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Ecclesia orans 31 (2014) 111-169 111

Il memoriale pasquale come principio strutturante


della distribuzione dei salmi nell’ufficio divino.
Il contributo di Notker Füglister OSB
Eduardo López-Tello García

Introduzione
La distribuzione dei salmi nelle diverse ore della Liturgia quotidiana
ha delle caratteristiche particolari. Preferire un salmo anziché un altro
cambia la teologia dell’ora. Infatti, lungo la storia sono stati utilizzati
criteri precisi che hanno determinato il contenuto teologico dell’ora
celebrata. Alcuni di essi sono stati accolti nella Regola di S. Benedetto1.

Eduardo López-Tello García, osb, è monaco benedettino dell’arcibadia di Sankt


Ottilien (Germania) e professore all’Ateneo Sant’Anselmo di cui coordina l’Istituto di
Storia della Teologia.
1
Dall’inizio di questo lavoro dobbiamo costatare l’esistenza di una pluralità di
tradizioni liturgiche che si plasmano in differenti distribuzioni di salmi dell’ufficio
divino. Risulta rilevante per il nostro scopo ricordare che già la Regula Benedicti (=
RB) è nota perché non ha seguito accuratamente la tradizione monastica di recitare
i salmi in ordine numerico, bensì ha preferito applicare certi criteri con lo scopo di
fare una scelta salmica, e dunque teologica, a differenza del currente semper psalterio
del Maestro, cf. R. Taft, The Liturgy of the Hours in East and West. The Origins of the
Divine Office and its Meaning Today, Liturgical Press, Collegeville (MN) 1986, 125;
per quanto riguarda il Maestro, così come il quadro schematico nel quale Taft fa il
paragone fra il salterio romano e il salterio benedettino della Liturgia delle Ore, vedi,
136-137. Infatti, Taft ricorda: In the psalmody it is clear that Benedict depends more on
Rome than on the RM, (cf. Ib., 133), giacché a Roma, appunto, come in ogni ufficio
cattedrale, si sceglievano certi salmi per certe ore. Per le differenze fra le due ufficiature,
cattedrale e monastica, vedi Taft, The Liturgy, 32 e A. Baumstark, Liturgie comparée.
Conférences faites au Prieuré d’Amay, Monastère d’Amay, Chevetogne 1939, 118: Si
nous considérons l’office, l’histoire comparée des liturgies doit tout d’abord signaler un fait
[...]: la coexistence d’un rite que nous appellerons cathédrale et d’un autre, le rite monas-
tique, vedi Ib., 118-127 (le differenze specifiche tra le due saranno considerate sotto,
alla nota 13). Accettando come presupposto la divisione basilare fra ufficio monastico
e cattedrale, poiché era vigente nel tempo in cui lavora l’autore oggetto del nostro
studio come si evince dalla proposta del Baumstark, in questo contributo ci riferiremo
112 Eduardo López-Tello García

