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Lezione 1
Antichità
Dal punto di vista catalografico abbiamo esempi di biblioteche già dal periodo della
supporto scrittorio sul quale si cominciarono a conservare i libri, scritture che inizialmente
erano più amministrative che letterarie. All9epoca avevamo una tipologia di scrittura
cuneiforme molto più adatta ad essere incisa su questa tipologia di formato perché era in 3
dimensioni, la creta veniva lavorata, poi incisa e poi la tavoletta veniva cotta.
dove lavoravano gli scribi e le abbiamo a Minide dove conosciamo l9esistenza della
Biblioteca di Assurbanipal all9incirca del VII secolo a.C. che conteneva 3000 di queste
tavolette d9argilla, si può quindi cominciare a parlare di una vera e propria raccolta, legata al
potere politico era infatti la biblioteca di un Re; questi primissimi esempi erano organizzati
dentro il muro adibiti alla conservazione; anche queste tavolette potevano avere delle
dell9esistenza di liste di libri: primi esempi di elenchi del posseduto librario di queste
Per quanto riguarda l9Egitto è importante perché abbiamo degli esempi di biblioteche
importanti di cui sono stati trovati dei resti, inoltre è qui che nasce la forma del rotolo che
verrà poi utilizzato in Grecia e a Roma che deriva dal papiro, pianta acquatica, un rotolo era
formato da strisce dalla pianta del papiro che venivano posizionate su una specie tavoletta
una accanto all9altra e poi sovrapposte alle strisce, perpendicolarmente al primo strato e i
due strati venivano battuti veniva fuori una sorta di foglio rettangolare, i fogli poi venivano
incollati, l9uno accanto all9altro, la parte interna del rotolo aveva le fibre orizzontali, si
scriveva con una penna chiamata calamo e l9inchiostro e le linee orizzontali agevolavano la
scrittura ma si poteva scrivere anche sul verso; i rotolo poi venivano arrotolati su una
asticella chiamata umbiculus al quale veniva poi attaccata un9etichetta con l9indicazione
dell9autore o del titolo del testo che conteneva. Il rotolo poteva avere anche una lunghezza
sempre che la scrittura era legata a pochi eletti, agli scribi coloro che erano istruiti a scrivere
e a leggere e la maggior parte della popolazione era analfabeta, c9era una distinzione fra
case dei libri e case della vita, luoghi di conservazione i primi dove venivano raccolti i
volumi che contenevano testi a carattere religioso mentre case della vita erano luoghi
adibiti a contenere volumi con testi di carattere letterario, scientifico o altro. La prima
biblioteca risale al III millennio a.C. è stata scoperta a Giza, una seconda è stata rinvenuta
nel complesso funerario di Ramses II che morì nel 1212, II millennio a.C. La conoscenza di
tramanderanno come esempi anche in epoca moderna, saranno tutti fattori che saranno
ripresi anche nelle epoche più moderne, è molto importante accennare anche a queste
biblioteche, si parla soprattutto dell9epoca ellenistica, intorno al IV secolo a.C. fino al 30 con
Ottaviano con Alessandria d9Egitto che non sarà più capitale. In Grecia bisogna considerare
che le prime biblioteche sono private, nascono da privati, non sono ad uso pubblico,
nascono dalle raccolte di coloro che sono i cosiddetti scolarchi, personaggi che facevano
capo alle scuole filosofiche, per tutte queste epoche, bisogna considerare anche il fatto che
la trasmissione, proprio per un alfabetismo scarso, era orale, quindi i testi venivano
tramandati oralmente, pochi erano poi quelli che venivano trascritti, i primi furono i poemi
omerici che avevano anch9essi tradizione orale, su richiesta del governatore di Sparta,
Liturgo; il fatto che il libro poi potesse circolare poco e che avesse un costo molto alto fa si
che il libro che circolava in VOLUMINA era per élites di studiosi e filosofi, di chi si poteva
permettere un accesso ai libri e questo sarà per tutto l9arco del medioevo, fino all9avvento
della stampa il libro è sempre un oggetto molto costoso. Le scuole filosofiche erano
soprattutto quella di Aristotele e Platone, quest9ultimo più restio al libro perché prediligeva
la dialettica anche se comunque durante la sua vita acquistò alcuni libri che portò in
accademia, mentre Aristotele invece fu un fautore del libro, fondò la sua scuola nel 335 a.C.
e in questa scuola aveva una biblioteca e aveva anche una biblioteca personale.
Gli esempi più eclatanti delle biblioteche ellenistiche furono quello della Biblioteca di
Alessandria e quella di Pergamo, entrambe hanno sia nelle caratteristiche delle proprie
raccolte librarie, sia nell9architettura, sia nella gestione dei Volumina hanno tramandato dei
modelli che si diffondono fino all9epoca moderna; alla morte di Alessandro Magno nel 323
a.C. gli succedono tutta una serie di adoti, i suoi successori che daranno il via a tre nuove
dinastie, tra le quali quella di Tolomeo I che diventerà re d9Egitto con capitale Alessandria,
una città che ha una localizzazione strategica, si trova all9isola di Faro è una città
importantissima per lo scambio culturale e il commercio dei libri, si trova in un crocevia che
favorisce questo. Tolomeo I ad Alessandria nel palazzo reale fondò quella che è considerata
la più grande biblioteca dell9antichità che però faceva parte di un museo, museo che doveva
essere anche un custode di altri oggetti d9arte portati dalle varie conquiste, acquistati o
donati. La Biblioteca era costituita con una corte centrale che ha ai lati delle colonne per far
entrare la luce, ai lati ci sono delle nicchie nel muro con mensole su cui erano posizionati in
orizzontale rotoli di volumi con l9etichetta visibile per coloro che volevano consultare i vari
volumina, ci sono dei banchi dove venivano posizionati i rotoli per essere letti perché
potevano essere anche molto lunghi, avevano bisogno di essere poggiati su un piano.
Tolomeo II poi aiutato da Demetrio Falereo rifarà la Biblioteca, amplierà la biblioteca stessa
e darà una nuova sistemazione, alcuni hanno pensato che questo Falereo fosse un
bibliotecario del plesso stesso, non ce ne sono prove, ma comunque ha dato un contributo.
Alla biblioteca si copiavano anche i volumina e soprattutto molto importante era il fatto che
vi era una serie di personaggi di cultura, traduttori addetti alla copiatura e filologi,
personaggi che erano letterati e che si dedicavano alla comparazione dei testi per arrivare al
testo più corretto, già all9epoca di Alessandria i grammatici facevano questo tipo di lavoro, la
biblioteca secondo le fonti storica addirittura raggiunse circa i 700 mila volumi anche se il
numero va ridotto in quanto vi erano opere che dovevano essere trascritte su più volumi, in
realtà quindi il numero di autori va a diminuire; conteneva anche opere in greco, non solo
opere greche ma anche opere tradotti quindi molto importanti anche i traduttori, molti testi
antichi giunti fino a noi sono passati attraverso le traduzioni dei grammatici alessandrini.
Tutti questi volumi erano raccolti attraverso confische durante guerre, per donazione ma
anche per trascrizione di originali: esisteva un fondo detto fondo delle Navi perché le navi
che attraccavano ai porti di Alessandria potevano contenere dei Volumina, gli originali
proprietari delle navi. Questi metodi non sono diversi dai metodi che in età più avanzata
costituiranno le grandi raccolte librarie; dal XV e XVI secolo cominciò l9uso di tramandare
C9è una leggenda che poi è stata ridimensionata che narra che la famosa versione della
bibbia, la traduzione della Torah dall9ebraico in greco si dice sia stata fatta proprio presso la
Biblioteca di Alessandria in realtà studi recenti hanno confermato il fatto che questa
Per gestire una biblioteca di così tanti volumi ci voleva un9organizzazione che permettesse
classificazione che fu data ai volumi contenuti nella Biblioteca fu data da Callimaco, veniva
catalogo sistematico, di autori suddivisi per classi e materie, all9interno di ogni classe gli
disposizione stessa dei volumi negli scaffali, è ovvio che per reperire un testo sia necessario
che questo abbia una posizione precisa, fatto importante che ritroveremo anche in epoca
Medievale e per biblioteche come quella di San Marco a Firenze che aveva nel XV secolo
circa 3 mila codici di cui esiste un catalogo per materia e all9interno di queste gli autori
erano più o meno in ordine alfabetico. Un9altra biblioteca abbastanza importante era anche
prevalentemente i doppioni di opere conservate nella più grande del Museo, questa aveva
più la finalità dell9accessibilità verso un pubblico che non fosse elitario o colto come quello
che frequentava la Biblioteca del Museo; questa era più piccola e conteneva circa 50 mila
volumi.
consistente che si stima intorno a circa 200 mila volumi anche questa aveva una grande sala
circondata da nicchie o mensole dove venivano posizionati volumi che in gran parte erano in
pergamena, la lotta fra le due fece si che a pergamo non si potesse più acquistare il papiro,
una sorta di embargo nei suoi confronti, pertanto siccome già si conosceva la pergamena si
adatto per ricevere la scrittura trasformandolo poi in un supporto per eccellenza, perché poi
pergamena, supporto di origine animale molto più costoso che richiedeva passaggi non
indifferenti, soprattutto ad origine c9era la necessità di avere una gran quantità di animali.
Purtroppo, la Biblioteca di Alessandria ha avuto una fine ingloriosa, non risale alle lotte con
porto dove furono incendiate navi e da questo si propagò nel porto e prese i depositi che
contenevano circa 40 mila volumi che probabilmente erano copie destinate a Roma,
probabilmente la Biblioteca in se visse per altro tempo avendo però un declino sotto
l9impulso della crescita romana con Ottaviano che portarono a spoliazioni e a una
progressiva scomparsa.
Questa conformazione si attuerà anche con le prime Biblioteche romane, anch9esse private
che nascono da coloro che avevano il potere o dai generali e condottieri che combattevano
le guerre per Roma e che nel proprio bottino di guerra portavano via intere biblioteche e
con queste costituivano le proprie private; sarà in epoca imperiale dove nasceranno le
prime Biblioteche pubbliche che si apriranno di più alla popolazione più alfabetizzata. Il
concetto di Biblioteca pubblica tarda ad arrivare, è un concetto moderno, però è vero anche
che la circolazione dei dotti che consultavano i libri c9era, quindi in questo senso si può
idee, si può dire anche che avevano proprio la funzione di salotti per scambio di idee e
dibattito in merito alle opere che interessavano. Un9idea molto importante era quello di
conservazione dei codici stessi, questi non corrispondono ai canoni catalografici di oggi
molti sono semplici elenchi, venivano realizzati anche cataloghi veri e propri, sistematici
basati su la catalogazione in ordine alfabetico. Rotoli conservati vanno dal 150 a.C. a circa il
70 d.C.
Anche Biblioteche private che faranno parte delle ville romane, dei senatori, generali,
avevano una conformazione tale per cui sempre il solito salone e con delle grandi finestre
per poter far entrare la luce ed erano orientate ad Oriente proprio per questioni relative alla
luce e anche perché il calore della luce toglieva umidità, comunque la pergamena è più
Lezione 2
Il modello della Biblioteca ellenistica non va a morire, con il declino del periodo
dell9Ellenismo, con Roma che diventa Caput Mundi anche le biblioteche subiscono un
declino e molte vanno a sparire, un esempio più tardo lo ritroviamo nella Biblioteca di
Cesarea a Efeso, II secolo d.C. nasce dall9attività di Origene, e dal suo discepolo Panphilo,
testo) attività di copiatura e vi era anche una scuola filosofica, di questa qualcosa è rimasto;
altra biblioteca che conserva la tipologia ellenistica sarà fondata dall9Imperatore Costanzo II
all9incirca nel IV secolo d.C. di corte, dedita alla trascrizione, copiatura e alla conservazione.
Le Biblioteche a Roma
Roma diventerà un centro importante, si amplierà il numero delle scuole che porterà ad
retorica portano ad una maggiore produzione dei libri e anche ad un maggior commercio di
non sarà solo chiusa e rivolta alla produzione per la Biblioteca ma anche verso l9esterno,
cambiamenti importanti dovuti al fatto che anche a Roma dalla fine della Repubblica fino
all9Impero, periodi in cui si vede la nascita e lo sviluppo delle Biblioteche prima private e poi
pubbliche, porta ad una diffusione della cultura greca anche a Roma; una differenza tra le
Biblioteche private e pubbliche dalla Grecia e Roma, con un divario di circa 100 anni, c9è
un9importantissima caratteristica della distinzione in due raccolte di libri: latini e greci, cosa
che nelle biblioteche greche non esisteva, libri in lingua latina saranno considerati meno di
valore, si tratta di traduzioni delle opere greche, il valore viene dato al testo il lingua greca,
ci sarà una produzione abbondante. Molte notizie le abbiamo da fonti librarie, da racconti e
storie che ci hanno tramandato gli autori classici, come Cicerone, tutto ciò che riguarda
Per entrambe le tipologie abbiamo sempre il concetto delle nicchie che ospitano nelle mura
la disposizione degli appositi mobili nelle nicchie che avranno delle ante per la loro chiusura,
la disposizione dei libri sarà comunque sempre la stessa, con le etichette. Questo modello di
un personaggio molto importante Tiberio Giulio Aquila Polineanus, nel 135 d.C. una delle
biblioteche meglio conservate giunte fino ad ora, il nome della Biblioteca deriva dal padre;
gli studi ne hanno potuto ricostruire anche la disposizione all9interno della biblioteca dei libri
dei mobili all9interno di nicchie, vi era la disposizione degli armarium su tre piani, al piano
base per arrivare alla prima fila di armaria si accedeva attraverso un podio, ai piani
successivi attraverso dei corridoi.
generali, senatori che durante la conquista d9oriente, mandano avanti vittorie e incamerano
- La prima privata fu fondata da Lucio Emilio Paolo dopo la conquista di Pidna nel 168 a.C.
dopo la sconfitta di Perseo Re di Macedonia, porta via come bottino di guerra anche la
biblioteca, fu un bottino importantissimo perché conteneva testi in lingua greca molto rari,
- Biblioteca di Silla, console, dittatore romano, della sua biblioteca ce ne parla Plutarco,
espugna Atene nell’86 a.C., in questa Biblioteca molto importante anche perché riuscì anche
nella sua biblioteca una parte della raccolta libraria di Aristotele e Teofrasto, questa raccolta
verrà da Silla depositata presso la sua villa a Cuma, molte delle Biblioteche private saranno
depositate, conservate nelle ville di campagna più che nelle dimore di città, la depositerà e
la conserverà nella sua villa a Cuma, vicina a Napoli, inoltre alla sua morte fu ereditata dal
figlio, uno scialacquatore, che con i debiti la dovette vendere, già all9epoca c9erano aste e
quindi tutto o in parte poteva essere acquistato, alcuni di questi verranno acquistati da
Cicerone;
- Biblioteca di Lucullo, sempre bottino di guerra dopo lo scontro contro Nitridate, re del
depositata nella sua villa a Tusculum, aprì la sua Biblioteca alla consultazione esterna, c9è un
desiderio di aprire le proprie collezioni all9esterno, alla cerchia di amici, letterati, dotti,
familiari, ristretta cerchia, che potevano entrare in Biblioteca e consultare i libri e anche
discuterne. Lucullo creò un ambiente apposta adibito alla custodia e alla consultazione dei
volumina. Queste ville erano dedicate all9otium romano; Gli storici che si occupano di
biblioteche antiche presumono che le visite a queste private fossero spinte dalla presenza di
- Biblioteca di Attico di cui ne sappiamo grazie al carteggio con Cicerone, la novità era che
Attico era anche un editore, aveva una notevole raccolta ma, a differenza delle biblioteca
una attività di copia adibita anche alla vendita, una produzione da poter vendere, avrà una
notevole raccolta che sarà capace anche di incrementare, questa biblioteca per i rapporti
così stretti con Cicerone fu molto consultata e frequentata da Cicerone stesso;
- Cicerone vuole realizzare una Biblioteca nella sua villa di Tusculum e per farlo chiede aiuto
proprio ad Attico, chiedendo lui di acquistare una vera e propria raccolta, sembra dal
carteggio che l9abbia effettivamente trovata ma che Cicerone non sia mai riuscito a trovare
la somma necessaria per acquistarla per intero, ebbe comunque in dono dal fratello di un
amico una biblioteca, riuscì ad avere una propria raccolta che fu aumentata da alcuni volumi
acquistati da Silla; quando cicerone fu mandato in esilio nel 58-57 a-C. trovò le sue raccolte
un po9 depredate, dovette ridare una sistemata alle proprie raccolte librarie, questo
capitava, soprattutto per chi aveva queste collezioni e si assentava dalla villa era facile lo
spoliamento dei volumi. La biblioteca di Tusculum di Cicerone era ben organizzata, su due
piani, il piano inferiore chiamato Gymnasium una sorta di accademia e il piano superiore
- Di un9altra Biblioteca ci parla Plinio il Giovane il quale aveva anche una sua raccolta e
Marziale, si tratta dell9unico esempio che di queste ville è giunto fino a noi abbastanza
integro, di cui abbiamo un buon complesso archeologico è la villa dei papiri di Ercolano,
papiri o di Pisone, sembra che sia stata costruita dal suocero di Cesare, Lucio Calpurnio
Pisone molto probabilmente, essendo stata distrutta dall9eruzione del Vesuvio, sono stati
ritrovati circa 1800 volumina che sono stati in parte ricoperti dalla lava e dalle
strumentazioni di oggi in parte si sono potuti ricostruire. Si suppone che questa dovesse
avere anche un laboratorio di editoria, i papiri ritrovati erano conservati in una stanza non
grande, piuttosto piccola, gli studiosi hanno supposto si trattasse del laboratorio dove
venivano copiati i testi, si sono trovate delle bozze di Filodemo di Gadara, filosofo greco
epicureo che scrisse varie opere, doveva esserci anche un altro luogo più grandi dove veniva
conservata la parte vera e propria della biblioteca, per noi è importante il fatto che ci fosse
anche presso privati laboratori per la produzione, in questo caso più per l9incremento della
collezione stessa che per il commercio; le biblioteche private diventano quasi una moda,
davano lustro a chi le possedeva, gli ambienti erano dotati di affreschi, di statue, busti che
riproducevano la fisionomia di scrittori greci, venivano custodite nelle ville anche perché in
quasi una caccia al libro che quasi dava fastidio a chi invece non considerava il libro un
oggetto per dare lustro ma un contenitore che tramandasse la cultura. La compravendita dei
libri alzò il prezzo dei libri e quindi si impediva sempre di più il suo accesso agli studiosi che
non se li potevano permettere;
catalogo vero e proprio e inoltre queste di minore entità per chi aveva meno possibilità
gli armaria fatti di cedro con decorazioni in avorio per dare un massimo lustro.
Biblioteche pubbliche
raccolte che sono sempre realizzate da bottino di guerra e renderle accessibili al pubblico.
Il primo che concepì l9idea di biblioteca più ad uso pubblico fu Cesare, di questo ce ne parla
Svetonio, voleva aprire una biblioteca quasi di Stato che desse lustro a chi deteneva il
Varrone dalla letteratura sappiamo che scrisse un opera in 3 volumi De Bibliothecis in cui
non solo elencava le letture e i testi che dovevano far parte di una biblioteca, naufragò
questa volontà di Cesare a causa della sua morte ma nel 39 a.C. Asinio Pollione ne creò una
dopo la vittoria sui Parti; le biblioteche venivano prevalentemente costruite vicino a dei
templi, nei fori, questa di Asinio Pollione fu costruita nel tempio della Libertà vicino al foro,
Le successive biblioteche furono opera di Augusto, la prima nel 28 a.C. e l9altra nel 23 a.C. la
prima fu costruita vicino al Tempio di Apollo nella zona del Palatino, detta Palatina o
Biblioteca del Tempio di Apollo, era divisa in due sale contigue, una per la parte latina e una
per la parte greca ognuna al centro aveva una nicchia che ospitava una statua e poi alle
pareti vi erano le grandi nicchie che ospitavano gli armadi ai quali si accedeva da dei podi.
Questa prima biblioteca fu completamente distrutta nel IV secolo dopo avere già avuto
dedicandolo alla sorella al momento in cui morì il figlio Marcello, doveva essere posizionata
sempre divisa in due al lato nord, anche questa viene da un bottino di guerra contro i
Abbiamo un9altra biblioteca di cui rimane poco ad opera di Tiberio, in realtà ne avrebbe
Traiano, Templi Traianei, è importante perché arrivò fino al V secolo d.C. ebbe lunga vita ed
era disposta con le due aule dirimpetto, e non contigue, per passare da l9una all9altra c9era
Non esistevano solo biblioteche a Roma si trovano anche sparse per tutto l9impero, lo stesso
Plinio il Giovane fece dono della propria raccolta libraria alla città di Como molto importante
è la donazione, sarà un atto che si ripeterà nei secoli successivi, non tutti gli imperatori si
fecero fautori di costituzioni di Biblioteche pubbliche per un accesso maggiore alla cultura,
Adriano fu uno di quelli che maggiormente si impegnò anche in questo, Diocleziano stesso
fu importante perché ricostruì biblioteche che avevano subito distruzioni e recuperò anche
Queste biblioteche avevano il podio, nicchie che ospitavano gli armaria avevano affreschi,
busti, con personaggi del passato, filosofi, scrittori, ma anche Dei, come la Dea Minerva,
erano comunque ben adornate, dovevano dare lustro alla collezione stessa, erano aperti a
coloro che potevano accedere alla cultura, alla lettura, erano organizzate con una sorta di
non si occupava della raccolta libraria; erano dotate anche di cataloghi che dovevano
descrivere la collezione per poter poi reperire il volume, questi sono sul modello di
Callimaco, divisione di autori, prosaici e poeti, per tematiche e all9interno gli autori erano in
ordine alfabetico.
declino delle biblioteche stesse, inoltre con l9avvento del cristianesimo ci sarà il
stanze vi erano dei depositi dopo vi erano i libri meno di pregio, nei saloni venivano invece
Lezione 3
Passaggio dalla biblioteca dell9antichità classica alle nuove tipologie dell9alto medioevo
d9oriente.
La tavoletta era utilizzata soprattutto per testi di carattere più amministrativo, anche testi
giuridici o appunti per le scuole o addirittura per tramandare una letteratura a livello più
circa 150 derivano da una delle case che fu distrutta dall9eruzione del Vulcano a Pompei,
qualcosa che viene più trattato dalla disciplina archivistica, quindi conservati in luoghi
potevano viaggiare fino a un massimo di 10, le tavolette erano unite da una centrale più
spessa per potervi scrivere da tutti e due i lati, veniva colata la cera e si scrivevano a sgraffio;
erano legate da uno spago, un filo, qualcosa che le teneva legate insieme. Oltre a questa
tipologia per l9Impero Romano, ma anche molto a distanza che derivano dalla città di
Vindolanda, sono state trovate delle tavolette costruite molto fini in legno dove si poteva
scrivere a colori, con una penna e con dei colori, queste sempre contenevano testi a
carattere amministrativo.
