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a cura di
Intorno
al Libro rosso
di Jung
Un tentativo di dialogo tra psicologia e filosofia
A cura di
Vincenzo Cicero e Lucia Guerrisi
Il Cappellaio
I testi pubblicati in questo volume tranne lAppendice e le Notizie sugli autori sono
apparsi per la prima volta sul Quaderno n. 5 (Supplemento al n. 9, aprile-giugno 2016) della
Rivista Internazionale di Studi Culturali, Linguistici e Letterari AGON, diretta da Massimo
Lagan (http://agon.unime.it).
I diritti relativi ai testi firmati sono protetti da Copyright e sono dei rispettivi autori. Leditore del presente volume non detiene il Copyright, e gli autori possono anche pubblicare
altrove i contributi apparsi. La riproduzione con qualsiasi mezzo analogico o digitale non
consentita senza il consenso scritto dellautore.
Le paginazione originaria degli scritti segnalata dai numeri a margine in corrispondenza di
sbarre verticali nel testo, e dai numeri tra parentesi quadra nelle testatine in alto.
Le figure, che nelledizione online erano collocate in corrispondenza dei relativi passaggi
testuali dei saggi interessati, sono state qui assemblate in una sezione iconografica a s.
Editore Il Cappellaio, via Caterina Carbone, 14 Rometta Marea (ME)
ISBN 978-88-942236-0-6
Sommario
Vincenzo Cicero
Premessa 7
Avvertenza 9
Matteo Allone
Lasciarsi incontrare dal Tao 11
Evelina Saltalamacchia
Il numinoso nel Libro rosso
19
Federica Papa
Esempi di visione mitica nel Libro rosso
31
Chiara Tal
I mandala e il visionario viaggio di Jung 43
Salvatore Settineri
La testimonianza del confronto con linconscio di C.G. Jung
nella relazione clinica 59
Simona Corinna Gugliotta
Linfernale viaggio di Odisseo 69
Ivan Formica
Il desiderio in Jung e Lacan
89
Sara Pizzata
Prodromi della sincronicit junghiana 111
Lucia Guerrisi
Lo Zarathustra di Nietzsche nel Libro rosso
125
Vincenzo Cicero
Lombra blu e la bellezza della sofferenza. Riflessioni epistemologiche
e mitologiche sul Cristo del Liber novus
147
sommario
Appendice
Vincenzo Cicero Lucia Guerrisi
VII Sermones ad vivos. Notazioni filosofiche e psicologiche
a margine del poema di Jung 185
Bibliografia junghiana
223
Abstract
229
235
237
Indice generale
239
Premessa
La discesa di Jung nel mondo infero, a ripetere il gesto di Cristo
tra la morte di croce e la risurrezione: cos pu anche definirsi
il Libro rosso. Questo volume monumentale, uscito postumo nel
2009, non ha solo confermato che, con la concomitanza di certi eventi intorno al 1913 (il distacco da Freud, la premonizione
dellimminente conflitto mondiale, la lettura desertica dello
Zarathustra di Nietzsche), nella vita di Jung si era inaugurata una
lunga fase di inaudito e creativo sprofondamento entro s, ma ha
pure spalancato prospettive inedite sulla psicologia junghiana nel
suo complesso.
Latmosfera desordio di questo impressionante opus grafico
segnata dalla citazione del Servo di Isaia (53,1-4), nota prefigurazione del Cristo sofferente e redentore; e negli ultimi grafemi delle Prove lombra blu di Cristo dice a Filemone: ti porto
la bellezza della sofferenza. Tra le due estremit si coniuga un
insieme di esperienze il cui paradigma comune costituito dal
fatto di scaturire direttamente dalle figure/personificazioni che
fanno visita nei sogni o nellimmaginazione attiva di Jung: non si
tratta di escogitazioni schizzate dalla sua visionariet, al contrario
sono le immagini e i pensieri a derivare dalle figure. Il Libro rosso
d la parola alle figure, rispettandone larcaicit, rispecchiandone
la schietta autorevolezza.|
Solo adesso, grazie al Libro rosso la cui stesura durata oltre 16
anni, possibile ricostruire il vero contenuto essenziale delle opere junghiane successive. James Hillman e Sonu Shamdasani hanno
persino sostenuto unanimi che la psicologia dopo il Libro Rosso
deve trovare un altro linguaggio, [...] basarsi sullimmagine fantastica. Deve usare il linguaggio della poesia, o dellanalogia, o della
metafora, o qualsiasi altro che non sia, per cos dire, denotativo1.
