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ANTICHE PREGHIERE CRISTIANE

A CURA DI
PAOLO LINO ZOVATTO

SCRITTI BARI E RAPPRESENTATIVI


DI POESIA E PENSIERO IN VERSIONI
D'ARTE CON TESTO A FRONTE

179-181

ANTIQUAE
PRECES CHRISTIANAE

EDIZIONI FUSSI CASA EDITRICE SANSONI - FIRENZE


1957

INDICE
Introduzione pag. 7
I. - Preghiere dei primi cristiani 19
II. - Preghiere nel periodo paleocristiano .... 51
III. - Preghiere nell'et� di mezzo 91
IV. - Preghiere alla Vergine 129
Note al testo 173
Nota bibliografica 183

INTRODUZIONE

La preghiera attua la vita dell' anima, mette l'uomo


in comunione con un mondo spirituale superiore, stabilisce
la relazione dell'uomo con Dio, della creatura
con il Creatore: manifestazione spontanea e comune alle
esperienze di tutte le religioni.
Elevazione dell'anima a Dio, espressione di lode,
confessione devota e filiale di desideri e di bisogni spirituali
e materiali: meditazione e scala di ascesa in
Dio, o propriamente orazione degli asceti; pu� restar
intima o modularsi a fior di labbro: soliloquio e colloquio
ad un tempo, sale a Dio come profumo di timi ama x.
Spesso assume la forma corale e si scandisce in note
e ritmi, che si propongono e rivelano atti supremi di
adorazione, di gioia e di ringraziamento, di supplica
e di propiziazione: tema unico che si sviluppa arricchendosi
di motivi diversi.
Preghiera privata che si forma ed attua nel secreto
della nostra camera, sotto gli occhi di Chi tutto vede.
Preghiera liturgica di anime in coro, che si riconoscono
nel segno della Croce: essa � ha carattere pubblico e sociale
cos� che, quando facciamo preghiera, non preghiamo
per uno solo, ma per tutto intero il popolo,

1 Salmo 140, 2.

perch� tutto intero il popolo siamo uno �1 preghiera


che si rivolge a Dio, alla Vergine, ai santi per intercessione
di Cristo,
I veri adoratori adoreranno il Padre celeste � in spirito
e verit� � 2, cio� secondo le forme stabilite da Ges�
e dalla Chiesa, e in unione con la Chiesa e con lo Spirito
Santo.
� Et ideo brevis debet esse et pura oratio �3." cos�
san Benedetto riassume per noi tutto Vinsegnamento agostiniano
sulle condizioni dell'anima orante. Dio non
attende tanto alle parole, ma alle disposizioni del cuore.
E per poter godere della visione e del gusto del Signore
nell'orazione, bisogna prima aver purificato e unificato
il cuore, secondo il Vangelo: � Beati i mondi di cuore
perch� vedranno Dio � 4.
La preghiera, nell'articolazione delle sue varie forme,

1 S. Cipriano, De dominica oratione, PL, 4, 523.


� Ogni preghiera, magari quella di un pastorello che custodisce
le sue pecore, � la preghiera del genere umano.
Quel che il pastorello fa ogni tanto per un impulso
del cuore, noi lo dobbiamo fare ogni giorno e notte. Non
gi� che si speri di pregare meglio di lui; al contrario....
Quella semplicit� dell'anima, quel tenero abbandono alla
Maest� di Dio che � in lui l'ispirazione del momento, noi
per acquistarlo o per ritrovarlo, consacriamo la nostra
vita, perch� esso � un dono dell'infanzia che di solito non
sopravvive all'infanzia.... Una volta usciti dall'infanzia,
bisogna soffrire a lungo per rientrarci come all'estremo
della notte si ritrova un'altra aurora. Dobbiamo ridiventare
fanciulli.... �, G. Bernanos, I dialoghi delle Carmelitane, II quadro, scena I.
2 Giovanni, IV, 23.
3 C. Butler, S. Benedicti regula monasteriorum, Friburgo
Br., 1935, caP- XX.
4 Matteo, V, 8.

� cos� definita da san Tommaso: � actus rationis applicants


desiderium voluntatis ad Deum �1; e ne fa un
commento, adeguato e nitido, Mariano Campo.
L'orazione, egli dice, � � actus �, non fenomeno; ma
atto metafisicamente radicato; � actus rationis �, non
forma gnoseologica o trascendentale, ma atto di creatura
intelligente, azione personale, in cui domina Vintelligenza,
atto di un'intelligenza vivente, che pu� avere
il suo � visus � elevato dal � lumen fidei � e anche dal
� lumen gloriae �, che quindi pu� essere aperta all'orizzonte
della fede e della rivelazione, col dono dell'intelletto
e della sapienza e con la virt� infusa della prudenza.
�Ad Deum �: che � il Tu reale, personale, unico,
infinito, realissimo Creatore e Padre, m�ta di ogni desiderio.
Quel � desiderium �, per cui l'� oratio � � � petitio
�, non � solo la piccola domanda particolare, occasionale,
utilitaria, ma tutto il � desiderium voluntatis �,
con tutta la sua profondit� e vastit� e storia dialettica:
comprende quindi /'� ascensus � e /'� unio �, che ne � il
termine, il culto, la devozione, l'ordine metafisico e la
santificazione, la salvezza e la gloria di Dio, il fine e
i mezzi, insomma tutto l'orizzonte della Speranza e della
Carit�. Questo desiderio e per� � applicatum �, rivolto,
ordinato, orientato a Dio dall'intelletto: onde la specifica
funzione che nell'orazione compie l'intelligenza, la
quale appunto esprime e coscientemente attua e ordina.
La preghiera � dunque l'espressione della creatura spirituale
a Dio, e quasi il respiro del finito nell'infinito.
Il primato dell'intelligenza nella definizione tomista
dell' orazione non deve destare preoccupazioni. Nella sintesi
tomista conoscenza e amore sono solidali; nella unitaria
concezione cristiana, che placa le distinzioni nella

1 Questione 83 della II. a, II. ae della Summa.

semplicit� divina e fa meta ultima dell'intelletto e della


volont� umana la visione e il possesso di Dio, non c'�
posto per il contrastarsi di razionalismo e d'irrazionalismo,
n� per l'esclusivistico separarsi di natura e soprannatura
1.

Il genio della Chiesa, redigendo la liturgia, ha


composto un vero capolavoro in cui poesia, musica,
drammatica, affascinano e conquistano la fantasia del
popolo, trattenendola nella meditazione delle Divine
Scritture, nel canto dei Salmi e nella preghiera particolare 2.
Nella liturgia, intesa nel senso antico, quale partecipazione
a un mistero, a un dramma sacro, come si
esprime egregiamente Francesco di Capua, il fedele rivive
una infinit� di stati psicologici, tristi e lieti, dolorosi
e gaudiosi, i quali vengono purificati ed elevati
dal sentimento religioso in una specie di catharsis mistica.
Quale intensit� di emozioni, quanta variet� di
sentimenti il fedele rivive seguendo, nel mistero eucaristico
e nei riti della settimana santa, la vita, la passione,
la morte e la resurrezione del Redentore ! Quante
esperienze di amore e di dolore, di lotte e di travagli
morali, di gioie e di gaudi spirituali, di sconfitte e di
vittorie, sollevano nel suo animo la commemorazione
delle passioni dei martiri, il racconto delle penitenze
degli anacoreti, la narrazione della vita e dei miracoli
dei santi. Quale ricca gamma di sentimenti suscita il

1 M. Campo, Concetto concreto della preghiera, in Orientamenti, Varese, 1953,


p. 202 sgg.
2 I. Card. Schuster, Il libro della preghiera antica, I,
Milano, 1944, p. 167.

Canto dei Salmi e la melodia degli inni sacri ! Perch�


le preghiere e i riti liturgici possano raggiungere la perfezione,
� necessario che siano impregnati di profonda
emotivit� cos� da suscitare un vivo sentimento nell'animo
dei fedeli. Una formula liturgica che lascia freddo chi
la ripete, � priva di ogni valore. Ma, nello stesso tempo,
emotivit� e sentimento devono essere elevati e purificati
da ogni scoria naturalistica e fisiologica.
C'� una differenza sostanziale e profonda tra l'espressione
fisiologica dei sentimenti e delle passioni, che si
determina in grida, urli e contorcimenti ecc., e l'espressione
artistica che trasfigura e purifica la passione e
il sentimento, lo placa e lo sublima, in modo che anche
il dolore, nella catharsis estetica, diventi gioia. Allo
stesso modo c'� una differenza sostanziale e profonda tra
l'espressione immediata del sentimentalismo morbido e
passionale, sfogo di una corrente nervosa delle animule
decadenti, e la vera espressione liturgica nella quale il
ricordo delle scene pi� strazianti della passione del Redentore
e il dolore pi� vivo del peccatore pentito sono,
nel rito e nella preghiera, sublimati in una pace mistica
purificatrice. La vera espressione liturgica non deve
essere n� fredda n� torbida. Si comprender� meglio questa
osservazione, che � di capitale importanza per determinare
il vero carattere della liturgia, qualora si paragonino
i riti della religione cristiana nei primi secoli
con le manifestazioni rituali delle contemporanee religioni
misteriche x.
La preghiera e la formula liturgica, ripetuta ogni
giorno, al mattino, a mezzogiorno, a sera, e in ogni
occasione della vita, in giorni e tempi determinati e

1 Francesco di Capua, Preghiere liturgiche, poesia ed


eloquenza, in Archivio It. per la storia' della Piet�, 1, Roma, 1951� PP- 4� 5

13

nelle principali festivit�, non agita e sommuove le passioni,


ma calma e fortifica, e lentamente trasforma la
psiche, mettendola a contatto con un mondo superiore.
La conversione dei pagani al cristianesimo fu dovuta
all''eloquenza degli apostoli ed all'insegnamento dei
catechisti; ma la trasformazione permanente della psiche
pagana in cristiana fu opera dei grandi liturgisti.
Chi ha un po' di familiarit� con i riti e con la vita
liturgica dei primi secoli non si meraviglier� di questa
affermazione. Similmente la conversione dei popoli germanici
certamente fu dovuta a intrepidi missionari, ma
la loro trasformazione da barbari in latini e cristiani
fu anche opera delle grandi liturgie medievali.
Proprio, come felicemente si esprime Paolino di Nola
(Carme XVII, vv. 263-265):

barbari discunt resonare Christum


corde romano placidamque casti
' vivere pacem.

Come l'infiltrazione dell' elemento poetico, col prevalere


del sentimento e della fantasia, pu� nuocere alle
preghiere liturgiche, cos� anche il predominio dell'elemento
oratorio e retorico pu� essere di grave danno
all' espressione liturgica.
Queste considerazioni, nota ancora il Di Capua, mostrano
quanto sia difficile comporre perfette preghiere le
quali, evitando i due scogli del sentimentalismo fantastico
e della retorica ampollosa, riescano a commuovere
e a elevare i fedeli 1.
� Come l'espressione poetica e oratoria si forgiarono
gli strumenti tecnici adatti: il verso, la strofe, la rima,

Francesco pi Capua, op. ext., pp. 8-9.

<--> 14 *"�

il periodo oratorio, il parlar metaforico, le figure gorgiane,


ecc., cos� anche l'espressione liturgica si cre� i
mezzi tecnici adatti per poter comunicare ai fedeli e far
rivivere nel loro animo determinati sentimenti religiosi....
Spesso nelle composizioni delle preghiere si procede alla
buona, senza quella consapevolezza tecnica che fu sempre
il primo requisito della grande arte classica. Non
si pretende di sostituire il freddo tecnicismo alla fiamma
viva dell'ispirazione sgorgante dal cuore.... Ma per comporre
una buona preghiera, il solo sentimento religioso,
per quanto vivo, non basta; bisogna avere un vero genio
liturgico, affinato con lo studio della tecnica, affinch�
il sentimento possa essere espresso in modo che, purificato
ed elevato nella catharsis mistica, il popolo cristiano
lo possa rivivere con intensit�, facilit� e profitto.
Questa perfezione sostanziale, nella quale si manifesta
il lirismo, la bellezza, la religiosit� liturgica era
pi� facile raggiungerla nel quarto e quinto secolo, quando
il sentimento religioso era mantenuto vivo dal ricordo
delle persecuzioni e dalle lotte contro i pagani e gli eretici.
Allora il popolo cristiano partecipava con maggiore
intensit� e frequenza alle cerimonie del culto, alle vigilie,
al canto dei Salmi �.