Il codex la forma che prevarrà dal I secolo e poi nel IV secolo diverrà la forma principale,
deriva da caudex legno dell9albero, si può considerare un9evoluzione delle tavolette cerate,
in primis per la sua forma stessa rettangolare, anche il codex agli inizi sarà quell9oggetto che
pergamena, questa era in molte parti di Italia e Europa più facilmente reperibile, un libro
poteva contenere un solo testo o più testi di un autore o addirittura più autori, era più
facilmente gestibile, è un oggetto più versatile, inoltre è adatto fin da subito a veicolare quel
messaggio nuovo cristiano: come le tavolette di cera anche il Libro nella forma codex sarà
utilizzato d auna società medio-bassa, che sa leggere e scrivere ma non è la società di alto
livello più colta che aveva come libri i volumina, c9è proprio un contrasto ideologico fra i due
lo strato interno ovvero il derma, l9epidermide e l9ipoderma dovevano essere eliminati, per
far questo le pelli venivano prima lavate e sciacquate in acqua dopo di che venivano inserite
in una soluzione di acqua e calce in modo che tutti i residui andassero via e rimanesse il
derma abbastanza pulito, dopodiché la pelle veniva stesa su dei telai dove veniva tirata,
operazione molto delicata perché poteva strapparsi e potevano venire fuori dei buchi
cosiddetti occhi, la pergamena veniva ulteriormente pulita con una sorta di luna per togliere
altri residui e infine veniva poi rifilata, dalla parte delle zampe e della coda e della testa
rimanevano dei pezzi. Noi sappiamo di questa lavorazione grazie a ricettari medievali
risalenti a circa IV secolo d.C. per manoscritti più tardi del basso medioevo di particolare
importanza che erano commissionati da signori o principi si tendeva a usare una pergamena
che derivava dagli agnellini o addirittura dall9animale nato morto che aveva una pelle molto
fine. Si tendeva ad affrontare carte che fossero pelo-pelo carne-carne, nel fascicolo si
cercava di avere la carta sulla destra, il retto lato carne quindi e sul lato sinistro affrancato
sempre il lato carne, per avere una visione all9occhio più omogenea possibile, regola di
Gregory. Il codex diventa quindi l9oggetto preferito dai cristiani per veicolare il nuovo
messaggio.
d9Occidente, ci sarà il sacco di Roma e poi nel 476 c9è la vera caduta dell9Impero, viene
deposto Romolo Augusto da Odoacre che sarà il primo Re Barbaro dell9impero di Roma, si
cominciano a costituire regni romano barbarici popolazioni che non avevano una cultura
scritta, nel 313 l9imperatore Costantino aveva fatto un grande passo verso il Cristianesimo
lasciando la libertà di culto, anche i cristiani sono liberi di praticare il loro credo religioso,
non dovevano più nascondersi, in questo IV secolo sarà quindi il codex ad avere il
sopravvento grazie a questo, gli editti successivi di Tessalonica e di Teodosio più tardi
bandiranno i riti pagani, non permetteranno più il culto di quelle che erano state le religioni
pagane che per millenni avevano caratterizzato l9impero Romano e la Grecia, così il codex
di Cesarea è una biblioteca dove la cultura libraria è religiosa cristiano, Origene aveva
studiato ad Alessandria d9Egitto e quindi volle ricostruire un luogo su questo modello, la sua
opera più importante sarà la traduzione della Bibbia così costituita, 6 traduzioni del testo
della Bibbia affiancate l9una a l9altra in colonne, ebraico, greco e la lingua greca dei settanta
realizzata nel contesto socio-culturale di Alessandria d9Egitto, il suo erede alla sua morte
sarà Panphilo che arriverà dopo qualche anno a Cesarea e darà un grande sviluppo alla
Biblioteca tanto da essere citata dallo stesso Isidoro di Siviglia che dirà che la Biblioteca
aveva circa 130 mila volumi. La stessa Biblioteca sarà ancora arricchita da Eusebio Osevio che
durante il suo periodo in cui custodì e lavorò nella biblioteca scrisse un9opera simile ai
Pinakès di Callimaco, un catalogo bibliografico che descrive la raccolta, in più sarà citato
sempre da Isidoro di Siviglia, il primo veramente a parlare di una storia delle Biblioteche tra
materie sono ordinate secondo i vocaboli e secondo l9etimologia dei vocaboli, dedica anche
un capitolo alla storia delle Biblioteche e fra queste cita anche la Biblioteca di Cesarea ai
tempi di Osevio. Cesarea avrà poi un forte declino fino a cadere per mano degli Arabi nel
638 quando sarà assediata la città e così anche la Biblioteca andrà dispersa.
Molto importante è anche la Biblioteca a Betlemme e qui lavorò San Girolamo dove qui
scrisse la sua vulgata, anche la Biblioteca portata all9eccellenza da Costanzo II, Imperiale di
Costantinopoli era un9altra importantissima biblioteca che si pensa dovesse contenere circa
120 mila volumi, quando ci fu la presa di Costantinopoli i volumi andranno persi, numeri
importanti che non ritroveremo nelle biblioteche del mondo occidentale, numeri di poche
centinaia di volumi. Mentre in Oriente ancora con il Cristianesimo dopo tutti i cambiamenti
dei volumi avranno bisogno le biblioteche di strumenti per conoscerne il posseduto librario,
costituirà la biblioteca di cento volumi avrà a memoria i titoli delle opere, questo poi
Il Monachesimo
insieme in certi momenti della giornata, costituiscono luoghi dove possono lavorare,
mangiare e pregare insieme, questo tipo prevarrà poi nel mondo occidentale, quello che
mondo, si formano i regni romano-barbarici, la cultura non è più al centro della cultura
scritti, chiaramente i modelli di biblioteche vanno piano piano a estinguersi, si conserverà un
nuovo modello di Biblioteca all9interno dei monasteri e delle chiese, sarà il monachesimo
che si farà portatore della salvaguardia della trascrizione e conservazione dei testi,
principalmente a carattere religioso, dei vangeli, glosse, commenti alle scritture ma anche
trascrizioni di una parte della cultura classica che altrimenti sarebbe andata perduta.
Cassiodoro nacque nel 475 in Calabria da una famiglia agiata, ebbe mezzi per studiare e
riuscì a entrare a lavorare alla corte di Teodorico a Ravenna dove vi era anche Boezio, corte
ricca di personaggi di alto spessore culturale, Teodorico poi muore, destando una serie di
questo fatto colpisce molto Cassiodoro che decide di ritirarsi nei suoi possedimenti in
Calabria dove fonderà il suo monastero che avrà le caratteristiche della Biblioteca
Alessandrina, un monastero cenobitico dove vi sarà un laboratorio per la copiatura dei testi,
un gruppo di testi per praticare l9ecdotica, una biblioteca però limitata nel numero dei
trascrivevano anche testi più a caratteri liberari, salvaguardia del patrimonio antico. Scrisse
le Institutiones, una guida per i monaci all9interno del monastero per capire quali autori
dovevano leggere, ci sta uno spaccato bibliografico della raccolta, si può considerare un
canone bibliografico che poteva essere utilizzato anche in altri contesti bibliotecari dei
monasteri, le opere che una biblioteca monastica doveva contenere; aveva una bella
scomparsi di bibbia e uno di questi fu il modello per il cosiddetto codex amiatinus codice
oggi conservato alla Biblioteca Laurenziana di Firenze, per noi importante perché contiene
un9illustrazione che dimostra quella che era la biblioteca in quest9epoca alto medievale, che
viene chiamata armarium dove i volumi sono conservati in orizzontale, il codex aveva questa
distaccarsi l9uno dall9altro in modo da poterli impilare, l9amiatinus è quindi la copia di una
delle bibbie fatte realizzare dal 692 in poi su volontà di Cheolfield in Northumbria che vuole
far realizzare 3 copie della bibbia vulgata di San Girolamo, di queste 3 copie uno è il codex
amiatinus, integro, le altre due non sono integre, possiamo quindi confermare che
Biblioteche che ormai si sono ridotte ad armaria che nascono in un contesto monastico, in
questi monasteri vigeva quello che era chiamato il sistema autarchico, ovvero tutto quello
che vi era attorno alla produzione, alla conservazione e alla fruizione del libro avveniva
all9interno dei monasteri, questi erano chiusi, principalmente era una vita chiusa e riservata.
Nei monasteri, soprattutto quelli più importanti che avevano delle risorse per poter avere
del bestiame, veniva prodotta la pergamena, le legature, gli inchiostri, le coperte, venivano
copiati i manoscritti, vi erano quindi scambi di codici tra i monasteri. Questo sistema si
protrarrà fino alla stampa, si avrà un9evoluzione durante il XII secolo con la fondazione delle
definitivamente con l9invenzione della stampa, i monasteri si daranno piano piano una
regola a seconda dell9ordine a cui apparterranno. Sparisce anche quasi del tutto quella che
era la pratica di mettere per iscritto il posseduto librario proprio perché i numeri si riducono
Lezione 3
Oltre ai monasteri che cominciano a sorgere più isolati, nel contesto cittadino abbiamo le
realtà delle cattedrali e chiese che hanno delle scuole per la formazione dei clerici e hanno
scrittoria e biblioteche per lo studio, la circolazione del sapere viene in qualche modo ad
essere una prerogativa della chiesa, da un sistema laico si passa a un sistema ecclesiastico,
Purtroppo le biblioteche a questa altezza cronologica (III, IV) sono disperse, però abbiamo
biblioteca, ebbe come visitatori lo stesso Petrarca, importante, con uno scrittorio al suo
interno, con personaggi che hanno tenuto sia la biblioteca sia hanno dato forte impulso a
questa realtà ancora oggi esistenza; con i primissimi insediamenti monastici ancora si ha
posti chiusi, lo scopo principale era quello di conservare e di produrre testi ad uso interno,
per la propria Biblioteca e per i posteri, la cosa comincerà a cambiare con San Benedetto e la
regola benedettina, sarà una regola che darà impulso anche alla lettura, citerà la Biblioteca
come fattore importante e anche l9obbligo per i monaci di leggere libri e di copiarli, una
regola che nasce per disciplinare la vita all9interno di un contesto monastico, con questa
regola che si applicherà poi a tutti i successivi monasteri si darà una spinta importante sia
La chiesa si fa portatrice della cultura, letteraria e scritta, della produzione e del sapere e
questo ancora di più con la decadenza delle città che avverrà in maniera più forte con le
grandi invasioni dei popoli del nord, sia sotto i goti sia con i Longobardi, sarà quella che avrà
In questo periodo un fattore importante anche per la decadenza delle città è il fatto della
sconfiggere i goti che avevano conquistato l9Italia, dal 535 fino al 553, progetto che non avrà
un buon fine, i goti saranno distrutti ma non si riuscirà a ricompattare l9impero, rimane un
progetto che poi non viene portato a termine, giungeranno pochi anni dopo intorno al 570 i
Longobardi, con loro avremo inizialmente si avrà un degrado sempre più forte e la chiesa
acquisterà sempre più potere anche dal punto di vista più politico e culturale. Da questa
guerra rimangono delle isole, oasi, soprattutto nel sud dove ancora si parla il greco, questo è
importante perché purtroppo questa sarà dimenticata in gran parte dell9Italia, questo
Questi monasteri cominceranno ad ampliare i propri poteri grazie a San Benedetto e alla
regola che darà i Natali all9ordine benedettino, San Benedetto nasce a Norcia, fonderà il
monastero di Montecassino, distrutto più volte già pochi anni dopo la sua fondazione, subì
una forte distruzione anche durante la Seconda Guerra Mondiale, poi venne ricostruita, per
fortuna molti dei manoscritti e delle opere furono messe in salvo; San Benedetto da origine
all9ordine benedettino e crea la sua regola che sarà adottata poi in gran parte dagli altri
monasteri subendo varie riforme, la regola dava una disciplina alla vita del monastero,
seguiva i monaci anche nelle pene, questo anche perché il monastero viene visto non più
come luogo isolato ma come luogo che può intervenire anche nella società in un momento
di crisi, nelle zone rurali, nel contado il monastero si fa portatore di una zona che possa
essere di salvaguardia anche per la società rurale che si stava ritirando dalle città, non è più
isolato ma è qualcosa che può intervenire anche nella vita della società, anche i monaci
devono essere istruiti, devono leggere testi sacri proprio per tramandare la cultura e poter
interagire con il territorio in cui vengono ad operare. Uno degli articoli e capitoli che
- 1 Articolo <ozio nemico dell9anima&= significa già che l9ozio non è più l9otium delle ville
- 13 Articolo <giorni di quaresima tutti ricevano dalla biblioteca un libro a testa e lo leggano
per intero= citazione della Biblioteca i monaci devono leggere e in periodo di quaresima
devono in particolare leggere un libro dedicando qualche ora alla scrittura, importanza della
presenza di una Biblioteca nel monastero, per biblioteca si intende gli armarium o casse, i
libri potevano anche utilizzati in luoghi diversi, libri liturgici in un contesto di messa, libri per
Montecassino si riprese con Gregorio Magno, colui che darà l9impulso all9ordine benedettino
a far si che vengano anche costruiti monasteri anche in Europa, lo utilizzerà per una
evangelizzazione di tutte le popolazioni rimaste lontane dal messaggio cristiano dove i culti
pagani erano ancora fortemente applicati, un po9 come quando nascerà l9ordine dei gesuiti.
Montecassino poi riprenderà il suo splendore e raggiungerà il suo apice nell9XI secolo, sotto
l9abate Desiderio III. Gregorio Magno nasce nel 540 da una famiglia molto nobile e ricca è un
grazie alla sua opera anche il popolo Longobardo si convertirà al cristianesimo e poi
manderà dei monaci missionari in zone lontane dall9Italia per evangelizzarle, ad esempio in
Inghilterra, queste zone erano state conquistate da Roma però a un certo punto era stata
abbandonata proprio per le prime incursioni dei popoli barbari, così è stata soggetta a tutta
una serie di incursioni di popolazioni come sassoni e angli, l9Irlanda era già stata in parte
evangelizzata intorno agli inizi del V secolo da un monaco di San Patrizio, qui vi erano i celti;
in Inghilterra sarà mandato Agostino che riuscirà in questa sua impresa anche con l9aiuto di
altri monaci missionari. Quest9opera durerà nel tempo e porterà alla formazione di figure
importanti che poi torneranno loro stesse in Europa per fondare monasteri, uno di questi
Colombano nel 614, in precedenza aveva fondato l9abazia di Lieutzeil in Francia. A Bobbio
verrà allestito uno scrittorio dove verranno copiati testi sacri per la liturgia e per la liturgia,
vigerà una regola importante dove è citato il bibliotecario responsabile sia dei libri sia dello
scriptorium, si ingrandirà, diventerà nel IX secolo uno dei centri più importanti e la sua
raccolta arriverà ad avere circa 600 copie, purtroppo subirà una distruzione nei secoli
successivi, piano piano spogliato dei propri beni, già in epoca umanistica, soprattutto i
grandi spogli saranno presi da Federico Borromeo per trasferirli nella sua biblioteca
Ambrosiana, lo stesso farà Paolo V nel 1618, porterà via altrettanti numerosi volumi per la
Biblioteca Vaticana.
Altro importante monastero fondato da un discepolo di San Colombano sarà San Gallo in
svizzera fondato da San Gallo stesso anche questo oggetto di numerose visite da parte degli
umanisti, fondata nel 613, di questa sopravvive il cosiddetto Piano di San Gallo una pianta
che sarebbe poi stata anche ripresa per abbazie benedettine di nuova fondazione. A Fulda
Altri esempi che troviamo in Italia sono Farfa nel Lazio, Finte Abellana, Nonantola, Pomposa
che avrà il suo picco nel XI secolo ed è un9abbazia imperiale, queste sono le realtà italiane.
Epoca carolingia
Epoca segnata da Carlo Magno, avvierà una riforma per poter ritornare a una sorta di
Impero Romano più spostato nelle zone che comprendono l9Europa Occidentale, una
renovatio imperi quando nell9800 sarà incoronato imperatore il suo regno diventerà il Sacro
Romano Impero, sacro per l9appoggio della chiesa, sarà chiamato dal Papa per aiutarlo
contro i Longobardi, darà il via a un nuovo impero. La sua renovatio consiste nel rinnovare
l9impero e di ritornare ad un impero unito e compatto, basato su una cultura scritta dove il
libro abbia la sua valenza e importanza, per fare questo lui ha bisogno dell9ordine
benedettino per poter diffondere, ampliare e fondare nuovi monasteri e nuovi scuole e
nuovi scrittoria per poter far copiare i libri, produzione di libri sia per l9insegnamento ma
anche libri che fossero di particolare pregio o rarità, tutte queste informazioni sono
ammonimenti scritta per i vescovi, i monaci, i preti e i laici che dovevano attuare nelle
proprie sedi, qui troviamo principi di una renovatio della scuola attraverso libri per
l9insegnamento, collezione di libri di alto pregio e sviluppo delle Biblioteche. Nella carta 72 si
legge: <Si organizzino scuole di letture per i ragazzi &= voleva la correttezza dei testi, si
ritorna a un lavoro filologico sui testi poiché, ritorno alla correttezza del testo, una renovatio
vera e propria, centri specializzati di copiatura dove i libri dovevano essere copiati, rivisti e
corretti, la fondazione di scuole per istruire i giovani e per fare tutto questo lui fa allestire
anche una nuova scrittura: la scrittura carolina, che passerà direttamente al libro a stampa,
una scrittura libraria posata, minuscola, molto adatta alla lettura, più agevole e chiara
rispetto alle scritture che vigevano in tutto il territorio, spesso molto diverse l9una dall9altra,
nelle scuole; Carlo Magno vuole anche un incremento delle biblioteche e lui stesso nella sua
studiosi che lo aiuteranno in questa renovatio, chiamerà Arquilino Di Horg, Eginardo, storico
che scriverà la Vita Caroli, Teodulfo dalla Spagna, Abate di quella che è un9abbazia sulla
Loira, grosso centro di recupero anche della cultura classica, ci sarà anche un9importante
scuola da cui usciranno i funzionari che dovranno comandare e saranno spediti in ogni parte
dell9impero per gestire questo nuovo impero unificato. Nel testamento lasciato da Carlo
Magno viene indicato un alto numero di volumi, libri che sono andati dispersi, alla sua morte
la biblioteca viene mantenuta da Ludovico il Pio ma poi una serie di vicissitudini porterà alla
sua dispersione. La Biblioteca è costituita dai bottini di guerra contro i Longobardi quindi
Corbit, Clairevaux, Lorsche di cui si conserva ancora il catalogo di libri, sono biblioteche di un
certo numero di volumi, insieme a Cluny che porterà poi anche alla riforma della regola
Cominceranno poi le incursioni da parte degli Arabi che porteranno tanta cultura e
porteranno anche l9uso della carta che porterà a una rivoluzione, soprattutto per il costo
minore rispetto alla pergamena; si avrà poi la rinascita delle città, la nascita delle Università,
botteghe di copiatura, non solo esclusiva della chiesa ma si apre anche al mondo laico delle
città e delle Università in cui si svilupperà il metodo per pecia, un nuovo metodo; si esce da
quello che è stato tutto il contesto medievale per avvicinarsi a una rinascita, evoluzione,
Lezione 4
Questi monasteri non sono del tutto svincolati del potere politico, entriamo in una fase di X,
XI secolo in cui alcuni fenomeni storici, come feudalesimo e incastellamenti che porteranno
questi monasteri ad essere visto come non del tutto svincolati dalla politica, interessati a
loro sono i vescovi che attraverso questi puntano ad avvicinarsi a parti più lontane
dell9impero, il monastero si trova quindi come trait d9union tra città e feudi più lontani, così i
evangelizzazione di strati sociali più lontani, diventano dei centri legati più al potere
secolare, questo ci serve per capire poi perché ci saranno cambiamenti di nuove formazione
opera dei vescovi e per una forma di nuova regola del clero, il clero darà una mano alla città
commerciale.
Vi saranno due grandi nuovi ordini sempre basati sulla regola benedettina, ma riformati:
Cluny, nasce come reazione alla secolarizzazione della vita monastica e si farà fautrice della
riforma, è importante per il sistema che da alla sua struttura, darà molta importanza alle
figure degli abati, darà meno importanza al lavoro e più allo studio, alla parte relativa alla
religione, dedicare più ore al canto più che al lavoro pratico, anche se a Cluny si fa
riferimento alla copiatura dei testi, nella regola data a Cluny i copisti saranno esentati dal
coro, nella regola originale non c9è riferimento alla copia dei testi; nasce anche l9ordine dei
Certosini, più chiuso, più dedito all9ascetismo, nella regola si dirà che i monaci debbano
creare i propri libri nelle celle. Un9altra modifica è data da San Bernardo di Chiaravalle che
darà vita all9ordine cistercense, dal monastero di Citeaux, ordine più ascetico più un ritorno
alla regola benedettina originale, seguono molto la regola originale; questi sono i grandi
cambiamenti che subisce l9ordine benedettino in questi secoli soprattutto i monasteri più
importanti come le abbazie che hanno fatto la storia del monachesimo subiscono periodi di
grande splendore ma anche decadenza, questa si protrarrà per il XII e XIII secolo che porterà
Nei monasteri della riforma cistercense si diceva esplicitamente che i monaci dovessero
studiare tutti gli stessi libri, tipologie tipiche di questi ordini monastici:
- Libri che servivano per l9ufficio ecclesiastico, per dire messa, messali, antifonari, lezionari
nelle zone vicino alla chiesa vera e propria dove si celebrava messa;
- Letture dei padri della chiesa: Ambrogio, Girolamo, Agostino, de Civitate dei, e Gregorio
Magno, I Moralia;
- Autori dei compendi della cultura classica, le opere di grammatica servivano soprattutto
Siviglia;
- Autori contemporanei.
Gli Arabi
Per la nostra storia sono fondamentali, coloro che ci hanno portato le conoscenze sulla
produzione della carta, nell9VIII secolo avevano già conquistato buona parte dell9Asia
Centrale, il mediterraneo, la Sicilia, la magna Grecia sarà sempre una zona di commistione
conoscere autori greci che altrimenti sarebbero andati perduti, sono dei mediatori culturali
in una guerra fra Arabi e Cinesi in una zona dei Kirghizistan dove vi era Samarcanda alcuni
cinesi fossero stati fatti prigionieri dagli Arabi e sembra che abbiamo in questo frangente la
conoscenza sulla realizzazione della carta e che quindi poi a Samarcanda sia stata impiantata
la prima cartiera, studi recenti hanno visto che in realtà già si avevano qui queste
conoscenze.