Posteriormente, questi criteri di scelta sono stati ripresi e sviluppati in-


sieme con altre tradizioni ed apporti nuovi, sia dal Concilio Vaticano II
che dalla successiva riforma Liturgica, in particolare per ciò che riguar-
da la scelta specifica dei salmi riferiti ad ogni singola ora liturgica2. In
questo stesso orizzonte, il contributo del benedettino N. Füglister ha
aperto una strada che potrebbe portare a conciliare la teologia biblica
con quella liturgica e la soteriologia con l’esperienza di preghiera. Cer-
cheremo di mostrare l’esistenza di un vero e proprio legame fra questi
elementi - il Mistero Pasquale - e come esso possa fare della Liturgia
delle Ore un vero e proprio evento salvifico in cui trovare le risorse per
la preghiera e per il vissuto quotidiano.
Il percorso che intendiamo fare ci rivelerà come la riproposizione del
fondamento teologico della Liturgia delle Ore3 fatto da Füglister attra-
unicamente alla preghiera liturgica monastica benedettina con eventuali richiami ad
altre ufficiature (Taft verrà citato come ampliamento delle tesi di Baumstark).
2
Cf. Sacrosanctum Concilium Œcumenicum Vaticanum II, «Constitutio
de Sacra Liturgia Sacrosanctum concilium (4 decembris 1963) 91» (= SC), Acta Aposto-
licæ Sedis (= AAS) 56 (1964) 122. Vedi anche A. Bugnini, La riforma liturgica (1948-
1975), CLV Ed. Liturgiche, Roma 1983, 514, in modo speciale la nota 14, dove l’auto-
re spiega i criteri teologici di scelta dei salmi nella Liturgia romana delle Ore (cf. etiam
i criteri di distribuzione dei salmi che si trovano al capitolo III, punto IV, Qua ratione
psalmi in Officio distributi sunt in Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sa-
cramentorum [in avanti, CCDDS, anche se riferito ad anteriori denominazioni della
stessa Congregazione], «Institutio generalis de Liturgia Horarum» [=IGLH] 126-135,
in Liturgia Horarum iuxta ritum romanum. Editio typica altera. I. Tempus Adventus.
Tempus Nativitatis, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1985, 61-63).
3
Siamo consci delle difficoltà che può originare l’utilizzo del termine “Liturgia
delle Ore”, sia riferito al periodo anteriore alla riforma liturgica, sia, in genere, all’uf-
ficiatura benedettina. La terminologia usuale fra i monaci benedettini prima e dopo
la riforma del Vaticano II, denomina l’odierna Liturgia delle Ore come “opus Dei”,
vale a dire “ufficio divino” (cf. RB 7,63, in Regula Benedicti, ed. R. Hanslik, Benedicti
Regula. Editio altera emendata, in Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum [=
CSEL] 75, Hölder-Pichler-Tempsky, Wien 1977, 56, lo descrive fra le attività quoti-
diane del monaco, come anche tutto il capitolo 16, ed. R. Hanslik (CSEL 75), 70-71:
«Qualiter diuina opera per diem agantur», in cui si enumerano le ore della liturgia
sotto questa denominazione: vigilie notturne, lodi, prima, terza, sesta, nona, vespri
e compieta, in RB 16, 3.4, ed. R. Hanslik [CSEL 75], 71). Invece, il «Directorium
de Opere Dei persolvendo» [= DODP] in Thesaurus Liturgiaæ Horarum monasticæ,
Secretariatus Abbatis Primatis O.S.B., Roma 1977, 1-18 introduce un cambiamento
notevole con l’utilizzo del termine contemporaneo “Liturgia delle Ore”, aggiungendo
Il memoriale pasquale come principio strutturante 113

verso la sua distribuzione dei salmi, abbia messo in evidenza una plu-
ralità di sensi soteriologici del testo biblico che non sempre erano stati
presi in considerazione prima del suo lavoro. Nel suo disegno, i salmi
vengono letti sotto nuove prospettive, poiché vengono pregati in uno
specifico momento kairologico4. Considerati i salmi sotto quest’ango-
latura, sorgono in essi nuove interpretazioni promananti dal rapporto
teologico che il P. Notker stabilisce fra il loro contenuto letterario e
la tematica storico-salvifica dell’ora di preghiera nella quale essi sono
recitati.
Nel pensiero del nostro autore, l’anamnesi degli eventi pasquali nella
Liturgia delle Ore deve tenere conto, non solo dell’ora del giorno e del
momento della settimana, ma anche della forma letteraria dei salmi,
avendo cura allo stesso modo della struttura che genera l’insieme del-
la sua distribuzione, cosicché i salmi scelti siano letterariamente adatti
ad esprimere il mistero celebrato. Questo intreccio fra tematica bibli-
ca, forma letteraria, contenuto liturgico e memoriale rende attuale in
modo inatteso la massima di Gregorio Magno: Scriptura crescit cum
legente5. A ciò noi possiamo aggiungere, con il tremore che nasce quan-
do si modifica un testo patristico, che a causa della pluralità di sensi
che il mistero fa nascere nella celebrazione, la Scrittura cresce ancora di

il qualificativo “monastico”. L’espressione “Liturgia delle Ore” si trova anche nelle


