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Capitolo secondo

Le nuove preghiere eucaristiche

1. Preghiere eucaristica II Formatted: Spanish (Mexico)

Questa viene proposta da Ippolito romano per la prima celebrazione eucaristica di


un vescobo appena consacrato. La quale segue con sobrietà una struttura semplice, un po’
vicina a quella della preghiera di benedizione che Cristo ha certamente utilizatto durante
la cena. Di una ad altra si hanno fatto alcuni correzioni con due obiettivi: dare alle nuove
preghiere eucaristiche una somiglianza assoluta di struttura e talvolta anche di termini.
Questo vale per tutti le preghiere. Si conserva la richezza dei nostri prefazi, ricordiamo
che la preghiera de Ippolito non ha prefazio, si mete uno tre secoli dopo, ma per questa si
ha seguito la stessa preghiera d’Ippolito per conservare così l’unita tematica e di struttura.

Ci sono alcuni preocupazioni teologiche tra le preci eucaristiche ad esempio


l’incarnazione, quello che Ippolito ha scrito è: «essendo stato concepito, si è incarnato e
si è manifestato come Figlio»; come si fosse Figlio solo dall’incarnazione, ma lo è da
sempre e manifesta la sua figliazione nel compiemento della volontà dil Padre, anche si
mostra cosi più che mai Figlio nel battesimo da Giovanni e nella Trasfigurazione.

Anche nelle preci si mette un’introduzione di epiclesi prima della consecrazione,


si vede nel cano romano che non c’è, al meno esplicitamente, ma c'è una preghiera che si
assomiglia ad una prima della consacrazione «ut nobis corpus et sanguis fiat dilectissimi
filii tui domini nostri Iesu Christi». Il desiderio di tutto ciò si ha parlato prima era lasciare
alle parole di Cristo, pronunciare durante l’istituzione dell’eucaristia, tutto il loro valore
consacratorio, nella epiclesi si mostra perciò che la consacrazione sta per avvenire
attraverso l’intervento dello Spirito Santo, col questo Ippolito chiede nella offerta della
Chiesa la consacrazione dei doni (questa sarebbe la prima epiclesi), ma anche la
unificazione del popolo in un solo corpo (questa sarebbe la seconda epiclesi) quando si
mangia il corpo e beve il sangue del Signore.

2. La Preghiera eucaristica III Formatted: List Paragraph, Numbered + Level: 1 +


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Questa e la IV costituiscono insieme le prime due nuove composizioni Left + Aligned at: 0.49" + Indent at: 0.74"

eucaristiche dopo il Concilio Vaticano II, una più antiochena (III) e l’altra alessandrina
(IV). La III ha una struttura semplice: acclamazione («Padre veramente santo…»), due
epiclesi, la prima nella avvenuta sulle offerte e la sua consacrazione e la seconda quando
si chiede che coloro che mangino il corpo e bevano il sangue di Cristo diventino in Lui
un solo corpo. Inoltre, le divere intercessioni insistono nella riconciliazione con Dio, la
salvezza di tutti, il rafforzamento della fede e della carità.

3. La Preghiera eucaristica IV Formatted: List Paragraph, Numbered + Level: 1 +


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Alcuni la considerano troppo lunga, ma la sua ricchezza è che segue il modello Left + Aligned at: 0.49" + Indent at: 0.74"

orientale, questa appare come la più vicina a la benedizione ebraica, è si può rilevare
soprattutto la composizione della lunga ma bella anàmnesi di tutta la storia della salvezza.
Ha anche due epiclesi che hanno la stessa sfumatura già menzionata. Il prefazio fa un
unicum con il corpo della preghiera. Le intercessioni hanno risposto all’insegnamento di
Lumen Gentium e la sua visione della chiesa.

