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SØREN KIERKEGAARD

Nasce da un padre ricco, è figlio di secondo letto, ultimo di 7 figli ma perse 5 fratelli. Riceve
un'educazione religiosa e austera. Anche il padre era molto religioso. 
Non intraprende la carriera di pastore dopo essere diventato teologo. Si era fidanzato ma poi si
lasciano. Pensava ci fosse una maledizione sulla famiglia per colpa del padre. Parla di una sorta di
pungolo nella carne, ripreso da una lettera di San Paolo, cioè di un dolore costante. Può essere
definito esistenzialista, anche se come corrente l'esistenzialismo si stabilisce soltanto nel XX
secolo. A berlino segue le lezioni di Schelling, ma poi se ne distacca. Quando muore il padre
riceve una piccola rendita dal padre e ci vive per tutta la vita.

3 opere firmate da Kierkegaard


 Discorsi edificanti
 Discorsi cristiani
 Diari (postumi)
Ma ci sono opere pseudonime
 Enter-Elle 1843, victor eremita
 Timore e tremore 1843, johannes de silentio 
Ecc (slassroom)
E opere pseudonime edite da kierkegaard
 Briciole di filosofia 

Vuole compiere una riflessione sull'esistenza del singolo, in polemica contro Hegel, in maniera più
acuta rispetto a Schopenhauer. Se la prende col fatto che si possa conoscere tutto il sistema della
realtà. Pensa che non si possa avere una conoscenza così distaccata, perché per lui questa
partebsempre dal soggetto, dall'indibiduo. Polemizza contro la cristianità stabilita, pur vicino alla
chiesa danese, ne condanna la mondanizzazione, del fatto che sia troppo pratica e poco
distaccata dal mondo politico, voleva che si occupazsse di fatti morali
Polemizza anche contro la stampa, poiché subisce un attacco da parte dei giornali, e non accetta il
principio dell'anonimo, cioè che chi lo attaccava non firmava gli articoli, la stampa portava avanti
una doxa comune, senza approfondire veramente il sapere. 

BRICIOLE DI FILOSOFIA 1844


POSTILLA CONCLUSIVA NON SCIENTIFICA 1846
entrambe firmate da Johannes Climatus. 

Riflette sull'esistenza, ritenendo che non sia possibile creare un sistema della conoscenza come
Hegel. L'esistenza è continuo divenire e non è possibile incasellarla. Essa è un fatto concreto,
riguarda la singolarità e non una dimensione astratta. La società e gli uomini venivano raggiunti da
Hegel quasi alla fine del processo, che partiva invece dal logos, da qualcosa di speculativo. Per
riflettere sull'esistenza c'è bisogno di un pensatore soggettivo, che rifletta sulla sua singolarità. La
verità è qualcosa che si trova nella soggettività, è appropriazione individuale di ciascun soggetto.
Mentre per Socrate la verità è nel singolo e viene tirata fuori con la maieutica, l'individuo
inizialmente è lontano dalla realtà, c'è bisogno di un salto religioso. Quando Hegel cerca di
conciliare infinito e finito è una dialettica quantitativa,  mentre lui propone una dialettica qualitativa,
cioè le modalità esistenziali non si conciliano tra di loro per formare una sintesi suprema, sono
finite e distaccate. La ragione hegeliana assorbiva tutto in sé, distruggeva il singolo all'interno dello
stato, mentre per Kierkegaard il singolo è fondamentale. Contesta di aver trasformato il genere
umano in genere animale. 
La verità di Kierkegaard deve avere valore per il singolo soggetto esistente, è importante che
l'uomo se ne appropri. C'è differenza qualitativa tra finito e infinito, mentre in Hegel si conciliano
qualitativamente.

Esistenza e comunicazione
Kierkegaard pensa alla definizione del pensatore soggettivo esistente, che tematizzano l'esistenza
secondo un proprio punto di vista. Esistenza è assunzione di responsabilità e fare delle scelte. 
 Comunicazione di sapere
Semplice trasmissione di dati e informazioni,orientata sull'oggetto
 Comunicazione di potere
Processo educativo, orientata sulla comunicazione stessa. 

Pseudonimi sono maschere, servono per fare una comunicazione di potere, non hanno lo
scopo di nascondere la verità, ma di raggiungerla. È come se si calasse nei protagonisti
cercando di mostrare le loro conoscenze. I personaggi incarnano varie entità esistenziali
diverse. 
Esempi di comunicazione di potere sono Cristo e Socrate. 

La comunicazione è sempre indiretta, perché si compie attraverso gli pseudonimi.


Pseudonimia, teatro delle maschere, polionimia, cioè pluralità di noni attraverso cui lui
mostra le modalità esistenziali. 
Quelle che mostra sono delle possibilità di esistensa che vanno indagate all'interno. Lui
non si identifica in queste modalità esistenziali, nonostante le usi solo per descrivere le
modalità d'esistenza.

