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PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE

Facoltà di S. Teologia

Istituto Superiore di Scienze Religiose


“Ecclesia Mater”

La nozione di “persona”
in Der dreifaltige Gott als transzendenter
Urgrund der Heilsgeschichte
di Karl Rahner

Elaborato per il seminario:


ST17 La nozione di “persona” tra teologia trinitaria, cristologia e antropologia

candidato: Fabrizio Falzini (matr. 15886TS)

docente: ch.mo prof. Riccardo Ferri

Anno Accademico 2015 – 2016


INDICE
Introduzione 3

PRIMO CAPITOLO: L'APORIA DEL CONCETTO DI “PERSONA” NELLA


DOTTRINA TRINITARIA 4
1.1 La problematica della nozione di persona 4
1.2 Difficoltà terminologiche formali 6
1.3 Regolazione magisteriale dell'uso del concetto di persona 8
1.4 La possibilità di altri modi teologici di esprimersi 10
1.5 Convalida concreta di un altro concetto 12

SECONDO CAPITOLO: LA RICEZIONE DELLA TEOLOGIA TRINITARIA


RAHNERIANA DAL CONCILIO VATICANO II AD OGGI 14
2.1. “Persona” e “Trinità” nell'indice analitico de I Documenti del CVII 14
2.2. Der Personenbegriff in Hilberath 16
2.3. La proposta teologico – trinitaria di G. Greshake 18
2.4. La Trinità, mistero di comunione di L. F. Ladaria 20
2.5. Dalla Trinità. L'avvento di Dio tra storia e profezia di P. Coda 22
2.6. Il discorso sulle tre persone di W. Kasper 24

Conclusioni 26

Bibliografia 28
INTRODUZIONE

Il presente elaborato si divide in due parti. Nella prima parte ho presentato una sintesi
del terzo capitolo «Schema sistematico d’una teologia trinitaria» nel quale K. Rahner
dopo aver «ascoltato» quanto sulla Trinità hanno detto la Scrittura, la storia dei dogmi e
il magistero ecclesiastico «dice ciò che ha ascoltato». Il punto di partenza è l’assioma
fondamentale «La Trinità economica è la Trinità immanente e viceversa» dal quale poi
Rahner procede spiegando il concetto di autocomunicazione (Selbstmitteilung) di Dio.
La mia lettura si è concentrata soprattutto sulle ultime pagine del trattato, nelle quali il
teologo tedesco presenta il problema dell’aporia del concetto di ‘persona’ nella dottrina
trinitaria. Il tema di quesa indagine è così vasto e lo spazio di questo elaborato così
ristretto da ricordare l'incontro del Vescovo di Ippona con il bambino sulla spiaggia.
Così, anziché utilizzare la conchiglia per svuotare il mare, la avvicinerò al mio orecchio
e mi metterò anch'io in ascolto prima di queste pagine di Karl Rahner e poi di alcuni
studiosi che le hanno ascoltate prima di me.

Nella seconda parte ho presentato, infatti, alcuni esempi della ricezione della proposta
rahneriana, limitati vista la natura del presente elaborato, per dimostrare come il
dibattito sulla teologia trinitaria sia sempre vivo e la fiamma, soprattutto dopo il
Concilio Vaticano Secondo, si sia riaccesa. Forse il miglior tributo che possiamo rendere
a Karl Rahner, come ha scritto Catherine Mowry LaCugna a conclusione della sua
introduzione, «consiste nell’osservare che, a causa di questo libro e delle discussioni
teologiche che esso continua a suscitare, non è più vero che, se la dottrina della Trinità
dovesse essere soppressa “come falsa … , gran parte della letteratura religiosa potrebbe
rimanere quasi inalterata”».
I riferimenti alla fonte principale presentata nel titolo indicheranno una T seguita dalle
pagine della traduzione italiana di Carlo Danna, nella quinta edizione della Queriniana,
2013 e la sigla DDG seguita dal numero di pagina del testo originale tedesco: Der
dreifaltige Gott als Transzendenter Urgrund der Heilsgeschichte.
CAPITOLO PRIMO

L'APORIA DEL CONCETTO DI “PERSONA”


NELLA DOTTRINA TRINITARIA

1.1 LA PROBLEMATICA DELLA NOZIONE DI PERSONA.


La stessa tradizione che ci ha tramandato il concetto di persona conosce pure la
problematica che lo accompagna1.
Sant'Agostino provava un certo imbarazzo a utilizzarlo «Tuttavia se si chiede che cosa
sono questi Tre, dobbiamo riconoscere l'insufficienza estrema dell'umano linguaggio.
Certo si risponde “tre persone”, ma più per non restare senza dir nulla, che per
esprimere quella realtà» . 2

