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L’ONCIALE

L’onciale è una scrittura libraria che fa la propria comparsa nel IV secolo d.C.
Si tratta di una scrittura elegante e impotente destinata, all’origine, alla trascrizione
di codici di pregio, soprattutto testi biblici e testi della tradizione letteraria cristiana.
L’onciale, sebbene tenda alla maiuscolizzazione delle forme, non può definirsi una
scrittura maiuscola, poiché, accanto a lettere di chiara derivazione capitale (come la
B o la R), compaiono alcune lettere proprie della maiuscola primitiva (come h, p,q,u).
Le lettere che però la caratterizzano maggiormente non trovano riscontro in esempi
precedenti e sono:

Tanto che c’è chi ha proposto di chiamarla <<scrittura ADEM>>.


Oltre a questa mescolanza di elementi maiuscoli e minuscoli, l’onciale si caratterizza,
almeno nella sua fase iniziale, anche per la rotondità delle forme e per il contrasto
equilibrato tra pieni e filetti.

L’ONCIALE: IL NOME
Il nome onciale si deve al fraintendimento di un passo di Girolamo nella prefazione al
libro di Job, in cui si dice: <<Abbiamo pure coloro che li vogliono libri antichi o su
pergamene purpuree vergate in oro e argento o in lettere della dimensione di un
unghia, come vengono chiamate, ingombri scritti più che codici, mentre permettano
a me e i miei di avere poveri fascicoletti e non tanto bei codici, quanto piuttosto
corretti>>.
Il termine uncialibus litteris, in realtà, potrebbero anche intendersi come lettere che
richiedono un oncia d’oro per essere trascritte. In ogni caso, non sembra che
Girolamo faccia riferimento a questo particolare tipo di scrittura, anzi è assai più
probabile che voglia intendere la capitale. Tuttavia, dal momento che, alcuni codici
purpurei restituitici dalla tarda antichità sono appunto in <<onciale>>, gli studiosi, a
partire da Mabillon, gli diedero questa denominazione, ora universalmente accolta.
LA NASCITA DELL’ONCIALE
In passato la nascita dell’onciale è stata messa in stretta connessione con una
scrittura greca libraria di cui avrebbe subito l’influsso: la maiuscola biblica.
Questa convinzione ha spinto a cercare in ambienti fortemente bilingui (come
l’Egitto) il luogo (cioè il centro scrittorio) dove sarebbe stata elaborata l’onciale.
Appunto l’Africa è stata molto tempo indicata come area d’origine dell’onciale. Al
contrario c’è chi volle vendere in Italia e, in modo particolare, in Ravenna, l’area di
elaborazione di questa scrittura.
Attualmente l’influsso della maiuscola biblica sull’onciale è stato molto
ridimensionato dai paleografi, anche perché è stato notato come il chiaroscuro della
maiuscola biblica sia sostanzialmente verticale (tratti spessi verticali), mentre
nell’onciale (come nella capitale rustica) il chiaroscuro è generalmente obliquo (tratti
spessi discendenti da sinistra a destra), come si può osservare nella O:

Come si può vedere l’asse della lettera è obliquo, poiché i tratti spessi sono quelli in
basso a sinistra e in alto a destra.
Oggi, l’onciale viene interpretata come un prodotto <<occidentale>> ed è assai
probabile che il luogo di elaborazione di questa scrittura sia stata l’Italia.
Quanto al <<perché>> si sia sentita la necessità di creare una nuova scrittura libraria
solenne e monumentale, la causa va probabilmente ricercata, non tanto in
contrapposizione tra mondo pagano, rappresentato dalla capitale, e mondo
cristiano, bisognoso di affermare una <<propria>> scrittura, quanto piuttosto nel
fatto che la capitale era ormai avvertita come una scrittura in decadenza e si cercava
di dare nuova veste ai testi che venivano prodotti, conferendo loro dignità e
autorevolezza.
I testimoni più antichi in onciale risalgono al IV secolo d.C. e questa scrittura verrà
utilizzata per copiare interi codici fino alla fine del secolo VIII (anche inizi del secolo
IX). Tuttavia questa scrittura non scomparirà, poiché continuerà ad essere utilizzata
come scrittura distintiva per le rubriche ancora per alcuni secoli. Inoltre, conoscerà
un revival in alcuni ambienti di corte carolingi.
Nel suo periodo di vita, l’onciale, pur scrittura canonizzata, conobbe un mutamento
interno per cui parliamo di onciale <<old style>> (secoli IV-V) e di onciale <<new
style>> (secoli VI-VIII).
Nell’old style si nota la presenza costante di scriptio continua e l’assenza quasi totale
delle abbreviazioni, fatta eccezione per q.(que) b.(bus), i nomina sacra, e il trattino
sovrapposto per indicare la caduta della nasale. Con l’inizio del IV secolo si nota
come la scrittura tenda ad:
 Irrigidirsi e ad acuire il contrasto chiaroscurale tra pieni e filetti;
 Tendere verso la quadrilinearità (tratti che fuoriescono in alto e in basso)
 Arricchire i tratti, soprattutto quelli orizzontali, di elementi esornativi
(forcellature <<a coda di rondine>>, empattement, riccioli).
Inoltre:
- la E posiziona il tratto mediano al centro della curva e tende a chiudersi;
- la L viene eseguita in due tratti congiunti ad angolo retto e fuoriesce verso l’alto;
- la M ha la prima curva che tende a chiudersi;
- la N ha il tratto mediano che si sposta verso il basso;
- il tratto orizzontale della T è chiuso da uno o due apici
LE TIPIZZAZIONI
L’onciale, insieme alla semionciale, è l’ultima scrittura libraria usata
indifferentemente in tutto l’Impero romano, in Africa, come in Spagna, in Inghilterra
come in Italia.
A seconda di dove è stata realizzata, però, l’onciale tende ad acquisire alcune
caratteristiche particolari, per le quali parliamo di tipizzazioni. Non è possibile
illustrarle tutte: l’onciale africana; l’onciale B-R; l’onciale del Paolo di Leida; l’onciale
romana, l’onciale inglese.