Polemica contro la stampa, polemica contro una comunicazione anonima. Contrappone a


questa Socrate e Cristo, persone che si calano in una realtà e hanno una comunicazione
più profonda. La stampa invece rimane al livello della doxa, ed è facile riscuotere successo
se si va incontro alla doxa, è più difficile avere un'opinione divergente. 
"La maggior parte degli uomini non ha paura di avete un'opinione errata, bensì di avete una
da soli". 

Enten-Eller 1843
Scritta da Victor Eremita, punto di vista dell'uomo religioso

Victor Eremita è il curatore dell'opera, che vede però la presenza di molti autori. È composta da 5
volumi, potendolo distinguere in due parti. I primi tre volumi e poi gli ultimi due. Di fatti Victor
Eremita è l'editore dell'opera, scritta da altri autori. Nella prima parte l'autore è A (carte di A), nella
seconda l'autore è B (carte di B). I due autori dialogano anche tra loro attraverso lo scritto.
Vedremo all'interno della prima sezione "gli stadi erotici immediato ovvero il musicale erotico", e
"diario del seduttore" (Johannes) . Nella seconda parte accenneremo la "validità estetica del
matrimonio" (Wilhelm, protagonista di tutte le carte di B). All'interno delle carte di A ci sono altri
autori, ossia Johannes e Wilhelm. Sono anche protagonisti perché raccontano di sé.

Nel libro Don Giovanni è Johannes.

L'opera studia due stati esistenziali, cioè lo stadio estetico e lo stadio etico, analizzati da chi vive
queste esistenze. Questo non significa che gli uomini possono scegliere quale delle due esistenze
vivere, la possibilità di scelta è una dinamica che si presenta solo nello stadio etico. Chi vive una
vita estetica non compie scelte, ma si lascia scegliere.

Il salto tra le due esistenze è impossibile, non cè mediazione, l'una esclude l'altra, infatti luibè uno
dei più grandi contestatori della sintesi hegeliana

Prima sezione: vita estetica


Il personaggio (non autore) è il don Giovanni di Mozart, e l'autore è A. 
È un personaggio tragico, nella sua attività di seduzione delle donne lui perde la propria
personalità. Il fatto di adeguarsi alla personalità delle donne provoca una perdita della propria
personalità e l'assunzione di quella della sonna che sta seducendo. La dispersione porta alla
disperazione. 
La musica di Mozart è quella che meglio accoglie la disperazione del don Giovanni, perché mette
in luce la sua tragicita. 

Johannes è invece sia autore che personaggio nel diario di un seduttore. Racconta la storia di
seduzione di un'unica donna, Corndelia, che avviene attraverso uno scambio di lettere. Johannes,
dopo aver sedotto con le parole Cordelia, la abbandona prima del possesso, vuole che il suo
desiderio rimanga aperto all'infinito, perché la soddisfazione del desiderio non porterebbe a niente.
Vuole rimanere al livello di una possibilità,potenzialità di azione infinita, che non avrebbe più se
seducesse Cordelia. La sua vita è priva di storia, evoluzione temporale, durata, poiché è costituita
di attimi. Evitando il possesso, non dà una svolta alla storia, perché non ci sono cambiamenti, non
c'è una successione di attimi diversi, questi rimangono tutti uguali.

Seconda sezione: vita etica


È completamente diversa, il dispersto si rende conto che ha bisigno di un altro tipo di esistenza. Si
compie un salto verso la vita etica. È succesiva per l'esteta. Può esserci un passaggio,ma c'è
anche chi vive una sola modalità di vita. Non ci sono dei passaggi razionali e necessari come in
Hegel. Essa è costituita da una continuità, di una fedeltà a se stessi. C'è una forte identità e una
successione temporale. Nella "validità estetica del matrimonio" si vede proprio questo,come
narrato dall'autore Wilhelm. L'uomo etico è colui che sceglie avendo un'identità. L'esteta crede di
essere libero, ma non è libero, la libertà c'è solo nell'attività di scelta, presente solo negli individui
etici. La vita etica ha una storia, ha una durata. L'esteta è privo di memoria, mentre l'uomo etico ha
memoria perché vive in una dimensione temporale data da una successione di attimi diversi, in cui
ci sono deu cambiamenti.
Il matrimonio è esaltazione dell'amore, spazio sociale in cui costruire un'identità, è realizzazione
sociale. Non nega l'amore. Si deve scegliere il matrimonio perché si ha solo da guadagnare.
Contiene, oltre alla passione del primo amore, anche una forma di serietà che aiuta il soggetto
(Wilhelm) a trovare la propria identità sodiale. Wilhelm è un marito e un lavoratore, e anche il
lavoro costituisce una forma di identità sociale. Kierkegaard anticipa cosa oggi i sociologi
indagano, ovvero che senza un lavoro stabile viene meno l'identità della persona. 
L'etica è fondamentale, ma è destinata a un fallimento, peccato o scacco dell'etica. L'ideale
dell'etica è quasi irraggiungibile, l'uomo fallisce nel tentativo di seguire una vita etica. Le tentazioni
disgregano l'ideale etico. Si esce da questa situazione attraverso il pentimento, l'uomo in questo
mod si avvicina alla vita religiosa. Riconosce i propri limiti, il fatto che l'uomo è un essere finito che
da solo non può aspirare all'infinito. Quando fallisce l'etica si apre la possibilità per una vita
religiosa. Occorrerà fare un salto, il salto della fede.

