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Nasce da un padre ricco, è figlio di secondo letto, ultimo di 7 figli ma perse 5 fratelli. Riceve
un'educazione religiosa e austera. Anche il padre era molto religioso.
Non intraprende la carriera di pastore dopo essere diventato teologo. Si era fidanzato ma poi si
lasciano. Pensava ci fosse una maledizione sulla famiglia per colpa del padre. Parla di una sorta di
pungolo nella carne, ripreso da una lettera di San Paolo, cioè di un dolore costante. Può essere
definito esistenzialista, anche se come corrente l'esistenzialismo si stabilisce soltanto nel XX
secolo. A berlino segue le lezioni di Schelling, ma poi se ne distacca. Quando muore il padre
riceve una piccola rendita dal padre e ci vive per tutta la vita.
Vuole compiere una riflessione sull'esistenza del singolo, in polemica contro Hegel, in maniera più
acuta rispetto a Schopenhauer. Se la prende col fatto che si possa conoscere tutto il sistema della
realtà. Pensa che non si possa avere una conoscenza così distaccata, perché per lui questa
partebsempre dal soggetto, dall'indibiduo. Polemizza contro la cristianità stabilita, pur vicino alla
chiesa danese, ne condanna la mondanizzazione, del fatto che sia troppo pratica e poco
distaccata dal mondo politico, voleva che si occupazsse di fatti morali
Polemizza anche contro la stampa, poiché subisce un attacco da parte dei giornali, e non accetta il
principio dell'anonimo, cioè che chi lo attaccava non firmava gli articoli, la stampa portava avanti
una doxa comune, senza approfondire veramente il sapere.
Riflette sull'esistenza, ritenendo che non sia possibile creare un sistema della conoscenza come
Hegel. L'esistenza è continuo divenire e non è possibile incasellarla. Essa è un fatto concreto,
riguarda la singolarità e non una dimensione astratta. La società e gli uomini venivano raggiunti da
Hegel quasi alla fine del processo, che partiva invece dal logos, da qualcosa di speculativo. Per
riflettere sull'esistenza c'è bisogno di un pensatore soggettivo, che rifletta sulla sua singolarità. La
verità è qualcosa che si trova nella soggettività, è appropriazione individuale di ciascun soggetto.
Mentre per Socrate la verità è nel singolo e viene tirata fuori con la maieutica, l'individuo
inizialmente è lontano dalla realtà, c'è bisogno di un salto religioso. Quando Hegel cerca di
conciliare infinito e finito è una dialettica quantitativa, mentre lui propone una dialettica qualitativa,
cioè le modalità esistenziali non si conciliano tra di loro per formare una sintesi suprema, sono
finite e distaccate. La ragione hegeliana assorbiva tutto in sé, distruggeva il singolo all'interno dello
stato, mentre per Kierkegaard il singolo è fondamentale. Contesta di aver trasformato il genere
umano in genere animale.
La verità di Kierkegaard deve avere valore per il singolo soggetto esistente, è importante che
l'uomo se ne appropri. C'è differenza qualitativa tra finito e infinito, mentre in Hegel si conciliano
qualitativamente.
Esistenza e comunicazione
Kierkegaard pensa alla definizione del pensatore soggettivo esistente, che tematizzano l'esistenza
secondo un proprio punto di vista. Esistenza è assunzione di responsabilità e fare delle scelte.
Comunicazione di sapere
Semplice trasmissione di dati e informazioni,orientata sull'oggetto
Comunicazione di potere
Processo educativo, orientata sulla comunicazione stessa.
Pseudonimi sono maschere, servono per fare una comunicazione di potere, non hanno lo
scopo di nascondere la verità, ma di raggiungerla. È come se si calasse nei protagonisti
cercando di mostrare le loro conoscenze. I personaggi incarnano varie entità esistenziali
diverse.
Esempi di comunicazione di potere sono Cristo e Socrate.
Enten-Eller 1843
Scritta da Victor Eremita, punto di vista dell'uomo religioso
Victor Eremita è il curatore dell'opera, che vede però la presenza di molti autori. È composta da 5
volumi, potendolo distinguere in due parti. I primi tre volumi e poi gli ultimi due. Di fatti Victor
Eremita è l'editore dell'opera, scritta da altri autori. Nella prima parte l'autore è A (carte di A), nella
seconda l'autore è B (carte di B). I due autori dialogano anche tra loro attraverso lo scritto.
