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T.

Spidlik: Spiritualitatea Rasaritului Crestin

La preghiera
L’essenza della preghiera
<<Nessun non è come la preghiera- dice San Giovanni Crisostomo; lei fa
con... quelli che sono con, fa facille quelli pesante...>>
Altro Santo Teofan Zăvorâtul spiega perchè i tratti dei padri sulla preghiera
sono così numerosi: << La preghiera c’e tutto, fa un riassunto a tutto: fede, la vita
potrivit la fede, mantuirea... La preghiera segnifica l’espressione della vita dello
Spirito Santo in noi, <<il respiro dello Spirito>>. Tutta la Chiesa <<respira prin
preghiera>>.
A Chi Preghiamo?
Dopo la regola liturgica antica, la preghiera se adreseaza il Padre prin Figlio
in Spirito Santo. Origine crede che noi non dobbiamo pregare a Cristo è prin
Cristo.
Nella preghiera il cuore e calauzit dello Spirito, lui prega <<in Spirito>>. La
nostra preghiera è una participazione alla preghiera della parola di Dio, quale non e
solo nella sua preghiera. Nell linguaggio moderno possiamo dire che participiamo
alla preghiera di <<Cristo mistico>>.
Sono tre definizioni diventate famose in tutta la tradizione cristiana:
1. La richiesta di buone cose potrivite de la Dio.
2. Alzare della mente su Dio.
3. La convorbirea della mente con Dio.
La preghiera della richiesta
Comunicarea a omului con Dio, la preghiera imbraca prima volta questo
aspetto: una umilia richiesta dei doni di cielo è la disposizione di ricevere.
Davvero, il vero senso della parola dice San Teofan- la preghiera e sempre
fatta per tutti noi, per tutta la Chiesa.
Ruganduse nello Spirito, la Chiesa non si teme sai infatiseze lui Dio nella
sua Liturgia <<tutti i bisogni>> credenti. Ma una richiesta c’e sempre ripetuta è
con molta insistenza: per perdono dei peccati. Perchè qui, dice San Giovanni
Crisostomo, si compie voia lui Dio, è siamo siguri che ea este sentita.
Cartea in italiana pag 269.
La preghiera liturgica
In Oriente si trovano delle belle pagine sul carattere ecclesiale della
preghiera pubblica. La Chiesa celebra i riti, le ceremonie- scrive Teofane il
Recluso- e quando noi vi assistiamo vi uniamo alla Chiesa e partecipiamo della sua
grazia1 nota 17: «Colui che si allontana dalle ceremonie esteriori si allontana dalle
preghiere della Chiesa, e chi si allontana dalle preghiere della Chiesa si priva della
grande promessa del Signore: là dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono
in mezzo a loro» (Mt. 18,20)2 nota 18.
Da questo carattere ecclesiale deriva il carattere sacramentale dei riti, perchè
i sacramenti sono inseriti in tutta la vita della Chiesa e nella sua liturgia 3 nota 19.
Bulgakov parla del «realismo dei riti orientali» 4 nota 20, B. Bobrinskij del loro
«carattere eucaristico», in modo tale che nelle chiese a Natale Gesù veramente
nasce e a Pasqua veramente muore e risuscita5nota 21.
Tuttavia si riconosce che un reale pericolo si nasconde nelle officiature della
Chiesa: il formalismo6 nota 24. La molteplicità impedisce la semplicità della
«preghiera pura»7 nota 25.
Stando con Cristo, noi gustiamo «il cielo dove risiede ed agisce il Dio trino
disceso sulla terra», e l-anima viene assorbita da questa visione del mondo celeste,
dice il patriarca san Germano.8

8
Rerum ecclesiasticarum contemplatio, opera attribuita a san Germano, P.G. 98,384.
«La nostra dottrina è in armonia con l’eucaristia e questa la conferma», dice
sant’Ireneo.9
La liturgia fa la memoria dell’ «agnello immolato prima dell’inizio del
mondo» e si unisce alle eucaristia-lodi delle potenze angeliche che cantano il
Trisagion. La chiesa segue il suo uncio sommo sacerdote, Cristo, che penetra al di
là del velo, nel santuario celeste (Ebr. 9,12). La liturgia terrestre colleziona,
raccoglie la divina liturgia celeste e il regno giunge sino a noi, in una immensa
pentecoste liturgica. PAG 45.

