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STORIA DELLE BIBLIOTECHE

Lezione 1

Antichità

Dal punto di vista catalografico abbiamo esempi di biblioteche già dal periodo della

Mesopotamia, i supporti scrittori che costituivano queste raccolte erano: le tavolette di

argilla o creta e i volumina in papiro o pergamena, le tavolette d9argilla furono il primo

supporto scrittorio sul quale si cominciarono a conservare i libri, scritture che inizialmente

erano più amministrative che letterarie. All9epoca avevamo una tipologia di scrittura

cuneiforme molto più adatta ad essere incisa su questa tipologia di formato perché era in 3

dimensioni, la creta veniva lavorata, poi incisa e poi la tavoletta veniva cotta.

In Mesopotamia abbiamo i primi esempi di raccolte librarie soprattutto di centri specializzati

dove lavoravano gli scribi e le abbiamo a Minide dove conosciamo l9esistenza della

Biblioteca di Assurbanipal all9incirca del VII secolo a.C. che conteneva 3000 di queste

tavolette d9argilla, si può quindi cominciare a parlare di una vera e propria raccolta, legata al

potere politico era infatti la biblioteca di un Re; questi primissimi esempi erano organizzati

in casse dove si depositavano le tavolette oppure su scaffali che si trovavano in nicchie

dentro il muro adibiti alla conservazione; anche queste tavolette potevano avere delle

etichette esattamente come le avranno i rotoli di papiro, per la Mesopotamia si sa

dell9esistenza di liste di libri: primi esempi di elenchi del posseduto librario di queste

raccolte, esempi importanti che ci mostrano un9attenzione all9indicizzazione e al mantenere

la memoria di ciò che era conservato in una raccolta di libri.

Per quanto riguarda l9Egitto è importante perché abbiamo degli esempi di biblioteche

importanti di cui sono stati trovati dei resti, inoltre è qui che nasce la forma del rotolo che

verrà poi utilizzato in Grecia e a Roma che deriva dal papiro, pianta acquatica, un rotolo era

formato da strisce dalla pianta del papiro che venivano posizionate su una specie tavoletta

una accanto all9altra e poi sovrapposte alle strisce, perpendicolarmente al primo strato e i

due strati venivano battuti veniva fuori una sorta di foglio rettangolare, i fogli poi venivano

incollati, l9uno accanto all9altro, la parte interna del rotolo aveva le fibre orizzontali, si

scriveva con una penna chiamata calamo e l9inchiostro e le linee orizzontali agevolavano la

scrittura ma si poteva scrivere anche sul verso; i rotolo poi venivano arrotolati su una

asticella chiamata umbiculus al quale veniva poi attaccata un9etichetta con l9indicazione
dell9autore o del titolo del testo che conteneva. Il rotolo poteva avere anche una lunghezza

molto importante a seconda dell9opera che trasmetteva. In Egitto dobbiamo considerare

sempre che la scrittura era legata a pochi eletti, agli scribi coloro che erano istruiti a scrivere

e a leggere e la maggior parte della popolazione era analfabeta, c9era una distinzione fra

case dei libri e case della vita, luoghi di conservazione i primi dove venivano raccolti i

volumi che contenevano testi a carattere religioso mentre case della vita erano luoghi

adibiti a contenere volumi con testi di carattere letterario, scientifico o altro. La prima

biblioteca risale al III millennio a.C. è stata scoperta a Giza, una seconda è stata rinvenuta

nel complesso funerario di Ramses II che morì nel 1212, II millennio a.C. La conoscenza di

queste biblioteche molto antiche si ha prevalentemente tramite la letteratura.

Molto importante è la Grecia, esempi di biblioteche greche sono quelli che si

tramanderanno come esempi anche in epoca moderna, saranno tutti fattori che saranno

ripresi anche nelle epoche più moderne, è molto importante accennare anche a queste

biblioteche, si parla soprattutto dell9epoca ellenistica, intorno al IV secolo a.C. fino al 30 con

Ottaviano con Alessandria d9Egitto che non sarà più capitale. In Grecia bisogna considerare

che le prime biblioteche sono private, nascono da privati, non sono ad uso pubblico,

nascono dalle raccolte di coloro che sono i cosiddetti scolarchi, personaggi che facevano

capo alle scuole filosofiche, per tutte queste epoche, bisogna considerare anche il fatto che

la trasmissione, proprio per un alfabetismo scarso, era orale, quindi i testi venivano

tramandati oralmente, pochi erano poi quelli che venivano trascritti, i primi furono i poemi

omerici che avevano anch9essi tradizione orale, su richiesta del governatore di Sparta,

Liturgo; il fatto che il libro poi potesse circolare poco e che avesse un costo molto alto fa si

che il libro che circolava in VOLUMINA era per élites di studiosi e filosofi, di chi si poteva

permettere un accesso ai libri e questo sarà per tutto l9arco del medioevo, fino all9avvento

della stampa il libro è sempre un oggetto molto costoso. Le scuole filosofiche erano

soprattutto quella di Aristotele e Platone, quest9ultimo più restio al libro perché prediligeva

la dialettica anche se comunque durante la sua vita acquistò alcuni libri che portò in

accademia, mentre Aristotele invece fu un fautore del libro, fondò la sua scuola nel 335 a.C.

e in questa scuola aveva una biblioteca e aveva anche una biblioteca personale.

Gli esempi più eclatanti delle biblioteche ellenistiche furono quello della Biblioteca di

Alessandria e quella di Pergamo, entrambe hanno sia nelle caratteristiche delle proprie

raccolte librarie, sia nell9architettura, sia nella gestione dei Volumina hanno tramandato dei
modelli che si diffondono fino all9epoca moderna; alla morte di Alessandro Magno nel 323

a.C. gli succedono tutta una serie di adoti, i suoi successori che daranno il via a tre nuove

dinastie, tra le quali quella di Tolomeo I che diventerà re d9Egitto con capitale Alessandria,

una città che ha una localizzazione strategica, si trova all9isola di Faro è una città

importantissima per lo scambio culturale e il commercio dei libri, si trova in un crocevia che

favorisce questo. Tolomeo I ad Alessandria nel palazzo reale fondò quella che è considerata

la più grande biblioteca dell9antichità che però faceva parte di un museo, museo che doveva

essere anche un custode di altri oggetti d9arte portati dalle varie conquiste, acquistati o

donati. La Biblioteca era costituita con una corte centrale che ha ai lati delle colonne per far

entrare la luce, ai lati ci sono delle nicchie nel muro con mensole su cui erano posizionati in

orizzontale rotoli di volumi con l9etichetta visibile per coloro che volevano consultare i vari

volumina, ci sono dei banchi dove venivano posizionati i rotoli per essere letti perché

potevano essere anche molto lunghi, avevano bisogno di essere poggiati su un piano.

Tolomeo II poi aiutato da Demetrio Falereo rifarà la Biblioteca, amplierà la biblioteca stessa

e darà una nuova sistemazione, alcuni hanno pensato che questo Falereo fosse un

bibliotecario del plesso stesso, non ce ne sono prove, ma comunque ha dato un contributo.

Alla biblioteca si copiavano anche i volumina e soprattutto molto importante era il fatto che

vi era una serie di personaggi di cultura, traduttori addetti alla copiatura e filologi,

personaggi che erano letterati e che si dedicavano alla comparazione dei testi per arrivare al

testo più corretto, già all9epoca di Alessandria i grammatici facevano questo tipo di lavoro, la

biblioteca secondo le fonti storica addirittura raggiunse circa i 700 mila volumi anche se il

numero va ridotto in quanto vi erano opere che dovevano essere trascritte su più volumi, in

realtà quindi il numero di autori va a diminuire; conteneva anche opere in greco, non solo

opere greche ma anche opere tradotti quindi molto importanti anche i traduttori, molti testi

antichi giunti fino a noi sono passati attraverso le traduzioni dei grammatici alessandrini.

Tutti questi volumi erano raccolti attraverso confische durante guerre, per donazione ma

anche per trascrizione di originali: esisteva un fondo detto fondo delle Navi perché le navi

che attraccavano ai porti di Alessandria potevano contenere dei Volumina, gli originali

venivano confiscati e inseriti nella collezione le copie invece venivano restituite ai

proprietari delle navi. Questi metodi non sono diversi dai metodi che in età più avanzata

costituiranno le grandi raccolte librarie; dal XV e XVI secolo cominciò l9uso di tramandare

intere biblioteche a istituzioni, si compravano da personaggi caduti in disgrazia, tutti sistemi


che hanno origini molto antiche.

C9è una leggenda che poi è stata ridimensionata che narra che la famosa versione della

bibbia, la traduzione della Torah dall9ebraico in greco si dice sia stata fatta proprio presso la

Biblioteca di Alessandria in realtà studi recenti hanno confermato il fatto che questa

traduzione sia avvenuta in tempi successivi, comunque, sempre ad Alessandria dove

vivevano molti ebrei, rimane quindi l9ambiente culturale.

Per gestire una biblioteca di così tanti volumi ci voleva un9organizzazione che permettesse

reperimento dell9opera e dell9autore di cui lo studioso aveva necessità di consultazione, la

classificazione che fu data ai volumi contenuti nella Biblioteca fu data da Callimaco, veniva

da Cirenea aveva lavorato al museo e compilò un9opera chiamata Pinakes che ha un

catalogo sistematico, di autori suddivisi per classi e materie, all9interno di ogni classe gli

autori erano ordinati alfabeticamente, probabilmente questo sistema rispecchiava la

disposizione stessa dei volumi negli scaffali, è ovvio che per reperire un testo sia necessario

che questo abbia una posizione precisa, fatto importante che ritroveremo anche in epoca

Medievale e per biblioteche come quella di San Marco a Firenze che aveva nel XV secolo

circa 3 mila codici di cui esiste un catalogo per materia e all9interno di queste gli autori

erano più o meno in ordine alfabetico. Un9altra biblioteca abbastanza importante era anche

la Biblioteca del Serateon, sempre ad Alessandria, una biblioteca che custodiva

prevalentemente i doppioni di opere conservate nella più grande del Museo, questa aveva

più la finalità dell9accessibilità verso un pubblico che non fosse elitario o colto come quello

che frequentava la Biblioteca del Museo; questa era più piccola e conteneva circa 50 mila

volumi.

Si può dire che la Biblioteca di Alessandria aveva un9antagonista in Anatolia a Pergamo

fondata da Eumene II in epoca ellenistica, aveva un posseduto librario abbastanza

consistente che si stima intorno a circa 200 mila volumi anche questa aveva una grande sala

circondata da nicchie o mensole dove venivano posizionati volumi che in gran parte erano in

pergamena, la lotta fra le due fece si che a pergamo non si potesse più acquistare il papiro,

una sorta di embargo nei suoi confronti, pertanto siccome già si conosceva la pergamena si

affinò la realizzazione di questo materiale completamente diverso e si rese ancora più

adatto per ricevere la scrittura trasformandolo poi in un supporto per eccellenza, perché poi

quando ci sarà il passaggio al codex sarà con supporto scrittorio prevalentemente in

pergamena, supporto di origine animale molto più costoso che richiedeva passaggi non
indifferenti, soprattutto ad origine c9era la necessità di avere una gran quantità di animali.

Purtroppo, la Biblioteca di Alessandria ha avuto una fine ingloriosa, non risale alle lotte con

Cesare, indubbiamente quando arrivò si creò un certo scompiglio, ma ci fu un incendio al

porto dove furono incendiate navi e da questo si propagò nel porto e prese i depositi che

contenevano circa 40 mila volumi che probabilmente erano copie destinate a Roma,

probabilmente la Biblioteca in se visse per altro tempo avendo però un declino sotto

l9impulso della crescita romana con Ottaviano che portarono a spoliazioni e a una

progressiva scomparsa.

Questa conformazione si attuerà anche con le prime Biblioteche romane, anch9esse private

che nascono da coloro che avevano il potere o dai generali e condottieri che combattevano

le guerre per Roma e che nel proprio bottino di guerra portavano via intere biblioteche e

con queste costituivano le proprie private; sarà in epoca imperiale dove nasceranno le

prime Biblioteche pubbliche che si apriranno di più alla popolazione più alfabetizzata. Il

concetto di Biblioteca pubblica tarda ad arrivare, è un concetto moderno, però è vero anche

che la circolazione dei dotti che consultavano i libri c9era, quindi in questo senso si può

parlare di Biblioteca pubblica, che conosceva comunque una circolazione di persone e di

idee, si può dire anche che avevano proprio la funzione di salotti per scambio di idee e

dibattito in merito alle opere che interessavano. Un9idea molto importante era quello di

mantenere la memoria attraverso l9introduzione di strumenti che potessero garantire la

conservazione dei codici stessi, questi non corrispondono ai canoni catalografici di oggi

molti sono semplici elenchi, venivano realizzati anche cataloghi veri e propri, sistematici

basati su la catalogazione in ordine alfabetico. Rotoli conservati vanno dal 150 a.C. a circa il

70 d.C.

Anche Biblioteche private che faranno parte delle ville romane, dei senatori, generali,

avevano una conformazione tale per cui sempre il solito salone e con delle grandi finestre

per poter far entrare la luce ed erano orientate ad Oriente proprio per questioni relative alla

luce e anche perché il calore della luce toglieva umidità, comunque la pergamena è più

resistente alla carta.

Lezione 2

Il modello della Biblioteca ellenistica non va a morire, con il declino del periodo

dell9Ellenismo, con Roma che diventa Caput Mundi anche le biblioteche subiscono un

declino e molte vanno a sparire, un esempio più tardo lo ritroviamo nella Biblioteca di
Cesarea a Efeso, II secolo d.C. nasce dall9attività di Origene, e dal suo discepolo Panphilo,

dove si svolgevano attività di studio, attività esegetico-letteraria (filologia, ricostruzione del

testo) attività di copiatura e vi era anche una scuola filosofica, di questa qualcosa è rimasto;

altra biblioteca che conserva la tipologia ellenistica sarà fondata dall9Imperatore Costanzo II

all9incirca nel IV secolo d.C. di corte, dedita alla trascrizione, copiatura e alla conservazione.

Le Biblioteche a Roma

Roma diventerà un centro importante, si amplierà il numero delle scuole che porterà ad

una maggiore alfabetizzazione, questa necessità di testi per le scuole di grammatica e

retorica portano ad una maggiore produzione dei libri e anche ad un maggior commercio di

libri, sempre molto costosi, l9editoria (trascrizione e realizzazione di un testo manoscritto)

non sarà solo chiusa e rivolta alla produzione per la Biblioteca ma anche verso l9esterno,

cambiamenti importanti dovuti al fatto che anche a Roma dalla fine della Repubblica fino

all9Impero, periodi in cui si vede la nascita e lo sviluppo delle Biblioteche prima private e poi

pubbliche, porta ad una diffusione della cultura greca anche a Roma; una differenza tra le

Biblioteche private e pubbliche dalla Grecia e Roma, con un divario di circa 100 anni, c9è

un9importantissima caratteristica della distinzione in due raccolte di libri: latini e greci, cosa

che nelle biblioteche greche non esisteva, libri in lingua latina saranno considerati meno di

valore, si tratta di traduzioni delle opere greche, il valore viene dato al testo il lingua greca,

ci sarà una produzione abbondante. Molte notizie le abbiamo da fonti librarie, da racconti e

storie che ci hanno tramandato gli autori classici, come Cicerone, tutto ciò che riguarda

queste biblioteche è andato quasi perduto, mancano le testimonianze e documentazioni che

aiutano molto la storia delle Biblioteche come le fonti archivistiche

Per entrambe le tipologie abbiamo sempre il concetto delle nicchie che ospitano nelle mura

la disposizione degli appositi mobili nelle nicchie che avranno delle ante per la loro chiusura,

la disposizione dei libri sarà comunque sempre la stessa, con le etichette. Questo modello di

Biblioteche verrà esportato anche in tutto l9impero ritroviamo anche in Adriano un

esportatore di biblioteche, ad esempio ad Atene, la Biblioteca di Celso a Efeso, fondata da

un personaggio molto importante Tiberio Giulio Aquila Polineanus, nel 135 d.C. una delle

biblioteche meglio conservate giunte fino ad ora, il nome della Biblioteca deriva dal padre;

gli studi ne hanno potuto ricostruire anche la disposizione all9interno della biblioteca dei libri

dei mobili all9interno di nicchie, vi era la disposizione degli armarium su tre piani, al piano

base per arrivare alla prima fila di armaria si accedeva attraverso un podio, ai piani
successivi attraverso dei corridoi.

Le biblioteche private sono comunque come le pubbliche, nascono da bottini di guerra,

generali, senatori che durante la conquista d9oriente, mandano avanti vittorie e incamerano

anche intere biblioteche:

- La prima privata fu fondata da Lucio Emilio Paolo dopo la conquista di Pidna nel 168 a.C.

dopo la sconfitta di Perseo Re di Macedonia, porta via come bottino di guerra anche la

biblioteca, fu un bottino importantissimo perché conteneva testi in lingua greca molto rari,

di cui si avevano poche notizie, è un arrivo importante;

- Biblioteca di Silla, console, dittatore romano, della sua biblioteca ce ne parla Plutarco,

espugna Atene nell’86 a.C., in questa Biblioteca molto importante anche perché riuscì anche

ad accaparrarsi la collezione di un appassionato di libri Apellicune di Teo che aveva acquisito

nella sua biblioteca una parte della raccolta libraria di Aristotele e Teofrasto, questa raccolta

verrà da Silla depositata presso la sua villa a Cuma, molte delle Biblioteche private saranno

depositate, conservate nelle ville di campagna più che nelle dimore di città, la depositerà e

la conserverà nella sua villa a Cuma, vicina a Napoli, inoltre alla sua morte fu ereditata dal

figlio, uno scialacquatore, che con i debiti la dovette vendere, già all9epoca c9erano aste e

quindi tutto o in parte poteva essere acquistato, alcuni di questi verranno acquistati da

Cicerone;

- Biblioteca di Lucullo, sempre bottino di guerra dopo lo scontro contro Nitridate, re del

Ponto, importante perché conteneva e raccoglieva opere in lingua greca rarissime,

depositata nella sua villa a Tusculum, aprì la sua Biblioteca alla consultazione esterna, c9è un

desiderio di aprire le proprie collezioni all9esterno, alla cerchia di amici, letterati, dotti,

familiari, ristretta cerchia, che potevano entrare in Biblioteca e consultare i libri e anche

discuterne. Lucullo creò un ambiente apposta adibito alla custodia e alla consultazione dei

volumina. Queste ville erano dedicate all9otium romano; Gli storici che si occupano di

biblioteche antiche presumono che le visite a queste private fossero spinte dalla presenza di

libri in lingua greca;

- Biblioteca di Attico di cui ne sappiamo grazie al carteggio con Cicerone, la novità era che

Attico era anche un editore, aveva una notevole raccolta ma, a differenza delle biblioteca

realizzate principalmente da bottini di guerra che difficilmente venivano ampliate, avendo

una attività di copia adibita anche alla vendita, una produzione da poter vendere, avrà una

notevole raccolta che sarà capace anche di incrementare, questa biblioteca per i rapporti
così stretti con Cicerone fu molto consultata e frequentata da Cicerone stesso;

- Cicerone vuole realizzare una Biblioteca nella sua villa di Tusculum e per farlo chiede aiuto

proprio ad Attico, chiedendo lui di acquistare una vera e propria raccolta, sembra dal

carteggio che l9abbia effettivamente trovata ma che Cicerone non sia mai riuscito a trovare

la somma necessaria per acquistarla per intero, ebbe comunque in dono dal fratello di un

amico una biblioteca, riuscì ad avere una propria raccolta che fu aumentata da alcuni volumi

acquistati da Silla; quando cicerone fu mandato in esilio nel 58-57 a-C. trovò le sue raccolte

un po9 depredate, dovette ridare una sistemata alle proprie raccolte librarie, questo

capitava, soprattutto per chi aveva queste collezioni e si assentava dalla villa era facile lo

spoliamento dei volumi. La biblioteca di Tusculum di Cicerone era ben organizzata, su due

piani, il piano inferiore chiamato Gymnasium una sorta di accademia e il piano superiore

liceum la biblioteca vera e propria anche questa subì delle depredazioni;

- Di un9altra Biblioteca ci parla Plinio il Giovane il quale aveva anche una sua raccolta e

Marziale, si tratta dell9unico esempio che di queste ville è giunto fino a noi abbastanza

integro, di cui abbiamo un buon complesso archeologico è la villa dei papiri di Ercolano,

papiri o di Pisone, sembra che sia stata costruita dal suocero di Cesare, Lucio Calpurnio

Pisone molto probabilmente, essendo stata distrutta dall9eruzione del Vesuvio, sono stati

ritrovati circa 1800 volumina che sono stati in parte ricoperti dalla lava e dalle

strumentazioni di oggi in parte si sono potuti ricostruire. Si suppone che questa dovesse

avere anche un laboratorio di editoria, i papiri ritrovati erano conservati in una stanza non

grande, piuttosto piccola, gli studiosi hanno supposto si trattasse del laboratorio dove

venivano copiati i testi, si sono trovate delle bozze di Filodemo di Gadara, filosofo greco

epicureo che scrisse varie opere, doveva esserci anche un altro luogo più grandi dove veniva

conservata la parte vera e propria della biblioteca, per noi è importante il fatto che ci fosse

anche presso privati laboratori per la produzione, in questo caso più per l9incremento della

collezione stessa che per il commercio; le biblioteche private diventano quasi una moda,

davano lustro a chi le possedeva, gli ambienti erano dotati di affreschi, di statue, busti che

riproducevano la fisionomia di scrittori greci, venivano custodite nelle ville anche perché in

epoca imperiale cominciano a nascere le Biblioteche pubbliche, le grandi private svolgevano

quasi una caccia al libro che quasi dava fastidio a chi invece non considerava il libro un

oggetto per dare lustro ma un contenitore che tramandasse la cultura. La compravendita dei

libri alzò il prezzo dei libri e quindi si impediva sempre di più il suo accesso agli studiosi che
non se li potevano permettere;

Queste biblioteche private erano spesso sistemate e catalogate attraverso un indice o un

catalogo vero e proprio e inoltre queste di minore entità per chi aveva meno possibilità

economiche venivano conservate in casse, altrimenti le biblioteche più importanti avevano

gli armaria fatti di cedro con decorazioni in avorio per dare un massimo lustro.

Biblioteche pubbliche

Le Biblioteche pubbliche cominceranno ad essere realizzate intorno al I secolo a.C. e fondate

soprattutto dagli imperatori o grandi consoli, con lo scopo effettivamente di conservare le

raccolte che sono sempre realizzate da bottino di guerra e renderle accessibili al pubblico.

Il primo che concepì l9idea di biblioteca più ad uso pubblico fu Cesare, di questo ce ne parla

Svetonio, voleva aprire una biblioteca quasi di Stato che desse lustro a chi deteneva il

potere, affidò il compito di realizzazione soprattutto dal punto di vista bibliografico a

Varrone dalla letteratura sappiamo che scrisse un opera in 3 volumi De Bibliothecis in cui

non solo elencava le letture e i testi che dovevano far parte di una biblioteca, naufragò

questa volontà di Cesare a causa della sua morte ma nel 39 a.C. Asinio Pollione ne creò una

dopo la vittoria sui Parti; le biblioteche venivano prevalentemente costruite vicino a dei

templi, nei fori, questa di Asinio Pollione fu costruita nel tempio della Libertà vicino al foro,

c9è un desiderio di dedica a un dio o a un9autorità religiosa.

Le successive biblioteche furono opera di Augusto, la prima nel 28 a.C. e l9altra nel 23 a.C. la

prima fu costruita vicino al Tempio di Apollo nella zona del Palatino, detta Palatina o

Biblioteca del Tempio di Apollo, era divisa in due sale contigue, una per la parte latina e una

per la parte greca ognuna al centro aveva una nicchia che ospitava una statua e poi alle

pareti vi erano le grandi nicchie che ospitavano gli armadi ai quali si accedeva da dei podi.

Questa prima biblioteca fu completamente distrutta nel IV secolo dopo avere già avuto

incendi nei secoli prima della distruzione nel 363 d.C.

L9altra biblioteca si trovava presso il Porticus di Ottavia, ricostruì questo Porticus

dedicandolo alla sorella al momento in cui morì il figlio Marcello, doveva essere posizionata

sempre divisa in due al lato nord, anche questa viene da un bottino di guerra contro i

dalmati, anche questa subì incendi.

Abbiamo un9altra biblioteca di cui rimane poco ad opera di Tiberio, in realtà ne avrebbe

fondate due ma non si capisce se si tratti di un ampliamento o di due biblioteche distinte, fu

fondata sulle pendici del Palatino dedicata a Caligola.


Un9altra fu fondata nel Templum Pacis da Vespasiano e infine abbiamo la Biblioteca di

Traiano, Templi Traianei, è importante perché arrivò fino al V secolo d.C. ebbe lunga vita ed

era disposta con le due aule dirimpetto, e non contigue, per passare da l9una all9altra c9era

anche da attraversare la colonna Traiana.

Non esistevano solo biblioteche a Roma si trovano anche sparse per tutto l9impero, lo stesso

Plinio il Giovane fece dono della propria raccolta libraria alla città di Como molto importante

è la donazione, sarà un atto che si ripeterà nei secoli successivi, non tutti gli imperatori si

fecero fautori di costituzioni di Biblioteche pubbliche per un accesso maggiore alla cultura,

Adriano fu uno di quelli che maggiormente si impegnò anche in questo, Diocleziano stesso

fu importante perché ricostruì biblioteche che avevano subito distruzioni e recuperò anche

libri che erano considerati dispersi.

Queste biblioteche avevano il podio, nicchie che ospitavano gli armaria avevano affreschi,

busti, con personaggi del passato, filosofi, scrittori, ma anche Dei, come la Dea Minerva,

erano comunque ben adornate, dovevano dare lustro alla collezione stessa, erano aperti a

coloro che potevano accedere alla cultura, alla lettura, erano organizzate con una sorta di

bibliotecarius, anche se non si trattava pienamente di un bibliotecario ma più di un

procurator bibliotecae, un amministratore della parte burocratica, una sorta di segretario,

non si occupava della raccolta libraria; erano dotate anche di cataloghi che dovevano

descrivere la collezione per poter poi reperire il volume, questi sono sul modello di

Callimaco, divisione di autori, prosaici e poeti, per tematiche e all9interno gli autori erano in

ordine alfabetico.

Il declino del substrato in cui vengono ad operare le biblioteche ovviamente coinvolge il

declino delle biblioteche stesse, inoltre con l9avvento del cristianesimo ci sarà il

cambiamento dal volumen al codex

Le Biblioteche avevano sempre un cortile circondato da colonne dove si affacciavano delle

stanze vi erano dei depositi dopo vi erano i libri meno di pregio, nei saloni venivano invece

mostrati all9utenza manoscritti più importanti.

Lezione 3

Passaggio dalla biblioteca dell9antichità classica alle nuove tipologie dell9alto medioevo

I fattori che porteranno a un cambiamento nella storia delle biblioteche sono 3:

- Dovuto al supporto scrittorio: dal volumen al codex;

- Caduta dell9Impero Romano con la formazione dei regni romano barbarici;


- Dissolvenza della tipologia della Biblioteca Alessandrina che continua nell9impero

d9oriente.

La tavoletta era utilizzata soprattutto per testi di carattere più amministrativo, anche testi

giuridici o appunti per le scuole o addirittura per tramandare una letteratura a livello più

popolare; la tavoletta cerata ne abbiamo alcune conservate sempre da Ercolano e Pompei,

circa 150 derivano da una delle case che fu distrutta dall9eruzione del Vulcano a Pompei,

erano tavolette che contenevano dati di tipo amministrativo da parte di un argentarius,

carattere amministrativo, inventario di oggetti e prezzi. Si tratta più di un documento,

qualcosa che viene più trattato dalla disciplina archivistica, quindi conservati in luoghi

staccati appositi per la loro conservazione.