Vita religiosa, 
TIMORE E TREMORE, 1843, di Johannes De Silentio, definito poeta lirico-dialettico. 
La vita religioda parte don la storia di Abramo e Isacco. Isacco è figlio di Abramo. Un giorno Dio si
palesa ad Abramo di sacrificare il figlio per Dio stesso. La legge morale gli impedisce di uccidere il
figlio, ma glielo chiede l'instanza religiosa. La scelta di Abramo è paradossale, sceglie la fede,
mentre sta per uccidere il figlio appare un angelo che lo ferma. È un paradosso, la fede è un
paradosso, perché non necessariamente coincide con la morale, ma colui che accetta la fede
otterrà indietro molto di più rispetto chi rimane alla vita etica. Il conflitto è tra comando divino e
legge morale, non c'è possibilità di conciliazione (che Hegel forse cercherebbe). 
La vita religiosa è rischiosa, genera angoscia di fronte a questo salto nel buio, l'unico sollievo e
quello di essere un eletto di Dio. La fede è paradosso e scandalo di cui Cristo stesso è sintomo. 
Questo porta polemiche con la chiesa danese, perché è una chiesa accomodante e pacifica, cerca
di mostrare la fede come qualcosa di calmo e in concordanza con l'etica. 

IL CONCETTO DELL'ANGOSCIA
L'angoscia. 1844, Virgilius Haufniensis.
Inizia col peccato originale, in cui Adamo e Eva sono innocento perché non sanno cos'è il bene e il
male. Il primo peccato non è la scelta del male, dopo nasce la distinzione tra bene e male. Il
passaggio dell'innocenza a peccato avviene attraverso il sentimento dell'angoscia, sensazione
dell'uomo di fronte alla scelta del possibile. L'uomo che non sceglie non prova angoscia, chi
sceglie si invece, perché la scelta gli può essere imputabile. L'angoscia è il sentimento della
possibilità. 
Il divieto di Dio rende inquieto Adamo perché sveglia in lui l'angoscia, perché sa che lui può
scegliere. È un sentimento proiettato nel futuro. Il passato raramente genera angoscia, solo
quando si può ripresentare come possibilità nel futuro. L'angoscia è ciò che non è ma può essere.
Non ha un oggetto determinateo, si prova di fronte a una scelta per il futuro. È un sentimento del
nulla, la vertigine della libertà. 
Se l'anima dell'uomo è grande, è forte anche l'angoscia. La paura è quella di rimanere a un punto
zero, cioè possibilità di rimanere nell'indecisione e di stasi, per cui lui decide di non scegliere.
Riferimento al pungolo nelle carni.

LA MALATTIA MORTALE DELLA DISPERAZIONE, 1849, di Anti-Climacus


Angoscia è un sentimento verso il mondo esterno, la disperazione è invece un sentimento
interiore. La disperazione è una malattia mortale che accompagna alcune esistenze, che sono
prime di identità (è anche quellq presente tra la vita estetica ed etica). Nasce dal fatto che "quell'Io
che che egli disperatamente vuole essere, è un Io che egli non è". Il disperato non accetta la propri
natura, e vuole essere qualcosa che non è. Vuole trovare se stesso in qualcos'altro. Il disperato
vive la morte di se stesso e della sua persona. Cerca di sfuggire alla disperazione attraverso forme
di evasione, ma non ci riesce, salvo che riesca a trovare un punto di riferimento nella fede. La fede
elimina la disperazione attraverso l'accettazione della dipendenza da un altro ente, si capisce di
essere parte di qualcosa che rappresenta la salvezza. Quando capiamo che non siamo
autosufficienti e riconosciamo l'ente da cui dipendiamo, cessa la disperazione e subentra la fede,
la speranza la fiducia in Dio, la stabilità. Eternità si contrae in tempo finito nel momento in cui
Cristo ei manifesta come essere umano, è un'altra contraddizione della fede, paradosso, e anche
scandalo.

LA RIPRESA, 1843, ei costantin Costantius


Solo nel momento in cui l'uomo compie il salto della fede avviene una rinascita, la sua esistenza
assume un senso. Si tratta di costruire la propria identità e cogliere il senso della propria esistenza,
comprendendo che l'individuo vive in una situazione di non verità. Solo quando uomo compie salto
della fede la sua vita assume identità e assume un senso.

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