Sei sulla pagina 1di 21

ISTITUTO DI SPIRITUALITÀ

VELICEA IULIAN GABRIEL


164495

La preghiera secondo la tradizione dell'Oriente cristiano

ARS 207: LA PREGHIERA CRISTIANA

DIRETTORE:
PROFESSORE MICHAEL PAVULRAJ

ROMA 2017
INDICE GENERALE

INTRODUZIONE.............................................................................................................. 3
Le definizioni della preghiera.............................................................................................4
Eccelenza e necessità della preghiera.............................................................................5
La necessità della preghiera............................................................................................5
La preghiera di domanda....................................................................................................6
La preghiera: centro nevralgico Della vita cristiana...........................................................6
I Gradi e i Tipi di Preghiera:..............................................................................................7
La preghiera liturgica.........................................................................................................8
La preghiera Incessante......................................................................................................9
La preghiera a Gesù...........................................................................................................9
La preghiera al Padre.......................................................................................................10
L’unico Mediatore............................................................................................................ 11
Nello Spirito..................................................................................................................... 11
L’epiclesi.........................................................................................................................12
Il culto della Madre di Dio...............................................................................................12
Gli angeli.......................................................................................................................... 12
L’azione di grazie............................................................................................................. 13
L’esaudimento..................................................................................................................13
La preghiera per la remissione dei peccati.......................................................................14
Le preghiere per gli altri...................................................................................................15
Le preghiere per i morti....................................................................................................15
Le preghiere per i beni temporali.....................................................................................15
La Preghiera Del Corpo....................................................................................................16
Il corpo nella preghiera.................................................................................................16
I gesti tradizionali.........................................................................................................16
Il segno di croce............................................................................................................16
Le genuflessioni............................................................................................................17
La glossolalia................................................................................................................17
La polilogia...................................................................................................................17

2
Il luogo della preghiera.................................................................................................18
La scoperta della preghiera...........................................................................................18
Le forme della preghiera...............................................................................................18
La preghiera di lode......................................................................................................19
CONCLUSIONE.............................................................................................................20
BIBLIOGRAFIA.............................................................................................................21

3
INTRODUZIONE

«La preghiera è uno stato dell’intelletto realizzato solo dalla luce della Santa
Trinità mediante l’estasi».1 È una delle tante «definizioni» della preghiera che si
trovano negli scritti spirituali dell’Oriente cristiano.
Secondo l’antica regola liturgica, la preghiera si rivolge al Padre per il Figlio
nello Spirito. Origene pensa che non bisogna pregare Gesù Cristo, ma per Gesù
Cristo.
Nell’orazione l’anima è condotta dallo Spirito, essa prega «nello Spirito». La
preghiera è inoltre una partecipazione alla preghiera del Verbo di Dio che, secondo
la bella espressione di Origene, non è solo nella sua preghiera. Con linguaggio
moderno diremo che partecipiamo alla preghiera del «Cristo mistico».2
La preghiera, scrive Giovanni Crisostomo, è «il porto nella tempesta,
l’ancora dei naufraghi, il bastone dei titubanti, il tesoro dei poveri...; rifugio nei
mali, fonte di ardore, causa di gioia, madre della filosofia».3
Paolo Evergetinos la definisce «specchio del monaco»; secondo il Paterikon
etiope, essa è la sua sposa; per Giovanni di Kronstadt, è «il respiro dell’anima, il
nostro cibo e la nostra bevanda spirituale».
La preghiera è perfetta, quando cerca la presenza di Cristo in ogni essere
umano. Il volto di Cristo è un icone, ma le sue iconi sono innumerevoli, perchè
ogni volto umano è icone di Cristo. E la preghiera scopre proprio questo.4

1
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, Roma, Lipa Srl, 2002, 15.
2
Cf. T. SPIDLIK, La Spiritualità’ Dell’Oriente Cristiano, Roma, Orientalia Christiana, 1985,
264.
3
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 57.
4
Cf. P. EVDOKIMOV, La Preghiera Della Chiesa Orientale, Brescia, Queriniana, 1969, 49-50.

4
Le definizioni della preghiera

Sono tre definizioni divenute famose in tutta la tradizione cristiana:


1. Richiesta a Dio di beni convenienti.
2. Elevazione dello spirito verso Dio.
3. Colloquio dell’anima con Dio.
Se la preghiera cristiana è come il respiro della nostra natura divinizzata, non
se ne possono dare le definizioni aprossimative, prese dall’esperienza umana. Le
definizioni che sono il frutto di questa esperienza, non ne descrivono che l’uno o
l’altro aspetto parziale.
Il maestro incontestato in «definizioni» di realtà spirituali, Giovanni
Climaco comincia così il suo «lògos» sulla preghiera: «la preghiera, secondo la sua
vera denotazione, è il dialogo dell’uomo con Dio, unione mistica. La preghiera, per
chi la fa veramente, è il luogo del giudizio del Signore, il trono su cui Egli siede
per invitarci al discernimento prima che venga il momento del giudizio definitivo».
Giovanni Damasceno unisce tali aspetti in questa formula ripresa da tanti
altri: «La prehiera è l’elevazione dello spirito verso Dio o la domanda a Dio dei
beni convenienti».5
Eccelenza e necessità della preghiera