La tavoletta era costituita da tavolette di legno rettangolari, incavate all9interno rimane

esterna la cornice, in questa tipologia si scriveva parallelamente al lato lungo, queste

potevano viaggiare fino a un massimo di 10, le tavolette erano unite da una centrale più

spessa per potervi scrivere da tutti e due i lati, veniva colata la cera e si scrivevano a sgraffio;

erano legate da uno spago, un filo, qualcosa che le teneva legate insieme. Oltre a questa

tipologia per l9Impero Romano, ma anche molto a distanza che derivano dalla città di

Vindolanda, sono state trovate delle tavolette costruite molto fini in legno dove si poteva

scrivere a colori, con una penna e con dei colori, queste sempre contenevano testi a

carattere amministrativo.

Il codex la forma che prevarrà dal I secolo e poi nel IV secolo diverrà la forma principale,

deriva da caudex legno dell9albero, si può considerare un9evoluzione delle tavolette cerate,

in primis per la sua forma stessa rettangolare, anche il codex agli inizi sarà quell9oggetto che

per motivi ideologici e pragmatici si contrapporrà al volumen, è sicuramente più

maneggevole e anche nella sua formazione è meno costoso, è costituito da fascicoli di

pergamena, questa era in molte parti di Italia e Europa più facilmente reperibile, un libro

poteva contenere un solo testo o più testi di un autore o addirittura più autori, era più

facilmente gestibile, è un oggetto più versatile, inoltre è adatto fin da subito a veicolare quel

messaggio nuovo cristiano: come le tavolette di cera anche il Libro nella forma codex sarà

utilizzato d auna società medio-bassa, che sa leggere e scrivere ma non è la società di alto

livello più colta che aveva come libri i volumina, c9è proprio un contrasto ideologico fra i due

tipi, un oggetto adatto a un nuovo tipo di letteratura religiosa.

La pergamena è la pelle degli animali, prevalentemente si utilizzavano gli ovini mentre i


bovini verranno utilizzati per le coperte dei libri, quello che si voleva ottenere dalla pelle era

lo strato interno ovvero il derma, l9epidermide e l9ipoderma dovevano essere eliminati, per

far questo le pelli venivano prima lavate e sciacquate in acqua dopo di che venivano inserite

in una soluzione di acqua e calce in modo che tutti i residui andassero via e rimanesse il

derma abbastanza pulito, dopodiché la pelle veniva stesa su dei telai dove veniva tirata,

operazione molto delicata perché poteva strapparsi e potevano venire fuori dei buchi

cosiddetti occhi, la pergamena veniva ulteriormente pulita con una sorta di luna per togliere

altri residui e infine veniva poi rifilata, dalla parte delle zampe e della coda e della testa

rimanevano dei pezzi. Noi sappiamo di questa lavorazione grazie a ricettari medievali

risalenti a circa IV secolo d.C. per manoscritti più tardi del basso medioevo di particolare

importanza che erano commissionati da signori o principi si tendeva a usare una pergamena

che derivava dagli agnellini o addirittura dall9animale nato morto che aveva una pelle molto

fine. Si tendeva ad affrontare carte che fossero pelo-pelo carne-carne, nel fascicolo si

cercava di avere la carta sulla destra, il retto lato carne quindi e sul lato sinistro affrancato

sempre il lato carne, per avere una visione all9occhio più omogenea possibile, regola di

Gregory. Il codex diventa quindi l9oggetto preferito dai cristiani per veicolare il nuovo

messaggio.

Altro momento epocale che farà da spartiacque è la caduta dell9Impero Romano

d9Occidente, ci sarà il sacco di Roma e poi nel 476 c9è la vera caduta dell9Impero, viene

deposto Romolo Augusto da Odoacre che sarà il primo Re Barbaro dell9impero di Roma, si

cominciano a costituire regni romano barbarici popolazioni che non avevano una cultura

scritta, nel 313 l9imperatore Costantino aveva fatto un grande passo verso il Cristianesimo

lasciando la libertà di culto, anche i cristiani sono liberi di praticare il loro credo religioso,

non dovevano più nascondersi, in questo IV secolo sarà quindi il codex ad avere il

sopravvento grazie a questo, gli editti successivi di Tessalonica e di Teodosio più tardi

bandiranno i riti pagani, non permetteranno più il culto di quelle che erano state le religioni

pagane che per millenni avevano caratterizzato l9impero Romano e la Grecia, così il codex

prenderà sempre più importante.

Le biblioteche in Oriente continuano a sopravvivere nel modello alessandrino, la Biblioteca

di Cesarea è una biblioteca dove la cultura libraria è religiosa cristiano, Origene aveva

studiato ad Alessandria d9Egitto e quindi volle ricostruire un luogo su questo modello, la sua

opera più importante sarà la traduzione della Bibbia così costituita, 6 traduzioni del testo
della Bibbia affiancate l9una a l9altra in colonne, ebraico, greco e la lingua greca dei settanta

realizzata nel contesto socio-culturale di Alessandria d9Egitto, il suo erede alla sua morte

sarà Panphilo che arriverà dopo qualche anno a Cesarea e darà un grande sviluppo alla

Biblioteca tanto da essere citata dallo stesso Isidoro di Siviglia che dirà che la Biblioteca

aveva circa 130 mila volumi. La stessa Biblioteca sarà ancora arricchita da Eusebio Osevio che

durante il suo periodo in cui custodì e lavorò nella biblioteca scrisse un9opera simile ai

Pinakès di Callimaco, un catalogo bibliografico che descrive la raccolta, in più sarà citato

sempre da Isidoro di Siviglia, il primo veramente a parlare di una storia delle Biblioteche tra

il VI e VII secolo; Isidoro dell9Etimologiarum costituisce una sorta di enciclopedia in cui le

materie sono ordinate secondo i vocaboli e secondo l9etimologia dei vocaboli, dedica anche

un capitolo alla storia delle Biblioteche e fra queste cita anche la Biblioteca di Cesarea ai

tempi di Osevio. Cesarea avrà poi un forte declino fino a cadere per mano degli Arabi nel

638 quando sarà assediata la città e così anche la Biblioteca andrà dispersa.

Molto importante è anche la Biblioteca a Betlemme e qui lavorò San Girolamo dove qui

scrisse la sua vulgata, anche la Biblioteca portata all9eccellenza da Costanzo II, Imperiale di

Costantinopoli era un9altra importantissima biblioteca che si pensa dovesse contenere circa

120 mila volumi, quando ci fu la presa di Costantinopoli i volumi andranno persi, numeri

importanti che non ritroveremo nelle biblioteche del mondo occidentale, numeri di poche

centinaia di volumi. Mentre in Oriente ancora con il Cristianesimo dopo tutti i cambiamenti

dei volumi avranno bisogno le biblioteche di strumenti per conoscerne il posseduto librario,

questa tipologia di strumenti decadrà con le biblioteche alto-medioevali, perché chi

costituirà la biblioteca di cento volumi avrà a memoria i titoli delle opere, questo poi

cambierà con l9umanesimo, il 400 e l9avvento della stampa quando le biblioteche

ricominceranno ad avere raccolte consistenti.

Il Monachesimo

Si distinguono il monachesimo ascetico e il monachesimo cenobitico: il modello orientale è

più monachesimo ascetico, personaggi che si ritirano per studiare e pregare, il

monachesimo cenobitico è un monachesimo dove i monaci si ritrovano a gruppi, convivono

insieme in certi momenti della giornata, costituiscono luoghi dove possono lavorare,

mangiare e pregare insieme, questo tipo prevarrà poi nel mondo occidentale, quello che

erano le Biblioteche pubbliche o private piano paino andranno a estinguersi, cambia il

mondo, si formano i regni romano-barbarici, la cultura non è più al centro della cultura
scritti, chiaramente i modelli di biblioteche vanno piano piano a estinguersi, si conserverà un

nuovo modello di Biblioteca all9interno dei monasteri e delle chiese, sarà il monachesimo

che si farà portatore della salvaguardia della trascrizione e conservazione dei testi,

principalmente a carattere religioso, dei vangeli, glosse, commenti alle scritture ma anche

trascrizioni di una parte della cultura classica che altrimenti sarebbe andata perduta.

Monastero Divarium fondato da Cassiodoro

Cassiodoro nacque nel 475 in Calabria da una famiglia agiata, ebbe mezzi per studiare e

riuscì a entrare a lavorare alla corte di Teodorico a Ravenna dove vi era anche Boezio, corte

ricca di personaggi di alto spessore culturale, Teodorico poi muore, destando una serie di

problematiche e sconvolgimenti all9interno della corte, lo stesso Boezio viene ucciso e

questo fatto colpisce molto Cassiodoro che decide di ritirarsi nei suoi possedimenti in

Calabria dove fonderà il suo monastero che avrà le caratteristiche della Biblioteca

Alessandrina, un monastero cenobitico dove vi sarà un laboratorio per la copiatura dei testi,

un gruppo di testi per praticare l9ecdotica, una biblioteca però limitata nel numero dei

volumi, circa un 100 di volumi. Le opere erano prevalentemente di carattere religioso ma si

trascrivevano anche testi più a caratteri liberari, salvaguardia del patrimonio antico. Scrisse

le Institutiones, una guida per i monaci all9interno del monastero per capire quali autori

dovevano leggere, ci sta uno spaccato bibliografico della raccolta, si può considerare un

canone bibliografico che poteva essere utilizzato anche in altri contesti bibliotecari dei

monasteri, le opere che una biblioteca monastica doveva contenere; aveva una bella

raccolta anche se non comparabile con le biblioteche orientali, possedeva 3 esemplari

scomparsi di bibbia e uno di questi fu il modello per il cosiddetto codex amiatinus codice

oggi conservato alla Biblioteca Laurenziana di Firenze, per noi importante perché contiene

un9illustrazione che dimostra quella che era la biblioteca in quest9epoca alto medievale, che

viene chiamata armarium dove i volumi sono conservati in orizzontale, il codex aveva questa

peculiarità di essere conservato in orizzontale e le coperte avevano dei supporti per

distaccarsi l9uno dall9altro in modo da poterli impilare, l9amiatinus è quindi la copia di una

delle bibbie fatte realizzare dal 692 in poi su volontà di Cheolfield in Northumbria che vuole

far realizzare 3 copie della bibbia vulgata di San Girolamo, di queste 3 copie uno è il codex

amiatinus, integro, le altre due non sono integre, possiamo quindi confermare che

l9amiatinus sia il più antico esempio di bibbia vulgata ad oggi conservata.

Biblioteche che ormai si sono ridotte ad armaria che nascono in un contesto monastico, in
questi monasteri vigeva quello che era chiamato il sistema autarchico, ovvero tutto quello

che vi era attorno alla produzione, alla conservazione e alla fruizione del libro avveniva

all9interno dei monasteri, questi erano chiusi, principalmente era una vita chiusa e riservata.

Nei monasteri, soprattutto quelli più importanti che avevano delle risorse per poter avere

del bestiame, veniva prodotta la pergamena, le legature, gli inchiostri, le coperte, venivano

copiati i manoscritti, vi erano quindi scambi di codici tra i monasteri. Questo sistema si

protrarrà fino alla stampa, si avrà un9evoluzione durante il XII secolo con la fondazione delle

università e ci saranno già dei cambiamenti ma sostanzialmente il sistema autarchico viene

definitivamente con l9invenzione della stampa, i monasteri si daranno piano piano una

regola a seconda dell9ordine a cui apparterranno. Sparisce anche quasi del tutto quella che

era la pratica di mettere per iscritto il posseduto librario proprio perché i numeri si riducono

e possono essere tenuti anche a memoria da chi gestisce la raccolta.

Lezione 3

Oltre ai monasteri che cominciano a sorgere più isolati, nel contesto cittadino abbiamo le

realtà delle cattedrali e chiese che hanno delle scuole per la formazione dei clerici e hanno

scrittoria e biblioteche per lo studio, la circolazione del sapere viene in qualche modo ad

essere una prerogativa della chiesa, da un sistema laico si passa a un sistema ecclesiastico,

cultura cristiana ma anche quella classica.

Purtroppo le biblioteche a questa altezza cronologica (III, IV) sono disperse, però abbiamo

un9importantissima Biblioteca la Biblioteca Capitolare di Verona la più antica e longeva

biblioteca, ebbe come visitatori lo stesso Petrarca, importante, con uno scrittorio al suo

interno, con personaggi che hanno tenuto sia la biblioteca sia hanno dato forte impulso a

questa realtà ancora oggi esistenza; con i primissimi insediamenti monastici ancora si ha

posti chiusi, lo scopo principale era quello di conservare e di produrre testi ad uso interno,

per la propria Biblioteca e per i posteri, la cosa comincerà a cambiare con San Benedetto e la

regola benedettina, sarà una regola che darà impulso anche alla lettura, citerà la Biblioteca

come fattore importante e anche l9obbligo per i monaci di leggere libri e di copiarli, una

regola che nasce per disciplinare la vita all9interno di un contesto monastico, con questa

regola che si applicherà poi a tutti i successivi monasteri si darà una spinta importante sia

alla produzione di libri sia alla formazione di Biblioteche.

La chiesa si fa portatrice della cultura, letteraria e scritta, della produzione e del sapere e

questo ancora di più con la decadenza delle città che avverrà in maniera più forte con le
grandi invasioni dei popoli del nord, sia sotto i goti sia con i Longobardi, sarà quella che avrà

il compito di trasmettere la cultura.

In questo periodo un fattore importante anche per la decadenza delle città è il fatto della

guerra greco-gotica, l9imperatore Giustiniano tenta di riunire i due imperi cercando di

sconfiggere i goti che avevano conquistato l9Italia, dal 535 fino al 553, progetto che non avrà

un buon fine, i goti saranno distrutti ma non si riuscirà a ricompattare l9impero, rimane un

progetto che poi non viene portato a termine, giungeranno pochi anni dopo intorno al 570 i

Longobardi, con loro avremo inizialmente si avrà un degrado sempre più forte e la chiesa

acquisterà sempre più potere anche dal punto di vista più politico e culturale. Da questa

guerra rimangono delle isole, oasi, soprattutto nel sud dove ancora si parla il greco, questo è

importante perché purtroppo questa sarà dimenticata in gran parte dell9Italia, questo

permetterà la continuazione del tramando dei testi in greco.

Questi monasteri cominceranno ad ampliare i propri poteri grazie a San Benedetto e alla

regola che darà i Natali all9ordine benedettino, San Benedetto nasce a Norcia, fonderà il

monastero di Montecassino, distrutto più volte già pochi anni dopo la sua fondazione, subì

una forte distruzione anche durante la Seconda Guerra Mondiale, poi venne ricostruita, per

fortuna molti dei manoscritti e delle opere furono messe in salvo; San Benedetto da origine

all9ordine benedettino e crea la sua regola che sarà adottata poi in gran parte dagli altri

monasteri subendo varie riforme, la regola dava una disciplina alla vita del monastero,

seguiva i monaci anche nelle pene, questo anche perché il monastero viene visto non più

come luogo isolato ma come luogo che può intervenire anche nella società in un momento

di crisi, nelle zone rurali, nel contado il monastero si fa portatore di una zona che possa

essere di salvaguardia anche per la società rurale che si stava ritirando dalle città, non è più

isolato ma è qualcosa che può intervenire anche nella vita della società, anche i monaci

devono essere istruiti, devono leggere testi sacri proprio per tramandare la cultura e poter

interagire con il territorio in cui vengono ad operare. Uno degli articoli e capitoli che

interessa particolarmente della Regola è il capitolo 48:

- 1 Articolo <ozio nemico dell9anima&= significa già che l9ozio non è più l9otium delle ville

romane ma bisogna hora et labora;

- 13 Articolo <giorni di quaresima tutti ricevano dalla biblioteca un libro a testa e lo leggano

per intero= citazione della Biblioteca i monaci devono leggere e in periodo di quaresima

devono in particolare leggere un libro dedicando qualche ora alla scrittura, importanza della
presenza di una Biblioteca nel monastero, per biblioteca si intende gli armarium o casse, i

libri potevano anche utilizzati in luoghi diversi, libri liturgici in un contesto di messa, libri per

realizzare inchiostri vicini ai laboratori, testimoniate da inventari, inventari più patrimoniali,

stilati al cambio di un abate quando si faceva l9inventario di tutti gli averi.

Montecassino si riprese con Gregorio Magno, colui che darà l9impulso all9ordine benedettino

a far si che vengano anche costruiti monasteri anche in Europa, lo utilizzerà per una

evangelizzazione di tutte le popolazioni rimaste lontane dal messaggio cristiano dove i culti

pagani erano ancora fortemente applicati, un po9 come quando nascerà l9ordine dei gesuiti.

Montecassino poi riprenderà il suo splendore e raggiungerà il suo apice nell9XI secolo, sotto

l9abate Desiderio III. Gregorio Magno nasce nel 540 da una famiglia molto nobile e ricca è un

personaggio di grande cultura lascerà ai posteri delle opere importantissime, addirittura

grazie alla sua opera anche il popolo Longobardo si convertirà al cristianesimo e poi

manderà dei monaci missionari in zone lontane dall9Italia per evangelizzarle, ad esempio in

Inghilterra, queste zone erano state conquistate da Roma però a un certo punto era stata

abbandonata proprio per le prime incursioni dei popoli barbari, così è stata soggetta a tutta

una serie di incursioni di popolazioni come sassoni e angli, l9Irlanda era già stata in parte

evangelizzata intorno agli inizi del V secolo da un monaco di San Patrizio, qui vi erano i celti;

in Inghilterra sarà mandato Agostino che riuscirà in questa sua impresa anche con l9aiuto di

altri monaci missionari. Quest9opera durerà nel tempo e porterà alla formazione di figure

importanti che poi torneranno loro stesse in Europa per fondare monasteri, uno di questi

fonderà un importantissimo monastero in Italia, quello di Bobbio, fondata da San

Colombano nel 614, in precedenza aveva fondato l9abazia di Lieutzeil in Francia. A Bobbio

verrà allestito uno scrittorio dove verranno copiati testi sacri per la liturgia e per la liturgia,

vigerà una regola importante dove è citato il bibliotecario responsabile sia dei libri sia dello

scriptorium, si ingrandirà, diventerà nel IX secolo uno dei centri più importanti e la sua

raccolta arriverà ad avere circa 600 copie, purtroppo subirà una distruzione nei secoli

successivi, piano piano spogliato dei propri beni, già in epoca umanistica, soprattutto i

grandi spogli saranno presi da Federico Borromeo per trasferirli nella sua biblioteca

Ambrosiana, lo stesso farà Paolo V nel 1618, porterà via altrettanti numerosi volumi per la

Biblioteca Vaticana.

Altro importante monastero fondato da un discepolo di San Colombano sarà San Gallo in

svizzera fondato da San Gallo stesso anche questo oggetto di numerose visite da parte degli
umanisti, fondata nel 613, di questa sopravvive il cosiddetto Piano di San Gallo una pianta

che sarebbe poi stata anche ripresa per abbazie benedettine di nuova fondazione. A Fulda

San Bonifacio fonda un9abbazia, con una biblioteca e una scuola.

Altri esempi che troviamo in Italia sono Farfa nel Lazio, Finte Abellana, Nonantola, Pomposa

che avrà il suo picco nel XI secolo ed è un9abbazia imperiale, queste sono le realtà italiane.

Epoca carolingia

Epoca segnata da Carlo Magno, avvierà una riforma per poter ritornare a una sorta di

Impero Romano più spostato nelle zone che comprendono l9Europa Occidentale, una

renovatio imperi quando nell9800 sarà incoronato imperatore il suo regno diventerà il Sacro

Romano Impero, sacro per l9appoggio della chiesa, sarà chiamato dal Papa per aiutarlo

contro i Longobardi, darà il via a un nuovo impero. La sua renovatio consiste nel rinnovare

l9impero e di ritornare ad un impero unito e compatto, basato su una cultura scritta dove il

libro abbia la sua valenza e importanza, per fare questo lui ha bisogno dell9ordine

benedettino per poter diffondere, ampliare e fondare nuovi monasteri e nuovi scuole e

nuovi scrittoria per poter far copiare i libri, produzione di libri sia per l9insegnamento ma

anche libri che fossero di particolare pregio o rarità, tutte queste informazioni sono

contenute nell9admonitio generalis del 789 ammonizione, una sorta di indicazioni e

ammonimenti scritta per i vescovi, i monaci, i preti e i laici che dovevano attuare nelle

proprie sedi, qui troviamo principi di una renovatio della scuola attraverso libri per

l9insegnamento, collezione di libri di alto pregio e sviluppo delle Biblioteche. Nella carta 72 si

legge: <Si organizzino scuole di letture per i ragazzi &= voleva la correttezza dei testi, si

ritorna a un lavoro filologico sui testi poiché, ritorno alla correttezza del testo, una renovatio

vera e propria, centri specializzati di copiatura dove i libri dovevano essere copiati, rivisti e

corretti, la fondazione di scuole per istruire i giovani e per fare tutto questo lui fa allestire

anche una nuova scrittura: la scrittura carolina, che passerà direttamente al libro a stampa,

una scrittura libraria posata, minuscola, molto adatta alla lettura, più agevole e chiara

rispetto alle scritture che vigevano in tutto il territorio, spesso molto diverse l9una dall9altra,

in questo periodo si parlava di particolarismo grafico, la nuova scrittura agevolava la lettura

nelle scuole; Carlo Magno vuole anche un incremento delle biblioteche e lui stesso nella sua

capitale a Aquisgrana formerà una sua raccolta libraria e si contornerà di un entourage di

studiosi che lo aiuteranno in questa renovatio, chiamerà Arquilino Di Horg, Eginardo, storico

che scriverà la Vita Caroli, Teodulfo dalla Spagna, Abate di quella che è un9abbazia sulla
Loira, grosso centro di recupero anche della cultura classica, ci sarà anche un9importante

scuola da cui usciranno i funzionari che dovranno comandare e saranno spediti in ogni parte

dell9impero per gestire questo nuovo impero unificato. Nel testamento lasciato da Carlo

Magno viene indicato un alto numero di volumi, libri che sono andati dispersi, alla sua morte

la biblioteca viene mantenuta da Ludovico il Pio ma poi una serie di vicissitudini porterà alla

sua dispersione. La Biblioteca è costituita dai bottini di guerra contro i Longobardi quindi

dall9Italia si portano molti codici.

Corbit, Clairevaux, Lorsche di cui si conserva ancora il catalogo di libri, sono biblioteche di un

certo numero di volumi, insieme a Cluny che porterà poi anche alla riforma della regola

Benedettina, questi grandi centri carolingi sono molto importanti.

Cominceranno poi le incursioni da parte degli Arabi che porteranno tanta cultura e

porteranno anche l9uso della carta che porterà a una rivoluzione, soprattutto per il costo

minore rispetto alla pergamena; si avrà poi la rinascita delle città, la nascita delle Università,

botteghe di copiatura, non solo esclusiva della chiesa ma si apre anche al mondo laico delle

città e delle Università in cui si svilupperà il metodo per pecia, un nuovo metodo; si esce da

quello che è stato tutto il contesto medievale per avvicinarsi a una rinascita, evoluzione,

delle biblioteche e della formazione dei libri.

Lezione 4

Questi monasteri non sono del tutto svincolati del potere politico, entriamo in una fase di X,

XI secolo in cui alcuni fenomeni storici, come feudalesimo e incastellamenti che porteranno

questi monasteri ad essere visto come non del tutto svincolati dalla politica, interessati a

loro sono i vescovi che attraverso questi puntano ad avvicinarsi a parti più lontane

dell9impero, il monastero si trova quindi come trait d9union tra città e feudi più lontani, così i

monasteri si allontaneranno sempre di più dalla regola benedettina e la volontà di

evangelizzazione di strati sociali più lontani, diventano dei centri legati più al potere

secolare, questo ci serve per capire poi perché ci saranno cambiamenti di nuove formazione

monastiche legate a nuove regole: cluniacensi e cistercensi. Soprattutto nell9XI secolo ad

opera dei vescovi e per una forma di nuova regola del clero, il clero darà una mano alla città

a risorgere e a riprendere importanza soprattutto dal punto di vista dello scambio

commerciale.

Vi saranno due grandi nuovi ordini sempre basati sulla regola benedettina, ma riformati:

Cluny, nasce come reazione alla secolarizzazione della vita monastica e si farà fautrice della
riforma, è importante per il sistema che da alla sua struttura, darà molta importanza alle

figure degli abati, darà meno importanza al lavoro e più allo studio, alla parte relativa alla

religione, dedicare più ore al canto più che al lavoro pratico, anche se a Cluny si fa

riferimento alla copiatura dei testi, nella regola data a Cluny i copisti saranno esentati dal

coro, nella regola originale non c9è riferimento alla copia dei testi; nasce anche l9ordine dei

Certosini, più chiuso, più dedito all9ascetismo, nella regola si dirà che i monaci debbano

creare i propri libri nelle celle. Un9altra modifica è data da San Bernardo di Chiaravalle che

darà vita all9ordine cistercense, dal monastero di Citeaux, ordine più ascetico più un ritorno

alla regola benedettina originale, seguono molto la regola originale; questi sono i grandi

cambiamenti che subisce l9ordine benedettino in questi secoli soprattutto i monasteri più

importanti come le abbazie che hanno fatto la storia del monachesimo subiscono periodi di

grande splendore ma anche decadenza, questa si protrarrà per il XII e XIII secolo che porterà

ad una scomparsa di alcuni di questi.

Nei monasteri della riforma cistercense si diceva esplicitamente che i monaci dovessero

studiare tutti gli stessi libri, tipologie tipiche di questi ordini monastici:

- Bibbia e tutto il corredo alla Bibbia, glosse, forma vulgata e commenti;

- Libri che servivano per l9ufficio ecclesiastico, per dire messa, messali, antifonari, lezionari

nelle zone vicino alla chiesa vera e propria dove si celebrava messa;

- Letture dei padri della chiesa: Ambrogio, Girolamo, Agostino, de Civitate dei, e Gregorio

Magno, I Moralia;

- Autori dei compendi della cultura classica, le opere di grammatica servivano soprattutto

all9istruzione, Prisciano, Boezio, cultura classica mediata da cultura cristiana, Isidoro di

Siviglia;

- Libri di diritto civile e canonico;

- Autori contemporanei.

Gli Arabi

Per la nostra storia sono fondamentali, coloro che ci hanno portato le conoscenze sulla

produzione della carta, nell9VIII secolo avevano già conquistato buona parte dell9Asia

Centrale, il mediterraneo, la Sicilia, la magna Grecia sarà sempre una zona di commistione

culturale, arrivano anche in Spagna, avevano fatto traduzioni e commenti facendoci

conoscere autori greci che altrimenti sarebbero andati perduti, sono dei mediatori culturali

fra occidente e oriente importanti. Ci consegnano la conoscenza su come veniva realizzata la


carta fatta di stracci, invenzione cinese che ci portano gli Arabi, leggenda narra che nel 751

in una guerra fra Arabi e Cinesi in una zona dei Kirghizistan dove vi era Samarcanda alcuni

cinesi fossero stati fatti prigionieri dagli Arabi e sembra che abbiamo in questo frangente la

conoscenza sulla realizzazione della carta e che quindi poi a Samarcanda sia stata impiantata

la prima cartiera, studi recenti hanno visto che in realtà già si avevano qui queste

conoscenze.

La prima cartiera in Europa viene installata in Spagna, fondata nel 1056 presso l9attuale San

Felipe ex Xativa. In Italia in questo periodo la carta non viene prodotta, la prima cartiera sarà

Fabriano addirittura a metà del XIII secolo nel 1283, la carta che circola prima è tutta di

importazione, di produzione araba o spagnola; dagli arabi si pensa che arrivasse tramite

Venezia, città marinara, grande centro di scambi culturali, dopo Fabriano seguiranno

Bologna, Genova, Amalfi.