La prima cartiera in Europa viene installata in Spagna, fondata nel 1056 presso l9attuale San
Felipe ex Xativa. In Italia in questo periodo la carta non viene prodotta, la prima cartiera sarà
Fabriano addirittura a metà del XIII secolo nel 1283, la carta che circola prima è tutta di
importazione, di produzione araba o spagnola; dagli arabi si pensa che arrivasse tramite
Venezia, città marinara, grande centro di scambi culturali, dopo Fabriano seguiranno
Ricostruzione di una cartiera: per realizzare la carta di stracci è necessaria l9acqua corrente,
la maggior parte delle cartiere sorgono vicine a corsi d9acqua, famose sono le cartiere nella
zona di Lucca. La carta viene fatta da scarti di fabbricazione di tessuti, le cartiere dovevano
essere quindi anche vicine a zone dove si realizzavano dei tessuti, prevalentemente lino e
canapa; si raccoglievano questi stracci dagli stracciaioli che li portavano al complesso della
cartiera, venivano scelti gli stracci più adatti per poter diventare carta, gli stracci vengono
poi raggruppati in insiemi omogenei, questi vengono tagliati in forme omogenee e più
piccole. Gli stracci vengono inseriti in una sorta di vasche forate con una grata sopra da dove
entra l9acqua per lavare gli stracci; vengono messi ad asciugare al sole e a questo punto
inizia il lavoro più importante: macerazione, gli stracci cominciano a macerare dopodiché
vengono portati alla pila idraulica, formata da una ruota idraulica che sta all9esterno della
cartiera, mulino che aziona l9acqua che aziona un fusto che va ad azionare dei magli, una
sorta di martelli che potevano avere o no degli spunzoni che battevano la poltiglia, massa di
stracci che comincia a diventare poltiglia, è un processo abbastanza lungo. La sostanza viene
inserita in tini pieni di acqua calda, li poi si scioglierà e a quel punto attraverso una forma,
a formarsi uno strato sottilissimo che poi sarà il foglio. Il telaio è composto da dei fili
metallici messi paralleli al lato lungo: vergelle, sostenuti da una sorta di sostegni in legno
(colonnelli) sui colonnelli poi sono inseriti e vanno a toccare le vergelle i filoni, più spessi
sempre metallici, si crea una trama, sopra troviamo la cosiddetta coperta per far si che non
fuoriesca la poltiglia e per manovrare meglio il telaio.
filigrana, che viene messo prima che il telaio venga messo sul foglio; esiste un repertorio
costituito da briquet; la filigrana era un filo metallico più spesso che veniva attorcigliato
nelle vergelle e gli si dava una figura che poteva essere il marchio di fabbrica della cartiera
oppure un disegno che richiamasse qualche motivo importante, veniva incastrata la filigrana
sui fili metallici, la forma viene immersa nella poltiglia e a questo punto viene scossa
venendosi così a formare uno strato sottile di foglio, i fogli vengono messi su dei feltri e si
forma, si raggiunge una pila che viene poi inserita sotto un torchio che pressa tutti i fogli in
modo da mandare via tutti i residui di acqua; i fogli vengono poi messi su degli stenditoi ad
colla speciale viene realizzata un9altra cernita. La carta è importante perché si realizza da
Durante il XII secolo le città cominciano ad avere di nuovo una loro importanza soprattutto a
livello di scambi culturali; qui operano le sedi vescovili, la chiesa si da una sorta di canone
regolare del proprio operato, vescovi, cattedrali, chiese che hanno un forte potere, figure
come mercanti, notai e medici cominciano ad avere sempre più importanza e hanno bisogno
di libri per studiare medicina e diritto. Nelle città succede la nascita degli ordini mendicanti, i
frati, domenicani fra il 1215 e 1216 e francescani nel 1223 e successivamente altri, dediti
all9aiuto, si occupano dello strato di popolazione che ha più bisogno ma non solo gli ordini
come l9ordine domenicano darà molta importanza al ritorno allo studio del testo religioso,
con commenti realizzati da frati dell9ordine domenicano che prenderà sempre più
importanza agli inizi del 500, la regola dei domenicani prevedeva proprio la formazione di
uno studio, una scuola interna e quindi anche di una biblioteca per la formazione dei frati,
questo succedeva anche negli ordini francescani. Ben presto ci si rende conto che la vitalità
che caratterizza le città dove gli ordini operano che la biblioteca può anche servire per
quelle figure di mercanti, artigiani, notai che hanno bisogno di accedere a un testo scritto; la
fisionomia delle biblioteche conventuali cambierà rapidamente nel giro di pochi decenni, da
biblioteche con libri prettamente legati allo studio e formazione dei frati si passerà sempre
più a biblioteche ricche di testi utili anche per la cittadinanza, si ampliano molto sia
attraverso la produzione interna ma anche grazie all9acquisto di nuovi libri, grazie alle
donazioni, quando entravano personaggi del ceto cittadino a far parte della comunità
conventuale potevano portarsi con se dei libri oppure al contrario una volta che moriva un
frate lasciava il suo posseduto al convento, i conventi si accrescono per donazioni, acquisto,
lasciti e in queste regole, soprattutto in quella domenicana è previsto un locale adibito alla
biblioteca, viene citata anche la figura del bibliotecario, importanza data alla biblioteca e al
contenuto di nuovi testi rilevante in questo periodo; saranno fondamentali perché daranno
una sorta di accesso all9esterno mentre le biblioteche dei monasteri erano chiuse, non ci era
un accesso pienamente libero, queste biblioteche si aprono al pubblico a coloro che hanno
necessità di consultare certi tesi ai quali non potrebbero avere accesso; la fisionomia delle
biblioteche conventuali cambierà, non sarà più l9armarium si doterà di una sala apposita e
manoscritti, i manoscritti sono poggiati su una sorta di lungo leggio e sono incatenati, non
potevano andare in prestito, sotto vi era uno spazio che conservava altri manoscritti e si
aveva una sorta di catalogo. Queste biblioteche sono importanti anche per la nascita delle
università, nascono nel 1200 non come istituzione con una loro sede e loro biblioteca
inizialmente, nascono dalla aggregazione di alcuni studenti che formano una sorta di
chiamare e trovare gli insegnanti che potessero istruirli; nasce dal basso, dagli studenti,
questi arriveranno da ogni dove per avere istruzione, inizialmente si appoggiavano alle
biblioteche die conventi, ecco perché queste si devono dotare di testi diversi, devono
supplire alle necessità di un nuovo pubblico di studenti che devono affinare le proprie
conoscenze attraverso nuove letture. Le prime università nascono a Bologna, poi a Parigi e
successivamente altre si formeranno per tutto il corso del XIII secolo a Salerno, a Napoli, con
la scuola di Medicina, a Oxford, ovviamente durante il XIII secolo si formeranno poi dalla
cominceranno a costituirsi vere e proprie istituzioni per la formazione più alta degli studenti
e quindi poi per prendere la laurea che dava l9accesso all9insegnamento, c9era la necessità di
avere una sorta di insegnamento per il quale gli studenti potessero avere accesso allo stesso
tipo di libro, si sente la necessità di dover fornire agli studenti lo stesso tipo
di testo, nasce il sistema della pecia. Il collegio docenti, gli addetti alla scelta dei testi che
dovevano essere i manuali su cui dovevano studiare gli studenti, sceglieva un testo ufficiale,
da questo testo veniva tratta una copia che non veniva rilegata ma in fascicoli di una certa
caratteristica, bifoli, 4 carte e 8 pagine, il testo di riferimento veniva copiato, l9exemplar era
fascicolato, poi tornava al collegio del peciari coloro che controllavano la correttezza della
copia, se tutto era apposto questo veniva affidato a quelli che erano cosiddetti stationarii
una o più botteghe di laici che prendevano in custodia l9exemplar sfascicolato e sotto
cauzione gli studenti potevano prenderli e copiarli, alla fine ogni studente riusciva a farsi
copiare o a copiare tutti i fascicoli dei volumi avendo così più copie dell9exemplar,
moltiplicazione del volume in tempi più rapidi. Questo comporta il fatto che nelle città
ricompaiono i luoghi di copia, laici, la cultura del libro non è più espressamente in mano del
mondo ecclesiastico ma comincia a tornare nel mondo laico, gli stessi studenti potendo
anche a prezzi ridotti farsi una propria biblioteca cominciano ad avere delle biblioteche
private, rinasce il concetto di biblioteca privata, cosa del tutto scomparsa nei secoli
precedenti perché a parte le biblioteche monastiche il singolo ormai non aveva più la
conventuali cominceranno ad avere una forma basilicale, luogo a tre navate con file di
banchi con incatenati libri ai quali avranno accesso la consultazione le persone che sapevano
Lezione 6
Il nuovo fervore che deriva dalle nuove scuole che realizzeranno anche gli stessi conventi, si
realizzeranno anche dei veri e propri studia che avranno necessità di accedere ad un tipo di
studio superiore per coprire le cariche più alte della gerarchia; c9è quindi un collegamento
tra le università e ordini conventuali, le università poi assumeranno una vera e propria
bisogno di nuovi spazi, ci sarà una divisione degli spazi, luoghi di consultazioni, sale di solito
al primo piano, per meglio cogliere la luce, con file di plutei, accanto a queste sale vi erano
poi depositi dei libri, copie di minor valore e anche quei libri destinati al prestito, una cosa
importante che riprende campo con queste nuove tipologie di biblioteche è anche il servizio
di prestito. Cambia un po9 anche la tipologia di mise en page del testo di questi nuovi libri, i
testi utilizzati all9università erano testi molto lunghi, glosse, con tanti commenti, per cui il
testo universitario spesso è su due colonne con ampi margini ai lati per poter aggiungere
delle note o dei commenti, hanno anche una suddivisione in capitoli maggiore rispetto a
quello che poteva essere in manoscritti più antichi e viene utilizzata una nuova scrittura,
chiamata gotica, scrittura più difficile da leggere, molto più abbreviata, permetteva di
inserire più testo rispetto alla carolina introdotta nel contesto della renovatio di Carlo
Magno, qui c9è necessità di inserire più testo, il tratto è più rapido. Questo modello si
svilupperà maggiormente nel 400 con biblioteche che acquisiranno una forma basilicale e in
Viene a svilupparsi maggiormente la pratica degli inventari e dei cataloghi, bisogna allestire
degli strumenti per le crescenti raccolte, molti di questi inventari sono patrimoniali, i libri
inventari appositamente redatti per la descrizione della biblioteca, nasce il memoriale, una
sorta di registro sul quale si annotavano i prestiti, bisognava sapere da chi era stato prestato
Ovviamente in questo periodo a fianco di queste realtà se ne vengono a formare altre, gli
studenti e i professori che si fanno copiare o comprano i testi già copiati si costituiscono
piccole biblioteche facendo si che ritorni il fenomeno delle biblioteche private, sicuramente
ora, professionisti, medici, notai, giuristi, letterati, studenti e professori che hanno necessità
di avere dei libri riescono piano piano a costituirsi una biblioteca, queste biblioteche provate
noi le conosciamo soprattutto per gli atti testamentari, molti avevano coscienza che
chiaramente i volumi potevano andare dispersi o venduti (fenomeno molto importante con
l9umanesimo), già tramite atti testamentari e libri noi possiamo conoscere il posseduto
I monasteri tendono ad avere un declino e a essere più chiusi e più le loro raccolte destinate
ad un uso interno, per quanto riguarda l9incremento delle raccolte librarie che avveniva
tramite donazioni molto importante è l9esempio di Richard of Bury, aveva raccolto una
Inghilterra di origini Francesi da una famiglia piuttosto agiata e per questo ha accesso agli
studi di Oxford riuscì a diventare precettore di Edoardo di Windsor e al momento in cui
Edoardo III diventando suo segretario, ambasciatore e consigliere, figura importante che
otterrà anche un vescovato proprio per quello che ha fatto e per l9importanza raggiunta,
sarà anche inviato come ambasciatore per ben due volte ad Avignone e qui incontra anche
Petrarca, quest9ultimo lo conosceva di fama proprio perché sapeva della grande passione di
Richard of Bury per i libri, era un cacciatore di libri e la sua posizione importante gli
permetteva di girare tutta Europa per cercare questi libri, dava importanza al contenuto
testuale e dimostrava grande cultura però dava anche molta importanza alla manifattura
dell9oggetto stesso, soprattutto in pergamena, che avesse delle belle miniature, oggetto
libro visto proprio come da collezionare, si evince anche dalla lettura del Filo Byblon, per
questo è considerato il primo bibliofilo, poi il collezionismo librario avrà il suo exploit
soprattutto nel 1700, 1 anno prima della sua morte lui conclude il suo Filo Byblon dove si
possono trarre le caratteristiche della sua passione bibliofila qui capiamo come Richard
Nel primo capitolo solo l9accenno al fatto che per Bury il tesoro della sapienza si trova
soprattutto nei libri, accenna proprio al fatto che è nei libri che si rivela anche la maggiore
fecondità del progresso o della ricerca della fecondità, i libri come il contenitore della
sapienza e della saggezza. Nel secondo capitolo affronta il tema dell9amore che bisogna
avere nei confronti dei libri, i libri devono essere amati, il libro diventa quasi un maestro alla
stregua di quello che poteva essere un professore all9università; un dato importante ci viene
dal capitolo IV testimonianza per ricordare il fatto che i libri non avevano un prezzo fisso, si
contrattava con il librario, un uomo nel caso abbia i soldi per farlo non deve essere avaro a
meno che il libraio non sia troppo furbo; il capitolo VIII riguarda soprattutto le acquisizioni,
parte bibliografica, racconta come lui stesso ha potuto ampliare la sua collezione libraria,
invece di farsi pagare per dei favori si faceva consegnare un manoscritto, grazie quindi alla
sua nomea di essere un amante desideroso di libri poté ampliare molto la sua raccolta,
ritornerà da qui il topos della liberazione dei libri, gli studiosi si sentivano in diritto quasi di
enfatizzare il declino delle grandi istituzioni per giustificare atti come la depredazione, la
donazione, il prestito e l9acquisto diventano fattori molto importanti utilizzati dal 400 in poi;
nel capitolo XVII accenna alla conservazione dei libri e prima da delle dritte come questi
possano essere preservati dall9incuria dei lettori, per lui era così importante anche l9oggetto
libro che necessitava di una cura particolare; nel capitolo XVIII accenna al fatto che lui ha
creato questa raccolta libraria da destinarsi a Oxford perché gli studenti possano usufruirne,
tramite questi saranno quindi tramandati a tutti gli studenti, nel capitolo XIX darà
indicazione sul prestito dei libri che dovevano rimanere all9interno del collegio, ogni anno
poi il magister dovrà controllare il registro dei libri, inoltre su un libro va perduto colui che
l9ha perso deve pagare una cauzione. Indicazioni ben precise che ci dicono quanto Richard of
Bury tenesse alla cura e conservazione dei suoi libri, purtroppo la sua volontà non è andata
a buon fine, in parte venduta, in parte andata a privati, ha subito quindi la dispersione, una
Preumanesimo
La caccia ai libri delle antichità e quello che riguarda l9umanesimo, la riscoperta dei classici,
in realtà non è un fattore improvviso ma c9erano già stati dei prodromi, scambi dall9oriente,
dalla cultura greca, c9è una maggiore attenzione alla filologia dei testi, soprattutto per
andare in contro anche alla auctoritas della scolastica, già dai preumanisti si condivide l9idea
di dare in prestito i libri e condividere le notizie che si ricavano dai testi, si ricercano testi
degli antichi per avere anche una maggiore correttezza della lingua latina, è proprio un
greca, si farà fautore di questo proprio Petrarca; questa caccia al libro più in termini di
caccia al contenuto porterà a una nascita della filologia, se si pensa alla grammaticità degli
alessandrini si potrebbe invece parlare di rinascita, per ricostruire questa letteratura andata
quasi del tutto perduta e anche per sfatare o per confermare certe verità e attribuzioni che
erano state portate avanti; si formano nuove raccolte presso privati, fattori che nascono in
contesto umanistico, gli scrittoria non sono più legati ai conventi o alle cattedrali ma sono
Di dante noi non possediamo notizie che avesse messo su una sua biblioteca personale, gli
archivistiche ne di altra natura sulla costituzione di una sua biblioteca, sappiamo che la sua
biblioteca viene ricostruita attraverso le sue opere, gli studiosi, soprattutto Luciano Gargan,
fanno questi studi attraverso proprio le opere di Dante, le sue letture cercano anche di
capire dove lui possa aver tratto tutta la sua conoscenza facendo delle ipotesi proprio su
quelle biblioteche che lui poteva aver consultato, Santa Croce a Firenze o Santa Maria
Novella oppure si sa che nel suo soggiorno a Verona avrà frequentato la Capitolare di
Verona, che sarà frequentata anche da Petrarca; forse questo fatto è dovuto alla sua non
volontà o non aver pensato di voler lasciare la sua biblioteca ai posteri, cosa che invece farà
Petrarca, e dei suoi collaboratori e amici nel contesto, oltre a essere un forte propugnatore
della cultura classica, dopo aver riscoperto libri, ciò che lo spingeva nella ricostruzione della
letteratura classica era andare a caccia di libri, questa sua prerogativa sarà poi copiata e
portata avanti dal suo entourage di amici. Di Petrarca conosciamo la biblioteca, aveva
studiato ad Avignone e poi anche a Bologna, la sua Biblioteca in parte si trovava in Francia in
parte in Italia, è stata ricostruita attraverso tanti esemplari che sono stati o copiati o
posseduti tramite le note di possesso poste sui manoscritti che lui ha consultato e
attraverso i vari scambi epistolari, sono stati rintracciati circa una 70ina di manoscritti ma
sicuramente era più sostanziosa, probabilmente possedeva più copie di una stessa opera, si
ritrova anche una sorta di piccolo inventario di testi che servivano a Petrarca e a cui teneva
in particolar modo, si farà fautore anche di un ritorno a una grafia più leggibile rispetto sia ai
testi in gotico ma sia anche a quei volumi che venivano rintracciati nei viaggi e biblioteche
monastiche che spesso erano caratterizzati da grafie non leggibili, il particolarismo grafico di
Carlo Magno aveva portato a grafie molto difficili da leggere. Uno dei suoi più importanti
ritrovamenti lui nel 1345 rintraccerà le lettere di Cesare ad Attico, Bruto e Quinto rinvenuti
in maniera integra e che la destinasse a pubblica fruizione, ritorna l9idea della Biblioteca
Pubblica, c9è la volontà di lasciare ai posteri la propria raccolta con delle condizioni, questa
idea viene da un carteggio tra Petrarca e Boccaccio, 1362, momento di crisi di Boccaccio che
chiede a Petrarca di acquistare la sua collezione, Petrarca che era a Padova aveva riunito
tutta la sua collezione, invita Boccaccio a trasferirsi da lui in modo da unire le due raccolte in
modo che riuscissero a tramandarle insieme ai posteri, Boccaccio non accetta questo invito
ma da questo viene l9idea di Petrarca di lasciare i suoi libri a un9istituzione; per questo pensa
alla città di Venezia, crocevia di scambi, dove circolava anche la cultura greca, cerca
una residenza per sé, dopo qualche anno Petrarca decide di trasferirsi a Padova alla corte di
Francesco I di Carrara e alla morte di Petrarca nel 1374 i suoi libri entreranno nella corte di
Francesco I che però sarà poi, con la presa di Gian Galeazzo Visconti, trasferita dai Visconti.
Quando nel 1449 Luigi XII i libri di Petrarca verranno trasferiti nel castello di Bluais e saranno
un fondo della Biblioteca Nationale de France, non tutti i libri vanno a finire in Francia, ma
una parte è destinata al genero e poi andranno a confluire prima in mano di Bembo e poi a
Fulvio Orsini, confluiranno infine alla Biblioteca Apostolica Vaticana. In questi passaggi ci
sono state molte dispersioni, troviamo manoscritti di Petrarca anche in altre Biblioteche, da
delle biblioteche costituite da bottini di guerre e anche purtroppo della dispersione delle
biblioteche private.
Lezione 7
La scrittura gotica nasce nell9oltralpe, in Italia aveva un tratto più lineare; Petrarca utilizzava
la scrittura semi gotica, posata, più lineare, si vuole tornare a una scrittura più leggibile, il
recupero dei classici mette di fronte agli studiosi che si recano presso le grandi biblioteche
monastiche a testi che spaziavano dall9VIII secolo fino all9XI che erano scritti in minuscola
carolina, la scrittura realizzata nella renovatio studiorum di Carlo Magno, sono molto attratti
da questa tipologia di volume che riconoscono quasi come i volumi più antichi, portatori
della letteratura classica, che si avvicinavano più all9antichità; vogliono recuperare questa
una scrittura più leggibile, codici che avessero un aspetto diverso rispetto a quelli del
periodo, testi utilizzati per lo studio o comunque per tramandare opere a carattere più
pratico. Nasce in contesto umanistico, soprattutto per mano di Salutati, Bracciolini e Niccoli
una nuova scrittura, che si basa sulla carolina, chiamata antiqua proprio per richiamare
l9antico rispetto alla littera textualis carolina detta anche moderna. Recupero dei classici, dei
padri della chiesa e molta attenzione anche per i testi contemporanei, il modello di
biblioteca e di letture di questa corrente sarà alla base anche delle Biblioteche di Stato,
costituitesi nel contesto di una famiglia che deteneva il potere e che poi diventano talmente
importanti e ricche che diventano quasi biblioteche di stato; gli umanisti riscoprono e
ricercano libri dove possibile, nei monasteri, viaggiano molto come Poggio Bracciolini,
importante di filologia per tornare anche a un testo che potesse essere sempre più vicino
all9archetipo.
Di solito si scelgono istituzioni religiose perché già abituate a conservare raccolte librarie,
conventi o monasteri, c9è anche l9idea di lasciare le raccolte a un9istituzione pubblica; anche
Boccaccio sulla scia di Petrarca aveva fatto ricerche, a Montecassino recupera
un9importante opera di Tacito, per lascito lui voleva che i suoi libri non andassero dispersi,
pensa a una biblioteca che possa essere fruibile, all9inizio lascia la sua biblioteca a Martino
destinata al Convento Agostiniano di Santa Trinita dove in una sala specifica (Libraria
secreta) sarebbero confluiti i suoi libri, si richiedeva anche che fossero realizzati armaria per
biblioteca di Boccaccia per paura che il Convento la potesse alienare, e a sue spese fece
costruire gli armaria; questa raccolta doveva essere pubblica, a coloro che ne avessero fatto
richiesta, poi si hanno poche notizie sul perché anche la sua biblioteca alla fine venne
dispersa, si conoscono molti suoi autografi e quindi il posseduto anche librario si conosce
attraverso i suoi manoscritti ma non si sa come mai poi da Santa Trinita sia andata dispersa.
per 30 anni della repubblica di Firenze e fu possibile per questo portare all9interno della
come anni più tardi saranno Machiavelli e Francesco Guicciardini; fu un punto di riferimento
per gli umanisti, importante è la sua opera anche in accordo con Palla Strozzi, riuscì a fare
aprire una cattedra di insegnamento del greco chiamando Emanuele Crisolora di origini
greche, soprattutto già dal XIII e XIV secolo poi anche con la caduta di Costantinopoli,
arriveranno una serie di personaggi con appresso i propri libri in lingua greca; riuscì a
collezionare circa 800 manoscritti, di cui attestati circa 148, fu anche un assiduo cacciatore
nella biblioteca Capitolare di Vercelli, la sua collezione libraria fu alienata dagli eredi, per
fortuna il contesto delle amicizia, quello che è importante è il fatto che gli umanisti avevano
notizie e ciò permise una parziale conservazione della sua collezione, Cosimo il Vecchio,
Tommaso da Pistoia, il futuro Papa di Roma Niccolò V che prese una parte dei manoscritti
che avrebbero poi costituito un primo nucleo per la Nuova Biblioteca Apostolica Vaticana,
Niccoli e Cosimo il Vecchio invece ne presero alcuni per farli confluire alla Biblioteca di San
Palla Strozzi fu un personaggio fondamentale dal punto di vista dell9idea della Biblioteca
Pubblica, sull9idea delle Biblioteche romane, questo progetto naufrago perché la lotta fra gli
Strozzi e i Medici portò alla fine al suo esilio, avrebbe voluto una biblioteca pubblica presso
la chiesa di Santa Trinita, di questo ne parla Vespasiano da Bisticci nelle sue Vite. Aveva
raccolto una importante biblioteca che si destinò alla chiesa di Sant9Agostino di Padova.