La preghiera Incessante
Pregate senza interruzione (1 Tes. 5, 17)
Evagrio dice: «Non ci è stato prescritto- di lavorare, di vegliare e di
digiunare costantemente, mentre invece è per noi legge pregare senza interruzione»
nota 1, perchè l’intelletto «è naturalmente fatto per pregare» 10 nota 2. Gli spirituali
si sono divisi nell’interpretazione delle due parole: pregare e sempre.
I messaliani hanno preso il comandamento più alla lettera: pregare è dire
delle preghiere, e sempre è rifiutare ogni opera profana e soprattutto il lavoro
manuale11 nota 4.
Gli acemeti credevano di realizzare l’orazione perpetua con la
collaborazione, l’avvicendamento nella comunità, la successione nelle uffciature
da parte dei diversi gruppi di monaci, in modo che la preghiera non era mai

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Adv. haeres., IV, 18,5.
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interrotta entro le mura del convento12 nota 5. Per questo le persone del vicinato li
chiamarono «acemeti»: quelli che non dormono.13 Nota 6.
La soluzione classica del problema viene data da Origene: «Prega senza posa
colui che unisce la preghiera alle opere necessarie e le opere alla preghiera.
Soltanto così posssiamo considerare realizzabile il precetto di pregare senza posa».
Esso consiste nel considerare tutta la vita del santo come una grande preghiera, di
cui ciò che abbiamo l’abitudine di chiamare preghiera è soltanto una parte nota 7.14

La preghiera a Gesù
È generalmente detta «preghiera di Gesù», che è la traduzione letterale dal
russo molitva Jisusova, a sua volta equivalente al greco ......... Da parecchi secoli si
esprime così: «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me». Questa
preghiera è stata chiamata il «cuore dell’Ortodossia» 15 nota 22, «una pratica che,
pur risalendo alla più remota antichità, resta tutt’oggi molto viva nell’Oriente
cristiano»16 nota 23.
I monaci bizantini e russi associano la preghiera a Gesù all’uso di un rosario
che aiuta a contare le invocazioni e le inclinazioni che le accompagnano17 nota 24.
Tre tappe nella preghiera a Gesù
Si distinguono tre tappe in questa preghiera: vocale, mentale e del cuore.
La recita vocale possiede indubbiamente valore; così pure la pratica delle
preghiere brevi e frequenti18 nota 30. Teofane il Recluso ha avuto ragione di
opporsi a quanti volevano attribuire a questa preghiera una virtù quasi
sacramentale, a quanti pensavano d’aver trovato in essa un «talismano»19 nota 31.
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La seconda tappa: la preghiera a Gesù è una delle numerose preghiere
catanittiche in voga nell’ambiente monastico che coltivava il penthos. 20 Nota 33. Si
può porre l’accento sul primo o sul secondo elemento della preghiera. Gli autori
più recenti amano piuttosto insistere sul primo elemento: la forza speciale del
nome del Signore. Ma è meglio non separarli l’uno dall’altro: l’adorazione e la
compunzione, l visione dell’abisso tra il divino e l’umano e, la misericordia del
Dio-Uomo.21 Nota 34.
Infine , la tappa del cuore: «Prendi l’abitudine-scrive Teofane il Recluso- di
pregare con lo spirito nel cuore: Signore, Figlio di Dio, abbi pietà di me!» 22 nota
35.