Ricostruzione di una cartiera: per realizzare la carta di stracci è necessaria l9acqua corrente,

la maggior parte delle cartiere sorgono vicine a corsi d9acqua, famose sono le cartiere nella

zona di Lucca. La carta viene fatta da scarti di fabbricazione di tessuti, le cartiere dovevano

essere quindi anche vicine a zone dove si realizzavano dei tessuti, prevalentemente lino e

canapa; si raccoglievano questi stracci dagli stracciaioli che li portavano al complesso della

cartiera, venivano scelti gli stracci più adatti per poter diventare carta, gli stracci vengono

poi raggruppati in insiemi omogenei, questi vengono tagliati in forme omogenee e più

piccole. Gli stracci vengono inseriti in una sorta di vasche forate con una grata sopra da dove

entra l9acqua per lavare gli stracci; vengono messi ad asciugare al sole e a questo punto

inizia il lavoro più importante: macerazione, gli stracci cominciano a macerare dopodiché

vengono portati alla pila idraulica, formata da una ruota idraulica che sta all9esterno della

cartiera, mulino che aziona l9acqua che aziona un fusto che va ad azionare dei magli, una

sorta di martelli che potevano avere o no degli spunzoni che battevano la poltiglia, massa di

stracci che comincia a diventare poltiglia, è un processo abbastanza lungo. La sostanza viene

inserita in tini pieni di acqua calda, li poi si scioglierà e a quel punto attraverso una forma,

un telaio viene tirata su la poltiglia e smossa in modo che si distribuisca uniformemente; va

a formarsi uno strato sottilissimo che poi sarà il foglio. Il telaio è composto da dei fili

metallici messi paralleli al lato lungo: vergelle, sostenuti da una sorta di sostegni in legno

(colonnelli) sui colonnelli poi sono inseriti e vanno a toccare le vergelle i filoni, più spessi

sempre metallici, si crea una trama, sopra troviamo la cosiddetta coperta per far si che non
fuoriesca la poltiglia e per manovrare meglio il telaio.

Le cartiere da Fabriano in poi in particolare si doteranno di un marchio di fabbrica, la

filigrana, che viene messo prima che il telaio venga messo sul foglio; esiste un repertorio

costituito da briquet; la filigrana era un filo metallico più spesso che veniva attorcigliato

nelle vergelle e gli si dava una figura che poteva essere il marchio di fabbrica della cartiera

oppure un disegno che richiamasse qualche motivo importante, veniva incastrata la filigrana

sui fili metallici, la forma viene immersa nella poltiglia e a questo punto viene scossa

venendosi così a formare uno strato sottile di foglio, i fogli vengono messi su dei feltri e si

forma, si raggiunge una pila che viene poi inserita sotto un torchio che pressa tutti i fogli in

modo da mandare via tutti i residui di acqua; i fogli vengono poi messi su degli stenditoi ad

asciugare, devono essere impermeabilizzati e dopo l9impermeabilizzazione attraverso una

colla speciale viene realizzata un9altra cernita. La carta è importante perché si realizza da

scarti di produzioni tessili, anche se la lavorazione è piuttosto lunga sicuramente ha un costo

minore rispetto alla produzione della pergamena.

XII e XIII secolo

Importanti per 3 fattori principali:

1. Rinascita delle città;

2. Nascita degli ordini mendicanti;

3. Nascita Università con i suoi sistemi di fabbricazione del libro.

Durante il XII secolo le città cominciano ad avere di nuovo una loro importanza soprattutto a

livello di scambi culturali; qui operano le sedi vescovili, la chiesa si da una sorta di canone

regolare del proprio operato, vescovi, cattedrali, chiese che hanno un forte potere, figure

come mercanti, notai e medici cominciano ad avere sempre più importanza e hanno bisogno

di libri per studiare medicina e diritto. Nelle città succede la nascita degli ordini mendicanti, i

frati, domenicani fra il 1215 e 1216 e francescani nel 1223 e successivamente altri, dediti

all9aiuto, si occupano dello strato di popolazione che ha più bisogno ma non solo gli ordini

come l9ordine domenicano darà molta importanza al ritorno allo studio del testo religioso,

con commenti realizzati da frati dell9ordine domenicano che prenderà sempre più

importanza agli inizi del 500, la regola dei domenicani prevedeva proprio la formazione di

uno studio, una scuola interna e quindi anche di una biblioteca per la formazione dei frati,

questo succedeva anche negli ordini francescani. Ben presto ci si rende conto che la vitalità

che caratterizza le città dove gli ordini operano che la biblioteca può anche servire per
quelle figure di mercanti, artigiani, notai che hanno bisogno di accedere a un testo scritto; la

fisionomia delle biblioteche conventuali cambierà rapidamente nel giro di pochi decenni, da

biblioteche con libri prettamente legati allo studio e formazione dei frati si passerà sempre

più a biblioteche ricche di testi utili anche per la cittadinanza, si ampliano molto sia

attraverso la produzione interna ma anche grazie all9acquisto di nuovi libri, grazie alle

donazioni, quando entravano personaggi del ceto cittadino a far parte della comunità

conventuale potevano portarsi con se dei libri oppure al contrario una volta che moriva un

frate lasciava il suo posseduto al convento, i conventi si accrescono per donazioni, acquisto,

lasciti e in queste regole, soprattutto in quella domenicana è previsto un locale adibito alla

biblioteca, viene citata anche la figura del bibliotecario, importanza data alla biblioteca e al

contenuto di nuovi testi rilevante in questo periodo; saranno fondamentali perché daranno

una sorta di accesso all9esterno mentre le biblioteche dei monasteri erano chiuse, non ci era

un accesso pienamente libero, queste biblioteche si aprono al pubblico a coloro che hanno

necessità di consultare certi tesi ai quali non potrebbero avere accesso; la fisionomia delle

biblioteche conventuali cambierà, non sarà più l9armarium si doterà di una sala apposita e

anche di banchi cosiddetti plutei che consentivano la consultazione e la lettura dei

manoscritti, i manoscritti sono poggiati su una sorta di lungo leggio e sono incatenati, non

potevano andare in prestito, sotto vi era uno spazio che conservava altri manoscritti e si

aveva una sorta di catalogo. Queste biblioteche sono importanti anche per la nascita delle

università, nascono nel 1200 non come istituzione con una loro sede e loro biblioteca

inizialmente, nascono dalla aggregazione di alcuni studenti che formano una sorta di

corporazione che necessita di un9istruzione superiore e quindi questi avevano il compito di

chiamare e trovare gli insegnanti che potessero istruirli; nasce dal basso, dagli studenti,

questi arriveranno da ogni dove per avere istruzione, inizialmente si appoggiavano alle

biblioteche die conventi, ecco perché queste si devono dotare di testi diversi, devono

supplire alle necessità di un nuovo pubblico di studenti che devono affinare le proprie

conoscenze attraverso nuove letture. Le prime università nascono a Bologna, poi a Parigi e

successivamente altre si formeranno per tutto il corso del XIII secolo a Salerno, a Napoli, con

la scuola di Medicina, a Oxford, ovviamente durante il XIII secolo si formeranno poi dalla

corporazione i collegios cominceranno a nascere delle sedi vere e proprie.

In questo contesto viene a realizzarsi un nuovo modo di produrre il libro, quando

cominceranno a costituirsi vere e proprie istituzioni per la formazione più alta degli studenti
e quindi poi per prendere la laurea che dava l9accesso all9insegnamento, c9era la necessità di

avere una sorta di insegnamento per il quale gli studenti potessero avere accesso allo stesso

tipo di libro, si sente la necessità di dover fornire agli studenti lo stesso tipo

di testo, nasce il sistema della pecia. Il collegio docenti, gli addetti alla scelta dei testi che

dovevano essere i manuali su cui dovevano studiare gli studenti, sceglieva un testo ufficiale,

da questo testo veniva tratta una copia che non veniva rilegata ma in fascicoli di una certa

caratteristica, bifoli, 4 carte e 8 pagine, il testo di riferimento veniva copiato, l9exemplar era

fascicolato, poi tornava al collegio del peciari coloro che controllavano la correttezza della

copia, se tutto era apposto questo veniva affidato a quelli che erano cosiddetti stationarii

una o più botteghe di laici che prendevano in custodia l9exemplar sfascicolato e sotto

cauzione gli studenti potevano prenderli e copiarli, alla fine ogni studente riusciva a farsi

copiare o a copiare tutti i fascicoli dei volumi avendo così più copie dell9exemplar,

moltiplicazione del volume in tempi più rapidi. Questo comporta il fatto che nelle città

ricompaiono i luoghi di copia, laici, la cultura del libro non è più espressamente in mano del

mondo ecclesiastico ma comincia a tornare nel mondo laico, gli stessi studenti potendo

anche a prezzi ridotti farsi una propria biblioteca cominciano ad avere delle biblioteche

private, rinasce il concetto di biblioteca privata, cosa del tutto scomparsa nei secoli

precedenti perché a parte le biblioteche monastiche il singolo ormai non aveva più la

possibilità di costituirsi una biblioteca personale; momento in cui inizia il processo di

modernizzazione, si entra in un momento storico per cui anche le biblioteche avranno

un9evoluzione in senso privato, cambiamenti in senso architettonico, le stesse biblioteche

conventuali cominceranno ad avere una forma basilicale, luogo a tre navate con file di

banchi con incatenati libri ai quali avranno accesso la consultazione le persone che sapevano

leggere e scrivere e necessitavano consultare i libri.

Lezione 6

Il nuovo fervore che deriva dalle nuove scuole che realizzeranno anche gli stessi conventi, si

realizzeranno anche dei veri e propri studia che avranno necessità di accedere ad un tipo di

studio superiore per coprire le cariche più alte della gerarchia; c9è quindi un collegamento

tra le università e ordini conventuali, le università poi assumeranno una vera e propria

struttura con i collegi, le produzioni librarie tenderanno ad aumentare, quindi ci sarà

bisogno di nuovi spazi, ci sarà una divisione degli spazi, luoghi di consultazioni, sale di solito

al primo piano, per meglio cogliere la luce, con file di plutei, accanto a queste sale vi erano
poi depositi dei libri, copie di minor valore e anche quei libri destinati al prestito, una cosa

importante che riprende campo con queste nuove tipologie di biblioteche è anche il servizio

di prestito. Cambia un po9 anche la tipologia di mise en page del testo di questi nuovi libri, i

testi utilizzati all9università erano testi molto lunghi, glosse, con tanti commenti, per cui il

testo universitario spesso è su due colonne con ampi margini ai lati per poter aggiungere

delle note o dei commenti, hanno anche una suddivisione in capitoli maggiore rispetto a

quello che poteva essere in manoscritti più antichi e viene utilizzata una nuova scrittura,

chiamata gotica, scrittura più difficile da leggere, molto più abbreviata, permetteva di

inserire più testo rispetto alla carolina introdotta nel contesto della renovatio di Carlo

Magno, qui c9è necessità di inserire più testo, il tratto è più rapido. Questo modello si

svilupperà maggiormente nel 400 con biblioteche che acquisiranno una forma basilicale e in

ogni navata vi sarà la fila dei banchi.

Viene a svilupparsi maggiormente la pratica degli inventari e dei cataloghi, bisogna allestire

degli strumenti per le crescenti raccolte, molti di questi inventari sono patrimoniali, i libri

vengono descritti in un contesto di tutto il patrimonio dell9istituzione, ci sono anche degli

inventari appositamente redatti per la descrizione della biblioteca, nasce il memoriale, una

sorta di registro sul quale si annotavano i prestiti, bisognava sapere da chi era stato prestato

e chi l9aveva preso in prestito.

Ovviamente in questo periodo a fianco di queste realtà se ne vengono a formare altre, gli

studenti e i professori che si fanno copiare o comprano i testi già copiati si costituiscono

piccole biblioteche facendo si che ritorni il fenomeno delle biblioteche private, sicuramente

ora, professionisti, medici, notai, giuristi, letterati, studenti e professori che hanno necessità

di avere dei libri riescono piano piano a costituirsi una biblioteca, queste biblioteche provate

noi le conosciamo soprattutto per gli atti testamentari, molti avevano coscienza che

chiaramente i volumi potevano andare dispersi o venduti (fenomeno molto importante con

l9umanesimo), già tramite atti testamentari e libri noi possiamo conoscere il posseduto

librario di questi personaggi già dal XIII secolo.

I monasteri tendono ad avere un declino e a essere più chiusi e più le loro raccolte destinate

ad un uso interno, per quanto riguarda l9incremento delle raccolte librarie che avveniva

tramite donazioni molto importante è l9esempio di Richard of Bury, aveva raccolto una

biblioteca notevole e deciderà di lasciarla all9Università di Oxford, è nato nel 1287 in

Inghilterra di origini Francesi da una famiglia piuttosto agiata e per questo ha accesso agli
studi di Oxford riuscì a diventare precettore di Edoardo di Windsor e al momento in cui

viene incoronato, Richard of Bury diventerà elemento fondamentale della monarchia di

Edoardo III diventando suo segretario, ambasciatore e consigliere, figura importante che

otterrà anche un vescovato proprio per quello che ha fatto e per l9importanza raggiunta,

sarà anche inviato come ambasciatore per ben due volte ad Avignone e qui incontra anche

Petrarca, quest9ultimo lo conosceva di fama proprio perché sapeva della grande passione di

Richard of Bury per i libri, era un cacciatore di libri e la sua posizione importante gli

permetteva di girare tutta Europa per cercare questi libri, dava importanza al contenuto

testuale e dimostrava grande cultura però dava anche molta importanza alla manifattura

dell9oggetto stesso, soprattutto in pergamena, che avesse delle belle miniature, oggetto

libro visto proprio come da collezionare, si evince anche dalla lettura del Filo Byblon, per

questo è considerato il primo bibliofilo, poi il collezionismo librario avrà il suo exploit

soprattutto nel 1700, 1 anno prima della sua morte lui conclude il suo Filo Byblon dove si

possono trarre le caratteristiche della sua passione bibliofila qui capiamo come Richard

stesse attento a determinati dettagli che diventeranno fondamentali in epoca moderna, è

ricordato da Gabriel Nodé nella sua opera del 1627.

Nel primo capitolo solo l9accenno al fatto che per Bury il tesoro della sapienza si trova

soprattutto nei libri, accenna proprio al fatto che è nei libri che si rivela anche la maggiore

fecondità del progresso o della ricerca della fecondità, i libri come il contenitore della

sapienza e della saggezza. Nel secondo capitolo affronta il tema dell9amore che bisogna

avere nei confronti dei libri, i libri devono essere amati, il libro diventa quasi un maestro alla

stregua di quello che poteva essere un professore all9università; un dato importante ci viene

dal capitolo IV testimonianza per ricordare il fatto che i libri non avevano un prezzo fisso, si

contrattava con il librario, un uomo nel caso abbia i soldi per farlo non deve essere avaro a

meno che il libraio non sia troppo furbo; il capitolo VIII riguarda soprattutto le acquisizioni,

parte bibliografica, racconta come lui stesso ha potuto ampliare la sua collezione libraria,

invece di farsi pagare per dei favori si faceva consegnare un manoscritto, grazie quindi alla

sua nomea di essere un amante desideroso di libri poté ampliare molto la sua raccolta,

ritornerà da qui il topos della liberazione dei libri, gli studiosi si sentivano in diritto quasi di

enfatizzare il declino delle grandi istituzioni per giustificare atti come la depredazione, la

donazione, il prestito e l9acquisto diventano fattori molto importanti utilizzati dal 400 in poi;

nel capitolo XVII accenna alla conservazione dei libri e prima da delle dritte come questi
possano essere preservati dall9incuria dei lettori, per lui era così importante anche l9oggetto

libro che necessitava di una cura particolare; nel capitolo XVIII accenna al fatto che lui ha

creato questa raccolta libraria da destinarsi a Oxford perché gli studenti possano usufruirne,

tramite questi saranno quindi tramandati a tutti gli studenti, nel capitolo XIX darà

indicazione sul prestito dei libri che dovevano rimanere all9interno del collegio, ogni anno

poi il magister dovrà controllare il registro dei libri, inoltre su un libro va perduto colui che

l9ha perso deve pagare una cauzione. Indicazioni ben precise che ci dicono quanto Richard of

Bury tenesse alla cura e conservazione dei suoi libri, purtroppo la sua volontà non è andata

a buon fine, in parte venduta, in parte andata a privati, ha subito quindi la dispersione, una

sorte che accumuna tante biblioteche.

Preumanesimo

La caccia ai libri delle antichità e quello che riguarda l9umanesimo, la riscoperta dei classici,

in realtà non è un fattore improvviso ma c9erano già stati dei prodromi, scambi dall9oriente,

dalla cultura greca, c9è una maggiore attenzione alla filologia dei testi, soprattutto per

andare in contro anche alla auctoritas della scolastica, già dai preumanisti si condivide l9idea

di dare in prestito i libri e condividere le notizie che si ricavano dai testi, si ricercano testi

degli antichi per avere anche una maggiore correttezza della lingua latina, è proprio un

fermento di volontà di ritorno ai classici, di ricerca e di ricostruzione della cultura latina e

greca, si farà fautore di questo proprio Petrarca; questa caccia al libro più in termini di

caccia al contenuto porterà a una nascita della filologia, se si pensa alla grammaticità degli

alessandrini si potrebbe invece parlare di rinascita, per ricostruire questa letteratura andata

quasi del tutto perduta e anche per sfatare o per confermare certe verità e attribuzioni che

erano state portate avanti; si formano nuove raccolte presso privati, fattori che nascono in

contesto umanistico, gli scrittoria non sono più legati ai conventi o alle cattedrali ma sono

laici, dove si facevano copiare i testi ritrovati.

Di dante noi non possediamo notizie che avesse messo su una sua biblioteca personale, gli

storici suppongono che dovesse necessariamente averla, non abbiamo ne notizie

archivistiche ne di altra natura sulla costituzione di una sua biblioteca, sappiamo che la sua

biblioteca viene ricostruita attraverso le sue opere, gli studiosi, soprattutto Luciano Gargan,

fanno questi studi attraverso proprio le opere di Dante, le sue letture cercano anche di

capire dove lui possa aver tratto tutta la sua conoscenza facendo delle ipotesi proprio su

quelle biblioteche che lui poteva aver consultato, Santa Croce a Firenze o Santa Maria
Novella oppure si sa che nel suo soggiorno a Verona avrà frequentato la Capitolare di

Verona, che sarà frequentata anche da Petrarca; forse questo fatto è dovuto alla sua non

volontà o non aver pensato di voler lasciare la sua biblioteca ai posteri, cosa che invece farà

Petrarca, e dei suoi collaboratori e amici nel contesto, oltre a essere un forte propugnatore

della cultura classica, dopo aver riscoperto libri, ciò che lo spingeva nella ricostruzione della

letteratura classica era andare a caccia di libri, questa sua prerogativa sarà poi copiata e

portata avanti dal suo entourage di amici. Di Petrarca conosciamo la biblioteca, aveva

studiato ad Avignone e poi anche a Bologna, la sua Biblioteca in parte si trovava in Francia in

parte in Italia, è stata ricostruita attraverso tanti esemplari che sono stati o copiati o

posseduti tramite le note di possesso poste sui manoscritti che lui ha consultato e

attraverso i vari scambi epistolari, sono stati rintracciati circa una 70ina di manoscritti ma

sicuramente era più sostanziosa, probabilmente possedeva più copie di una stessa opera, si

ritrova anche una sorta di piccolo inventario di testi che servivano a Petrarca e a cui teneva

in particolar modo, si farà fautore anche di un ritorno a una grafia più leggibile rispetto sia ai

testi in gotico ma sia anche a quei volumi che venivano rintracciati nei viaggi e biblioteche

monastiche che spesso erano caratterizzati da grafie non leggibili, il particolarismo grafico di

Carlo Magno aveva portato a grafie molto difficili da leggere. Uno dei suoi più importanti

ritrovamenti lui nel 1345 rintraccerà le lettere di Cesare ad Attico, Bruto e Quinto rinvenuti

presso la biblioteca Capitolare di Verona, la cosa che caratterizza in maniera profonda

Petrarca è proprio l9idea di lasciare la propria collezione a un9istituzione che la conservasse

in maniera integra e che la destinasse a pubblica fruizione, ritorna l9idea della Biblioteca

Pubblica, c9è la volontà di lasciare ai posteri la propria raccolta con delle condizioni, questa

idea viene da un carteggio tra Petrarca e Boccaccio, 1362, momento di crisi di Boccaccio che

chiede a Petrarca di acquistare la sua collezione, Petrarca che era a Padova aveva riunito

tutta la sua collezione, invita Boccaccio a trasferirsi da lui in modo da unire le due raccolte in

modo che riuscissero a tramandarle insieme ai posteri, Boccaccio non accetta questo invito

ma da questo viene l9idea di Petrarca di lasciare i suoi libri a un9istituzione; per questo pensa

alla città di Venezia, crocevia di scambi, dove circolava anche la cultura greca, cerca

appoggio nelle istituzioni veneziane, fa un accordo con la Repubblica Veneziana in cambio di

una residenza per sé, dopo qualche anno Petrarca decide di trasferirsi a Padova alla corte di

Francesco I di Carrara e alla morte di Petrarca nel 1374 i suoi libri entreranno nella corte di

Francesco I che però sarà poi, con la presa di Gian Galeazzo Visconti, trasferita dai Visconti.
Quando nel 1449 Luigi XII i libri di Petrarca verranno trasferiti nel castello di Bluais e saranno

un fondo della Biblioteca Nationale de France, non tutti i libri vanno a finire in Francia, ma

una parte è destinata al genero e poi andranno a confluire prima in mano di Bembo e poi a

Fulvio Orsini, confluiranno infine alla Biblioteca Apostolica Vaticana. In questi passaggi ci

sono state molte dispersioni, troviamo manoscritti di Petrarca anche in altre Biblioteche, da

questo momento in poi è fondamentale il recupero di biblioteca pubblica, ritorna il tema

delle biblioteche costituite da bottini di guerre e anche purtroppo della dispersione delle

biblioteche private.

Lezione 7

La scrittura gotica nasce nell9oltralpe, in Italia aveva un tratto più lineare; Petrarca utilizzava

la scrittura semi gotica, posata, più lineare, si vuole tornare a una scrittura più leggibile, il

recupero dei classici mette di fronte agli studiosi che si recano presso le grandi biblioteche

monastiche a testi che spaziavano dall9VIII secolo fino all9XI che erano scritti in minuscola

carolina, la scrittura realizzata nella renovatio studiorum di Carlo Magno, sono molto attratti

da questa tipologia di volume che riconoscono quasi come i volumi più antichi, portatori

della letteratura classica, che si avvicinavano più all9antichità; vogliono recuperare questa

tipologia di manoscritti di epoca carolingi che avevano un9ornamentazione bianchi girali,

una scrittura più leggibile, codici che avessero un aspetto diverso rispetto a quelli del

periodo, testi utilizzati per lo studio o comunque per tramandare opere a carattere più

pratico. Nasce in contesto umanistico, soprattutto per mano di Salutati, Bracciolini e Niccoli

una nuova scrittura, che si basa sulla carolina, chiamata antiqua proprio per richiamare

l9antico rispetto alla littera textualis carolina detta anche moderna. Recupero dei classici, dei

padri della chiesa e molta attenzione anche per i testi contemporanei, il modello di

biblioteca e di letture di questa corrente sarà alla base anche delle Biblioteche di Stato,

costituitesi nel contesto di una famiglia che deteneva il potere e che poi diventano talmente

importanti e ricche che diventano quasi biblioteche di stato; gli umanisti riscoprono e

ricercano libri dove possibile, nei monasteri, viaggiano molto come Poggio Bracciolini,

Salutati, studiano presso le Biblioteche, li ricopiano e li collezionano, fanno un9opera

importante di filologia per tornare anche a un testo che potesse essere sempre più vicino

all9archetipo.

Di solito si scelgono istituzioni religiose perché già abituate a conservare raccolte librarie,

conventi o monasteri, c9è anche l9idea di lasciare le raccolte a un9istituzione pubblica; anche
Boccaccio sulla scia di Petrarca aveva fatto ricerche, a Montecassino recupera

un9importante opera di Tacito, per lascito lui voleva che i suoi libri non andassero dispersi,

pensa a una biblioteca che possa essere fruibile, all9inizio lascia la sua biblioteca a Martino

da Signa, specificando che al momento della morte di quest9ultimo la biblioteca fosse

destinata al Convento Agostiniano di Santa Trinita dove in una sala specifica (Libraria

secreta) sarebbero confluiti i suoi libri, si richiedeva anche che fossero realizzati armaria per

custodirli. Di questa costruzione se ne accollerà Niccolò Niccoli che si occupò di riordinare la

biblioteca di Boccaccia per paura che il Convento la potesse alienare, e a sue spese fece

costruire gli armaria; questa raccolta doveva essere pubblica, a coloro che ne avessero fatto

richiesta, poi si hanno poche notizie sul perché anche la sua biblioteca alla fine venne

dispersa, si conoscono molti suoi autografi e quindi il posseduto anche librario si conosce

attraverso i suoi manoscritti ma non si sa come mai poi da Santa Trinita sia andata dispersa.

Coluccio Salutati è un altro personaggio fondamentale in epoca umanistica, fu cancelliere

per 30 anni della repubblica di Firenze e fu possibile per questo portare all9interno della

gestione politica personaggi di spessore, gli succedettero personaggi di spessore culturale

come anni più tardi saranno Machiavelli e Francesco Guicciardini; fu un punto di riferimento

per gli umanisti, importante è la sua opera anche in accordo con Palla Strozzi, riuscì a fare

aprire una cattedra di insegnamento del greco chiamando Emanuele Crisolora di origini

greche, soprattutto già dal XIII e XIV secolo poi anche con la caduta di Costantinopoli,

arriveranno una serie di personaggi con appresso i propri libri in lingua greca; riuscì a

collezionare circa 800 manoscritti, di cui attestati circa 148, fu anche un assiduo cacciatore

nelle Biblioteche monastiche, lui trovò le Familiares di Cicerone e quest9opera le rintraccia

nella biblioteca Capitolare di Vercelli, la sua collezione libraria fu alienata dagli eredi, per

fortuna il contesto delle amicizia, quello che è importante è il fatto che gli umanisti avevano

importantissimi rapporti di amicizia dove si tenevano molti confronti, si scambiavano le

notizie e ciò permise una parziale conservazione della sua collezione, Cosimo il Vecchio,

Tommaso da Pistoia, il futuro Papa di Roma Niccolò V che prese una parte dei manoscritti

che avrebbero poi costituito un primo nucleo per la Nuova Biblioteca Apostolica Vaticana,

Niccoli e Cosimo il Vecchio invece ne presero alcuni per farli confluire alla Biblioteca di San

Marco e in parte alla Biblioteca Medicea Laurenziana.

Palla Strozzi fu un personaggio fondamentale dal punto di vista dell9idea della Biblioteca

Pubblica, sull9idea delle Biblioteche romane, questo progetto naufrago perché la lotta fra gli
Strozzi e i Medici portò alla fine al suo esilio, avrebbe voluto una biblioteca pubblica presso

la chiesa di Santa Trinita, di questo ne parla Vespasiano da Bisticci nelle sue Vite. Aveva

raccolto una importante biblioteca che si destinò alla chiesa di Sant9Agostino di Padova.

Antonio Corbinelli era particolarmente attratto dalla cultura greca, collezionò circa 280

manoscritti di cui 80 greci; la sua raccolta fu accolta nella Biblioteca della Badia Fiorentina,

Benedettina, legò a questo suo lascito 100 fiorini alla Badia affinché allestisse una zona della

Biblioteca per conservare i propri codici che dovevano comunque essere oggetto di

consultazione, di questa esiste un catalogo dove vi è l9indicazione corb. proprio a indicare i

libri appartenuti a Corbinelli; la Biblioteca della Badia sarà un9importante istituzione, legata

alla produzione della carta e dove vi era la più importante bottega di copiatura e

allestimento di manoscritti di Vespasiano da Bisticci che allestirà i volumi e manoscritti più

importanti di Europa, alla sua bottega si rivolgevano anche principi, i più grandi nomi della

politica e cultura letteraria del tempo; Badia fiorentina sarà importantissima durante l9epoca

della stampa si ritrovano tanti volumi a stampa dove la sottoscrizione è <appresso la Badia=,

<alla Badia=, affittavano la bottega, la Badia stessa affittava delle piccole zone dove chi era

più piccolo potesse installare la propria bottega.