edizioni della Liturgia delle Ore monastiche riformate (Cf. Liturgia Monastica delle
Ore. Schema B, Scritti Monastici, Abbazia di Praglia 19861, 20134 [rist.]). Per motivi
teologici, in questo caso, utilizzeremo indistintamente le due denominazioni, “Litur-
gia (monastica) delle Ore” oppure “ufficio divino” (opus Dei).
4
Cf. DODP 9, in Thesaurus, 7: «(Horæ Operis Dei) sunt momenta (kairoi)
Christi (Mt 26,18; Io 7,6 et 8), quæ in omni celebratione nos collocant in hora (Io
2,4; 7,30 et passim) illa, in qua Dominus paschalem transitum (Io 13,1) perfecit,
in quo complevit semperque complebit promissam salutem». Senz’altro un’eccellente
descrizione del memoriale pasquale che accade in ogni ora: esse ci collocano proprio
nell’ora (corsivo orig.) della Pasqua (transitus) di Cristo nella quale avviene la nostra
redenzione. L’intersezione di queste tre coordinate pasquali (momento liturgico, mo-
mento cristologico, momento soteriologico antropologico) situa nell’universo cele-
brativo il kairós o momentum della Liturgia delle Ore ed è il criterio sottostante alla
distribuzione di Füglister realizzata tredici anni prima del DODP.
5
Gregorio Magno, Homiliæ in Hiezechielem Prophetam, I, 7, 8 ed. M. Adria-
en (Corpus Christianorum. Series Latina [= CCSL]) 142, Brepols, Turnhout 1971,
87,145: Divina eloquia cum legente crescunt.
114 Eduardo López-Tello García

più cum orante. Così, mentre il senso del testo si arricchisce attraverso
la preghiera e la sua teologia, la preghiera diventa Evento di salvezza in
un senso inatteso grazie al testo biblico e al suo concetto di memoriale.
Per rendere evidenti alcune delle caratteristiche peculiari del contri-
buto di Füglister, vogliamo fare poi un’analisi quadripartita: lo studio
dell’origine della diversità delle ufficiature contemporanee, la storia della
riforma dello schema salmico benedettino, la delimitazione dello scopo
teologico iniziale dell’autore all’ora di elaborarlo e, finalmente, il fonda-
mento teologico della distribuzione dei salmi da lui proposta. Quest’ul-
timo aspetto è ciò che fa di essa una proposta celebrativa del tutto origi-
nale, in particolare nei confronti della Liturgia romana delle Ore.

1. Ragioni di una pluralità: lo schema salmico


Dopo il concilio Vaticano II si sono sviluppati una serie di cambia-
menti strutturali nell’ufficio divino benedettino, generando una note-
vole varietà di forme della stessa Liturgia delle Ore. A sua volta, queste
forme hanno contribuito ad arricchire la spiritualità e la celebrazione.
Senza voler essere esaustivi, possiamo dire che, se teniamo conto delle
svariate prassi celebrative che si sono costituite in funzione dei libri
liturgici ad usum in ogni monastero, oltre alla pluralità già attestata dal
Thesaurus6 nel 1977, ci sono forme diverse di Liturgia delle Ore con
elementi propri in molte delle comunità monastiche contemporanee.
Avremo occasione di costatarlo più avanti per ciò che riguarda la plura-
lità degli schemi di distribuzione dei salmi7.

6
Cf. DODP 19, in Thesaurus, 13-14, dove si rende ragione dell’esistenza di una
pluralità di liturgie monastiche, rese possibili grazie ad un indulto fatto dal Consilium
ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia il 29 dicembre 1968, poi esplicita-
mente permesso dalla CCDDS (8 luglio 1971): Diversæ formæ celebrationis admit-
tuntur, ut omnes communitates, secundum suam physiognomiam propriam et activita-
tes exteriores quas exercent, in fundo communi celebrationis Officii divini occurrere sibi
possint. Si noti che esse nonostante siano sorte “prima” del Thesaurus, si ammettono
come esplicitamente possibili anche “dopo” la sua pubblicazione. Risulta rilevante il
fatto che la diversità liturgica trova le sue ragioni nelle caratteristiche proprie di ogni
comunità e non nella norma data dal Thesaurus.
7
Cf. infra la verifica della situazione contemporanea nei monasteri di lingua tede-
sca fatta nel nostro paragrafo, 2.3 “Codificazione creativa dinamica”. Si ricordi anche che
Il memoriale pasquale come principio strutturante 115

