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Zaccaria La liturgia:
presenza
Lo splendore del della gloria di Dio
Mistero pasquale
ché la sua pelle diventava luminosa e gli israeliti ne Ora, se a questa affermazione accostiamo la parole
avevano timore. Noi che cosa dovremmo fare quan- di san Leone Magno che abbiamo citato poc’anzi
do riceviamo la comunione, dopo che ci siamo ci- («Quel che era visibile nel nostro Salvatore è passa-
bati del Corpo e del Sangue di Cristo, quando siamo to nei suoi sacramenti»), ritroviamo il senso della
entrati in comunione con Cristo risorto? liturgia quale presenza della gloria di Dio. Nella li-
Benedetto XVI affermava: «In Gesù di Nazaret, turgia siamo convocati per contemplare la rivela-
Dio visita realmente il suo popolo, visita l’umanità zione del volto di Dio; quel volto che nessuno può
in un modo che va oltre ogni attesa: manda il suo vedere, noi siamo chiamati a vederlo.
Figlio Unigenito; si fa uomo Dio stesso. Gesù non Ancora Benedetto XVI, in Sacramentum caritatis,
ci dice qualcosa di Dio, non parla semplicemente afferma: «Nel Nuovo Testamento si compie defini-
del Padre, ma è rivelazione di Dio, perché è Dio, e tivamente questa epifania di bellezza nella rivela-
ci rivela così il volto di Dio. Nel prologo del suo zione di Dio in Gesù Cristo: Egli è la piena manife-
vangelo, san Giovanni scrive: “Dio, nessuno lo ha stazione della gloria divina. Nella glorificazione del
mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel se- Figlio risplende e si comunica la gloria del Padre
no del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv 1, 18)»4. (cfr Gv 1, 14; 8, 54; 12, 28; 17, 1)» (SCa, 35). E in
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nota a questa affermazione cita diversi passi del persona, un paesaggio, ma solo manifestare qualco-
vangelo di Giovanni, tra cui un versetto fondamen- sa che «sentiamo» e che nello stesso tempo non riu-
tale (Gv 17, 1) in cui l’evangelista riporta l’inizio sciamo a «dire». Mi pare che questo giudizio relati-
della preghiera di Gesù al Padre, la cosiddetta pre- vo alla bellezza sia molto fondato e possa aiutare a
ghiera sacerdotale di Gesù, che esprime i sentimenti comprendere che cosa si intenda quando si parla di
con cui Cristo affronta la sua passione: «Poi, alzati bellezza in relazione alla liturgia. Come davanti al-
gli occhi al cielo, disse: “Padre, è venuta l’ora: glo- lo spettacolo della natura ci stupiamo e restiamo af-
rifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te”». fascinati dalla bellezza di quella realtà creata, ana-
L’ora di Gesù è un tema teologico essenziale del logamente possiamo restare rapiti da una celebra-
vangelo di Giovanni, che si riferisce alla croce o, zione, a patto che essa rispetti alcuni elementi carat-
meglio, alla passione, morte e risurrezione di Cri- teristici. C’è un equilibrio necessario, proprio della
sto. Cioè al Mistero Pasquale. celebrazione.
Quindi possiamo dire: la gloria di Dio (quella pre- Comprendiamo in qualche modo come l’armonia e
clusa a Mosè) risplende e si comunica nella glorifi- la proporzione abbiano a che fare con la celebrazio-
cazione del Figlio. E la glorificazione del Figlio si ne. Se in una Messa l’omelia dura 40 minuti e la li-
dà, è presente, consiste essenzialmente nel Mistero turgia eucaristica 10 minuti, tutta l’armonia della
Pasquale: cioè la sua passione, morte e risurrezione. celebrazione ne resta turbata; se chi celebra e i mi-
La Croce dunque non è soltanto un simbolo, ma il nistranti sono rivestiti con paramenti sciatti, la bel-
luogo della manifestazione della gloria di Dio; me- lezza della celebrazione ne risulta inficiata. Non si
glio: il luogo ove risplende, si manifesta la gloria di tratta di ricchezza materiale (anche una celebrazio-
Dio e dove questa gloria viene comunicata. Cioè la ne fatta con oggetti poverissimi può risultare molto
gloria di Dio non è un attributo riservato solo a Lui, bella), ma di qualcos’altro.
non è qualcosa di cui Dio è geloso (come gli uomini Se prendiamo la foto di un volto, la tagliamo a metà
che si danno gloria gli uni gli altri) ma è qualcosa dall’alto verso il basso e riportiamo una delle due
che Dio comunica. metà allo specchio, a completare il volto, troveremo
La liturgia è dunque, per usare un’espressione del che, rispetto al volto di partenza, il risultato finale
Catechismo, lo strumento attraverso il quale «Cri- sarà di gran lunga meno bello. Si potrebbe dire, sen-
sto manifesta, rende presente e comunica la sua za timore di andare troppo lontani dalla verità, che
opera di salvezza» (CCC 1076) che si è data nel la bellezza sta proprio nell’assenza di simmetria.
tempo. Ciò che non poteva rendersi presente perché C’è una ricchezza del reale che supera di gran lunga
ormai passato, Dio lo rende presente nella liturgia. la semplice armonia delle parti e che ci invita a
Ciò che non poteva essere visto perché troppo gran- chiederci ancora una volta che cosa crei la bellezza.
de, Dio lo rende visibile nella liturgia. Ciò che non In questo senso è interessante quanto afferma
poteva essere dato a noi creature, Dio lo rende co- Nietzsche. Nella sua polemica contro J.J. Winckel-
municabile nella liturgia. mann e contro G.F.W. Hegel, che vedono nella bel-
lezza un ideale di assoluta perfezione, garantita dal-
dei tempi o di andare incontro alle mutate condizio- 11 Benedetto XVI, Sacramentum Caritatis, n. 51.
12 Francesco, esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013),
ni socio-culturali: la società di oggi ha bisogno di
sentirsi parte attiva nella vita della Chiesa e questo n. 138 (in http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_ex-
hortations/documents/papa-francesco_esortazione-.ap_
deve riflettersi anche nella celebrazione del culto). 20131124_evangelii-gaudium.html, #8 giugno 2017).
No. La partecipazione attiva è intesa dal Concilio 13 Benedetto XVI, Udienza generale, 16 gennaio 2013.
14 J. Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, San Pao-
come un presupposto della nozione di culto; che i
fedeli partecipino è un’esigenza «della natura stessa lo, Cinisello Balsamo (MI) 2001, pp. 55-56.
15 Ibid.
della liturgia», fondata sul carattere sacerdotale di 16 San Josemaría Escrivá, È Gesù che passa, Edizioni Ares, Mila-
ogni battezzato. Partecipare alla Messa non è una no 2015, n. 96.
gentile concessione di un prete «aperto», ma dirit- 17 Ibid.
18 S. Ireneo, Adversus Haereses, 4, 20, 7.
to-dovere che nasce dal battesimo, dove ciascuno è
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