I Salmi, cantici ispirati, costituirono un'espressione


incomparabile di preghiera pubblica e privata per gli
Ebrei nell'Antico Patto e sono ancora libro di preghiera,
che nutre la devozione e la piet� liturgica: distribuiti
nella settimana, per ciascuna ora canonica, formano il Breviarium o silloge di
preghiere, che il sacerdote eleva
a Dio per il suo popolo, E il. popolo vi si unisce nella
preghiera.
Nel leggere i salmi di David, quei cantici di fede,
quegl'inni di piet�, che tengono lontano lo spirito gonfio
d'orgoglio, Agostino (Conf., IX, 4) si sentiva infiam

--
15 --

mare � e come ardevo di declamarli, se avessi potuto,


in faccia a tutta la terra contro il fumo superbo del
genere umano �.
Nel Nuovo Patto Ges� � maestro di preghiera. Alla
richiesta dei discepoli, Egli insegna la forma della preghiera
perfetta, il Pater Noster: preghiera che deve provenire
da cuore puro e in pace con il prossimo.
Ges� raccomanda la preghiera perseverante, come un
dovere da compiere ogni istante della vita; prega prima
di compiere miracoli o atti solenni, premette la preghiera
e il digiuno al suo ministero, prega per i suoi,
prega nella sua agonia, prega in croce.
La Chiesa non dimenticher� mai l'esempio del Maestro.
Lo
seguiranno gli apostoli, i discepoli, i fedeli, che
dopo la sua ascesa al cielo � perseveravano concordi nella
preghiera, insieme con le donne, e con Maria madre
di Ges� � 1.
Le lettere di Paolo si aprono e si concludono con
la preghiera. I primi cristiani v�vono in un'atmosfera
di costante e fiduciosa preghiera; di preghiera si nutrono
i martiri, i confessori e le vergini.
Pagine luminose e fervide di preghiera ci lasciarono
in eredit�, ancor viva e operosa, i Padri greci e latini.
I loro carmi in onore del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo, della Vergine e dei Santi, introdotti nella
liturgia orientale e occidentale, largamente esemplari nel
Medioevo, hanno anche valore artistico e letterario e
spesso, per esigenze estetiche e particolari, rinnovarono
o vivificarono la lingua greca e latina e diedero contributo
vigoroso alla libera creazione di ritmi e di melodie.
In questi carmi, greci e latini, come nella preghiera

1 Atti degli Apostoli, I, 14.

� 16 �--�

antica, articolata in una prosa vivida e saporosa, si


avverte spesso la presenza della luce che percorre, permea,
irraggia, inonda tutta la vita e l'espressione cristiana l. Fiamma sopra fiamma
appaiono i Salmi, il
Cantico, la Sapienza, Isaia; e, superfluo dirlo, i Vangeli.
Incandescenti sopra ogni fiamma, splendono, fra
i testi medesimi della Nuova Legge, le parole di Giovanni
e di Paolo. � Dio � luce e in Lui non sono tenebre
�; � Dio � luce vera che illumina tutti gli uomini �;
� Cristo � luce del mondo � 2 e � stella splendida e mattutina
� 3. Noi siamo � figli della luce � e delle � armi
della luce � dobbiamo incedere armati 4. Amare � � dimorare
nella luce � 5. '
Un segreto fremito di terrore di fronte alle tenebre
della notte, un ansia trepida e gioiosa per l'imminente
sorgere del sole, corre per tutta Vinnologia antica.
Perch�, veramente, la notte �, per Vanima timorata,
il mondo coi suoi fantasmi e coi suoi orrori. E il sole
� Cristo, che li mette in fuga. Splender� un giorno, meravigliosamente
invisibile, in tutti i beati, quasi raggio

....che puro mei


per fratta nube gi� prato di fiori 6,

impallidir� nel canto del poeta dei nostri tempi, esso


medesimo, di fronte al Cristo:

1 G. Manacorda, Delle cose supreme, I, Firenze, 1950,


pp. 28-29.
2 Giovanni, I Epist., I, 5, 9; Vang., Vili, 12; XII,
35-36.
3 Apoc, XXII, 16.
4 Paolo, I Tess., V, 5; Rom., XIII, 12; Ef., V, 5, 14.
5 Giovanni, I Epist., 11, 10.
6 Par., XXIII, 79-80.

17 �--�

Tu lux vera oculis, tu maior sole, diem qui


restituis de nocte novum; tu, dux bone, Christe....x.

Suggestiva � parsa l'idea di preparare una silloge di


antiche preghiere cristiane, greche e latine, dandone una
traduzione con testo a fronte e seguendo un ordine
cronologico.
In un panorama tanto vario, con un patrimonio e
tesoro cos� ricco, che prende le mosse dalle preghiere dei
primi cristiani e arriva )a san Bernardo, il problema
della scelta rappresenta sicuramente la maggior difficolt�.
Gioiosa
pazienza ha guidato il lavoro di scelta e
l'ha sorretto la speranza di offrire un prezioso manipolo
di preghiere e di elevazioni, pi� significative, compiuta
espressione di esperienze spirituali, che rivelano alto
senso religioso, non disgiunto, possibilmente, da adeguato
valore artistico e vibrazione lirica.

Nota. In antiche pitture e sculture la preghiera trova


riflessi di movenze e ritmi, che i cristiani hanno assunto
dalla tradizione greca-romana ed ebraica, e che ricorrono
presso altri popoli. La rappresentazione dell'Orante, cos�
frequente nel linguaggio figurativo paleocristiano, pu�
darne una sufficiente e chiara indicazione.
La chiesa e l'arte bizantina adottano pi� spesso la
rappresentazione della Deisis, posta sull'iconostasio: tema
iconografico, che presenta l'intercessione della Vergine e
dei Santi presso il Pantocratore (l'Onnipotente) e simboleggia
l'atto per cui si pone il contatto e si media il
trapasso tra l'uomc e Dio.

1 G. Pascoli, Fanum Apollinis.

18 *--�

PREGHIERE DEI PRIMI CRISTIANI

I
\

[ANTICHE PREGHIERE CONVIVALI]

(nn. i, 2, 3)

E�xapLOTOU[iiv gol Ilaxep yjjjlcov


�7c�p t9]<; �c�y)<; xat yvaxrecoi;
^ lyvcopiaa? y)fuv
Si� *Iy]<tou tou 7rai$�<; aou'
gol y) 8�a et? to�<; alcova?.
"QaTtep 3)v touto t� xX�afia Sieaxop7riCT[i�vov
�7r�vc� tcov �p�cov
xal auvaxO�v eyevero ev
outco auva^O^to) aou y) IxxXYjom
arc� tcov TOpaxcov ty]<; y*)?
et? ty)v (ty)v PaatXeiav
8ti eoo �cmv y) 8�a xal yj 8uva[u<;
Sta 'Iyjgou XpiffTou zie, tou? aEcova?.

20

ANTICHE PREGHIERE CONVIVALI

(nn. i, 2, 3)

Noi ti rendiamo grazie,


o Padre nostro,
per la vita e la conoscenza,
alla quale ci hai iniziato
per mezzo di Ges�, tuo figlio;
a Te la gloria nei secoli.
Come gli elementi di questo pane, ora spezzato,
erano disseminati sui monti,
e riuniti, son divenuti un'unica massa,
cos� sia riunita la tua chiesa,
dall'estremit� della terra,
nel tuo regno :
poich� tua � la gloria e la potenza,
per Ges� Cristo nei secoli.

^ 21 ^

II

Tr\s �xxXTjaiat; cou tou pticraaBai <x�ty)v ino 7ravTң 7rovY)pou


xai TeXeicoaou a�rfjv
�v tv) �y�7tY) aou.

22

II

Ricordati, o Signore,
di liberare la tua chiesa
da ogni avversit�,
e di perfezionarla nel tuo amore.

Ill

� ef�aavv� tg> i>l& Aa^iS �. El tlq �yL�<; Icttlv, �p^�a^xo"


�l TL� O�X �aTL, (jl�TaVO�LT(0.
(( Map�v 'A0dc�.
'A[jly)v.

24

Ill

Venga la grazia
e passi questo mondo.
Osanna al Figlio di David.
Chi � santo, venga;
chi non lo �, faccia penitenza.
Il Signore viene.
Cos� sia.

~ 25

IV

PRAEFATIO

Vere dignum et iustum est, aequum et salutare,


nos tibi semper, et ubique gratias agere : Domine
sancte, Pater omnipotens, aeterne Deus: per
Christum Dominum nostrum.
Per quem maiestatem tuam laudant Angeli,
adorant Dominationes, tremunt Potestates.
Caeli, caelorumque virtutes, ac beata Seraphim,
socia exsultatione concelebrant. Cum quibus et nostras
voces, ut admitti iubeas, deprecamur, supplici
confessione dicentes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dominus Deus
[Sabaoth.
Pieni sunt caeli, et terra gloria tua.
Hosanna in excelsis.
Benedictus qui venit in nomine Domini.
Hosanna in excelsis.

*--� 26 *--�

IV

PREFAZIO

Veramente � degno e giusto, conveniente e salutare


che noi sempre e dovunque rendiamo grazie
a Te, Signore santo, Padre onnipotente, eterno
Dio, per Cristo nostro Signore.
Per il quale gli Angeli lodano la tua maest�;
l'adorano le Dominazioni, la temono le Podest�.
I cieli e le celesti virt�, e i beati Serafini tutti
insieme la celebrano in esultanza comune. E ad
essi, te ne supplichiamo, fa che ci sia dato di unire
anche le nostre voci, mentre umilmente diciamo:
Santo, Santo, Santo � il Signore, Iddio degli
[eserciti.
I cieli e la terra son pieni della tua gloria:
Osanna nel pi� alto dei cieli.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore :
Osanna nel pi� alto dei cieli.

[PRECE VESPERTINA]

Sol np�izzi alvoq'


Sol izp�izzi u^lvo^'
Sol 8�a npznzi xq> 0�& xa� Ilarpi
Al�. tou TlOU, �v IIv�u[JLaTL reo 7uavayLG3,
zie, to�<; aLcova^ tcov otLt�vc�v.

28

PRECE VESPERTINA

A Te si deve la lode;
a Te si deve un cantico;
a Te la gloria, Dio e Padre
per il Figlio, nello Spirito Santo,
nei secoli dei secoli.
Cos� sia.
29 --

VI

GLORIA PATRI
Gloria Patri
et Filio et Spiritili Sancto,
sicut erat in principio
et nunc et semper
et in saecula saeculorum. Amen.

VI

GLORIA AL PADRE

Gloria al Padre,
al Figlio e allo Spirito Santo,
com'era in principio
ed ora e sempre
e nei secoli dei secoli. Cos� sia.

3i

VII

[INNO LUCERNARIO]

Oc�q IXap�v �yta<; 8�y]<; �&avaTOU IlaTp�^ o�paviou,


�yiou, [x�xapo^, 'Iyjctou Xpiati,
�X&�vTe<; em tyjv tjXiou Sua tv,
tS�vT�<; cpco<; �a7repiv�v, ufxvoufjLev IlaTepa xal Ylov xal �ytov Ilveujia, �e�v.
"Ai;iov S� �v 7c�ai xaipoic; ujjLveta^aL ce <pa)vai<; oaiatc;,
Tie 0eou, ^a)y]v � SiSoug, Al� 6 ae So^�^ei.

-- 32 ^

Roma. Cimitero di Priscilla. Maria tiene in braccio il Bambino.


Di fianco, un personaggio che indica una stella. Affresco
della seconda met� del II secolo.

Roma. Cimitero Maggiore. Madonna orante con Bimbo. Affresco della prima
met� del IV secolo.

VII

INNO LUCERNARIO

Luce gioiosa di santa gloria


dell'immortale Padre celeste,
santo, beato, o Ges� Cristo;
giunti al tramonto del sole,
guardando il chiarore della sera,
cantiamo il Padre, il Figlio
e lo Spirito Santo Iddio.
� giusto, in ogni tempo,
sciogliere lodi a te, con voce pia,
o Figlio di Dio, che doni la vita,
e per questo il mondo ti glorifica.
33

(179-181) 3.

Vili

[PREGHIERA UNIVERSALE]

(nn. 8, 9)

'A^loujjlev ce, 8�<T7TOTa, pOY]&�v yev�a&ai xal �yTtXy)7TTopa


y]�jlcov. To�^ �v ftXtyet, y](jlcov gcdctov, to�q toc
7T�LVO�^
IX�TjaOV, TOU� 7TE7TTCDXOTOC^ �yStpOV, TOL<; ��0
fi�vou;
S7ui9av7}&i, to�<; �a&eveic; l'aaou, tou^ 7rXav<0[x�
VOU�
TOU XaOU (TOO ETUtfTpe^OV" X�PTaaov TO�<; TOIVC�Vtoc<;,
X�Tpcocrat to�<; Seafjuouc; 7](xa>v, �av�<txy)aov touc; aa$evouvxa<;, 7tapax�Xeaov
ro�<; �Xiyo^oxouvTai;' yvcitgxtocv
6c7ravTa r� e&vv], 6ti a� el � &e�<; fi.�vo<; xal 'l7]aoij(; XpLCTT�^ � nca<; aou
xa� ^{le^ Xa�^ aou xal 7rp�paTa T7)<; vo[x9j<; aou.

^ 34 ^

Vili

PREGHIERA UNIVERSALE
(nn. 8, 9)

Ti preghiamo, Signore, di assisterci e di esaudirci.


Salva quelli tra noi che sono neirafflizione ;
abbi piet� degli umili, solleva quelli che sono caduti,
mostrati ai bisognosi, risana gli infermi, fa
rientrare gli sbandati del tuo popolo; nutr� gli
affamati, libera quelli tra noi che soffrono nelle
prigioni, rialza i deboli, conforta i pusillanimi: e
tutti i popoli riconoscano che tu sei il solo Dio,
che Ges� Cristo � tuo figlio, e che noi siamo il
tuo popolo e pecorelle del tuo pascolo.

-- 35 --

IX

A�t; �[x�votav xo� elprjvYjv y)(i.tv te xa� 7raaiv Tolq xocTOLXouai TTjv yyjv,
xa&�><; �Sa>xa<; tol^ Tcarp�cuv Yj(xcov, l7TtxaXou(jLev(ov ae ocutoW Iv 7r�<jT�i
xai �XY]$�La, U7T7]x�ouc;
yivojilvouc; tg> 7ravTOxpaTOpt xa�. 7iavap�TCp ov�-[xart crou.

-- 36 --

IX

Dona la concordia e la pace a noi e a tutti


gli abitanti della terra, come Thai data ai nostri
padri, che t'invocavano con fede e verit�, fattisi
obbedienti al tuo nome onnipotente, e ricco d'ogni
virt�.

- 37

[PREGHIERA NELLE PERSECUZIONI]

(nn. io, il)

Rogemus pacem maturius reddi, cito latebris


nostris et periculis subveniri, impleri quae famulis
suis Dominus dignatur ostendere, redintegrationem
ecclesiae, securitatem salutis nostrae, post
pluvias serenitatem, post tenebras lucem, post procellas
et turbines placidam lenitatem, pia paternae
dilectionis auxilia, divinae maiestatis solita
magnalia, quibus et persequentium blasphemia retundantur,
et lapsorum paenitentia reformetur, et
fortis et stabilis perseverantium fiducia glorietur.

PREGHIERA NELLE PERSECUZIONI

(nn. io, 11)

Preghiamo che ci sia presto restituita la pace,


che presto possiamo uscire dai nostri nascondigli
ed aver aiuto nei pericoli; che si compia quanto
il Signore si degna di mostrare ai suoi servi: la
restaurazione della Chiesa, la sicurezza della nostra
salute (eterna), il sereno dopo la pioggia, la
luce dopo le tenebre, una calma tranquillit� dopo
le procelle e i temporali, l'aiuto premuroso del
suo amore paterno, le consuete meraviglie della
sua maest�, per cui siano rintuzzate le bestemmie
dei persecutori, si rinnovi la penitenza dei caduti
e sia esaltata la fede forte e incrollabile di coloro
che perseverano.