Antonio Corbinelli era particolarmente attratto dalla cultura greca, collezionò circa 280
manoscritti di cui 80 greci; la sua raccolta fu accolta nella Biblioteca della Badia Fiorentina,
Benedettina, legò a questo suo lascito 100 fiorini alla Badia affinché allestisse una zona della
Biblioteca per conservare i propri codici che dovevano comunque essere oggetto di
libri appartenuti a Corbinelli; la Biblioteca della Badia sarà un9importante istituzione, legata
alla produzione della carta e dove vi era la più importante bottega di copiatura e
importanti di Europa, alla sua bottega si rivolgevano anche principi, i più grandi nomi della
politica e cultura letteraria del tempo; Badia fiorentina sarà importantissima durante l9epoca
della stampa si ritrovano tanti volumi a stampa dove la sottoscrizione è <appresso la Badia=,
<alla Badia=, affittavano la bottega, la Badia stessa affittava delle piccole zone dove chi era
Sarà aperta al pubblico in età umanistica, della famiglia Medici, la loro privata raccoglierà le
raccolte dei familiari e diventerà poi la Laurenziana; vi convergeranno non solo tanti volumi
appartenuti a personaggi illustri, si unirà alla biblioteca del monastero, e sarà aperta al
pubblico. Il nucleo fondante sarà quello principale da cui poi nascerà tutta la biblioteca, sarà
il via per la costruzione della biblioteca in occasione di un restauro sarà Niccolò Niccoli, un
grande bibliofilo e intellettuale dell9epoca, si era formato nella cerchia di Emanuele Crisalora e
del Salutati, raccolse circa 800 manoscritti fra latini e greci, non tutti ancora identificati,
alcuni sono a San Marco altri alla Biblioteca Centrale; ha redatto dei testamenti e quello
ufficiale fa esecutori testamentari i suoi amici, fra questi Cosimo, prima della sua morte i
libri furono depositati presso la Biblioteca di Santa Maria degli Angeli in cui era priore
Traversari amico del Niccoli, questo avvenne per tenere al sicuro i libri del Niccoli dalle
ingerenze die parenti e dei creditori, perché Niccoli aveva fatto in vita tanti debiti, i
manoscritti sono rari, di pregio, hanno un valore economico forte, per preservare la loro
integrità furono nascosti. Cosimo estingue tutti i debiti del Niccoli e a quel punto incamera la
Biblioteca presso San Marco dove stava già restaurando il convento Michelozzo e gli farà
costruire una Biblioteca. La biblioteca fu allestita a forma basilicale, Michelozzo su ordine di
Cosimo costruisce la biblioteca ex novo con 3 navate divise tra file di colonne e i banchi, fu
modello che diede il via ad altre biblioteche, oltre al nucleo della Biblioteca del Niccoli,
Cosimo incremento la raccolta attraverso altre acquisizioni per farla diventare Pubblica ad
uso di chi necessitava; per far questo chiamò Tommaso Parentucelli, futuro Papa Niccolò V,
per fargli realizzare un canone bibliografico sul quale cosimo avrebbe potuto costruire la
raccolta, una lista di autori e titoli autorevoli che fossero rispondenti alle esigenze di chi
voleva costituire una biblioteca ma che rispondessero anche ai canoni dell9epoca, la cultura
e all9entourage dell9epoca che potessero far realizzare una raccolta ben precisa, omogenea,
con materie specifiche, autori importanti per ogni tipo di studio. Tommaso Parentucelli era
un Teologo, aveva fatto studi di teologia a livelli alti, da quindi priorità a testi di carattere
convento, ci saranno anche titoli classici e Parentucelli stesso quando riformerà la Biblioteca
Varticana, sapeva di non avere inserito tanti titoli classici; questo è un canone importante
che poi verrà ripreso da altri personaggi illustri che poi dovranno costituirsi una propria
raccolta libraria, Cosimo il Vecchio è stato un personaggio a 360° la Biblioteca Pubblica porta
poi all9interno della Biblioteca di San Marco verranno divisi fra sacri e profani.
Biblioteca Malatestiana
È ancora attiva, fu voluta da Novello Malatesta e fu fondata nel convento di San Francesco a
Cesena, fu chiamato l9architetto Nuti che la costruì su esempio della Biblioteca di San
Marco, fu allestita in una nuova ala e poi completata nel 1854, la raccolta libraria si costituì
attraverso i libri dei frati del convento, poi quelli raccolti dal Malatesta e poi
La Biblioteca Laurenziana
Ritornò a Firenze con il riallestimento del salone di Michelangelo nel 500 è una Biblioteca
che conserva il nucleo iniziale formato dai libri privati di Cosimo il Vecchio, la biblioteca
privata di Piero che via via che acquistava o si faceva donare i libri li rilegava con nuove
coperte che avevano colori diversi a seconda delle materie trattate, poi confluiranno il
nucleo di Lorenzo de Medici, tutti i nuclei delle raccolte private dei membri della casata;
ebbe molte vicissitudini al momento della cacciata dei Medici, per cui i libri furono
temporaneamente conservati in casse e depositati presso San Marco per essere salvati,
furono anche trasferiti a Roma, alla fine riuscirono a riportare la collezione a San Lorenzo, fu
realizzato poi per la biblioteca privata il salone di Michelangelo, con i plutei che sono ancora
presenti hanno delle rubriche che indicavano i libri e gli autori conservati nel pluteo stesso.
biblioteca papale, costituita dalle raccolte dei vari papi a Roma rimase a Roma; ad Avignone
fu costituita una nuova Biblioteca di cui abbiamo diversi inventari che la descrivono,
conservata non in un9ala apposita come poteva essere un salone a Basilica, ma ancora con
gli armaria quindi ad uso esclusivo interno, non era aperta al pubblico tranne qualche
rarissimo caso, ad esempio Petrarca poté visitarla e accedere ai volumi. Al momento in cui
poi il papato rientrò a Roma con il Concilio di Costanza e fu eletto Martino V e a Roma
ritornò la sede papale, la biblioteca allestita rimase ad Avignone, questo perché conteneva
soprattutto testi tardo-gotici con contenuti che ormai in ambiente umanistico non erano più
ben visti e non potevano andare a costituire l9idea di biblioteca di cui si farà fautore Niccolò
V, proprio lui fondò la Biblioteca Apostolica Vaticana, fu un grande teologo, un bibliofilo che
si dedicò anche alla filologia, volle restaurare a Roma una Biblioteca aperta, pubblica aperta
anche ai dotti e studiosi come è ad oggi. Il primo nucleo della raccolta era dato dai libri latini
e greci raccolti anche dallo stesso Parentucelli poi si contornò di personaggi che lo
latini e 4 greci, modello di San Marco anche se non dal punto di vista architettonico ma della
collocazione, organizzata secondo le materie e gli autori rappresentati dal canone, doveva
essere bilingue, le biblioteche del tempo dovevano essere bilingue o plurilingue con testi di
umanisti e letterati che potessero aiutarlo in questa impresa, affidò la gestione della
anteriore dei testi dei titoletti dove c9era un riassunto del contenuto e degli autori,
soprattutto per i libri latini; Niccolò V inviò altri personaggi a caccia di libri per tutta Europa
e chiamò anche traduttori perché voleva che i testi potessero essere tradotti in latino, ad
esempio una traduzione che affidò a Lorenzo Valla che è controfirmata dallo stesso.
Quest9impresa rimase un po9 statica, con la morte di Niccolò V i suoi successori non dettero
molta cura al suo progetto, si dovette aspettare Sisto IV che con una bolla del 1475 riprese il
progetto di Niccolò V e dette anche degli indirizzi biblioteconomici per poter portare questa
Giovanni Andrea Bussi e Bartolomeo Platina che si occupò di ampliare la raccolta fino a
portarla a circa 3000 volumi; confluirono anche le biblioteche dei predecessori di Sisto IV,
Platina si fece carico dell9allestimento basandosi sulle indicazioni riportate nella bolla, la
protesse anche dal punto di vista economico, fece in modo che sia i custodi sia il
bibliotecario potessero essere pagati, fece in modo che dall9erario che si occupava della
gestione dei soldi potesse arrivare una tantum per poter comprare o copiare ulteriori pezzi,
ritorna l9idea del prestito, anche se molto limitato, allestisce un registro e da il via a un
di volumi greci conservati a quella data, vi erano anche dei testi in altre lingue e quindi
poliglotti. L9architettura era diversa dalle altre biblioteche, erano più stanze collegate,
Un cardinale riuscì nell9impresa che fallì Petrarca, Bessarione, era greco e fu ispirato da
Petrarca nella decisione di donare la propria Biblioteca alla Repubblica di Venezia, i libri
dovevano stare a San Marco in un locale apposito e aperto al pubblico. Altro personaggio
importante è Sozomeno da Pistoia, umanista, filologo, e destino i propri libri all9opera di San
Jacopo a Pistoia, volle che si trovasse un locale apposito, questo sarà la sala
dell9Abbondanza nel Palazzo dei priori di Pistoia, anche questo un esempio umanista di
Le raccolte di molte famiglie nobili nascono dalle raccolte di più componenti della famiglia,
vogliono a un certo punto essere riunite e essere visibili al pubblico per dare fasto e
prestigio al potere di chi ha la reggenza, sono biblioteche anche con una visione per dare
magnificenza e lustro alla famiglia, fra tutti anche Federico da Montefeltro la cui collezione
nacque dalla sua raccolta e che aveva più di una dislocazione, una sala maggiore, allestita
per contenere la raccolta più pregiata, poi un9altra sala dive si conservavano i volumi meno
preziosi; esiste anche il suo studiolo che conteneva libri di particolare pregio, suppellettili
ecc. La biblioteca ha poi subito una dispersione, una parte è confluita alla Biblioteca
indicazione precise di letture, un piccolo canone che diventa un punto di riferimento sulla
costituzione che segna poi il destino della fondazione di tutte le comunità sorelle di
Montecassino (530), ovviamente c9è la Bibbia, indicata con la parola Biblioteca, all9interno
troviamo poi la lettura di un9altra regola, la regola basiliana, tradotta in latino, di Basilio
Magno della Cappadocia; un altro testo che avrà fortuna nella tradizione del canone della
generazione precedente a quella di Benedetto, nato nel sud della Gallia, aveva avuto
cenobiorum e le 24 Collationes che entrano di diritto fra quei testi che i monaci devono
e a formare una spiritualità con dei richiami non tanto alla tradizione cristiana occidentale di
geograficamente lontane; nella regola viene raccomandata anche la lettura delle Vite dei
Santi Padri.
decide di fondare Vivarium, una realtà complicata, di questo rimane poco, presto andò
distrutto, il ritiro a vita cenobitica di Cassiodoro risale al 540, aveva condotto anche una
proposta fallì e allora si ritira nel luogo che costruisce di sana pianta, lo dota di molti libri e si
crea intorno a lui una sorta di cenobio che riunisce l9elemento contemplativo all9idea della
scolaire che aveva conosciuto a Costantinopoli. La sua è una figura monumentale, scrive le
Istitutiones opera che realizza durante il ritiro al Vivarium è un9opera in 2 libri che conobbe
due redazioni di autore, pone a chi decide di pubblicarla grossi problemi con varianti
autoriali, la scrive fra il 554 e il 563; il primo libro è dedicato alle lettere sacre, anche questo
un canone che ha lo scopo di aiutare i monaci ad accostarsi alla sacra scrittura per mezzo
delle buone interpretazioni dei padri, cura filologica che vediamo in Cassiodoro caratterizza
una grande crisi, ha una sensazione di essere a un passo dalla distruzione della cultura
classica, l9effetto delle grandi tensioni a seguito del crollo dell9impero romano d9occidente
presenza una rassegna, conosce il greco e il latino, promuove la traduzione dal greco al
Il secondo libro che costituisce il coronamento del primo libro è dedicato alle 7 arti liberali
che si perpetuerà per molto, il genere De orthografia la cura del testo, è un9opera che scrive
riflessione fondamentale di cura filologica spesa all9interno dello scrittorio per mantenere
fedeltà a quello che è il dettato originario, qui c9è in gioco il testo per antonomasia ovvero la
Bibbia. Il Vivario sembra poi scomparire, scompare ma negli ultimi anni una serie di studi
hanno sottolineato che qualcosa sopravvive, pare che una parte dei libri manoscritti
realizzate e conservati al Vivario siano finiti a Bobbio, una delle fondazioni benedettine più
antiche, la cui fondazione risale al 614. Siamo certi che alcuni codici presero la via di Roma, il
anni dopo la scomparsa di Cassiodoro, presero la via dello scrignum lateranense, i libri dei
primi papi erano custoditi presso San Giovanni Laterano; nel 678 un Papa invia una sorta di
missione diplomatica in Inghilterra, questi portavano con se una gigantesca bibbia atlantica
benedettino nel nord dell9Inghilterra; le biblioteche benedettine per quanto siano descritte
chiuse tra di loro fanno rete, costituiscono una rete di scambi, prestiti a volte anche su
distanze notevoli.
Isidoro di Siviglia
Area iberica, la sua esistenza si trova a cavallo tra VI e VII secolo, si sofferma sulla parola
Biblioteca; passo del VI libro dove Isidoro sottolinea subito, aldilà dell9aspetto di
derivazione, esordisce nel capitolo 6-3 chiamando in causa lo scriba Esdra. La storia delle
biblioteche si trasforma in storia della biblioteca per antonomasia, si racconta quella che è la
leggenda di Aristea, secondo la quale Filadelfo avrebbe incaricato 72 dotti ebrei, ciascuno
Il Venerabile Beda
A nord di York, nell9estrema periferia dell9Inghilterra vediamo Wermouth e Jarrou, due
fondazioni benedettine fondate da un monaco irlandese, in questo luogo c9è una figura
straordinaria ovvero quella del Venerabile Beda, figura che vive tra il VII e l9VIII secolo, da
energie perché dilagassero le tendenze centrifughe, quest9area così periferica doveva avere
un ruolo importante, e Beda trova una biblioteca importantissima che amplierà, anche lui
Petrarca, si preoccupava di voler lasciare un ricordo non falsato, nell9opera più famosa la
storia ecclesiastica del popolo degli angli lui si presenta alla fine facendo un elenco di tutti i
suoi scritti, dice chiaramente che lui ha speso tutta la vita a viscere aut docere imparare per
se per poi insegnare agli altri mette a disposizione la sua conoscenza. Beda diventa parte lui
stesso del canone dopo la bibbia e i padri della chiesa ci sono i Dottori della Chiesa, il canone
si allunga, Isidoro e Beda entrano loro stessi nel canone, in alcuni casi Isidoro, Papa Gregorio
Magno entrano a far parte del canone che hanno contribuito, chi in maniera diversa, con
apporti diversi, si parla di sinergia fra viscere e docere, imparare e insegnare in questi due
imperativi c9è tutto il fondamento della renovatio studiorum alquiniana; prima della
renovatio abbiamo una serie di protagonisti che hanno indubbiamente preparato il terreno.
Carlo magno fu uomo che seppe scegliere uomini giusti, al posto giusto, al momento giusto,
nel momento in cui decide di promuovere gli studi, di riorganizzare la scuola, il progetto
promosso con tanta tenacia passa attraverso quelli che erano considerati le figure di dotti di
intellettuali che provenivano dalle parti più lontane di quello che era il Sacro Romano
Impero, Alquino era di York, chiamerà Paolo Diacono di stirpe longobarda, Teodurfo di
Orleans, per metà visigoto, queste figure che sono state quelle che hanno contribuito a dare
testuale non sia più soggetta a fraintendimenti, il motto che segna questi due manifesti
della renovatio Epistola de litteris colendis e l9admonitio generalis, volti alla preparazione del
Non è un caso che iniziamo ad avere anche i primi documenti inventariali, elenchi di libri, di
una parte di quello che era custodito nelle maggiori biblioteche, scuole episcopali, fondazioni
sviluppano in prossimità del Capitolare di Carlo Magno, c9è una concomitanza temporale. Fra
questi documenti inventariale celebri sono due inventari tra i più antichi di due fondazioni
benedettine vicine l9una a l9altra, Reichenau e San Gallo. Il primo è un inventario che
rispecchia fortemente la renovatio redatto tra l’821-822, compilato da Regimbert che era
prototipo del topo di biblioteca che racchiude il lavoro di studio e di catalogazione del
patrimonio, contrassegna i manoscritti con un ex. Libris in versi, incarna librarius molto
sensibile alle esigenze della comunità benedettina, riesce ad influire la politica di acquisizione
libraria, inserisce 43 manoscritti che in qualche modo o per effetto di scambi con fondazioni
limitrofe, come San Gallo, che lui aveva attivato, utilizza anche un lessico paleografico, presta
molta attenzione anche a registrare di ogni singolo manoscritto tutte le opere contenute,
415 voci. San Gallo invece è di poco successivo, il professore lo data attorno all’875-888, in
realtà è possibile che essendo un catalogo work in progress la datazione si sposti all’850, in
ogni caso successivo a Reichenau; documenta il fatto che tra le Biblioteche Benedettine
comunichino molto tra di loro, ci sono molte annotazioni di mani diverse, si ricostruisce un
mondo, alcuni manoscritti sono stati prestati a una certa Riccarda, forse Badessa, ci sono
annotazioni di ricerca, è un catalogo vivo che oltre a proporre una rubricatura che rispecchia
il canone, la terza mano che lo rivide è quella di Notchero Balbulo, che era stato bibliotecario
di San Gallo stessa, autore di un nuovo genere di letteratura latina medievale, la sequenza un
uomo di grande dottrina, rivede l9inventario non affidandosi al caso ma utilizzando come
strumento di riferimento la sua Notatio de Viris Illustribus che lui compila nell’ 885 circa, si
configura come un epistola rivolta al discepolo prediletto, Salomone, che fu un suo allievo e
che sarebbe diventato abate di San Gallo; qui espone a Salomone un elenco ragionato che
parte dalle sacre scritture, passa dai padri della chiesa e poi abbraccia gli ambiti della morale
della vita pastorale, della storia monastica e dell9agiografia, percorso che propone figlio della
renovatio discensivo, che parte dalla vera sapienza a quella che viene definita scienza,
propone una sua gerarchia del sapere in sintonia con il pensiero del tempo, tentativo di
costruire il canone, considerato che San Gallo sarà anche un centro importante, la Notatio
diventa anche uno strumento di ricognizione all9interno dello spazio della Biblioteca.
La lettera pomposiana del 1093 rappresenta la tradizione del catalogo ma anche di voler
ampliare il canone in maniera più inclusiva nei confronti dei classici pagani incontrando il
renovatio che avviene all9interno di Pomposa, diventa la difesa anche della cultura pagana in
cui chi scrive la lettera catalogo prende le difese dell9abate che si era fatto promotore dello
mani proprio da qui; Lovato Lovati e poi gli umanisti patavini si affacciano qua, Pomposa ebbe
un ruolo determinante, il canone poi si amplia e a un certo punto costituisce l9evoluzione che
porterà alla costituzione dei nuovi canoni in cui tradizione, innovazione e conservazione
venire.
Lezione 9
Le Fonti
Le fonti che noi utilizziamo per poter ricostruire i posseduti e la storia di una biblioteca, ci
sono stati degli studi in contesto di inventari e cataloghi che hanno preso in esame il XII e il
XIII secolo, per questi secoli sappiamo che per il primo sopravvivono circa 140 inventari
originali, esistono anche copie ma poco affidabili, sono pochi, per la Francia sono inventari
che descrivono biblioteche benedettine e cistercensi, per l9Italia sono fonti che descrivono il
posseduto di chiese, per la Germania soprattutto ordini monastici; spesso sono privi di una
datazione e non facilmente collocabili in un arco cronologico preciso, spesso sono scritti in
codici o all9inizio o alla fine di carte di guardia e controguardie, non sono strutturati ma liste
di libri redatte in questa tipologia di supporti. Spesso gli inventari rimangono legati al
contesto e all9arco temporale in cui sono stati realizzati ma possono avere anche degli
aggiornamenti. Per il XIII secolo Donatella Nebbiai Dalla Guarda ha rinvenuto 158 inventari,
il doppio dei secoli prima, il XII secolo è stato il secolo della rinascita quindi ciò che è
cominciato a cambiare nel XII si è risentito nelle conseguenze nel XIII; fonti scarne per gli
(autori e titoli) di una raccolta libraria, su questo canone si basano altre biblioteche;
abbiamo anche altre fonti, gli scambi epistolari in cui si fa cenno a libri ritrovati, a scambi e
ritrovamento, queste fonti ci danno l9idea di come venivano riscoperti certi autori e certi
testi e di come ci fossero scambi di notizie fra gli studiosi. Non si può prescindere dall9analisi
di manoscritti o di libri a stampa che sono sopravvissuti, vi sono tanti segni di possesso,
stemmi, note di acquisto, molto importanti per ricostruire la storia di una biblioteca andata
dispersa, i libri si sono dispersi in collezioni pubbliche e private in tutto il mondo. Es.