Vedremo all'interno della prima sezione "gli stadi erotici immediato ovvero il musicale erotico", e
"diario del seduttore" (Johannes) . Nella seconda parte accenneremo la "validità estetica del
matrimonio" (Wilhelm, protagonista di tutte le carte di B). All'interno delle carte di A ci sono altri
autori, ossia Johannes e Wilhelm. Sono anche protagonisti perché raccontano di sé.
L'opera studia due stati esistenziali, cioè lo stadio estetico e lo stadio etico, analizzati da chi vive
queste esistenze. Questo non significa che gli uomini possono scegliere quale delle due esistenze
vivere, la possibilità di scelta è una dinamica che si presenta solo nello stadio etico. Chi vive una
vita estetica non compie scelte, ma si lascia scegliere.
Il salto tra le due esistenze è impossibile, non cè mediazione, l'una esclude l'altra, infatti luibè uno
dei più grandi contestatori della sintesi hegeliana
Johannes è invece sia autore che personaggio nel diario di un seduttore. Racconta la storia di
seduzione di un'unica donna, Corndelia, che avviene attraverso uno scambio di lettere. Johannes,
dopo aver sedotto con le parole Cordelia, la abbandona prima del possesso, vuole che il suo
desiderio rimanga aperto all'infinito, perché la soddisfazione del desiderio non porterebbe a niente.
Vuole rimanere al livello di una possibilità,potenzialità di azione infinita, che non avrebbe più se
seducesse Cordelia. La sua vita è priva di storia, evoluzione temporale, durata, poiché è costituita
di attimi. Evitando il possesso, non dà una svolta alla storia, perché non ci sono cambiamenti, non
c'è una successione di attimi diversi, questi rimangono tutti uguali.
Vita religiosa,
TIMORE E TREMORE, 1843, di Johannes De Silentio, definito poeta lirico-dialettico.
La vita religioda parte don la storia di Abramo e Isacco. Isacco è figlio di Abramo. Un giorno Dio si
palesa ad Abramo di sacrificare il figlio per Dio stesso. La legge morale gli impedisce di uccidere il
figlio, ma glielo chiede l'instanza religiosa. La scelta di Abramo è paradossale, sceglie la fede,
mentre sta per uccidere il figlio appare un angelo che lo ferma. È un paradosso, la fede è un
paradosso, perché non necessariamente coincide con la morale, ma colui che accetta la fede
otterrà indietro molto di più rispetto chi rimane alla vita etica. Il conflitto è tra comando divino e
legge morale, non c'è possibilità di conciliazione (che Hegel forse cercherebbe).
La vita religiosa è rischiosa, genera angoscia di fronte a questo salto nel buio, l'unico sollievo e
quello di essere un eletto di Dio. La fede è paradosso e scandalo di cui Cristo stesso è sintomo.
Questo porta polemiche con la chiesa danese, perché è una chiesa accomodante e pacifica, cerca
di mostrare la fede come qualcosa di calmo e in concordanza con l'etica.
IL CONCETTO DELL'ANGOSCIA
L'angoscia. 1844, Virgilius Haufniensis.
Inizia col peccato originale, in cui Adamo e Eva sono innocento perché non sanno cos'è il bene e il
male. Il primo peccato non è la scelta del male, dopo nasce la distinzione tra bene e male. Il
passaggio dell'innocenza a peccato avviene attraverso il sentimento dell'angoscia, sensazione
dell'uomo di fronte alla scelta del possibile. L'uomo che non sceglie non prova angoscia, chi
sceglie si invece, perché la scelta gli può essere imputabile. L'angoscia è il sentimento della
possibilità.
Il divieto di Dio rende inquieto Adamo perché sveglia in lui l'angoscia, perché sa che lui può
scegliere. È un sentimento proiettato nel futuro. Il passato raramente genera angoscia, solo
quando si può ripresentare come possibilità nel futuro. L'angoscia è ciò che non è ma può essere.
Non ha un oggetto determinateo, si prova di fronte a una scelta per il futuro. È un sentimento del
nulla, la vertigine della libertà.
Se l'anima dell'uomo è grande, è forte anche l'angoscia. La paura è quella di rimanere a un punto
zero, cioè possibilità di rimanere nell'indecisione e di stasi, per cui lui decide di non scegliere.
Riferimento al pungolo nelle carni.