Ora, io credo che lattuale dibattito filosofico trarrebbe grande
1
8 [4-5]
premessa
Vincenzo Cicero
Avvertenza
Nellintero Quaderno le coordinate bibliografiche delle citazioni
dal Libro rosso vengono registrate cos: la sigla RB (= Das Rote
Buch), seguita dal numero di pagina (e lettera di colonna) delloriginale tedesco, quindi tra parentesi quadra dal numero di
pagina corrispondente nelled. Studio della traduzione italiana.
Per la completezza dei riferimenti a questo e agli altri scritti
junghiani citati si veda sempre la bibliografia generale in fondo al
Quaderno. Nei riferimenti bibliografici presenti in coda a ciascun
saggio non sono infatti elencati i testi di Jung (i cui titoli, nelle
note a pi pagina, vengono riportati in forma abbreviata)[*].
Se negli altri saggi le citazioni junghiane sono state solo talvolta parzialmente ritradotte, nel mio saggio tutte le traduzioni,
junghiane e non, sono state sistematicamente riviste o rifatte, e
i rinvii alle traduzioni esistenti sono solo indicativi. Loriginalit
delle versioni del Libro rosso, in particolare, risponde a una precisa
strategia che avr uno sbocco editoriale nei prossimi mesi[**].
[In questa edizione a stampa abbiamo aggiunto in Appendice
il saggio a quattro mani VII Sermones ad vivos, uscito solo qualche
mese fa sulla rivista Illuminazioni e concepito in perfetta sintonia ideale e compositiva con il progetto del Quaderno n. 5 di
AGON.]
V.C.
Vincenzo Cicero
188
Prologo.
Il servo folle del Dio rinnovato
189
53,1
Il titolo del prologo Der Weg des Kommenden (La via dellavvenire o
anche, data lambiguit del genere maschile o neutro del genitivo: La
via di colui che viene). Il capolettera ritrae un borgo lacustre, su cui svetta il
campanile di una chiesa; fuori dellagglomerato lala di un castello; sullo sfondo
montagne e strati di nuvole; un vascello sta salpando, tra simboli astrologici
nel cielo (dove inoltre, assieme a luna e pianeti, spicca in particolare una croce
stellata) e strane entit acquatiche (pesci uno in primo piano , insieme a
piante e coralli arcaici); nellasta della D, da un calderone in fiamme serge
un serpente con in capo una corona aurea. La dominanza dei simboli cristici si
commenta da s, e il serpente coronato rinvia esplicitamente alla corona doro
ritrovata pi avanti (RB 323b [318]) dallAnima (Uccello/Serpente) di Io-Jung.
Sul capolettera del titolo del prologo v. Drob, Reading the Red Book, p. 1.
1
190
148 [190-191]
vincenzo cicero
191
[191-192] 149
mediato sia Cristo, il quale non a caso costituisce, dallinizio alla fine
letteralmente , lindiscusso protagonista tematico del Liber novus.
Ma non si tratta dellunica referenza. Laltro significato della
citazione viene espresso poco pi avanti (RB 230a [10]):
Io sono il servo che porta e non sa ci che reca nella sua mano.
Questo gli brucerebbe la mano, se il servo non lo deponesse
dove il Signore gli ha ordinato di deporlo.