Biblioteca di San Marco

Sarà aperta al pubblico in età umanistica, della famiglia Medici, la loro privata raccoglierà le

raccolte dei familiari e diventerà poi la Laurenziana; vi convergeranno non solo tanti volumi

appartenuti a personaggi illustri, si unirà alla biblioteca del monastero, e sarà aperta al

pubblico. Il nucleo fondante sarà quello principale da cui poi nascerà tutta la biblioteca, sarà

il via per la costruzione della biblioteca in occasione di un restauro sarà Niccolò Niccoli, un

grande bibliofilo e intellettuale dell9epoca, si era formato nella cerchia di Emanuele Crisalora e

del Salutati, raccolse circa 800 manoscritti fra latini e greci, non tutti ancora identificati,

alcuni sono a San Marco altri alla Biblioteca Centrale; ha redatto dei testamenti e quello

ufficiale fa esecutori testamentari i suoi amici, fra questi Cosimo, prima della sua morte i

libri furono depositati presso la Biblioteca di Santa Maria degli Angeli in cui era priore

Traversari amico del Niccoli, questo avvenne per tenere al sicuro i libri del Niccoli dalle

ingerenze die parenti e dei creditori, perché Niccoli aveva fatto in vita tanti debiti, i

manoscritti sono rari, di pregio, hanno un valore economico forte, per preservare la loro

integrità furono nascosti. Cosimo estingue tutti i debiti del Niccoli e a quel punto incamera la

Biblioteca presso San Marco dove stava già restaurando il convento Michelozzo e gli farà
costruire una Biblioteca. La biblioteca fu allestita a forma basilicale, Michelozzo su ordine di

Cosimo costruisce la biblioteca ex novo con 3 navate divise tra file di colonne e i banchi, fu

modello che diede il via ad altre biblioteche, oltre al nucleo della Biblioteca del Niccoli,

Cosimo incremento la raccolta attraverso altre acquisizioni per farla diventare Pubblica ad

uso di chi necessitava; per far questo chiamò Tommaso Parentucelli, futuro Papa Niccolò V,

per fargli realizzare un canone bibliografico sul quale cosimo avrebbe potuto costruire la

raccolta, una lista di autori e titoli autorevoli che fossero rispondenti alle esigenze di chi

voleva costituire una biblioteca ma che rispondessero anche ai canoni dell9epoca, la cultura

e all9entourage dell9epoca che potessero far realizzare una raccolta ben precisa, omogenea,

con materie specifiche, autori importanti per ogni tipo di studio. Tommaso Parentucelli era

un Teologo, aveva fatto studi di teologia a livelli alti, da quindi priorità a testi di carattere

religioso, bisogna considerare che la biblioteca di Cosimo si trova in un contesto religioso, un

convento, ci saranno anche titoli classici e Parentucelli stesso quando riformerà la Biblioteca

Varticana, sapeva di non avere inserito tanti titoli classici; questo è un canone importante

che poi verrà ripreso da altri personaggi illustri che poi dovranno costituirsi una propria

raccolta libraria, Cosimo il Vecchio è stato un personaggio a 360° la Biblioteca Pubblica porta

Firenze a un9eccellenza, questo canone fu proprio utilizzato per la realizzazione della

raccolta libraria privata di Federico da Montefeltro e anche di Alessandro Sforza, i volumi

poi all9interno della Biblioteca di San Marco verranno divisi fra sacri e profani.

Biblioteca Malatestiana

È ancora attiva, fu voluta da Novello Malatesta e fu fondata nel convento di San Francesco a

Cesena, fu chiamato l9architetto Nuti che la costruì su esempio della Biblioteca di San

Marco, fu allestita in una nuova ala e poi completata nel 1854, la raccolta libraria si costituì

attraverso i libri dei frati del convento, poi quelli raccolti dal Malatesta e poi

successivamente da donazioni e acquisizioni, è un unicum in Italia perché molte altre

Biblioteche hanno subito dispersioni, esistono ancora i plutei.

La Biblioteca Laurenziana

Ritornò a Firenze con il riallestimento del salone di Michelangelo nel 500 è una Biblioteca

che conserva il nucleo iniziale formato dai libri privati di Cosimo il Vecchio, la biblioteca

privata di Piero che via via che acquistava o si faceva donare i libri li rilegava con nuove

coperte che avevano colori diversi a seconda delle materie trattate, poi confluiranno il

nucleo di Lorenzo de Medici, tutti i nuclei delle raccolte private dei membri della casata;
ebbe molte vicissitudini al momento della cacciata dei Medici, per cui i libri furono

temporaneamente conservati in casse e depositati presso San Marco per essere salvati,

furono anche trasferiti a Roma, alla fine riuscirono a riportare la collezione a San Lorenzo, fu

realizzato poi per la biblioteca privata il salone di Michelangelo, con i plutei che sono ancora

presenti hanno delle rubriche che indicavano i libri e gli autori conservati nel pluteo stesso.

Biblioteca Apostolica Vaticana

Siamo intorno al 1309 quando ci fu il trasferimento di Clemente V ad Avignone e la

biblioteca papale, costituita dalle raccolte dei vari papi a Roma rimase a Roma; ad Avignone

fu costituita una nuova Biblioteca di cui abbiamo diversi inventari che la descrivono,

essendo ex novo la collezione stessa fu realizzata attraverso acquisti, donazioni, fu

conservata non in un9ala apposita come poteva essere un salone a Basilica, ma ancora con

gli armaria quindi ad uso esclusivo interno, non era aperta al pubblico tranne qualche

rarissimo caso, ad esempio Petrarca poté visitarla e accedere ai volumi. Al momento in cui

poi il papato rientrò a Roma con il Concilio di Costanza e fu eletto Martino V e a Roma

ritornò la sede papale, la biblioteca allestita rimase ad Avignone, questo perché conteneva

soprattutto testi tardo-gotici con contenuti che ormai in ambiente umanistico non erano più

ben visti e non potevano andare a costituire l9idea di biblioteca di cui si farà fautore Niccolò

V, proprio lui fondò la Biblioteca Apostolica Vaticana, fu un grande teologo, un bibliofilo che

si dedicò anche alla filologia, volle restaurare a Roma una Biblioteca aperta, pubblica aperta

anche ai dotti e studiosi come è ad oggi. Il primo nucleo della raccolta era dato dai libri latini

e greci raccolti anche dallo stesso Parentucelli poi si contornò di personaggi che lo

aiutassero nella gestione e nell9allestimento della raccolta, sistemò questa in 12 armaria 8

latini e 4 greci, modello di San Marco anche se non dal punto di vista architettonico ma della

collocazione, organizzata secondo le materie e gli autori rappresentati dal canone, doveva

essere bilingue, le biblioteche del tempo dovevano essere bilingue o plurilingue con testi di

umanisti e letterati che potessero aiutarlo in questa impresa, affidò la gestione della

raccolta a un certo Tortelli, che riorganizzò e riordinò i libri inserendo la controguardia

anteriore dei testi dei titoletti dove c9era un riassunto del contenuto e degli autori,

soprattutto per i libri latini; Niccolò V inviò altri personaggi a caccia di libri per tutta Europa

e chiamò anche traduttori perché voleva che i testi potessero essere tradotti in latino, ad

esempio una traduzione che affidò a Lorenzo Valla che è controfirmata dallo stesso.

Quest9impresa rimase un po9 statica, con la morte di Niccolò V i suoi successori non dettero
molta cura al suo progetto, si dovette aspettare Sisto IV che con una bolla del 1475 riprese il

progetto di Niccolò V e dette anche degli indirizzi biblioteconomici per poter portare questa

Biblioteca all9eccellenza, si circondò anch9egli di personaggi molto competenti come

Giovanni Andrea Bussi e Bartolomeo Platina che si occupò di ampliare la raccolta fino a

portarla a circa 3000 volumi; confluirono anche le biblioteche dei predecessori di Sisto IV,

Platina si fece carico dell9allestimento basandosi sulle indicazioni riportate nella bolla, la

protesse anche dal punto di vista economico, fece in modo che sia i custodi sia il

bibliotecario potessero essere pagati, fece in modo che dall9erario che si occupava della

gestione dei soldi potesse arrivare una tantum per poter comprare o copiare ulteriori pezzi,

ritorna l9idea del prestito, anche se molto limitato, allestisce un registro e da il via a un

progetto di catalogazione che terminò nell’81, da questo si possono conteggiare la quantità

di volumi greci conservati a quella data, vi erano anche dei testi in altre lingue e quindi

poliglotti. L9architettura era diversa dalle altre biblioteche, erano più stanze collegate,

alcune di consultazione altre di conservazione.

Un cardinale riuscì nell9impresa che fallì Petrarca, Bessarione, era greco e fu ispirato da

Petrarca nella decisione di donare la propria Biblioteca alla Repubblica di Venezia, i libri

dovevano stare a San Marco in un locale apposito e aperto al pubblico. Altro personaggio

importante è Sozomeno da Pistoia, umanista, filologo, e destino i propri libri all9opera di San

Jacopo a Pistoia, volle che si trovasse un locale apposito, questo sarà la sala

dell9Abbondanza nel Palazzo dei priori di Pistoia, anche questo un esempio umanista di

perpetuazione delle collezioni private.

Le raccolte di molte famiglie nobili nascono dalle raccolte di più componenti della famiglia,

vogliono a un certo punto essere riunite e essere visibili al pubblico per dare fasto e

prestigio al potere di chi ha la reggenza, sono biblioteche anche con una visione per dare

magnificenza e lustro alla famiglia, fra tutti anche Federico da Montefeltro la cui collezione

nacque dalla sua raccolta e che aveva più di una dislocazione, una sala maggiore, allestita

per contenere la raccolta più pregiata, poi un9altra sala dive si conservavano i volumi meno

preziosi; esiste anche il suo studiolo che conteneva libri di particolare pregio, suppellettili

ecc. La biblioteca ha poi subito una dispersione, una parte è confluita alla Biblioteca

Apostolica Vaticana al fondo Urbinate.

Lezione 8 con Giovanni Fiesoli


- Renovatio Carolingia;

- Regola Benedettina: fondata sull9hora et labora, se guardiamo la regola troviamo alcune

indicazione precise di letture, un piccolo canone che diventa un punto di riferimento sulla

costituzione che segna poi il destino della fondazione di tutte le comunità sorelle di

Montecassino (530), ovviamente c9è la Bibbia, indicata con la parola Biblioteca, all9interno

troviamo poi la lettura di un9altra regola, la regola basiliana, tradotta in latino, di Basilio

Magno della Cappadocia; un altro testo che avrà fortuna nella tradizione del canone della

Bibliotheca Scriptorio Benedettino sono i libri di Giovanni Cassiano, apparteneva alla

generazione precedente a quella di Benedetto, nato nel sud della Gallia, aveva avuto

esperienze cenobitiche, ritirandosi in Oriente e ci ha lasciato due opere il De Institutio

cenobiorum e le 24 Collationes che entrano di diritto fra quei testi che i monaci devono

tenere ben stretti, testi normativi e di carattere ascetico-agiografico, servono a consolidare

e a formare una spiritualità con dei richiami non tanto alla tradizione cristiana occidentale di

stampo romano ma quella anacoretica-orientale, contaminazione fra due tradizioni culturali

geograficamente lontane; nella regola viene raccomandata anche la lettura delle Vite dei

Santi Padri.

Contemporaneamente a Benedetto c9è la figura di Cassiodoro, originario di Squillace dove

decide di fondare Vivarium, una realtà complicata, di questo rimane poco, presto andò

distrutto, il ritiro a vita cenobitica di Cassiodoro risale al 540, aveva condotto anche una

missione forse a scopo diplomatico a Costantinopoli, viene a conoscenza di Biblioteche

diverse, rientrato da questo viaggio propose al Papa di edificare un cenobio, ma questa

proposta fallì e allora si ritira nel luogo che costruisce di sana pianta, lo dota di molti libri e si

crea intorno a lui una sorta di cenobio che riunisce l9elemento contemplativo all9idea della

scolaire che aveva conosciuto a Costantinopoli. La sua è una figura monumentale, scrive le

Istitutiones opera che realizza durante il ritiro al Vivarium è un9opera in 2 libri che conobbe

due redazioni di autore, pone a chi decide di pubblicarla grossi problemi con varianti

autoriali, la scrive fra il 554 e il 563; il primo libro è dedicato alle lettere sacre, anche questo

un canone che ha lo scopo di aiutare i monaci ad accostarsi alla sacra scrittura per mezzo

delle buone interpretazioni dei padri, cura filologica che vediamo in Cassiodoro caratterizza

una grande crisi, ha una sensazione di essere a un passo dalla distruzione della cultura

classica, l9effetto delle grandi tensioni a seguito del crollo dell9impero romano d9occidente

fanno percepire un dovere di salvare quasi il salvabile, l9obiettivo di Cassiodoro è di indicare


le chiave attraverso le quali accedere alle corrette interpretazione dei testi. Il primo libro

presenza una rassegna, conosce il greco e il latino, promuove la traduzione dal greco al

latino di alcuni padri greci.

Il secondo libro che costituisce il coronamento del primo libro è dedicato alle 7 arti liberali

(trivio e quadrivio) esercizio e la tradizione di una cultura ad uso della formazione; le

Istitutiones di per sé potremo definirle secondo la definizione di Antonio Manfredi <esempio

di primo catalogo bibliografico ad uso scolastico e monastico= sottolineando anche la

particolare singolarità di quest9opera. Cassiodoro è il primo autore che inaugura un genere

che si perpetuerà per molto, il genere De orthografia la cura del testo, è un9opera che scrive

ormai vecchissimo, è anche l9inventore di questo genere che rappresenterà un punto di

riflessione fondamentale di cura filologica spesa all9interno dello scrittorio per mantenere

fedeltà a quello che è il dettato originario, qui c9è in gioco il testo per antonomasia ovvero la

Bibbia. Il Vivario sembra poi scomparire, scompare ma negli ultimi anni una serie di studi

hanno sottolineato che qualcosa sopravvive, pare che una parte dei libri manoscritti

realizzate e conservati al Vivario siano finiti a Bobbio, una delle fondazioni benedettine più

antiche, la cui fondazione risale al 614. Siamo certi che alcuni codici presero la via di Roma, il

monastero fu distrutto dalle incursioni durante la guerra greco-bizantine, sopravvisse pochi

anni dopo la scomparsa di Cassiodoro, presero la via dello scrignum lateranense, i libri dei

primi papi erano custoditi presso San Giovanni Laterano; nel 678 un Papa invia una sorta di

missione diplomatica in Inghilterra, questi portavano con se una gigantesca bibbia atlantica

che fu l9esemplare da cui si prese la bibbia amiatina, che fu copiata in un monastero

benedettino nel nord dell9Inghilterra; le biblioteche benedettine per quanto siano descritte

chiuse tra di loro fanno rete, costituiscono una rete di scambi, prestiti a volte anche su

distanze notevoli.

Isidoro di Siviglia

Area iberica, la sua esistenza si trova a cavallo tra VI e VII secolo, si sofferma sulla parola

Biblioteca; passo del VI libro dove Isidoro sottolinea subito, aldilà dell9aspetto di

derivazione, esordisce nel capitolo 6-3 chiamando in causa lo scriba Esdra. La storia delle

biblioteche si trasforma in storia della biblioteca per antonomasia, si racconta quella che è la

leggenda di Aristea, secondo la quale Filadelfo avrebbe incaricato 72 dotti ebrei, ciascuno

per ogni tribù di Israele, riunendosi rivedendo la traduzione dall9antico testamento.

Il Venerabile Beda
A nord di York, nell9estrema periferia dell9Inghilterra vediamo Wermouth e Jarrou, due

fondazioni benedettine fondate da un monaco irlandese, in questo luogo c9è una figura

straordinaria ovvero quella del Venerabile Beda, figura che vive tra il VII e l9VIII secolo, da

monaco rifiuterà sempre di diventare abate e dedicherà la sua vita all9insegnamento

all9interno delle comunità benedettine. Agostino di Canterboury aveva investito molto

energie perché dilagassero le tendenze centrifughe, quest9area così periferica doveva avere

un ruolo importante, e Beda trova una biblioteca importantissima che amplierà, anche lui

scrive un trattato De orthografia, è il primo a preoccuparsi dei posteri, ben prima di

Petrarca, si preoccupava di voler lasciare un ricordo non falsato, nell9opera più famosa la

storia ecclesiastica del popolo degli angli lui si presenta alla fine facendo un elenco di tutti i

suoi scritti, dice chiaramente che lui ha speso tutta la vita a viscere aut docere imparare per

se per poi insegnare agli altri mette a disposizione la sua conoscenza. Beda diventa parte lui

stesso del canone dopo la bibbia e i padri della chiesa ci sono i Dottori della Chiesa, il canone

si allunga, Isidoro e Beda entrano loro stessi nel canone, in alcuni casi Isidoro, Papa Gregorio

Magno entrano a far parte del canone che hanno contribuito, chi in maniera diversa, con

apporti diversi, si parla di sinergia fra viscere e docere, imparare e insegnare in questi due

imperativi c9è tutto il fondamento della renovatio studiorum alquiniana; prima della

renovatio abbiamo una serie di protagonisti che hanno indubbiamente preparato il terreno.

Carlo magno fu uomo che seppe scegliere uomini giusti, al posto giusto, al momento giusto,

nel momento in cui decide di promuovere gli studi, di riorganizzare la scuola, il progetto

promosso con tanta tenacia passa attraverso quelli che erano considerati le figure di dotti di

intellettuali che provenivano dalle parti più lontane di quello che era il Sacro Romano

Impero, Alquino era di York, chiamerà Paolo Diacono di stirpe longobarda, Teodurfo di

Orleans, per metà visigoto, queste figure che sono state quelle che hanno contribuito a dare

in maniera autonoma e in piena sinergia un apporto alla renovatio si impegnano in questo

rinnovamento, importanza di promuovere una produzione libraria in cui la correttezza

testuale non sia più soggetta a fraintendimenti, il motto che segna questi due manifesti

della renovatio Epistola de litteris colendis e l9admonitio generalis, volti alla preparazione del

nuovo clero è visce aut doce.

Non è un caso che iniziamo ad avere anche i primi documenti inventariali, elenchi di libri, di

una parte di quello che era custodito nelle maggiori biblioteche, scuole episcopali, fondazioni

benedettine; per il periodo del IX secolo notiamo un centinaio di registrazioni inventariali,


queste raddoppiano fino agli inizi del 1100, l9esordio della storia della catalogazione si

sviluppano in prossimità del Capitolare di Carlo Magno, c9è una concomitanza temporale. Fra

questi documenti inventariale celebri sono due inventari tra i più antichi di due fondazioni

benedettine vicine l9una a l9altra, Reichenau e San Gallo. Il primo è un inventario che

rispecchia fortemente la renovatio redatto tra l’821-822, compilato da Regimbert che era

amanuense a Reichenau ma anche bibliotecario, copista dotto, incarna perfettamente il

prototipo del topo di biblioteca che racchiude il lavoro di studio e di catalogazione del

patrimonio, contrassegna i manoscritti con un ex. Libris in versi, incarna librarius molto

sensibile alle esigenze della comunità benedettina, riesce ad influire la politica di acquisizione

libraria, inserisce 43 manoscritti che in qualche modo o per effetto di scambi con fondazioni

limitrofe, come San Gallo, che lui aveva attivato, utilizza anche un lessico paleografico, presta

molta attenzione anche a registrare di ogni singolo manoscritto tutte le opere contenute,

negli inventari precedenti ci si limitava a riportare la prima opera, l9inventario si compone di

415 voci. San Gallo invece è di poco successivo, il professore lo data attorno all’875-888, in

realtà è possibile che essendo un catalogo work in progress la datazione si sposti all’850, in

ogni caso successivo a Reichenau; documenta il fatto che tra le Biblioteche Benedettine

comunichino molto tra di loro, ci sono molte annotazioni di mani diverse, si ricostruisce un

mondo, alcuni manoscritti sono stati prestati a una certa Riccarda, forse Badessa, ci sono

annotazioni di ricerca, è un catalogo vivo che oltre a proporre una rubricatura che rispecchia

il canone, la terza mano che lo rivide è quella di Notchero Balbulo, che era stato bibliotecario

di San Gallo stessa, autore di un nuovo genere di letteratura latina medievale, la sequenza un

uomo di grande dottrina, rivede l9inventario non affidandosi al caso ma utilizzando come

strumento di riferimento la sua Notatio de Viris Illustribus che lui compila nell’ 885 circa, si

configura come un epistola rivolta al discepolo prediletto, Salomone, che fu un suo allievo e

che sarebbe diventato abate di San Gallo; qui espone a Salomone un elenco ragionato che

parte dalle sacre scritture, passa dai padri della chiesa e poi abbraccia gli ambiti della morale

della vita pastorale, della storia monastica e dell9agiografia, percorso che propone figlio della

renovatio discensivo, che parte dalla vera sapienza a quella che viene definita scienza,

propone una sua gerarchia del sapere in sintonia con il pensiero del tempo, tentativo di

costruire il canone, considerato che San Gallo sarà anche un centro importante, la Notatio

diventa anche uno strumento di ricognizione all9interno dello spazio della Biblioteca.

La lettera pomposiana del 1093 rappresenta la tradizione del catalogo ma anche di voler
ampliare il canone in maniera più inclusiva nei confronti dei classici pagani incontrando il

dissenso di alcuni, è scritta da un benedettino pomposiano che prende le difese della

renovatio che avviene all9interno di Pomposa, diventa la difesa anche della cultura pagana in

cui chi scrive la lettera catalogo prende le difese dell9abate che si era fatto promotore dello

svecchiamento della raccolta accogliendo i classici, il nostro proto-umanesimo attinge a piene

mani proprio da qui; Lovato Lovati e poi gli umanisti patavini si affacciano qua, Pomposa ebbe

un ruolo determinante, il canone poi si amplia e a un certo punto costituisce l9evoluzione che

porterà alla costituzione dei nuovi canoni in cui tradizione, innovazione e conservazione

costituiscono una triangolazione estremamente feconda di risultati anche nella prospettiva a

venire.

Lezione 9

Le Fonti

Le fonti che noi utilizziamo per poter ricostruire i posseduti e la storia di una biblioteca, ci

sono stati degli studi in contesto di inventari e cataloghi che hanno preso in esame il XII e il

XIII secolo, per questi secoli sappiamo che per il primo sopravvivono circa 140 inventari

originali, esistono anche copie ma poco affidabili, sono pochi, per la Francia sono inventari

che descrivono biblioteche benedettine e cistercensi, per l9Italia sono fonti che descrivono il

posseduto di chiese, per la Germania soprattutto ordini monastici; spesso sono privi di una

datazione e non facilmente collocabili in un arco cronologico preciso, spesso sono scritti in

codici o all9inizio o alla fine di carte di guardia e controguardie, non sono strutturati ma liste

di libri redatte in questa tipologia di supporti. Spesso gli inventari rimangono legati al

contesto e all9arco temporale in cui sono stati realizzati ma possono avere anche degli

aggiornamenti. Per il XIII secolo Donatella Nebbiai Dalla Guarda ha rinvenuto 158 inventari,

il doppio dei secoli prima, il XII secolo è stato il secolo della rinascita quindi ciò che è

cominciato a cambiare nel XII si è risentito nelle conseguenze nel XIII; fonti scarne per gli

studi, questo cambierà nei secoli successivi.

Il canone bibliografico è una fonte importante, ci da l9idea della struttura bibliografica

(autori e titoli) di una raccolta libraria, su questo canone si basano altre biblioteche;

abbiamo anche altre fonti, gli scambi epistolari in cui si fa cenno a libri ritrovati, a scambi e

in particolare in un carteggio tra Bracciolini e Veronese, Bracciolini nel monastero di San

Gallo riesce a ritrovare l9Institutio oratoria di Quintiliano, e questo carteggio testimonia il

ritrovamento, queste fonti ci danno l9idea di come venivano riscoperti certi autori e certi
testi e di come ci fossero scambi di notizie fra gli studiosi. Non si può prescindere dall9analisi

di manoscritti o di libri a stampa che sono sopravvissuti, vi sono tanti segni di possesso,

stemmi, note di acquisto, molto importanti per ricostruire la storia di una biblioteca andata

dispersa, i libri si sono dispersi in collezioni pubbliche e private in tutto il mondo. Es.

Manoscritto Plut. (fondo plutei) 39.6 appartenuto a un membro della famiglia Sassetti, lo

sappiamo dallo stemma che ritroviamo nel manoscritto. Quando ricostruiamo la storia di

una Biblioteca dobbiamo tenere in considerazione il contesto sociale in cui opera, anche

ricostruire e capire quali sono state le scelte del possessore per costruire la propria raccolta,

se sono state dettate più dall9attenzione posta agli autori e alle opere oppure più all9estetica

del volume stesso.

Molti studiosi prendono con le pinze gli inventari e cataloghi, perché fotografano il

posseduto in quel determinato momento, non si può sapere di preciso cosa sia successo

prima o dopo, molti studiosi fanno attenzione, bisogna contestualizzare e affrontare le fonti

con una serie di analisi. Comunque, la fonte c9è e ci da uno spaccato del posseduto librario

in quel momento, sicuramente è una fonte importantissima, non è l9unica ma non si può

prescindere da questa. Di solito si parla di catalogo quando descrive la raccolta libraria con

scopi più bibliografici e biblioteconomici, l9inventario ha più uno scopo patrimoniale, per

dare idea di un posseduto in termini più monetari; possiamo avere inventari tout cours e

inventari post mortem, quando è di beni o di libri è redatto non tanto dal proprietario

quanto più da un notaio o un9altra figura giuridica, soprattutto se sono legati a testamenti,

può essere compilato al cambio di un abate o quando c9è una successione tra un librarius e

un altro, nel caso del passaggio tra abati si fa un censimento dei beni conservati

dall9abbazia, topografico, fra questi risultano anche i libri dei quali si indica autore e titolo, la

decorazione, le condizioni e se è di pregio, perché in quel caso è un bene economico, nel

caso del passaggio dei librarius si stila un inventario ex novo o un inventario basato su uno

vecchio con aggiunte; sono legati a dei contratti di dote e molto spesso li troviamo legati ai

testamenti, possono essere liste allegati al testamento oppure elencati all9interno del

testamento stesso, anche in questo caso sono liste che vengono create perché la persone

che possiede questi libri vuole dettare delle disposizioni per cui i libri non vadano perduti; gli

inventari post mortem sono compilati dopo la morte del possessore, questi sono

sicuramente stilati per motivi patrimoniali, però se compilati in un arco cronologico vicino

alla morte del possessore possono essere fedeli alla raccolta, ma se vengono compilati più
tardi allora dobbiamo prenderli col beneficio di inventario perché potrebbero non

rispecchiare perfettamente la raccolta al momento del decesso del proprietario. Di tutti gli

inventari le descrizioni variano molto in base allo scopo per cui l9elenco è compilato,

dipende dai motivi ma anche dalle competenze del redattore, se ci troviamo di fronte a un

notaio si ha la visione più legata al patrimonio, si troverà quindi una descrizione che da

l9idea del valore dell9oggetto, se invece lo compila uno studioso ci sarà più attenzione anche

al contenuto stesso del libro; queste liste le possiamo ritrovare anche nel contesto dei libri

di ricordi, le persone annotavano tutto quello che succedeva nella vita quotidiana, quindi

non solo libri ma anche fatti storici e climatici, però si possono anche trovare liste di libri

dovute a recenti acquisti e spesso viene annotato anche il prezzo dei libri. Per Firenze

esistono sia molti libri di ricordi conservati all9Archivio di Stato esiste anche un altro fondo

importantissimo, il fondo magistrato dei pupilli, quando un giovane rimaneva orfano fino

alla maggiore età i suoi beni venivano affidati ai tutori e in quel momento veniva redatto

l9inventario di tutti i beni, fra questi anche libri; di questa magistratura tipica di Firenze noi

ne conserviamo molti registri.

Testamento di Niccolò dal Prato (1321): oltre a indicazione dei beni, compaiono anche i

libri, sembra che avesse in prestito dei volumi e volesse riconsegnarli ai conventi, ne da delle

indicazioni molto scarne.

Inventario del cardinale Pietro Corsini (1405): qui si da molto importanza a autore e titolo e

vengono riportati incipit ed explicit. Con item negli inventari si indica un altro libro. Ci indica

il supporto scrittorio e la legatura. È una descrizione molto più ricca e dettagliata, questo

inventario è conservato a Firenze; purtroppo, quando si studiano queste fonti bisogna stare

molto attenti a come vengono elencati i libri, non è detto che a una numerazione

corrisponda un solo volume, potrebbero essere indicati più volumi, quindi il numero

dovrebbe essere maggiore rispetto a quelli del catalogo. Spesso viene indicato solo il primo

testo che compare nel libro, per motivi di economicità e di velocità.