«Nulla vale quanto la preghiera- dice San Giovanni Crisostomo; essa rende
possibile ciò che è impossibile, facile quel che è difficile. È impossibile che l’uomo
che prega possa peccare».
Altro Teofane il Recluso spiega perchè i trattati sulla preghiera sono così numerosi
preso i Padri: «La preghiera è tutto, riassume tutto: la fede, la vita secondo la fede,
la salvezza». La preghiera infatti, è l’espressione della vita dello Spirito Santo in
noi, la «respirazione dello Spirito». La Chiesa intera «respira con la preghiera».6
La necessità della preghiera

Gli autori scolastici occidentali del medioevo hanno cercato delle «ragioni di
convenienza» per dimostrare la necessità della preghiera, è ciò che essi

5
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 61-62.
6
Cf. T. SPIDLIK, La Spiritualità Dell’Oriente Cristiano, 263.
5
sottolineano di più è l’incapacità radicale dell’uomo di determinare da solo la sua
salvezza.
La prospettiva degli Orientali è molto ampia. Per mostrare che il cristiano
deve pregare, essi sottolineano meno la corruzione della nostra natura ad opera del
peccato che la sua divinizzazione originaria, il suo rinnovamento in Cristo e la sua
partecipazione alla vita trinitaria, da cui deriv ail suo carattere «dialogale» con il
cielo. Per il peccatore, la preghiera è la ricerca del paradiso perduto, della parrèsia
originaria, il libero accesso al cielo.
Teofane il Recluso prova questa necessità «naturale» di pregare con l’analisi
della tricotomia antropologica, tradizionale in Oriente. L’uomo e composto di tre
parti: «la parte del corpo, quella dell’anima, quella dello spirito; ciascuna ha le sue
necessità e le sue forze» L’anima esercita la sua attività nella conoscenza, nel
volere e nella sfera dei sentimenti. E lo spirito? Prega. Si può dunque chiamare la
preghiera la «la respirazione dello spirito».
Si sa che in Oriente la perfezione della vita spirituale è conosciuta come il
vivo splendore dell’immagine di Dio nell’uomo. Ora, l’ «immagine di Dio
nell’uomo» è nel pensiero dei Padri greci l’immagine di Cristo, del Lògos, nota 18
che nasce eternamente nella contemplazione del Padre. In modo conforme a questo
esempio sublime, l’uomo nasce spiritualmente nella preghiera.7

La preghiera di domanda

Comunicazione dell’uomo con Dio, la preghiera riveste anzitutto questo


aspetto: un’umile richiesta dei doni del cielo e la disposizione per riceverli.
Nel vero senso della parola- dice Teofane il Recluso- la preghiera è sempre
fatta per tutti, per tutta la Chiesa.
Pregando nello Spirito, la Chiesa non teme nella sua liturgia di presentare a
Dio «tutti i bisogni» dei fedeli. Ma tuttavia una domanda è ripetuta spesso e con
insistenza: per la remissione dei peccati. Perchè in questo, dice San Giovanni
Crisostomo, si compie la volontà divina e, di conseguenza, si è sicuri d’essere
esauditi.8

7
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 59.
8
Cf. T. SPIDLIK, La Spiritualità Dell’Oriente Cristiano, 264-266.
6
La preghiera: centro nevralgico Della vita cristiana

Ogni trattazione sulla preghiera che sia accurata e degna di Dio; mostrare
cioè e perchè pregare; che cosa bisogna dire a Dio nella preghiera e quali siano i
tempi ad essa più favorevoli come circostanza.
Colui che, a causa della grandezza delle sue rivelazioni, temeva che lo si
stimasse superiore a quanto vedeva ed intendeva sul proprio conto, confessava di
ignorare il modo giusto di pregare (cfr. 2 Cor 12, 6.7). Infatti «noi non sappiamo-
egli dice- pregare nel modo dovuto» (cfr. Rm 8,26). È necessario non soltanto
pregare, ma bisogna pregare come si conviene, e domandare quello che conviene.
Anche se siamo stati capaci di comprendere quello che bisogna domandare, ciò
non sarebbe sufficiente, qualora non aggiungessimo il «come si conviene».
La prima delle due esigenze, cioè domandare quello che conviene, è
soddisfatta dalle parole della preghiera; la seconda invece, domandare come si
conviene, consiste nell’atteggiamento di chi prega. Ecco per esempio quello che
bisogna domandare: «Domandate le cose grandi, e le piccole vi saranno dati per
giunta» nota 1; «Domandate i beni celesti, e i terrestri vi saranno dati per giunta»
(cfr. Gv 3,12); «Pregate per quelli che vi perseguitano» (Lc 6,28); «Pregando, non
abbondate in parole» (Mt 6,7) e altre cose simili a queste.9