~- 39 --

XI

O beatam ecclesiam nostrani, quam sic honor


divinae dignationis illuminat, quam temporibus
nostris gloriosus martyrum sanguis illustrat !
Erat ante in operibus fratrum candida, nunc
facta est in martyrum cruore purpurea: floribus
eius nec lilia nec rosae desunt.
Certent nunc singuli ad utriusque honoris amplissimam
dignitatem.
Accipiant coronas vel de opere Candidas, vel
de passione purpureas.
In caelestibus castris et pax et acies habent
flores suos, quibus miles Christi ob gloriam coronetur.

*~ 40
XI

O fortunata la nostra chiesa, che lo splendore


della predilezione di Dio illumina, che ai nostri
giorni il sangue glorioso dei martiri rende illustre !
Candida dapprima per le opere dei fratelli, ora
� divenuta purpurea per il sangue dei martiri: tra
i suoi fiori, non mancano gigli e rose.
Ora adunque tutti gareggino per l'insigne privilegio
di questo doppio onore.
Meritino e ricevano corone candide per buone
opere, o purpuree per martirio.
Nelle milizie celesti la pace e la guerra hanno
i loro fiori, di cui s'incoroni il soldato di Cristo
per la gloria.

XII

[PANE EUCARISTICO]

Hunc autem Panem dari nobis cotidie postulamus,


ne qui in Christo sumus et Eucharistiam
eius cotidie ad cibum salutis accipimus, intercedente
aliquo graviori delieto, dum abstenti et non communicantes a codesti Pane
prohibemur,
a Christi Corpore separemur.

~ 42

XII

PANE EUCARISTICO

Preghiamo che questo Pane ogni giorno sia


dato a noi, che viviamo nella grazia di Cristo e
ogni giorno riceviamo l'Eucaristia come farmaco
di salute; e non ci avvenga che, sospesi per qualche
delitto dalla Comunione del Pane celeste, siamo
separati dal corpo mistico di Cristo.

-~ 43 --

XIII

[PREGHIERA D'UN MARTIRE]

Rupie 6 &e�<;, � TOxvTOxp�xtop, 6 tou �ya7ty]T0u xal e�XoyeTOu 7rat,8�<; aou


'Itjctou Xpurrou ranqp, Si' ou" tt]v rapi aou �7uyvo�ai.v e�X-yjcpajJLEv, � &e�^
�yy�Xdw xal
Suv�jxeov xal 7t�aY)<; XTiaeax; toxvto<; re too y�vou^ t&v Stxaicov, ot �&ai.v
�va>7u�v aou' e�Xoyc� ae, 6xt t]!;ig)aa^
Tvjs 7][i.�pa^ xal &pa<; xauTYjc;, tou Xa^elv (l�po^
�v �pL&fzcp t&v fjLapxupcov �v T& 7rOTY)pLCp tou XptaTou
aou zie, �vaaTaaiv �a)9j<; atcovtou ^X*)^ T pounds xa1, <Jfc>[jLaTO(;
�v �tpfrapata 7rveu(iaTO<; aytou* �v ot^ TrpoaSe/^eiTjv �vd)7Ti�v
aou a7)[iepov �v &uaia movi xal 7rpoS�XT7). xaftex; 7rp07]Toi[i.aaa<; xal
7rpoe9av�p<oaa<; xal �7rX7)pcoaa<;, 6
�^euSy)^ xal �Xiq&iv�^ &zoq. Aia touto xal 7uep� 7r�vtcov
ae atveo, a� euXoyco, a� So^�^co 8t� tou auoviou xal �rcoupaviou �p^Lep�co^ 'Iyjaou
Xpurrou, �yaTCYjTOu aou toxl8�<;, 8t' o5 aoi a�v ocutw 7uveu(jLaTi. �yta 8�i;a xal
vuv xal zie, to�c; (Ji�XXovTa^ atcova<;. *A(jly)v.

44 ^

XIII

PREGHIERA D'UN MARTIRE

Signore, Dio onnipotente, Padre del tuo diletto


e benedetto Figlio Ges� Cristo, per mezzo del quale
ti abbiamo conosciuto; Dio degli angeli, delle potenze,
di tutto il creato e di tutta la schiera dei
giusti, che vivono alla tua presenza, io ti benedico
perch� mi hai ritenuto degno di questo giorno, anzi
di quest'ora, per farmi entrare nel numero dei
martiri e partecipare al calice del tuo Cristo, e cos�
risorgere alla vita eterna dell'anima e del corpo,
nell'incorruttibilit�, per opera dello Spirito Santo.
Che io oggi sia accolto (tra i martiri) dinanzi
a te, come in un sacrificio prezioso e gradito, come
hai disposto e rivelato ed ora vai compiendo, o
Dio di verit�, che non conosci la menzogna.
Per tutto questo ti lodo, ti benedico, ti rendo
gloria insieme col tuo celeste Pontefice Ges� Cristo,
tuo diletto Figlio. Con Lui e con lo Spirito Santo,
sia lode a te ora e nei secoli che verranno. Cos� sia.

*~ 45

XIV

[ADORIAMO UN SOLO DIO]

Quod colimus, Deus unus est, qui totam molem


istam cum omni instrumento elementorum,
corporum, spirituum, verbo quo iussit, ratione qua
disposuit, virtute qua potuit, de nihilo expressit
in ornamentum maiestatis suae unde et Graeci
nomen mundo x�qiov adcomodaverunt.
Invisibile est, etsi videatur; incomprensibilis,
etsi per gratiam repraesentetur; inaestimabilis, etsi
humanis sensibus aestimetur; ideo verus et tantus
est.

46

XIV

ADORIAMO UN SOLO DIO

Oggetto della nostra adorazione � un Dio solo,


che dal nulla trasse tutta la mole di elementi,
corpi, spiriti, ad ornamento della propria maest�,
con la parola, per cui comand�, con la ragione,
per cui dispose e con la virt� per cui pot�; e per
questo i Greci chiamarono il mondo x�<j[jlov (ossia
ornamento).
Dio � invisibile, bench� si veda; incomprensibile
bench� per sua grazia si faccia presente; inestimabile,
bench� si apprezzi con sensi umani : perci�
� cos� vero e grande.

-- 47 --

XV

[IL CULTO DEL VERO DIO]

At enim quem colimus Deum, nec ostendimus


nec videmus. Immo ex hoc Deum credimus, quod
Eum sentire possumus, videre non possumus. In
operibus enim eius et in mundi omnibus motibus
virtutem eius semper praesentem aspicimus, cum
tonat fulgurat fulminat, cum serenat.

48 ~

Roma. Cimitero dei SS. Pietro e Marcellino.


Cristo, particolare di affresco del IV secolo.

XV

IL CULTO DEL VERO DIO

Ma quel Dio che adoriamo, n� mostriamo, n�


vediamo noi stessi. Anzi, per questo lo crediamo
Dio, perch� lo possiamo sentire; vedere non lo
possiamo. Nelle sue opere infatti, e in tutti i moti
del mondo, contempliamo la sua potenza sempre
presente, quando tuona folgora fulmina, quando
asserena.

49 --

(179-181) 4.

PREGHIERE
NEL PERIODO PALEOCRISTIANO

XVI

[LUCE DA CUI OGNI LUCE]

O lux, quam non videt alia lux; lumen, quod


non videt aliud lumen; lux quae obtenebrat omnem
lucem; et lumen, quod excaecat omne extraneum
lumen; lux, a qua omnis lux; lumen, a quo
omne lumen: lumen, ad quod omne lumen est
tenebrae, ad quod omnis lux obscuritas; lux, cui
omnes tenebrae lumen, cui omnis obscuritas lux;
lux suprema, quam caecitas non obnubilat, quam
caligo non hebetat, quam tenebrae non obscurant,
quam nulla obstantia claudit, quam nunquam separat
aliqua umbra, lux, quae illuminas omnia
tota simul semel et semper, absorbe me in claritatis
abyssum, ut videam undique te in te, et
me in te, et cuncta sub te; ne derelinquas me,
ne accrescant umbrae ignorantiae meae, et multiplicentur
delieta mea; sine te enim omnia sunt
mihi tenebrae, omnia mala; quia nihil bonum sine
te, vero, solo et summo bono.

- 52

XVI

LUCE DA CUI OGNI LUCE

0 luce, che altra luce non vede ; lume che altro


lume non vede; luce che ottenebra ogni luce; e
lume che acceca ogni lume estraneo; luce, da cui
ogni luce; lume, da cui ogni lume; lume, al cui
confronto ogni lume � tenebra, ogni luce � oscurit�;
luce, per cui ogni tenebra � lume, per cui
ogni oscurit� � lume; luce suprema, che la cecit�
non annebbia, che la caligine non offusca, che le
tenebre non oscurano, che nessuno schermo arresta,
che mai alcuna ombra separa, luce che illumini
tutte quante le cose, insieme, una volta e
sempre, inghiottimi nell'abisso della chiarit�, affinch�
io possa vedere da ogni parte, te in te e me
in te, e tutto sotto di te; non abbandonarmi, affinch�
non crescano le ombre della mia ignoranza e
siano moltiplicati i miei delitti: senza di te infatti
tutto � per me tenebra, tutto � male; poich� nulla
� bene senza di te, vero e solo sommo bene.

^ 53 ^

XVII

[SOLILOQUIO DI AGOSTINO]

Iam te solum amo, te solum sequor, te solum


quaero, tibi soli servire paratus sum, quia tu solus
iuste dominaris, tui iuris esse cupio.
Iube, quaeso, atque impera quidquid vis, sed
sana et aperi aures meas, quibus voces tuas
audiam.
Sana et aperi oculos meos, quibus nutus tuos
videam.
Expelle a me insaniam, ut recognoscam te.
Die mihi qua attendam, ut aspiciam te, et
omnia me spero quae iusseris esse facturum.
Recipe, oro, fugitivum tuum, Domine, clementissime
pater: iamiam satis poenas dederim, satis
inimicis tuis, quos sub pedibus habes, serviverim,
satis fuerim fallaciarum ludibrium. Accipe me ab
istis fugientem famulum tuum, quia et isti me
quando a te fugiebam acceperunt alienum.

^ 54 ^

XVII
SOLILOQUIO DI AGOSTINO

Ormai te solo amo, te solo seguo, te solo cerco,


son disposto a servire a te solo; poich� tu solo
comandi con giusta legge, la tua legge desidero
seguire.
Comanda, ti prego, ed imponi quello che vuoi,
ma risana ed apri le mie orecchie, perch� con esse
ascolti i tuoi richiami.
Risana ed apri i miei occhi, con cui possa vedere
i tuoi cenni.
Scaccia da me l'insensatezza, affinch� ti riconosca.
Dimmi
da qual parte devo rivolgermi per vederti,
ed io spero di poter eseguire tutti i tuoi
comandi.
Raccogli il tuo fuggitivo, t'imploro, Signore
padre clementissimo. Basti il castigo che ho gi�
sofferto; basti il tempo che ho trascorso schiavo

- 55 ^

Ad te mihi redeundum esse sentio ; pateat mihi


pulsanti ianua tua; quomodo ad te perveniatur,
doce me.
Nihil aliud habeo, quam voluntatem; nihil
aliud scio, nisi fluxa et caduca spernenda esse,
certa et aeterna requirenda.
Hoc facio, Pater, quia hoc solum novi, sed
unde ad te perveniatur ignoro. Tu mihi suggere,
tu ostende, tu viaticum praebe.
Si fide te inveniunt, qui ad te refugiunt, fidem
da; si virtute virtutem; si scientia, scientiam.
Auge in me fidem, auge spem, auge charitatem.
0 admiranda et singularis bonitas tua !

56

dei tuoi nemici, che tieni sotto i piedi; basti ch'io


sia stato trastullo di menzognere illusioni. Accogli
me tuo servo, ora che fuggo via da costoro, poich�
anche costoro mi accolsero quando fuggivo
via da te, bench� non appartenessi loro.
Sento che devo ritornare a te; si apra, ai miei
colpi, la tua porta; insegnami come si giunge a te.
Non ho altro che la volont�; so solo che si
deve spregiare ci� che passa e cade e cercare ci�
ch'� stabile ed eterno.
Questo faccio, Padre, perch� questo solo so,
ma non so da quale parte si arriva a te. Tu suggeriscimi
ed indicami la via e porgimi il viatico.
Se con la fede ritrovano te quelli che in te
cercano rifugio, dammi la fede; se con la virt�,
la virt�; se con la conoscenza, la conoscenza.

Accresci in me la fede, accresci in me la speranza,


accresci la carit�. O meravigliosa ed unica
tua bont�.
XVIII

[ANNUNCIO DI VITA E DI LUCE]

Aeterne rerum Conditor,


noctem diemque qui regis,
et tempor�m das tempora,
ut alleves fastidium.

Nocturna lux viantibus


a nocte noctem segregans,
praeco diei iam sonat,
jubarque solis ev�cat.

Hoc excitatus Lucifer


solvit polum caligine:
hoc omnis erronum cohors
viam nocendi deserit.

Hoc nauta vires colligit,


pontique mitescunt freta:

XVIII

ANNUNCIO DI VITA E DI LUCE

Creatore eterno dell'universo,


che reggi la notte e il giorno
e alterni le diverse ore del tempo
per alleviare il peso della noia.

Luce notturna ai viandanti,


che fa albeggiare la notte,
il messaggero del giorno gi� canta
ed evoca il raggio del sole.

Al suo canto, si desta la stella del mattino


e sgombra il cielo dall'oscurit�.
La schiera degli errabondi
lascia la via dei misfatti.

Il navigante riprende forza,


s'acquetano le onde del mare;

^ 59 ^

hoc, ipsa petra Ecclesiae,


canente, culpam diluit.

Surgamus ergo strenue:


gallus iacentes excitat,
et somnolentos increpat,
gallus negantes arguit.

Gallo canente, spes redit,


aegris salus refunditur,
mucro latronis conditur,
lapsis fides revertitur.
Jesu, labantes respice,
et nos videndo corrige:
si respicis, labes cadunt,
fletuque culpa solvitur.