San Girolamo era convinto che nel discorso sulle tre ipostasi, sotto il miele, ci fosse il
veleno .3

E pure Tommaso d'Aquino riconosce che l'introduzione di un concetto di persona, che


non si trova nella Scrittura, risponde alla necessità di confrontarsi con gli eretici . 4

Il problema diventa ancora più evidente nell'età moderna, quando si sviluppa un


1
W. KASPER, Der Gott Jesu Christi, Matthias-Gruenewald Verlag, Mainz, 1955; trad. it. Il Dio di Gesù
Cristo, Queriniana Brescia, 1982. In particolare la terza parte “Il mistero trinitario di Dio” 309 – 419. La
carrelata degli autori che hanno riconosciuto i limiti del concetto di persona è tratta dalle pagine 381 –
382.
2
AGOSTINO, De Trinitate, 5, 9, NBA IV, Città Nuova, Roma 19872. La citazione è tratta dalla IV Edizione
minima di Città Nuova Editrice del 2011, 193. Per un'aggiornata ricognizione e una preziosa bibliografia
cf. P. SGUAZZARDO, Sant'Agostino e la teologia trinitaria del XX secolo, Città Nuova, Roma 2006, in
particolare il capitolo “Il concetto di persona nella riflessione trinitaria di Sant'Agostino: diffidenza verso
un termine e novità di una proposta aperta al futuro”, 547-571.
3
SAN GIROLAMO, Epistola 15, 4 (cf. PLXXII, coll. 357-358), cit. in P. SGUAZZARDO, Sant'Agostino e la
teologia trinitaria del XX secolo, Città Nuova, Roma 2006, 549.
4
TOMMASO D'AQUINO, La Somma Teologica (Summa theologiae), ed. bilingue, 35 voll., ESD, Bologna
1985, I, q. 29 a. 3, cit. in W. KASPER, Il Dio di Gesù Cristo, 382.
concetto di persona antitetico a quello dell'antichità e del medio evo. Dopo Locke la
persona è caratterizzata dall'autocoscienza : un essere pensante e razionale, munito di
5

intelletto e di capacità di riflessione.


Nella lettera enciclica Spe Salvi Benedetto XVI, citando la Lettera agli Ebrei (11,1),
spiega come per Lutero il termine hypostasis non era inteso in senso oggettivo ma
soggettivo. La fede è «la sostanza (hypostasis) delle cose che si sperano, prova delle
cose che non si vedono» (Spe Salvi, 7). Per Lutero anche il termine argumentum (prova)
è una disposizione del soggetto.
Kant aggiunge anche una connotazione morale: «La persona è quel soggetto le cui
azioni sono capaci di imputazione» . 6

Evidente è il cambio di paradigma che c'è con la modernità, mentre «persona» aveva
una connotazione fondamentalmente ontologica, il soggetto moderno perde questa
caratteristica e diventa un soggetto storico (Hegel), centro di coscienza (Locke), libero
(Schelling). Il concetto di persona, che costituiva il presupposto della dottrina trinitaria,
risultava dunque ambiguo, equivoco, per certi versi incomprensibile.
Nell'età contemporanea la problematica della nozione di persona viene affrontata da K.
Barth e da K. Rahner. Il primo, da parte evangelica, propone che non si parli di
7

«persona» ma di «modo di essere». Il secondo, più legato alla tradizione cattolica, al


fine di evitare l'equivoco modalistico, propone che si parli di «tre distinti modi di
sussistenza» . Rahner vuole recuperare questo fossato che si era scavato tra la teologia e
8

il pensiero moderno e lo fa attribuendo a Dio la nozione di soggetto. Dio è l'unico


soggetto. Abbandona la nozione di persona per sostituirla con il soggetto, i tre chi sono?
Sono tre distinti modi di sussistenza. Questa è l'espressione che Rahner utilizza per
sostituire il termine di «persona». Perché è più fedele alla tradizione cattolica? Perché
rispetto a Barth recupera la nozione di sussistenza (cf. Tommaso d'Aquino, «le persone