I Gradi e i Tipi di Preghiera:

Sono 4 tipi di preghiera:


La preghiera corporale o vocale
La preghiera mentale
La preghiera dell’intelletto e del cuore o solo del cuore, del sentimento
La preghiera spirituale o contemplazione
La preghiera corporale consiste nel leggere o recitare testi, nel praticare
inclinazioni ecc. I maestri spirituali stimano questa preghiera soprattutto come una
preparazione necessaria all’orazione superiore, un gradino, la «foglia» che precede
il fiore e il frutto, il primo contatto con la «carne di Gesù», o ancora la

9
Cf. VITTORIO P., La Grande Chiesa’ Bizantina L’ambito Ecclesiale Dell’Ortodossia, Brescia,
Queriniana, 1981, 392.

7
partecipazione della nostra parola umana alla parola creatrice di Dio e alla sua
forza operante nel mondo.
Il secondo tipo di preghiera è quello che fa appello all’attività dell’intelligenza
discorsiva. Sarebbe ciò che in Occidente vien chiamato considerazione, riflessione,
meditazione. Non si può dire che queste forme di preghiera mentale siano
sconosciute in Oriente. La rifelssione intelletuale serve come preparazione alla
preghiera del cuore. Si «meditano» le parole recitate per «gustarle».
Quando i sentimenti cominceranno lentamente a riscaldare il cuore, la preghiera
diverrà «un sospiro del cuore verso Dio».
La preghiera che diventa uno «stato del cuore» contiene già tutti gli elementi che
sono desiderati nell’orazione. Una contemplazione superiore tuttavia è riservata
agli eletti: essa ha luogo quando l’elemento spirituale prevael sul corporeo, ed
anche sui pensieri e sentimenti umani, quando la preghiera avviene nelle
profondità dello Spirito, nel silenzio di ciò che è umano, nell’estasi.10

La preghiera liturgica

In Oriente si trovano delle belle pagine sul carattere ecclesiale della


preghiera pubblica. La Chiesa celebra i riti, le ceremonie- scrive Teofane il
Recluso- e quando noi vi assistiamo vi uniamo alla Chiesa e partecipiamo della sua
grazia: «Colui che si allontana dalle ceremonie esteriori si allontana dalle preghiere
della Chiesa, e chi si allontana dalle preghiere della Chiesa si priva della grande
promessa del Signore: là dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in
mezzo a loro» (Mt. 18,20).
Da questo carattere ecclesiale deriva il carattere sacramentale dei riti, perchè
i sacramenti sono inseriti in tutta la vita della Chiesa e nella sua liturgia. Bulgakov
parla del «realismo dei riti orientali», B. Bobrinskij del loro «carattere eucaristico»,
in modo tale che nelle chiese a Natale Gesù veramente nasce e a Pasqua veramente
muore e risuscita.
Tuttavia si riconosce che un reale pericolo si nasconde nelle officiature della
Chiesa: il formalismo. La molteplicità impedisce la semplicità della «preghiera
pura».11

10
Cf. T. SPIDLIK, La Spiritualità Dell’Oriente Cristiano, 268-269.
11
Cf. T. SPIDLIK, La Spiritualità Dell’Oriente Cristiano, 269-270.
8
Stando con Cristo, noi gustiamo «il cielo dove risiede ed agisce il Dio trino
disceso sulla terra», e l-anima viene assorbita da questa visione del mondo celeste,
dice il patriarca san Germano.
«La nostra dottrina è in armonia con l’eucaristia e questa la conferma», dice
sant’Ireneo.12
La liturgia fa la memoria dell’ «agnello immolato prima dell’inizio del
mondo» e si unisce alle eucaristia-lodi delle potenze angeliche che cantano il
Trisagion. La chiesa segue il suo uncio sommo sacerdote, Cristo, che penetra al di
là del velo, nel santuario celeste (Ebr. 9,12). La liturgia terrestre colleziona,
raccoglie la divina liturgia celeste e il regno giunge sino a noi, in una immensa
pentecoste liturgica.13

La preghiera Incessante

Pregate senza interruzione (1 Tes. 5, 17)


Evagrio dice: «Non ci è stato prescritto- di lavorare, di vegliare e di
digiunare costantemente, mentre invece è per noi legge pregare senza
interruzione», perchè l’intelletto «è naturalmente fatto per pregare». Gli spirituali
si sono divisi nell’interpretazione delle due parole: pregare e sempre.
I messaliani hanno preso il comandamento più alla lettera: pregare è dire
delle preghiere, e sempre è rifiutare ogni opera profana e soprattutto il lavoro
manuale.
Gli acemeti credevano di realizzare l’orazione perpetua con la
collaborazione, l’avvicendamento nella comunità, la successione nelle uffciature
da parte dei diversi gruppi di monaci, in modo che la preghiera non era mai
interrotta entro le mura del convento. Per questo le persone del vicinato li
chiamarono «acemeti»: quelli che non dormono.
La soluzione classica del problema viene data da Origene: «Prega senza posa
colui che unisce la preghiera alle opere necessarie e le opere alla preghiera.
Soltanto così posssiamo considerare realizzabile il precetto di pregare senza posa».
Esso consiste nel considerare tutta la vita del santo come una grande preghiera, di
cui ciò che abbiamo l’abitudine di chiamare preghiera è soltanto una parte.14