Tu, lux, refulge sensibus,


mentisque somnum discute:
te nostra vox primum sonet,
et vota solvamus tibi.

a quel canto, anche la pietra della


chiesa (Pietro), pianse la sua colpa.

Alziamoci adunque con coraggio:


il Gallo incita i giacenti,
rimprovera i sonnolenti,
e condanna i restii (ad alzarsi).

Al canto del gallo, torna la speranza,


� ridonata la salute agli infermi,
si ringuaina il pugnale dell'assassino,
torna la fede a chi � smarrito.

O Ges�, custodisci noi che vacilliamo,


e col tuo sguardo richiamaci,
se ci proteggi, cadono le lordure,
e col pianto si dissolve la colpa.

O luce, brilla nei nostri cuori,


scuoti il torpore della nostra mente:
Te per primo canti la nostra voce:
e a te sciogliamo il voto della preghiera.

*-� 61

XIX

[LUCE BENEFICA]

Rector potens, verax Deus,


qui temperas rerum vices,
splendore mane illuminas,
et ignibus meridiem:

Extingue flammas litium,


aufer calorem noxium,
confer salutem corporum
veramque pacem cordium.

62

XIX

LUCE BENEFICA

Rettore potente, verace Iddio,


che moderi l'alterna vicenda delle cose,
illumini di splendore il mattino
e il meriggio di vampe infuocate,
spegni la fiamma delle liti,
togli il calore nocivo (delle dispute),
dona salute ai corpi
e una vera pace ai cuori.

- 63

XX

[PALMA E CORONE]

Salvete, flores martyrum,


quos lucis ipso in limine
Christi insecutor sustulit
ceu turbo nascentes rosas.

Vos, prima Christi victima,


grex immaculatorum tener,
aram ante ipsam simplices,
palma et coronis luditis.

~ 64

XX

PALMA E CORONE

Io vi saluto, o fiori dei martiri;


proprio alla soglia della vita
vi strapp� il persecutore di Cristo,
come il turbine strappa le rose nascenti

Prime vittime di Cristo,


tenero gregge di candidi agnelli,
innocenti, dinanzi all'altare,
giuocate con palma e corone.

65

XXI

[PREGHIERA D'UNA MARTIRE]

Nec mora, carnifices gemini


iuncea pectora dilacerant,
et latus ungula virgineum
pulsat utrimque et ad ossa secat;
Eulalia numerante notas.

� Scriberis ecce mini, Domine,


quam iuvat hos apices legere,
qui tua, Christe, tropaea notant !
Nomen et ipsa sacrum loquitur
purpura sanguinis eliciti �.

�--� 66 *-->

XXI
PREGHIERA D UNA MARTIRE

Non si tarda. Due carnefici


lacerano quell'esile petto di giunco,
e l'unghione percuote d'ambo i lati
il fianco verginale e lo squarcia fino alle ossa.
Ed Eulalia conta quei segni.

� Ecco, io di te scrivo, Signore.


Com'� bello legger questi segni
che svelano, o Cristo, i tuoi trofei !
E la porpora stessa del sangue spremuto
dice il tuo santo nome �.

XXII

N020YNT02 ETXH IIP02 XPISTON

riyj^�v (jl�, XpiCTT�* Tzi�c; �Xu&y] <jck; X�xpL*;; 'TfjLvcoS�c; �pyei yXcocraa.
II�j<; 9epsu; rock; 'AXX* �p[i.0(7�v [xe, [ir\ np�ji tov a�v -B-utyjv. Ilo&a)
7r�Xtv aTTjvai te xal acoT7]pia^ Kvjpu�; yev�a&at., xal Xa�v xa&ayvLaar 2� to
adivo^ (jlou, \Lggq[loli, (jly) fj,' exXtarf)^. Et a' sv �<xXy] 7rpouScoxa,
PaXofcfJLvjv �ri.

68

XXII

PREGHIERA D'UN AMMALATO A CRISTO

Rafforzami, o Cristo. Come � stato fiaccato il tuo


[servo ?
La lingua, gi� inneggiante, se ne sta neghittosa.
[Come lo permetti?
Ristabiliscimi e non abbandonare il tuo servo.
Bramo rialzarmi di nuovo, divenire messaggero
di salute e purificare il popolo.
Tu, mio vigore, ti supplico, non abbandonarmi.
Se nella tempesta ti ho abbandonato, possa essere
[ancora colpito.

<--> 69 ^>

XXIII

[FONTE PERENNE DI BONT�]

2� y�p <x\ri&&c, U7r�p^et<;, A�aTcora, xa&ap� xal ��vvao^ t9]<; �yaO-coc7UVY]<;


7r7)yy), �<; a7re(JTp�97)<; y](xa<; Stxaico^, xal y)XeY)(ra<; 9iXav&pa>7rc�^.
'E^itr^aa*;, xal Si-YjXAaY"^* xaT7)p�crcL>, xal y)uX�Y7]c^a<;, �^coptaac; tou
TcapaSetcrou, xal toxXlv �vexaX�dco' �^�Suaa^ r� cp�XXa t9)<; auxyjt; ty)v �a�r)|
jLova <jxe7t7]v, xal 7tepi�paXe<;

TLOV TOXUTlflOV Y)VOt�;a^ TO ScCTfJLCOTTQp IOV, Xal a9?jxa<;


xo�c; xaTaxexptiievou^' Ipp�vTtcrat; uSaTt xa$ap&, xal tcov p�Ttcov �xa^apac;.

7�
XXIII

FONTE PERENNE DI BONT�

Tu, Signore, sei veramente una fonte pura e


perenne di bont�; giustamente ci hai rigettato e
benevolmente hai avuto piet� di noi. Ci hai odiato
e ti sei riconciliato. Ci hai maledetto e ci hai benedetto;
ci hai escluso dal Paradiso e ci hai nuovamente
richiamato. Ci hai spogliato dalle foglie
di fico, rivestimento ignobile, e ci hai ricoperto di
un mantello prezioso. Hai aperto il carcere e liberato
i condannati, con pura linfa ci hai asperso
e ci hai purificato dalle lordure,

71

XXIV
[LUCE DI UNA NOTTE]
TD v� y)[x�pac; Xoc(jL7rpoT�pa.
co v� yjXlou Xa(i.7TpoTepa.
co v� x^vcx; Xeuxox�pa.
co v� Xa[i7c�$cov 8tauye(tt�pa.
co v� TrapaSeicjou TeprcvoT�pa.
co v� ctxotouc; �7T7]XXay[x�v7).
co v� 7) t�v uttvov St-coxouaa.
co v�? v] aypu7iv�Lv (xer� �yy�Xcov SiS�axoucra.
co v��; cpopep� xoi<; Saifioaiy.
co v� �vtauTOU kizi&uyLia..
co v� vuficpaycoycx; ty)^ 'ExxXvjata^.
co v� y] tcov Ve09<im<7tc0v (JLY)ty)p.
co v�>� ev 7) vuaxa^at; � Si�poXoc; yey�fivcoTou.
co v� ev ^ 6 xXY)pov�(xo<; ei� tyjv xXY]povo(juav tyjv
xXyjpov�fxov eiGTjyayev.

<--� 72 *-->

XXIV

LUCE DI UNA NOTTE

O notte pi� fulgida del giorno !


O notte pi� splendida del sole !
O notte pi� candida della neve,
pi� luminosa delle fiaccole,
pi� dilettosa del Paradiso !
O notte sgombra da tenebre,
o notte che insegui il sonno,
che insegni a vegliare con gli angeli !
0 notte, terribile ai demoni,
o notte, desiderio di un anno !
O notte nuziale della Chiesa !
O notte, madre dei neobattezzati !
O notte, in cui il demonio assopito vien disarmato !
0 notte in cui l'erede introduce la erede nell'eredit�
!

^ 73 ^
XXV

TMNOS ESnEPINOS

Z� xa� vuv e�Xoyoufiev


Xpiar� (Jioi), A�ye 0eou,
Otog Ix <porr�^ �vap/ou,
Ka� IIveu[xaTO(; xafiia

TptTTOU <pC�TO<; ElC, fJUaV


��^av �&poi^ojjivou* r'0<; zhjaoiQ t� ctx�to^, "Og u7c�aT7)CTa^ to 9(0^, lv ev
tpcoTi Ta 7ravTa Ka� tt)v SaTaTOv uXtjv
ZttJ]o~7)<;, piopcp&v ei^ x�sfJLOv, Ka� Trjv vuv euxoCT|Juav
"0<; vouv �cpa>Tiaa<; �v&pa>7rou Aoyc� te xa� cocpta,
Aa[X7rp�TY]TO<; Tvjt; avo
Ka� xaTCO &e�<; etx�va,

"Iva (pCOTL PXC7CY) T� CpCO^,

XXV

INNO ALLA SERA

Te ora benediciamo,
o mio Cristo, Verbo di Dio,
luce da luce senza principio,
tesoriere dello Spirito,
della triplice luce
che si raccoglie in unica gloria;
hai disciolto la tenebra,
e le hai fatto subentrare la luce,
per creare tutto nella luce
e dar consistenza all'instabile materia,
configurandola nel cosmo
e nell'ordine presente;
hai illuminato la mente dell'uomo,
con ragione e sapienza,
avendo posto anche quaggi� imagine
dello splendore superno,
affinch� egli, mediante la luce, vedesse la luce

-- 75 ^

Kal yev/jxat, <p&s �Xov.


2� 9coaT7jpCTiv o�pav�v
KaT7)�yaaa<; 7coudXoi�.
Su v�xra xal 7][i.�pav
'AXXvjXat^ eixstv 7)7ua)<; "Exa^ac;, v�(iov ti(jlcov
'ASeXcpoTYjxoi; xal <pi,Xla<;.
Kal ty) (l�v e7cau(ja<; xotcoik;
T9jc; tuoXu^o^ou aapx�<;'
yj � y)yeipa<; ziq epyov Kal 7rp��;ei<; toc<; gol <p�Xa<;,
"Iva to cjx�to<; cpuyovxe^
O^�aco[xev zie, 7)[i.�pav,

'HfJL�paV t7)v (jl7) VDXTt


T9j CTTuyvY) Xuofx�vvjv.
2� [x�v (3�Xoi<; �Xa^p�v
"Ytcvov I[�.oc^ (3Xe9apou;, f�}<; (jly] yXtoaaav i>[jlvg)$�v
'Em toX� vexpoua&at.
M^t* �vTLCpa)vov �yy�Xtov nx�(7(xa <r�v 7]<ru)(�et,v.
S�v aol 8� xotTY] eucrepeu;
'Evvoiag �xa^�TO),
My) S� ti tcov pU7rapa>v (H[jL�pa<; v� �X�yxT), My]8� 7ratyvia vuxtcx; 'Evu7rvta
&poetT<o'
Nou<; S� xal o~a>(iaTo^ 8ix<x
Sot, 0es, 7rpoaXaXeiTO),

e divenisse tutto luce.


Tu hai rischiarato il cielo
di luci molteplici,
tu hai disposto che la notte e il giorno
si avvicendassero dolcemente,
esaltando una legge di fraternit� e di amicizia.
E con la prima hai fatto cessare le pene
della carne spossata;
con l'altro ci hai risvegliato all'opera
e alle attivit�, a te care,
affinch�, fuggite le tenebre,
ci affrettassimo verso il giorno,
il giorno che non pu� essere
disciolto dalla notte odiosa.
Tu infondi un sonno leggero
alle mie palpebre,
affinch� la lingua inneggiante
non resti a lungo mortificata,
n� la tua creazione, che canta all'unisono con gli
[angeli,
resti inoperosa.
Col tuo aiuto, il sonno consideri
pensieri pii,
e la notte non richiami
qualcuna delle sozzure del giorno,
n� le follie della notte
schiamazzino come incubi.
La mente, anche separata dal corpo,
a te, o Dio, canti;

co 7raTpi, xai tco I ito,


Ka� t�� &yi(� IlveufxaTt,

EE<; to�c; ou&va<;. 'Ajjltjv.

78

al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo,
onore, gloria, potenza,
per i secoli. Cos� sia.

79

XXVI

[PREGHIERA EUCARISTICA SIRIACA]

>� & M * � \
Lzz> 9 >>kO pounds j^9 | vA'iA>4� |Jo

^ * * y * ' >*

8o

Roma. Catacombe di Commodilla. Madonna col Bambino,


la matrona Tortora, i martiri Felice e Adauto. Affresco del
IV secolo.

XXVI

PREGHIERA EUCARISTICA SIRIACA

O Padre della verit�, ecco che il tuo figlio �


vittima atta a placarti.
Accettala perch� � per me ch'Egli � morto e
per essa otterr� perdono.
Ecco il sacrificio, ricevilo dalle mie mani e siimi
propizio, e non ricordarti pi� dei peccati che ho
commesso davanti alla tua maest�.
Ecco che il sangue suo � sparso sul Golgota
per la mia salvezza, e intercede per me. Accetta
la mia oblazione per riguardo ad Esso.
Quanti ne ho di peccati ! Ma quanta ne hai di
misericordia ! Se tu vuoi prevarr� la tua clemenza
pi� dei monti, il cui peso soltanto a Te � noto.
Guarda verso- i peccati e guarda verso l'olocausto
che si offre per essi.
Assai pi� grandi sono l'olocausto e la vittima
che le colpe.

�--� 81 *�

(179-181) 6.

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i ' t /-i j>>- ^ t ^ ^ ,t y


: � ( vpC^ o vij<^'iJ9 Lio, <�*^>* ^D^m 0

82

Giacch� io ho peccato, il tuo Diletto ha sopportato


i chiodi e la lancia.
I suoi patimenti valgano a placarti e per mezzo
di essi io abbia la vita.
Gloria al Padre che per noi mand� il Figlio
suo, adorazione al Figlio che mediante la sua crocifissione
liber� tutti noi, e ringraziamento allo
Spirito Santo per mezzo del quale ebbe compimento
il mistero della nostra Redenzione.
Benedetto sia colui che per amore diede vita
a noi tutti. Gloria a Lui.

