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RECENSIONI
RIVISTA DI PASTORALE LITURGICA
Settembre-Ottobre 5/2014 ◊ Anno LII ◊ n. 306
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uesto fascicolo, come i precedenti, si apre chiedendoci
le motivazioni della riforma liturgica, in questo caso
del perché dal Breviario si sia passati alla liturgia delle
Ore. La riforma, scrive P.A. Muroni, ha dovuto mettere mano
ai problemi teologici e celebrativi che la preghiera quotidiana
della chiesa si trascinava da secoli: la clericalizzazione, la pri-
vatizzazione, la complessità della struttura, la lingua. Il concilio
ha riaffermato il rapporto tra eucaristia domenicale e preghiera
ecclesiale. Il rapporto tra il festivo e il feriale si coglie in quella
stretta connessione originata dal riferimento al mistero pasqua-
le da parte dell’eucaristia e della liturgia delle Ore. Nel feriale la
celebrazione della liturgia delle Ore diventa eco continuata del-
la celebrazione eucaristica avvenuta nel giorno festivo (P. Chia-
ramello). Ma quanti italiani, come, perché, quando e chi pre-
gano? Una breve sintesi delle ricerche di F. Garelli e S. Martino
ci aiuta a collocare il tema della liturgia delle Ore nel contesto
sociologico attuale. Difficile in poche pagine descrivere strut-
tura e funzionamento delle diverse ore; F. Gomiero osserva che
anche per la liturgia delle Ore bisogna partire prima di tutto dal
cuore. Occorre avere delle motivazioni interessanti e condivise
I n questo numero
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II farà fronte a diverse problematiche che nel corso dei se-
coli si erano andate man mano sommandosi, allontanando
sempre di più la preghiera ‘della chiesa’ ‘dalla chiesa’ di cui
il popolo di Dio, riunito insieme al suo vescovo e ai suoi
ministri, è l’espressione più alta. Menzioniamo di seguito
alcune questioni che necessariamente dovranno trovare
risposta nel lavoro posto in atto dagli ‘operai’ di quel gran
cantiere che sarà appunto la riforma liturgica.
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______________________________________ La riforma del Breviario
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Sacra Congregazione per il culto divino, Principi e norme per la liturgia delle
Ore (02.02.1971), 1 (= PNLO), in Enchiridion Vaticanum 4, Dehoniane, Bologna
198212, 133.
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ne esprime profondamente la sua identità oltre che essere la sintesi
delle scelte che stanno al fondo della riforma. Si tratta, in effetti, non
di un cambiamento di ‘nome’, ma di una prospettiva ecclesiologica
diversa che affonda le sue radici proprio nella tradizione della chie-
sa e alle origini della preghiera stessa.
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Per uno studio sulla riforma della liturgia delle Ore voluta dal Vaticano II e
specie sulla formazione del cap. 4 di SC, si veda l’interessante volume di C. Braga,
La Liturgia delle Ore al Vaticano II (Bibliotheca ‘Ephemerides liturgicae’. Subsidia
145), C.L.V. - Edizioni Liturgiche, Roma 2008; cfr. anche A. Bugnini, La riforma
liturgica (1948-1975) (Bibliotheca ‘Ephemerides liturgicae’. Subsidia 30), C.L.V. -
Edizioni Liturgiche, Roma 1997, 481-564.