A dire Io qui lIch Jungs, lIo di Jung, il protagonista narrante-narrato del viaggio verso laltro polo di Dio (RB 337b [359])
di cui il Libro rosso rappresentazione ora epica oppure lirica, ora
iperonirica ovvero grafica, ora profetica.
Questo secondo significato si connette direttamente alleconomia globale dello scritto junghiano, e si dispiega subito a
partire dallo Spirito del profondo (der Geist der Tiefe, che domina
la profondit di ogni presente, RB 229b [7]),| per imperniarsi
sulla nozione densa e articolata di Sinn, senso. Lo Spirito del
profondo si estrinseca infatti su due piani, uno personale e laltro
collettivo. Esso il signore degli abissi, delle profondit immense da cui affiorano sia la personalit individuale, sia laccadere
cosmico (RB 230b [11]), e proprio per questo tanto impersonale quanto pre- e sovracosmico. Si estrinseca, perpetuamente
simile a s, come Ursinn/Unsinn/bersinn, arcisenso/nonsenso/
ultrasenso: innanzitutto inquanto scaturigine numinosa di ogni
Sinn e Widersinn, senso e controsenso, i quali si antinomizzano
nellapparire temporale; secondariamente, inquanto via dellautoringiovanimento ciclico sempre simile e mai uguale, lui insieme
alla sua ombra inseparabile e immortale e inquanto ponte verso
il Dio veniente.
Ora, Io-Jung intraprende il proprio viaggio quando lo Spirito
del profondo lo costringe a mettersi al servizio di questo Qualcosa che in lui stesso, quando lo vincola a rendersi servo dellintima mescolanza di senso e controsenso, affinch si produca entro
Io stesso lultrasenso, appunto la via e il ponte verso lavvento
del Dio, il quale per ad-viene solo ed esclusivamente in forma
192
150 [192-193]
193
193
vincenzo cicero
[194-195] 151
1. Precondizione epistemologica.
Lo status degli enunciati di Io-Jung su Cristo
194
195
152 [195-196]
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vincenzo cicero
[196-198] 153
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[199-200] 155
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vincenzo cicero
202
[202-203] 157
Su speculum e dintorni cfr. Cicero, Essere e analogia, 6-7 (specchio e speculare) e 16-26 (la teoria analogica dellenunciazione e linquanto/specchio
come matrice di ogni enunciato). Per una ricognizione storica parziale della
pregnanza filosofica della specularit cfr. Tagliapietra, La metafora dello specchio,
pp. 349-381.
16
203
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vincenzo cicero
viso, e appunto per questo dobbiamo anche farlo, per trovare noi
stessi. Infatti pi in alto della scienza o dellarte fini a se stesse
sta luomo, il creatore dei suoi strumenti. In nessun luogo siamo
pi vicini alleccelso mistero di tutte le origini che nella conoscenza del proprio S, che erroneamente riteniamo ci sia noto da
sempre. Invece le profondit dello spazio cosmico ci sono pi
note delle profondit del S, dove possiamo in silenzio ascoltare
quasi immediatamente lessere e il divenire creatori, senza per
comprenderli.17
204
[204-205] 159
205
160 [205-207]
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vincenzo cicero
ci i mitologemi poietici schietti i quali a loro volta non possono non essere involti nella perenne dialetticit conscio/inconscio
del simbolo22 appaiono sgorgare direttamente dalla regione ultraumana e ultradivina, come p.es. Prometeo che, incatenato alla
rupe che vertigina abissi, con vincoli infrangibili di catene dacciaio, rub il fulgore del fuoco, e lo offr agli uomini23.|
La traducibilit dei mitologemi in enunciati epistemici allotri
non ne attenua affatto la numinosit sorgiva, semmai ne riconferma linesauribilit, che proviene dal pozzo inestinguibile del
mito a cui attingono tanto gli enunciati quanto la loro traducibilit. Sostenere p.es. che con il ratto del fuoco Prometeo si reso
colpevole di ingerenza illecita nella natura e ha incorporato nella
sua coscienza un frammento di inconscio arcicosmico24, significa dare uninteressante versione arcipsicologizzante del ratto,
senza per affievolire minimamente la forza del fulgore del fuoco rapito, anzi incrementandola con laudace plasticit del suo
incorporamento coscienziale. Analogamente, dire che Prometeo un dio decisamente antropocentrico e che in lui sinfigura
la terrestrit delluomo nel suo autopotenziamento estremo in
quanto il fuoco tolto a Zeus lintelligenza umana in tutto il
suo inaudito potenziale25, rappresenta uneccellente traduzione
filosofica del mitologema, e insieme una corroborazione della
fulgida spiritualit del fuoco mitico attraverso il suo infigurarsi
come terrestrit.