4. Problemi di composizione Formatted: List Paragraph, Numbered + Level: 1 +


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Tutte le preci ci offrono uno una struttura semplice, vicina a quella della Left + Aligned at: 0.49" + Indent at: 0.74"

benedizione giudaica, come sono così semplici favoriscono la partecipazione attiva; pero
per questo hanno alcuni problemi di linguaggio. Il canone romano presenta una teologia
ossessiva dell’offerta ad esempio. Quando si fecero le altre preci si voleva evitare
l’archeologia, e tuttavia le preci sembrano bloccate in formule stereotipe, talvolta
difficilmente comprensibile oggi. Si è voluto cercare la partecipazione sentita all’interno
della preghiera eucaristica, ad esempio mysterium fidei, che adesso chiede la risposta del
popolo, la quale rivolge a Cristo, ma inoltre tutta la preghiera rivolge al Padre.

Dovrebbe essere chiaro che Ippolito non voleva dare una regola per la preghiera,
questo rimane aperto, non è un'imposizione, ma l’apertura alla creatività di Ippolito,
Roma l'ha confinata a una celebrazione di fatto; non è lo stesso per l’Ufficio divino e la
celebrazione dei sacramenti, ma rimane meno disponibile quando si parala della
celebrazione eucaristica, non sono rari i casi delle conferenze episcopali che fanno le sue
proprie preghiere, c’era l’ideale della creatività con la riforma, ma non è ancora arrivato
a questo perché su può confondere con improvvisazione.
Capitolo terzo

La comunione sotto le due specie

È stata autorizzata dal Concilio Vaticano II dopo la regola che la sancisce nel
Codex di Benedetto XV, ma si riserva a la Sede Apostolica la determinazione dei casi
precisi ed affida ai vescovi il giudizio circa la sua opportunità concreta. Il 7 marzo 1965
col decreto della S. Congregazione dei Riti viene promulgato il nuovo rito della
concelebrazione e della comunione sotto le due specie, oggi troviamo questa disciplina
sull’Ordinamento Generale del Messale Romano.

a) Questione storica Formatted: List Paragraph, Numbered + Level: 1 +


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Per lo svolgimento di questo ci sono tre periodi nella chiesa occidentale. I primi Left + Aligned at: 0.49" + Indent at: 0.74"

undici secoli si comunicava sotto le due specie, anche bimbi, infermi e si faceva la
comunione fuori della messa. Ma per praticità e motivi teologici si comincia nel secolo
XII la comunione sotto la singola specie del pane. Anselmo de Laòn e Gugliemo di
Champeaux parlano su la presenza reale di totus Christus in ogni una delle specie, anche
san Tommaso e la concomitanza, quindi questo influisce per sparire la comunione sotto
le due specie. Dopo si fa riflessione su questo nuovo modo di comunicare ed alcuni,
perfino, lo chiamano distinto a quello che ha mandato il Signore (Gv 6,53), vengono così
il Concilio di Costanza nel 1415 che proibì comunicare sotto le due specie e Trento che
lascia la questione alla prudenza del Papa, poi verrà Vaticano II concedendo di nuovo la
possibilità di comunicare sotto le due specie.

b) Questione teologica Formatted: List Paragraph, Numbered + Level: 1 +


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Nella Sacrosanctum Concilium 55 non fa referimento ai valori teologici specifici Left + Aligned at: 0.49" + Indent at: 0.74"

della comunione sotto le due specie, lo fanno i documenti posteriori. Troviamo qualcosa
nell’Ordinamento generale del Messale Romano 240, dove si retiene che nella comunione
sotto le due specie vi è una maggiore perfezione del segno eucaristico. Il rito sacramentale
acquisita nella comunione sotto le due specie la struttura originale con la quale Cristo l’ha
instituita, ma anche si cosi si mette in evidenza una serie di valori biblici e teologici che
illuminano il mistero eucaristico e la eucaristia è un banchetto sacrificale. Il bere il calice
del vino nella cena di Cristo rievoca la dimensione escatologica di questo calice (Mt
26,27-29): il prossimo banchetto sarà l’escatologico quello della nuova ad eterna alleanza
tra Dio e gli uomini, sigillata nel sangue di Cristo.

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