- 83

XXVII
[PREGHIERA EUCARISTICA ARMENA]

^^�ity^c i unt-pp , unt.pp. k-u 2t*tf�ipuiLuuftju II. u$Jh%iu^ unt.pp II. ntl_ 1p
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u�Itu�l. L- uiiL.Lt/uy n%npfrg ti�upq. f II. uA^jpnfD- Jf*uiL.n�

XXVII

PREGHIERA EUCARISTICA ARMENA

Santo, Santo, sei Santo veramente e santissimo


! E chi mai presumer� di poter narrare con
parole le profusioni dell'immensa dolcezza della
tua clemenza sopra di noi? Ch� gi� fin dal principio
prendesti cura dell'uomo caduto sotto il peso
del peccato; l'hai premunito e consolato in diversi
modi; per mezzo di profeti, della legge promulgata,
del sacerdozio, per mezzo della figurativa
ombra dei sacrifici delle giovenche.
Ed in questi ultimi tempi distruggendo la sentenza
di tutti i nostri peccati, ci hai donato l'Unigenito
tuo Figlio, come debitore e debito, Vittima
e unto, agnello e pane celeste, Pontefice e sacrificio.
Poich� � lui il distributore e quel medesimo
che vien sempre distribuito fra noi senza consumarsi.
Lui, infatti, si fece realmente e senza
nessuna illusione uomo, e per mezzo dell'inconfusa

--� 85

pnupp. J�upS�iuairut^ juthui&ftu L. 9ft *lfp ^ncutjf% Jlu�


p^fustf�y $ TCufu ut uftup<^n prf.tr tu tj hbVu t^�JCt"'
i^utjffu ijtfutjutnnju utn.tuitg dhnutg II. juif^tutp^tutftt^,
gnjg L> jusn,ftpis ifrpfyncpTr dtrpnj &^truj^ IpuJuiL. 9ft

86

unione incarnatosi dalla Deipara e santa Vergine


Maria, pass� attraverso tutte le vicissitudini della
vita umana, senza peccato; e volontariamente accett�
la vivificatrice croce, causa della nostra salute
e di tutto il mondo.

- 87

XXVIII
[CANTO PURISSIMO]
"YfJLVO^ V.1ZOLC, YJTTOCTai,

tgj ^X^O-si twv 7uoXX(ov otXTtp(JLWv aou' LCTapiO-jjLou^ y�p t|;�[i.[i.g> �S�^ �v
7rpocT<p�pco(jL�v col, pa<uXeu �yte,
ouSev TeXoufxev �^iov,

'AXX^Xoul'a.

Ocoto8�)(ov XafJLTc�Sa tolc; �v ax�TEi �pavsiaav �pc5[jL�v ty)v �ytav 7rap9-�vov

<--> 88 <*��

XXVIII
CANTO PURISSIMO
Cede ogni canto
che tenta adeguarsi
alla tua infinita misericordia.
Se inni, quanti vi sono granelli di sabbia,
ti cantassimo, o Santo Re,
mai potremmo raggiungere la degnit�
di ci� che donasti a noi acclamanti:
Alleluia !
Faro fulgente
apparso a chi � nella tenebra
noi vediamo la Santa Vergine.

89 --

PREGHIERE NELL'ET� DI MEZZO

XXIX

CANTO D'AMORE

Ubi charitas et amor, -- Deus ibi est.


Congregavit nos in unum -- Christi amor.
Exultemus et in ipso -- iucundemur.
Timeamus et amemus -- Deum vivum.
Et ex corde diligamus -- nos sincero.
Simul ergo cum in unum -- congregamur.
Ne nos mente dividamur, -- caveamus.
Cessent iurgia maligna, -- cessent lites.
Et in medio nostri sit -- Christus Deus.
Simul quoque cum beatis -- videamus
Glorianter vultum tuum, -- Christe Deus,
Gaudium quod est immensum -- atque probum,
Saecula per infinita -- saeculorum. Amen.

XXIX
CANTO D'AMORE
Dov'� carit� e amore, c'� Dio.
L'amore di Cristo ci strinse in unit�.
Esultiamo ed allietiamoci in Lui.
Temiamo ed amiamo il Dio vivo.
Ed amiamoci con cuore sincero.
Quando dunque ci raccogliamo tutti insieme,
guardiamoci dal dividerci nello spirito.
Cessino le contese maligne, cessino le liti,
e in mezzo a noi sia Cristo Dio.
E possiamo vedere con i beati,
nella gloria il tuo volto, Cristo Dio,
e gustare la gioia, ch'� immensa e pura,
per gli infiniti secoli. Cos� sia.

93 --

XXX

[SEQUENZA PASQUALE]

Victimae Paschali laudes


immolent Christiani.
Agnum redemit oves:
Christus innocens Patri
reconciliavit peccatores.
Mors et vita duello
conflixere mirando:
dux vitae mortuus,
regnat vivus.
� Die nobis, Maria:
quid vidisti in via? �.
� Sepulcrum Christi viventis,
et gloriam vidi Resurgentis,
Angelicos testes, sudarium et vestes.
Surrexit Christus spes mea.
Praecedet suos in Galileam �.

QA e--�

XXX

SEQUENZA PASQUALE

Alla vittima pasquale


diano tributo di lode i cristiani.
L'agnello riscatt� il gregge,
Cristo innocente ha riconciliato
col Padre i peccatori.
La morte e la vita si son battute
in meraviglioso duello:
il Signore della vita, gi� morto,
regna vivo.
Raccontaci, Maria,
che hai visto lungo la via?
Il sepolcro del Cristo vivente,
e la gloria del Risorto.
Gli angeli testimoni,
il sudario e le vesti.
� risorto Cristo, mia speranza,
preceder� i suoi in Galilea.

^ 95 ^

Scimus Christum surrexisse a mortuis vere.


Tu nobis, Victor Rex, miserere!
Amen. Alleluja.

96 -->
Sappiamo che Cristo � risorto
veramente da morte.
E tu a noi, Re vittorioso,
dona misericordia.
Cos� sia. Gloria a Dio.

�--� gy �--�

XXXI
[GES� �]

Spes, via, vita, salus, ratio, sapientia, lumen,


Iudex, porta, gigas, rex, gemma, propheta, sacerdos,
Messias, Sabaoth, Rabbi, Sponsus, mediator,
Virga, columba, manus, petra, Filius, Emmanuelque,
Vinea, pastor, ovis, pax, radix, vitis, oliva,
Fons, paries, agnus, vitulus, leo, propitiator,
Verbum, homo, rete, lapis, domus, omnia, Christus
Jesus.

98 ��

XXXI

GES� E

Speranza, via, vita, salvezza, ragione, sapienza,


[luce,
Giudice, porta, gigante, re, gemma, profeta, sacerdote,
Messia,
Dio delle potenze, Maestro, sposo, mediatore,
Scettro,
colomba, mano, pietra, Figlio, Dio con noi,
Vigna, pastore, pecora, pace, radice, vite, oliva,
Fonte, parete, agnello, vitello, leone, propiziatore,
Verbo, uomo, rete, pietra, casa, tutto, Ges� Cristo.

99

XXXII

[LUCE DELLO SPIRITO SANTO]

Veni Sancte Spiritus,


et emitte caelitus
lucis tuae radium.
Veni, Pater pauperum,
Veni, dator munerum,
Veni, lumen cordium.
Consolator optime,
dulcis hospes animae, dulce refrigerium.
In labore requies,
in aestu temperies
in fletu solatium.
O lux beatissima,
reple cordis intima
tuorum fidelium.
Sine tuo numine
nihil est in homine,

^ ioo

XXXII

LUCE DELLO SPIRITO SANTO

Vieni, o Santo Spirito,


e dal cielo fa brillare
un raggio della tua luce.
Vieni, Padre dei miseri,
vieni, largitore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Dolce consolatore,
ospite giocondo dell'anima,
soave refrigerio.
Nostro riposo nella fatica,
sollievo e moderazione nell'ardore,
gioia nel pianto.
O luce giocondissima,
riempi l'intimo del cuore
dei tuoi fedeli.
Senza la tua grazia,
non v'ha nulla nell'uomo,

<-> ioi <>

nihil est innoxium.


Lava quod est sordidum
riga quod est aridum
sana quod est saucium.
Flecte quod est rigidum,
Fove quod est frigidum,
Rege quod est devium.
Da tuis fidelibus
in te conf�dentibus,
sacrum septenarium.
Da virtutis meritum
da salutis exitum
da perenne gaudium.

nulla che sia buono.


Lava le nostre sordidezze,
innaffia l'aridit� del cuore,
sana le sue ferite.
Piega ci� ch'� troppo duro,
riscalda ci� ch'� troppo gelido,
raddrizza ci� ch'� distorto.
Ai tuoi fedeli,
che in te confidano,
d� i sette doni.
D� il merito alla virt�,
dacci una morte in stato di salute,
dacci il gaudio eterno.

103 --

XXXIII
[DIFESA E CUSTODIA]

Te lucis ante terminum


rerum Creator, poscimus,
ut pro tua dementia
sis] praesul et custodia.

Procul recedant somnia,


et noctium phantasmata;
hostemque nostrum comprime,
ne polluantur corpora.

*-� 104

XXXIII
DIFESA E CUSTODIA
Prima che la luce declini,
ti preghiamo, Creatore delle cose,
per la tua clemenza,
di vegliare su di noi e custodirci.

Stiano lontani i sogni


e i fantasmi notturni;
trattieni il nostro nemico,
perch� non sia contaminato il nostro corpo.

~> 105

XXXIV

[COME FACI SPLENDENTI]

Domine Jesu Christe, lux vera, quae illuminas


omnem hominem venientem in hunc mundum :
effunde benedictionem tuam super hos cereos, et
sanctifica eos lumine gratiae tuae, et concede propitius
ut, sicut haec luminaria igne visibili accensa
nocturnas depellunt tenebras, ita corda nostra
invisibili igne, id est, Sancti Spiritus splendore
illustrata, omnium vitiorum caecitate careant: ut,
purgato mentis oculo, ea cernere possimus, quae
tibi sunt placita et nostrae saluti utilia; quatenus
post huius saeculi caliginosa discrimina ad lucem
indeficientem pervenire mereamur.

�--� 106 ���

XXXIV

COME FACI SPLENDENTI

Signore Ges� Cristo, luce vera che illumini


tutti gli uomini che vengono al mondo, effondi la
tua benedizione su questi ceri, santificali coi raggi
della tua grazia e concedici che, come queste faci,
accese da fiamma materiale, diradano le tenebre
della notte, cos� anche i nostri cuori, irradiati da
fuoco invisibile, dai fulgori cio� dello Spirito Santo,
non siano aggravati dalle tenebre dei vizi: affinch�,
purificato Tocchio della mente, noi possiamo
intuire quanto a te piace ed � utile alla nostra
salvezza; e cos�, dopo le oscure vicende di questo
secolo, meritiamo di giungere a quella luce
che non si spegne mai.

*-� 107

XXXV

[BONT� DEL SIGNORE]

Peccavimus, Domine,
peccavimus tibi;
parce peccatis nostris et salva nos;
qui gubernasti Noe super undas diluvii,
exaudi nos;
qui Ionam de abysso revocasti,
libera nos;
qui Petro mergenti manum porrexisti,
auxiliare nobis,
Christe Fili Dei.

108

XXXV

BONT� DEL SIGNORE

Abbiamo peccato, o Signore,


abbiamo peccato verso di te.
Perdona le nostre colpe e salvaci;
tu che hai guidato No� in mezzo alle acque del
[diluvio,
ascoltaci ;
tu che richiamasti Giona fuori dall'abisso,
liberaci,
tu che porgesti la mano a Pietro che stava per
[sommergersi,
aiutaci,
o Cristo, figlio di Dio.

*--> 109 *�

XXXVI

HYMNUS ANGELICUS
Gloria in excelsis Deo.
Et in terra pax hominibus bonae voluntatis.
Laudamus te,
benedicimus te,
adoramus te
glorificamus te.
Gratias agimus tibi
propter magnam gloriam tuam,
Domine Deus, rex caelestis,
Deus pater omnipotens.
Domine Fili Unigenite, Iesu Christe.
Domine Deus, Agnus Dei, Filius Patris.
Qui tollis peccata mundi,
miserere nobis.
Qui tollis peccata mundi,
suscipe deprecationem nostram.

^ no <-->

XXXVI

INNO ANGELICO

Gloria a Dio nel pi� alto dei cieli,


e pace in terra agli uomini di buon volere.
Noi ti lodiamo,
ti benediciamo,
ti adoriamo,
ti glorifichiamo.
Ti ringraziamo
per la tua infinita gloria,
Signore Dio, re del cielo,
Dio Padre onnipotente.
Signore Figlio Unigenito, Ges� Cristo.
Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre.
Tu, che togli i peccati del mondo,
abbi piet� di noi.
Tu, che togli i peccati!del mondo,
accogli la nostra preghiera.

in �--�

Qui sedes ad dexteram Patris,


miserere nobis.
Quoniam tu solus sanctus,
tu solus Dominus,
tu solus Altissimus, lesu Christe,
cum Sancto Spiritu,
in gloria Dei patris.
Amen.

Tu, che siedi alla destra del Padre,


abbi piet� di noi.
Poich� tu solo sei santo,
tu solo il Signore,
tu solo l'Altissimo, o Ges� Cristo,
con lo Spirito Santo,
nella gloria di Dio Padre.
Cos� sia.

113

(179-181) 8".

XXXVII

TE DEUM

Te Deum laudamus:
te Dominum confitemur.
Te aeternum Patrem
omnis terra veneratur.
Tibi omnes angeli,
tibi Caeli, et universae Potestates:
Tibi Cherubim et Seraphim
incessabili voce proclamant:
Sanctus, Sanctus, Sanctus
Dominus, Deus Sabaoth.
Pieni sunt Caeli et terra
maiestatis gloriae tuae.
Te gloriosus
Apostolorum chorus,
Te prophetarum
laudabilis numerus,

<--> 114 *-->

XXXVII

INNO DI LODE E DI RINGRAZIAMENTO

Te lodiamo Dio.
Te confessiamo Signore.
Tutta la terra ti venera, eterno Padre.
Gli angeli, i Cieli e tutte le Potenze,
i Cherubini, i Serafini con voce continua proclamano
:
Santo, santo, santo � il Signore, Dio degli eserciti.
I cieli e la terra sono pieni della maest� della tua
[gloria.
II coro glorioso degli apostoli,
la schiera veneranda dei profeti,
il candido esercito dei martiri
Ti lodano.