Ma, a prescindere dalla loro traducibilit psicologica, filosofica
e teologica, i mitologemi hanno tuttaltro orizzonte dalla verit, a
cui tendono invece psicologemi, filosofemi e teologemi inquanto enunciati epistemici del regno dellidentico. Ogni mitologema
mira alla verosimiglianza, o meglio alla icoticit| (t eiks), cio
alla compiutezza organica delle somiglianze plausibili tra entit
Cfr. Bartolone, Socrate, 25, p. 113: Il simbolo dialetticamente caratterizzato.
23
Eschilo, Prometeo incatenato, vv. 4-8.
24
Jung, Symbole der Wandlung, p. 215 [172].
25
Bartolone, Liberazione e responsabilit, p. 6.
22
[207] 161
immaginali e figurali (eikones). Questa compiutezza icotica lorizzonte del regno epistemico del simile26. Ecco perch il nucleo
e criterio essenziale del mito non , come voleva Bartolone, la
verit religiosa, bens la plausibilit ricreativa e festosa delle stesse
immagini e figure mitosimboliche.
Ricreazione e festa proprio perch preassimilano e ritengono entro s la sofferenza muovono dunque lintonazione degli
enunciati del Libro rosso concernenti Cristo.|
Cfr. Cicero, Comunanza dellessere, pp. 7-8. Gli altri due orizzonti, rispettivamente legati al regno epistemico delluguale e a quello dellidentico, sono:
lesattezza (akribia), ossia la certa, necessaria e perfetta coincidenza ottenuta
mediante un calcolare tra ci che viene richiesto, esigito (ex-igere < ex-agere),
da chi fa ricerca, da un lato, e ci che da questi viene o verr trovato, dallaltro
lato; e la verit (altheia), intesa come la fonte/apertura di ogni corrispondenza
reale tra rappresentare e rappresentare, e soprattutto tra pensare e pensato.
Impiego il brutto termine icoticit (dallinglese eikotic, a sua volta dal greco eiks)
per evitare che con verosimiglianza si pensi a una subordinazione al vero,
mentre licoticit cos come lesattezza epistemicamente un orizzonte
paritetico al vero, allo stesso titolo della verit.
26
Illustrazione in copertina A
Luovo cosmico (RB 135)
Sulluovo cfr. Jung, Zur Empirie des Individuationsprozesses, p. 314 [285 s.]: Luovo un germe di vita a cui spetta un alto significato simbolico. infatti un simbolo non solo cosmogonico ma anche filosofico. Nel primo caso luovo orfico, dellinizio cosmico;
nellaltro caso, lovum philosophicum della filosofia della natura del medioevo, cio del vaso
da cui al termine dellopus alchymicum esce lhomunculus, ossia lnthropos, luomo spirituale,
interno e completo, il chen-yen (letteralmente: luomo perfetto) dellalchimia cinese.
Nella teogonia orfica, Etere e Chaos sono nati da Chronos. Questi depone un uovo in Etere; luovo si spacca
in due e appare Fanes, il primo degli di.
Illustrazione in copertina B
Il Salvatore sorretto da quattro angeli.