La preghiera: centro nevralgico DELLA vita cristiana


Ogni trattazione sulla preghiera che sia accurata e degna di Dio; mostrare
cioè e perchè pregare; che cosa bisogna dire a Dio nella preghiera e quali siano i
tempi ad essa più favorevoli come circostanza.
Colui che, a causa della grandezza delle sue rivelazioni, temeva che lo si
stimasse superiore a quanto vedeva ed intendeva sul proprio conto, confessava di
ignorare il modo giusto di pregare (cfr. 2 Cor 12, 6.7). Infatti «noi non sappiamo-
egli dice- pregare nel modo dovuto» (cfr. Rm 8,26). È necessario non soltanto
pregare, ma bisogna pregare come si conviene, e domandare quello che conviene.
Anche se siamo stati capaci di comprendere quello che bisogna domandare, ciò
non sarebbe sufficiente, qualora non aggiungessimo il «come si conviene».
La prima delle due esigenze, cioè domandare quello che conviene, è
soddisfatta dalle parole della preghiera; la seconda invece, domandare come si
conviene, consiste nell’atteggiamento di chi prega. Ecco per esempio quello che
bisogna domandare: «Domandate le cose grandi, e le piccole vi saranno dati per
giunta» nota 1; «Domandate i beni celesti, e i terrestri vi saranno dati per giunta»
(cfr. Gv 3,12); «Pregate per quelli che vi perseguitano» (Lc 6,28); «Pregando, non
abbondate in parole» (Mt 6,7) e altre cose simili a queste.

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Spidlik. La preghiera
La necessità della preghiera
La lingua degli orientali è ricca di simboli. La preghiera, scrive Giovanni
Crisostomo, è «il porto nella tempesta, l’ancora dei naufraghi, il bastone dei
titubanti, il tesoro dei poveri...; rifugio nei mali, fonte di ardore, causa di gioia,
madre della filosofia». 23Citat 1.
Paolo Evergetinos la definisce «specchio del monaco»; secondo il Paterikon
etiope, essa è la sua sposa; per Giovanni di Kronstadt, è «il respiro dell’anima, il
nostro cibo e la nostra bevanda spirituale».
Gli autori scolastici occidentali del medioevo hanno cercato delle «ragioni di
convenienza» per dimostrare la necessità della preghiera, è ciò che essi
sottolineano di più è l’incapacità radicale dell’uomo di determinare da solo la sua
salvezza.
La prospettiva degli Orientali è molto ampia. Per mostrare che il cristiano
deve pregare, essi sottolineano meno la corruzione della nostra natura ad opera del
peccato che la sua divinizzazione originaria, il suo rinnovamento in Cristo e la sua
partecipazione alla vita trinitaria, da cui deriv ail suo carattere «dialogale» con il
cielo. Per il peccatore, la preghiera è la ricerca del paradiso perduto, della parrèsia
originaria, il libero accesso al cielo.
Teofane il Recluso prova questa necessità «naturale» di pregare con l’analisi
della tricotomia antropologica, tradizionale in Oriente. L’uomo e composto di tre
parti: «la parte del corpo, quella dell’anima, quella dello spirito; ciascuna ha le sue
necessità e le sue forze» L’anima esercita la sua attività nella conoscenza, nel
volere e nella sfera dei sentimenti. E lo spirito? Prega. Si può dunque chiamare la
preghiera la «la respirazione dello spirito».
Si sa che in Oriente la perfezione della vita spirituale è conosciuta come il
vivo splendore dell’immagine di Dio nell’uomo. 24 Nota 17. Ora, l’ «immagine di
Dio nell’uomo» è nel pensiero dei Padri greci l’immagine di Cristo, del Lògos 25,