Inventario di beni di Giuliano Corso (1495): maestro di grammatica, sono 36 volumi, in un

contesto di inventario di anche altri beni, i libri a stampa sono pochi, circa 8, in questo caso

ricorre sempre item è riportata la legatura e viene riportato il titolo. H. sta per

Heincopingher catalogo di incunaboli, qui però non capiamo se si tratti di libri a stampa

certe volte non è specificato. In forma è il termine utilizzato per indicare i libri a stampa, il

nome della forma tipografica viene acquisito dai libri a stampa, bisogna porre particolare
attenzione al lessico che viene utilizzato

Libro di ricordi di Francesco di Agnolo Gaddi (1496): siamo in contesto fiorentino, Gaddi era

un cancelliere, era amico di Lorenzo il Magnifico, vediamo che l9inventario ha una diversa

struttura, i libri sono divisi per materia, siamo in un contesto di una biblioteca privata che

consta di circa 213 volumi di cui ben 76 a stampa, si ha un9idea anche del costo dei libri, ha

una descrizione può corrispondere anche la descrizione di più volumi. S segnalano anche le

fatture dei vari libri, a volte si indica anche antichi un9indicazione per stabilire la datazione

dei volumi più antichi.

Soprattutto sotto Sisto IV la Biblioteca Apostolica Vaticana ebbe una ristrutturazione,

all9inizio si trattava di 3 sale, che diventeranno 4, una contigua all9altra, vi erano la Biblioteca

latina e la Biblioteca greca aperta al pubblico di studiosi, abbiamo una giunta della Biblioteca

secreta che aveva i libri pregiati e poi la Biblioteca chiamata magna segreta che era stata

adibita ai documenti di archivio. Vi era anche una piccola stanza dove vi era l9alloggio per il

librarius, Platina e custode Guazzelli; al Platina fu dato l9incarico di riunire tutti i volumi che

erano sparsi e farne anche un catalogo, realizzerà un catalogo topografico che segue la

dislocazione dei libri una volta sistemati nelle 4 nuove sale, questo verrà completato da

Guazzelli nel 1481 perché il Platina muore di peste.

La Biblioteca di Federico da Montefeltro è una biblioteca signorile, anche se realizzata da un

privato, diventerà poi di stato, nel Ms della Biblioteca di Federico da Montefeltro, non è

aperto al libro a stampa, erano molto legati ai manoscritti di particolare bellezza, questo è

un libro molto decorato dove troviamo lo stemma dei Montefeltro, quello a cui teneva

Federico era proprio la qualità e la bellezza dei manoscritti stessi, alla sua morte risultano

oltre 900 manoscritti in varie lingue addirittura lui stesso comprò in blocco dei manoscritti,

ad esempio acquistò i manoscritti greci di Palla Strozzi, i manoscritti di Bracciolini e

pochissimi libri a stampa, indicati con la dicitura Pap. La sua collezione era stata costruita sul

canone di Tommaso Parentucelli; questa Biblioteca era talmente celebre che i successori

non apportano modifiche e grandi acquisizioni per abbellirla o ingrandirla, rimane così e così

sarà quando entrerà a far parte della Biblioteca Apostolica. Di questa rimane un inventario,

l9Indice Vecchio, anche in questo con una serie di appunti viene descritto il posseduto della

Biblioteca stessa, l9elenco dei libri stilato alla morte di Federico da Montefeltro, che morì

nell982, l9inventario venne iniziato nell987 e venne concluso nel 1498.

La Biblioteca di San Marco voluta da Cosimo il Vecchio era la Medicea pubblica, quella
privata era distinta da questa, il nucleo iniziale venne costituito da Cosimo il Vecchio stesso,

era molto attento al contenuto dei testi, alle opere, era appassionato di testi classici latini e

greci, non mancavano la teologia, la filosofia e le 3 corone, gli interessava meno la qualità

estetica del manoscritto a differenza di Piero che era particolarmente attento

all9ornamentazione, a decorazioni, Piero chiamava pittori e miniaturisti famosi, molti dei

manoscritti vengono dalla bottega di Vespasiano da Bisticci, anche di Piero di Cosimo

esistono degli inventari; c9era la volontà di legare i libri con colori corrispondenti alle varie

materie. Colui che da il grande La alla Biblioteca Privata Medicea fu Lorenzo che acquisto

intere biblioteche, 67 manoscritti di Francesco Orsetti, altri greci, inviò personaggi del suo

entourage per due viaggi in oriente per acquistare o copiare manoscritti greci, tornò con

almeno 200 manoscritti; purtroppo alla sua morte ci fu la cacciata dei Medici a Firenze e i

beni della famiglia furono confiscati, per salvarli dalla confisca e dalla dispersione furono

conservati in 17 casse depositate presso San Marco; i monaci di San Marco avrebbero voluto

acquistarla, in parte lo fecero e in parte no, e quando si trovarono in condizioni economiche

gravi tanto da non poter più gestire la biblioteca privata, fu il figlio di Lorenzo che Leone X

che la riprese e la riportò a Roma presso la sua residenza; alla morte di Leone X succede

Giulio de Medici (Clemente VII) che invece vuole riportare la Biblioteca a Firenze, farà poi

costruire la sede in San Lorenzo e farà costruire il famoso Salone di Michelangelo. La

Biblioteca privata è stata catalogata tra il 1495-1497, il catalogo è costituito da 5 liste

conservate in manoscritti diversi di cui solo uno è completo di queste 5, la maggior parte dei

libri è catalogata nella prima lista, dopodiché ci sono altre liste in cui una è dedicata ai

volumi che non erano stati inseriti nelle casse per custodirli a San Marco, ma erano stati

conservati a Palazzo, vi sono anche liste di libri Recuperati per fratres, nelle intenzioni di

Lorenzo e dei suoi successori c9era sempre stata la volontà di far consultare i propri libri agli

amici e molti erano rimasti in prestito, una lista ulteriore di libri dove vengono descritti i libri

recuperati che erano andati in prestito. Questa Biblioteca Privata era già stata sottoposta a

un ordinamento, con la disposizione nelle casse l9ordine è stato perduto. Di edizioni a

stampa vi sono anche qui, siamo intorno ai 1200 volumi, quando la Biblioteca sarà poi

aperta al pubblico nel 1571 aveva raggiunto 3000 volumi. Le descrizioni sono piuttosto

accurate, indicato il formato e il colore delle coperte, questo da l9idea che il catalogo fosse

stato compilato da persone di una certa cultura che hanno saputo riportare il valore dei

volumi stessi.
Il catalogo della Badia Fiorentina post 1504, ne esistono anche precedenti e troviamo anche

una nota di prestito al Cardinal Bessarione, ci fa capire che questa era visitata da personaggi

importanti; il catalogo è più tardo perché fu stilato dopo la ristrutturazione della Biblioteca,

come San Marco anche questa aveva la disposizione in banchi a Oriente e a Occidente, 15 e

15 circa, disposizione per materia, questo catalogo è composto da 3 liste, nella prima lista

accanto alla segnatura vi sono le lettere A.C, Antonio Corbinelli, uno dei primi donatori della

Biblioteca, lascito che avvenne nel 1491, poi quando venne stilato il catalogo ci si preoccupò

di indicare le iniziali del possessore, la parte principale riguarda la descrizione dei libri nei

vari plutei o scanni, è topografico anche questo, in ogni scanno sono suddivisi per materia, vi

sono molti libri a stampa anche se i manoscritti sono sempre in numero maggiore, invece

che utilizzare il lemma in forma viene utilizzato impressum, la stampa a caratteri morbidi è

fatta attraverso l9impressione con l9utilizzo di un torchio, l9ultima lista è in ordine alfabetico

per autore, probabilmente si tratta di libri meno di pregio.

Il catalogo di San Marco segue l9ordine dei banchi e dei plutei, non si sa di preciso la

datazione precisa, c9è una data postquem sicuramente dopo il 1497, compare un libro a

stampa con la datazione riportata, i libri a stampa sono descritti alla fine del banco e poi la

biblioteca si è ampliata attraverso donazioni, una donazione ad esempio da parte di Lorenzo

di Jacopo da Bisticci, un medico, parente di Vespasiano, questo ci fa capire che questa si sia

costituita molto dai lasciti di studiosi, persone facoltose.

Lezione 10

Intorno alla metà del 400, vengono assemblate tecniche già conosciute e applicate alla

realizzazione del libro che non si discosterà nei primi decenni dal manoscritto, avrà delle

similitudini soprattutto nella composizione e fattura, si riesce a ottenere un prodotto

tipografico che permette la produzione in serie di più copie dello stesso testo, in copie più o

meno identiche, in realtà gli esemplari che escono da un9edizione non sono mai o quasi mai

identici. Il libro a stampa è prevalentemente su carta, realizzati in occasioni particolari come

doni a personaggi importanti, forse se non avessimo acquisito la capacità di realizzare la

carta anche la stampa stessa avrebbe avuto molta più difficoltà a realizzarsi; i libri prodotti

dalla metà del 400 fino al 1500 sono chiamati incunaboli, i nuovi nati da questa arte, il libro

più o meno rimarrà in quelle fattezze anche se avrà un9evoluzione via via che si produrranno

sempre più libri a stampa e la tecnologia subirà nuove spinte: si doterà del frontespizio,

l9introduzione della stampa non cancella immediatamente la produzione del manoscritto,


per produrre i nuovi libri si seguiva il modello di questo, i primi incunaboli sono molto simili.

La novità più importante è il carattere, si parla di stampa a caratteri mobili, viene creato una

rappresentazione tridimensionale di una lettera e viene creato una sorta di parallelepipedo

formato da piombo o stampo o antimonio, non si sa esattamente la lega, il carattere poi

viene impresso, questa tecnica necessitava di conoscenze anche nella gestione di queste

leghe metalliche. Gutenberg conosceva molto bene quindi anche l9oreficeria, il

maneggiamento di metalli, la creazione del carattere viene da queste conoscenze. Prima

della nascita della stampa a caratteri mobili c9erano stati tentativi di stampare piccoli libri o

fogli volanti si utilizzava la Xilografia, tavole di legno incise, inchiostrate e poi pressate su

fogli, non era conveniente, per ogni pagina veniva fatta una tavola apposta, questa è

rimasta legata soprattutto alla produzione di immagini.

Si trova un inchiostro che fosse abbastanza viscoso da penetrare abbastanza bene nella

carta ma non da vedersi dall9altro lato del foglio di carta, si stampava su entrambi lati, a

base di olio di lino, non sappiamo molto sugli elementi che costituivano l9inchiostro, non

sono rimasti ricettari, questo è dovuto al fatto che chi produceva l9inchiostro considerava la

ricetta come un qualcosa da custodire, rimane un diario molto importante in cui viene

descritto come venivano realizzati inchiostri ma ognuno aveva la propria ricetta segreta,

altro elemento conosciutissimo e usato in altri contesti era il torchio, diffuso per eliminare

l9eccesso d9acqua nella carte e nella produzione di vino, viene applicato e modificato per la

stampa a caratteri mobili, era una pressa in legno e composto da due parti: un carrello

mobile che scorre attraverso una manovella, c9è un addetto a questo movimento, poi c9è la

parte che deve essere stampata che passa sotto la pressa e viene compresso, ancorati a

montanti in legno ancorati al pavimento della tipografia. Questi elementi erano molto

conosciuti ma si modifica l9utilizzo che permette la produzione di libri a stampa.

I libri a stampa si producono presso officine specializzate, questo significa che la nuova

stampa a caratteri mobili porterà alla separazione e alla conclusione di quel sistema

autarchico delle biblioteche del medioevo, il libro a stampa ha bisogno di un luogo adatto

che possa contenere tutta una serie di oggetti e manovalanza per figure specializzate e non

poteva essere lo stesso luogo di conservazione o consultazione; la tipografia è il prodotto in

cui viene creato il libro a stampa, ci sono operai specializzati, strumenti che servono alla

produzione del libro, necessariamente non poteva essere lo stesso luogo di fruizione, è una

piccola azienda, è un lavoro molto faticoso. Il compositore è colui che compone una riga di
una pagina, ha una cassa con tutti i caratteri: maiuscole, minuscole, segni grafici particolari;

deve comporre la pagina con i caratteri che preleva molto rapidamente dalla cassa, ha il

manoscritto di tipografia, consegnato dall9autore dal quale deve essere tratta l9edizione,

dovrà poi comporre la pagina riga per riga, speculare, è un ribaltamento, i caratteri vengono

messi al contrario in una sorta di contenitore chiamato compositoio, quando tutta la pagina

era pronta veniva inserita in un vantaggio, una pagina; il problema è che il libro era

composto a fascicoli, comporre una pagine almeno che non sia un formato atlantico, la

gestione delle pagine che devono rientrare nel foglio dipendono dal volume, questo viene

deciso dall9autore e dal tipografo, in base al carattere e al formato, supponiamo che si

debba realizzare un formato in folio, un foglio piegato a metà con 2 carte e 4 pagine,

quando i 4 vantaggi corrispondono a una pagina potrà essere realizzata la forma tipografica,

questa a seconda del formato può contenere o 1 o più pagine a seconda se il formato

diventa sempre più piccolo; scelto il formato avremo così 2 vantaggi che verranno caricati

sulle due pagine interne e due esterne, queste forme che contengono i caratteri vengono

posizionate sul carrello del torchio, e poi vengono pressate e stampate nell9ordine corretto.

La forma tipografica è una struttura che contiene i vantaggi con tutte le righe che

contengono i caratteri, questa viene posizionata sul porta forma, dove viene inchiostrata, il

mazziere imbeve uno strumento con l9inchiostro che viene passato su tutti i caratteri ben

fissati, il foglio di carta a questo punto è caricato in un altro vano (timpano) il foglio carta

viene inserito e richiuso in una fraschetta, quello che rimane forma foglio e fraschetta per

lasciare bianchi i margini viene pressato sotto il torchio, il movimento è fatto dal torcoliere; i

fogli vengono messi a stendere e poi piegati a seconda del formato, procedimento molto

complesso, si decideva prima quante copie andavano fatte e poi si stampavano pagine per

pagine, il compositore era molto veloce nel realizzare le varie righe di composizione, più

l9officina era ricca più era rapida la produzione. Esisteva anche la figura del correttore, non

sempre però gli errori venivano subito corretti, il correttore avrebbe dovuto correggere

subito i fogli prima della stampa ma questo significava tenere fermo un torchio e per i costi

di gestione non conveniva ecco perché quando da un9edizione escono tot copie non sono

quasi mai identiche, non sempre le correzioni si potevano fare in corso d9opera dopo che

erano già stati stampati i primi 10 fascicoli.

Di un testo a stampa si potevano aumentare le copie, l9introduzione della stampa a

caratteri mobili a molti effetti:


1. Separazione del luogo produzione, consultazione e conservazione;

2. Produzione di una quantità di libri che fino a prima era impensabile, questo porta sia

a un maggior mercato e a delle modifiche nel commercio librario, di uno stesso libro

potevano esserci più edizioni, questo contribuiva ancora di più al discorso della

filologia, si potevano comparare anche le edizioni, viene dato forte alla filologia;

3. Tempo di produzione più veloce, incremento molto forte della riproduzione di testi

classici, una volta recuperati venivano dati alle stampe, maggiore circolazione di

cultura classica e contemporanea;

4. È più facile avere una conservazione a lungo termine di un autore essendoci più

copie;

5. Si incrementano le Biblioteche anche di un pubblico più povero;

6. Sviluppo importante di catalogazione e di organizzazione di repertori bibliografici,

strumenti che servivano per capire e per sapere il contenuto di una biblioteca che

inizia ad avere un posseduto piuttosto consistente.

Il libro a stampa diventa oggetto di propaganda, di questo se ne rende conto proprio Martin

Lutero, la riforma protestante non nasce per la stampa, ma ha avuto un enorme impulso

proprio perché fin da subito si capisce l9importanza di questa nuova arte tipografica, nasce

alla metà del 400, prima che arrivi a uno sviluppo importante e che si espanda in tutta

Europa passano dei decenni e parallelamente viene prodotto ancora il manoscritto, la

bottega di Vespasiano continuerà la sua produzione, proprio perché i miniatori e gli addetti

alla produzione del manoscritto non vedranno di buon occhio la stampa, lo vedranno come

prodotto di scarsa qualità; Lutero vede in questa nuova produzione un sistema per poter

propagandare e far sentire la propria parola a un pubblico di persone sempre più ampio e

per raggiungere più strati sociali, approfitta di questa situazione, le tesi che affigge perché

vengano lette poi vengono pubblicate, fogli volanti che hanno una pubblicazione a stampa

incredibile, importante per lo sviluppo della Riforma Protestante, Lutero ha un9altra

caratteristica che ci riguarda da vicino. Ne 1524 invia ai poteri civili e politici una sorta di

invito a far si che in ogni luogo venga installata una scuola e una biblioteca, vuole l9accesso

diretto alla lettura del testo sacro, coloro che possono e sanno leggere, vuole avvicinarli a un

nuovo tipo di canone bibliografico, la bibbia in lingua originale e in traduzione, i commenti e

tutte quelle opere che aiutavano anche a capire la lingua stessa, nuovo canone bibliografico

che con la stampa prende molto campo. La sua affissione delle sue tesi era più rivolta a una
disputatio all9interno delle Università di Wittenberg, non ci si aspettava una grande

espansione, Lutero sfrutta la stampa ma all9inizio è quasi una casualità. Mentre Lutero

aiutato e supportato dai suoi seguaci, come Melantone, la chiesa non avrà la stessa

intuizione, arriverà in ritardo nell9uso della stampa per la propaganda religiosa, dovrà poi

mettere insieme una serie di provvedimenti per aggirare il fenomeno. Con la riforma e con

la produzione sempre più ampia di autori contemporanei e nuovi si avrà sempre più una

secolarizzazione, biblioteche sempre più ricche che acquisteranno un valore anche da un

punto di vista strumentale, si arricchiranno le proprie collezioni anche con libri a stampa,

anche di pregio.

Questo passaggio ha quindi degli elementi di continuità, si riprendono i manoscritti, i primi

incunaboli riprendono proprio il manoscritto a modello, riprendono le grafie utilizzate nel

manoscritto, c9erano i modelli umanistici, universitari e il libro più popolare che

tramandavano testi cavallereschi più rozzi, meno curati; nei primi incunaboli non esiste il

frontespizio, il primo libro stampato proviene da una società di Gutenberg, si formano molte

società proprio per l9alto costo della produzione, un famoso stampatore fu anche Nicolas

Jenson, tutta la parte decorativa veniva prodotta successivamente alla fase di stampa della

pagina, ci sono infatti anche casi in cui rimangono spazi vuoti che per qualche motivo non

sono mai stati miniati, anche le xilografie sono stampate a parte. Il manoscritto non muore,

continua ad essere prodotto il passaggio da manoscritto a stampa a Firenze avviene tra il

1490 e il 1520, già dalla fine degli anni 70 comunque comincia a perdere la sua importanza,

si continuano a scrivere manoscritti di dedica o di lusso, manoscritti in latino di cui non

erano state stampate edizioni e poi i libri in lingua greca, fino al 1490 i caratteri greci non

erano stati realizzati. La stampa arriva a una popolazione anche meno colta, ne abbiamo un

esempio a Firenze, le prime zone in cui si sviluppa la stampa sono la Germania e l9Italia, poi

seguiranno la Francia ed altri paesi dell9Europa Occidentale, in Europa Orientale sarà più

tardo; in Italia abbiamo Roma, Firenze, Venezia, Genova e Napoli anche se l9eccellenza

rimane a Venezia, a Firenze comunque si ha un9ottima produzione che si rivolgerà di più a

un carattere popolare, testi di leggende dei santi, più semplici, testi di letteratura

cavalleresca, durante il 500 anche testi a carattere sacro, letteratura più leggera. I fiorentini

erano più alfabetizzati e quindi erano dediti a questo tipo di letteratura, le tipografie si

rivolgeranno a questo tipo di pubblico, più a un mercato locale, mentre Venezia si rivolgerà
a tutta Europa, le tipografie devono molto in questo caso guardare al mercato, cosa

stampare, studiare il mercato, in molti casi sono gli editori stessi a incitare gli autori a

pubblicare, il prezzo cambia rispetto al manoscritto. Le biblioteche si doteranno via via di

libri a stampa e i manoscritti verranno relegati non più nelle sale di consultazione ma

saranno staccati, ci sarà una distinzione, con l9inoltrarsi del 500 il libro a stampa soppianterà

il manoscritto. I collezionisti cercheranno così di procurarsi edizioni di particolari pregi, si

risalta lo studio della filologia, importantissimo sarà Aldo Manuzio, le biblioteche si

doteranno di libri a stampa anche a seconda delle proprie vigenze, ci saranno edizioni più di

pregio.

Lezione 11

la riforma protestante sfrutta la nuova tecnologia per pubblicare i propri testi, molti nuovi

autori, come Erasmo da Rotterdam, Lutero stesso, uno degli autori più letti nel 500, la

Chiesa invece inizialmente non si rende conto della portata di questa innovazione e quanto

questa avrebbe potuto influire nel contrastare le nuove tendenze religiose, a un certo punto

si rende conto che la riforma ormai si è stesa in tutta Europa e arriverà anche dell9Europa

Orientale, nel pieno 500 ormai la riforma ha avuto il suo sviluppo e la sua grande

espansione; si parla di Controriforma, molti storici tendono a chiamarla più una Riforma

della Chiesa, ciò che verrà fuori dal concilio di Trento sarà più una riforma della Chiesa

stessa, la nascita di nuove istituzioni, una serie di riforme più interne alla chiesa stesse che

più una lotta alla riforma stessa ormai in continuo divenire; si fa un contrasto a quella che è

vista come un9eresia, verrà combattuta anche la nuova scienza, la magia, l9alchimia, tutto

quello che non rientra nella Chiesa Romana, una delle prime mosse è quella di creare dei

nuovi ordini religiosi che si facciano promotori dell9ortodossia della Chiesa e di un9attività

pastorale e missionaria, fra questi l9ordine più importante è quello dei Gesuiti, fondato nel

1540, prima del Concilio, un ordine che si da subito uno scopo di evangelizzazione e

pedagogia, isolando quell9ordine dedito alla fondazione di scuole chiamati collegi dove

venivano formate, sia le nuove leve dell9ordine stesso ma anche entreranno a studiare le

élites del potere civile non solo quello ecclesiastico, un controllo attraverso la pedagogia e

l9insegnamento avere un controllo e riportare l9insegnamento e le letture all9ortodossia di

cui si fa promotrice la chiesa; ogni collegio deve essere dotato di una Biblioteca e

soprattutto queste si doteranno anche di quei libri che poi saranno messi al bando con la

promulgazione degli indici dei Libri Proibiti, per contrastare un9eresia comunque bisogna
conoscerla, cercano di dotarsi di un ampia cultura proprio per questo, viene data anche

molta importanza anche alla catalogazione e agli indici di autore, una conseguenza della

stampa fu anche lo slancio dato alla catalogazione e all9indicizzazione; si daranno anche una

ratio studiorum, saranno evitate tutte le opere messe a l9indice che conoscono e leggono e

non tramandano ai propri allievi e studenti, percorsi di studio dove c9è un preciso percorso

di studio, di letture di opere e autori che abbiano uno scopo formativo e didattico ben

preciso.

Si reclama un concilio, di Trento, in modo da riunire tutte le gerarchie ecclesiastiche in un

dibattito per capire come trovare soluzioni allo sviluppo e all9espansione delle varie eresie, il

Concilio ufficialmente si apre nel 1545; poco prima di questa apertura era stato istituito

anche un9altra importante istituzione: il Santo Uffizio, nel 1542, tribunale per l9inquisizione,

viene creata un9istituzione centrale che si arroga il diritto della lotta all9eresia e tutto quello

connesso a questa, il Papa darà l9incarico al Santo Uffizio di promulgare i primi indici del

Libro Proibito, poi verrà creata un9istituzione a parte che spesso si troverà in contrasto con il

Santo Uffizio, prendono la stampa e la reprimono, fanno un processo di repressione delle

opere non conformi ai dettami della Chiesa. Durante il Concilio di Trento che si chiuderà nel

1563 con tutta una serie di problematiche, subirà interruzioni e cambi di sede, oltre alla

riforma della Chiesa, verranno creati questi uffici Santo Uffizio e poi la Congregazione

dell9Indice dei Libri Proibiti perché si vuole contrastare la pubblicazione di opere protestanti

e proibirne la lettura, la stampa. Il primo indice promulgato uscirà definitivamente nel 1559

sotto il papato di Paolo IV affidato al Santo Uffizio e metterà all9indice tutta una serie di

letture non solo di protestanti o eretici ma anche autori umanisti, troppo legati alla cultura

pagana, verranno messe all9indice tutte le opere di Erasmo. Sarà un controllo sia preventivo,

si cerca di non far pubblicare certi autori, sia successivo alla pubblicazione di opere

circolanti, inserendo autori e testi da espurgare, da rivedere e correggere, un editore può

pubblicare una qualsiasi opera nel 1530 non conforme ai canoni del periodo del Concilio,

così quest9opera deve essere modificata, vengono tolti passaggi e capitoli, così viene

approva e pubblicata. Vengono proibiti autori e opere in toto, oppure particolari opere di

certi autori oppure intere edizioni, editori stessi che non devono essere letti o posseduti, è

un controllo molto forte sulla stampa. Ci fu comunque una parte di cardinale e ecclesiasti

che erano meno intransigenti e più aperti al colloquio nel 1564 verrà promulgato un altro

indice verrà pubblicato un altro indice Tridentino meno forte che riabiliterà certe opere, già
nel primo indice del 58-59 fu proibita la Bibbia in volgare, perché il popolo doveva

sapere della Bibbia solo attraverso la Chiesa, quindi il Tridentino torna un po9 più indietro e

per questo non viene considerato, dopo questo coloro che erano i Padri del Concilio di

Trento e quindi nel 1571 fondarono la Congregazione degli indici Proibiti, che entrò in

contrasto con il Santo Offizio, si tratta di Cardinali che si arrogano il diritto di questo

controllo, questa promulgherà l9ultimo indice, quello ufficiale, promulgato nel 1596, indice

Clementino sollo Clemente VIII, esce dopo la chiusura del Concilio, fondamentalmente oltre

all9Istituzione del Santo Offizio e all9idea di risanare il clero oltre innovazioni non avvengono.

Quello che deve fare la Chiesa non solo è il controllo capillare di editori e autori ma anche

capire come sono costituite, se c9è presenza di libri proibiti o da espurgare o in parte proibiti

anche all9interno di Biblioteche degli ordini monastici, per ritornare all9ortodossia; caso

tipico italiano, ogni paese e località avrà indici dei Libri Proibiti locali, a seconda della

necessità poi venivano realizzati indici con applicazione locale, per quanto riguarda l9Italia

dove il papato è più presente, dopo la promulgazione dell9indice Clementino ci sarà la

promulgazione delle letture presenti in ordini conventuali per capire se rispondevano ai

canoni dettati dalla Controriforma, è un inchiesta della Congregazione dell9Indice che

inizialmente voleva solo controllare la presenza dei libri da espurgare, in realtà poi sarà

ampliata, verrà richiesto, soprattutto dal cardinale Agostino Balier, nel 1599 a tutti gli ordini

religiosi di compilare tutte le liste di libri in possesso nelle Biblioteche e in uso ai frati e ai

monaci, liste di libri compilate con un criterio ben preciso e poi inviate a Roma; l9inchiesta si

conclude nel 1603/04, non risposero a questa inchiesta i gesuiti e i dominicani, non si sa

precisamente il perché, l9ordine domenicano era l9ordine che aveva in mano l9Inquisizione, si

supponeva quindi che non avessero letture sbagliate, inoltre i gesuiti avevano portato avanti

degli studi specifici sull9ortodossia e quindi si ritengono al di fuori di questa richiesta.

Queste liste sono conservate in manoscritti all9interno della Biblioteca Apostolica Vaticana

ed è stata avviata una ricerca che studia queste liste da più punti di vista, per capire quali

erano le letture durante il 500 presenti nelle biblioteche, si studiano anche delle

particolarità del lessico della grafica e i criteri di lista, doveva essere indicato, autore, titolo,

luogo e anno di stampa e stampatore e indicare la materia trattata, questo perché erano

messe all9indice produzioni di determinati editori.