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______________________________________ La riforma del Breviario
Per cui, anche nella liturgia delle Ore si può registrare quel duplice
movimento di santificazione che da Dio va verso l’uomo, e di glori-
ficazione che dall’uomo sale a Dio. La santificazione dell’uomo, da
parte di Dio, si esplicita nella santificazione del tempo dell’uomo,
ossia della sua vita, esistenza, azioni, opere, pensieri di modo che
l’uomo stesso sia a sua volta santificato perché già consacrato con il
battesimo (PNLO 7). Potremmo dire, perciò, che il tempo dell’in-
carnazione, momento della storia della salvezza in cui Dio ha consa-
crato definitivamente il tempo dell’uomo con l’invio del suo Figlio e
dunque con il suo ingresso nella storia dell’uomo, è stato preparato
ottimamente da quell’inno che viene eternamente cantato nelle di-
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more celesti e continuato nella storia dell’uomo proprio attraverso
la liturgia delle Ore che continua a spandere sulla terra, nella voce
orante della chiesa unita al suo Sposo, quel profumo inebriante della
santificazione partito dall’incarnazione e che ha trovato il suo apice
nel sacrificio di soave odore che è la croce di Cristo. Non a caso, tale
carattere di ‘preparazione-distensione’ viene riconosciuto alla litur-
gia delle Ore dagli stessi PNLO quando fanno riferimento al suo
profondo rapporto con l’eucaristia:
La liturgia delle Ore estende alle diverse ore del giorno le preroga-
tive del mistero eucaristico, «centro e culmine di tutta la vita della
comunità cristiana»: la lode e il rendimento di grazie, la memoria
dei misteri della salvezza, le suppliche e la pregustazione della gloria
celeste. La celebrazione dell’eucaristia viene anche preparata otti-
mamente mediante la liturgia delle Ore, in quanto per suo mezzo
vengono suscitate e accresciute le disposizioni necessarie alla frut-
tuosa celebrazione dell’eucaristia, quali sono la fede, la speranza, la
carità, la devozione e il desiderio dell’abnegazione di sé (PNLO 12).
Ecco allora la base teologica sulla quale posa tutta la liturgia delle
Ore: essa, proprio per la sua funzione di continuazione dell’opera
della redenzione umana promossa da Dio in Cristo, diventa cele-
brazione del mistero pasquale del Signore che ha origine come ab-
biamo visto nell’incarnazione e che si manifesta in particolare nella
celebrazione delle due ore cardine dell’Ufficio divino: le Lodi e i
Vespri. Della prima, infatti, si dice che
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O.M. Sarr, In omni tempore. La Liturgie des Heures et le temps: louange quoti-
dienne et ouverture vers l’éternité (Studia Anselmiana 162. Analecta liturgica 32),
Pontificio Ateneo S. Anselmo, Roma 2014, 261.
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Ibid., 265.
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dell’ultima Cena, e la sua risurrezione. Questo il motivo perché ci
viene raccomandato oltretutto di celebrarle quali ‘ore principali’,
prevedendo perciò una solennità e un’ars celebrandi più attenta,
se così si può dire, rispetto alle altre ore. Queste ultime, in parti-
colare l’Ora media, è inserita proprio all’interno di questo mistero
celebrato, di cui il giorno diventa il ‘luogo’ primordiale della sua
celebrazione, più che la chiesa o la cappella o il coro; ed è ‘media’
non semplicemente perché si trova ‘in mezzo’ alla giornata, ma per-
ché in essa l’orante si trova in mezzo, con tutto se stesso, al mistero
pasquale che sta celebrando e che nelle cosiddette ‘ore minori’ viene
approfondito ancor di più e reso digeribile alla fede dei credenti.
Ecco, perciò, che la riforma della liturgia delle Ore ci strappa da
quella concezione rubricista, privata, clericale della ‘preghiera del
clero’, per farci entrare piuttosto nella dimensione teologica, eccle-
siale e dunque battesimale della liturgia delle Ore che le è propria:
essa diventa il ‘luogo’ privilegiato nel quale la chiesa tutta può met-
tere in atto il proprio sacerdozio battesimale, glorificando Dio e
intercedendo per la chiesa e l’umanità intera. Per tale motivo, la ri-
forma raccomanderà che, proprio per rispondere all’obiettivo prin-
cipale della liturgia delle Ore che è la santificazione del giorno e di
tutta l’attività umana, la celebrazione delle ore corrisponda al loro
vero tempo. Ancora una volta la riforma ci strappa da un’ulteriore
tentazione: quella di consumare, il più presto possibile e nel minor
tempo possibile le pagine dei nostri ‘breviari’, invitandoci piuttosto
a indugiare nella meditazione e celebrazione del mistero celebrato.
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Cfr. ibid., 158-165.
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Cfr. P.A. Muroni, Il Mistero di Cristo nel tempo e nello spazio. La celebrazione
cristiana (Manuali/Teologia. Strumenti di studio e di ricerca 38), Urbaniana Uni-
versity Press, Città del Vaticano 2014, 236-248.
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