5
J. LOCKE, Essay on human Understanding II, ch. 27, § 9; The Works of John Locke, London 1823, vol
II, Aalen 1963, 55; trad. it. Saggio sull'intelligenza umana, Laterza, Bari 2006; cit. In W. KASPER, Il Dio
di Gesù Cristo, 382.
6
I. KANT, Grundlegung zur Metaphisik der Sitten AB 22 (WW IV, ed W. Weischedel), 329; trad. it.
Fondazione della metafisica dei costumi, in Opere, UTET, Torino; cit. in W. KASPER, Il Dio di Gesù
Cristo, 382.
7
K. BARTH, Die Kirchliche Dogmatik I/1, 379. cit. in W. KASPER, Il Dio di Gesù Cristo, 383.
8
K. RAHNER, Il Dio trino come fondamento originario e trascendente della storia della salvezza, in
Mysterium Salutis III, 401-502.
divine come relazioni sussistenti») . 9

Ma nonostante questo la proposta di Rahner è andata incontro a delle critiche feroci da


parte di tutti: cattolici, ortodossi e riformati.
Rahner è stato accusato di un larvato modalismo. Le prime eresie nascono proprio da
questo: da un lato è chiara l'idea dell'unità di Dio, ma d'altra parte non è chiara la
distinzione di Padre, Figlio e Spirito Santo. Si esprime questa distinzione con una
semplice modalità, come tre modi di essere e di manifestarsi di Dio.
Questo era il problema del Cristianesimo del Terzo secolo. Si fa problema a considerarli
nella loro sussistenza e non solo dei modi di apparire dell'unico Dio. Rahner è ben
consapevole di questo. Nella sua intenzione non c’è assolutamente un voler ritornare su
posizioni modaliste, al contrario. Questa espressione, tuttavia, non è così felice, perché
lascia aperta una possibile lettura in senso modalista. Quindi vediamo la difficoltà nel
Novecento ad uscire dall'uso di una terminologia classica, a cercare un dialogo con la
terminologia moderna e contemporanea, ma la difficoltà poi a rendere pienamente
esaustivi questi tentativi di ridare un nuovo significato ai termini e ai concetti.

1.2 DIFFICOLTÀ TERMINOLOGICHE FORMALI 10

Rahner, rivisitando criticamente i motivi dell’isolamento della dottrina trinitaria in


teologia, aveva rilevato la necessità di verificare la correttezza e la pertinenza dell’uso
del termine «persona» in teologia trinitaria.
In questo contesto, rileva Rahner, il concetto di «persona» presenta delle difficoltà in
quanto ha una storia precedente e seguente rispetto alla formulazione del dogma
trinitario; da ciò deriva che il significato e l’idoneità espressiva di tale termine non sono
semplicemente univoci.
La sua ricerca parte da queste tre domande inerenti, rispettivamente tre aspetti:
11

9
R. FERRI, ll Dio Unitrino nel pensiero di Tommaso d'Aquino. Dal Commento alle Sentenze al
Compendio di teologia, Citta Nuova Editrice, Roma 2010.
10
«Formal-terminologische Schwierigkeiten. Es sind zunächst einige Schwierigkeiten (nochmals)
hervorzuheben, die mit dem Personbegriff vor allem in seiner Verwendung in der Trinitätslehre nicht von
Anfang an (weder in NT noch in der frühen Patristik) gegeben ist, ist an sich allein noch nicht
bedenklich» (T 101; DDG 385).
11
«a. Ist der Personbegriff geeignet, das in dem Zusammenhang der Trinitätslehre Gemeinte
sachentsprechend sur Aussage zu bringen? b. was ist mit dem Personenbegriff in diesem Zusammenhang
eigentlich gemeint? c. Haben wir die Aussage erreicht, die die kirchenamtliche Lehre mit Hilfe des
Personbegriffes macht? » (T 101; DDG, 385).
a. l’aspetto terminologico (das terminologische Problem);
b. l'aspetto oggettivo (die sachliche Frage);
c. l'aspetto sistematico (die Systematik).
Le tre rispettive domande sono:
a. Cosa si intende oggi quando si usa il termine «persona»?
b. È pertinente dal punto di vista semantico il suo uso in teologia trinitaria in
modo diretto?
c. Il termine se equivoco può essere sostituito o meglio precisato?
Rahner premette una chiarificazione metodologica che merita di essere sottolineata per
favorire un approccio della questione sull’uso e la funzione dei concetti fondamentali
che spiegano la realtà trinitaria. Data per certa, nella fede, l’esperienza originaria della
realtà trinitaria che si è rivelata, si tratta di comprendere a che livello si pongano le
dichiarazioni e spiegazioni della fede: sono esse logiche o ontologiche? . 12