Al numero 189 del Nuovo Testamento del 1530 troviamo Novum Testamentum, Venetis

apud Iuntas 1530, scritto in latino, sembrerebbe un9opera in latino di cui oggi non se ne
conoscono esemplari, molto probabilmente si pensa che fosse una traduzione in Volgare

che uscì preso Luca Antonio Giunta nella traduzione di Antonio Brucioli che fu messa in ogni

Indice Proibito, se effettivamente non nello stesso anno possa essere stata pubblicata e poi

se ne sono perse le tracce perché non se ne sono conservati esemplari è anche plausibile

che questa non sia mai stata pubblicata. Questa fonte ci mostra come la tecnica di

catalogazione sia cambiata nel tempo, già alla fine del 500 dove si considerano editori e

luogo di pubblicazione dati importanti.

Nel 1545 si ha la pubblicazione della Biblioteca Universalis di Conrad Gessner, considerato il

padre della bibliografia moderna, a Zurigo, si tratta di una bibliografia, con questo termine

Biblioteca si intende Bibliografia, Gessner era un naturalista medico, scienziato, uno di quei

personaggi che si approcciava un po9 a tutto lo scibile umano, aveva compilato dei repertori

medici e a contenuto scientifico, era un grande studioso nato a Zurigo in contesto

protestante, quest9opera è importante, poiché sia i manoscritti e i libri a stampa che

tramandano la cultura sono facilmente dispersi, in particolare la dispersione della

Biblioteca di Corvino che suscitò molto scandalo, sulla scia di questoj

Gessner vuole costruire un repertorio bibliografico di tutte le opere di cui lui può avere

conoscenza che sarebbero opere che dovrebbero poter riempire la cosiddetta biblioteca

ideale sognata da ogni studioso e letterato, cerca di inserire, circa 12 mila, tutti gli autori e

relative opere manoscritte e a stampa proprio per dare l9idea di una bibliografia il più

universale possibile che potesse diventare una guida per la Res Publica Litteraria, limitata a

libri in latino, greco e ebraico, tutta la letteratura in volgare è esclusa, anche per un fatto

culturale che autori e opere di più grande valore sono quelli che hanno prodotto in queste

tre lingue; indica tutta una serie di elementi bibliografici, dal titolo dall9autore, e anche la

biblioteca, da riferimenti bibliografica da cui lui ha tratto le notizie, non solo visita diverse

biblioteche e ne consulta cataloghi, altre notizie le ha da altre fonti, da elenchi librari, dai

cataloghi delle prime fiere e i mercati del libro, conoscenze indirette, quello che è

importante è che non fa altre distinzioni a parte quella della lingua, non esclude autori e

titoli, la sua visione era più protestante, si doveva leggere tutto secondo lui, è in ordine

alfabetico. Circa 40 anni dopo nel 1593 invece verrà pubblicata a Roma presso la stamperia

apostolica vaticana la Bibliotheca Selecta di Antonio Possevino, una bibliografia in un

contesto totalmente diverso, Antonio Possevino era un gesuita, gli fu commissionata l9opera

da un papa nel 1578 dopo il concilio, sulla base della ratio studiorum dei gesuiti e sulla base
degli indici che erano usciti, non crea un9opera come è stato sostenuto totalmente contraria

a Gessner, non la crea per contrastarlo ma per dare un9indicazione di tutti gli autori e titoli

che dovevano essere studiati all9interno della pedagogia gesuitica, dei collegi e delle scuole;

è più una sorta di canone bibliografico per la biblioteca ideale del buon cristiano, ortodossa,

si potrebbe considerare una mappa culturale della controriforma. Queste sono fonti

importanti per capire le letture e gli autori e le edizioni che comunque circolavano all9epoca

e che venivano richieste e lette in contesti più religiosi e ortodossi.

Il libro a stampa cambia, nella forma e nella visibilità al lettore, l9introduzione del

frontespizio è fondamentale, qui sono indicate tutte le informazioni, autore, edizione,

privilegi di stampa tutte le azioni civili e religiose che dicono che il libro è approvato dalla

Chiesa, successivamente queste si troveranno nelle lettere di dedica e introduzioni, certi

editori riescono addirittura a farsi dare un privilegio di stampa dalle autorità come editori a

Venezia; verrà introdotto anche il colophon dove è indicato l9editore e l9anno di stampa,

anche il processo di stampa ha delle migliorie, modifiche per accelerare i tempi.

Lezione 12

Albori XVII secolo

Importante per diversi fattori, uno dei principali è l9apertura delle Biblioteche al pubblico, in

un senso più ampio rispetto a quello che poteva essere stata l9apertura al pubblico di altre

biblioteche pubbliche come la Malatestiana o la Laurenziana perché erano comunque

contesti legati a un pubblico selezionato, le raccolte librarie erano specializzate in testi di

lingua latina, greca e edizioni e autori e testi che richiedevano un livello intellettuale

abbastanza alto, pur essendoci stato il concetto di apertura al pubblico che parte già da

Petrarca e da Boccaccio, è una consultazione di amicizie limitate, di personaggi di uno

spessore culturale piuttosto elevato; ora invece il concetto si allarga, non sarà più soltanto

un pubblico di dotti ed eruditi ma anche un pubblico che è comunque alfabetizzato e ha il

desiderio di consultare libri in biblioteca, si avranno quindi Biblioteche con una consistenza

bibliografica più ampia. Avremo proprio per quest9apertura e questo aumento delle raccolte

librarie sia in contesto di grandi biblioteche sia in contesto privato un cambiamento di

architettura; altro fattore è legato più alla storia che determinerà un aumento, un

ampliamento del potere a livello territoriale, dagli inizi del XVII secolo in poi si svilupperà

sempre di più il discorso del potere delle grandi monarchie, potere assoluto delle monarchie

a livello europeo e al potere legato a un principe a un signore o a un nobile i cui poteri sono
più frammentati, si stabilizza maggiormente il potere a livello territoriale,

indipendentemente dalla grandezza del territorio stesso si stabilizzerà e arricchirà il potere,

questo sarà possibile anche al fatto che si svilupperanno le corti caratterizzate da figure di

letterati e non solo, tutti quei soggetti che potevano rafforzare e aiutare nella sua politica il

signore o il principe che detiene il potere, una corte che oltre a sostenere e rafforzare questi

poteri ne darà anche pubblicità all9esterno, è una corte che tenderà a farsi sempre più ricca

e dare idea di magnificenza che possa rafforzare e dare una visione di magnificenza al

signore o al potere al quale nuotano intorno. Questo rafforzamento e questa pubblicità sarà

anche coadiuvata dalla formazione di biblioteche che in una monarchia assoluta

diventeranno di stato, raccolte imponenti e anche con una visione più legate a uno stato

rispetto a Biblioteche signorili o principesche legate a territori più piccoli; sarà uno di quegli

strumenti che serviranno a dare questa comunicazione e magnificenza ai nuovi poteri

rafforzati, insieme a questa anche le formazioni delle Wunder Kammer contribuiranno,

visibili anche dall9esterno, potevano essere consultate dall9esterno a differenza dello

studiolo privato al quale non si aveva il solito accesso.

Le biblioteche cardinalizie rientrano nella categoria di quelle private ma con caratteristiche

proprie e saranno le prime ad essere aperte al pubblico, per quanto riguarda l9Italia le prime

due saranno la Biblioteca di un Vescovo e la Biblioteca di un Cardinale, l9Ambrosiana, vi sono

però dei precedenti importanti, che hanno portato questa piccola rivoluzione a livello anche

architettonico:

" Biblioteca dell9Escorial, a Madrid, fu realizzata per volontà di Filippo II e fu completata nel

1584, qui si ha l9abbandono del modello a tre navate con i banchi di plutei, qui si ha un

grande salone con volte affrescate e gli armadi che corrono lungo le pareti longitudinali

della biblioteca dove i libri vengono conservati in verticale, comincia l9idea del libro in

verticale, queste collezioni si dotano di una quantità di volumi sempre più importante e gli

spazi devono essere gestiti. Attorno alla metà del 700 e scaffalature verranno chiuse con

delle grate perché i libri non venissero rubate, i volumi hanno ancora il dorso verso l9interno

perché si tendeva a trascrivere dall9altra parte del dorso il titolo e l9autore, verrà

successivamente il discorso di posizionàare con il dorso verso il lettore e con il titolo

appuntato sul dorso, all9Escorial esiste una seconda sala al secondo piano dove venivano

conservati i doppioni oppure i libri proibiti, esisteva anche un salone per i manoscritti,

comincia un distinzione fra manoscritti e libri stampati;


" Biblioteca Vaticana, con Sisto V, viene rinnovata, viene realizzato un nuovo salone, salone

sistino, che sarà concluso con il trasporto dei libri all9interno nel 1590, è un altro salone che

si affaccia sul cortile del Belvedere, fu commissionato a Domenico Fontana, costituito da

grandi volte che vanno a poggiare su pilastri, vi saranno ancora i vecchi banchi che facevano

parte della Biblioteca realizzata da Niccolò V, ma ci si doterà anche di armadi intorno alle

colonne e lungo le pareti longitudinali, si doterà di queste finestre per la luce oltre a dotarsi

di tutto un apparato di affreschi, a sinistra sulle biblioteche antiche per ricordare e per

sottolineare il legame con il passato, sul lato destro avranno tutta una serie di

rappresentazione dei vari concili per mandare ancora di più il messaggio dell9ortodossia

cristiana e del lavoro fatto nel contesto anche dello stesso Concilio di Trento, per Sisto V la

Biblioteca doveva essere la fortezza dell9ortodossia, si proibirà il prestito, l9accesso sarà

sempre riservato proprio perché l9idea è la conservazione delle raccolte più che la totale

apertura al pubblico. La Vaticana non si potrà annoverare fra le biblioteche religiose perché

assumerà caratteristiche di Biblioteca di Stato, il Papa ha un forte potere temporale ancora

di più rafforzatosi nel contesto del Concilio di Trento, il papa diventa quasi un principe, ecco

perché questa biblioteca viene considerato nel novero delle Biblioteche di Stato, si amplierà

con le collezioni soprattutto attraverso l9acquisizione di posseduti librari appartenuti a

personaggi molto importanti.

Si può dire che il salone l9aveva inaugurato un po9 Michelangelo con la Laurenziana ma

comunque aveva i Plutei.

La prima biblioteca aperta al pubblico è considerata la Biblioteca Angelica di Roma, nel 1510

fu edita a stampa il De Cardinalatu di Paolo Cortesi, una guida per la formazione del buon

cardinale, fra le tante istruzioni che inserisce vi sono anche delle indicazioni relative alla

biblioteca, parla del locale, la biblioteca di un cardinale deve avere un locale apposito che

deve essere proiettato verso Oriente, deve avere una comunicazione con l9esterno perché

deve essere accessibile, dice anche che deve contenere tanti libri quanti ne possono servire

ai lettori, l9intento di una raccolta che doveva realizzare il cardinale doveva essere anche per

la fruizione di un pubblico esterno, sottolinea un precedente importantissimo che darà poi

frutto alla nascita di molte Biblioteche cardinalizie, non ci sono stati altri testi che hanno

rafforzato questa idea, nemmeno durante il Concilio si parlò di questo argomento ma

evidentemente c9era questa idea tra cardinali e vescovi perché i cardinali che apriranno al

pubblico le proprie biblioteche seguiranno questa tipologia di idea. La Biblioteca Angelica fu


fondata da Angelo Rocca nel 1604, un vescovo agostiniano, l9architettura si è ormai

stabilizzata, grande salone con finestre e scaffalatura, Rocca in realtà non costituì la sua

raccolta fin dall9inizio con l9idea di aprirla al pubblico, era una sua raccolta privata molto

importante e ricca che lui a un certo punto vuole che sia aperta al pubblico, cogliendo l9idea

della Vaticana, aveva partecipato alla costituzione del nuovo salone sistino, aveva ben

presente come era stata allestita e quindi voleva sulla base di questa che anche la sua

biblioteca avesse una certa struttura architettonica, fosse fruibile all9esterno, il nucleo

iniziale dell9Angelica constava di 20 mila volumi.

La lasciò agli agostiniani con delle indicazioni perché fosse mantenuta, conservata, ampliata

e resa fruibile dopo la sua morte al pubblico, diventerà una delle più importanti biblioteche

tutt9ora funzionanti a Roma, la biblioteca vanta questo primato in contrasto con gli inglesi

che considerano come prima biblioteca aperta al pubblico la Biblioteca Bodleiana, con la

riforma protestante e la riforma anglicana la Biblioteca di Oxford aveva subito un

deterioramento, Thomas Bodley voleva ristrutturare questa biblioteca nata da Oxford e

darle un nuovo lustro, fu realizzata una nuova sala con una struttura che richiamava ancora

quella passata con plutei, banchi e file di leggi, non aveva ancora un9architettura nuova,

questa fu aperta nel 1602, bisogna considerare che questa si dotò della struttura nuova

soltanto qualche anno dopo perché Bodley ebbe l9occasione di venire in Italia e farsi l9idea

su nuove realtà, quando tornò in Inghilterra nel 1610 dette il via all9organizzazione di una

nuova sala con la nuova struttura.

Il simbolo di queste biblioteche è la Biblioteca Ambrosiana che fu fondata da Federico

Borromeo, arcivescovo di Milano, aperta al pubblico nel 1609, il nucleo iniziale consta di 35

mila volumi a stampa e 15 mila manoscritti, ecco perché si necessitava di luoghi adatti per

essere conservati, questa tipologia di Biblioteche hanno quasi tutta la raccolta nel grande

salone chiamato Vaso Librario con scaffalature su più piani su dei ballatoi, gli altri erano

conservati in sale più piccoli ovvero quelli proibiti o di particolare pregio senza accesso

diretto al pubblico. Queste biblioteche si dotano anche di tutta una serie di oggetti da

collezione per dare l9idea sempre della munificenza e dell9importanza che avevano le

raccolte, la collezione fu formata con l9intento di costituire una biblioteca che fosse ad uso

pubblico, si fondò principalmente attraverso acquisti di intere raccolte private, come di Gian

Vincenzo Pinelli, i libri non saranno disposti per materia come era d9uso all9epoca ma sono

disposti per formato e tipologia di legature, ne parla Manzoni nei Promessi Sposi, aveva
anche una tipografia di lingue orientali, una galleria di quadri, di statue e di scuole principali

del disegno, una Biblioteca strutturata veramente in senso moderno, il pubblico ovviamente

doveva essere alfabetizzato e questo restringeva la sua natura pubblica.

La Biblioteca Barberina viene fondata alla metà del 600 era una Biblioteca realizzata da

Francesco Barberini, una delle più importanti raccolte private a Roma, ebbe come

bibliotecario un personaggio importante, Gabriel Naudé, il primo bibliotecario in senso

moderno esistito, la realizzò in parte e la gestì in quanto bibliotecario, questo fa capire

quanta importanza dessero i bibliotecari alle figure che dovevano gestire le raccolte, si dotò

di un catalogo a stampa da cui abbiamo notizie che la raccolta aveva circa 30 mila volumi a

stampa e circa la metà manoscritti.

La Biblioteca Casanatenze è sempre una raccolta libraria più tarda, fu la raccolta della

famiglia dei Casanate che poi il cardinale Girolamo Casanate nel 1698 con un testamento

l9affidò ai domenicani, anche questa con un apparato di oggettistica, nasce da un contesto

familiare che poi il Cardinale arricchisce e con testamento la lascia all9ordine dei domenicani

con delle precise indicazioni:

- I Dominicani dovevano gestirla, conservarla e ampliata;

- Doveva essere aperta al pubblico;

- Doveva essere dotata di un salone apposta costruito dove si trovava il Convento

Domenicano della Minerva a Roma con la forma classica del Vaso librario.

La costruzione di questa fu affidata a Carlo Fontana, come le altre anche questa aveva

carattere di universalità, con un contesto bibliografico che si apriva all9universalità cambia

anche il concetto del famoso canone bibliografico che ci siamo portati avanti, ormai il

contesto doveva toccare tutto lo scibile umano, anche la Casanatenze fu arricchita negli anni

successivi fino a farla diventare una delle più importanti biblioteche d9Europa. Fu realizzato

un catalogo da Audifreddi considerato una pietra miliare per la storia della catalogazione.

Le Biblioteche private invece sono biblioteche appartenute a personaggi che non facevano

parte di istituzioni pubbliche, sono soggetti privati che hanno biblioteche per un proprio uso

personale o per motivi legati alla parte intellettuale e letteraria; si dotano di libri che

rispondevano agli interessi di chi le stava costituendo, cambia il modo di acquisizione, ora si

lega sempre più al contesto della concezione del collezionismo librario, questo prende

infatti sempre più importanza e prende il via dal XVI/XVII secolo, collezionare libri e oggetti

significava anche dare lustro alla propria persona elevarsi a livello anche sociale, la stessa
Biblioteca oltre a dotarsi di libri per i propri gusti si dota anche di libri e oggetti per puro

collezionismo, gli strumenti per la costituzione della Biblioteca privata sono gli scambi fra i

personaggi che si frequentano, scambi epistolari, di informazioni, quando un dotto viene a

conoscenza della pubblicazione di una nuova edizione di un testo fa riferimento al circolo di

amicizie, c9era circolazione anche in questo contesto. Rispondendo a precisi interessi le

biblioteche hanno un9organizzazione bibliografica esemplare, si dotano loro stessi di

cataloghi o inventari, hanno un9organizzazione bibliografica che spesso in grandi raccolte

nate dall9acquisto di più fondi librari è difficile da riscontrare. Un9importante biblioteca

privata che seguiva queste caratteristiche è quello di Gian Vincenzo Pinelli che andò poi a

incrementare la raccolta di Borromeo, molte di queste Biblioteche si sono salvate attraverso

aste e questo ha fatto si che si potessero conservare meglio e che non subissero

dispersione.

La Biblioteca Laurenziana raccolse le collezioni private dei Medici, fu aperta al pubblico nella

sua collocazione definitiva nel 1571 nella sede presso San Lorenzo, i Medici hanno sempre

custodito questa biblioteca in modo particolare per questo è diversa dalle grandi raccolte

viste, è molto legata al discorso dei manoscritti, è una biblioteca di conservazione

principalmente di manoscritti in varie lingue e di manoscritti di particolare pregio e

importanza, quindi sicuramente ancora oggi è per addetti ai lavori, è una biblioteca

specializzata. Fu implementata con un lascito importantissimo nel 1818, un marchese

chiamato Angelo Maria Pannocchieschi marchese d9Elci che lasciò la sua collezione di editio

princeps e incunaboli, per questa collezione importantissima di circa 1099 testi fu creato una

sala apposta, ora i libri sono stati spostata e la Tribuna d9Elci viene utilizzata per conferenze.

La Biblioteca Marciana era nata su lascito del cardinal Bessarione, questo avvenne nel 1468,

ci volle molto tempo perché fosse risistemata e rimase in casse chiuse depositate presso il

Palazzo Ducale a Venezia, fu edificato un edificio apposta e nel 1537 fu affidata la sua

costruzione a Sansovino, riprende il salone della Biblioteca Medicea Laurenziana, non un

Vaso Librario, sarà implementata moltissimo e anche questa va considerata di Stato perche

fu lasciata alla Repubblica di Venezia.

Lezione 13

Gabrielé

Era un francese, di Parigi, nasce nel 1600 da una famiglia non agiata, riesce comunque a

studiare in vari collegi parigini tanto da diventare dottore nelle arti liberali e iniziare gli studi
in medicina, i suoi studi gli permetteranno di frequentare molti circoli eruditi e di venire a

contatto con la corrente libertinage filosofica, secondo la quale la ricerca della verità non

andava conseguita attraverso i dogmi ma del tutto il contrario di tutto, per raggiungere la

verità bisognava conoscere tutto ciò che riguardava un argomento ma anche ciò che gli

poteva essere contrario, viene in mente subito il dogma della chiesa cattolica che ha sempre

seguito il raggiungimento della verità attraverso il dogma. Diventerà bibliotecario di Henri

de Mesmes, esponente della politica parigina e gallicano, al quale dedicherà un suo scritto;

giungerà in Italia intorno al 1626 a Padova per dedicarsi agli studi di medicina, rimarrà circa

un anno in Italia poi tornerà l9anno successivo alla morte del padre e nel 1627 pubblicherà il

suo Trattato Advis, considerato il primo trattato di biblioteconomia in senso moderno.

Divenne bibliotecario del nunzio apostolico Giovanni Francesco Guidi da Bagno e al seguito a

questo giungerà in Italia e soggiornerà per diverso tempo in varie città tra cui Roma e

Padova per conseguire la laurea in medicina, riuscirà a instaurare relazioni con personaggi

illustri italiani e entrerà a lavorare anche per il Cardinal Barberini quando il Guidi morirà. Nel

1642 entra a far parte della famiglia del Cardinal Mazzarino, si trasferirà in Francia e per lui

realizzerà il modello di biblioteca idealizzato nell9Advis universale e aperta, fu aperta al

pubblico nel 1643, realizza proprio la raccolta attraverso acquisti e donazioni viaggiando

proprio per questo scopo, purtroppo la Biblioteca di Mazzarino andò dispersa nel momento

in cui ci furono grossi scontri dovuti ai torbidi della fronda, Naudé dovette lasciare Parigi e i

suoi poteri gli furono tolti, la stessa Biblioteca fu smembrata e questo fu un duro colpo che

lo portò a scrivere degli appelli per salvare la Biblioteca. Il verbale realizzato da Naudé è

importante, realizzato al momento della consegna della Biblioteca alle autorità di Parigi, da

la descrizione della Biblioteca sia della dislocazione della raccolta libraria, seguiva più la

distribuzione nei locali, questa era stata realizzata più per le pratiche necessità di lettura dei

libri più che non una sistemazione bibliografica e semantica, nell9altro scritto, appello alle

autorità affinché la Biblioteca non andrà dispersa, questo non andò a buon fine e lo portò ad

acquisire lui stesso parte della raccolta, la parte relativa ai testi sulla medicina, si trasferirà

anche presso Cristina di Svezia a Stoccolma per diventare il direttore della Biblioteca Regia,

per breve tempo, poi vorrà tornare a Parigi e durante il viaggio morirà.

Advis pour dresser une Bibliotheque

Pubblicato a Parigi nel 1627, presso Targa, ebbe anche un9edizione in latino e in inglese

successive, quelle italiane sono successive, poiché si scontra con il contesto italiano
cattolico. Fu realizzato per una delle tante conferenze tenute da Henri de Mesmes e proprio

in uno di questi contesti viene sollecitato a pubblicare questa relazione, non è uno scritto

lunghissimo, quasi una relazione che offre al proprio mecenate e si rivolgerà a lui in prima

persona, il punto centrale su cui si basa il trattato sono istruzioni sull9allestimento di una

Biblioteca, uno dei primissimi di questo genere, lega molto l9allestimento alla bibliografia, è

la bibliografia che deve guidare all9allestimento della biblioteca, un nesso molto forte fra

bibliografia e biblioteconomia, bisogna avere una conoscenza bibliografica forte; il suo

ideale è una biblioteca che sia universale, con una destinazione pubblica e anche una

biblioteca che possa salvaguardare e conservare dalla dispersione tutto quello che riguarda

lo scibile umano, è una biblioteca ideale, nessuna raccolta libraria poteva accogliere tutto lo

scibile umano, si potrebbe anche considerare anche un trattato bibliografico, grazie alla

conoscenza della bibliografia si possono fare poi scelte da inserire nella raccolta, si rivolgerà

a tutti gli autori non escludendo nessuno, autori però che avessero un valore, senza lasciare

da parte libri, autori o opere per motivi contrari al proprio gusto personale, i criteri di scelta

devono essere razionali, il suo trattato può essere suddiviso in 3 grandi parti:

1. Scelta dei libri, capitoli dall9I al IV;

2. Come procurarsi i libri;

3. Come disporre i libri.

La prima parte è forse la parte più difficile e la più importante, è fondamentale non avere

pregiudizi e essere totalmente imparziali, si citano tutti personaggi e biblioteche celebri nel

tempo, in questo trattato si riprendono a modello anche biblioteche già trattate; le scelte

che devono essere fatte devono guardare sia al passato sia al presente, conoscere e avere

tutte queste indicazioni è possibile attraverso consigli, contatti con personaggi nel mondo

librario, conoscere trattati che hanno già toccato queste tematiche, in questo si cita Richard

of Bury e la Bibliotheca Selecta di Possevino, si guarda anche a personaggi che avevano dato

istruzioni per la conservazione dei libri, bisogna procurarsi i cataloghi e gli indici di

biblioteche sia pubbliche che private, se questi vengono editi a stampa bisogna comprarsi

altrimenti vanno copiati, per lui sono fondamentali la consultazione e l9acquisto di cataloghi

delle raccolte, i cataloghi sono quelli che ci danno una funzione molto importante, non solo

la conoscenza del posseduto di una biblioteca ma anche la locazione dei libri, danno

indicazioni segnaletiche; questi sono tutti strumenti da utilizzare per costruire questa

mappa bibliografica che servirà per acquistare gli autori e le opere. Naudé è fortemente
critico per coloro che costituiscono le loro raccolte per la loro magnificenza, non condivide

l9accumulo fatto per ostentazione, la scelta non deve escludere niente deve avere

caratteristiche di universalità soprattutto rivolta al pubblico, deve contenere ciò che il

pubblico vuole, la scelta deve ricadere sia su autori e opere celebri ma anche su autori

anche meno conosciuti che hanno scritto e pubblicato tematiche meno conosciuti, elenca in

14 punti quelli che dovevano essere gli autori e opere che dovevano appartenere a una

collezione di tale fattura, fra questi ci sono anche quegli autori che si erano opposti a grandi

autori che erano sempre stati i punti di riferimento, gli autori che per primi hanno trattato di

qualche scienza, tra questi sono compresi anche gli eretici e eterodossi. Queste sono le

caratteristiche da seguire proprio nell9allestimento di una biblioteca senza tralasciare quei

testi che circolavano in formati minori, in opuscoli perché potevano contenere un messaggio

testuale importante e da conservare, anche i fogli volanti e perché non venissero dispersi lui

ne consiglia la rilegatura in miscellanea, in questo contesto non poteva non citare Gessner,

forse considerato il primo bibliografo.

Nella seconda parte del trattato Naudé tratta di come procurarsi i libri, il modo più rapido è

l9acquisto in blocchi di intere biblioteche, era vantaggioso, anche le donazioni, inserisce

anche i contatti con tutti quelli che potevano essere gli addetti ai lavori in campo librario, da

queste figure si poteva venire a conoscenza delle nuove edizioni, utili e importanti da

inserire nella raccolta libraria, ci sono degli autori che vedono la luce del proprio testo in

epoche successive all9invenzione della stampa, quindi è molto importante stare al passo con

queste informazioni, anche i manoscritti sono compresi; molto importante è anche

prendere informazione di testi inediti, i manoscritti degli autori che hanno appena finito di

completare la sua opera ma ancora non ha pubblicato il libro a stampa. Naudé parla anche

di non sottovalutare carte o pergamene con cui spesso si rilegavano i volumi, il libro a

stampa spesso usciva in fascicoli, era poi l9acquirente che rilegava i volumi secondo i propri

gusti, essendo molto costose si utilizzavano anche vecchie pergamene che potevano essere

parte di testi importanti. Una volta che attraverso i criteri di scelta indicati da Naudé e

acquistati i libri con queste metodologie arriviamo alla terza parte, su cui Naudé non si

sofferma più di tanto, non dando nemmeno tante novità, quello che devono avere le

sistemazioni è un ordinamento classificato, i libri non devono trovare altra collocazione se

non quella per classi all9interno delle quali trovare delle sottoclassi, suddivisione per

discipline e per classi che chiaramente chi gestisce la biblioteca deve essere in grado di
conoscere, secondo Naudé i libri comunque trovano il loro posto nella propria classe,

qualora non riuscisse a trovare ubicazione questo viene messo in un contesto separato

come miscellaneo, per primi devono essere inseriti i testi a carattere generale e più antichi,

poi i commenti a queste opere devono essere collocati subito dopo, legati all9autore che

stanno commentando, poi vengono i libri che hanno lo stesso soggetto devono essere riuniti

insiemi, il resto vengono collocati tutti insieme in un9altra collocazione, una biblioteca non è

mai chiusa, diventa chiusa nel momento in cui colui che l9ha costituita poi muore e se non

viene ampliata rimane chiusa ma se la biblioteca deve essere comunque costantemente

ampliata e aggiornata la collocazione dei libri su scaffale a muro deve lasciare degli spazi

vuoti per far posto a nuovi ingressi e arrivi.