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nota 18 che nasce eternamente nella contemplazione del Padre. In modo conforme
a questo esempio sublime, l’uomo nasce spiritualmente nella preghiera.
Le definizioni dela preghiera
Se la preghiera cristiana è come il respiro della nostra natura divinizzata, non
se ne possono dare le definizioni aprossimative, prese dall’esperienza umana. Le
definizioni che sono il frutto di questa esperienza, non ne descrivono che l’uno o
l’altro aspetto parziale.26 Nota 25.
Il maestro incontestato in «definizioni» di realtà spirituali, Giovanni
Climaco comincia così il suo «lògos» sulla preghiera: «la preghiera, secondo la sua
vera denotazione, è il dialogo dell’uomo con Dio, unione mistica. La preghiera, per
chi la fa veramente, è il luogo del giudizio del Signore, il trono su cui Egli siede
per invitarci al discernimento prima che venga il momento del giudizio
definitivo».27nota 26.
Tre definizioni sono tuttavia divenute famose nella tradizione cristiana:
domanda a Dio, elevazione dello spirito, coloquio con Dio.
Giovanni Damasceno unisce tali aspetti in questa formula ripresa da tanti
altri: «La prehiera è l’elevazione dello spirito verso Dio o la domanda a Dio dei
beni convenienti».28 Nota 32.
Le diverse forme di preghiera
Sono 4 tipi di preghiera:
La preghiera corporale o vocale
La preghiera mentale
La preghiera dell’intelletto e del cuore o solo del cuore, del sentimento
La preghiera spirituale o contemplazione

La preghiera al Padre

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La preghiera è una elevazione delll spirito verso Dio, una domanda
indirizzata a Dio, un dialogo con Dio. Si può conversare solo con una persona.
Ogni religione vivente possiede un’idea personale della divinità, una certa nozione
della «paternità» divina, conosciuta per esperienza. Nella Bibbia, questo aspetto è
assai esplicito. Si tratta della rivelazione di un Dio che vive e regna; essa non
contiene dei trattati su Dio, non ci invita a parlare di Dio, ma ad ascoltarlo e a
rispondergli. È un’esperienza vissuta.
Gesù Cristo porta a termine la riflessione ebraica sulla paternità di Dio. Egli
ci invita a vivere come un figlio che chiede a suo padre. (Mt 7,7-11), che egli dà
fiducia (6,25-34). Di conseguenza, la vita dei fedeli è segnata dalla preghiera al
Padre.
L’unico Mediatore
Ogni preghiera scrive Giustino, ha la sua fronte nel «sommo sacerdote
crocifisso» che ha costituito la sua Chiesa «in casa di preghiera e di adorazione». 29
Nota 50.
Per essere esaudita, la preghiera deve essere fatta in nome di Cristo. Nota 51.
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Egli è il vero Mediatore tra Dio e gli uomini (1 Tm 2,5 ss).
Quello che Filone aveva potuto solo suppore, i Padri della Chiesa lo hanno
percepito e compreso: il Lògos di Dio si è fatto carne per diventare il Mediatore di
una nuova alleanza.31 Nota 56. Cristo è mediatore in quanto uomo dotato della
pienezza della grazia, perchè «Dio è in Lui, riconciliando il mondo con se
stesso».32 Nota 57. Gesù Cristo non è tra Dio e il popolo, non è neppure il
rappresentante di Dio come potrebbe essere un angelo, perchè è lui stesso «causa
di salvezza eterna» (Eb 5,9).33 Nota 58.
Nello Spirito

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L’approccio tra il nostro spirito e Dio si stabilisce soprattutto nella preghiera
che si fa «nello Spirito».34 Nota 59. Ricordando la bella espressione di Teofane il
Recluso, la preghiera è la «respirazione dello Spirito»35 Nota 60. Parlare a Dio
suppone una sorta di ispirazione, perchè l’uomo in preghiera è «condotto dallo
Spirito di Dio».36 Nota 61.
L’azione dello Spirito nella preghiera non è mai stata messa in questione in
Oriente, ma fu piuttosto distorta da delle tendenze carismatiche, come ad esempio
presso i messaliani.37 Nota 62. Lo Spirito unisce la nostra preghiera a quella del
Figlio, ci dà il potere di ottenere ciò che essa domanda, rivela la conoscenza dei
misteri, riunisce le preghiere degli individui nell’unica voce della Chiesa...
Lo Spirito riunisce le preghiere disperse dei fedeli nell’unica sola voce della
Chiesa di Cristo. Secondo Basilio, «egli si concepisce come un tutto nelle sue parti,
secondo la distribuzione dei carismi»38 nota 71 o, come scrive Cirillo di
Gerusalemme, «come la luce che in un solo raggio rischiara tutto».39 Nota 72.

