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Rito della messa 1

Secondo il MR, la messa il centro e il culmine di tutta la vita cristiana, fonte della santit della Chiesa e culmine in cui Dio la santifica. La messa consta di due parti: Liturgia della Parola e Liturgia Eucaristica, inquadrate da una introduzione e da una conclusione; pertanto la celebrazione risulta composta da quattro parti: a) riti di introduzione; b) liturgia della Parola; c) Liturgia eucaristica; d) Riti di conclusione. a) Riti di introduzione

Questi riti manifestano, evocano, il mistero dellIncarnazione; Cristo si fa presente in mezzo al suo popolo (assemblea).2 Lo scopo dei riti di introduzione: fare in modo che i fedeli costituiscano (facciano) comunit (prendano coscienza di ci che si appressano a fare) e si dispongano alle due mense (ad ascoltare la Parola e a celebrare leucaristia). Elementi dei riti di introduzione: Ingresso dei ministri, accompagnato dallintroito3 (dal canto dingresso) il quale serve a introdurre la celebrazione4 (arrivato il ministro, che presiede in nome di Cristo lassemblea la prima cosa che fa ) il

Saluto, prima dellaltare (il sacerdote bacia e incensa laltare), e poi dellassemblea (il Signore sia con voi). Antifona dingresso: si pronunzia dopo il saluto allaltare e allassemblea; Atto penitenziale [dopo la monizione introduttiva] che serve a creare lo spazio alla Parola e

allEucaristia; ve ne sono 3 forme: a) il Confesso; b) invocazioni penitenziali (che la forma tropata); c) Piet di noi Signore. Oltre a queste 3 forme vi poi laspersione (e qualora si fa latto penitenziale si omette). Il Gloria (a Dio)5 o grande dossologia: nelle domeniche (che non siano di avvento e di

quaresima), nelle feste e nelle solennit. Infine la Colletta (che chiude i riti di introduzione) tipica della liturgia romana, creata da

Leone Magno (che mor nel 471) essa esprime lindole della celebrazione e (per) presuppone il silenzio di preghiera.6 b) Liturgia della Parola

PNMR al n.33 dicono Infatti nelle letture, che vengono poi spiegate nella omelia, Dio parla al suo popolo, gli manifesta il mistero della redenzione e della salvezza e offre un nutrimento spirituale ; Cristo stesso

Rimando ad Anamnesis, dove c la spiegazione in dettaglio del rito della messa, pp. 189-270. Lo scopo dei riti: importante capire il significato dei vari riti, senza enfatizzarli rispetto alla LdP e alla LE. 3 Istitutore Celestino I, nel 431 4 Se la celebrazione comincia male non si crea la comunit; il canto dingresso pi importante di tutti gli altri canti, d il tono alla celebrazione. 5 Una delle prime attestazioni di questo testo nel Codex Alexandrinus del NT; nella liturgia romana era inizialmente riservato al vescovo e solo al Natale. Papa Simmaco nel 498 lo estese anche alle domeniche e alle feste dei martiri; il presbitero poteva per recitarlo solo a Pasqua. NellXI sec. quando lo canta il vescovo o il papa lo cantano pure i presbiteri. 6 Da ricordare il silenzio da osservare dopo l invito Preghiamo per dare all assemblea il tempo di pregare realmente.
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presente per mezzo della sua parola, tra i fedeli. Il popolo fa propria questa parola con i canti e vi aderisce con la professione di fede.7 La liturgia della Parola costituita dalle letture (che possono essere 1 o 2; con ministri diversi), a seconda di ci che si celebra. Durante le letture Dio parla al suo popolo. Il popolo fa sua la Parola e risponde con il canto del salmo; se c si fa la seconda lettura e quando prevista la sequenza. Segue il canto dellalleluia ( canto al Vangelo) del cantore, non unappendice alla lettura ; lettura o canto del Vangelo e poi lomelia8 che deve attualizzare la Parola, portare al rendimento di grazie e alla preghiera universale. Dopo lomelia il popolo aderisce alla Parola proclamata con la professione di fede9. Segue dunque la preghiera universale ( o comune o dei fedeli) (messale ai nn.69-70 delle intenzioni dice: le intenzioni che non devono mancare sono la Chiesa, il mondo, la societ civile, coloro che soffrono, sono nel disagio, e lassemblea celebrante). A proposito del lezionario, nellOrdo nellintroduz al lezionario troviamo una summa: un proemio con principi generali della proclamaz della Parola; i ministeri; struttura e ordinamento del lezionario. c) Liturgia Eucaristica

Finita la liturgia della Parola, abbiamo la liturgia eucaristica! Presentazione dei doni a Cristo: su questi doni Cristo rende grazie con la preghiera di benedizione; lo spezz (frazione) e lo distribu (perch ne mangiassero). Preparazione dei doni: nel medioevo cerano 6 preghiere che anticipavano la Pregh Eucar (e ne erano quasi una ripetizione; si percepiva di pi loffertorio che non la pregh eucar) e ci fino al C.V.II. Il Messale Romano ha drasticamente semplificato il rito della presentazione dei doni; la presentazione del pane e del calice sono accompagnate da brevi berakot (se non si cantano si dicono a voce discreta). Dopodich c la preghiera eucaristica, indicata (dal messale al n.79) come la preghiera di rendimento di grazie (per la creazione e per lopera della salvezza) e di santificazione, che il sacerdote a nome di tutta lassemblea dopo aver interpellato i fedeli e chiesto il loro assenso pronuncia in nome di tutti. Prefazio dopodich abbiamo lepiclesi, che nella liturgia romana una parte sui doni (sul pane e sul vino) e una parte dopo per la comunit, per coloro che si nutrono del corpo e sangue di Cristo; racconto dellistituzione: non sono parole magiche, lo stiamo raccontando a Dio Padre, quello che Ges fece nellultima cena (parole non nostre, ma che non hanno valore magico). Anamnesis: facciamo memoria non della cena, ma della morte e risurrezione = della Pasqua di Cristo. Poi c lofferta del sacrificio di Cristo, da cui la Chiesa impara a offrire se stessa. Il sacrificio si offre per la Chiesa e per tutti. E la liturgia eucaristica si conclude con la dossologia. Riti di comunione Dopo abbiamo i riti di comunione, che a loro volta hanno una preparazione (Padre nostro, col suo eco liberaci o Signore e attuazione lo scambio del gesto di pace, che deriva dal sacrificio di Cristo) poi lAgnello di Dio (introdotto da Papa Sergio I nel 697).
Il significato allora che Dio parla al suo popolo, ma questo parlare di Dio non un monologo, ma un dialogo, perch il popolo risponde a Dio, che parla attraverso le letture, con il canto e vi aderisce con la professione di fede. 8 che serve a fare capire che attraverso quelle letture Dio parla a noi oggi; a questa comunit con le sue ansie, i suoi peccati, le sue gioie 9 Di norma tale professione e costituita dal Simbolo niceno-costantinopolitano, ma questo pu essere, e a volte opportuno che sia, sostituito dal Simbolo Apostolico o dal rinnovo delle promesse battesimali.
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