Questo panorama di grande diversità nella pratica dell’ufficio divino


è senz’altro l’antitesi rispetto al punto di partenza anteriore alla riforma
– momento nel quale i benedettini avevano un Breviario unico e un An-
tifonario unico. Una tale diversità si evidenzia nella Liturgia romana delle
Ore in un modo assai più discreto. In quest’ultimo caso, infatti, le edizio-
ni tipiche, frutto del rinnovamento liturgico, hanno creato una certa uni-
tà celebrativa che ammette soltanto alcune varianti regionali, soprattutto
per ciò che riguarda il calendario, gli inni ed alcuni aspetti di carattere
musicale8, senza variare altri aspetti strutturali per lasciare inalterata la
sostanza dell’ufficio. I limiti che scaturiscono dalla necessità di attenersi a
una “forma tipica” favoriscono una grande unità nella prassi celebrativa.
Al di là di questa valutazione generica del panorama contemporaneo
della Liturgia monastica delle Ore siamo tenuti a domandarci: c’è qual-
che aspetto essenziale che può contraddistinguere come singola e diversa
dalle altre ognuna di queste ufficiature, sia nei monasteri che nella Chiesa

il DODP stabilisce limiti oggettivi alla creatività riassumibili in due aspetti: a) il testo li-
turgico oggettivamente determinato; b) la struttura di ogni singola ora e le esigenze della
comunità che determina la forma delle singole ore, anche in ciò che riguarda il numero
e la distribuzione dei salmi. Essi sono scelti in antecedenza secondo una forma stabilita:
(congregatio orantis) quæ sibi complacet in formis antecedenter statutis precari, exempli gra-
tia, quoad modum alternandi psalmos et lectiones, quoad numerum et distributionem psal-
morum [...], DODP 20, in Thesaurus, 14. In ogni caso, il cursus monastico deve essere
diverso da quello cattedrale (DODP 24, in Thesaurus, 16) al fine di preservare il carattere
monastico della celebrazione. Da questa esigenza di oggettività della distribuzione salmi-
ca, unita alla necessità di un cursus diverso da quello cattedrale, scaturisce la creazione dei
quattro schemi proposti dal Thesaurus, che determineranno successivamente la pluralità
celebrativa benedettina, alternativa alla romana (cf. nota 12 infra).
8
Si veda il caso degli inni, diversi per ogni area linguistica, secondo le indicazio-
ni date in SC 93 [Concilium Vaticanum II, AAS 56 (1964) 123]. In questo caso, la
SC offre la possibilità di inserire nell’ufficio altri inni presi da raccolte innografiche (cf.
IGLH 178, in Liturgia Horarum, vol. 1, 73, così come Concilium Vaticanum II, SC
38, AAS 56 (1964) 110). Forse è bene domandarsi quali siano i criteri per introdurre
un inno nella Liturgia delle Ore, poiché i monasteri (e altri gruppi ecclesiali) tendono
a includere composizioni di diverso genere fra le loro raccolte innodiche, mentre la
IGLH stabilisce che non siano ammessi in esse canti popolari, a causa di una mancan-
za di adeguamento teologico rispetto al momento celebrativo. Pur essendo possibile
in qualche caso una lettura teologica comune attraverso i salmi, per ragioni evidenti,
gli inni sono esplicitamente esclusi da quest’analisi giacché studieremo unicamente la
distribuzione dei salmi nella Liturgia delle Ore.
116 Eduardo López-Tello García