12
Cf. P. EVDOKIMOV, La Preghiera Della Chiesa Orientale, 38.
13
Cf. P. EVDOKIMOV, La Preghiera Della Chiesa Orientale, 45.
14
Cf. T. SPIDLIK, La Spiritualità Dell’ Oriente Cristiano, 272-273.
9
La preghiera a Gesù

È generalmente detta «preghiera di Gesù», che è la traduzione letterale dal


russo molitva Jisusova, a sua volta equivalente al greco ......... Da parecchi secoli si
esprime così: «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me». Questa
preghiera è stata chiamata il «cuore dell’Ortodossia» , «una pratica che, pur
risalendo alla più remota antichità, resta tutt’oggi molto viva nell’Oriente
cristiano».
I monaci bizantini e russi associano la preghiera a Gesù all’uso di un rosario
che aiuta a contare le invocazioni e le inclinazioni che le accompagnano.
Tre tappe nella preghiera a Gesù
Si distinguono tre tappe in questa preghiera: vocale, mentale e del cuore.
La recita vocale possiede indubbiamente valore; così pure la pratica delle
preghiere brevi e frequenti. Teofane il Recluso ha avuto ragione di opporsi a quanti
volevano attribuire a questa preghiera una virtù quasi sacramentale, a quanti
pensavano d’aver trovato in essa un «talismano».
La seconda tappa: la preghiera a Gesù è una delle numerose preghiere
catanittiche in voga nell’ambiente monastico che coltivava il penthos. Si può porre
l’accento sul primo o sul secondo elemento della preghiera. Gli autori più recenti
amano piuttosto insistere sul primo elemento: la forza speciale del nome del
Signore. Ma è meglio non separarli l’uno dall’altro: l’adorazione e la
compunzione, l visione dell’abisso tra il divino e l’umano e, la misericordia del
Dio-Uomo.
Infine , la tappa del cuore: «Prendi l’abitudine-scrive Teofane il Recluso- di
pregare con lo spirito nel cuore: Signore, Figlio di Dio, abbi pietà di me!»15

La preghiera al Padre

La preghiera è una elevazione delll spirito verso Dio, una domanda


indirizzata a Dio, un dialogo con Dio. Si può conversare solo con una persona.
Ogni religione vivente possiede un’idea personale della divinità, una certa nozione
della «paternità» divina, conosciuta per esperienza. Nella Bibbia, questo aspetto è
15
Cf. T. SPIDLIK, La Spiritualità Dell’ Oriente Cristiano, 274-276.

10
assai esplicito. Si tratta della rivelazione di un Dio che vive e regna; essa non
contiene dei trattati su Dio, non ci invita a parlare di Dio, ma ad ascoltarlo e a
rispondergli. È un’esperienza vissuta.
Gesù Cristo porta a termine la riflessione ebraica sulla paternità di Dio. Egli
ci invita a vivere come un figlio che chiede a suo padre. (Mt 7,7-11), che egli dà
fiducia (6,25-34). Di conseguenza, la vita dei fedeli è segnata dalla preghiera al
Padre.

L’unico Mediatore

Ogni preghiera scrive Giustino, ha la sua fronte nel «sommo sacerdote


crocifisso» che ha costituito la sua Chiesa «in casa di preghiera e di adorazione».
Per essere esaudita, la preghiera deve essere fatta in nome di Cristo. Egli è il
vero Mediatore tra Dio e gli uomini (1 Tm 2,5 ss).
Quello che Filone aveva potuto solo suppore, i Padri della Chiesa lo hanno
percepito e compreso: il Lògos di Dio si è fatto carne per diventare il Mediatore di
una nuova alleanza. Cristo è mediatore in quanto uomo dotato della pienezza della
grazia, perchè «Dio è in Lui, riconciliando il mondo con se stesso». Gesù Cristo
non è tra Dio e il popolo, non è neppure il rappresentante di Dio come potrebbe
essere un angelo, perchè è lui stesso «causa di salvezza eterna» (Eb 5,9).16