Rahner rileva che i termini e concetti usati in dottrina trinitaria per esprimere il mistero
rivelato sono da intendersi come spiegazioni logiche e non ontologiche, poichè dicono il
mistero e rispetto ad esso non introducono elementi nuovi. Dunque, in quanto
spiegazioni logiche, questi termini («essenza», «persona», «ipostasi») restano
dipendenti dal mistero stesso e la loro pertinenza e correttezza logica è stabilita dal
mistero stesso che essi vogliono esprimere. Con ciò è evidente che non si intende
minimamente misconoscere l’importanza che tali concetti hanno avuto e tuttora
conservano, specie in sede apologetica (difesa del dogma dalle eresie), né Rahner
propone in primis che essi vengano sostituiti sebbene, a priori, ciò non sia impossibile,
data la loro portata di spiegazione logica (tale spiegazione in linea teorica potrebbe
avvenire anche mediante altri concetti). Dicendo questo Rahner non vuol certo lasciare
la spiegazione del mistero trinitario in balia della fantasia: l’eventuale possibilità di una
spiegazione logica attraverso termini diversi da quelli tradizionalmente usati deve, in
ogni caso, riprodurre oggettivamente la precedente (più semplice) ponendola al riparo
da malintesi e fraintendimenti13.

12
«La spiegazione logica spiega un contenuto precisando, ma per spiegare non introduce un contenuto
diverso, la spiegazione ontologica invece spiega una realtà esprimendo una realtà diversa da quella da
spiegare ma adatta a renderla comprensibile». (K. Rahner, Il Dio trino come fondamento originario e
trascendente della storia della salvezza, in Mysterium salutis. II/1, Queriniana, Brescia 1969, 443).
13
T 47-48
Dopo aver precisato metodologicamente l’approccio alla questione Rahner sottopone a
verifica il concetto di “persona” e il suo uso in dottrina trinitaria. Il concetto di persona
secondo Rahner non è assolutamente costitutivo («nicht absolut konstitutiv», DDG 385)
per la conoscenza di fede del Padre, Figlio e Spirito, come unico Dio. In altre parole
possiamo credere nella Trinità anche senza usare il concetto di “persona”. «Inoltre
questo concetto ha nella dottrina trinitaria una natura quale altrimenti non si attribuisce
a dei concetti (ad eccezione forse di quello di “individualità” o di “distinzione”)» . Il 14

concetto concreto di “persona” non indica la distinzione in quanto tale ma coloro che
sono distinti, i quali non possono essere pensati come moltiplicati («multipliziert
gedacht werden dürfen», DDG 386) come nel caso di “tre individui”. Quando diciamo
“tre Persone” riferendoci a Dio non indichiamo una moltiplicazione numerica della sua
essenza, ma un «individuum vagum» Il concetto di persona indica la difficoltà senza
15

risolverla («so ist nur ein Begriff gefunden, der die Schwierigkeit bezeichnet, sie aber
nicht auflöst», DDG 386).
Per comprendere in modo giusto il discorso sulle tre persone è necessario risalire
all'esperienza originaria della storia della salvezza, dove noi facciamo l'esperienza del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, come un solo Dio («und zwar als Gott», DDG
386).

1.3. REGOLAZIONE MAGISTERIALE DELL'USO DEL CONCETTO DI


PERSONA 16

Il senso che il termine è venuto ad assumere ai giorni nostri è equivoco rispetto al suo
uso in teologia trinitaria: oggi con «persona» si intende direttamente un centro di
coscienza, azione, vita spirituale. Se in dottrina trinitaria si intendesse il termine
«persona» direttamente alla stessa maniera odierna ci si troverebbe immediatamente
nell’eresia triteista che vede in Dio tre persone come tre distinti centri di azione,