L’ONCIALE B-R
Un esempio di onciale che scardina, in qualche modo, la distinzione tra old style e
new style è rappresentato dall’onciale B-R, una scrittura ancora old style in uso tra la
fine del V e il VI secolo.
Viene così denominata poiché le sue due lettere più caratteristiche sono la B, di
modulo maggiore rispetto alle altre lettere, e la R con tratto obliquo reso pressoché
orizzontale e parallelo al rigo di scrittura (quando non poggia sul rigo, facendo sì che
la lettera appaia come appesa al rigo)
L’onciale B-R fu usata soprattutto per copiare testi di carattere giuridico, tanto che
Lowe propose di definirla <<Legal Uncial>> e si diffuse nei territori orientali
dell’Impero (Costantinopoli) e, in Italia, a Ravenna.
Infatti la tipizzazione B-R risente molto dell’influsso della scrittura greca e si deve
ritenere che fu utilizzata in ambienti fortemente bilingui.

L’ONCIALE ROMANA
Alla fine del VI secolo, a Roma, forse presso il Laterano o comunque in un centro
legato al papa Gregorio Magno (590-604), il quale si preoccupò di far copiare e
diffondere le proprie opere, fu elaborata una stilizzazione dell’onciale caratterizzata
da:
 Schiacciamento delle lettere, ottenuto riducendo le aste fuoriuscenti dal
sistema binario (si veda la d con il tratto obliquo cortissimo o reso quasi
orizzontale al rigo di scrittura);
 Estrema artificiosità, esaltata dal forte chiaroscuro e dalla prassi di chiudere i
tratti con vistosi elementi esornativi (empattements, forcellature ecc.);
 Presenza della s con ansa <<a foglietta>>;
 Doppia LL con lettere eseguite in modo disgiunto;
 Uso di nessi in fine rigo;
 Uso in fine rigo della u (se segue la q) in forma corsiva aperta disposta
nell’interlineo.
Tra la fine del VI e i primi del VII secolo molti codici di alta qualità furono copiati in
onciale romana con opere di Gregorio I.
L’onciale romana continuò ad essere usata a Roma, in forme però sempre più rigide
e <<degradate>>, fino agli inizi del IX secolo per interi codici.

L’ONCIALE INGLESE
L’onciale romana sembra aver influenzato l’onciale usata nelle isole britanniche, dal
momento che sappiamo con certezza che Gregorio I, nell’inviare Agostino di
Canterbury ad evangelizzare quelle terre, inviò anche molti codici fatti realizzare
appunto a Roma in onciale romana.
Anche Benedict Biscop, nel tornare in Inghilterra dall’Italia nel VII secolo, portò con
sé molti codici (forse alcuni presi a Vivarium), che dovettero influenzare la
produzione libraria nei due monasteri da lui fondati a Wearmouth e a Jarrow in
Northumbria.
L’esempio più celebre di onciale inglese è offerto senz’altro da un celeberrimo
manoscritto, la Bibbia Amiatina (cosiddetta perché fu ritrovata nel monastero di
S.Salvatore sul monte Amiata), oggi conservata presso la Biblioteca Medicea
Laurenziana di Firenze e segnata Amiat. La Bibbia fu fatta realizzare dall’abate
Ceolfrid nel monastero di Wearmouth-Jarrow tra il 690 e il 716.

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