Nello Spirito

L’approccio tra il nostro spirito e Dio si stabilisce soprattutto nella preghiera


che si fa «nello Spirito». Ricordando la bella espressione di Teofane il Recluso, la
preghiera è la «respirazione dello Spirito» Parlare a Dio suppone una sorta di
ispirazione, perchè l’uomo in preghiera è «condotto dallo Spirito di Dio».
L’azione dello Spirito nella preghiera non è mai stata messa in questione in
Oriente, ma fu piuttosto distorta da delle tendenze carismatiche, come ad esempio
presso i messaliani. Lo Spirito unisce la nostra preghiera a quella del Figlio, ci dà il
potere di ottenere ciò che essa domanda, rivela la conoscenza dei misteri, riunisce
le preghiere degli individui nell’unica voce della Chiesa...
Lo Spirito riunisce le preghiere disperse dei fedeli nell’unica sola voce della
Chiesa di Cristo. Secondo Basilio, «egli si concepisce come un tutto nelle sue parti,
16
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 65-68.
11
secondo la distribuzione dei carismi» o, come scrive Cirillo di Gerusalemme,
«come la luce che in un solo raggio rischiara tutto».17

L’epiclesi

Poichè si fa nello Spirito, ciascuna preghiera contiene una epiclesi implicita.


Il greco questo termine significa invocazione. I liturgisti e i teologi l’utilizzano per
disegnare una preghiera dell’anafora- o canone della messa- che implora
l’intervento divino, quasi sempre quello dello Spirito Santo sulle oblate e sui
comunicanti. Questa formula segue abitualmente l’anàmnesis; essa viene dunque
dopo le parole di Cristo: «Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue».
Questa tessitura del canone della messa sottolinea un principio teologico. La
preghiera eucaristica è trinitaria, la consacrazione è dunque attribuita alle tre
Persone divine: al Padre, in quanto è opera della potenza divina; ma è il sacerdozio
del Figlio a rinnovare all’altare il mistero del Cenacolo; questo mistero infine è, ad
un titolo speciale, opera dello Spirito Santo, al quale è attribuita ogni azione
santificatrice. Se l’invocazione dello Spirito Santo è particolarmente sviluppata
nelle liturgie orientali, è perchè gli scrittori ecclesiastici hanno volentieri
accentuato il parallelismo dell’incarnazione e della consacrazione, l’uno e l’altro
operati in virtù dello Sp. S.18

Il culto della Madre di Dio

La pietà orientale, come scrive V. Losskij, sta tutta intera in quello che è il
fine della nostra salvezza: il superamento dell’abisso tra Dio e l’uomo. È per
questo che nella devozione dei cristiani, ad una ipostasi divina incarnata, Gesù
Cristo, si aggiunge una ipostasi umana divinizzata, Maria che Gregorio Palamas
chiama «limite tra il creato e l’increato».19

Gli angeli

Dio appare nella Scrittura circondato da angeli innumerevoli (Dn 7,10) che
sono come le sue schiere e la sua corte. Per i greci il termine àngelos designava
originariamente un messaggero umano la cui persona era sacra, perchè era
17
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 68-70.
18
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 70-71.
19
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 79.
12
incaricato specialmente di negoziare i trattati in tempo di guerra. Per gli ebrei,
l’angelo è il messaggero che trasmette gli ordini divini e comunica i benefici
celesti.
Mediatori tra gli uomini e Dio, gli angeli non cessano di salire in cielo per
offrire a Dio i nostri buoni pensieri, i nostri pentimenti e le nostre preghiere, per
discenderne poi carichi di benefici, sopratutto di illuminazioni e di ispirazioni.
Fin dalla antichità la devozione agli angeli ha fatto sorgere chiese e santuari;
le feste degli angeli ritornano spesso nel calendario di tutte le Chiese, sotto diverse
espressioni.20

L’azione di grazie

Quando l’uomo prende coscienza della sua seventura, si rivela a lui il volto
della misericordia divina. L’azione di grazie va di pari passo con la rivelazione
della misericordia. Il peccato capitale dei pagani, secondo Paolo, è «di non aver
dato gloria nè aver reso grazie» (cf Rm 1,21) a Dio.
Questo ci porta a distinguere due generi di preghiera: la domanda e l’azione
di grazie. All’epoca di Origene, si cercano di stabilire quattro forme di preghiera,
almeno quattro elementi che devono ritrovarsi in tutte le orazioni: la domanda, la
preghiera, la supplica, l’azione di grazie. Le tre prime sono dunque delle domande
qualificate a seconda del loro oggetto, inferiore o superiore. La quarta è l’azione di
grazie.
In realtà nella Bibbia la lode e l’azione di grazie si congiungono in uno
stesso movimento dell’anima e, sul piano letterario, negli stessi testi. Nota 9. Gli
esegeti sottolineano che la lode è una forma di azione di grazie, dal momento che
la parola «grazie» non esiste in ebraico. Ciò e ben confermato dalle innumerevoli
«eulogie» delle liturgie d’Oriente. Le ectenie, domande di ogni genere, cominciano
con «benedetto sia Dio» e si concludono così: «perchè tuo è il regno, la potenza, la
gloria».21