nel suo insieme? Quale dovrebbe essere il criterio differenziatore? Infat-


ti, una volta realizzata la riforma, la struttura fondamentale9 dell’insieme
della celebrazione, ed in particolare di ogni singola ora, ha subito solo
minime variazioni nelle diverse ufficiature di tradizione latina romana10.
In realtà, le ore della Liturgia monastica si configurano seguendo quasi la
stessa impostazione delle celebrazioni liturgiche romane delle Ore, tranne
poche varianti peculiari dell’ufficio benedettino11. Quest’unità circa l’im-
9
L’uso del termine “struttura” è polivalente; infatti, si riferisce tanto all’impo-
stazione generale dell’insieme sia di un’ora liturgica sia degli uffici liturgici che scan-
discono una determinata giornata, dando origine così ad una specifica “struttura” di
preghiera, quanto all’uso sistematico che Füglister concretizza in modo trasversale,
degli stessi elementi teologici, salmici o letterari nel contesto delle medesime ore e nel
corso dei diversi giorni della settimana, in modo tale da creare un rapporto fra le stesse
ore di giorni differenti. Il senso preciso di questo uso polivalente verrà evidenziato nel
testo. Nel caso di Füglister, la peculiarità consiste nella sua capacità di generare una
struttura teologica coerente sia della settimana che del giorno per mezzo del contenu-
to letterario dei salmi.
10
A. Bugnini, «30. Struttura generale della Liturgia delle Ore» in Id., La rifor-
ma, 482-509. La struttura definitiva della Liturgia delle Ore si profila nella seconda
fase (1966-1967) e nell’ultima fase (1968-1972), cf. Ib., 491-509. L’impostazione
finale di tutti gli elementi che integrano il ritmo giornaliero della Liturgia delle Ore
(inclusi alcuni degli elementi che costituiscono ogni ora) si trova descritta nei quattro
quesiti votati il 26 ottobre 1967 (Ib., 497). Sono evidenti le differenze con l’imposta-
zione presentata nella seconda redazione dell’aprile 1965 (cf. Ib., 483). Conseguen-
temente si profileranno soltanto alcuni aspetti, in particolare per ciò che riguarda
la decisione definitiva del Papa sulle questioni controverse (come la recita dei salmi
imprecatori), l’uso definitivo dei salteri adoperati ad experimentum e l’obbligatorietà
della recita dell’ufficio. Risolte queste questioni, lo schema fondamentale rimane lo
stesso proposto dalla liturgia contemporanea, anche monastica (cf. Ib., 496-497. Lodi
e Vespri hanno come elementi costituenti l’inno, i salmi, la lettura, il cantico, le preci,
il Pater noster, la colletta e la conclusione; le ore minori, invece, sono ridotte ad un’u-
nica ora, mentre le altre ore minori rimangono facoltative; l’ufficio di lettura ha tre
salmi, la lettura biblica e quella patristica. La compieta, dal canto suo, si caratterizza
per la presenza di un unico salmo). Questo schema subirà qualche variazione minore,
come il numero di salmi nelle ore maggiori o, nel caso della Liturgia monastica delle
Ore, la presenza di alcuni elementi propri che vedremo in seguito.
11
Per vedere la struttura di ogni ora della liturgia monastica, cf. Thesaurus,
36-37, in cui sono elencati i suoi singoli elementi costitutivi. Paragonando questa
struttura con lo schema iniziale della riforma romana contenuto in Bugnini, La ri-
forma, 496-497, già citato nella nota precedente, si possono apprezzare le più sottili
differenze esistenti fra loro, come la esistenza di tre notturni nella liturgia monastica
Il memoriale pasquale come principio strutturante 117

postazione implica che la dinamica d’insieme di ogni ora sia condivisa,


offrendo poco spazio ad una vera e propria pluralità teologica, eccezion
fatta per la già sopra citata questione degli inni. Pertanto, se gli elementi
costitutivi di ogni momento celebrativo e il suo ritmo interno sono i me-
desimi, anche la teologia dovrebbe essere pressoché la stessa. Non essendo
l’argomento dell’analisi strutturale interna di ogni ora adatto a giustificare
le peculiarità rilevate, dobbiamo cercare qualche elemento che fondi la
singolarità dell’ufficio divino benedettino e che sia in grado di generare
una vera e propria teologia dell’ufficio monastico.
Scartati gli elementi che condividono l’ufficio romano e il mona-
stico (gli inni, i cantici, il Padre nostro, le letture, le intenzioni di pre-
ghiera, ecc.), l’unico fattore che ancora rimane come rappresentante
di una forma di ufficio divino diversa e a se stante è appunto la distri-
buzione dei salmi fra le diverse ore liturgiche12. Infatti, il salterio sarà

(Thesaurus 36, nn. 7-16) o la presenza dell’inno Te decet laus dopo la proclamazione
del Vangelo nelle Vigilie, cf. RB 11, 9-10, ed. R. Hanslik (CSEL 75), 64; vedi anche
Thesaurus, 36 (n. 14) così come Ib., 63; per ciò che concerne la posizione dell’inno
all’inizio dell’ora, essa è una possibilità («Prænotanda» 4 e 5, in Thesaurus, 21) che,
insieme ad altre, observari possunt. Invece, per quanto riguarda il numero di ore di
ogni giorno, cf. DODP 25-26, in Thesaurus, 16-18. La struttura della preghiera che
genera ogni giorno il numero di ore e il modo di celebrarli è in funzione dello sche-
ma scelto. Dobbiamo ricordare anche in questo caso che il Thesaurus ammette certe
variazioni in quanto frutto delle necessità di una determinata comunità (DODP 25,
con la condizione stabilita sempre in DODP 25, in Thesaurus, 17: minuere Horas
celebrationis, secum non trahit minutionem temporis orationi dandi, nedum qualitatis
eius. In questo caso, si chiede il miglioramento della qualità della preghiera e, se pos-
sibile, l’aumento del tempo dedito ad alcune forme specifiche di essa. Naturalmente,
questo incremento temporale deve avvenire senza unire due ore per non disturba-
re il principio della veritas horarum. Il documento, invece, lascia aperto il modo di
realizzare questo principio, offrendo così spazio a nuovi ambiti di espressione e di
preghiera. Nessuna delle edizioni approvate dalla CCDDS ha contemplato come
possibile l’apertura a forme alternative di pratiche celebrative a partire da un testo
base considerato come una fonte di risorse: non è forse arrivato il momento di im-
boccare anche questa strada?).
12
Cf. Thesaurus, 40-57 dove si trovano i quattro schemi dell’ufficiatura mona-
stica approvati dalla Confederazione Benedettina (CCDDS Prot. n. CD 1415/76
del 10 febbraio di 1977: quattuor schematibus psalterii [...] libenter confirmat), con la
possibilità di adattarli alla recita di una o due ore minori, anziché tre (Thesaurus, 47-
48). Si aggiunga a questi lo schema della RB con o senza l’ora Prima (Thesaurus, 549).
168 Eduardo López-Tello García