Manoscritto Plut. (fondo plutei) 39.6 appartenuto a un membro della famiglia Sassetti, lo
sappiamo dallo stemma che ritroviamo nel manoscritto. Quando ricostruiamo la storia di
una Biblioteca dobbiamo tenere in considerazione il contesto sociale in cui opera, anche
ricostruire e capire quali sono state le scelte del possessore per costruire la propria raccolta,
se sono state dettate più dall9attenzione posta agli autori e alle opere oppure più all9estetica
Molti studiosi prendono con le pinze gli inventari e cataloghi, perché fotografano il
posseduto in quel determinato momento, non si può sapere di preciso cosa sia successo
prima o dopo, molti studiosi fanno attenzione, bisogna contestualizzare e affrontare le fonti
con una serie di analisi. Comunque, la fonte c9è e ci da uno spaccato del posseduto librario
in quel momento, sicuramente è una fonte importantissima, non è l9unica ma non si può
prescindere da questa. Di solito si parla di catalogo quando descrive la raccolta libraria con
scopi più bibliografici e biblioteconomici, l9inventario ha più uno scopo patrimoniale, per
dare idea di un posseduto in termini più monetari; possiamo avere inventari tout cours e
inventari post mortem, quando è di beni o di libri è redatto non tanto dal proprietario
quanto più da un notaio o un9altra figura giuridica, soprattutto se sono legati a testamenti,
può essere compilato al cambio di un abate o quando c9è una successione tra un librarius e
un altro, nel caso del passaggio tra abati si fa un censimento dei beni conservati
dall9abbazia, topografico, fra questi risultano anche i libri dei quali si indica autore e titolo, la
caso del passaggio dei librarius si stila un inventario ex novo o un inventario basato su uno
vecchio con aggiunte; sono legati a dei contratti di dote e molto spesso li troviamo legati ai
testamenti, possono essere liste allegati al testamento oppure elencati all9interno del
testamento stesso, anche in questo caso sono liste che vengono create perché la persone
che possiede questi libri vuole dettare delle disposizioni per cui i libri non vadano perduti; gli
inventari post mortem sono compilati dopo la morte del possessore, questi sono
sicuramente stilati per motivi patrimoniali, però se compilati in un arco cronologico vicino
alla morte del possessore possono essere fedeli alla raccolta, ma se vengono compilati più
tardi allora dobbiamo prenderli col beneficio di inventario perché potrebbero non
rispecchiare perfettamente la raccolta al momento del decesso del proprietario. Di tutti gli
inventari le descrizioni variano molto in base allo scopo per cui l9elenco è compilato,
dipende dai motivi ma anche dalle competenze del redattore, se ci troviamo di fronte a un
notaio si ha la visione più legata al patrimonio, si troverà quindi una descrizione che da
l9idea del valore dell9oggetto, se invece lo compila uno studioso ci sarà più attenzione anche
al contenuto stesso del libro; queste liste le possiamo ritrovare anche nel contesto dei libri
di ricordi, le persone annotavano tutto quello che succedeva nella vita quotidiana, quindi
non solo libri ma anche fatti storici e climatici, però si possono anche trovare liste di libri
dovute a recenti acquisti e spesso viene annotato anche il prezzo dei libri. Per Firenze
esistono sia molti libri di ricordi conservati all9Archivio di Stato esiste anche un altro fondo
importantissimo, il fondo magistrato dei pupilli, quando un giovane rimaneva orfano fino
alla maggiore età i suoi beni venivano affidati ai tutori e in quel momento veniva redatto
l9inventario di tutti i beni, fra questi anche libri; di questa magistratura tipica di Firenze noi
Testamento di Niccolò dal Prato (1321): oltre a indicazione dei beni, compaiono anche i
libri, sembra che avesse in prestito dei volumi e volesse riconsegnarli ai conventi, ne da delle
Inventario del cardinale Pietro Corsini (1405): qui si da molto importanza a autore e titolo e
vengono riportati incipit ed explicit. Con item negli inventari si indica un altro libro. Ci indica
il supporto scrittorio e la legatura. È una descrizione molto più ricca e dettagliata, questo
inventario è conservato a Firenze; purtroppo, quando si studiano queste fonti bisogna stare
molto attenti a come vengono elencati i libri, non è detto che a una numerazione
corrisponda un solo volume, potrebbero essere indicati più volumi, quindi il numero
dovrebbe essere maggiore rispetto a quelli del catalogo. Spesso viene indicato solo il primo
contesto di inventario di anche altri beni, i libri a stampa sono pochi, circa 8, in questo caso
ricorre sempre item è riportata la legatura e viene riportato il titolo. H. sta per
Heincopingher catalogo di incunaboli, qui però non capiamo se si tratti di libri a stampa
certe volte non è specificato. In forma è il termine utilizzato per indicare i libri a stampa, il
nome della forma tipografica viene acquisito dai libri a stampa, bisogna porre particolare
attenzione al lessico che viene utilizzato
Libro di ricordi di Francesco di Agnolo Gaddi (1496): siamo in contesto fiorentino, Gaddi era
un cancelliere, era amico di Lorenzo il Magnifico, vediamo che l9inventario ha una diversa
struttura, i libri sono divisi per materia, siamo in un contesto di una biblioteca privata che
consta di circa 213 volumi di cui ben 76 a stampa, si ha un9idea anche del costo dei libri, ha
una descrizione può corrispondere anche la descrizione di più volumi. S segnalano anche le
fatture dei vari libri, a volte si indica anche antichi un9indicazione per stabilire la datazione
all9inizio si trattava di 3 sale, che diventeranno 4, una contigua all9altra, vi erano la Biblioteca
latina e la Biblioteca greca aperta al pubblico di studiosi, abbiamo una giunta della Biblioteca
secreta che aveva i libri pregiati e poi la Biblioteca chiamata magna segreta che era stata
adibita ai documenti di archivio. Vi era anche una piccola stanza dove vi era l9alloggio per il
librarius, Platina e custode Guazzelli; al Platina fu dato l9incarico di riunire tutti i volumi che
erano sparsi e farne anche un catalogo, realizzerà un catalogo topografico che segue la
dislocazione dei libri una volta sistemati nelle 4 nuove sale, questo verrà completato da
privato, diventerà poi di stato, nel Ms della Biblioteca di Federico da Montefeltro, non è
aperto al libro a stampa, erano molto legati ai manoscritti di particolare bellezza, questo è
un libro molto decorato dove troviamo lo stemma dei Montefeltro, quello a cui teneva
Federico era proprio la qualità e la bellezza dei manoscritti stessi, alla sua morte risultano
oltre 900 manoscritti in varie lingue addirittura lui stesso comprò in blocco dei manoscritti,
pochissimi libri a stampa, indicati con la dicitura Pap. La sua collezione era stata costruita sul
canone di Tommaso Parentucelli; questa Biblioteca era talmente celebre che i successori
non apportano modifiche e grandi acquisizioni per abbellirla o ingrandirla, rimane così e così
sarà quando entrerà a far parte della Biblioteca Apostolica. Di questa rimane un inventario,
l9Indice Vecchio, anche in questo con una serie di appunti viene descritto il posseduto della
Biblioteca stessa, l9elenco dei libri stilato alla morte di Federico da Montefeltro, che morì
La Biblioteca di San Marco voluta da Cosimo il Vecchio era la Medicea pubblica, quella
privata era distinta da questa, il nucleo iniziale venne costituito da Cosimo il Vecchio stesso,
era molto attento al contenuto dei testi, alle opere, era appassionato di testi classici latini e
greci, non mancavano la teologia, la filosofia e le 3 corone, gli interessava meno la qualità
esistono degli inventari; c9era la volontà di legare i libri con colori corrispondenti alle varie
materie. Colui che da il grande La alla Biblioteca Privata Medicea fu Lorenzo che acquisto
intere biblioteche, 67 manoscritti di Francesco Orsetti, altri greci, inviò personaggi del suo
entourage per due viaggi in oriente per acquistare o copiare manoscritti greci, tornò con
almeno 200 manoscritti; purtroppo alla sua morte ci fu la cacciata dei Medici a Firenze e i
beni della famiglia furono confiscati, per salvarli dalla confisca e dalla dispersione furono
conservati in 17 casse depositate presso San Marco; i monaci di San Marco avrebbero voluto
gravi tanto da non poter più gestire la biblioteca privata, fu il figlio di Lorenzo che Leone X
che la riprese e la riportò a Roma presso la sua residenza; alla morte di Leone X succede
Giulio de Medici (Clemente VII) che invece vuole riportare la Biblioteca a Firenze, farà poi
conservate in manoscritti diversi di cui solo uno è completo di queste 5, la maggior parte dei
libri è catalogata nella prima lista, dopodiché ci sono altre liste in cui una è dedicata ai
volumi che non erano stati inseriti nelle casse per custodirli a San Marco, ma erano stati
conservati a Palazzo, vi sono anche liste di libri Recuperati per fratres, nelle intenzioni di
Lorenzo e dei suoi successori c9era sempre stata la volontà di far consultare i propri libri agli
amici e molti erano rimasti in prestito, una lista ulteriore di libri dove vengono descritti i libri
recuperati che erano andati in prestito. Questa Biblioteca Privata era già stata sottoposta a
stampa vi sono anche qui, siamo intorno ai 1200 volumi, quando la Biblioteca sarà poi
aperta al pubblico nel 1571 aveva raggiunto 3000 volumi. Le descrizioni sono piuttosto
accurate, indicato il formato e il colore delle coperte, questo da l9idea che il catalogo fosse
stato compilato da persone di una certa cultura che hanno saputo riportare il valore dei
volumi stessi.
Il catalogo della Badia Fiorentina post 1504, ne esistono anche precedenti e troviamo anche
una nota di prestito al Cardinal Bessarione, ci fa capire che questa era visitata da personaggi
importanti; il catalogo è più tardo perché fu stilato dopo la ristrutturazione della Biblioteca,
come San Marco anche questa aveva la disposizione in banchi a Oriente e a Occidente, 15 e
15 circa, disposizione per materia, questo catalogo è composto da 3 liste, nella prima lista
accanto alla segnatura vi sono le lettere A.C, Antonio Corbinelli, uno dei primi donatori della
Biblioteca, lascito che avvenne nel 1491, poi quando venne stilato il catalogo ci si preoccupò
di indicare le iniziali del possessore, la parte principale riguarda la descrizione dei libri nei
vari plutei o scanni, è topografico anche questo, in ogni scanno sono suddivisi per materia, vi
sono molti libri a stampa anche se i manoscritti sono sempre in numero maggiore, invece
che utilizzare il lemma in forma viene utilizzato impressum, la stampa a caratteri morbidi è
fatta attraverso l9impressione con l9utilizzo di un torchio, l9ultima lista è in ordine alfabetico
Il catalogo di San Marco segue l9ordine dei banchi e dei plutei, non si sa di preciso la
datazione precisa, c9è una data postquem sicuramente dopo il 1497, compare un libro a
stampa con la datazione riportata, i libri a stampa sono descritti alla fine del banco e poi la
di Jacopo da Bisticci, un medico, parente di Vespasiano, questo ci fa capire che questa si sia
Lezione 10
Intorno alla metà del 400, vengono assemblate tecniche già conosciute e applicate alla
realizzazione del libro che non si discosterà nei primi decenni dal manoscritto, avrà delle
tipografico che permette la produzione in serie di più copie dello stesso testo, in copie più o
meno identiche, in realtà gli esemplari che escono da un9edizione non sono mai o quasi mai
carta anche la stampa stessa avrebbe avuto molta più difficoltà a realizzarsi; i libri prodotti
dalla metà del 400 fino al 1500 sono chiamati incunaboli, i nuovi nati da questa arte, il libro
più o meno rimarrà in quelle fattezze anche se avrà un9evoluzione via via che si produrranno
sempre più libri a stampa e la tecnologia subirà nuove spinte: si doterà del frontespizio,
La novità più importante è il carattere, si parla di stampa a caratteri mobili, viene creato una
viene impresso, questa tecnica necessitava di conoscenze anche nella gestione di queste
della nascita della stampa a caratteri mobili c9erano stati tentativi di stampare piccoli libri o
fogli volanti si utilizzava la Xilografia, tavole di legno incise, inchiostrate e poi pressate su
fogli, non era conveniente, per ogni pagina veniva fatta una tavola apposta, questa è
Si trova un inchiostro che fosse abbastanza viscoso da penetrare abbastanza bene nella
carta ma non da vedersi dall9altro lato del foglio di carta, si stampava su entrambi lati, a
base di olio di lino, non sappiamo molto sugli elementi che costituivano l9inchiostro, non
sono rimasti ricettari, questo è dovuto al fatto che chi produceva l9inchiostro considerava la
ricetta come un qualcosa da custodire, rimane un diario molto importante in cui viene
descritto come venivano realizzati inchiostri ma ognuno aveva la propria ricetta segreta,
altro elemento conosciutissimo e usato in altri contesti era il torchio, diffuso per eliminare
l9eccesso d9acqua nella carte e nella produzione di vino, viene applicato e modificato per la
stampa a caratteri mobili, era una pressa in legno e composto da due parti: un carrello
mobile che scorre attraverso una manovella, c9è un addetto a questo movimento, poi c9è la
parte che deve essere stampata che passa sotto la pressa e viene compresso, ancorati a
montanti in legno ancorati al pavimento della tipografia. Questi elementi erano molto
I libri a stampa si producono presso officine specializzate, questo significa che la nuova
stampa a caratteri mobili porterà alla separazione e alla conclusione di quel sistema
autarchico delle biblioteche del medioevo, il libro a stampa ha bisogno di un luogo adatto
che possa contenere tutta una serie di oggetti e manovalanza per figure specializzate e non
cui viene creato il libro a stampa, ci sono operai specializzati, strumenti che servono alla
produzione del libro, necessariamente non poteva essere lo stesso luogo di fruizione, è una
piccola azienda, è un lavoro molto faticoso. Il compositore è colui che compone una riga di
una pagina, ha una cassa con tutti i caratteri: maiuscole, minuscole, segni grafici particolari;
deve comporre la pagina con i caratteri che preleva molto rapidamente dalla cassa, ha il
manoscritto di tipografia, consegnato dall9autore dal quale deve essere tratta l9edizione,
dovrà poi comporre la pagina riga per riga, speculare, è un ribaltamento, i caratteri vengono
messi al contrario in una sorta di contenitore chiamato compositoio, quando tutta la pagina
era pronta veniva inserita in un vantaggio, una pagina; il problema è che il libro era
composto a fascicoli, comporre una pagine almeno che non sia un formato atlantico, la
gestione delle pagine che devono rientrare nel foglio dipendono dal volume, questo viene
debba realizzare un formato in folio, un foglio piegato a metà con 2 carte e 4 pagine,
quando i 4 vantaggi corrispondono a una pagina potrà essere realizzata la forma tipografica,
questa a seconda del formato può contenere o 1 o più pagine a seconda se il formato
diventa sempre più piccolo; scelto il formato avremo così 2 vantaggi che verranno caricati
sulle due pagine interne e due esterne, queste forme che contengono i caratteri vengono
posizionate sul carrello del torchio, e poi vengono pressate e stampate nell9ordine corretto.
La forma tipografica è una struttura che contiene i vantaggi con tutte le righe che
contengono i caratteri, questa viene posizionata sul porta forma, dove viene inchiostrata, il
mazziere imbeve uno strumento con l9inchiostro che viene passato su tutti i caratteri ben
fissati, il foglio di carta a questo punto è caricato in un altro vano (timpano) il foglio carta
viene inserito e richiuso in una fraschetta, quello che rimane forma foglio e fraschetta per
lasciare bianchi i margini viene pressato sotto il torchio, il movimento è fatto dal torcoliere; i
fogli vengono messi a stendere e poi piegati a seconda del formato, procedimento molto
complesso, si decideva prima quante copie andavano fatte e poi si stampavano pagine per
pagine, il compositore era molto veloce nel realizzare le varie righe di composizione, più
l9officina era ricca più era rapida la produzione. Esisteva anche la figura del correttore, non
sempre però gli errori venivano subito corretti, il correttore avrebbe dovuto correggere
subito i fogli prima della stampa ma questo significava tenere fermo un torchio e per i costi
di gestione non conveniva ecco perché quando da un9edizione escono tot copie non sono
quasi mai identiche, non sempre le correzioni si potevano fare in corso d9opera dopo che
2. Produzione di una quantità di libri che fino a prima era impensabile, questo porta sia
a un maggior mercato e a delle modifiche nel commercio librario, di uno stesso libro
potevano esserci più edizioni, questo contribuiva ancora di più al discorso della
filologia, si potevano comparare anche le edizioni, viene dato forte alla filologia;
3. Tempo di produzione più veloce, incremento molto forte della riproduzione di testi
classici, una volta recuperati venivano dati alle stampe, maggiore circolazione di
4. È più facile avere una conservazione a lungo termine di un autore essendoci più
copie;
strumenti che servivano per capire e per sapere il contenuto di una biblioteca che
Il libro a stampa diventa oggetto di propaganda, di questo se ne rende conto proprio Martin
Lutero, la riforma protestante non nasce per la stampa, ma ha avuto un enorme impulso
proprio perché fin da subito si capisce l9importanza di questa nuova arte tipografica, nasce
alla metà del 400, prima che arrivi a uno sviluppo importante e che si espanda in tutta
bottega di Vespasiano continuerà la sua produzione, proprio perché i miniatori e gli addetti
alla produzione del manoscritto non vedranno di buon occhio la stampa, lo vedranno come
prodotto di scarsa qualità; Lutero vede in questa nuova produzione un sistema per poter
propagandare e far sentire la propria parola a un pubblico di persone sempre più ampio e
per raggiungere più strati sociali, approfitta di questa situazione, le tesi che affigge perché
vengano lette poi vengono pubblicate, fogli volanti che hanno una pubblicazione a stampa
caratteristica che ci riguarda da vicino. Ne 1524 invia ai poteri civili e politici una sorta di
invito a far si che in ogni luogo venga installata una scuola e una biblioteca, vuole l9accesso
diretto alla lettura del testo sacro, coloro che possono e sanno leggere, vuole avvicinarli a un
tutte quelle opere che aiutavano anche a capire la lingua stessa, nuovo canone bibliografico
che con la stampa prende molto campo. La sua affissione delle sue tesi era più rivolta a una
disputatio all9interno delle Università di Wittenberg, non ci si aspettava una grande
espansione, Lutero sfrutta la stampa ma all9inizio è quasi una casualità. Mentre Lutero
aiutato e supportato dai suoi seguaci, come Melantone, la chiesa non avrà la stessa
intuizione, arriverà in ritardo nell9uso della stampa per la propaganda religiosa, dovrà poi
mettere insieme una serie di provvedimenti per aggirare il fenomeno. Con la riforma e con
la produzione sempre più ampia di autori contemporanei e nuovi si avrà sempre più una
punto di vista strumentale, si arricchiranno le proprie collezioni anche con libri a stampa,
anche di pregio.
tramandavano testi cavallereschi più rozzi, meno curati; nei primi incunaboli non esiste il
frontespizio, il primo libro stampato proviene da una società di Gutenberg, si formano molte
società proprio per l9alto costo della produzione, un famoso stampatore fu anche Nicolas
Jenson, tutta la parte decorativa veniva prodotta successivamente alla fase di stampa della
pagina, ci sono infatti anche casi in cui rimangono spazi vuoti che per qualche motivo non
sono mai stati miniati, anche le xilografie sono stampate a parte. Il manoscritto non muore,
1490 e il 1520, già dalla fine degli anni 70 comunque comincia a perdere la sua importanza,
erano state stampate edizioni e poi i libri in lingua greca, fino al 1490 i caratteri greci non
erano stati realizzati. La stampa arriva a una popolazione anche meno colta, ne abbiamo un
esempio a Firenze, le prime zone in cui si sviluppa la stampa sono la Germania e l9Italia, poi
seguiranno la Francia ed altri paesi dell9Europa Occidentale, in Europa Orientale sarà più
tardo; in Italia abbiamo Roma, Firenze, Venezia, Genova e Napoli anche se l9eccellenza
un carattere popolare, testi di leggende dei santi, più semplici, testi di letteratura
cavalleresca, durante il 500 anche testi a carattere sacro, letteratura più leggera. I fiorentini
erano più alfabetizzati e quindi erano dediti a questo tipo di letteratura, le tipografie si
rivolgeranno a questo tipo di pubblico, più a un mercato locale, mentre Venezia si rivolgerà
a tutta Europa, le tipografie devono molto in questo caso guardare al mercato, cosa
stampare, studiare il mercato, in molti casi sono gli editori stessi a incitare gli autori a
libri a stampa e i manoscritti verranno relegati non più nelle sale di consultazione ma
saranno staccati, ci sarà una distinzione, con l9inoltrarsi del 500 il libro a stampa soppianterà
doteranno di libri a stampa anche a seconda delle proprie vigenze, ci saranno edizioni più di
pregio.
Lezione 11
la riforma protestante sfrutta la nuova tecnologia per pubblicare i propri testi, molti nuovi
autori, come Erasmo da Rotterdam, Lutero stesso, uno degli autori più letti nel 500, la
Chiesa invece inizialmente non si rende conto della portata di questa innovazione e quanto
questa avrebbe potuto influire nel contrastare le nuove tendenze religiose, a un certo punto
si rende conto che la riforma ormai si è stesa in tutta Europa e arriverà anche dell9Europa
Orientale, nel pieno 500 ormai la riforma ha avuto il suo sviluppo e la sua grande
espansione; si parla di Controriforma, molti storici tendono a chiamarla più una Riforma
della Chiesa, ciò che verrà fuori dal concilio di Trento sarà più una riforma della Chiesa
stessa, la nascita di nuove istituzioni, una serie di riforme più interne alla chiesa stesse che
più una lotta alla riforma stessa ormai in continuo divenire; si fa un contrasto a quella che è
vista come un9eresia, verrà combattuta anche la nuova scienza, la magia, l9alchimia, tutto
quello che non rientra nella Chiesa Romana, una delle prime mosse è quella di creare dei
nuovi ordini religiosi che si facciano promotori dell9ortodossia della Chiesa e di un9attività
pastorale e missionaria, fra questi l9ordine più importante è quello dei Gesuiti, fondato nel
1540, prima del Concilio, un ordine che si da subito uno scopo di evangelizzazione e
pedagogia, isolando quell9ordine dedito alla fondazione di scuole chiamati collegi dove
venivano formate, sia le nuove leve dell9ordine stesso ma anche entreranno a studiare le
élites del potere civile non solo quello ecclesiastico, un controllo attraverso la pedagogia e
cui si fa promotrice la chiesa; ogni collegio deve essere dotato di una Biblioteca e
soprattutto queste si doteranno anche di quei libri che poi saranno messi al bando con la
promulgazione degli indici dei Libri Proibiti, per contrastare un9eresia comunque bisogna
conoscerla, cercano di dotarsi di un ampia cultura proprio per questo, viene data anche
molta importanza anche alla catalogazione e agli indici di autore, una conseguenza della
stampa fu anche lo slancio dato alla catalogazione e all9indicizzazione; si daranno anche una
ratio studiorum, saranno evitate tutte le opere messe a l9indice che conoscono e leggono e
non tramandano ai propri allievi e studenti, percorsi di studio dove c9è un preciso percorso
di studio, di letture di opere e autori che abbiano uno scopo formativo e didattico ben
preciso.
dibattito per capire come trovare soluzioni allo sviluppo e all9espansione delle varie eresie, il
Concilio ufficialmente si apre nel 1545; poco prima di questa apertura era stato istituito
anche un9altra importante istituzione: il Santo Uffizio, nel 1542, tribunale per l9inquisizione,
viene creata un9istituzione centrale che si arroga il diritto della lotta all9eresia e tutto quello
connesso a questa, il Papa darà l9incarico al Santo Uffizio di promulgare i primi indici del
Libro Proibito, poi verrà creata un9istituzione a parte che spesso si troverà in contrasto con il
opere non conformi ai dettami della Chiesa. Durante il Concilio di Trento che si chiuderà nel
1563 con tutta una serie di problematiche, subirà interruzioni e cambi di sede, oltre alla
riforma della Chiesa, verranno creati questi uffici Santo Uffizio e poi la Congregazione
dell9Indice dei Libri Proibiti perché si vuole contrastare la pubblicazione di opere protestanti
e proibirne la lettura, la stampa. Il primo indice promulgato uscirà definitivamente nel 1559
sotto il papato di Paolo IV affidato al Santo Uffizio e metterà all9indice tutta una serie di
letture non solo di protestanti o eretici ma anche autori umanisti, troppo legati alla cultura
pagana, verranno messe all9indice tutte le opere di Erasmo. Sarà un controllo sia preventivo,
si cerca di non far pubblicare certi autori, sia successivo alla pubblicazione di opere
pubblicare una qualsiasi opera nel 1530 non conforme ai canoni del periodo del Concilio,
così quest9opera deve essere modificata, vengono tolti passaggi e capitoli, così viene
approva e pubblicata. Vengono proibiti autori e opere in toto, oppure particolari opere di
certi autori oppure intere edizioni, editori stessi che non devono essere letti o posseduti, è
un controllo molto forte sulla stampa. Ci fu comunque una parte di cardinale e ecclesiasti
che erano meno intransigenti e più aperti al colloquio nel 1564 verrà promulgato un altro
indice verrà pubblicato un altro indice Tridentino meno forte che riabiliterà certe opere, già
nel primo indice del 58-59 fu proibita la Bibbia in volgare, perché il popolo doveva
sapere della Bibbia solo attraverso la Chiesa, quindi il Tridentino torna un po9 più indietro e
per questo non viene considerato, dopo questo coloro che erano i Padri del Concilio di
Trento e quindi nel 1571 fondarono la Congregazione degli indici Proibiti, che entrò in
contrasto con il Santo Offizio, si tratta di Cardinali che si arrogano il diritto di questo
controllo, questa promulgherà l9ultimo indice, quello ufficiale, promulgato nel 1596, indice
Clementino sollo Clemente VIII, esce dopo la chiusura del Concilio, fondamentalmente oltre
all9Istituzione del Santo Offizio e all9idea di risanare il clero oltre innovazioni non avvengono.