I manoscritti li considera comunque consultabili, devono essere custoditi, bisogna dargli

attenzione particolare ma possono comunque essere aperti a consultazione, devono essere

fruibili, quelli esclusi dalla consultazione sono i manoscritti di particolare pregio o rarità e i

libri proibiti o eterodossi, questi devono trovare una collocazione a parte devono essere

privi di contrassegni che possono farli riconoscere al lettore ma possono essere comunque

consultati a discrezione del bibliotecario; l9ultimo capitolo è dedicato alla questione

dell9apertura al pubblico, aveva avuto modo di conoscere raccolte librarie come

l9Ambrosiana e l9Angelica, citerà proprio queste come modelli da seguire per questa

tematica, in Europa sono solo 3 le Biblioteche veramente aperte al pubblico, queste due e la

Bodleiana, hanno degli orari ben precisi per essere consultati, addirittura l9Ambrosiana ha

un orario molto ampio ed è molto liberale nella fruizione dei libri, è vero che l9apertura al

pubblico permette l9accesso un po9 a tutto lo scibile umano però poi non era sempre così,

quando l9utente arrivava e chiedeva un certo testo magari poi non gli veniva consegnato,

per motivi di censura. Parla anche della figura del bibliotecario, molto importante, deve

essere un erudito, ampia conoscenza bibliografica e dei libri pubblicati, prende a modello

Demetrio Falereo o Callimaco dei Pinakes anche Bartolomeo Platina, deve conoscere anche

le altre raccolte librarie; non è favorevole a un ordinamento della raccolta in ordine

alfabetico per autore, vuole una sistemazione per classi, è necessario avere un catalogo

classificato ma comunque non deve mancare un catalogo alfabetico degli autori, per aiutare

negli acquisti e permette al lettore di conoscere tutte le opere di un autore possedute da

quella raccolta libraria, deve esistere anche un registro dei prestiti anche se in questo

contesto i libri vanno in presito solo a persone di cui ci si può fidare.


Biblioteca Marucelliana

Siamo agli albori del 700 e si arriva all9apertura delle biblioteche che servono a coloro che

non possono permettersi di comprare libri, le biblioteche potevano essere consultate anche

da coloro che avevano già una propria collezione, ora si ha una visione ancora più moderna,

uno dei primi ad avere questa idea è Francesco Marucelli che alla sua morte lascerà per

testamento la propria raccolta libraria, nell’iscrizione che vi è all9ingresso vi è scritto anche

per l9utilità dei poveri viene aperta nel 1752, il nucleo originale è la raccolta di Marucelli, la

sua collezione la costituisce a Roma e qui morirà nel 1703, per disposizione testamentaria

vuole che la sua biblioteca sia riportata a Firenze e sia creato un edificio apposta che possa

contenere una biblioteca ad uso pubblico anche per i più poveri. In questa idea che lui ha al

momento del suo testamento ancora a Firenze non esisteva una realtà del genere, Marucelli

era nato a Firenze e aveva studiato a Pisa giurisprudenza, si trasferisce a Roma per praticare

l9attività legale, non lo farà perché si dedicherà allo studio, diventa anche abate, attraverso

anche i proventi della gestione dei monasteri lui allestirà la sua collezione di libri, già la

metteva a disposizione degli amici, degli studiosi che avevano necessità, si dedica

prevalentemente allo studio delle lettere e delle scienze, non si dedica al diritto e inizierà,

poi proseguita dal nipote, un9opera chiamata Mare Magnum un indice di tutte le opere che

possedeva o di cui aveva letto o sentito parlare, indice per materie. La Biblioteca viene

costruito nel retro del Palazzo Fenzi (sede SAGAS), Marucelli veniva da una famiglia molto

agiata e dispone anche di un lascito in denaro per la costruzione della sede e per

l9accrescimento della collezione, le sue disposizioni vengono portate avanti dal nipote

Alessandro, ci vorrà molto tempo per costruire l9edificio, costruito su disegno di Alessandro

Dori, viene fatto un bando, passano molti anni e la costruzione inizia nel 1747, la biblioteca

sarà poi aperta al pubblico nel 1752. La biblioteca inizialmente aveva circa 6 mila volumi,

sarà poi accresciuta, sarà unita anche la collezione del nipote, anch9esso morto prima della

realizzazione, e quindi viene a costituirsi il fondo iniziale della Marucelliana; nei secoli

successivi si amplierà moltissimo anche grazie a una serie di importantissime figure che la

gestiscono e la implementano, il primo bibliotecario è Angelo Maria Bandini, colui che

contemporaneamente gestiva anche la raccolta della Laurenziana di cui ha realizzato i

cataloghi, uno dei più grandi bibliotecari di questo periodo, farà molti acquisti, sistema i

libri, da una sistemazione importante alla biblioteca di cui farà anche il catalogo, continuerà

ad ampliare anche il Mare Magnum. La biblioteca poi si è implementata soprattutto grazie


alle soppressioni religiose, nella Marucelliana giungeranno molti fondi dei conventi

soppressi.

Lezione 14 con prof Di Benedetto

La Biblioteca Magliabechiana

Intorno alla metà del XVI secolo, lo spazio occupato degli Uffizi era un teatro, il Teatro di

Baldracca, prende nome dalla vicinanza al quartiere del potere del Grand Ducato di Toscana,

Via dei Neri, un luogo dove vi si mangiava, vi si beveva e vi si andava a donne; il Teatro era

molto importante nella composizioni italiana del tempo, punto di onore delle compagnie

teatrali, sulla destra dell9immagine notiamo una griglia, una finestratura che non permette

divedere dalla platea, questo ci racconta tante cosa della nostra antropologia culturale. Il

Teatro di Baldracca è un teatro in cui si eseguono commedie e spettacoli in cui il potere

viene messo alla Berlina, a poche centinaia di metri esiste il Teatro di Corte dove si fanno

spettacoli in occasioni di matrimonio, in onore di ambascerie, che contrasta con la

popolarità con quello di Baldracca, vi si fa divieto di fischiare e di lanciare oggetti verso i

commedianti, le cronache teatrali del tempo ne raccontano il successo, ma come tutti si ha

la decadenza, questa avviene alla metà del 600 in cui il Teatro cade in disuso, nel frattempo

nasce a Firenze un uomo Antonio Magliabechi, che condizionerà la cultura non solo del suo

tempo, nasce da una famiglia di orafi, destinato alla stessa professione, ma la sua vocazione

lo porta all9erudizione, acquista libri, li assimila, li fagocita, è egli stesso una biblioteca,

Antonio ha una casa ingombra di libri, per se stesso lascia soltanto due sedie, vive di una

modesta rendita, Cosimo III gli offre il posto di bibliotecario per la sua biblioteca,

Magliabechi accetta ma ci sta poco e torna in Via della Scala; quest9uomo è in

corrispondenza con tutti i grandi cittadini eruditi di Italia, così da seguito alla sua conoscenza

continuando ad acquistare, prima di morire Antonio fa testamento dando un futuro e una

destinazione alla sua collezione libraria che ammonta a circa 30 mila volumi dove lo scibile

nel suo insieme è trattato, lascia i suoi libri alla città di Firenze purché ne faccia una

Biblioteca pubblica, a Firenze ancora non c9era una biblioteca pubblica, ce ne erano molte

ma comunque sempre private, destinate prettamente agli aristocratici, appannaggio di

classi sociali più elevate; Magliabechi ha quindi questa straordinaria illuminazione, vuole

una biblioteca per tutti specialmente per i poveri che non si possono permettere di

acquistare libri. Questa generosità ha delle conseguenze di realizzazione enormi, si trattava

di tantissime casse di legno, stipate da qualche parte che dovevano essere convertite in libri
su degli scaffali, con un ordine possibilmente, c9è il problema di individuare dove e come

questa biblioteca deve essere attuata, questo testamento si converte in un panico per gli

amministratori nel 1700; qualcuno si ricordo dell9ex Teatro di Baldracca e si da commissione

a Giovan Battista Foggino architetto di corte molto stimato da Cosimo III di trasformare il

vuoto stanzone di Baldracca in una biblioteca moderna.

Il Teatro diventa così Biblioteca con la raccomandazione di spendere poco, allora si

spendeva poco in cultura, ma il risultato è mirabile, ci sono ancora tutte le casse da aprire e

sistemare negli scaffali prima vuoti, bisogna specialmente ordinarli per il catalogo,

fondamentale per la biblioteca, si chiama all9ordine un grande personaggio della Firenze

700esca, Antonio Cocchi, grande conoscitore di scienza, di botanica e di medaglie, è uno

scienziato, siamo in un epoca in cui ancora la filosofia è soprattutto filosofia della scienza e

dunque la capacità di organizzare il pensiero è in capo agli scienziati, si deve dare quindi

ordine agli oggetti, imposta l9organizzazione di libri sugli scaffali secondo un proprio criterio,

dovremo aspettare il 3 Gennaio 1747 prima che il sogno illuminato di Magliabechi diventi

realtà, diventi servizio per il pubblico; la Biblioteca magliabechiana diventa punto di

riferimento fondamentale per la cultura del paese, la soglia sarà varcata nel corso dei

decenni per più di un secolo da tutti coloro che hanno avuto a che fare con l9erudizione e la

creatività nel corso del tempo. È stata messa in un grande finestrone che guarda verso la

Signoria un epigrafe in latino 700esco dove vediamo la dimensione come 300 anni possano

valere millenni all9interno di una società, di un9interdisciplinarietà, questa epigrafe dice che

Firenze è cultrice e culla degli studi delle lettere e che questo luogo era un Teatro dedicato

agli istrioni e al riso, in 3 righe c9è un rimescolamento di valori e di DNA, gli istrioni, il riso,

considerato elementi inferiori oggi sono appannaggio, sotto la cura e la tutela delle arti e

dell9archeologia, per i nostri progenitori non erano assolutamente assimilabili. Nel 1861 la

Toscana entra a far parte del Regno d9Italia e la Magliabechiana diventa Biblioteca Nazionale

poi da li a qualche anno Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Fino 1935 anno in cui la

Biblioteca Nazionale si trasferisce in Piazza Cavalleggeri l9isolato racchiude il più grande

museo italiano, gli Uffizi, la più grande Biblioteca e il più grande Archivio di Stato, Firenze

fino a questo anno aveva questa cittadella della cultura, poi nel 1988 di trasferisce l9Archivio

di Stato in Piazza Beccaria e rimangono gli Uffizi. Domenico Fava si impegna in un manuale si

impegna a raccontare le operazioni di trasporto, i calcoli fatti sul trasferimento del 1935.

La Biblioteca degli Uffizi


Pietro Leopoldo è il primo della dinastia dei Lorena che governa la Toscana e Firenze stando

proprio a Firenze, è il primo ad abolire la pena di morte, il 30 Novembre, decide di dotare la

più grande di collezione d9arte, le Gallerie degli Uffizi, di una Biblioteca che possa arricchire

la collezione stessa, si crea così la Biblioteca in alcune stanze della fabbrica vasariana, questa

subito cresce e si alimenta di contributi indispensabili, la creazione artistica in Toscana

manifestata nei Musei, nelle chiese, è proprio quella che trova nella Biblioteca degli Uffizi la

sua documentazione. Neri di Bicci nell9arco di 22 anni scrive tutti i dipinti che faceva, è

importante e prolifico artista che riempie Firenze e la Toscana di opere, compagno di Sandro

Botticelli, molto più economico e quindi riceve più committenze; questo suo diario è

importante non solo perché ci permettono di identificare le sue opere, laddove siano nel

mondo, quello che sta a cuore a Neri di Bicci è anche nel raccontare di se le storie di artisti,

del costo di opere, della manovanza, il costo dei colori, non perde occasione di raccontare

quanto ha speso; mano 400esca, Neri scrive per se stesso, non immagina che poi le sue note

saranno conservate, di difficilissima interpretazione. Un altro documento conservato alla

Biblioteca degli Uffizi è la risultanza di un accordo fra San Marco e i Domenicani di Fiesole,

testimonianza di Girolamo Savonarola, frate che caccerà i Medici, creerà una Repubblica di

Dio e fu impiccato e bruciato, si conserva anche la sentenza che lo condanna nel 23 Maggio.

Il primo inventario risale al 1589 quando gli Uffizi erano uffici, Giorgio Vasari costruisce per il

suo signore un ufficio che possa essere utile alle magistrature, compresa la Tribuna,

nell9inventario notiamo che si tratta di un atto notarile che ci permette di sapere cosa sono

gli averi della famiglia a quella data, non ha nessuna utilità dal punto di vista catalografico, ci

permette di sapere esattamente cosa c9era e si documenta la crescita delle collezioni delle

Gallerie. Antonio Bianchi ci lascia un catalogo dimostrativo della Galleria austro-medicea

dell9anno 1768 disegna la collocazione delle opere sala per sala, c9è la fotografia delle pareti

con le opere disposte, questo ci permette di conoscere la storia delle varie collezioni; la

museologia nasce nel 1955 ma questo non vuol dire che prima non si organizzassero le

opere, c9era sempre un criterio; anche Luigi Lanzi, gesuita marchigiano che rimane

disoccupato quando viene sciolta la compagnia di Gesù e trova una grande

raccomandazione presso il Gran Duca di Toscana che lo assume essendo egli un grande

conoscitore delle antichità perché faccia da vice reale antiquario, si appassiona e decide di

scrivere una Storia Pittorica della Italia, trascrizioni di epigrafe etrusche, in latino e greco.

La Biblioteca ha un catalogo partecipato, Iris-Firenze.org.


Lezione 15

Scritto da Leopoldo della Santa e il titolo è Della Costruzione e del regolamento di una

pubblica universale Biblioteca, pubblicato presso Gaspero Ricci nel 1816, esce circa 2 secoli

dopo quello del Naudé, sono però due trattati che dal punto di vista biblioteconomico sono

molto simili, sono istruzioni per allestire una Biblioteca, trattano delle Biblioteche punto di

vista di ordinamento e allestimento trattano le biblioteche cardinalizie rientravano nel

contesto delle biblioteche private, l9allestimento nasceva in un contesto privato; per quanto

riguarda della Santa invece siamo in un contesto di Biblioteca pubblica e universale, in

questo trattato si parla di qualcosa a cui Naudé non accenna, la costruzione dell9edificio

stesso, nel frontespizio vi è anche scritto Con la Pianta dimostrativa, inoltre sempre nel

titolo si parla di regolamento, quello che dovrebbero essere le regole per la gestione di una

biblioteca, non si tratta più di gestire una raccolta libraria, nel trattato del Della Santa non

vengono citati autori e titoli, si rivolge a una Biblioteca già formata, già pubblica che non può

più essere quella a vaso librario, si considera il trattato come un Termine dal quale ha inizio

l9idea di biblioteca moderna. In questo trattato il luogo di fruizione e di conservazione sono

separati, è analizzato nel trattato questo perché quello che conta deve essere la

conservazione dei libri e tutto quello che uno può dare di fruizione e di aiuto in termini di

tramite fra il Bibliotecario e i lettori; un9altra novità è nell9idea di avere delle stanze di lavoro

per il Bibliotecario, cosa che non era prevista nel salone librario.

Il trattato è firmato da Leopoldo della Santa, quando fu pubblicato, questo, per tutta una

serie di motivi, soprattutto per le novità e le critiche al vaso librario, troverà dei consesi ma

anche delle aspre critiche; una di queste critiche viene pubblicata in Biblioteca Italiana da un

recensore anonimo che ne fa una dura critica, a questa recensione viene in difesa del

trattato un Bibliotecario che lavorava nella Biblioteca Magliabechiana, Vincenzo Follini,

abate, di altissimo spessore culturale, che risponde in termini molto forti a questa

recensione negativa, questa difesa non passa inosservata tant9è vero che il direttore della

famigerata rivista, interviene con un9altra pubblicazione, in difesa della recensione negativa

e in questo suo articolo afferma che non gli torna il fatto che il Follini si sia così esposto per

difendere un trattato di un personaggio sconosciuto e addirittura il direttore di Biblioteca

Italiana accusa il Follini di aver scritto il testo e di averlo dedicato a un certo Angelo Mai,

direttore dell9Ambrosiana. Della Santa era figlio di un miniatore, copista e lavora alla

Magliabechiana come copista e scrittore, molto legato a Follini per cui con ogni probabilità
ha fatto da prestanome al Follini stesso per scrivere questo trattato, non voleva comparire

come autore perché temeva le recensioni negative, criticando la gestione della Biblioteca

avrebbe così criticato il lavoro dei suoi colleghi; il Trattato affronta delle tematiche

prettamente legate alla conoscenza di come deve funzionare una Biblioteca pubblica, è più

difficile che un copista che aveva altri tipi di mansioni potesse entrare nel dettaglio e

concepire una nuova gestione di Biblioteca, per questi molti studiosi sono oggi convinti che

il trattato sia stato scritto da Follini. L9arrivo di una quantità rilevante di libri comincia ad

apportare delle problematiche nella gestione e nella collocazione delle raccolte che non

possono più trovare spazio in un unico vaso librario, in tutta la querelle dell9epoca ci sono

già dei progetti di allestimenti più moderni che possano gestire e contenere l9ingente

patrimonio che sta arrivando, sappiamo che era un continuo di nuove acquisizioni e nuove

donazioni, non si riusciva più a gestire la raccolta. L9esperienza dello scrittore gli ha fatto

acquisire questa serie di problematiche, per questo si pensa al Follini.

Il testo è suddiviso in 10 capitoli, l9architettura stessa in questo periodo si sta evolvendo,

l9autore stesso dell9opera lo dice criticando tutta la sfarzosità e la magnificenza che era

caratteristica tipica del salone librario e dice che anche l9architettura non deve essere legata

solo a un fatto estetico ma funzionale all9edificio stesso che si va a costruire, in questo senso

anche la biblioteca deve avere una struttura architettonica adeguata alle sue funzione, per

la fruizione e la conservazione dei libri; nel primo capitolo subito si affronta il problema della

conservazione e soprattutto dei difetti che aveva il Vaso Librario, ovvero non può contenere

tutti i libri, quando questi saloni non riuscivano a contenere la mole di libri che si stava

ingrandendo vengono allestite delle stanze senza alcun criterio, le sole stanze separate dal

salone erano quelle che contenevano libri di alto pregio o proibiti, il fatto di avere la

fruizione a contatto diretto con i libri poteva portare sia a una perdita o al furto di libri più

facile; vengono fortemente criticate anche le finestre che erano molto in alto e non erano

chiuse ermeticamente facendo si che entrasse umidità e pioggia; ancora viene criticato il

fatto che il continuo via vai anche dei bibliotecari stessi creava quella situazione di rumore

che invece non si addice a una sala di consultazione e di studio, in questo contesto per

l9autore la Biblioteca pubblica universale doveva trovare un sistema per cui i libri dovevano

essere protetti, conservati e chiaramente anche fruibili, la loro collocazione doveva essere

tale affinché non passasse molto tempo dalla richiesta del visitatore.

La prima parte è un atrio con delle scale dalle quali si accede al vestibolo, una sorta di
ingresso alla sala di lettura, ai lati del vestibolo troviamo delle zone aperte, cortili per dare

luce alla sala lettura, il vestibolo è importante perché qui è possibile poter sistemare tutto

quello che è l9oggettistica e l9ornamentazione, inoltre vi erano due tabelle apposte alla porta

d9ingresso, con l9orario di apertura e con le regole di comportamento da parte degli utenti.

Ai lati dell9atrio di prevedono 4 stanze che sono adibite a magazzini e per tanto devono

essere separati dal cuore della biblioteca, ovvero le varie librerie e la sala lettura, questi

magazzini contenevano strumenti di pulizia, carta, inchiostri, quello che serviva anche alla

gestione della biblioteca stessa, era prevista inoltre una stanza apposta di rilegatura perché

era importante che i libri non uscissero per essere restaurati ma sarebbe stato meglio che il

tutto fosse stato creato all9interno della biblioteca stessa. Arriviamo così alla sala lettura,

nella quale secondo l9autore non ci devono essere libri, la maggior parte della raccolta è

conservata da un9altra parte, il salone deve essere arricchito dall9ornamentazione, ci devono

essere i tavoli di lettura per gli studenti e poi 4 postazioni rialzate per i custodi: lui prevede 3

classi di personale, nella prima inserisce il Bibliotecario direttore della biblioteca che poteva

avere uno o anche più aiuti, sempre nella prima classe un ministro dell9indice e un aiuto,

nella seconda classe individua due copisti e infine nella terza classe si hanno i custodi, un

custode capo e tre di aiuto che assolvevano a 3 compito, la supervisione, un compito di

sorveglianza, un compito di ricevere le richieste degli studiosi e poi andare a prendere il

libro richiesto nelle varie zone dove questi sono conservati. Collegata alla sala lettura

troviamo un9altra piccola stanza adibita per il ministro dell9indice, chiamata stanza del

ministro, separata dalla sala da una grande porta finestra; il ministro dell9indice non è altro

che il Bibliotecario che gestisce il catalogo, amministrava l9indice, a differenza dei custodi

che non era necessario che avessero un livello di cultura alto, mentre il ministro deve avere

un buon livello culturale perché deve gestire la raccolta soprattutto in termini catalografici,

aiuta lo studioso stesso che ha bisogno di trovare un libro di cui non ricorda l9autore o il

titolo, dare indicazioni bibliografiche, aggiornare il catalogo stesso, deve essere una persona

istruita. Subito dopo abbiamo un9altra stanza, la stanza dell9indice, comunicante con quella

del Ministro, qui c9è il gabinetto dell9indice dove viene conservato l9indice e un altro

strumento importante, un dizionario bibliografico, l9indice servirà per trovare la collocazione

del libro, sarà consultato nel momento in cui arriva la richiesta, indice topografico che segue

la collocazione stessa dei volumi; non è detto però che un utente ricordi titoli o autore

dell9opera, era necessario per dare l9idea del contenuto intellettuale e bibliografico della
Biblioteca nel dizionario, strutturato in ordine alfabetico per autore, per titolo e anche per

materia che poteva essere consultato anche dall9autore a differenza dell9indice. Il ministro a

seconda delle richieste fatte controllava la presenza del libro, dava la collocazione al custode

e quando un libro non era presente lo annotava per un futuro acquisto; per procurarsi

questi libri fa una nota di tutto quello che manca potendoli acquistare tramite mercati

oppure veniva stilato anche una sorta di elenco affisso all9atrio in modo che chi lo leggeva

poteva decidere di donare un volume mancante alla Biblioteca. Andando avanti abbiamo un

saloncino privato dove veniva conservato l9archivio della biblioteca e poi era il saloncino di

accoglienza per i personaggi illustri che venivano da fuori, sala di accoglienza, ai lati della

quale poi si trovavano altre stanze degli aiuti dei custodi.

Lungo tutta la biblioteca c9è una sorta di corridoio che da accesso alle librerie vere e proprie,

luoghi di conservazione veri e propri; l9autore pensa a 4 stanze, 4 librerie scelte, in fondo e

tutta una serie di librerie strette e lunghe chiamate librerie comuni che contengono il cuore

della biblioteca, quelle scelte conservano libri di pregio, gli incunaboli, manoscritti, edizioni

particolari di lusso e infine anche i libri proibiti, questi avranno una segnatura con un segno

distintivo, in modo che il ministro potesse decidere se dare o meno in consultazione quel

libro stesso. Le librerie comuni invece hanno delle scale, sono al piano superiore, scompare

l9idea dei ballatoi, rimangono tante librerie a un piano e se poi c9è necessità di aggiungerne

altre si ha un altro piano al quale si accede dai 4 lati, queste sono strette e lunghe, hanno

l9accesso diretto sul corridoio e poi sono dotate di una finestra, le librerie sono formate da

scaffali in legno che corrono longitudinalmente e in parte anche intorno ai lati corti, alla

porta d9ingresso e intorno alla finestra, tutte queste librerie, scelte e comuni, sono dotate di

una cancellata in ferro, non da porte in legno o da chiusure in modo che si potesse vedere

comunque il posseduto librario all9interno di una singola libreria e davano molta più

visibilità, scaffalatura in legno con palchetti posizionabili a seconda del formato dei volumi: il

nostro autore sceglierà una collocazione per formato, libri più piccoli andranno tutti insieme

e vice versa, anche i palchetti stessi dovevano essere necessariamente rimovibili. Ogni

libreria era corredata di un tavolo per i formati atlantici oppure per poggiarci i libri da

risistemare, dovevano essere in Cipresso, che non si tarla e emana una sorta di profumo che

allontana insetti e topi, poggiava su un basamento di pietra in modo da essere sollevate da

terra e prendere meno polvere, indica anche il fatto che dovevano rimanere di legno

naturale o verniciate con un colore ad olio, non altre materie che potevano deteriorarsi nel
tempo ma durare a lungo. Il bibliotecario direttore doveva avere l9abitazione collegata alla

Biblioteca stessa.

Si criticano le altre tipologie di collocazione, quella bibliografica di Naudé in particolare per

due motivi, non tutti i libri possono trovare una collocazione esatta per classe o materia,

una dislocazione di tal genere poteva generare spazi vuoti, questo non deve accadere, lo

spazio è quello con cui lottano tutte le biblioteche, nuoce alla buona organizzazione della

biblioteca, si vede anche da queste critiche che l9autore dovesse essere una persona istruita,

dice di aver visto certe collocazioni di volumi segnati con le lettere dell9alfabeto, può andar

bene per piccole biblioteche ma non per quelle grandi, il rischio più grande è che se un

volume va nella collocazione sbagliata non viene più ritrovato, dice anche di aver visto un

sistema per classi numerate che si succedono di continuo sui palchetti. Molto importante è

la facile reperibilità, ricollocazione dei volumi ed evitare ricollocazioni sbagliate, tutte le

librerie sono numerate in numeri romani, il numero sulla costola avrà quindi il numero della

libreria, il numero del palchetto e la posizione sul palchetto, quando l9utente fa la richiesta il

custode si reca dal ministro, il ministro consulterà l9indice in ordine alfabetico e troverà la

giusta collocazione del libro richiesto.

Lezione 16

Le biblioteche si sono incrementate anche grazie al patrimonio delle chiese soppresse che è

stato aggiunto, saranno le biblioteche pubbliche destinatarie di questo patrimonio. Per

soppressione si intende la chiusura di un ente religioso, convento o monastero, oppure un

intero ordine, questa può essere effettuata sia dal potere ecclesiastico ma anche dal potere

civile, noi siamo interessati alle soppressioni in ambito civile, non esistono solo le

soppressioni messe in opera nel 500, ma anche in epoca medievale, proprio perché la chiesa

stessa aveva questo potere perché o un convento era piccolo, con pochi conventuali per cui

non si sentiva più la necessita di tenerlo aperto, o per motivi di decadenza e di non

osservanza dei dettami della chiesa cattolica, anche per motivi politici per cui a un certo

punto la chiesa stessa è portata alla soppressione di queste istituzioni. Un esempio eclatante

di soppressioni volute dal potere ecclesiastico è la soppressione dell9ordine dei templari

avvenuta agli inizi del XIV secolo voluta da Papa Clemente V insieme a Filippo il Bello, un

ordine che aveva un potenza sia economica che sociale, avevano una fortuna ingente, ma ce

ne sono stati altri.

Per quanto riguarda il potere civile le soppressioni sono più radicali, avvengono per motivi
politici o economici, le soppressioni soprattutto in epoca moderna a cavallo tra la seconda

metà del 1700 e la prima metà del 1800 sono dovute a tutta una serie di movimenti e

correnti filosofiche che non avevano considerazione della vita ascetica e legata alle

comunità religiose; i poteri civili volevano anche un controllo maggiore sui beni della chiesa,

la chiesa nei secoli aveva messo da parte un patrimonio enorme, dal punto di vista

finanziario, sia di beni immobili, patrimonio che faceva gola a tanti poteri laici.

4 sono i momenti di soppressione principali che interessano il campo librario e delle

biblioteche:

- La soppressione degli ordini dei gesuiti nel 1773;

- La soppressione ad opera di Pietro Leopoldo nel Gran ducato di Toscana;

- Le soppressioni in ambito della Rivoluzione francese e napoleoniche

- La soppressione dopo l9unità di Italia, in particolare nel 1866.