L’epiclesi
Poichè si fa nello Spirito, ciascuna preghiera contiene una epiclesi implicita.
Il greco questo termine significa invocazione. I liturgisti e i teologi l’utilizzano per
disegnare una preghiera dell’anafora- o canone della messa- che implora
l’intervento divino, quasi sempre quello dello Spirito Santo sulle oblate e sui
comunicanti. Questa formula segue abitualmente l’anàmnesis; essa viene dunque
dopo le parole di Cristo: «Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue».
Questa tessitura del canone della messa sottolinea un principio teologico. La
preghiera eucaristica è trinitaria, la consacrazione è dunque attribuita alle tre
Persone divine: al Padre, in quanto è opera della potenza divina; ma è il sacerdozio
del Figlio a rinnovare all’altare il mistero del Cenacolo; questo mistero infine è, ad
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un titolo speciale, opera dello Spirito Santo, al quale è attribuita ogni azione
santificatrice. Se l’invocazione dello Spirito Santo è particolarmente sviluppata
nelle liturgie orientali, è perchè gli scrittori ecclesiastici hanno volentieri
accentuato il parallelismo dell’incarnazione e della consacrazione, l’uno e l’altro
operati in virtù dello Sp. S.40 Nota 73.
Il culto della Madre di Dio
La pietà orientale, come scrive V. Losskij, sta tutta intera in quello che è il
fine della nostra salvezza: il superamento dell’abisso tra Dio e l’uomo. È per
questo che nella devozione dei cristiani, ad una ipostasi divina incarnata, Gesù
Cristo, si aggiunge una ipostasi umana divinizzata, Maria che Gregorio Palamas
chiama «limite tra il creato e l’increato».41 Nota 111.

Gli angeli
Dio appare nella Scrittura circondato da angeli innumerevoli (Dn 7,10) che
sono come le sue schiere e la sua corte. Per i greci il termine àngelos designava
originariamente un messaggero umano la cui persona era sacra, perchè era
incaricato specialmente di negoziare i trattati in tempo di guerra. Per gli ebrei,
l’angelo è il messaggero che trasmette gli ordini divini e comunica i benefici
celesti.42 Nota 118.
Mediatori tra gli uomini e Dio, gli angeli non cessano di salire in cielo per
offrire a Dio i nostri buoni pensieri, i nostri pentimenti 43 nota 119 e le nostre
preghiere, per discenderne poi carichi di benefici, sopratutto di illuminazioni e di
ispirazioni.44 Mota 120.
Fin dalla antichità la devozione agli angeli ha fatto sorgere chiese e santuari; le
feste degli angeli ritornano spesso nel calendario di tutte le Chiese, sotto diverse
espressioni.45 Nota 126.
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La preghiera di domanda
Nelle religioni primitive, il motivo principale che sprona l’uomo a pregare
sembra essere il bisogno. Gravato dai mali, l’uomo si sforza di risvegliare
l’attenzione della divinità con delle invocazioni e con l’offerta di doni. Da qui
espressioni ricorrenti come:
«Aascolta! Esaudici! Abbi pietà! Accogli!» E ancora: «Noi ti offriamo,
accogli con benevolenza!». Le conosciamo dalla Bibbia e da tutta la tradizione
cristiana. Il motivo primario della preghiera è dunque sempre lo stesso ed esso
conserva la sua forza.
L’azione di grazie
Quando l’uomo prende coscienza della sua seventura, si rivela a lui il volto
della misericordia divina. L’azione di grazie va di pari passo con la rivelazione
della misericordia. Il peccato capitale dei pagani, secondo Paolo, è «di non aver
dato gloria nè aver reso grazie» (cf Rm 1,21) a Dio.
Questo ci porta a distinguere due generi di preghiera: la domanda e l’azione
di grazie. All’epoca di Origene, si cercano di stabilire quattro forme di preghiera,
almeno quattro elementi che devono ritrovarsi in tutte le orazioni: la domanda, la
preghiera, la supplica, l’azione di grazie. Le tre prime sono dunque delle domande
qualificate a seconda del loro oggetto, inferiore o superiore. La quarta è l’azione di
grazie.
In realtà nella Bibbia la lode e l’azione di grazie si congiungono in uno
stesso movimento dell’anima e, sul piano letterario, negli stessi testi. Nota 9. Gli
esegeti sottolineano che la lode è una forma di azione di grazie, dal momento che
la parola «grazie» non esiste in ebraico. Ciò e ben confermato dalle innumerevoli
«eulogie» delle liturgie d’Oriente. Le ectenie, domande di ogni genere, cominciano
con «benedetto sia Dio» e si concludono così: «perchè tuo è il regno, la potenza, la
gloria».
L’esaudimento
Tuttavia si pone un grande problema sul piano della vita: perchè le nostre
preghiere non sono sempre esaudite? Il vangelo dice chiaramente: «Tutto quello
che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete» (Mt 21,22; cf 7,7-11).
Origene affronta la questione in un modo più giusto teologicamente. Egli
sottolisibile che allo Spirito Santo, perchè solo la voce dello Spirito sale fino al
Padre.46 Nota 25. La buona volontà umana che esprime i suoi desideri non riesce
sempre a metterli in armonia con lo Spirito. Nella lettera ai Romani si dice:
«perchè nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare» (Rm 8,26) è
perciò «lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza» (ibid.) Questo, secondo
Origene, si relizza nel modo seguente: noi preghiamo, ma lo Spirito «interviene»;
la sua voce è più forte della nostra; che è ispirata dall’ignoranza. 47 Nota 26. Cos’ la
nostra preghiera è sompre esaudita, ma secondo la voce dello Spirito.48 Nota 27.