Quello che deve fare la Chiesa non solo è il controllo capillare di editori e autori ma anche
capire come sono costituite, se c9è presenza di libri proibiti o da espurgare o in parte proibiti
anche all9interno di Biblioteche degli ordini monastici, per ritornare all9ortodossia; caso
tipico italiano, ogni paese e località avrà indici dei Libri Proibiti locali, a seconda della
necessità poi venivano realizzati indici con applicazione locale, per quanto riguarda l9Italia
inizialmente voleva solo controllare la presenza dei libri da espurgare, in realtà poi sarà
ampliata, verrà richiesto, soprattutto dal cardinale Agostino Balier, nel 1599 a tutti gli ordini
religiosi di compilare tutte le liste di libri in possesso nelle Biblioteche e in uso ai frati e ai
monaci, liste di libri compilate con un criterio ben preciso e poi inviate a Roma; l9inchiesta si
conclude nel 1603/04, non risposero a questa inchiesta i gesuiti e i dominicani, non si sa
precisamente il perché, l9ordine domenicano era l9ordine che aveva in mano l9Inquisizione, si
supponeva quindi che non avessero letture sbagliate, inoltre i gesuiti avevano portato avanti
Queste liste sono conservate in manoscritti all9interno della Biblioteca Apostolica Vaticana
ed è stata avviata una ricerca che studia queste liste da più punti di vista, per capire quali
erano le letture durante il 500 presenti nelle biblioteche, si studiano anche delle
particolarità del lessico della grafica e i criteri di lista, doveva essere indicato, autore, titolo,
luogo e anno di stampa e stampatore e indicare la materia trattata, questo perché erano
Al numero 189 del Nuovo Testamento del 1530 troviamo Novum Testamentum, Venetis
apud Iuntas 1530, scritto in latino, sembrerebbe un9opera in latino di cui oggi non se ne
conoscono esemplari, molto probabilmente si pensa che fosse una traduzione in Volgare
che uscì preso Luca Antonio Giunta nella traduzione di Antonio Brucioli che fu messa in ogni
Indice Proibito, se effettivamente non nello stesso anno possa essere stata pubblicata e poi
se ne sono perse le tracce perché non se ne sono conservati esemplari è anche plausibile
che questa non sia mai stata pubblicata. Questa fonte ci mostra come la tecnica di
catalogazione sia cambiata nel tempo, già alla fine del 500 dove si considerano editori e
padre della bibliografia moderna, a Zurigo, si tratta di una bibliografia, con questo termine
Biblioteca si intende Bibliografia, Gessner era un naturalista medico, scienziato, uno di quei
personaggi che si approcciava un po9 a tutto lo scibile umano, aveva compilato dei repertori
Gessner vuole costruire un repertorio bibliografico di tutte le opere di cui lui può avere
conoscenza che sarebbero opere che dovrebbero poter riempire la cosiddetta biblioteca
ideale sognata da ogni studioso e letterato, cerca di inserire, circa 12 mila, tutti gli autori e
relative opere manoscritte e a stampa proprio per dare l9idea di una bibliografia il più
universale possibile che potesse diventare una guida per la Res Publica Litteraria, limitata a
libri in latino, greco e ebraico, tutta la letteratura in volgare è esclusa, anche per un fatto
culturale che autori e opere di più grande valore sono quelli che hanno prodotto in queste
tre lingue; indica tutta una serie di elementi bibliografici, dal titolo dall9autore, e anche la
biblioteca, da riferimenti bibliografica da cui lui ha tratto le notizie, non solo visita diverse
biblioteche e ne consulta cataloghi, altre notizie le ha da altre fonti, da elenchi librari, dai
cataloghi delle prime fiere e i mercati del libro, conoscenze indirette, quello che è
importante è che non fa altre distinzioni a parte quella della lingua, non esclude autori e
titoli, la sua visione era più protestante, si doveva leggere tutto secondo lui, è in ordine
alfabetico. Circa 40 anni dopo nel 1593 invece verrà pubblicata a Roma presso la stamperia
contesto totalmente diverso, Antonio Possevino era un gesuita, gli fu commissionata l9opera
da un papa nel 1578 dopo il concilio, sulla base della ratio studiorum dei gesuiti e sulla base
degli indici che erano usciti, non crea un9opera come è stato sostenuto totalmente contraria
a Gessner, non la crea per contrastarlo ma per dare un9indicazione di tutti gli autori e titoli
che dovevano essere studiati all9interno della pedagogia gesuitica, dei collegi e delle scuole;
è più una sorta di canone bibliografico per la biblioteca ideale del buon cristiano, ortodossa,
si potrebbe considerare una mappa culturale della controriforma. Queste sono fonti
importanti per capire le letture e gli autori e le edizioni che comunque circolavano all9epoca
Il libro a stampa cambia, nella forma e nella visibilità al lettore, l9introduzione del
privilegi di stampa tutte le azioni civili e religiose che dicono che il libro è approvato dalla
editori riescono addirittura a farsi dare un privilegio di stampa dalle autorità come editori a
Venezia; verrà introdotto anche il colophon dove è indicato l9editore e l9anno di stampa,
Lezione 12
Importante per diversi fattori, uno dei principali è l9apertura delle Biblioteche al pubblico, in
un senso più ampio rispetto a quello che poteva essere stata l9apertura al pubblico di altre
lingua latina, greca e edizioni e autori e testi che richiedevano un livello intellettuale
abbastanza alto, pur essendoci stato il concetto di apertura al pubblico che parte già da
spessore culturale piuttosto elevato; ora invece il concetto si allarga, non sarà più soltanto
desiderio di consultare libri in biblioteca, si avranno quindi Biblioteche con una consistenza
bibliografica più ampia. Avremo proprio per quest9apertura e questo aumento delle raccolte
architettura; altro fattore è legato più alla storia che determinerà un aumento, un
ampliamento del potere a livello territoriale, dagli inizi del XVII secolo in poi si svilupperà
sempre di più il discorso del potere delle grandi monarchie, potere assoluto delle monarchie
a livello europeo e al potere legato a un principe a un signore o a un nobile i cui poteri sono
più frammentati, si stabilizza maggiormente il potere a livello territoriale,
questo sarà possibile anche al fatto che si svilupperanno le corti caratterizzate da figure di
letterati e non solo, tutti quei soggetti che potevano rafforzare e aiutare nella sua politica il
signore o il principe che detiene il potere, una corte che oltre a sostenere e rafforzare questi
poteri ne darà anche pubblicità all9esterno, è una corte che tenderà a farsi sempre più ricca
e dare idea di magnificenza che possa rafforzare e dare una visione di magnificenza al
signore o al potere al quale nuotano intorno. Questo rafforzamento e questa pubblicità sarà
diventeranno di stato, raccolte imponenti e anche con una visione più legate a uno stato
rispetto a Biblioteche signorili o principesche legate a territori più piccoli; sarà uno di quegli
proprie e saranno le prime ad essere aperte al pubblico, per quanto riguarda l9Italia le prime
però dei precedenti importanti, che hanno portato questa piccola rivoluzione a livello anche
architettonico:
" Biblioteca dell9Escorial, a Madrid, fu realizzata per volontà di Filippo II e fu completata nel
1584, qui si ha l9abbandono del modello a tre navate con i banchi di plutei, qui si ha un
grande salone con volte affrescate e gli armadi che corrono lungo le pareti longitudinali
della biblioteca dove i libri vengono conservati in verticale, comincia l9idea del libro in
verticale, queste collezioni si dotano di una quantità di volumi sempre più importante e gli
spazi devono essere gestiti. Attorno alla metà del 700 e scaffalature verranno chiuse con
delle grate perché i libri non venissero rubate, i volumi hanno ancora il dorso verso l9interno
perché si tendeva a trascrivere dall9altra parte del dorso il titolo e l9autore, verrà
appuntato sul dorso, all9Escorial esiste una seconda sala al secondo piano dove venivano
conservati i doppioni oppure i libri proibiti, esisteva anche un salone per i manoscritti,
sistino, che sarà concluso con il trasporto dei libri all9interno nel 1590, è un altro salone che
grandi volte che vanno a poggiare su pilastri, vi saranno ancora i vecchi banchi che facevano
parte della Biblioteca realizzata da Niccolò V, ma ci si doterà anche di armadi intorno alle
colonne e lungo le pareti longitudinali, si doterà di queste finestre per la luce oltre a dotarsi
di tutto un apparato di affreschi, a sinistra sulle biblioteche antiche per ricordare e per
sottolineare il legame con il passato, sul lato destro avranno tutta una serie di
rappresentazione dei vari concili per mandare ancora di più il messaggio dell9ortodossia
cristiana e del lavoro fatto nel contesto anche dello stesso Concilio di Trento, per Sisto V la
sempre riservato proprio perché l9idea è la conservazione delle raccolte più che la totale
apertura al pubblico. La Vaticana non si potrà annoverare fra le biblioteche religiose perché
di più rafforzatosi nel contesto del Concilio di Trento, il papa diventa quasi un principe, ecco
perché questa biblioteca viene considerato nel novero delle Biblioteche di Stato, si amplierà
Si può dire che il salone l9aveva inaugurato un po9 Michelangelo con la Laurenziana ma
La prima biblioteca aperta al pubblico è considerata la Biblioteca Angelica di Roma, nel 1510
fu edita a stampa il De Cardinalatu di Paolo Cortesi, una guida per la formazione del buon
cardinale, fra le tante istruzioni che inserisce vi sono anche delle indicazioni relative alla
biblioteca, parla del locale, la biblioteca di un cardinale deve avere un locale apposito che
deve essere proiettato verso Oriente, deve avere una comunicazione con l9esterno perché
deve essere accessibile, dice anche che deve contenere tanti libri quanti ne possono servire
ai lettori, l9intento di una raccolta che doveva realizzare il cardinale doveva essere anche per
frutto alla nascita di molte Biblioteche cardinalizie, non ci sono stati altri testi che hanno
evidentemente c9era questa idea tra cardinali e vescovi perché i cardinali che apriranno al
stabilizzata, grande salone con finestre e scaffalatura, Rocca in realtà non costituì la sua
raccolta fin dall9inizio con l9idea di aprirla al pubblico, era una sua raccolta privata molto
importante e ricca che lui a un certo punto vuole che sia aperta al pubblico, cogliendo l9idea
della Vaticana, aveva partecipato alla costituzione del nuovo salone sistino, aveva ben
presente come era stata allestita e quindi voleva sulla base di questa che anche la sua
biblioteca avesse una certa struttura architettonica, fosse fruibile all9esterno, il nucleo
La lasciò agli agostiniani con delle indicazioni perché fosse mantenuta, conservata, ampliata
e resa fruibile dopo la sua morte al pubblico, diventerà una delle più importanti biblioteche
tutt9ora funzionanti a Roma, la biblioteca vanta questo primato in contrasto con gli inglesi
che considerano come prima biblioteca aperta al pubblico la Biblioteca Bodleiana, con la
darle un nuovo lustro, fu realizzata una nuova sala con una struttura che richiamava ancora
quella passata con plutei, banchi e file di leggi, non aveva ancora un9architettura nuova,
questa fu aperta nel 1602, bisogna considerare che questa si dotò della struttura nuova
soltanto qualche anno dopo perché Bodley ebbe l9occasione di venire in Italia e farsi l9idea
su nuove realtà, quando tornò in Inghilterra nel 1610 dette il via all9organizzazione di una
Borromeo, arcivescovo di Milano, aperta al pubblico nel 1609, il nucleo iniziale consta di 35
mila volumi a stampa e 15 mila manoscritti, ecco perché si necessitava di luoghi adatti per
essere conservati, questa tipologia di Biblioteche hanno quasi tutta la raccolta nel grande
salone chiamato Vaso Librario con scaffalature su più piani su dei ballatoi, gli altri erano
conservati in sale più piccoli ovvero quelli proibiti o di particolare pregio senza accesso
diretto al pubblico. Queste biblioteche si dotano anche di tutta una serie di oggetti da
collezione per dare l9idea sempre della munificenza e dell9importanza che avevano le
raccolte, la collezione fu formata con l9intento di costituire una biblioteca che fosse ad uso
pubblico, si fondò principalmente attraverso acquisti di intere raccolte private, come di Gian
Vincenzo Pinelli, i libri non saranno disposti per materia come era d9uso all9epoca ma sono
disposti per formato e tipologia di legature, ne parla Manzoni nei Promessi Sposi, aveva
anche una tipografia di lingue orientali, una galleria di quadri, di statue e di scuole principali
del disegno, una Biblioteca strutturata veramente in senso moderno, il pubblico ovviamente
La Biblioteca Barberina viene fondata alla metà del 600 era una Biblioteca realizzata da
Francesco Barberini, una delle più importanti raccolte private a Roma, ebbe come
quanta importanza dessero i bibliotecari alle figure che dovevano gestire le raccolte, si dotò
di un catalogo a stampa da cui abbiamo notizie che la raccolta aveva circa 30 mila volumi a
La Biblioteca Casanatenze è sempre una raccolta libraria più tarda, fu la raccolta della
famiglia dei Casanate che poi il cardinale Girolamo Casanate nel 1698 con un testamento
familiare che poi il Cardinale arricchisce e con testamento la lascia all9ordine dei domenicani
Domenicano della Minerva a Roma con la forma classica del Vaso librario.
La costruzione di questa fu affidata a Carlo Fontana, come le altre anche questa aveva
anche il concetto del famoso canone bibliografico che ci siamo portati avanti, ormai il
contesto doveva toccare tutto lo scibile umano, anche la Casanatenze fu arricchita negli anni
successivi fino a farla diventare una delle più importanti biblioteche d9Europa. Fu realizzato
un catalogo da Audifreddi considerato una pietra miliare per la storia della catalogazione.
Le Biblioteche private invece sono biblioteche appartenute a personaggi che non facevano
parte di istituzioni pubbliche, sono soggetti privati che hanno biblioteche per un proprio uso
personale o per motivi legati alla parte intellettuale e letteraria; si dotano di libri che
rispondevano agli interessi di chi le stava costituendo, cambia il modo di acquisizione, ora si
lega sempre più al contesto della concezione del collezionismo librario, questo prende
infatti sempre più importanza e prende il via dal XVI/XVII secolo, collezionare libri e oggetti
significava anche dare lustro alla propria persona elevarsi a livello anche sociale, la stessa
Biblioteca oltre a dotarsi di libri per i propri gusti si dota anche di libri e oggetti per puro
collezionismo, gli strumenti per la costituzione della Biblioteca privata sono gli scambi fra i
privata che seguiva queste caratteristiche è quello di Gian Vincenzo Pinelli che andò poi a
aste e questo ha fatto si che si potessero conservare meglio e che non subissero
dispersione.
La Biblioteca Laurenziana raccolse le collezioni private dei Medici, fu aperta al pubblico nella
sua collocazione definitiva nel 1571 nella sede presso San Lorenzo, i Medici hanno sempre
custodito questa biblioteca in modo particolare per questo è diversa dalle grandi raccolte
importanza, quindi sicuramente ancora oggi è per addetti ai lavori, è una biblioteca
chiamato Angelo Maria Pannocchieschi marchese d9Elci che lasciò la sua collezione di editio
princeps e incunaboli, per questa collezione importantissima di circa 1099 testi fu creato una
sala apposta, ora i libri sono stati spostata e la Tribuna d9Elci viene utilizzata per conferenze.
La Biblioteca Marciana era nata su lascito del cardinal Bessarione, questo avvenne nel 1468,
ci volle molto tempo perché fosse risistemata e rimase in casse chiuse depositate presso il
Palazzo Ducale a Venezia, fu edificato un edificio apposta e nel 1537 fu affidata la sua
Vaso Librario, sarà implementata moltissimo e anche questa va considerata di Stato perche
Lezione 13
Gabrielé
Era un francese, di Parigi, nasce nel 1600 da una famiglia non agiata, riesce comunque a
studiare in vari collegi parigini tanto da diventare dottore nelle arti liberali e iniziare gli studi
in medicina, i suoi studi gli permetteranno di frequentare molti circoli eruditi e di venire a
contatto con la corrente libertinage filosofica, secondo la quale la ricerca della verità non
andava conseguita attraverso i dogmi ma del tutto il contrario di tutto, per raggiungere la
verità bisognava conoscere tutto ciò che riguardava un argomento ma anche ciò che gli
poteva essere contrario, viene in mente subito il dogma della chiesa cattolica che ha sempre
de Mesmes, esponente della politica parigina e gallicano, al quale dedicherà un suo scritto;
giungerà in Italia intorno al 1626 a Padova per dedicarsi agli studi di medicina, rimarrà circa
un anno in Italia poi tornerà l9anno successivo alla morte del padre e nel 1627 pubblicherà il
Divenne bibliotecario del nunzio apostolico Giovanni Francesco Guidi da Bagno e al seguito a
questo giungerà in Italia e soggiornerà per diverso tempo in varie città tra cui Roma e
Padova per conseguire la laurea in medicina, riuscirà a instaurare relazioni con personaggi
illustri italiani e entrerà a lavorare anche per il Cardinal Barberini quando il Guidi morirà. Nel
1642 entra a far parte della famiglia del Cardinal Mazzarino, si trasferirà in Francia e per lui
pubblico nel 1643, realizza proprio la raccolta attraverso acquisti e donazioni viaggiando
proprio per questo scopo, purtroppo la Biblioteca di Mazzarino andò dispersa nel momento
in cui ci furono grossi scontri dovuti ai torbidi della fronda, Naudé dovette lasciare Parigi e i
suoi poteri gli furono tolti, la stessa Biblioteca fu smembrata e questo fu un duro colpo che
lo portò a scrivere degli appelli per salvare la Biblioteca. Il verbale realizzato da Naudé è
importante, realizzato al momento della consegna della Biblioteca alle autorità di Parigi, da
la descrizione della Biblioteca sia della dislocazione della raccolta libraria, seguiva più la
distribuzione nei locali, questa era stata realizzata più per le pratiche necessità di lettura dei
libri più che non una sistemazione bibliografica e semantica, nell9altro scritto, appello alle
autorità affinché la Biblioteca non andrà dispersa, questo non andò a buon fine e lo portò ad
acquisire lui stesso parte della raccolta, la parte relativa ai testi sulla medicina, si trasferirà
anche presso Cristina di Svezia a Stoccolma per diventare il direttore della Biblioteca Regia,
per breve tempo, poi vorrà tornare a Parigi e durante il viaggio morirà.
Pubblicato a Parigi nel 1627, presso Targa, ebbe anche un9edizione in latino e in inglese
successive, quelle italiane sono successive, poiché si scontra con il contesto italiano
cattolico. Fu realizzato per una delle tante conferenze tenute da Henri de Mesmes e proprio
in uno di questi contesti viene sollecitato a pubblicare questa relazione, non è uno scritto
lunghissimo, quasi una relazione che offre al proprio mecenate e si rivolgerà a lui in prima
persona, il punto centrale su cui si basa il trattato sono istruzioni sull9allestimento di una
Biblioteca, uno dei primissimi di questo genere, lega molto l9allestimento alla bibliografia, è
la bibliografia che deve guidare all9allestimento della biblioteca, un nesso molto forte fra
ideale è una biblioteca che sia universale, con una destinazione pubblica e anche una
biblioteca che possa salvaguardare e conservare dalla dispersione tutto quello che riguarda
lo scibile umano, è una biblioteca ideale, nessuna raccolta libraria poteva accogliere tutto lo
scibile umano, si potrebbe anche considerare anche un trattato bibliografico, grazie alla
conoscenza della bibliografia si possono fare poi scelte da inserire nella raccolta, si rivolgerà
a tutti gli autori non escludendo nessuno, autori però che avessero un valore, senza lasciare
da parte libri, autori o opere per motivi contrari al proprio gusto personale, i criteri di scelta
devono essere razionali, il suo trattato può essere suddiviso in 3 grandi parti:
La prima parte è forse la parte più difficile e la più importante, è fondamentale non avere
pregiudizi e essere totalmente imparziali, si citano tutti personaggi e biblioteche celebri nel
tempo, in questo trattato si riprendono a modello anche biblioteche già trattate; le scelte
che devono essere fatte devono guardare sia al passato sia al presente, conoscere e avere
tutte queste indicazioni è possibile attraverso consigli, contatti con personaggi nel mondo
librario, conoscere trattati che hanno già toccato queste tematiche, in questo si cita Richard
of Bury e la Bibliotheca Selecta di Possevino, si guarda anche a personaggi che avevano dato
istruzioni per la conservazione dei libri, bisogna procurarsi i cataloghi e gli indici di
biblioteche sia pubbliche che private, se questi vengono editi a stampa bisogna comprarsi
altrimenti vanno copiati, per lui sono fondamentali la consultazione e l9acquisto di cataloghi
delle raccolte, i cataloghi sono quelli che ci danno una funzione molto importante, non solo
la conoscenza del posseduto di una biblioteca ma anche la locazione dei libri, danno
indicazioni segnaletiche; questi sono tutti strumenti da utilizzare per costruire questa
mappa bibliografica che servirà per acquistare gli autori e le opere. Naudé è fortemente
critico per coloro che costituiscono le loro raccolte per la loro magnificenza, non condivide
l9accumulo fatto per ostentazione, la scelta non deve escludere niente deve avere
pubblico vuole, la scelta deve ricadere sia su autori e opere celebri ma anche su autori
anche meno conosciuti che hanno scritto e pubblicato tematiche meno conosciuti, elenca in
14 punti quelli che dovevano essere gli autori e opere che dovevano appartenere a una
collezione di tale fattura, fra questi ci sono anche quegli autori che si erano opposti a grandi
autori che erano sempre stati i punti di riferimento, gli autori che per primi hanno trattato di
qualche scienza, tra questi sono compresi anche gli eretici e eterodossi. Queste sono le
testi che circolavano in formati minori, in opuscoli perché potevano contenere un messaggio
testuale importante e da conservare, anche i fogli volanti e perché non venissero dispersi lui
ne consiglia la rilegatura in miscellanea, in questo contesto non poteva non citare Gessner,
Nella seconda parte del trattato Naudé tratta di come procurarsi i libri, il modo più rapido è
anche i contatti con tutti quelli che potevano essere gli addetti ai lavori in campo librario, da
queste figure si poteva venire a conoscenza delle nuove edizioni, utili e importanti da
inserire nella raccolta libraria, ci sono degli autori che vedono la luce del proprio testo in
epoche successive all9invenzione della stampa, quindi è molto importante stare al passo con
prendere informazione di testi inediti, i manoscritti degli autori che hanno appena finito di
completare la sua opera ma ancora non ha pubblicato il libro a stampa. Naudé parla anche
di non sottovalutare carte o pergamene con cui spesso si rilegavano i volumi, il libro a
stampa spesso usciva in fascicoli, era poi l9acquirente che rilegava i volumi secondo i propri
gusti, essendo molto costose si utilizzavano anche vecchie pergamene che potevano essere
parte di testi importanti. Una volta che attraverso i criteri di scelta indicati da Naudé e
acquistati i libri con queste metodologie arriviamo alla terza parte, su cui Naudé non si
sofferma più di tanto, non dando nemmeno tante novità, quello che devono avere le
non quella per classi all9interno delle quali trovare delle sottoclassi, suddivisione per
discipline e per classi che chiaramente chi gestisce la biblioteca deve essere in grado di
conoscere, secondo Naudé i libri comunque trovano il loro posto nella propria classe,
qualora non riuscisse a trovare ubicazione questo viene messo in un contesto separato
come miscellaneo, per primi devono essere inseriti i testi a carattere generale e più antichi,
poi i commenti a queste opere devono essere collocati subito dopo, legati all9autore che
stanno commentando, poi vengono i libri che hanno lo stesso soggetto devono essere riuniti
insiemi, il resto vengono collocati tutti insieme in un9altra collocazione, una biblioteca non è
mai chiusa, diventa chiusa nel momento in cui colui che l9ha costituita poi muore e se non
ampliata e aggiornata la collocazione dei libri su scaffale a muro deve lasciare degli spazi
fruibili, quelli esclusi dalla consultazione sono i manoscritti di particolare pregio o rarità e i
libri proibiti o eterodossi, questi devono trovare una collocazione a parte devono essere
privi di contrassegni che possono farli riconoscere al lettore ma possono essere comunque
l9Ambrosiana e l9Angelica, citerà proprio queste come modelli da seguire per questa
tematica, in Europa sono solo 3 le Biblioteche veramente aperte al pubblico, queste due e la
Bodleiana, hanno degli orari ben precisi per essere consultati, addirittura l9Ambrosiana ha
un orario molto ampio ed è molto liberale nella fruizione dei libri, è vero che l9apertura al
pubblico permette l9accesso un po9 a tutto lo scibile umano però poi non era sempre così,
quando l9utente arrivava e chiedeva un certo testo magari poi non gli veniva consegnato,
per motivi di censura. Parla anche della figura del bibliotecario, molto importante, deve
essere un erudito, ampia conoscenza bibliografica e dei libri pubblicati, prende a modello
Demetrio Falereo o Callimaco dei Pinakes anche Bartolomeo Platina, deve conoscere anche
alfabetico per autore, vuole una sistemazione per classi, è necessario avere un catalogo
classificato ma comunque non deve mancare un catalogo alfabetico degli autori, per aiutare
quella raccolta libraria, deve esistere anche un registro dei prestiti anche se in questo
Siamo agli albori del 700 e si arriva all9apertura delle biblioteche che servono a coloro che
non possono permettersi di comprare libri, le biblioteche potevano essere consultate anche
da coloro che avevano già una propria collezione, ora si ha una visione ancora più moderna,
uno dei primi ad avere questa idea è Francesco Marucelli che alla sua morte lascerà per
per l9utilità dei poveri viene aperta nel 1752, il nucleo originale è la raccolta di Marucelli, la
sua collezione la costituisce a Roma e qui morirà nel 1703, per disposizione testamentaria
vuole che la sua biblioteca sia riportata a Firenze e sia creato un edificio apposta che possa
contenere una biblioteca ad uso pubblico anche per i più poveri. In questa idea che lui ha al
momento del suo testamento ancora a Firenze non esisteva una realtà del genere, Marucelli
era nato a Firenze e aveva studiato a Pisa giurisprudenza, si trasferisce a Roma per praticare
l9attività legale, non lo farà perché si dedicherà allo studio, diventa anche abate, attraverso
anche i proventi della gestione dei monasteri lui allestirà la sua collezione di libri, già la
metteva a disposizione degli amici, degli studiosi che avevano necessità, si dedica
prevalentemente allo studio delle lettere e delle scienze, non si dedica al diritto e inizierà,
poi proseguita dal nipote, un9opera chiamata Mare Magnum un indice di tutte le opere che
possedeva o di cui aveva letto o sentito parlare, indice per materie. La Biblioteca viene
costruito nel retro del Palazzo Fenzi (sede SAGAS), Marucelli veniva da una famiglia molto
agiata e dispone anche di un lascito in denaro per la costruzione della sede e per
l9accrescimento della collezione, le sue disposizioni vengono portate avanti dal nipote
Alessandro, ci vorrà molto tempo per costruire l9edificio, costruito su disegno di Alessandro
Dori, viene fatto un bando, passano molti anni e la costruzione inizia nel 1747, la biblioteca
sarà poi aperta al pubblico nel 1752. La biblioteca inizialmente aveva circa 6 mila volumi,
sarà poi accresciuta, sarà unita anche la collezione del nipote, anch9esso morto prima della
realizzazione, e quindi viene a costituirsi il fondo iniziale della Marucelliana; nei secoli
successivi si amplierà moltissimo anche grazie a una serie di importantissime figure che la
cataloghi, uno dei più grandi bibliotecari di questo periodo, farà molti acquisti, sistema i
libri, da una sistemazione importante alla biblioteca di cui farà anche il catalogo, continuerà
soppressi.