14
«Dieser Begriff hat ferner (in der Trinitätslehre) ein Wesen, wie es sonst Begriffen (außer in etwa dem
der “Individualität” oder der “unterschiedenheit”nicht zukommt» DDG 385. Interessante nella nota 25
della pagina 101 è il riferimento esplicito a Tommaso, La Somma Teologica (Summa theologiae), I, q. 30,
aa. 3 e 4. «Noi consideriamo il concetto di persona di Tommaso come quello ancora più idoneo per la
dottrina trinitaria (rispetto a Boezio, Riccardo da San Vittore)» T 101.
15
TOMMASO D'AQUINO, Summa theologiae I, q. 30 a. 4.
16
«B. Kirchenamtliche Sprachregelung des „Person“ - Begriff und eigengesetzliche moderne
Begriffsgeschichte im Person-Verständnis» (T 103; DDG 387).
coscienza, vita spirituale (divisione della natura).
«Eppure non ci sono tre coscienze, bensì l'unica coscienza sussiste in triplice modo; in Dio c'è
una sola coscienza reale, posseduta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito, in maniera propria a
ciascuno. La triplice sussistenza dunque non è qualificata da tre coscienze. La “sussistenza”

dunque non è come tale personale»17.

Si tratta di verificare, in definitiva, se la professione di fede trinitaria odierna (un


Dio in tre Persone) dice ancora il mistero o, nel modo in cui viene intesa, dice
l’eresia.
Se, infatti, da una parte il magistero mantiene il termine nella sua formalità
offrendogli il riparo dell’autorità, dall’altra il medesimo termine, che storicamente
ha subito variazioni semantiche, è comunemente inteso in modo diverso rispetto al
magistero. Del resto la Chiesa e il suo magistero non sono padroni dei termini;
essi non stanno in loro potere ma hanno una storia che procede per suo conto e
che non è diretta in modo autonomo e autarchico dalla Chiesa. C’è chi ha colto
una sottile ironia in queste parole di Rahner, al quale il Magistero pre - conciliare
aveva «impedito» di «spiegare»:
«La chiesa e la sua proclamazione magisteriale sono quindi sempre di fronte a un nuovo
compito, perché l'idoneità di un concetto per comprendere un contenuto può mutare, senza
che la chiesa, che deve parlare a uomini concreti nel modo più facilmente comprensibile,

possa impedirlo»18.

Il magistero ecclesiastico deve farsi sempre carico del compito di esporre la fede a
uomini concreti, nel modo più facilmente comprensibile, e quindi operare da se
stesso la verifica della viabilità e pertinenza dei termini in sede dogmatica e
storica.
«Al singolo teologo, dunque, non resta al presente nient’altro che usare anche il concetto di
persona nella dottrina sulla Trinità e difenderlo con tutte le forze dai fraintendimenti di cui

oggi è fortemente minacciato»19.

17
«Aber es gibt keine drei Bewußtseine sondern das eine Bewußtsein subsistiert in dreifacher Weise; es
gibt nur ein reales Bewußtsein in Gott, das vom Vater, Sohn, Geist in je der eigenen Weise gehabt wird.
Die dreifache “Subsistenz” ist also als solche selbst nicht “persönlich”, wenn unter “persönlich” das
verstanden wird, was vom modernen Begriff der uns geläufig ist» (T 103; DDG 387).
18
«Die Kirche und ihre lehramtliche Verkündigung stehen so immer wieder vor einer neuen Aufgabe,
weil die Angemessenheit und Verständlichkeit eines Begriffes für einen Sachverhalt sich ändern können,
ohne dass die Kirche, die zu konkreten Menschen möglich leicht verständlich reden muss, dies verhindern
kann.» (T 105; DDG 388)
19
«Es bleibt dem einzelnen Theologen also gegenwärtig gar nichts anderes übrig, als auch den
Prima di proporre una spiegazione logica del mistero, che ponga al riparo la fede
cristiana dall’eresia, Rahner si preoccupa di mostrare cosa intenda precisamente il
magistero della Chiesa quando usa il termine «persona» in teologia trinitaria. La
proposta di una diversa spiegazione logica deve, infatti, ridire quanto diceva la
precedente spiegazione offrendo ad essa un riparo dall’eresia.
La dottrina della Chiesa, riferendosi al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo nella loro
diversità parla di tre ipostasi (sussistenze) o persone. Questi termini si riferiscono ai tre
modi di presenza che l’economia rileva e poi ai tre relativi modi concreti di esistenza
dell’unico stesso Dio (immanenza). Circa il termine «persona» va però precisato che
esso non dice per sé nient’altro che non sia già detto con «ipostasi» (per la dottrina della
Chiesa sono sinonimi), e che l’elemento di coscienza, così preponderante
nell’intendimento odierno del termine, non entra qui in tale concetto, in quanto in Dio
c’è una potenza, una volontà, un unico essere presso sé stesso, un unico agire, un unica
beatitudine. Tutto ciò dipende dalla natura che in Dio è la medesima e che non si
moltiplica nelle ipostasi.
La Chiesa si trova di fronte ad un concetto che non è più idoneo a esprimere un
determinato contenuto. Compito del teologo è usare altre parole, ricorrere a nuovi modi
di esprimere il concetto di persona. Le domande che ci introducono nel paragrafo
successivo sono: «Quale potrebbe essere un tale concetto capace di spiegare il concetto
di persona, che va chiarito e interpretato rettamente? Rende esso esattamente e
pienamente il concetto da spiegare?» . 20