Cappella di San Zenone nella Basilica di Santa Prassede a Roma
Cfr. Jung, Kommentar, p. 30 [33]: I mandala non sono solo diffusi in tutto lOriente,
ma dal Medioevo sono ampiamente attestati anche da noi. In particolare fin dal primo
Medioevo sono documentati mandala cristiani, perlopi con Cristo nel centro e con i
quattro evangelisti o i loro simboli ai quattro punti cardinali.
Fig. 15 (p. 147, n. 1) Il primo capolettera del Libro rosso. (RB Iv)
162 [208-209]
vincenzo cicero
2. Fisionomia mitologica.
Tra speculum cristallino e ritrovamento del Cristo
208
209
Dalla seconda menzione esplicita del nome di Cristo nel Liber novus (I.iii) entra in gioco quella che in seguito Jung chiamer lOmbra di Dio: Avevamo dimenticato che Dio spaventoso. Cristo
ha insegnato: Dio amore. Ma lamore anche spaventoso. Cristo
vince (berwindet) senzaltro la tentazione del diavolo, non per
la tentazione di Dio verso il bene e il ragionevole (RB 235a [27]).
Secondo Io-Jung, dunque, per preparare lavvento del Dio rinnovato lungo la via di Cristo, occorre procedere oltre (berwinden)
Cristo stesso, e mirare alla vittoria su (berwindung superamento di) tutte le tentazioni, le viziose come le virtuose, le benigne come le maligne.
Guarda nella tua profondit, prega la tua profondit, ridesta i
morti (RB 235b [28]): irrompe allora lingiunzione notturna dello
Spirito del profondo, lindicazione a Io-Jung di come avviare la
berwindung di ogni tentazione: ovvero, inaugurando la relazione allinconscio. Infatti linconscio corrisponde alla mitica Terra
dei Morti (Totenland), la terra degli avi27. E la insormontabile|
precondizione per il viaggio nel Totenland il ritiro nel deserto
del proprio S, cio di nuovo la kenosis dellIo, quel vissuto
peculiarissimo con cui, epochizzando la policromia degli speculata, lIo guarda direttamente il nero scintillante (black shining) dello
specchio inquanto specchio.
Nel Liber rubeus questo atto epocale si svolge nel pieno tormento (Qual) per lecatombe cosmica dei popoli, quasi prosecuzione della stessa kenosis compiuta di Cristo, della sua morte di Croce. Perci il tormentato ritrarsi dellIo nella plaga desertica del S,
Jung, Erinnerungen, p. 195 [238]. Su questi morti v. infra, 2.4, e Cicero-Guerrisi, VII Sermones ad vivos, 6-7.
27
[209-210] 163
Tra gli uomini del tempo antico va ricordato senzaltro lautore dellapocrifo Vangelo di Nicodemo, nella cui II parte appunto narrata la discesa agli
inferi di Ges (Recensioni greca e latina, in Tischendorf, Evangelia Apocrypha,
pp. 301-312 [690-697] e 368-395 [698-723]). impossibile che sfugga il parallelo junghiano tra il Cristo che negli inferi predica ai trapassati, e il Filemone
dei Septem sermones ad mortuos.
29
Cfr. Jung, Aion, p. 17 [8]).
28
210
164 [210-211]
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216
Qui il divenire-Cristo di Io-Jung non si limita, come in precedenza ( 1.2), a berne il sangue e mangiarne il corpo a seguito
della transustanziazione, ma giunge fino alla co-crocifissione con
Cristo sul Golgota. ( Ma come potr allora non estendersi pure
fino alla co-resurrezione?)41 Elia si congeda infine| comunicando
che lopera di Io l in quel luogo buio e profondo compiuta, e
gli raccomanda di trascrivere fedelmente tutto ci che vedr dora
in avanti. Il Dio rinnovato avvenire, nel quale si reintegreranno le
istanze archetipiche di Logos ed Eros, presuppone ladempimento di una condizione: appunto la lotta tra i due serpenti, il sangue
della Grande Guerra. Con lautosacrificio dellumanit, lo Spirito
Non entro qui nel merito della dichiarazione immediatamente seguente
di Salom a Io-Jung (Tu sei Cristo), perch una sua discussione esauriente
andrebbe ben oltre ci che qui mi importa stabilire, ossia la paradigmaticit
della kenosis globale di Cristo per la kenosis di Io-Jung. La dichiarazione di Salom analizzata da Jung nel seminario del 1925 Analytical Psychology, XII, pp.