La preghiera per la remissione dei peccati


«La preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e, se ha
commesso peccati, gli saranno perdonati. Confesate perciò i vostri peccati gli uni
agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti» 49 nota 60. La preghiera nei
suoi rapporti con la remissione dei peccati è così il tema centrale del Pastore di
Erma.
Per Giovanni Crisostomo, ogni preghiera che chiede il perdono comporta
una «confessione». Questa preghiera possiede una forza speciale: «Chi dice: Abbi
pietà! Riceverà la remissione delle colpe e chi ha ottenuto misericordia non sarà
punito.»50nota 63.
La direzione spirituale terminava normalmente con una preghiera che
chiedeva il perdono. Il padre spirituale non era necessariamente un prete.
L’incertezza aumenta per il fatto che l’assoluzione sacramentale prende in Oriente
una forma deprecativa.51nota 66.

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In Occidente, l’assoluzione dei peccati ha preso la forma di un giudizio.
Giovanni Climaco applica questa metafora alla preghiera: «per colui che prega
veramente, la preghierà è un tribunale, un luogo di giudizio».52 Nota 67.
Numerosi apoftegmi confermano che «la preghiera rimette i peccati e
apporta la guarigione».53 nota 68. È ciò che esprimono a loro modo gli
interminabili Kyrie eleison della liturgia e le lunghe preghiere catanittiche dei
monaci.
Le preghiere per gli altri
Certi abusi hanno suscitato dei dubbi sul valore di queste preghiere. Già
sant’Antonio aveva rifiutato di pregare per qualcuno che non faceva niente di
persona per migliorare la sua relazione con Dio.54 Nota 69. Allo stesso modo
Giovanni Crisostomo so lamenta di coloro che lasciano gli altri pregare per loro;
considera cosa molta migliore che ciascuno preghi per sè.55 Nota 70.
D’altra parte la Scrittura, testimonia il carattere essenzialmente comunitario
delle domande rivolte a Dio; la preghiera si fa allora «per tutti e per tutto».
La preghiera cristiana si fa sempre «nello Spirito di Dio». 56 (Nota 72,
pag99). Il segno più sicuro dello Spirito è la carità. La preghiera motivata
dall’amore sarà dunque preziosa in modo speciale.
Nella preghiera per gli altri bisogna domandare quello che si domanda per
noi stessi, ossia di preferenza le «cose grandi e celesti», la remissione dei peccati e,
in modo generale, tutto ciò che è un bene reale. I Padri condannano severamente le
preghiere «contro i nemici» in uso presso i pagani e nell’Antico Testamento. Per i
monaci, i nemici per eccellenza sono i logismoi, i pensieri malvagi.
Le preghiere per i morti
Le preghiere per i defunti sono giustificate da tutta la tradizione cristiana. Le
speculazioni teologiche hanno talvolta cercato di circonscrivere o limitare i tempi