La Biblioteca Magliabechiana
Intorno alla metà del XVI secolo, lo spazio occupato degli Uffizi era un teatro, il Teatro di
Baldracca, prende nome dalla vicinanza al quartiere del potere del Grand Ducato di Toscana,
Via dei Neri, un luogo dove vi si mangiava, vi si beveva e vi si andava a donne; il Teatro era
molto importante nella composizioni italiana del tempo, punto di onore delle compagnie
teatrali, sulla destra dell9immagine notiamo una griglia, una finestratura che non permette
divedere dalla platea, questo ci racconta tante cosa della nostra antropologia culturale. Il
viene messo alla Berlina, a poche centinaia di metri esiste il Teatro di Corte dove si fanno
la decadenza, questa avviene alla metà del 600 in cui il Teatro cade in disuso, nel frattempo
nasce a Firenze un uomo Antonio Magliabechi, che condizionerà la cultura non solo del suo
tempo, nasce da una famiglia di orafi, destinato alla stessa professione, ma la sua vocazione
lo porta all9erudizione, acquista libri, li assimila, li fagocita, è egli stesso una biblioteca,
Antonio ha una casa ingombra di libri, per se stesso lascia soltanto due sedie, vive di una
modesta rendita, Cosimo III gli offre il posto di bibliotecario per la sua biblioteca,
corrispondenza con tutti i grandi cittadini eruditi di Italia, così da seguito alla sua conoscenza
destinazione alla sua collezione libraria che ammonta a circa 30 mila volumi dove lo scibile
nel suo insieme è trattato, lascia i suoi libri alla città di Firenze purché ne faccia una
Biblioteca pubblica, a Firenze ancora non c9era una biblioteca pubblica, ce ne erano molte
classi sociali più elevate; Magliabechi ha quindi questa straordinaria illuminazione, vuole
una biblioteca per tutti specialmente per i poveri che non si possono permettere di
di tantissime casse di legno, stipate da qualche parte che dovevano essere convertite in libri
su degli scaffali, con un ordine possibilmente, c9è il problema di individuare dove e come
questa biblioteca deve essere attuata, questo testamento si converte in un panico per gli
a Giovan Battista Foggino architetto di corte molto stimato da Cosimo III di trasformare il
spendeva poco in cultura, ma il risultato è mirabile, ci sono ancora tutte le casse da aprire e
sistemare negli scaffali prima vuoti, bisogna specialmente ordinarli per il catalogo,
scienziato, siamo in un epoca in cui ancora la filosofia è soprattutto filosofia della scienza e
dunque la capacità di organizzare il pensiero è in capo agli scienziati, si deve dare quindi
ordine agli oggetti, imposta l9organizzazione di libri sugli scaffali secondo un proprio criterio,
dovremo aspettare il 3 Gennaio 1747 prima che il sogno illuminato di Magliabechi diventi
riferimento fondamentale per la cultura del paese, la soglia sarà varcata nel corso dei
decenni per più di un secolo da tutti coloro che hanno avuto a che fare con l9erudizione e la
creatività nel corso del tempo. È stata messa in un grande finestrone che guarda verso la
Signoria un epigrafe in latino 700esco dove vediamo la dimensione come 300 anni possano
valere millenni all9interno di una società, di un9interdisciplinarietà, questa epigrafe dice che
Firenze è cultrice e culla degli studi delle lettere e che questo luogo era un Teatro dedicato
agli istrioni e al riso, in 3 righe c9è un rimescolamento di valori e di DNA, gli istrioni, il riso,
considerato elementi inferiori oggi sono appannaggio, sotto la cura e la tutela delle arti e
dell9archeologia, per i nostri progenitori non erano assolutamente assimilabili. Nel 1861 la
Toscana entra a far parte del Regno d9Italia e la Magliabechiana diventa Biblioteca Nazionale
poi da li a qualche anno Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Fino 1935 anno in cui la
museo italiano, gli Uffizi, la più grande Biblioteca e il più grande Archivio di Stato, Firenze
fino a questo anno aveva questa cittadella della cultura, poi nel 1988 di trasferisce l9Archivio
di Stato in Piazza Beccaria e rimangono gli Uffizi. Domenico Fava si impegna in un manuale si
impegna a raccontare le operazioni di trasporto, i calcoli fatti sul trasferimento del 1935.
più grande di collezione d9arte, le Gallerie degli Uffizi, di una Biblioteca che possa arricchire
la collezione stessa, si crea così la Biblioteca in alcune stanze della fabbrica vasariana, questa
manifestata nei Musei, nelle chiese, è proprio quella che trova nella Biblioteca degli Uffizi la
sua documentazione. Neri di Bicci nell9arco di 22 anni scrive tutti i dipinti che faceva, è
importante e prolifico artista che riempie Firenze e la Toscana di opere, compagno di Sandro
Botticelli, molto più economico e quindi riceve più committenze; questo suo diario è
importante non solo perché ci permettono di identificare le sue opere, laddove siano nel
mondo, quello che sta a cuore a Neri di Bicci è anche nel raccontare di se le storie di artisti,
del costo di opere, della manovanza, il costo dei colori, non perde occasione di raccontare
quanto ha speso; mano 400esca, Neri scrive per se stesso, non immagina che poi le sue note
Biblioteca degli Uffizi è la risultanza di un accordo fra San Marco e i Domenicani di Fiesole,
testimonianza di Girolamo Savonarola, frate che caccerà i Medici, creerà una Repubblica di
Dio e fu impiccato e bruciato, si conserva anche la sentenza che lo condanna nel 23 Maggio.
Il primo inventario risale al 1589 quando gli Uffizi erano uffici, Giorgio Vasari costruisce per il
suo signore un ufficio che possa essere utile alle magistrature, compresa la Tribuna,
nell9inventario notiamo che si tratta di un atto notarile che ci permette di sapere cosa sono
gli averi della famiglia a quella data, non ha nessuna utilità dal punto di vista catalografico, ci
permette di sapere esattamente cosa c9era e si documenta la crescita delle collezioni delle
dell9anno 1768 disegna la collocazione delle opere sala per sala, c9è la fotografia delle pareti
con le opere disposte, questo ci permette di conoscere la storia delle varie collezioni; la
museologia nasce nel 1955 ma questo non vuol dire che prima non si organizzassero le
opere, c9era sempre un criterio; anche Luigi Lanzi, gesuita marchigiano che rimane
raccomandazione presso il Gran Duca di Toscana che lo assume essendo egli un grande
conoscitore delle antichità perché faccia da vice reale antiquario, si appassiona e decide di
scrivere una Storia Pittorica della Italia, trascrizioni di epigrafe etrusche, in latino e greco.
Scritto da Leopoldo della Santa e il titolo è Della Costruzione e del regolamento di una
pubblica universale Biblioteca, pubblicato presso Gaspero Ricci nel 1816, esce circa 2 secoli
dopo quello del Naudé, sono però due trattati che dal punto di vista biblioteconomico sono
molto simili, sono istruzioni per allestire una Biblioteca, trattano delle Biblioteche punto di
contesto delle biblioteche private, l9allestimento nasceva in un contesto privato; per quanto
questo trattato si parla di qualcosa a cui Naudé non accenna, la costruzione dell9edificio
stesso, nel frontespizio vi è anche scritto Con la Pianta dimostrativa, inoltre sempre nel
titolo si parla di regolamento, quello che dovrebbero essere le regole per la gestione di una
biblioteca, non si tratta più di gestire una raccolta libraria, nel trattato del Della Santa non
vengono citati autori e titoli, si rivolge a una Biblioteca già formata, già pubblica che non può
più essere quella a vaso librario, si considera il trattato come un Termine dal quale ha inizio
separati, è analizzato nel trattato questo perché quello che conta deve essere la
conservazione dei libri e tutto quello che uno può dare di fruizione e di aiuto in termini di
tramite fra il Bibliotecario e i lettori; un9altra novità è nell9idea di avere delle stanze di lavoro
per il Bibliotecario, cosa che non era prevista nel salone librario.
Il trattato è firmato da Leopoldo della Santa, quando fu pubblicato, questo, per tutta una
serie di motivi, soprattutto per le novità e le critiche al vaso librario, troverà dei consesi ma
anche delle aspre critiche; una di queste critiche viene pubblicata in Biblioteca Italiana da un
recensore anonimo che ne fa una dura critica, a questa recensione viene in difesa del
abate, di altissimo spessore culturale, che risponde in termini molto forti a questa
recensione negativa, questa difesa non passa inosservata tant9è vero che il direttore della
famigerata rivista, interviene con un9altra pubblicazione, in difesa della recensione negativa
e in questo suo articolo afferma che non gli torna il fatto che il Follini si sia così esposto per
Italiana accusa il Follini di aver scritto il testo e di averlo dedicato a un certo Angelo Mai,
direttore dell9Ambrosiana. Della Santa era figlio di un miniatore, copista e lavora alla
Magliabechiana come copista e scrittore, molto legato a Follini per cui con ogni probabilità
ha fatto da prestanome al Follini stesso per scrivere questo trattato, non voleva comparire
come autore perché temeva le recensioni negative, criticando la gestione della Biblioteca
avrebbe così criticato il lavoro dei suoi colleghi; il Trattato affronta delle tematiche
prettamente legate alla conoscenza di come deve funzionare una Biblioteca pubblica, è più
difficile che un copista che aveva altri tipi di mansioni potesse entrare nel dettaglio e
concepire una nuova gestione di Biblioteca, per questi molti studiosi sono oggi convinti che
il trattato sia stato scritto da Follini. L9arrivo di una quantità rilevante di libri comincia ad
apportare delle problematiche nella gestione e nella collocazione delle raccolte che non
possono più trovare spazio in un unico vaso librario, in tutta la querelle dell9epoca ci sono
già dei progetti di allestimenti più moderni che possano gestire e contenere l9ingente
patrimonio che sta arrivando, sappiamo che era un continuo di nuove acquisizioni e nuove
donazioni, non si riusciva più a gestire la raccolta. L9esperienza dello scrittore gli ha fatto
l9autore stesso dell9opera lo dice criticando tutta la sfarzosità e la magnificenza che era
caratteristica tipica del salone librario e dice che anche l9architettura non deve essere legata
solo a un fatto estetico ma funzionale all9edificio stesso che si va a costruire, in questo senso
anche la biblioteca deve avere una struttura architettonica adeguata alle sue funzione, per
la fruizione e la conservazione dei libri; nel primo capitolo subito si affronta il problema della
conservazione e soprattutto dei difetti che aveva il Vaso Librario, ovvero non può contenere
tutti i libri, quando questi saloni non riuscivano a contenere la mole di libri che si stava
ingrandendo vengono allestite delle stanze senza alcun criterio, le sole stanze separate dal
salone erano quelle che contenevano libri di alto pregio o proibiti, il fatto di avere la
fruizione a contatto diretto con i libri poteva portare sia a una perdita o al furto di libri più
facile; vengono fortemente criticate anche le finestre che erano molto in alto e non erano
chiuse ermeticamente facendo si che entrasse umidità e pioggia; ancora viene criticato il
fatto che il continuo via vai anche dei bibliotecari stessi creava quella situazione di rumore
che invece non si addice a una sala di consultazione e di studio, in questo contesto per
l9autore la Biblioteca pubblica universale doveva trovare un sistema per cui i libri dovevano
essere protetti, conservati e chiaramente anche fruibili, la loro collocazione doveva essere
tale affinché non passasse molto tempo dalla richiesta del visitatore.
La prima parte è un atrio con delle scale dalle quali si accede al vestibolo, una sorta di
ingresso alla sala di lettura, ai lati del vestibolo troviamo delle zone aperte, cortili per dare
luce alla sala lettura, il vestibolo è importante perché qui è possibile poter sistemare tutto
quello che è l9oggettistica e l9ornamentazione, inoltre vi erano due tabelle apposte alla porta
d9ingresso, con l9orario di apertura e con le regole di comportamento da parte degli utenti.
Ai lati dell9atrio di prevedono 4 stanze che sono adibite a magazzini e per tanto devono
essere separati dal cuore della biblioteca, ovvero le varie librerie e la sala lettura, questi
magazzini contenevano strumenti di pulizia, carta, inchiostri, quello che serviva anche alla
gestione della biblioteca stessa, era prevista inoltre una stanza apposta di rilegatura perché
era importante che i libri non uscissero per essere restaurati ma sarebbe stato meglio che il
tutto fosse stato creato all9interno della biblioteca stessa. Arriviamo così alla sala lettura,
nella quale secondo l9autore non ci devono essere libri, la maggior parte della raccolta è
essere i tavoli di lettura per gli studenti e poi 4 postazioni rialzate per i custodi: lui prevede 3
classi di personale, nella prima inserisce il Bibliotecario direttore della biblioteca che poteva
avere uno o anche più aiuti, sempre nella prima classe un ministro dell9indice e un aiuto,
nella seconda classe individua due copisti e infine nella terza classe si hanno i custodi, un
libro richiesto nelle varie zone dove questi sono conservati. Collegata alla sala lettura
troviamo un9altra piccola stanza adibita per il ministro dell9indice, chiamata stanza del
ministro, separata dalla sala da una grande porta finestra; il ministro dell9indice non è altro
che il Bibliotecario che gestisce il catalogo, amministrava l9indice, a differenza dei custodi
che non era necessario che avessero un livello di cultura alto, mentre il ministro deve avere
un buon livello culturale perché deve gestire la raccolta soprattutto in termini catalografici,
aiuta lo studioso stesso che ha bisogno di trovare un libro di cui non ricorda l9autore o il
titolo, dare indicazioni bibliografiche, aggiornare il catalogo stesso, deve essere una persona
istruita. Subito dopo abbiamo un9altra stanza, la stanza dell9indice, comunicante con quella
del Ministro, qui c9è il gabinetto dell9indice dove viene conservato l9indice e un altro
del libro, sarà consultato nel momento in cui arriva la richiesta, indice topografico che segue
la collocazione stessa dei volumi; non è detto però che un utente ricordi titoli o autore
dell9opera, era necessario per dare l9idea del contenuto intellettuale e bibliografico della
Biblioteca nel dizionario, strutturato in ordine alfabetico per autore, per titolo e anche per
materia che poteva essere consultato anche dall9autore a differenza dell9indice. Il ministro a
seconda delle richieste fatte controllava la presenza del libro, dava la collocazione al custode
e quando un libro non era presente lo annotava per un futuro acquisto; per procurarsi
questi libri fa una nota di tutto quello che manca potendoli acquistare tramite mercati
oppure veniva stilato anche una sorta di elenco affisso all9atrio in modo che chi lo leggeva
poteva decidere di donare un volume mancante alla Biblioteca. Andando avanti abbiamo un
saloncino privato dove veniva conservato l9archivio della biblioteca e poi era il saloncino di
accoglienza per i personaggi illustri che venivano da fuori, sala di accoglienza, ai lati della
Lungo tutta la biblioteca c9è una sorta di corridoio che da accesso alle librerie vere e proprie,
luoghi di conservazione veri e propri; l9autore pensa a 4 stanze, 4 librerie scelte, in fondo e
tutta una serie di librerie strette e lunghe chiamate librerie comuni che contengono il cuore
della biblioteca, quelle scelte conservano libri di pregio, gli incunaboli, manoscritti, edizioni
particolari di lusso e infine anche i libri proibiti, questi avranno una segnatura con un segno
distintivo, in modo che il ministro potesse decidere se dare o meno in consultazione quel
libro stesso. Le librerie comuni invece hanno delle scale, sono al piano superiore, scompare
l9idea dei ballatoi, rimangono tante librerie a un piano e se poi c9è necessità di aggiungerne
altre si ha un altro piano al quale si accede dai 4 lati, queste sono strette e lunghe, hanno
l9accesso diretto sul corridoio e poi sono dotate di una finestra, le librerie sono formate da
scaffali in legno che corrono longitudinalmente e in parte anche intorno ai lati corti, alla
porta d9ingresso e intorno alla finestra, tutte queste librerie, scelte e comuni, sono dotate di
una cancellata in ferro, non da porte in legno o da chiusure in modo che si potesse vedere
comunque il posseduto librario all9interno di una singola libreria e davano molta più
visibilità, scaffalatura in legno con palchetti posizionabili a seconda del formato dei volumi: il
nostro autore sceglierà una collocazione per formato, libri più piccoli andranno tutti insieme
e vice versa, anche i palchetti stessi dovevano essere necessariamente rimovibili. Ogni
libreria era corredata di un tavolo per i formati atlantici oppure per poggiarci i libri da
risistemare, dovevano essere in Cipresso, che non si tarla e emana una sorta di profumo che
terra e prendere meno polvere, indica anche il fatto che dovevano rimanere di legno
naturale o verniciate con un colore ad olio, non altre materie che potevano deteriorarsi nel
tempo ma durare a lungo. Il bibliotecario direttore doveva avere l9abitazione collegata alla
Biblioteca stessa.
due motivi, non tutti i libri possono trovare una collocazione esatta per classe o materia,
una dislocazione di tal genere poteva generare spazi vuoti, questo non deve accadere, lo
spazio è quello con cui lottano tutte le biblioteche, nuoce alla buona organizzazione della
biblioteca, si vede anche da queste critiche che l9autore dovesse essere una persona istruita,
dice di aver visto certe collocazioni di volumi segnati con le lettere dell9alfabeto, può andar
bene per piccole biblioteche ma non per quelle grandi, il rischio più grande è che se un
volume va nella collocazione sbagliata non viene più ritrovato, dice anche di aver visto un
sistema per classi numerate che si succedono di continuo sui palchetti. Molto importante è
librerie sono numerate in numeri romani, il numero sulla costola avrà quindi il numero della
libreria, il numero del palchetto e la posizione sul palchetto, quando l9utente fa la richiesta il
custode si reca dal ministro, il ministro consulterà l9indice in ordine alfabetico e troverà la
Lezione 16
Le biblioteche si sono incrementate anche grazie al patrimonio delle chiese soppresse che è
intero ordine, questa può essere effettuata sia dal potere ecclesiastico ma anche dal potere
civile, noi siamo interessati alle soppressioni in ambito civile, non esistono solo le
soppressioni messe in opera nel 500, ma anche in epoca medievale, proprio perché la chiesa
stessa aveva questo potere perché o un convento era piccolo, con pochi conventuali per cui
non si sentiva più la necessita di tenerlo aperto, o per motivi di decadenza e di non
osservanza dei dettami della chiesa cattolica, anche per motivi politici per cui a un certo
punto la chiesa stessa è portata alla soppressione di queste istituzioni. Un esempio eclatante
avvenuta agli inizi del XIV secolo voluta da Papa Clemente V insieme a Filippo il Bello, un
ordine che aveva un potenza sia economica che sociale, avevano una fortuna ingente, ma ce
Per quanto riguarda il potere civile le soppressioni sono più radicali, avvengono per motivi
politici o economici, le soppressioni soprattutto in epoca moderna a cavallo tra la seconda
metà del 1700 e la prima metà del 1800 sono dovute a tutta una serie di movimenti e
correnti filosofiche che non avevano considerazione della vita ascetica e legata alle
comunità religiose; i poteri civili volevano anche un controllo maggiore sui beni della chiesa,
la chiesa nei secoli aveva messo da parte un patrimonio enorme, dal punto di vista
finanziario, sia di beni immobili, patrimonio che faceva gola a tanti poteri laici.
biblioteche:
Il primo ordine che viene soppresso è quello dei gesuiti, la compagnia di Gesù aveva assunto
un potere enorme, sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista culturale, nacque in un
contesto di subito prima del concilio di Trento, un ordine che aveva un forte potere anche
sul popolo e sul territorio, su cui i collegi operavano, dava fastidio alla chiesa ma anche ai
poteri locali politici e laici, dopo varie pressioni, nel 1773 proprio per ordine della chiesa e
del potere laico viene dato ordine della soppressione di quest9ordine; molti collegi vengono
sottratti a quest9ordine e quindi gli ambienti stessi, gli immobili che ospitavano questi collegi
saranno poi utilizzati per la formazione delle nuove biblioteche universitarie, molte delle
biblioteche universitarie che ci sono nascono in questo periodo e nascono anche acquisendo
quella di Genova. Queste soppressioni riguardano luoghi specifici, in altre aree alcune
caratterizzerà un po9 tutte le soppressioni è il fatto che saranno mantenuti ordini specifici,
dediti all9istruzioni e al mutuo soccorso degli ospedali, per il popolo, sono di aiuto alla
gestione del potere civile nei contesti delle città, delle campagne, contesti rurali.