*-� 115 ^

Te Martyrum candidatus
laudat exercitus.
Te per orbem terrarum
sancta conf�tetur ecclesia,
Patrem immensae maiestatis;
venerandum tuum verum
et unicum Filium;
Sanctum quoque Paraclitum Spiritum.

Tu Rex gloriae, Christ e.


Tu Patris sempiternus es Filius.
Tu ad liberandum suscepturus hominem,
non horruisti Virginis uterum.
Tu, devicto mortis aculeo,
aperuisti credentibus regna caelorum.
Tu ad dexteram Dei sedes,
in gloria Patris.
Iudex crederis esse venturus.
Te ergo quaesumus, tuis fam�lis subveni,
quos pretioso sanguine redemisti.
Aeterna fac cum Sanctis tuis
in gloria numerari.
Salvum fac populum tuum, Domine,
et benedic hereditati tuae.
Et rege eos
et extolle illos usque in aeternum.
Per singulos dies
benedicimus te;

^ 116 <-->

La santa Chiesa per tutto il mondo


esalta te, Padre d'immensa maest�,
e il tuo adorabile vero e unico Figlio
e lo Spirito Santo consolatore.

Tu sei Re della gloria, o Cristo,


Tu, il Figlio eterno del Padre.
Tu incarnandoti per liberare l'uomo,
non hai sdegnato il seno d'una vergine.
Sconf�tto il pungolo della morte,
hai aperto ai credenti i regni del Cielo.
Tu siedi alla destra di Dio,
nella gloria del Padre.
Noi crediamo che tu verrai come giudice.
Ti preghiamo, vieni in aiuto ai tuoi servi,
che hai redento col sangue prezioso.
Fa che possiamo essere annoverati tra i santi
nella gloria eterna.

Salva il tuo popolo, Signore,


e benedici il tuo retaggio
e lo reggi e sostieni in perpetuo.
Tutti i giorni ti benediciamo

- 117

et laudamus nomen tuum in saeculum,


et in saeculum saeculi.
Dignare, Domine, die isto
sine peccato nos custodire.
Miserere nostri, Domine,
miserere nostri.
Fiat misericordia tua, Domine, super nos,
quemadmodum speravimus in te.
In te, Domine, speravi:
non confundar in aeternum.

118

e lodiamo il tuo nome per sempre


e nei secoli dei secoli.
Degnati, o Signore, in questo giorno
di preservarci dal peccato.
Abbi piet� di noi, Signore,
abbi piet�.
Si stenda su noi la tua misericordia,
come noi abbiamo sperato da te.
Ho sperato in te, Signore,
e non sar� confuso in eterno.
-- 119

XXXVIII

[IL REDENTORE]

'Hvotyvja�v aoi,, Rupie, * (p�pcp 7t�Xai. &otvaTOU, * 7ruXa)pol a8ou l86vt�<; <j�
�'7CT7)^av' * 7iuXa<; y�p xa^~
x�<; auvETpt^ag, * xal [xoxXo�x; ai$y)pou<; (Juv�O-Xaaac; * xa� e^yayeg vpac; �x
ctxotod^ * xal cxioiq ^av�rou'
xal to�^ Sea^JLouc; y)[jlg)v 8iipp7]�a^.

120

XXXVIII

IL REDENTORE

0 Signore, le porte della morte ti si schiusero


per timore; e i custodi dell'ade al vederti sbigottirono.
Tu infatti frantumasti le porte bronzee e
spezzasti i ferrei chiavistelli. Ci hai tratto dalle
tenebre e dall'ombra di morte e hai sciolto le nostre
catene.

121 <-->

XXXIX

[IL SALVATORE]

"Eacoae Xa�v &au[JLaTOOpY&v Ae<T7r�TY)^, 'Yyp�v &aX�a<jY]<; xujxa yepG&GOLC, 7u�Xaf


'Ex�v S� tex^ pounds K�py);;, xpi^ov (3octy)v
II�Xoi) T&y]ctiv y]luv ov, XOtT* oucfuxv
vIctov ts IlaTpt xal pporoL<; So^�^ofiev.

122

XXXIX

IL SALVATORE

Il Signore, operando prodigi, salv� un popolo,


allorch�, una volta, prosciug� il liquido flutto
del mare.
E volontariamente generato da una Vergine,
ci-rende accessibile la via del cielo.
Lui noi glorifichiamo, che nella sostanza �
uguale al Padre e intanto � simile ai mortali.

123

XL

[TRIPUDIO DI NATALE]

XpujTcx; Y�VV&Tat> So^aaare'


Xpt<7TO^ �!; o�pav&v, a7ravTY)aaT�'
"AiaaTe tco Rupia) 7i�aa *q yvj'
xai �v e�cppoauvfl avu^LvyjaaTe Xaot, ori ScS�^aaTat.

�-� 124

XL

TRIPUDIO DI NATALE

Cristo � nato: glorificatelo.


Cristo viene dai cieli: andategli incontro.
Cristo discende sulla terra, elevatevi a lui.
Tutta la terra canti al Signore;
e voi, o popoli, nella gioia inneggiate,
poich� egli � stato glorificato.

XLI

[NELLA LUCE DI CRISTO SALVATORE]

Liberet te a cruciatu Christus, qui pro te cruciflxus


est. Liberet te ab aeterna morte Christus,
qui pro te mori dignatus est. Constituat te Christus
Filius Dei vivi intra paradisi sui semper
amoena virentia, et inter oves suas te verus ille
Pastor agnoscat. Ille ab omnibus peccatis tuis te
absolvat, atque ad dexteram suam in electorum suo
rum te sorte constituat. Redemptorem tuum facie
ad faciem videas, et praesens semper assistens, manifestissimam
beatis oculis aspicias veritatem. Constitutus
igitur inter agmina beatorum contemplationis
divin�e dulcedine potiaris in saecula saeculorum.
Amen.

--> 126

XLI

NELLA LUCE DI CRISTO SALVATORE

Da ogni tormento ti liberi Cristo, che per te


� stato crocifisso. Ti liberi da morte eterna Cristo,
che per te s'� degnato di morire. Cristo figlio di
Dio vivo ti assegni la dimora tra le delizie fiorenti
del suo paradiso, e quel vero Pastore ti riconosca
tra le sue pecorelle. Egli ti assolva da tutti i tuoi
peccati, e ti ponga alla sua destra, nella sorte dei
suoi eletti. Che tu veda il tuo Redentore faccia
a faccia, e restandogli sempre accanto, con occhi
ormai beati, tu contempli la manifestissima verit�.
Avendo dimora adunque tra le schiere dei
beati, che tu possieda e goda la dolcezza della
divina contemplazione, per tutti i secoli. Cos� sia.

�--� 127 --

Roma. Chiesa di Santa Sabina. Un pannello della porta, V secolo.


Messa di San Clemente. Affresco dell'XI secolo.
Roma. Chiesa di San Clemente, Ipogeo.

PREGHIERE ALLA VERGINE

XLII

[COME L'AURORA]

Quae est ista quae progreditur ut aurora,


pulchra ut luna,
electa ut sol,
terribilis ut castrorum acies ordinata?

XLII

COME L'AURORA

Chi � costei, che spunta come aurora,


bella come la luna,
splendida come il sole,
terribile come esercito schierato?

131

XLIII

[FIORE E GIGLIO]

Ego flos campi, et lilium convallium.


En dilectus meus loquitur mihi:
Surge, propera, amica mea, columba mea,
formosa mea, et veni.
Jam enim hiems transiit,
imber abiit, et recessit.
Flores apparuerunt in terra nostra,
tempus putationis advenit:
vox turturis audita est in terra nostra:
Ficus protulit grossos suos:
vineae florentes dederunt odorem suum:
Surge, amica mea, speciosa mea, et veni:
Columba mea in foraminibus petrae,
in caverna maceriae,
ostende mihi faciem tuam,

�-> 132

XLIII

FIORE E GIGLIO

10 sono un fiore del campo


ed un giglio delle valli.
Parla il mio diletto e mi dice:
sorgi, affrettati, amica mia,
colomba mia, bella mia e vieni.
Perch�, ecco, l'inverno � passato,
� cessata la pioggia e se n'� andata;
i fiori sono riapparsi sulla nostra terra,
la stagione della potatura � venuta,
la voce della tortora risuona
per le nostre campagne;
11 fico d� fuori i suoi primaticci,
le viti in fiore spandono il loro profumo.
Sorgi, amica mia, bella mia e vieni.
Colomba mia, nelle fessure della rupe,
nei nascondigli dei dirupi,
mostrami il tuo volto,

*~ 133 *

sonet vox tua in auribus meis:


vox enim tua dulcis,
et facies tua decora.

-- 134

risuoni la tua voce al mio orecchio;


perch� soave � la tua voce
e leggiadro il tuo viso.

~ 135

XLIV

[SOPRA TUTTE LE DONNE]

Benedicta est tu, Filia,


a Domino Deo excelso,
prae omnibus mulieribus
super terram.

136

XLIV

SOPRA TUTTE LE DONNE

Benedetta sei tu, figlia,


dal Signore D�o eccelso
sopra tutte le donne
della terra.

137

XLV

[DECORO DEL POPOLO]

Tu gloria Jerusalem,
tu laetitia Israel,
tu honorif�centia populi nostri.

- 138

XLV

DECORO DEL POPOLO


T� sei gloria di Gerusalemme,
tu letizia d'Israele,
tu onore del nostro popolo.

XLVI

[TUTTA BELLA]

Tota pulchra es, amica mea,


et macula non est in te.

140

XLVI

TUTTA BELLA

Tutta bella sei, amica mia,


e in te non c'� macchia.

141

XLVII

[PRIMA DEI SECOLI]

Ab initio et ante saecula


creata sum,
et usque ad futurum saeculum
non desinam,
et in habitatione sancta, coram ipso
ministravi.

142

XLVII

PRIMA DEI SECOLI

Da principio e prima dei secoli


io fui creata,
e per tutti i secoli
non verr� meno;
nel santo tabernacolo, in sua presenza,
esercitai il ministero.

143

XLVIII

[INVOCAZIONE ALLA MADRE DI DIO]

�7ZO TY)V (77]V

e�a7cXaYXv^av xaTacpe�yo[jLev,

ix�<U0C<; fJLY] 7iap


�XX'
ex xivSuvou XuTpaiaat v)[xa<;,

(X�VT] ��)X0Y7][X�VY).

144

Ravenna. Maria Vergine orante. Musaico del 1112, gi� nell'abside del Duomo, ora
nell'Arcivescovado.

Venezia. Basilica di San Marco.


La Vergine orante, XIII secolo.

XLVIII

INVOCAZIONE ALLA MADRE DI DIO

Nella tua
tenerezza
cerchiamo scampo,
o Madre di Dio; le nostre
suppliche non disprezzare
nella (nostra) angustia,
ma da ogni pericolo
liberaci,
sola pura,
sola benedetta.

145 ^

(179-181) 10.

XLIX

AVE MARIA

Ave, gratia plena:


Dominus tecum:
Benedicta tu in mulieribus.
Et benedictus fructus ventris tui.

146

XLIX

AVE MARIA

Ti saluto, piena di grazia:


il Signore � con Te.
Tu sei benedetta fra le donne.
E benedetto il frutto
del tuo seno.

*--� 147

L
[MADRE DI DIO]
Ave gratia plena,
&EOT�XE 7rap9iv�,
Dei Genitrix Virgo,
ex gou y�p avere iXev, ex te enim ortus est,
� �riKioq zr\<; Sixatoaovv)^, Sol iustitiae,

9COTl^O)V TO�<; EV (TXOTEt,


illuminans qui in tenebris sunt.
E�9patvou xou <ri>, Laetare et tu,
7cpeaPuTa Stxocte senior iuste
Se^�fieve �v a)X�vai^ suscipiens in ulnis
t�v �Xeu&ep�)T7jv liberatorem

*-� 148 *>

MADRE DI DIO

Ti saluto, piena di grazia,


Vergine, Madre di Dio:
da te infatti � nato
il sole di giustizia
che illumina quanti sono nelle tenebre.
Allietati anche tu,
santo vecchio,
accogliendo tra le braccia
il Salvatore

�--� 149 �

T�)v iJjUX&v >J(jlcov

animarum nostrarum

donantem nobis (gratiam)


xod ty]v dcvaaxocaiv.
et resurrectionem.

-- 150

delle nostre anime,


che ci dona la grazia
e la resurrezione.

151 *

li

[MADRE E VERGINE]
Xoupotc; tolvuv 7rap' yj[a&v �yta
v] toutou<; y][ia<; 7r�vTa<; (ruyxaXecya-[L�vr\
�izl TTjvSe tyjv �xxXYjaiav
t9]<; �eoT�xou Mapia<;.
Xatpoi^ 7rap' t](jlcovt Mapta �eor�xe,
T� ae[iv�v xei[jly]Xlov arcaci tqc; x9j<; olxod[��vy)<;,
y] Xafur�s y) aa^eaTO^,
� GTZtpawQC, ty]^ 7rap&evia<;,
t� <Tx9j7UTpov TriQ �p9"o8o�ia<;,
6 va�t; 6 axaxaXuTO*;,
xal xwP^0V T0^ �/6)pY)T0U,

y) H.y)ty]p xal 7rap0-�vo<;.

-- 152

LI
MADRE E VERGINE
Ti salutiamo, santa e mistica Trinit�,
che ci hai raccolti tutti in questa chiesa
di Maria, Madre di Dio.
Ti salutiamo, Madre di Dio,
venerando tesoro di tutto il mondo,
luce inestinguibile,
corona della verginit�,
scettro della vera dottrina,
tempio indissolubile,
dimora di colui ch'� senza tetto,
Madre e Vergine.

~ 153 r

LII

[DEGNA DI TUTTI I CANTI]

7] T�XOU<T0C TOV 7U�XVTC0V


�ytcov aytcoxarov X�yov,
Se^afi�v/) rf)v vuv 7upoa<pop�v,
a7r� 7r�cry]<; putroci aupLcpopou; a7ravxa^ xat t9)<; [leXXouerYj^ Xuxpcoaai
xoX�aeco^ tou^ aufxpocovTa^' 'AXXyjXouCa.