Non si tratta quindi di abolire concetti o di sostituirli con altri concetti, ma di chiarire
che il significato del termine «persona» è mutato nel tempo e deve essere interpretato
rettamente.

1.4 LA POSSIBILITÀ DI ALTRI MODI TEOLOGICI DI ESPRIMERSI 21

Il concetto di «persona» necessita dunque di chiarimento circa il suo utilizzo in dottrina


trinitaria; serve in definitiva un altro concetto in grado di dire l’esperienza di fede
Personenbegriff in der Trinitätslehre zu verwenden und ihn nach Kräften vor den Mißverständnissen zu
schützen, von denen er heute sehr bedroht ist.» (Ibidem)
20
«Welches wäre ein solcher erklärender Begriff für den zu erklärenden, richtig zu interpretierenden
Begriff “Person”? Gibt er den zu erklärenden Begriff richtig und vollständig genug wieder?» (T 105;
DDG 389).
21
«C. Die Möglichkeit anderer theologischer Aussageweisen» (Ibidem).
originaria, di spiegare logicamente, e di venire in soccorso del termine «persona» che,
per la comprensione odierna del termine, non è più in grado di mantenersi nella logica
della spiegazione che intende dare. Rahner si pone, per così dire, alla ricerca di tale
termine chiarificatore, partendo dal dato di fede: l’unica auto-comunicazione dell’unico
Dio si attua in tre diversi modi di presenza nei quali l’unico identico Dio ci è dato
concretamente in sé stesso ; che tradotto in un’espressione rivolta alla Trinità
22

immanente suona così: l’unico Dio sussiste in tre distinti modi di sussistenza.
Il termine chiarificatore sarebbe dunque: «Distinti modi di sussistenza» . 23

Dio ci viene incontro in un certo modo (e questo venire-incontro-in-un-certo-


modo è sempre da pensare come proprio di Dio in sé e per sé. Ma che cosa vuol
dire? In questa frase incontriamo alcune difficoltà in parte dovute anche alla
traduzione. Proviamo a chiarire analizzando le parole chiavi (tradotte
letteralmente tra parentesi) del testo originale tedesco.
“Distinkte Subsistenzweise” (distinti modi di sussistenza) wäre dann der erklärende Begriff
(concetto che spiega, che rende più chiaro) zwar nicht für Person, die das unterschieden
Subsistierende besagt (Il concetto “persona” sta ad indicare ciò che sussiste in modo
distinto nel Padre, nel Figlio e nello Spirito) , aber für die Personalitas, die die konkrete, je
verschieden begegnende Wirklichkeit Gottes (la concreta realtà di Dio che si può incontrare
in modi diversi) zu gerade diesem so Begegnenden macht (ed è proprio questo che
caratterizza Dio: il fatto che lui si fa incontrare in una certa modalità, Dio è in questo
incontrarsi così), wobei dieses So-Begegnen immer als Gott an und für sich selbst
Eignendes zu denken ist (Dio va pensato in sé e per sé come Trinità immanente in questo
suo incontrarsi con l'uomo si fa Trinità economica).

Die einzelne “Person” (in Gott) wäre dann – Gott als in der bestimmten, distinkten
Subsistenzweise existierend und begegnend. (La singola persona in Dio sarebbe dunque
Dio così come esiste e si può incontrare in determinati e distinti modi di sussistenza) 24.
«Distinti modi di sussistenza», sarebbe allora il concetto chiarificatore non già per
quello di persona, che indica ciò che sussiste distintamente, ma per quello di
personalitas, che rende la concreta realtà di Dio, la quale ci viene incontro in modi
diversi, precisamente costui che ci viene incontro così, tenuto conto che questo venire-
incontro-così va sempre pensato come proprio di Dio in sé e per sé. La singola