L’esaudimento

20
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 80-81.
21
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 83-85.
13
Tuttavia si pone un grande problema sul piano della vita: perchè le nostre
preghiere non sono sempre esaudite? Il vangelo dice chiaramente: «Tutto quello
che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete» (Mt 21,22; cf 7,7-11).
Origene affronta la questione in un modo più giusto teologicamente. Egli
sottolisibile che allo Spirito Santo, perchè solo la voce dello Spirito sale fino al
Padre. La buona volontà umana che esprime i suoi desideri non riesce sempre a
metterli in armonia con lo Spirito. Nella lettera ai Romani si dice: «perchè
nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare» (Rm 8,26) è perciò «lo
Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza» (ibid.) Questo, secondo Origene, si
relizza nel modo seguente: noi preghiamo, ma lo Spirito «interviene»; la sua voce è
più forte della nostra; che è ispirata dall’ignoranza. Cos’ la nostra preghiera è
sompre esaudita, ma secondo la voce dello Spirito.22

La preghiera per la remissione dei peccati

«La preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e, se ha


commesso peccati, gli saranno perdonati. Confesate perciò i vostri peccati gli uni
agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti» La preghiera nei suoi
rapporti con la remissione dei peccati è così il tema centrale del Pastore di Erma.
Per Giovanni Crisostomo, ogni preghiera che chiede il perdono comporta
una «confessione». Questa preghiera possiede una forza speciale: «Chi dice: Abbi
pietà! Riceverà la remissione delle colpe e chi ha ottenuto misericordia non sarà
punito.»
La direzione spirituale terminava normalmente con una preghiera che
chiedeva il perdono. Il padre spirituale non era necessariamente un prete.
L’incertezza aumenta per il fatto che l’assoluzione sacramentale prende in Oriente
una forma deprecativa.
In Occidente, l’assoluzione dei peccati ha preso la forma di un giudizio.
Giovanni Climaco applica questa metafora alla preghiera: «per colui che prega
veramente, la preghierà è un tribunale, un luogo di giudizio».
Numerosi apoftegmi confermano che «la preghiera rimette i peccati e
apporta la guarigione». È ciò che esprimono a loro modo gli interminabili Kyrie
eleison della liturgia e le lunghe preghiere catanittiche dei monaci.23

22
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 88-89.
23
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 96-98.
14
Le preghiere per gli altri

Certi abusi hanno suscitato dei dubbi sul valore di queste preghiere. Già
sant’Antonio aveva rifiutato di pregare per qualcuno che non faceva niente di
persona per migliorare la sua relazione con Dio. Allo stesso modo Giovanni
Crisostomo so lamenta di coloro che lasciano gli altri pregare per loro; considera
cosa molta migliore che ciascuno preghi per sè.
D’altra parte la Scrittura, testimonia il carattere essenzialmente comunitario
delle domande rivolte a Dio; la preghiera si fa allora «per tutti e per tutto».
La preghiera cristiana si fa sempre «nello Spirito di Dio». Il segno più sicuro
dello Spirito è la carità. La preghiera motivata dall’amore sarà dunque preziosa in
modo speciale.
Nella preghiera per gli altri bisogna domandare quello che si domanda per
noi stessi, ossia di preferenza le «cose grandi e celesti», la remissione dei peccati e,
in modo generale, tutto ciò che è un bene reale. I Padri condannano severamente le
preghiere «contro i nemici» in uso presso i pagani e nell’Antico Testamento. Per i
monaci, i nemici per eccellenza sono i logismoi, i pensieri malvagi.24

Le preghiere per i morti

Le preghiere per i defunti sono giustificate da tutta la tradizione cristiana. Le


speculazioni teologiche hanno talvolta cercato di circonscrivere o limitare i tempi
di queste suppliche, ma la fede della Chiesa primitiva, sempre viva nel popolo
cristiano, andata in senso contrario. La liturgia etiopica ce ne dà un esempio: «Noi
ti preghiamo per i santi profeti, martiri, confessori, per la beata Vergine Maria...».
È la preghiera che caratteriza lo stato escatologico.
Nel rito bizantino, si sottolinea due usanze: il bacio dato al defunto prima
della sepoltura e la formula assolutoria collocata nella sua mano. Dappertutto,
d’altronde, sotto una forma od un’altra, si ritrova questa assoluzione.25

Le preghiere per i beni temporali

24
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 98-100.
25
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 101-102.
15
In ogni caso, il popolo cristiano ha l’abitudine di pregare «per tutti i
bisogni» e la Chiesa ha confermato questo uso con numerose formule litaniche
inserite nella liturgia.
Per rafforzare la fiducia dei cristiano, si raccontava volentieri il famoso
miracolo della pioggia ottenuta dalla preghiera dei soldati cristiani nell’esercito di
Marco Aurelio. In ogni tempo, si sono recitate litanie per i malati, per coloro che
sono in viaggio, per i frutti della terra, ecc.26