154

LI I

DEGNA DI TUTTI I CANTI

O Madre degna di tutti i canti,


o genitrice del Verbo
Santissimo pi� di tutti i santi,
accogli ora l'offerta :
libera tutti da ogni sventura
e riscatta da futura
pena quanti proclamano:
Alleluia.

155

lui

[STELLA DEL MARE]

Ave, maris stella,


Dei mater alma,
atque semper Virgo,
felix caeli porta.
Sumens illud Ave
Gabrielis ore,
funda nos in pace,
mutans Hevae nomen.
Solve vincla reis,
profer lumen caecis,
mala nostra pelle,
bona cuncta posce.
Monstra te esse matrem.
Sumat per te preces,
qui pro nobis natus
tulit esse tuus.
Virgo singularis,

156 ~>

LUI

STELLA DEL MARE

Ave, stella del mare,


augusta Madre di Dio
e sempre Vergine,
felice porta del cielo.
Tu che hai accolto il saluto
dalla bocca di Gabriele,
confermaci nella pace,
cambiando il nome di Eva.
Sciogli i ceppi ai colpevoli,
ridona luce ai ciechi,
tien lontano da noi il male,
imploraci ogni bene.
Dimostrati Madre:
per mezzo tuo accolga le preghiere
Chi, nascendo per noi,
volle essere tuo.
Vergine incomparabile,

*- 157 --

inter omnes mitis,


nos, culpis solutos,
mites fac et castos.
Vitam praesta puram,
iter para tutum,
ut, videntes Jesum,
semper collaetemur.
Sit laus Deo Patri,
summo Christo decus,
Spiritui Sancto,
tribus honor unus.
Amen.

158

soave fra tutte (le vergini),


sciolti dalle colpe,
rendici miti e casti.
Concedici una vita pura,
preparaci un cammino sicuro,
affinch�, nella visione di Ges�,
sia perenne la nostra gioia.
Sia lode a Dio Padre,
gloria al sommo Cristo
e allo Spirito Santo
e unico onore alla Trinit�.
Cos� sia.

-- 159 --

LIV

[PORTA DEL CIELO]

Alma Redemptoris Mater, quae pervia coeli


Porta manes, et stella maris, succurre cadenti,
Surgere qui curat, populo; tu quae genuisti,
Natura mirante, Tuum sanctum Genitorem:
Virgo prius ac posterius, Gabrielis ab ore
Sumens illud Ave, peccatorum miserere.

160

LIV

PORTA DEL CIELO

Madre santa del Redentore, che sei porta del cielo


sempre aperta, e stella del mare, aiuta chi cade
e s'affatica a rialzarsi: tu che hai generato,
con meraviglia della natura, il tuo santo Creatore.
Vergine, prima e poi, che dall'angelo Gabriele,
hai ricevuto il glorioso saluto, abbi piet� dei peccatori.

-
161
(179-181)
11.

LV

SALVE REGINA

*
Salve, Regina,
Mater misericordiae ;
vita, dulcedo
et spes nostra, salve.
Ad te clamamus
exules filii Hevae.
Ad te suspiramus,
gementes et flentes
in hac lacrimarum valle.
Eia ergo, advocata nostra,
illos tuos misericordes oculos
ad nos converte.
Et Jesum, benedictum fructum ventris tui,
nobis post hoc exilium ostende.
O clemens, o pia,
o dulcis Virgo Maria.
<--> 162 ^

LV

SALVE REGINA

Salve, Regina,
Madre di misericordia,
vita, dolcezza,
e speranza nostra, salve.
A te ricorriamo,
esuli figli di Eva.
A te sospiriamo,
gementi e piangenti,
in questa valle di lacrime.
Ors� dunque, avvocata nostra,
i tuoi occhi misericordiosi
rivolgi a noi.
E dopo questo esilio, mostraci Ges�,
il frutto benedetto del tuo seno.
O clemente, pietosa
o dolce Vergine Maria.

~ 163 --

LVI

FLOS CARMELI

Flos Carmeli, vitis florigera


splendor coeli, Virgo puerpera,
singularis,
Mater mitis, sed viri nescia,
Carmelitis da privilegia,
stella maris.

--� 164

LVI

FIORE DEL CARMELO

Fiore del Carmelo, vite onusta di fiori,


splendore del cielo, Vergine Madre
incomparabile,
Madre benigna, purissima,
ai tuoi devoti elargisci grazie,
stella del mare.

165

LVII

[CULMINE DI BONT�]

Quis ergo misericordiae, o benedicta, longitudinem


et latitudinem, sublimitatem et profundum
queat investigare?
Nam longitudo usque in diem novissimum invocantibus
earn subvenit universis.
Latitudo eius replet orbem terrarum, ut tua
quoque misericordia plena sit omnis terra.
Sic et sublimitas eius civitatis supernae invenit
restaurationem et profundum eius sedentibus in
tenebris et in umbra mortis obtinuit redemptionem.

Per te enim coelum repletum, internum evacuatum,


instauratae ruinae coelestis Ierusalem,
expectantibus miseris vita perdita data.
Sic potentissima et piissima charitas et affectu

*--� 166 �--�

LVII

CULMINE DI BONT�

Chi, o benedetta, potrebbe scrutare la lunghezza


e la larghezza, l'altezza e la profondit�
della misericordia?
Poich� la lunghezza soccorre tutti quelli che
la invocano fino all'ultimo giorno.
La sua larghezza riempie tutto il mondo, affinch�
anche della tua misericordia sia colma tutta
la terra.
Cos� anche la sua sublimit� ritrov� il rinnovamento
della citt� superna e la sua profondit�
ottenne redenzione a coloro che giacevano nelle
tenebre e nell'ombra di morte.
Per mezzo tuo infatti il cielo � stato riempito
e svuotato l'inferno, furono riparate le rovine della
celeste Gerusalemme e la vita, gi� perduta, fu ridonata
ai miseri che aspettavano.
Cos� la potentissima e piissima carit� abbonda

*-� 167 --

compatiendi et subveniendi abundat affectu, aeque


locuples in utroque.
Ad hunc igitur fontem sitibunda properat anima
nostra:
ad hunc misericordiae cumulum tota sollicitudine
miseria nostra recurrat.

168

e di amore per compatire e di amore per soccorrere,


egualmente ricca nei due sensi.
A questa fonte adunque s'affretta, sitibonda,
l'anima nostra;
a questo colmo di misericordia, con ogni premura,
si rivolga la nostra miseria.

169

NOTE
N. B. Ogni nota corrisponde alla preghiera segnata col
numero corrispondente.

I. Didach�, cap. IX e X: la AtSa/^j (dottrina dei


dodici apostoli), il cui manoscritto fu scoperto nel 1875
nella Biblioteca del monastero del S. Sepolcro a Costanti
- nopoli, � una specie di catechismo ad uso dei fedeli, da
riferire alla fine "del sec. I. Le preghiere che riportiamo
facevano parte del rituale convivale delle prime genera
- zioni cristiane di Siria, cfr. E. Peterson, Didach�, cap. 9
e 10, in � Ephemerides liturgicae �, 58 (1944), pp. 3-13.

II. Didach�, loc. cit.

III. Didach�, cap. X. Mar an Atha � espressione aramaica


e significa � Nostro Signore viene � (cfr. I. Cor., XVI, 22).

IV. Dal Messale Romano: � il prefazio comune che


si dice nella messa delle feste ordinarie e delle ferie dell'anno,
eccettuate quelle di quaresima.
Fin dai primi secoli del Cristianesimo era la grande
preghiera che accompagnava la parte centrale del mistero
eucaristico; dai Greci fu designata col nome di anafora) tra i latini prevalse il
termine praefatio, che gi� era stato
usato dagli antichi romani per indicare un solenne carmen
precationis.
Alle origini esso era un'esortazione a ringraziare Dio,
fatta in tono di mistica esaltazione, tenendo i cuori elevati
al Signore. Malgrado gli adattamenti che il prefazio
sub� nei secoli posteriori, anche perch� fu separato dalla
consacrazione del pane e del vino, alla quale prima era
strettamente unito, conserv� sempre qualche cosa del suo

-- 173 ^

carattere originario, cfr. F. Di Capua, Preghiere liturgiche, cit., p. io.

V. Cost. Apost., VII, cap. 48; P. G. I, col. 1057: �


un inno antico, che nelle Costituzioni Apostoliche, il testo
canonico e liturgico pi� importante dei primi secoli, �
assegnato alla prece vespertina, e nelle liturgie occidentali
� stato accolto dal Cursus benedettino. San Benedetto
lo prescrive come canto dossologico dopo la lettura
del Vangelo, nelle vigilie domenicali; cfr. I. Schuster, Liber Sacramentorum, IV,
Torino, 1938, p. 41.

VI. Preghiera di glorificazione alle tre persone divine,


semplice sviluppo della formula battesimale trinitaria
(Matteo, XXIII, 19), Non si sa quando sia stata introdotta
nella liturgia.

VII. W. Crist-M. Paranikas, Anthologia graeca carminum


christianorum, Lipsia, 1871, p. 40: � l'inno lucer
- nario, celeberrimo nelle chiese orientali, gi� riferito nella
Bibbia alessandrina, citato da san Basilio (De Spiritu
Sancto, c. XXIX, n. 73; P. G., 32, col. 205) come una
prova della fede dell'antica chiesa nella divinit� dello Spi
- rito Santo: � la preghiera serale quando nelle case si ac
- cendeva la luce.
Vili. S. Clemente, Epist. I ad Corint., cap. 59 sg. :
� il pi� antico tipo di preghiera a ritmo anaforico, e ricorre
nell'epistola che S. Clemente di Roma, terzo successore
di S. Pietro, scrisse ai Corinti alla fine del sec. I.
Data la sua importanza per il contenuto dogmatico e
liturgico, fu letta pubblicamente in molte chiese e accolta
in alcuni codici biblici subito dopo il Nuovo Testamento.

IX. S. Clememte, Epist. I ad Corint., cit.

X. S. Cipriano, Lett. XI, 8; Cipriano (Tascio Cecilio),


convertito al cristianesimo, divenne vescovo di Car
- tagine dal 248 al 258, anno in cui fu decapitato per la
fede, sotto Valeriano; nelle preghiere, che riportiamo, �

-- 174

vivo il riflesso delle persecuzioni e delle cruente battaglie


sofferte dalla chiesa africana.

XI. S. Cipriano, lett. cit.

XII. S. Cipriano, De dominica oratione, 8; P. L., 4,


531 sS�v S. Cipriano accenna alla pratica della Comu
- nione quotidiana in tempo di persecuzione, quando i fe
- deli conservavano l'Eucarestia in casa.

XIII. Martyrium Policarpi, P. G. 5, 1039-40: � la


preghiera che il martire Policarpo di Smirne recit� (verso
il 156) sul rogo.

XIV. Tertulliano Apologeticus, cap. XVII: opera


scritta poco prima del 200, quando Tertulliano era ancora
nella chiesa; per la traduzione cfr. I. Giordani, Seme
di sangue, Brescia, 1935.

XV. Minucii Felicis, Octavius, cap. XXXII. Dialogo


scritto all'inizio del sec. III. e che dipende in alcuni
punti dall'Apologetico di Tertulliano.

XVI. Augustini, Soliloquia, Cap. XIII, 1.

XVII. Augustini, Soliloquia, P. L., 32, 872. La stupenda


preghiera apre i Soliloquia, i due libri di conversazione
con se stesso (tra Agostino e la sua ragione),
composti alla fine del 386 nel ritiro di Cassiciaco quando
l'autore era ancora catecumeno. Dio e l'anima: ecco i
due argomenti che avvincono il pensiero e il cuore di Agostino,
come d'ognuno che interroghi se stesso per risolvere
il problema della vita. A quel Dio a cui � gi� arrivato,
nel quale tutto vuole tuffarsi con la conoscenza e
con l'amore, si eleva la sua preghiera per implorare luce
e forza. Cfr. M. Pellegrino, Romanit� cristiana, Milano,
1945, P- 161.

XVIII. S. Ambrogio (f 397), Inni, P. L. 16, 1473;


A. Mirra, Gli inni del Breviario romano, Napoli, 1947,
PP- 55"57: e iQ dimetri giambici, metro � ambrosiano �,
-- 175

in seguito esemplare per gli inni liturgici: S. Ambrogio,


il pi� efficace innografo, presule di Milano, per lunga
esperienza, si rese conto di quali inni aveva bisogno il
popolo anche in rapporto al canto, allo svolgersi della liturgia
e della preghiera pubblica.
L'inno Aeterne rerum Conditor � ritenuto il capolavoro
di S. Ambrogio; descrive poeticamente il risvegliarsi della
natura al canto del gallo: annuncio e gioia di vita e di
luce per l'anima.

XIX. G. S. Pimont, Les hymnes du Br�viaire romain,


I, Parigi, 1874, pp. 106-110; � l'inno dell'ora di
sesta, composto da S. Ambrogio, come si riti�ne.

XX. Prudenzio (f 405), Cathemerinon, XII 25-32; P. L., 59, 909: due strofe che
costituiscono l'inno dei
Vespri e delle Lodi nella festa degli Innocenti; rievo
- cando una scena dell'Apocalisse (VI, 9) il poeta vede
questi innocenti bambini giuocare con palma e corone.

XXI. Prudenzio, Peristephanon, III, 131-140 (trad.


C. Marchesi). Eulalia, fanciulla spagnuola di Merida, fu
vittima della persecuzione di Diocleziano (303-304).

XXII. Gregorio di Nazianzo (f 390), Poemata fosforica


de se ipso, P. G.t 37, 12 79-12 80.

XXIII. Gregorio di Nissa (f 394), Sermone sul battesimo


di Ges�, P. G.t 46, 598-600.