104-108 [158-162].
41
Eppure nel Libro rosso, in cui abbondano i riferimenti alla crocifissione di
Ges e alla sua discesa agli inferi, la resurrezione citata en passant in RB 260a
[103], e trattata di fatto solo nel cap. II.xiv, nel contesto del commento alla
Imitatio Christi (RB 292b [212]): Cristo la via. [...] La via di Cristo finisce sulla
croce. Perci noi siamo crocifissi insieme a lui in noi stessi. Insieme a lui aspettiamo la nostra resurrezione fino alla morte. Insieme a Cristo il vivente non vive
resurrezione se non dopo la morte. Io-Jung accepisce negativamente queste
considerazioni, perch la sequela di Cristo da lui intesa inizialmente come
smarrimento| della propria via (v. infra 2.3). A mio avviso, questo deprezzamento della resurrezione un altro effetto della eccessiva psicologizzazione di
Cristo. Un ulteriore effetto di tale atteggiamento junghiano la valutazione
di Buddha rispetto a Cristo nel Korrigierter Entwurf del Liber novus, pubblicato
come Appendice B (RB 367a [445]): Il Cristo ha vinto (hat berwunden) il mondo facendosi carico del dolore del mondo. Il Buddha, invece, ha vinto entrambi,
il piacere e il dolore del mondo, allontanando da s piacere e dolore. E cos
entr nel nonessere, nello stato da cui non c ritorno. Buddha una potenza
spirituale (geistliche Macht) ancora pi alta, la quale non gioisce pi neanche del
40
216
[216-217] 169
del profondo costringe a imboccare la via che porta al compimento del mysterium di Cristo, mysterium al quale come insegnano i
santi pertiene che luomo stesso divenga un Cristo (cfr. RB 254a
[89] e 254b [91]). Cos nello speculum cristallino riflesso noetico
della legge inalterabile, i.e. sincronica, dellaccadere autonomo, e
dora in avanti mediatore interiorizzato di ogni vedere profetico42
si spiega la visione del nuovo Dio, del Fanciullo (Knabe) che
tiene in pugno i due demoni, unificandoli.|
Con le visioni cristalline dirette e il congedo di Elia si conclude
il libro I. E nel libro II, mentre Io-Jung servo atopos dello Spirito
del profondo si chiude alle spalle la porta del mistero, il ritrovamento di Cristo entra presto nel vivo.
2.3. Uninterpretazione non memorabile del Logos del Vangelo di Giovanni
In II.iv, lanacoreta Ammonio sottopone a Io-Jung una reinterpretazione del prologo del Vangelo giovanneo, secondo la prospettiva dellintegrazione dellOmbra divina gi incontrata al momento del descensus ad inferos ( 2.1).
Nelle parole In principio era il Logos, e il Logos era Dio. In
Lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini, e la luce brilla
nella tenebra e la tenebra non lha compresa, Ammonio sostiene
di aver imparato a cogliere il grande merito di Giovanni rispetto a Filone di Alessandria, che pure aveva promosso Logos a
termine teologico eminente: Giovanni ha innalzato il significato
del LOGOS fino alluomo. [...] Se per Dio lumano non fosse
stato pi importante di tutto, allora Lui non si sarebbe rivelato, in
dominio della carne, cos totalmente sono sprofondati dietro di lui piacere e
dolore. La superiorit di Buddha rispetto a Cristo potrebbe semmai essere
affermata a livello di potenza psichica (psychische Macht), non certo spirituale.