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di queste suppliche, 57(nota 87, pag 101), ma la fede della Chiesa primitiva, sempre
viva nel popolo cristiano, andata in senso contrario. La liturgia etiopica ce ne dà
un esempio: «Noi ti preghiamo per i santi profeti, martiri, confessori, per la beata
Vergine Maria...»58 nota 88. È la preghiera che caratteriza lo stato escatologico.
Nel rito bizantino, si sottolinea due usanze: il bacio dato al defunto prima
della sepoltura e la formula assolutoria collocata nella sua mano. Dappertutto,
d’altronde, sotto una forma od un’altra, si ritrova questa assoluzione.

Le preghiere per i beni temporali


In ogni caso, il popolo cristiano ha l’abitudine di pregare «per tutti i
bisogni» e la Chiesa ha confermato questo uso con numerose formule litaniche
inserite nella liturgia.
Per rafforzare la fiducia dei cristiano, si raccontava volentieri il famoso
miracolo della pioggia ottenuta dalla preghiera dei soldati cristiani nell’esercito di
Marco Aurelio.59 Nota 91. In ogni tempo, si sono recitate litanie per i malati, per
coloro che sono in viaggio, per i frutti della terra, ecc.

LA PREGHIERA DEL CORPO


Il corpo nella preghiera
Il corpo è un elemento importante del dialogo tra gli esseri corporei. Anche
se noi comunichiamo con gli altri sopratutto con la parola, non va dimenticato che
l’uomo si esprime anche per mezzo del corpo. Fin dai tempi antichi ci si è
domandati in quale misura gli organi materiali potessero essere un aiuto o piuttosto
un ostacolo al colloquio con Dio, che è spirito.
All’opposto del Dio dei filosofi intellettualisti, il Dio della Bibbia si rivela
agli uomini assumendo la carne, «balvettando con i bambini», dice Origen. Nota 1.
L’uomo risponde nella stessa maniera con i gesti e la voce: leva le mani verso il

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cielo (Sal 62,5), alza lo sgurado (Sal 122,1), piega la ginocchia (Ef 3,14), grida
verso il Signore (Sal 3,5).
I gesti tradizionali
Ereditate dal passato, raccolte in ambiente cristiano con un simbolismo
nuovo, certe abitudini corporali sono divenute un linguaggio tradizionale per
esprimere e suscitare dei sentimenti di preghiera. Generalmente si può dire che tre
atteggiamenti possono essere considerati come fondamentali: anzitutto le mani
alzate, immagine dell’elevazione dello spirito, la posizione in ginocchio, per
esprimere il pentimento, quella seduti, per l’ascolto calmo delle parole divine, sia
esteriori, sia la locuzione del cuore.