Appendice

Ore Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato


Invitatorio 80 28 66 45 23 8 94
Vigilie I Nott. I Nott. I Nott. I Nott. I Nott. I Nott. I Nott.
109 1 6 77 38 87 58
17 103 106 131 36 68 108
2 70 7 40 37 55
II Nott. II Nott. II Nott. II Nott. II Nott. II Nott. II Nott.
44 93 73 18 49 59 136
9 104 72 57 67 105 88
71 111 76 48 82 78 79
81

Lodi 92 99 97 96 46 95 98
3 62 89 35 75 142 50
29 100 64 56 5 63 91
AT AT AT AT AT AT AT
146-147 134 116 149 148 145 150

Terza 118‐1 118‐5 118‐8 118‐11 118‐14 118‐17 118‐20


118‐2 118‐6 118‐9 118‐12 118‐15 118‐18 118‐21
118‐3 118‐7 118‐10 118‐13 118‐16 118‐19 118‐22
118‐4
Sesta 117 24 41-42 43 54 21 34
Nona 135 119 122 125 128 10 51
120 123 126 129 11 13
121 124 127 130 12 53

Vespri 112 32 74 102 110 143 65


113A 60 139 85 22 140 19
113B 27 25 84 83 141 20
114-115 47 144 86 39 26 137
(NT) (NT) (NT) (NT) (NT) (NT) (NT)

Compieta 4 33 138 31 101 30 14


90 61 16
133 132 15
Il memoriale pasquale come principio strutturante 169

Sommario
N. Füglister, nella sua distribuzione salmica, unisce teologia biblica,
aspetti liturgici ed evento soteriologico. L’anamnesi degli eventi pasqua-
li diventa in lui il criterio che determina quale sia il salmo più adatto
ad ogni singolo momento kairologico. Per mostrare queste singolarità,
si costata oggi l’esistenza di diverse ufficiature in uso e si trova la ra-
gione delle loro differenze nelle varie distribuzioni salmiche. Inoltre,
il lavoro di Füglister s’inquadra nella storia della riforma della Liturgia
delle Ore benedettina e come frutto della sua docenza all’Ateneo di
Sant’Anselmo. Alla base dei motivi che lo spinsero a proporre il mistero
di Cristo come kairós liturgico della Nuova Alleanza, si trova il bisogno
di vivere in autenticità la vocazione benedettina. Infine si enucleano le
caratteristiche teologiche delle Ore dello Schema “B”, che si basa in una
coincidenza tra forma letteraria ispirata e memoriale.

Abstract
In his proposal for the weekly psalter, N. Füglister combines bi-
blical theology, liturgical dimensions and soteriological events. The
anamnesis of the paschal events is the criterion that determines which
is the most suitable psalm to be prayed in every single salvific moment.
In order to show this, I will verify the present existence of various psal-
mic distributions grounded on the different ways of placing the psalms
in the single moments of prayer. I will also contextualize the work of
Füglister in the history of the reform of the Benedictine Psalter and
in his work at the University of Sant’Anselmo. It will be shown that
he established the mystery of Christ as the liturgical kairós of the New
Covenant because of his desire to live out the Benedictine vocation
authentically. Finally I will study the theological characteristics of the
single Hours of Scheme “B”, based on a synthesis between inspired
literary form and memorial.

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