive la continuit della storia, mentre Dio
vive leternit.
Posta tale differenza assoluta tra Dio e luomo, il loro incontro non pu avvenire nella storia, ovvero
nella continuit del divenire umano, ma nellattimo, che la subitanea inserzione della verit divina
nelluomo.
Quindi, se Dio verit e lincontro con Lui avviene solo nellattimo, allora luomo vive costantemente
nella non-verit: la conoscenza di questa condizione il peccato.
Allora socratismo e cristianesimo sono contrapposti:
-Per Socrate luomo possiede la verit, che il maestro deve trarre fuori dal discepolo mediante larte
maieutica.
-Nel caso del cristianesimo, invece, luomo non-verit, pertanto deve essere salvato, in modo da
renderlo adatto alla verit che esterna rispetto a lui. Il maestro perci un salvatore, che determina la
nascita di un uomo nuovo, in grado do cogliere nellattimo la verit divina.
Lattimo dunque linserzione paradossale e incomprensibile delleternit nel tempo; esso realizza il
paradosso del cristianesimo: la venuta di Dio nel mondo.
La storicit del cristianesimo non nella continuit, ma nellattimo, cio ogni volta che il singolo riceve il
dono della fede.
Quindi non esistono testimoni privilegiati della storicit del cristianesimo, non c differenza tra
discepoli di prima e di seconda mano: la fede delluomo che vive molti secoli dopo la venuta di Cristo
deriva da Dio, e non dalla fiducia nella fede di un contemporaneo di Cristo.
Nessun uomo, senza la fede di Dio, ha le categorie mentali per scorgere Dio nelluomo.

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