42
Cfr. RB 254b [91]: Il simbolo del cristallo significa la legge inalterabile
dellaccadimento che sorge da s. NellAppendice B (RB 365b-366a [440]), si
legge che il cristallo esprime propriamente la concentrazione, la condensazione
dellattenzione creativa (cfr. anche RB 367a [444]).
217
170 [217-219]
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219
[219-220] 171
220
172 [220-221]
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Dove si trover uno che voglia servire Dio gratis? [...] Uno che,
abbandonato tutto, abbandoni se stesso, ed esca totalmente da
s, e non gli rimanga alcun amor proprio; uno che, compiuto
tutto ci che doveva, [...] si proclami veracemente servo inutile,
come dice la Verit stessa: Quando avrete fatto tutto ci che vi
stato comandato, allora dite: siamo servi inutili [Lc 17,10]? Allora s che uno potr essere davvero povero e nudo spiritualmente,
e dire col profeta: Sono solo e povero [Sal 24,16]. Nessuno
pi ricco, nessuno pi libero, nessuno pi potente di costui che
sa abbandonare se stesso e ogni cosa e porsi allultimo posto.
221
[221-222] 173
Figura autonoma del S di Io-Jung. Per Filemone cfr. anche Cicero-Guerrisi, VII Sermones ad vivos, 1 e n. 2.
47
Questa unit diegetica copre i capp. II.xiv-xvii (RB 291a-301b [208-243]).
46
222
174 [223-224]
223
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2.5. Fagocitare linferno, partorire bellezza in mezzo lunica stella e lombra blu
Cristo stato cos potente che il suo regno ha coperto tutto il
mondo, e ha lasciato fuori di s solo linferno. [...] Chi tra i viventi
estende il regno di Cristo fino allinferno? (RB 303b [249])
224
[224-225] 175
225
176 [225-226]
226
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[226-227] 177
Una bellezza finora inaudita: gi stata, ma ri-creata, immensurabilmente incrementata dallo strazio e dalla nefandezza fagocitati nella Passione e nella morte di Croce. Nel contesto di una
rinnovata mitologia cristica.|
Sul blu come colore spirituale cfr. Jung, Theoretische berlegungen, p. 238
e n. [228 n.]: Allo spirito ci si aspetterebbe che si adatti di pi il blu che non
il viola [che tuttavia il colore degli archetipi]. [Nota:] Questo si basa sullesperienza per cui il blu, in quanto colore dellaria e del cielo, viene impiegato
volentieri per la raffigurazione di contenuti spirituali, mentre il rosso, in quanto
colore caldo, per i contenuti sentimentali ed emozionali.
54
Filemone aveva poco prima rilevato la bellezza del volto di Cristo (RB
356b [423]): Il peccato del mondo ha conferito bellezza al tuo volto. Poich
cos si inaugura lultimo dei diversi colloqui tra Filemone e lombra blu, se ne
desume che anche per il guru spirituale di Io-Jung, non soltanto per questultimo, il ritrovamento di Cristo sia stato graduale.
53
227
178 [228-229]
vincenzo cicero
Epilogo.
Il S, archetipo di Cristo?
228
Cos, durante una contingenza psichica davvero cruciale, intensissima, irremovibile e insieme ebbra, colma di caos fluttuante
e ai limiti della morbosit, Io-Jung ha esperito Dio attraverso il
proprio S, riscontrandolo come un movimento inconcepibilmente potente che trascina con s il S nella sconfinatezza, nella
dissoluzione (RB 336b [356]). Ma poich la tendenza alla dissoluzione insostenibile per chi voglia continuare a vivere, necessario farsi servitore del proprio S per salvaguardarlo appunto dal
fuoco divino che altrimenti lo consumerebbe. Da qui limperativo:
Per la matrice nietzschiana del concetto del Selbst, e per laccezione comunque differente che ne svolge Jung, cfr. Cicero-Guerrisi, VII Sermones ad
vivos, 7.
55
[229-230] 179
230
56
230
180 [230-231]
231
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[232-233] 181
bibliografia parziale
232
233
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vincenzo cicero
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