Il primo ordine che viene soppresso è quello dei gesuiti, la compagnia di Gesù aveva assunto

un potere enorme, sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista culturale, nacque in un

contesto di subito prima del concilio di Trento, un ordine che aveva un forte potere anche

sul popolo e sul territorio, su cui i collegi operavano, dava fastidio alla chiesa ma anche ai

poteri locali politici e laici, dopo varie pressioni, nel 1773 proprio per ordine della chiesa e

del potere laico viene dato ordine della soppressione di quest9ordine; molti collegi vengono

sottratti a quest9ordine e quindi gli ambienti stessi, gli immobili che ospitavano questi collegi

saranno poi utilizzati per la formazione delle nuove biblioteche universitarie, molte delle

biblioteche universitarie che ci sono nascono in questo periodo e nascono anche acquisendo

il patrimonio immobiliare dei collegi gesuiti o comunque formando le proprie raccolte

librarie dalle raccolte di quest9ordine, ad esempio Biblioteca dell9Università di Cagliari, o

quella di Genova. Queste soppressioni riguardano luoghi specifici, in altre aree alcune

istituzioni riusciranno in qualche modo a sottrarsene, sicuramente molti ordini vengono

chiusi, scompaiono, ricompariranno con denominazioni e intenti nuovi. Quello che

caratterizzerà un po9 tutte le soppressioni è il fatto che saranno mantenuti ordini specifici,

dediti all9istruzioni e al mutuo soccorso degli ospedali, per il popolo, sono di aiuto alla

gestione del potere civile nei contesti delle città, delle campagne, contesti rurali.

Nei regni italiani, al sud, continueranno queste soppressioni dei conventi gesuiti, mentre in

Toscana, sulla scia di questi primi movimenti, sono da ricordare le soppressioni Leopoldine

che in realtà non saranno così forti e devastanti ma alcuni ordini saranno temporaneamente
soppressi come i certosini e i teatini; in Francia con la Rivoluzione francese si vuole

indebolire il potere che aveva la chiesa e colmare il deficit che aveva lo stato in quel

periodo, la chiesa all9inizio della Rivoluzione nel 1789 non è particolarmente attaccata,

anche se si vuole indebolirla, però all9inizio non è così radicale la posizione dei rivoluzionari

contro i beni ecclesiastici, verranno promulgati alcuni editti per cui i beni ecclesiastici che

dovranno servire a colmare il deficit dello stato e per indebolire il potere ecclesiastico

saranno incamerati dallo stato tranne quelli dediti all9istruzione e alle opere di carità. Con lo

sviluppo della Rivoluzione, arrivando al periodo del terrore fino al 1793, queste soppressioni

si radicalizzano al tal punto quasi da fermare la creazione stessa di ordini nuovi, fino ad

allora non era stato proibito di formare dei nuovi istituti o comunque nuovi ordini, invece

poi nel 1793 con la radicalizzazione di tutte le idee rivoluzionarie avverrà proprio questo,

una lotta forte contro tutto quello che riguardava la chiesa. Questo avverrà anche in Europa

e toccherà anche i paesi satelliti toccati in qualche modo dai moti rivoluzionari, compresa

l9Italia; quando avremo Napoleone e il momento della restaurazione, sarà più indulgente,

molti ordini riusciranno a recuperare parte del proprio patrimonio, abbiamo quindi un

momento di riorganizzazione, fino a che anche Napoleone stesso per motivi economici e per

contrasti della chiesa stessa promulgherà quello che diventerà poi un decreto da cui

verranno presi tanti punti e tanti spunti. Nel 1810 Napoleone nei territori da lui controllati

emanerà un decreto imperiale per cui si avrà una soppressione generale degli ordini

religiosi, sempre però escludendo l9istruzione e le opere di carità, è un decreto importante

perché fondamentalmente, più o meno, le leggi successive, soprattutto in Italia

riprenderanno questa tipologia di normativa. Con tutte queste soppressioni vengono

incamerati tutti i beni delle istituzioni dallo Stato che deve trovare un posto per questi, gli

edifici verranno convertiti in caserme, scuole, i beni mobili invece, ovvero pere d9arte,

quadri, statue e beni librari devono trovare una sua collocazione, conservazione e gestione,

dopo Napoleone in Italia nasceranno edifici appositi per la gestione di questi come la

Pinacoteca di Brera e ciò avverrà anche per le Biblioteche, anche dopo Napoleone c9è un

momento di pace, la vita religiosa riesce in parte a rifiorire, si organizzano in modo diverso,

nuovo, alcuni ordini si riorganizzano, altri si danno una denominazione nuova, proprio per

avere una nuova vita, ad esempio quando arrivavano commissari o coloro che dovevano

portare via i beni di un9istituzione religiosa, non trovavano monaci o conventuali o religiosi

armati che combattevano, anzi, solo la chiesa si impose, mentre le singole istituzioni
portarono avanti quasi una lotta passiva anche se questa fu diversa in quanto molti misero

in salvo opere, le nascosero, come i libri stessi.

Arriviamo alla metà dell’800 dove già nel 1855 era stata promulgata una legge dal regno di

Sardegna che in quel momento aveva il Piemonte, la Lombardia e la Liguria, per esigenze

finanziarie, proprio perché il regno di Sardegna aveva bisogno di liquidità, in cui ribadì e

confermo la soppressione di tutti gli ordini religiosi; questa legge fu poi applicata con alcune

modifiche con l9unità d9Italia, 17 Marzo 1861, il Re di Sardegna divenne re d9Italia e tutto

quello che riguardava le leggi del regno si applicò in quello nuovo che si stava costituendo, la

legge del regno di Sardegna diviene quella del Regno d9Italia. Nel 1866 viene emanata una

legge di soppressione, molto simile a quella del 1855, legge regia che riguardava tutto il

regno, l9anno successivo invece viene promulgata la legge di liquidazione dell9asse

ecclesiastico, leggi ricordate come eversive, l9asse ecclesiastico entra nel demanio dello

stato. Le opere d9arte troveranno ubicazione nei nuovi musei e pinacoteca, ma per quanto

riguarda i beni librari, una parte sarà destinata alle Biblioteche pubbliche, i libri di minor

valore venivano alienati attraverso aste pubbliche, tutto ciò che non avrebbe trovato posto

nei musei, negli archivi e nelle biblioteche pubbliche poteva essere venduto, un bell9introito

per lo Stato quindi. Da queste leggi si sottrassero istituzioni di particolare pregio, come

Montecassino, queste furono considerate istituzioni di particolare prestigio culturale.

Venivano mandati dei commissari presso le istituzioni che stilavano verbali molto dettagliati

dei beni mobili, questi beni poi venivano raccolti in magazzini appositi e poi inventariati

inserendo autore, titolo e l9istituzione dal quale provenivano, tutti questi documenti sono

ancora conservati all9archivio centrale dello stato a Roma. Con la legge del 1866 viene a

questo punto negato un riconoscimento giuridico e di proprietà a queste istituzioni, però

non gli viene proibita la possibilità poi di ricostituirsi, questa sarà una lenta opera di

riconquista che la chiesa farà, molti dei beni verranno sottratti dagli stessi monaci e religiosi,

si sa che a molte aste pubbliche le stesse istituzioni si presentarono sotto falso nome, con

dei presta nomi, o con soggetti particolarmente legati alla chiesa che avrebbero potuto

ricomprare gli immobili. Le conseguenze di queste soppressioni sono il fatto che tutti gli stati

coinvolti in queste soppressioni, Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi e Italia, devono

sobbarcarsi di tutto il patrimonio confiscato, anche della gestione dell9istruzione e degli

ospedali; una conseguenza per la chiesa è che qualora avesse la necessità di istituire un

ordine nuovo avrebbe dovuto avere l9approvazione del potere civile; la gestione dei beni da
parte dello stato diventa complicata, sono tutte conseguenze importanti che avranno

ripercussioni soprattutto per quanto riguarda il sistema delle biblioteche. In Italia dopo il

1866 questi beni devono trovare un9ubicazione, le raccolte librarie vengono devolute alle

biblioteche pubbliche delle rispettive province, vanno a confluire in raccolte che si sono già

costituite e già formate, vengono anche create biblioteche ex novo, viene previsto che

possano andare a confluire anche in Biblioteche non esistenti, si potevano istituire

biblioteche per accogliere il patrimonio proveniente dalle devoluzioni. Il comune doveva

avere dei requisiti per questa richiesta:

- Trovare un luogo adatto per ospitare e usufruire di questi beni librari;

- Nominare una figura addetta alla gestione della Biblioteca;

- Stanziare dei fondi per il mantenimento e la conservazione di questi beni .

Non erano condizioni restrittive, era un modo abbastanza semplice, anche se in realtà

queste furono adempiute solo in parte, spesso, e questo porterà a una stasi del sistema

bibliotecario pubblico in Italia fino alla prima metà del 900, in biblioteche comunali più

piccole, queste 3 condizioni non vengono rispettate o in parte; spesso i locali diventano più

dei magazzini dove i libri prima di avere una loro definitiva collocazione devono aspettare

anche decenni; il bibliotecario viene scelto tra gli impiegati del comune, non una persona

specializzata nella gestione di una biblioteca, anche i fondi non c9erano. Queste biblioteche

che si vengono a costituire quindi dovranno aspettare molti anni per vedersi strutturare in

maniera giusta. Per quanto riguarda il contesto italiano le devoluzioni non furono attuate

bene, mancò un controllo a livello centrale, questo era abbastanza chiaro da concepire,

rimaneva uno stato formato da tante parti, realizzato dall9unione di tanti piccoli stati e

quindi un9organizzazione a livello centrale fu molto difficile. L9incapacità di questa gestione

del patrimonio è testimoniata perché a distanza di una ventina di anni circa, nel 1887 fu

realizzata un9inchiesta, un9ispezione per controllare come era l9andamento di queste

biblioteche nate ex novo per la gestione del patrimonio derivato dalla soppressione, fu

incaricato quello che era stato il prefetto della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

Torello Sacconi, che avrebbe dovuto ispezionare queste nuove biblioteche, stilò una serie di

rapporti, suggerimenti e osservazioni da cui noi sappiamo di questa mal gestione; i

suggerimenti e le osservazioni scritte si trovano conservate all9Archivio Centrale di Stato, gli

studiosi ci stanno lavorando per studiare e capire come alla fine questo ingente patrimonio

librario fu gestito. Queste biblioteche alla fine divennero più istituti di conservazione più che
biblioteche ad uso pubblico, in quel momento aumenta la richiesta di libri, aumenta

l9alfabetizzazione, erano biblioteche che avevano necessita di modernizzarsi, di acquisire

anche nuovi libri, collezioni autori che fossero più moderni e contemporanei di aiuto e di

studio per il lavoro, nel frattempo, c9è stata anche la rivoluzione in campo di pubblicazione

di libri. In Italia nel 1830 si passa dalla stampa a caratteri mobili alla nuova stampa con le

rotative e macchinari che funzionavano con la forza vapore, che porterà a un9utilizzazione di

massa dei libri e un abbattimento di costi, soprattutto si pubblicano quotidiani, giornali,

riviste, letture nuove a cui possono avere accesso un pubblico sempre maggiore. Le

biblioteche non si incrementano e rimangono uso di studiosi che si interessano a particolare

discipline, in campo biblioteconomico non si realizzano quei sistemi che erano necessari, se

ne sentiva la necessità fino al punto di scrivere articoli in cui si chiedevano nuovi servizi,

nuovi modi di gestione di raccolte, rimane tutto a livello teorico, questo riguarda n po9 tutta

la concezione e la visione delle Biblioteche in Italia, il patrimonio delle biblioteche italiane

era immenso e molto più importante, è stato stimato anche in mezzo a tanti altre paesi

europei, quasi un tesoro da conservare e da custodire.

Queste mancanze sono anche testimoniate dalla situazione particolare italiana in cui diverse

Biblioteche di Stato vengono connotate del titolo di Nazionale, la Biblioteca Reale di Napoli,

di Palermo, anche la Biblioteca Magliabechiana che viene unita alla Biblioteca del

Granducato di Toscana su volontà di Francesco de Santis, in questo nazionale non c9è il

significato che viene dato alle Biblioteche Nazionali di altri stati, il nazionale ha un9accezione

di rappresentare la centralità del potere dello stato sono realtà che esprimono l9unità

nazionale, in Italia non è così non rappresenta quello che rappresenta negli altri Stati. A

Firenze ad esempio non c9era l9intento di rappresentare il Regno d9Italia, Firenze non è

ancora capitale quando si crea la Biblioteca Nazionale, l9idea in questo periodo era quella di

scegliere quelle biblioteche aperte al pubblico che avevano avuto un9importanza storica e

culturale nei vari contesti degli ex regni, sceglierne una decina e dotarle di questo

appellativo Nazionale per indicare che innanzitutto sarebbero state finanziate dal governo e

che avrebbero portato avanti conservazione e fruizione dell9eredità del passato, in realtà poi

il Regno d9Italia si da un governo Centrale, si dovranno per forza e necessariamente dotarsi

di una definitiva capitale e dotarsi di una biblioteca Nazionale Centrale che rappresenti il

potere dello stato, molte istanze dell9epoca vedevano più necessaria la costituzione di

queste biblioteche proprio perché la sua storia non poteva avere una sola città che
rappresentasse la storia della nazione come poteva avvenire in Francia o Inghilterra; per

molti politici italiani dell9epoca era meglio eleggere alcune città e dotarle di Biblioteche

Nazionali dipendenti dal Governo, questi progetti poi verranno disattesi.

La società vedrà anche un cambiamento nell9uso, nella fruizione del libro e nella pratica di

lettura, necessità di nuovi autori e di letture diverse sull9input dato dalla Public Library

inglese, biblioteca moderna, dotata di nuovi servizi, personale specializzato con raccolte che

si aggiornano che servono per la comunità in cui operano. Su questa tipologia nuova ci sarà

in Italia la Biblioteca Comunale di Torino costituita nel 1869, desiderio di realizzare un

qualcosa di nuovo in un contesto in cui il nuovo non aveva attecchito, prende spunto dalla

Public Library inglese, questa sarà dotata di nuove attrezzature, sistema moderno, nuovo

personale specializzato fondato su una legge che disciplinerà il tutto, Act, questa legge

mancherà invece in Italia a Torino.

Lezione 17

Dopo l9organizzazione amministrativa nel 1865 che si da il nuovo regno, dal quale è escluso

il territorio del Lazio che verrà ammesso nel 1870, e le zone del Triveneto, l9organizzazione

ha carattere centralizzato, governo dello stato con i vari ministeri, tra i quali i vari ministeri a

cui faranno capo le biblioteche: biblioteche statali, governativi e biblioteche che dipendono

da enti locali come comuni e province che vengono organizzati attraverso l9organizzazione

amministrativa del 1865, inoltre ci sono anche le biblioteche ecclesiastiche come quelle nel

territorio di Roma, la legge del 1866 viene applicata al regno italiano ma Roma non essendo

annessa non subisce al tempo la soppressione dei propri conventi e monasteri. Dopo il 1866

si susseguono regolamenti per cercare di dare un9organizzazione alle biblioteche dipendenti

dallo stato, l9Italia non conoscerà mai una legge dello stato, le biblioteche sono sempre

regolamentate dai ministeri, in questo caso fino al 1975 dal ministero della pubblica

istruzione e successivamente dal ministero dei beni culturali. I regolamenti avranno il difetto

di riferirsi solo alle biblioteche statali escludendo gli enti locali, riguarderanno quindi le

Nazionali e Nazionali Centrali. Questi regolamenti vengono realizzati proprio per definire

meglio le diverse categorie di biblioteche pubbliche e statali, biblioteche più rappresentative

degli stati unitari, si vuole definire meglio le funzioni di queste categorie e anche una

maggior qualificazione del personale che avrebbe dovuto essere impiegato per la gestione

delle biblioteche stesse.

La problematica fondamentale è la definizione del numero delle nazionali e dei loro compiti
e il contrasto fra una visione policentrica e una visione che andava verso una organizzazione

centrale dello stato. Viene definito meglio che biblioteche devono essere pubbliche, con

questo primo regolamento viene posta attenzione al fatto che si devono dotare di cataloghi

sia generali, sia speciali, legati a quelle collezioni di libri di pregio, volumi a stampa antichi,

incunaboli o manoscritti, queste biblioteche accolgono una gran mole di beni che

provengono dalle istituzioni ecclesiastiche; viene indicato anche il fatto che la biblioteca

magliabechiana, diventata nazionale nel 1861 dovrà avere il deposito obbligatorio delle

pubblicazioni stampate sul territorio italiano, ciò che rappresenta la centralità della

biblioteca, il fatto di rappresentare bibliograficamente lo stato e avere il deposito delle

stesse pubblicazioni dello Stato, la Nazionale viene dotata di un deposito obbligatorio, già la

Magliabechiana prima di diventare nazionale aveva il deposito obbligatorio su tutte le

pubblicazioni del Gran Ducato di Toscana; questo diritto aveva creato delle grosse

problematiche per la gestione, conservazione e fruizione di tutto il materiale, nel 1861 viene

unita alla Biblioteca Palatina (non quella Mediceo Palatina che si era unita nel 1771,

collezione privata dei granduchi di toscana che erano i Medici) dall9unione di queste due si

crea la Biblioteca Nazionale di Firenze, costituita da fondi preziosi che diventerà sempre più

complicato da gestire, si pensa già a quest9epoca di trovare una nuova ubicazione che infatti

dopo studi e amministrazioni che si succedono nella gestione, troverà la sua ubicazione

definitiva nel 1935.

Nel regolamento viene anche richiesto il deposito legale per la Biblioteca Nazionale, questo

regolamento troverà una scarsa attuazione, succede l9annessione da parte dell9Italia di

Roma, il Regno si è definitivamente costituito, era ricca di biblioteche, ne aveva pubbliche

(almeno 4 Angelica, Casanatenze, Universitaria, Alessandrina) molte biblioteche private

aperte alla consultazione, ancora esistevano le biblioteche dei religiosi che none erano

ancora stati soppressi, la legge del 1866 sarà applicata qui nel 1873. A Roma ci si pone il

problema dove e a chi destinare questa mole di volumi, l9idea di creare una biblioteca ex

novo dipendente dall9ente locale non viene vista bene, perché Roma deve dotarsi di una

Biblioteca Nazionale, perché diventerà capitale. Viene realizzata la Biblioteca Nazionale

voluta fortemente dal ministro Ruggero Bonghi che emanerà un decreto di costituzione di

Biblioteca Nazionale nel 1875 aperta nel 1876 intitolata Vittorio Emanuele II, sarà ubicata

nel collegio gesuitico romano e si doterà subito della biblioteca contenuta nel collegio, viene

poi realizzata riunendo e acquisendo le raccolte che derivavano dalle soppressioni dei
conventi, sorgeranno subito dei problemi nella gestione: fin da subito bisogna gestire tutte

le raccolte, viene fatta una sorta di collocazione sommaria di volumi, per materia, sommaria

è anche la catalogazione e l9inventariazione; sono organizzati in maniera non perfettamente

consona a un sistema bibliotecario, anche il materiale viene ubicato in maniera abbastanza

scomposta, gli spazzi stessi del collegio non erano stati rimodulati per gestire le raccolte.

Essendo una Biblioteca Nazionale doveva non solo conservare libri antichi, ma anche tutto

ciò che era la nuova documentazione che potesse rappresentare le nuove istanze della

cultura e diventare uno strumento e di diffusione della conoscenza del pensiero moderno

scientifico, non solo un deposito o una conservazione di raccolte antiche ma anche

rappresentare l9Italia.

Alla fine del 1876 viene emanato un regolamento, anche questo troverà poca applicazione, per

motivi economici e di organizzazione, sempre voluto da Ruggero Bonghi, cerca un

compromesso fra le istanze che vanno verso un policentrismo e invece le istanze di un

governo centrale, se le nazionali erano 3 ora diventano 4, Nazionale di Firenze, Roma,

Napoli e Torino, con questo regolamento si cerca però di diminuire il numero degli istituti

bibliotecari che dipendevano direttamente dallo stato, cedendone alcuni alla gestione degli

enti locali, oppure alle università cercando di diminuire il numero per ridurre le spese. Si

cerca come sempre di migliorare servizi, di definire meglio il ruolo di queste biblioteche

nazionali, ma questo regolamento non riesce a migliorare la situazione per mancanza, di

mezzi di fondi e di una visione unitaria di coloro che erano addetti ai lavori e alla gestione di

questo sistema. Nel contempo la Nazionale di Roma, entra in crisi, verrà chiusa per un breve

periodo perché non riesce a gestirsi al meglio e a dare una gestione catalografica alle

proprie raccolte, non risponde alle aspettative con cui era stata realizzata e aperta; questo

suscita scalpore, si aprirà un dibattito acceso sulla gestione bibliotecaria generale, porterà

alla realizzazione di una commissione per poter capire qual è lo stato in cui riversano le

biblioteche in Italia, verrà fatta un9inchiesta, varie strutture bibliotecarie verranno visitate,

da queste visite, verrà fuori che anche la Nazionale di Firenze non navigava in buone acque,

era rimasto dal punto di vista catalografico, 7 cataloghi alfabetici senza averne un unico

generale. Quando fu fatta l9inchiesta a Firenze le schede inventariali erano ancora inserite

nei libri, non servivano quindi a reperirli, anche il deposito legale era spesso disatteso, non

arrivavano le copie che ci si aspettava che arrivasse, anche i servizi al pubblico non erano

ben gestiti, il personale non era istruito, spesso non avevano una formazione bibliotecaria
ad hoc.

Roma si stava riorganizzando, dopo la chiusura si comincia a riorganizzare, il primo piano è

ben organizzato in varie sale, una di consultazione delle opere a scaffale aperto, vi è una sala

di lettura, varie sale dove venivano conservati gli stampati moderni, già stati schedati e al

secondo piano era stata prevista una sala per le riviste e un catalogo per autori a schede,

sembra che il sistema della scheda derivi dalle soppressioni della Rivoluzione Francese, i libri

venivano inventariati segnando la provenienza, assegnando un numero di inventario,

temporaneo, poi autore e titolo, usando le carte da gioco. Il secondo piano che doveva

conservare i fondi provenienti dalle soppressioni è organizzato peggio, ancora sono in quasi

totale disordine, non gli è dato un ordine nuovo per essere gestito, si deve far riferimento a

vecchi cataloghi e inventari, è prevista una sala manoscritti e anche la biblioteca ex gesuitica

che viene incorporata è qui conservata e anche questa è poco organizzata; al secondo piano

sono conservati anche giornali, fogli volanti, opuscoli dei teatri; vi era poi la sala dove

venivano stipati i volumi depositati a Roma attraverso deposito legale, anche a Roma verrà

esteso il deposito legale delle pubblicazioni nello Stato, un9altra funzione molto simile alla

Biblioteca Nazionale di Firenze che soprattutto per quanto riguarda le riviste ha un deposito

mal tenuto.

Tutto questo approda nel regolamento organico del 1885, il regolamento che trova

un9effettiva applicazione, uno dei punti chiavi sarà la distinzione delle funzioni fra le varie

Nazionali e anche il fatto che viene dato il titolo di Centrale a Firenze e a Roma, ormai viene

trovato una sorta di compromesso le biblioteche attraverso il deposito legale si erano ormai

centralizzate, rispondevano meglio all9aggiornamento della cultura italiana, delle nuove

pubblicazioni e essere più utili al nuovo pubblico che frequenta le Biblioteche nel XIX secolo,

il carattere di centrale lo avevano già, avevano già i compiti che spettavano alle Centrali,

molti furono perplessi di questo fatto. Un altro punto fu la distinzione in due categorie delle

biblioteche pubbliche statali, le biblioteche autonome e le biblioteche costituite o da istituti

che si uniscono ad altri istituti, magari quelle più piccole che vanno a legarsi a biblioteche

più importanti oppure biblioteche universitarie che servono per gestire il patrimonio librario

e per dare servizio a una specifica istituzione, non sono autonome come saranno le

Nazionali Centrali e le 5 Nazionali: Milano, Napoli, Palermo, Torino e Venezia, ci saranno

sempre in questa categoria tutta una serie di altre biblioteche che per la peculiarità di servizi

per il pubblico, di risorse rientrano nella categoria delle autonome (Laurenziana, Angelica,
Estense). Fatta questa distinzione in categorie ora il regolamento da ulteriori indicazioni sui

compiti delle due Nazionali Centrali, anche per distinguere le loro competenze, la loro

funzione oltre alla gestione delle antiche collezioni, è quella di diventare una sorta di

archivio per le nuove stampe, deposito legale, gratuito, devono dotarsi di nuove collezioni

attraverso fondi di particolare pregio, privati o da istituzioni, accettare donazioni;

l9arricchimento delle collezioni doveva essere compito delle altre Nazionali e dove non vi

erano le altre istituzioni bibliotecarie dovevano assolvere a questo compito, non limitandosi

solo alla cultura italiana, ma anche a pubblicazioni straniere, anche la letteratura straniera

non doveva essere scartata, sono funzioni che hanno anche altre Biblioteche autonome (per

alcune come la Laurenziana è difficile incrementare le collezioni, soprattutto per il fatto che

si tratta di biblioteche specializzate). Un'altra cosa che distingue le due Nazionali Centrali

sono le pubblicazioni che devono uscire:

" Firenze dovrà pubblicare il bollettino bibliografico delle pubblicazioni italiane

acquisite per diritto di stampa, tutto quello che arrivava alla Biblioteca Nazionale

Centrale doveva essere pubblicato e messo a conoscenza degli altri istituti librari

oggi si chiama Bibliografia Nazionale Italiana, la prima uscita sarà nel 1886;

" Roma invece pubblica il BOMS, bollettino delle opere moderne straniere, acquistate

dalle biblioteche pubbliche statali, queste dovevano mettere a conoscenza la

Biblioteca di Roma delle nuove pubblicazioni straniere che avevano acquistato in

modo che questa potesse pubblicare un bollettino aggiornato.

Ancora il regolamento da importanza alla figura del bibliotecario che doveva essere una

figura competente, che doveva conoscere la materia, biblioteconomia, catalogazione e

doveva anche avere un titolo, un esame di abilitazione, seguito da un tirocinio presso le due

Nazionali Centrali; vengono anche specificati gli orari che devono avere le Biblioteche, un

calendario di aperture; si punta l9attenzione sulle raccolte di particolare pregio come

collezioni di manoscritti, incunaboli, libri antichi a stampa i quali dovevano essere soggetti a

una specifica normativa per la consultazione, materiali che comunque non potevano essere

gestiti e mandati in prestito liberamente. Essendo escluse le realtà dipendenti dagli enti

locali, comunali e provinciali, purtroppo queste ultime subiscono un fermo, una stasi, si

richiudono su se stesse, non avranno un9apertura verso il moderno.

Con l9Unità d9Italia c9è l9esigenza di avere una centralità organizzativa, la Nazionale di Roma

nasce con questo scopo ma in realtà riesce male fin da subito a portare avanti l9istanza,
proprio perché una biblioteca si costituisce e definisce se stessa attraverso la stratificazione

il modo per cui piano piano forma le raccolte, avviene nel tempo anche attraverso la figura e

l9istituzione che lo realizza, pubblica o privata che sia, una fisionomia che la biblioteca

nazionale di Roma non poteva avere perché nata dall9aggregazione di tanti fondi variegati, la

difficoltà nel dare un9organicità, servizio e organizzazione a una biblioteca nata in questo

modo è più difficile, perché funzionasse doveva avere consapevolezza di dover conservare e

gestire al meglio un patrimonio materiale antico e gestire e trovare fondi per potersi

ampliare, per poter acquisire nuove collezioni, gestire meglio il deposito legale per poter

costituire una biblioteca organica che potesse avere da una parte una conservazione fatta

bene e anche una fruizione dell9antico e dall9altra un9apertura ben organizzata, catalogata e

fruibile di nuove istanze scientifico-culturali dell9epoca. Questa è la situazione agli albori del

XX secolo, mancano sempre finanziamenti, organizzazione e una legge statale che forse

avrebbe potuto gestire meglio la situazione, le biblioteche degli enti pubblici erano molte a

fine 900, escluderle dalla riforma non è stato un buon sistema.

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