XXIV. Asterio d'Amasea (t 410), XIX Omelia sul


salmo 5, P. G. 40, 436. Si riferisce ai catecumeni che
nella notte del sabato santo hanno ricevuto il battesimo
e son diventati neobattezzati, neoilluminati. Il neologismo
veo(po>Ti(jTos (da yori^G) = risplendo, illumino) appare
nel sec. IV e V ed � introdotto dai Padri Greci.
� noto che i greci chiamano il battistero 9coTi(mf)pLov (illuminatorium) ; si
conoscono i sostantivi <p<�Tiay.6<; (illuminazione),
dato al battesimo, 901x10x7)5 (illuminatore), 9<i>Tia8�vTe^ (battezzati,
illuminati), di cui parla San Paolo
nella Lettera agli Ebrei (VI, 4, X, 32). I veo9am<TToi

*--� 176

(neobattezzati), per mezzo del battesimo, sono come usciti


dal regno delle tenebre per entrare in quello della luce
e della verit�. � un nuovo mondo, dei misteri e delle verit�
eterne, che ad essi si rivela; il sole divino ha svelato
loro cose che non conoscevano. Quest'immagine d'illuminazione
equivalente a battesimo, che sembra avere una
vaga analogia col neoplatonismo alessandrino, trova riscontro
nei vocaboli corrispondenti della lingua georgiana
e armena, sul cui lessico ha certamente influito la chiesa
greco-bizantina. Cfr. P. L. Zovatto, Le epigrafi greche e
la disciplina battesimale a Concordia nei secoli IV e V � Epigraphica � (1946), pp.
6-7 (dell'estratto).
XXV. Gregorio di Nazianzo, Poemata theologica,
P- G. 37, 311-314-

XXVI. Questa preghiera eucaristica, che si recita


nella messa maronita qualunque sia l'anafora che il sa
- cerdote scelga, � di Mar Giacomo di Sarug, scrittore no
- tissimo nella storia della letteratura siriaca, fiorito nel
sec. V. e morto nel 521. Per il testo e la traduzione cfr.
P. Bedyan, Homeliae selectae, III, pp. 661-662; P. Sfair, La Messa sir ornar onita,
Roma, 1946, pp. 74-75.

XXVII. Dal canone della messa in rito armeno; cfr. La Messa in rito armeno,
Venezia, 1950, p. 29.

XXVIII. Inno Acatisto, P. G., 92, 1335-1348: � un


inno della liturgia graca che celebra il mistero dell'Incarnazione.
� attribuito a Romano il Melode, vissuto sotto
Anastasio I (491-518). Per l� traduzione cfr. G. Del
Grande, L'Inno Acatisto in onore della Madre di Dio, Firenze, 1948, collezione del
� Melagrano �, p. 86.

XXIX. � canto convivale dell'antica salmodia cristiana,


oggid� esclusivamente riservato alla lavanda dei
piedi il gioved� santo; il ritmo � libero, composto d'accenti
e di proporzioni di frasi, cfr. I. Schuster, Liber
Sacramentorum, cit., IV, pp. 43-44.

XXX. � la sequenza pasquale, attribuita a Wipo

~ 177 --

(179-181) 12.

(m. 1050), poeta e musico, cappellano alla corte di Corrado II e di Enrico III,
cfr. I. A. Jungmann, Missarum
solemnia, Torino, 1953, pp. 353-554.

XXXI. Damasi Epigrammata, ed. Ihm, Lipsia, 1895,


pp. 68-69, n- 67.

XXXII. � la sequenza della messa di Pentecoste,


attribuita a Stefano di Langton, arcivescovo di Canterbury
(1207-1228), cfr. J. B. Pitra, Spicilegium Solesmense, III, Parigi, 1855, p. 130;
C. O. Dreves, Anal. hymn.
Medii aevi, 8, Lipsia, 1908, pp. 32, 122.

XXXIII. � l'inno della Compieta, appartenente al


gruppo irlandese, cfr. G. S. Pimont, op. cit., pp. 124-130;
A. Mirra, Gli inni del Breviario romano, Napoli, 19^7,

P- 49
XXXIV. �
la preghiera per la benedizione dei ceri,
che si compie il 2 febbraio, a Roma nella basilica di
santa Martina sul foro. Le orazioni e tutto il rito della
benedizione dei ceri, per la circostanza stessa del diverso
posto che occupano, tradiscono la loro tarda introduzione
nel rito romano. Nell'ultimo medioevo anche la benedizione
delle candele si compiva in Roma, nella basilica
di santa Martina, cfr. I. Schuster, Liber Sacramentorum, cit., VI, p. 208.

XXXV. P. L., 78, 683 sg. ; proviene da un antifonario


nelle litanie Maggiori. La preghiera ha carattere
arcaico e deriva da un archetipo giudaico. Cfr. I. Schuster, op. cit., VII, p. 340.

XXXVI. Testo del Messale romano, redatto nel se


- colo IX; si recita nella messa nei giorni consentiti dalla
liturgia. � detto hymnus angelicus perch� si apre con il
cantico degli angeli (Le. II, 14): molto antico, d'origine
orientale, s'incontra in varie recensioni. Cfr. I. A. Jung
- mann, op. cit, pp. 429-443; B. Capelle, Le texte du Glo
- ria in excelsis, in � Rev. d'hist. eccles. �, 44 (1949),
pp. 239-457-

�--> 178 �--�

XXXVII. Inno di lode e di ringraziamento alla


S.S. Trinit�, non sembra composizione originale e si attribuisce
ad un compilatore del V sec. Cfr. A. E. Burn, The hymm � Te Deum � and its Author,
Londra, 1926.

XXXVIII. Canto bizantino attribuito a S. Giovanni


Damasceno (sec. Vili): esalta le glorie della Redenzione.
Cfr. Lorenzo Tardo, Canti bizantini inediti dei secc. Vili
XVII, Badia di Grottaferrata, 1954, p. 3.

XXXIX. Strofa giambica di S. Giovanni Damasceno,


cfr. Lorenzo Tardo, op. cit., p. 6.

XL. Composizione poetica del monaco Cosma (secolo


Vili), considerato il principe degli innografi bizantini
per la bellezza e il numero copioso di opere, Lorenzo
Tardo, op. cit., p. 5.
XLI. Rituale Romanum, dalla commendatio animae. XLII. Cantico dei Cantici, VI, 9.

XLIII. Cantico dei Cantici, II, 1 e 10-14. La liturgia


dell'11 febbraio applica i passi del Cantico dei Cantici
alla Vergine Maria, la Donna preannunziata da Dio nel
paradiso terrestre, che col suo piede schiaccia la testa al
serpente e porta pace e serenit� alle anime.
XLIV. Iudit., XIII, 23.
XLV. Iudit., XV, 10.
XLVI. Cantico dei Cantici, IV, 7.
XLVII. Eccl., XXIV, 14.
XLVI IL � ritenuta la pi� antica preghiera alla Vergine
e fu probabilmente composta nel sec. Ili durante un periodo
di persecuzione. Il testo originario � conservato in
un foglio di papiro trovato in una localit� dell'Egitto
nel 1917; fu pubblicato da C. H. Roberts, Catalogue of
the Greek and Latin Papyri in the John Rylands Library, III: Theological and
literary Texts, Manchester, 1938,
pp. 46-47. F. Mercenier, L'Antienne Mariale grecque la
plus ancienne, in � Le Mus�on �, 52 (1939), p. 233, vi
riconobbe la preghiera Sub tuum praesidium, che nell'Oc--
179 --

cidente latino ha avuto varie redazioni, e ne propose la


ricostituzione completa del testo in base alle relative formule
liturgiche ancor oggi in uso nel rito copto e bizantino.

XLIX. Le. I, 28, 42. Questa delicata e stupenda


preghiera, che pi� frequente ricorre sul labbro dei cristiani,
� detta salutazione angelica. Alla prima parte, che
comprende le parole dell'Arcangelo Gabriele e di S. Elisabetta
� aggiunta l'invocazione della Chiesa: Sancta Maria,
Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora
mortis nostrae. Amen', cfr. M. Roschini, L'Ave Maria: note
storiche, in � Marianum �, 5 (1943), pp. 177-185; F. Prat, J�sus-Crist, Parigi,
1947, PP- 4I-52-
L1'Ave Maria, che richiama il pi� gentile episodio della
storia cristiana, l'Annunciazione, ispir� sommi poeti e
artisti.
Nel Paradiso di Dante (Par., XXXII, 94 sgg.) la
intona l'arcangelo Gabriele, cui risponde la corte dei beati,
con un ritmo di nuova gioia e di nuova luce:

E quello amor che primo 11 discese


cantando: � Ave Maria, gratia plena ! �,
dinanzi a lei le sue ali distese.
Rispose alla divina cantilena
da tutte parti la beata corte,
si ch'ogni vista sen f� pi� serena.

L. P. L., 78, 653, ex Antiphonario Romano: preghiera


alla Vergine nella festa della Purificazione. Il testo � bilingue,
a cagione della doppia nazionalit� della popolazione
di Roma nell'alto medioevo, cfr. I. Schuster, Liber
Sacramentorum, cit., VI, p. 250.

LI. Cirillo d'Alessandria (f 444), Omelie div., 4, P- G., 77, 992.

LII. Inno Acatisto, cit., vv. 394-400.

LUI. P. L., 88, 265 sg.; M. G. H., Auct. Ant., IV 1,


p. 385: inno alla Vergine, che si recita in quasi tutte le

180

sue feste ai Vesperi; � composto di versi senari, regolati


dall'accento. Non se ne conosce l'autore; comunque ricorre
gi� nel ms. 95 di San Gallo (sec. IX).

LIV. Dreves-Blume, in � Analecta hymnica �, 50


{1907), p. 317 sgg. : antifona mariana in esametri dattilici,
attribuita a Ermanno detto Contratto, monaco dell'abbazia
di Reichenau (1013-1054).

LV. Fr. J. Mone, Hymni Latini medii aevi, II, Friburgo


in Br., 1854, pp. 203-216: la pi� nota e pi� popolare
delle quattro antifone maggiori, che si recitano in
onore della Vergine alla conclusione delle ore canoniche.
� una prosa ritmica, composta intorno al mille, d'incerto
autore, cfr. Cl. Blume, Reichenau und die Marianischen
Antiphonen, in Die Kultur der Abtei Reichenau, Monaco, 1925, p. 821-825.

LVI. Preghiera di S. Simone Stock (f 1265); cfr.


P. Giry, Vie des Saints, V, Parigi, 1863, p. 204.

LVII. S. Bernardi In Assumptione B. Mariae V.,


Sermo IV \ P. L., 183, 429 sg. La preghiera: Memorare,
0 piissima Virgo..., che si recita pi� frequentemente,
� una tarda parafrasi del pensiero di S. Bernardo e non
si pu� ritenere anteriore al sec. XV; cfr. E. Campana, Maria nel culto cattolico,
Torino, 1933, vol. I, p. 801 sgg.;
P. Bernard, Saint Bernard et notre Dame, Abbaye de
Sept-Fons, 1953, pp. 376, 377.

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NOTA BIBLIOGRAFICA

F. Cabrol-Leclercq, Monumenta Ecclesiae liturgica, Parigi, 1900; F. Cabrol-


Leclercq, Dictionnaire d'arch�o-logie chr�t. et de liturgie] L. Duchesne, Les
origines du eulte chr�tien, Parigi, 1925; F. Cabrol, Le livre de la pri�re
antique, Tours, 1921; H. Delehaye, Les origines du eulte
des Martyrs, Bruxelles, 1933; I. Schuster, Liber Sacramentorum,
3a ed., Torino, 1941; Id., Il libro della preghiera
antica, Milano, 1944; A. D'Al�s, in Dictionnaire
apol. de la foi catholique, s. v. pri�re; U. Mannucci-A. Casamassa,
Istituzioni di patrologia, Roma, 1948; I. de
Ghellinck, Patristique et moyen-dge, Bruxelles, 1946-48;
A. Hamman, Pri�res des premiers chr�tiens, Parigi, 1951,
trad, it., Milano, 1955 (� questa una ricchissima raccolta
di preghiere, la cui traduzione, francese e italiana, non
sempre segue e riflette fedelmente i testi originali).
E inoltre: Migne. Patrologia graeca (P.G.); Patrologia
latina (P. L.)\ W. Christ M. Paranikas, Antologia
graeca carminum christianorum, Lipsia, 1871; F.
X. Funk-F. Diekamp, Patres apostolici, I, II, Tubinga,
1901-1913; Sisto Colombo, La poesia cristiana antica, Roma, 1910; I. A. Jungmann,
Die Stellung Christi im
liturgischen Gebet., M�nster, 1925; H. Delehaye, Les passions
des martyrs et les genres litt�raires, Bruxelles, 1921;
Francesco Di Capua, Preghiere liturgiche, poesia ed eloquenza, in � Archivio it.
per la Storia della Piet� �, I,

183 -->

Roma (1951); Mariano Campo, Concetto concreto della preghiera, in � Orientamenti �,


Varese (1953). P. Monceaux, Histoire litt�raire de V Afrique chr�t., Parigi, 1902;
O. Bardenhewer,
Geschichte der altchrist. Literatur, Friburgo in
Br., 1926; F. I. E. Raby, A history of christian-latin
poetry from the beginnings to the close of the M. E., Oxford,
1927; A. Puech, Histoire de la litt�rature grecque chr�-tienne, Parigi, 1930; U.
Moricca, Storia della letteratura
latina cristiana, Torino, 1934; P- DE Labriolle-G. Bardy, Histoire de la
litt�rature latine chr�t., Parigi, 1947; B. Altaner,
Patrologie, Friburgo in Br., 1950; E. Fleury, Hell�nisme et Christianisme, Parigi,
1930; J. Danielou, Platonisme et th�ologie mystique, Parigi, 1945.
Altri testi sono citati nelle note apposte elle singole
preghiere.
Non s'� ritenuto opportuno di ripetere alcune preghiere,
contenute in epigrafi, greche e latine, gi� apparse
nel nostro volumetto Antiche iscrizioni cristiane, Firenze,
1949, collezione � Melagrano �.

184

STAMPATO PER CONTO DELLA CASA EDITRICE SANSONI


NELLE OFFICINE GRAFICHE FRATELLI STIANTI
SANCASCIANO VAL DI PESA

GIUGNO MCMLVII

Errata corrige : Nella tavola corrispondente alla pag. 48

anzich� Fiodoriano si legga teodoriano.

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FONDATORE - DIRETTORE
GUIDO MANACORDA

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