La Preghiera Del Corpo


Il corpo nella preghiera

Il corpo è un elemento importante del dialogo tra gli esseri corporei. Anche
se noi comunichiamo con gli altri sopratutto con la parola, non va dimenticato che
l’uomo si esprime anche per mezzo del corpo. Fin dai tempi antichi ci si è
domandati in quale misura gli organi materiali potessero essere un aiuto o piuttosto
un ostacolo al colloquio con Dio, che è spirito.
All’opposto del Dio dei filosofi intellettualisti, il Dio della Bibbia si rivela
agli uomini assumendo la carne, «balvettando con i bambini», dice Origen. Nota 1.
L’uomo risponde nella stessa maniera con i gesti e la voce: leva le mani verso il
cielo (Sal 62,5), alza lo sgurado (Sal 122,1), piega la ginocchia (Ef 3,14), grida
verso il Signore (Sal 3,5).27

I gesti tradizionali

Ereditate dal passato, raccolte in ambiente cristiano con un simbolismo


nuovo, certe abitudini corporali sono divenute un linguaggio tradizionale per
esprimere e suscitare dei sentimenti di preghiera. Generalmente si può dire che tre
atteggiamenti possono essere considerati come fondamentali: anzitutto le mani
alzate, immagine dell’elevazione dello spirito, la posizione in ginocchio, per
esprimere il pentimento, quella seduti, per l’ascolto calmo delle parole divine, sia
esteriori, sia la locuzione del cuore.
Il segno di croce

26
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 102.
27
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 107.
16
L’uso del segno di croce è una delle pratiche cristiane primitive più
abbondantemente testimoniate dai testi e dai monumenti. In tutti questi testi i
cristiani si segnano sulla fronte. Il segno di croce si faceva riunendo le prime tre
dita della mano destra, tenendo le altre due piegate, e portando queste tre dita unite
alla fronte, al petto, alla spalla destra e alla spalla sinistra. Questo modo si segnarsi
è ancora quello della Chiesa bizantina. Nella Chiesa latina il cambiamento si opera
nel XIII secolo e si adotta l’uso moderno con la mano aperta che tocca la spalla
sinistra prima di quella destra.
Le genuflessioni

La preghiera in ginocchio, nota Origen, è «il simbolo di questa prostrazione


e di questa sottomissione di cui parla Paolo quando scrive: per questo piego le
ginocchia davanti al Padre (Ef 3,14). E tale inginocchiamento spirituale, così
chiamato perchè tutte le creature adorino Dio nel nome di Gesù e si sottomettano
umilmente a Lui,.. perchè nem nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli,
sulla terra e sotto terra (Fil 2,10) ».
Le genuflessioni e le metanie somo molto usate come penitenza monastica.
Teodoro Studita, impone dieci metanie a colui che è uscito più di una volta dalla
chiesa senza avvisare, cento colui che ascolta un calunniatore. 490 volte ogni
giorno, ordina Alessandro l’Acemeta, per realizzare il settanta volte sette del
vangelo (Mt 18,22).28
La glossolalia

San Paolo inserisce il parlare in lingue tra i cristiani (1Cor 12,4 e 10) che
sono tutti «manifestazioni dello Spirito». Nell’assemblea (15,9 e 28)
l’interpretazione è necessaria per l’edificazione degli uditori, benchè in privato
colui che parla in lingue «parli a Dio», «dica per ispirazione cose misteriose» e
«edifichi se stesso» (14, 2 e 4).29
La polilogia

Il vangelo condanna la polilogia dei pagani che «credono di venire ascoltati


a forza di parole» (Mt 6,7). Evagrio dice: «Non ti compiacere nella molteplicità dei
salmi, essa getta un velo sul tuo cuore. Vale più una sola parola nell’intimità che
mille nella distanza».

28
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 110-113.
29
Cf. T. SPIDLIK, La Preghiera, 121.
17
Sembra che i monaci, con le loro lunghe preghiere, abbiano poco seguito
questi saggi consigli. In ogni modo non si poteva trattare per loro di applicarli
meccanicamente.Già Origene era cosciente che la polilogia non si definisce
quantitativamente. Gli asceti dicevano la stessa cosa, raccomandavano che la
«quantità» delle parole sia nella misura della loro «qualità», cioè della loro
sincerità e della loro forza per penetrare nell’intelligenza e nel cuore.30
Il luogo della preghiera

Secondo i Padri, un privielgio della preghiera cristiana, in paragone alla


preghiera ebraica e a quella pagana, è il fatto che essa può essere fatta in ogni
luogo. «Ogni luogo in cui concepiamo il pensiero di Dio è santo», scrivono
Clemente di Alessandria e Origene. Giovanni Crisostomo descrive la preghiera sul
luogo di lavoro: sulla piazza, nel negozio, al mercato, nalla cucina, perchè «il
luogo non fa vergogna a Dio». Ma egli aggiunge già una condizione: «Se l’uomo
non può andare in chiesa». I mistici dicono che l’anima umana è il «luogo di
Dio».31
La scoperta della preghiera