22
«Die eine Selbstmitteilung des einen Gottes erfolgt in drei verschiedenen gegebenheitsweisen, in denen
der eine selbe Gott konkret für uns in sich selbst gegeben ist» (Ibidem).
23
«drei distinkten Subsistenzweisen» (Ibidem). La chiarificazione cui si rivolge il termine «distinti modi
di sussistenza» non si rivolge tanto al termine «persona» (che come abbiamo rilevato è indicativo del
concreto distinto) ma al termine personalitas (termine formale, astratto, che non fa pensare ad una
moltiplicazione dell’essenza).
24
T 105 -106; DDG 389-390.
“Persona” (in Dio) sarebbe allora Dio in quanto colui che esiste e ci viene incontro in
quanto determinato distinto modo di sussistenza. Non si può comprendere se non alla
luce dell'assioma fondamentale: «La Trinità immanente è la Trinità economica e
viceversa»25. Noi non possiamo dire nulla delle persone divine considerate nel loro
reciproco rapporto (Trinità immanente), se non quello che le Persone divine ci hanno
rivelato operando nella storia della salvezza (Trinità economica). Possiamo
comprendere quanto Dio ci ha rivelato, ci comunica in questo istante, nella nostra
quotidianità, solo se siamo pronti ad incontrarlo, ma è sempre lo stesso Dio di Abramo,
di Isacco e di Giacobbe che possiamo incontrare nel Figlio Risorto che ci ha mandato lo
Spirito Consolatore.
Rahner nota da una parte che la distinzione dei «distinti modi si sussistenza» è data
dalla opposizione di relazione e che con il termine “modo” non ci si riferisce alla
categoria “modus” di un essere finito, ma che tale termine (modo) deve essere utilizzato
analogicamente. «Se dunque la persona divina come tale consiste in una relatio e tutto
ciò che è assoluto in Dio è strettamente identico, allora il termine “modo” non può
propriamente suscitare nessuna difficoltà sostanziale»26.
Che cosa vuol dire “sussistere”? Lo si può spiegare solo con la propria esistenza:
«Questo qui è ciò che sussiste» Nella nostra esistenza storico – salvifica possiamo
27

incontrare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, senza questa esperienza nulla possiamo
pensare riguardo al loro distinto susssistere come unico Dio. «Il nostro assioma
fondamentale risulta così ancora una volta confermato»28.

1.5 CONVALIDA CONCRETA DI UN ALTRO CONCETTO»29.


Rahner giustamente estende la sua analisi e verifica della proposta terminologica
avanzata e della sua pertinenza teologica mantenendo aperto il confronto con quei
principi fondamentali, per una teologia trinitaria, precedentemente espressi: ne
riprendiamo la sintesi : «L'idoneità dell'espressione “distinti modi di sussistenza”, la

25
T 30.
26
T 106.
27
Ibidem; «Dieses – da ist das Subsistierende» DDG 390.
28
T 106.
29
T 108.
vogliamo verificare (con un accantonamento qui e ora metodologico del termine
“persona”) mediante la formulazione di alcune enunciazioni trinitarie fondamentali
servendoci dell'uso di questo concetto:
a) L’unico Dio sussiste in tre distinti modi di sussistenza;
b) I modi di sussistenza del Padre – Figlio – Spirito sono distinti in quanto relazioni opposte
e perciò questi tre non sono il medesimo (individuo);
c) Il Padre – Figlio – Spirito sono l'unico Dio, ciascuno in un diverso modo di sussistenza e
pertano in Dio si possono numerare 'tre';
d) Dio è trino grazie ai suoi tre modi di sussistenza;
e) Dio in quanto sussistente in un determinato modo di sussistenza (per es. il Padre), è un
‘altro’ rispetto al Dio sussistente in un altro modo di sussistenza, ma non è qualcosa d’altro;
f) Il modo di sussistenza è distinto mediante la sua opposizione relativa rispetto ad un altro
ed è reale per la sua identità con l’essenza divina;
g) In ciascuno dei tre modi distinti di sussistenza sussiste l’unica e identica essenza divina;
h) perciò ‘colui’ (der) che sussiste in uno di questi modi di sussistenza è veramente Dio»30.
Dunque la terminologia «Distinti modi di sussistenza» non è alternativo al termine
«persona», non vuole la sua abolizione («nicht die Verwendung des Personbegriffes
abgeschafft werde»31), ma le due espressioni «persona» e «distinti modi di sussistenza»
vanno utilizzate insieme («Mit-Verwendung») per porre la professione di fede al riparo
da un difficilmente evitabile triteismo latente veicolato dall’odierna comprensione del
termine «persona» in ambito antropologico, psicologico, sociologico. Rahner conclude
il suo trattato sottolineando i limiti e rinviando, per le questioni qui volutamente
omesse, alla Cristologia e alla pneumatologia (dottrina della grazia) . 32