Il segno di croce
L’uso del segno di croce è una delle pratiche cristiane primitive più
abbondantemente testimoniate dai testi e dai monumenti.60 Nota 22. In tutti questi
testi i cristiani si segnano sulla fronte. Il segno di croce si faceva riunendo le prime
tre dita della mano destra, tenendo le altre due piegate, e portando queste tre dita
unite alla fronte, al petto, alla spalla destra e alla spalla sinistra. Questo modo si
segnarsi è ancora quello della Chiesa bizantina. Nella Chiesa latina il cambiamento
si opera nel XIII secolo e si adotta l’uso moderno con la mano aperta che tocca la
spalla sinistra prima di quella destra.
Le genuflessioni
La preghiera in ginocchio, nota Origen, 61 nota 31, è «il simbolo di questa
prostrazione e di questa sottomissione di cui parla Paolo quando scrive: per questo
piego le ginocchia davanti al Padre (Ef 3,14). E tale inginocchiamento spirituale,
così chiamato perchè tutte le creature adorino Dio nel nome di Gesù e si
sottomettano umilmente a Lui,.. perchè nem nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra (Fil 2,10) ».62 nota 32.
Le genuflessioni e le metanie somo molto usate come penitenza monastica.
Teodoro Studita, impone dieci metanie a colui che è uscito più di una volta dalla
chiesa senza avvisare, cento colui che ascolta un calunniatore. 63 Nota 34. 490 volte
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ogni giorno, ordina Alessandro l’Acemeta, per realizzare il settanta volte sette del
vangelo (Mt 18,22).64 Nota 35.
La glossolalia
San Paolo inserisce il parlare in lingue tra i cristiani (1Cor 12,4 e 10) che
sono tutti «manifestazioni dello Spirito». Nell’assemblea (15,9 e 28)
l’interpretazione è necessaria per l’edificazione degli uditori, benchè in privato
colui che parla in lingue «parli a Dio», «dica per ispirazione cose misteriose» e
«edifichi se stesso» (14, 2 e 4).

La polilogia
Il vangelo condanna la polilogia dei pagani che «credono di venire ascoltati
a forza di parole» (Mt 6,7). Evagrio dice: «Non ti compiacere nella molteplicità dei
salmi, essa getta un velo sul tuo cuore. Vale più una sola parola nell’intimità che
mille nella distanza».65 Nota 99.
Sembra che i monaci, con le loro lunghe preghiere, abbiano poco seguito
questi saggi consigli. In ogni modo non si poteva trattare per loro di applicarli
meccanicamente.Già Origene66 nota 101 era cosciente che la polilogia non si
definisce quantitativamente. Gli asceti dicevano la stessa cosa, raccomandavano
che la «quantità» delle parole sia nella misura della loro «qualità», cioè della loro
sincerità e della loro forza per penetrare nell’intelligenza e nel cuore.67 Nota 102.
Il luogo della preghiera
Secondo i Padri, un privielgio della preghiera cristiana, in paragone alla
preghiera ebraica e a quella pagana, è il fatto che essa può essere fatta in ogni
luogo. «Ogni luogo in cui concepiamo il pensiero di Dio è santo», scrivono
Clemente di Alessandria nota 174. e Origene. Nota 175. Giovanni Crisostomo
descrive la preghiera sul luogo di lavoro: sulla piazza, nel negozio, al mercato,
nalla cucina, perchè «il luogo non fa vergogna a Dio». Ma egli aggiunge già una

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condizione: «Se l’uomo non può andare in chiesa» 68 nota 176. I mistici dicono che
l’anima umana è il «luogo di Dio».69 Nota 177.
La scoperta della preghiera
«Pregate sempre», racomanda cu insistenza s. Paolo, 70, perchè la preghiera è
la fonte del nostro essere e la forma più intima della nostra vita. Il deserto, per gli
asceti, è qualcosa di interiore, significa concentrazione, raccoglimento, silenzio
dello spirito. È a questo livello, in cui l’uomo riesce finalmente a tacere, che ha
luogo la vera preghiera, e che l’uomo viene misteriosamente visitato. Per capire la
voce del Verbo, bisogna saper ascoltare il suo silenzio, impararlo, soprattutto,
poichè è il «linguaggio del secolo futuro».

BIBLIOGRAFIA
TOMàS SPIDLIK- LA PREGHIERA, ED. LIPA Srl, 2002, Roma.
ANTHONY DE Mello- SàDHANA, UN CAMMINO VERSO DIO, PAOLINE
Editoriale Libri,1997. Milano, india
Evdokimov, la preg della chiesa orientale, queriniana, 1969, brescia

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Tess. 5,17.

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