«Pregate sempre», racomanda cu insistenza s. Paolo, perchè la preghiera è la


fonte del nostro essere e la forma più intima della nostra vita. Il deserto, per gli
asceti, è qualcosa di interiore, significa concentrazione, raccoglimento, silenzio
dello spirito. È a questo livello, in cui l’uomo riesce finalmente a tacere, che ha
luogo la vera preghiera, e che l’uomo viene misteriosamente visitato. Per capire la
voce del Verbo, bisogna saper ascoltare il suo silenzio, impararlo, soprattutto,
poichè è il «linguaggio del secolo futuro».32

Le forme della preghiera

«Insegnaci a pregare»- chiedono i discepoli- e Cristo fa loro il dono del Pater


noster. Ogni preghiera può presentarsi sotto una delle sue tre forme consuete, cioè
domanda, offerta, lode: «Dacci il nostro pane, accetta il perdono che abbiamo
accordato agli altri, sia santificato il tuo nome». Queste forme le ritroviamo anche
nelle risposte alle litanie liturgiche.33
30
Cf. TOMAS SPIDLIK, La Preghiera, 123-124.
31
Cf. TOMAS SPIDLIK, La Preghiera, 372.
32
Cf. P. EVDOKIMOV, La Preghiera Della Chiesa Orientale , 47-48.
33
Cf. P. EVDOKIMOV, La Preghiera Della Chiesa Orientale, 52.
18
La preghiera di lode

La preghiera di lode consiste, molto semplicemente, nel lodare e ringraziare


Dio per ogni songola cosa. È basata sulla certezza che nulla accade nella nostra
vita che non sia previsto e pianificato da Dio- assolutamente nulla, nemmeno i
nostri peccati.
Alcuni temono che il lodare Dio per ogni cosa possa condurre a una sorta di
indolenza e di fatalismo. È una difficoltè più teoretica che pratica.
L’unico pericolo che vedo in questa forma di preghiera non è il fatalismo,
ma la repressione di ogni emozione spiacevole. Spesso è necessario provare sensi
di dolore o frustrazione, prima di ringraziare Dio e aprire il nostro cuore alla gioia
e alla pace che quest’atteggiamento di lode porta con sè.34

CONCLUSIONE

Santa Teresa dice: «Pregando vuol dire essere in contatto con Dio come un
amico». L’essenziale della condizione è solo «rimanere lì»: sentire la presenza di
un’altra persona, quello di Cristo, quella di uomo incontrato così, dove Cristo
chiedermi. La preghiera perfetta cerca la presenza di Cristo, è lo riconosce in ogni
creatura umana. La singola immagine di Cristo è l’icona, ma le sue icone sono
innumerevole, quello che vuole dire che qualsiasi volto umano è anche l’icona di
Cristo. La preghiera essa scopre.35
«La preghiera è innalzamento dell’anima a Dio di alcune cose giuste», dice
Giovanni Damasceno. La preghiera della richiesta ha lo scopo di perdonare,
cercare il regno di Dio, come qualsiasi reale bisogno.

34
Cf. A. DE MELLO, Sàdhana, Un Cammino Verso Dio, Milano, Paoline Editoriale Libri, 1997,
231-233.
35
Cf. P. EVDOKIMOV, La Preghiera Della Chiesa Orientale, 29.
19
La preghiera incessante consiste in una richiesta fatta a favore di qualcun
altro. Non conosce i limiti, è si estende anche sul nemico.
Qualsiasi gioia è qualsiasi sofferenza, qualsiasi evento può essere il motivo
di ringraziamento quale, partecipando da quello di Cristo, deve compilare tutta la
vita: «In ogni cosa rendete grazie» (1 Tes 5,18).
La preghiera eucaristica è la preghiera di lode è di consacrazione è segnifica
la parte centrale è il punto culminante di Santa Mesa. Si chiama anche canone o
anafora. Inizia con l’introduzione la prefazione è si finisce con la dossologia finale:
«Da Cristo, con Cristo è in Cristo».36

BIBLIOGRAFIA

STUDI E COMMENTARI

DE MELLO, A., Sàdhana, Un Cammino Verso Dio, Milano 1997.


EVDOKIMOV P., La Preghiera Della Chiesa Orientale, Brescia 1969.
PERI V., La Grande Chiesa’ Bizantina L’ambito Ecclesiale Dell’Ortodossia,
Brescia 1981.
SPIDLIK T., La Preghiera, Roma 2002.
SPIDLIK T., La Spiritualità Dell’ Oriente Cristiano, Roma 1985.
TAMAŞ I., Mic Dicţionar Creşin Catolic, Iaşi 2001.
36
Cf. I. TAMAŞ, Mic Dicţionar Creşin Catolic, Iaşi, Sapientia, 2001, 209-210.
20
21

Potrebbero piacerti anche