Nei regni italiani, al sud, continueranno queste soppressioni dei conventi gesuiti, mentre in
Toscana, sulla scia di questi primi movimenti, sono da ricordare le soppressioni Leopoldine
che in realtà non saranno così forti e devastanti ma alcuni ordini saranno temporaneamente
soppressi come i certosini e i teatini; in Francia con la Rivoluzione francese si vuole
indebolire il potere che aveva la chiesa e colmare il deficit che aveva lo stato in quel
periodo, la chiesa all9inizio della Rivoluzione nel 1789 non è particolarmente attaccata,
anche se si vuole indebolirla, però all9inizio non è così radicale la posizione dei rivoluzionari
contro i beni ecclesiastici, verranno promulgati alcuni editti per cui i beni ecclesiastici che
dovranno servire a colmare il deficit dello stato e per indebolire il potere ecclesiastico
saranno incamerati dallo stato tranne quelli dediti all9istruzione e alle opere di carità. Con lo
sviluppo della Rivoluzione, arrivando al periodo del terrore fino al 1793, queste soppressioni
si radicalizzano al tal punto quasi da fermare la creazione stessa di ordini nuovi, fino ad
allora non era stato proibito di formare dei nuovi istituti o comunque nuovi ordini, invece
poi nel 1793 con la radicalizzazione di tutte le idee rivoluzionarie avverrà proprio questo,
una lotta forte contro tutto quello che riguardava la chiesa. Questo avverrà anche in Europa
e toccherà anche i paesi satelliti toccati in qualche modo dai moti rivoluzionari, compresa
l9Italia; quando avremo Napoleone e il momento della restaurazione, sarà più indulgente,
molti ordini riusciranno a recuperare parte del proprio patrimonio, abbiamo quindi un
momento di riorganizzazione, fino a che anche Napoleone stesso per motivi economici e per
contrasti della chiesa stessa promulgherà quello che diventerà poi un decreto da cui
verranno presi tanti punti e tanti spunti. Nel 1810 Napoleone nei territori da lui controllati
emanerà un decreto imperiale per cui si avrà una soppressione generale degli ordini
incamerati tutti i beni delle istituzioni dallo Stato che deve trovare un posto per questi, gli
edifici verranno convertiti in caserme, scuole, i beni mobili invece, ovvero pere d9arte,
quadri, statue e beni librari devono trovare una sua collocazione, conservazione e gestione,
dopo Napoleone in Italia nasceranno edifici appositi per la gestione di questi come la
Pinacoteca di Brera e ciò avverrà anche per le Biblioteche, anche dopo Napoleone c9è un
momento di pace, la vita religiosa riesce in parte a rifiorire, si organizzano in modo diverso,
nuovo, alcuni ordini si riorganizzano, altri si danno una denominazione nuova, proprio per
avere una nuova vita, ad esempio quando arrivavano commissari o coloro che dovevano
portare via i beni di un9istituzione religiosa, non trovavano monaci o conventuali o religiosi
armati che combattevano, anzi, solo la chiesa si impose, mentre le singole istituzioni
portarono avanti quasi una lotta passiva anche se questa fu diversa in quanto molti misero
Arriviamo alla metà dell’800 dove già nel 1855 era stata promulgata una legge dal regno di
Sardegna che in quel momento aveva il Piemonte, la Lombardia e la Liguria, per esigenze
finanziarie, proprio perché il regno di Sardegna aveva bisogno di liquidità, in cui ribadì e
confermo la soppressione di tutti gli ordini religiosi; questa legge fu poi applicata con alcune
modifiche con l9unità d9Italia, 17 Marzo 1861, il Re di Sardegna divenne re d9Italia e tutto
quello che riguardava le leggi del regno si applicò in quello nuovo che si stava costituendo, la
legge del regno di Sardegna diviene quella del Regno d9Italia. Nel 1866 viene emanata una
legge di soppressione, molto simile a quella del 1855, legge regia che riguardava tutto il
ecclesiastico, leggi ricordate come eversive, l9asse ecclesiastico entra nel demanio dello
stato. Le opere d9arte troveranno ubicazione nei nuovi musei e pinacoteca, ma per quanto
riguarda i beni librari, una parte sarà destinata alle Biblioteche pubbliche, i libri di minor
valore venivano alienati attraverso aste pubbliche, tutto ciò che non avrebbe trovato posto
nei musei, negli archivi e nelle biblioteche pubbliche poteva essere venduto, un bell9introito
per lo Stato quindi. Da queste leggi si sottrassero istituzioni di particolare pregio, come
Venivano mandati dei commissari presso le istituzioni che stilavano verbali molto dettagliati
dei beni mobili, questi beni poi venivano raccolti in magazzini appositi e poi inventariati
inserendo autore, titolo e l9istituzione dal quale provenivano, tutti questi documenti sono
ancora conservati all9archivio centrale dello stato a Roma. Con la legge del 1866 viene a
non gli viene proibita la possibilità poi di ricostituirsi, questa sarà una lenta opera di
riconquista che la chiesa farà, molti dei beni verranno sottratti dagli stessi monaci e religiosi,
si sa che a molte aste pubbliche le stesse istituzioni si presentarono sotto falso nome, con
dei presta nomi, o con soggetti particolarmente legati alla chiesa che avrebbero potuto
ricomprare gli immobili. Le conseguenze di queste soppressioni sono il fatto che tutti gli stati
coinvolti in queste soppressioni, Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi e Italia, devono
ospedali; una conseguenza per la chiesa è che qualora avesse la necessità di istituire un
ordine nuovo avrebbe dovuto avere l9approvazione del potere civile; la gestione dei beni da
parte dello stato diventa complicata, sono tutte conseguenze importanti che avranno
ripercussioni soprattutto per quanto riguarda il sistema delle biblioteche. In Italia dopo il
1866 questi beni devono trovare un9ubicazione, le raccolte librarie vengono devolute alle
biblioteche pubbliche delle rispettive province, vanno a confluire in raccolte che si sono già
costituite e già formate, vengono anche create biblioteche ex novo, viene previsto che
Non erano condizioni restrittive, era un modo abbastanza semplice, anche se in realtà
queste furono adempiute solo in parte, spesso, e questo porterà a una stasi del sistema
bibliotecario pubblico in Italia fino alla prima metà del 900, in biblioteche comunali più
piccole, queste 3 condizioni non vengono rispettate o in parte; spesso i locali diventano più
dei magazzini dove i libri prima di avere una loro definitiva collocazione devono aspettare
anche decenni; il bibliotecario viene scelto tra gli impiegati del comune, non una persona
specializzata nella gestione di una biblioteca, anche i fondi non c9erano. Queste biblioteche
che si vengono a costituire quindi dovranno aspettare molti anni per vedersi strutturare in
maniera giusta. Per quanto riguarda il contesto italiano le devoluzioni non furono attuate
bene, mancò un controllo a livello centrale, questo era abbastanza chiaro da concepire,
rimaneva uno stato formato da tante parti, realizzato dall9unione di tanti piccoli stati e
del patrimonio è testimoniata perché a distanza di una ventina di anni circa, nel 1887 fu
biblioteche nate ex novo per la gestione del patrimonio derivato dalla soppressione, fu
incaricato quello che era stato il prefetto della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
Torello Sacconi, che avrebbe dovuto ispezionare queste nuove biblioteche, stilò una serie di
studiosi ci stanno lavorando per studiare e capire come alla fine questo ingente patrimonio
librario fu gestito. Queste biblioteche alla fine divennero più istituti di conservazione più che
biblioteche ad uso pubblico, in quel momento aumenta la richiesta di libri, aumenta
anche nuovi libri, collezioni autori che fossero più moderni e contemporanei di aiuto e di
studio per il lavoro, nel frattempo, c9è stata anche la rivoluzione in campo di pubblicazione
di libri. In Italia nel 1830 si passa dalla stampa a caratteri mobili alla nuova stampa con le
rotative e macchinari che funzionavano con la forza vapore, che porterà a un9utilizzazione di
riviste, letture nuove a cui possono avere accesso un pubblico sempre maggiore. Le
discipline, in campo biblioteconomico non si realizzano quei sistemi che erano necessari, se
ne sentiva la necessità fino al punto di scrivere articoli in cui si chiedevano nuovi servizi,
nuovi modi di gestione di raccolte, rimane tutto a livello teorico, questo riguarda n po9 tutta
era immenso e molto più importante, è stato stimato anche in mezzo a tanti altre paesi
Queste mancanze sono anche testimoniate dalla situazione particolare italiana in cui diverse
Biblioteche di Stato vengono connotate del titolo di Nazionale, la Biblioteca Reale di Napoli,
di Palermo, anche la Biblioteca Magliabechiana che viene unita alla Biblioteca del
significato che viene dato alle Biblioteche Nazionali di altri stati, il nazionale ha un9accezione
di rappresentare la centralità del potere dello stato sono realtà che esprimono l9unità
nazionale, in Italia non è così non rappresenta quello che rappresenta negli altri Stati. A
Firenze ad esempio non c9era l9intento di rappresentare il Regno d9Italia, Firenze non è
ancora capitale quando si crea la Biblioteca Nazionale, l9idea in questo periodo era quella di
scegliere quelle biblioteche aperte al pubblico che avevano avuto un9importanza storica e
culturale nei vari contesti degli ex regni, sceglierne una decina e dotarle di questo
appellativo Nazionale per indicare che innanzitutto sarebbero state finanziate dal governo e
che avrebbero portato avanti conservazione e fruizione dell9eredità del passato, in realtà poi
di una definitiva capitale e dotarsi di una biblioteca Nazionale Centrale che rappresenti il
potere dello stato, molte istanze dell9epoca vedevano più necessaria la costituzione di
queste biblioteche proprio perché la sua storia non poteva avere una sola città che
rappresentasse la storia della nazione come poteva avvenire in Francia o Inghilterra; per
molti politici italiani dell9epoca era meglio eleggere alcune città e dotarle di Biblioteche
La società vedrà anche un cambiamento nell9uso, nella fruizione del libro e nella pratica di
lettura, necessità di nuovi autori e di letture diverse sull9input dato dalla Public Library
inglese, biblioteca moderna, dotata di nuovi servizi, personale specializzato con raccolte che
si aggiornano che servono per la comunità in cui operano. Su questa tipologia nuova ci sarà
qualcosa di nuovo in un contesto in cui il nuovo non aveva attecchito, prende spunto dalla
Public Library inglese, questa sarà dotata di nuove attrezzature, sistema moderno, nuovo
personale specializzato fondato su una legge che disciplinerà il tutto, Act, questa legge
Lezione 17
Dopo l9organizzazione amministrativa nel 1865 che si da il nuovo regno, dal quale è escluso
il territorio del Lazio che verrà ammesso nel 1870, e le zone del Triveneto, l9organizzazione
ha carattere centralizzato, governo dello stato con i vari ministeri, tra i quali i vari ministeri a
cui faranno capo le biblioteche: biblioteche statali, governativi e biblioteche che dipendono
da enti locali come comuni e province che vengono organizzati attraverso l9organizzazione
amministrativa del 1865, inoltre ci sono anche le biblioteche ecclesiastiche come quelle nel
territorio di Roma, la legge del 1866 viene applicata al regno italiano ma Roma non essendo
annessa non subisce al tempo la soppressione dei propri conventi e monasteri. Dopo il 1866
dallo stato, l9Italia non conoscerà mai una legge dello stato, le biblioteche sono sempre
regolamentate dai ministeri, in questo caso fino al 1975 dal ministero della pubblica
istruzione e successivamente dal ministero dei beni culturali. I regolamenti avranno il difetto
di riferirsi solo alle biblioteche statali escludendo gli enti locali, riguarderanno quindi le
Nazionali e Nazionali Centrali. Questi regolamenti vengono realizzati proprio per definire
degli stati unitari, si vuole definire meglio le funzioni di queste categorie e anche una
maggior qualificazione del personale che avrebbe dovuto essere impiegato per la gestione
La problematica fondamentale è la definizione del numero delle nazionali e dei loro compiti
e il contrasto fra una visione policentrica e una visione che andava verso una organizzazione
centrale dello stato. Viene definito meglio che biblioteche devono essere pubbliche, con
questo primo regolamento viene posta attenzione al fatto che si devono dotare di cataloghi
sia generali, sia speciali, legati a quelle collezioni di libri di pregio, volumi a stampa antichi,
incunaboli o manoscritti, queste biblioteche accolgono una gran mole di beni che
provengono dalle istituzioni ecclesiastiche; viene indicato anche il fatto che la biblioteca
magliabechiana, diventata nazionale nel 1861 dovrà avere il deposito obbligatorio delle
pubblicazioni stampate sul territorio italiano, ciò che rappresenta la centralità della
stesse pubblicazioni dello Stato, la Nazionale viene dotata di un deposito obbligatorio, già la
pubblicazioni del Gran Ducato di Toscana; questo diritto aveva creato delle grosse
problematiche per la gestione, conservazione e fruizione di tutto il materiale, nel 1861 viene
unita alla Biblioteca Palatina (non quella Mediceo Palatina che si era unita nel 1771,
collezione privata dei granduchi di toscana che erano i Medici) dall9unione di queste due si
crea la Biblioteca Nazionale di Firenze, costituita da fondi preziosi che diventerà sempre più
complicato da gestire, si pensa già a quest9epoca di trovare una nuova ubicazione che infatti
dopo studi e amministrazioni che si succedono nella gestione, troverà la sua ubicazione
Nel regolamento viene anche richiesto il deposito legale per la Biblioteca Nazionale, questo
aperte alla consultazione, ancora esistevano le biblioteche dei religiosi che none erano
ancora stati soppressi, la legge del 1866 sarà applicata qui nel 1873. A Roma ci si pone il
problema dove e a chi destinare questa mole di volumi, l9idea di creare una biblioteca ex
novo dipendente dall9ente locale non viene vista bene, perché Roma deve dotarsi di una
voluta fortemente dal ministro Ruggero Bonghi che emanerà un decreto di costituzione di
Biblioteca Nazionale nel 1875 aperta nel 1876 intitolata Vittorio Emanuele II, sarà ubicata
nel collegio gesuitico romano e si doterà subito della biblioteca contenuta nel collegio, viene
poi realizzata riunendo e acquisendo le raccolte che derivavano dalle soppressioni dei
conventi, sorgeranno subito dei problemi nella gestione: fin da subito bisogna gestire tutte
le raccolte, viene fatta una sorta di collocazione sommaria di volumi, per materia, sommaria
scomposta, gli spazzi stessi del collegio non erano stati rimodulati per gestire le raccolte.
Essendo una Biblioteca Nazionale doveva non solo conservare libri antichi, ma anche tutto
ciò che era la nuova documentazione che potesse rappresentare le nuove istanze della
cultura e diventare uno strumento e di diffusione della conoscenza del pensiero moderno
rappresentare l9Italia.
Alla fine del 1876 viene emanato un regolamento, anche questo troverà poca applicazione, per
Napoli e Torino, con questo regolamento si cerca però di diminuire il numero degli istituti
bibliotecari che dipendevano direttamente dallo stato, cedendone alcuni alla gestione degli
enti locali, oppure alle università cercando di diminuire il numero per ridurre le spese. Si
cerca come sempre di migliorare servizi, di definire meglio il ruolo di queste biblioteche
mezzi di fondi e di una visione unitaria di coloro che erano addetti ai lavori e alla gestione di
questo sistema. Nel contempo la Nazionale di Roma, entra in crisi, verrà chiusa per un breve
periodo perché non riesce a gestirsi al meglio e a dare una gestione catalografica alle
proprie raccolte, non risponde alle aspettative con cui era stata realizzata e aperta; questo
suscita scalpore, si aprirà un dibattito acceso sulla gestione bibliotecaria generale, porterà
alla realizzazione di una commissione per poter capire qual è lo stato in cui riversano le
biblioteche in Italia, verrà fatta un9inchiesta, varie strutture bibliotecarie verranno visitate,
da queste visite, verrà fuori che anche la Nazionale di Firenze non navigava in buone acque,
era rimasto dal punto di vista catalografico, 7 cataloghi alfabetici senza averne un unico
generale. Quando fu fatta l9inchiesta a Firenze le schede inventariali erano ancora inserite
nei libri, non servivano quindi a reperirli, anche il deposito legale era spesso disatteso, non
arrivavano le copie che ci si aspettava che arrivasse, anche i servizi al pubblico non erano
ben gestiti, il personale non era istruito, spesso non avevano una formazione bibliotecaria
ad hoc.
ben organizzato in varie sale, una di consultazione delle opere a scaffale aperto, vi è una sala
di lettura, varie sale dove venivano conservati gli stampati moderni, già stati schedati e al
secondo piano era stata prevista una sala per le riviste e un catalogo per autori a schede,
sembra che il sistema della scheda derivi dalle soppressioni della Rivoluzione Francese, i libri
temporaneo, poi autore e titolo, usando le carte da gioco. Il secondo piano che doveva
conservare i fondi provenienti dalle soppressioni è organizzato peggio, ancora sono in quasi
totale disordine, non gli è dato un ordine nuovo per essere gestito, si deve far riferimento a
vecchi cataloghi e inventari, è prevista una sala manoscritti e anche la biblioteca ex gesuitica
che viene incorporata è qui conservata e anche questa è poco organizzata; al secondo piano
sono conservati anche giornali, fogli volanti, opuscoli dei teatri; vi era poi la sala dove
venivano stipati i volumi depositati a Roma attraverso deposito legale, anche a Roma verrà
esteso il deposito legale delle pubblicazioni nello Stato, un9altra funzione molto simile alla
Biblioteca Nazionale di Firenze che soprattutto per quanto riguarda le riviste ha un deposito
mal tenuto.
Tutto questo approda nel regolamento organico del 1885, il regolamento che trova
un9effettiva applicazione, uno dei punti chiavi sarà la distinzione delle funzioni fra le varie
Nazionali e anche il fatto che viene dato il titolo di Centrale a Firenze e a Roma, ormai viene
trovato una sorta di compromesso le biblioteche attraverso il deposito legale si erano ormai
pubblicazioni e essere più utili al nuovo pubblico che frequenta le Biblioteche nel XIX secolo,
il carattere di centrale lo avevano già, avevano già i compiti che spettavano alle Centrali,
molti furono perplessi di questo fatto. Un altro punto fu la distinzione in due categorie delle
che si uniscono ad altri istituti, magari quelle più piccole che vanno a legarsi a biblioteche
più importanti oppure biblioteche universitarie che servono per gestire il patrimonio librario
e per dare servizio a una specifica istituzione, non sono autonome come saranno le
sempre in questa categoria tutta una serie di altre biblioteche che per la peculiarità di servizi
per il pubblico, di risorse rientrano nella categoria delle autonome (Laurenziana, Angelica,
Estense). Fatta questa distinzione in categorie ora il regolamento da ulteriori indicazioni sui
compiti delle due Nazionali Centrali, anche per distinguere le loro competenze, la loro
funzione oltre alla gestione delle antiche collezioni, è quella di diventare una sorta di
archivio per le nuove stampe, deposito legale, gratuito, devono dotarsi di nuove collezioni
l9arricchimento delle collezioni doveva essere compito delle altre Nazionali e dove non vi
erano le altre istituzioni bibliotecarie dovevano assolvere a questo compito, non limitandosi
solo alla cultura italiana, ma anche a pubblicazioni straniere, anche la letteratura straniera
non doveva essere scartata, sono funzioni che hanno anche altre Biblioteche autonome (per
alcune come la Laurenziana è difficile incrementare le collezioni, soprattutto per il fatto che
si tratta di biblioteche specializzate). Un'altra cosa che distingue le due Nazionali Centrali
acquisite per diritto di stampa, tutto quello che arrivava alla Biblioteca Nazionale
Centrale doveva essere pubblicato e messo a conoscenza degli altri istituti librari
oggi si chiama Bibliografia Nazionale Italiana, la prima uscita sarà nel 1886;
" Roma invece pubblica il BOMS, bollettino delle opere moderne straniere, acquistate
Ancora il regolamento da importanza alla figura del bibliotecario che doveva essere una
doveva anche avere un titolo, un esame di abilitazione, seguito da un tirocinio presso le due
Nazionali Centrali; vengono anche specificati gli orari che devono avere le Biblioteche, un
collezioni di manoscritti, incunaboli, libri antichi a stampa i quali dovevano essere soggetti a
una specifica normativa per la consultazione, materiali che comunque non potevano essere
gestiti e mandati in prestito liberamente. Essendo escluse le realtà dipendenti dagli enti
locali, comunali e provinciali, purtroppo queste ultime subiscono un fermo, una stasi, si
Con l9Unità d9Italia c9è l9esigenza di avere una centralità organizzativa, la Nazionale di Roma
nasce con questo scopo ma in realtà riesce male fin da subito a portare avanti l9istanza,
proprio perché una biblioteca si costituisce e definisce se stessa attraverso la stratificazione
il modo per cui piano piano forma le raccolte, avviene nel tempo anche attraverso la figura e
l9istituzione che lo realizza, pubblica o privata che sia, una fisionomia che la biblioteca
nazionale di Roma non poteva avere perché nata dall9aggregazione di tanti fondi variegati, la
difficoltà nel dare un9organicità, servizio e organizzazione a una biblioteca nata in questo
modo è più difficile, perché funzionasse doveva avere consapevolezza di dover conservare e
gestire al meglio un patrimonio materiale antico e gestire e trovare fondi per potersi
ampliare, per poter acquisire nuove collezioni, gestire meglio il deposito legale per poter
costituire una biblioteca organica che potesse avere da una parte una conservazione fatta
bene e anche una fruizione dell9antico e dall9altra un9apertura ben organizzata, catalogata e
fruibile di nuove istanze scientifico-culturali dell9epoca. Questa è la situazione agli albori del
XX secolo, mancano sempre finanziamenti, organizzazione e una legge statale che forse
avrebbe potuto gestire meglio la situazione, le biblioteche degli enti pubblici erano molte a