Come ha ricordato Riccardo Ferri nell'introduzione al suo recente Essere e Comunione , 33

«sia la formula barthiana di “tre distinti modi di essere”, sia quella rahneriana di “tre
distinti modi di sussistenza” sono andate infatti incontro a severe e fondate critiche da
parte di molti teologi contemporanei» . 34

Nonostante le critiche resta valido quanto Rahner ha fondato con il suo Grundaxiom:

30
Ibidem
31
DDG 393.
32
«Was also hier schon vorgetragen wurde, ist nichts (und will nicht mehr sein) als eine gewisse formale
Antizipation der Christologie und Pneumatologie (Gnadenlehre)».
33
 R. FERRI, Essere e comunione, 10.
34
Ibidem.
per conoscere la vita intima di Dio (la Trinità immanente) dobbiamo partire
necessariamente dalla rivelazione che Dio ha fatto di se stesso in Gesù Cristo e nello
Spirito Santo nella storia della salvezza (la Trinità economica).
Nella seconda parte di questo elaborato presentiamo la ricezione della proposta
rahneriana, limitandoci ad alcuni esempi di «notevole vitalità e di una promettente
fecondità, dopo i secoli di profondo torpore e di splendido isolamento della
Modernità» . 35

35
Ivi, 9.
SECONDO CAPITOLO

LA RICEZIONE DELLA TEOLOGIA TRINITARIA RAHNERIANA


DAL CONCILIO VATICANO II AD OGGI

Tra i brani più citati di Rahner, dopo il Grundaxiom, c'è sicuramente questa amara
constatazione: si può avere la fondata impressione che molti cristiani
«nonostante la loro esatta professione della Trinità, siano quasi solo dei monoteisti nella pratica
della loro vita religiosa. Si potrà rischiare l'affermazione che, se si dovesse sopprimere, come falsa,
la dottrina della Trinità, pur dopo un tale intervento gran parte della letteratura religiosa potrebbe
rimanere quasi inalterata … Si può avere il sospetto che, per il catechismo della mente e del cuore
(a differenza del catechismo stampato) la rappresentazione dell'incarnazione da parte del cristiano
non dovrebbe punto mutare, qualora non vi fosse la Trinità»36.
Possiamo avere ancora questo sospetto? La letteratura religiosa resterebbe inalterata se
si dovesse sopprimere la dottrina della Trinità? In questa secondo capitolo presenerò, in
estrema sinesi, alcuni testi teologici che nella malaugurata ipotesi di soppressione della
dottrina trinitaria andrebbero gettati nel rogo perché parlano di “persone trinitarie”.

2.1“Persona” nell'Indice Analitico de I Documenti del Concilio Vaticano II . 37

Alla fine del Concilio Vaticano Secondo (CVII) inizia a soffiare uno spirito di
cambiamento nella Chiesa. I documenti del CVII erano il frutto di un pensiero teologico
innovativo. Cosa dice il CVII sul concetto di Persona? Se consultiamo l'indice analitico
alla voce “persona” non troviamo alcun riferimento alle tre persone della Trinità.
- Cristo è presente nella persona dei suoi ministri. («Per realizzare un'opera così grande, Cristo è
sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel
sacrificio della Messa sia nella PERSONA del ministro … sia soprattutto sotto le specie

36
K. RAHNER, Il Dio trino come fondamento originario e trascendente della storia della salvezza, in
J.FEINER-M.LÖHRER (edd.), Myserium Salutis 3, Queriniana, Brescia 1969, 401–507 (orig. Ted. 1967), p.
404; cit. in P. CODA, Dalla Trinità. L'avvento di Dio tra storia e profezia, Città Nuova, Roma 2011, 90.
37 7
K. RAHNER-H. VORGRIMLER, I documenti del Concilio Vaticano II, Edizioni Paoline, Roma 1968 .
1007. L'introduzione generale e quelle particolari ai singoli Documenti Conciliari sono tradotte dal
tedesco da A. Audisio. Titolo originale: K.RAHNER-H.VORGRIMLER, Kleines Konzilskompendium, Herder
Verlag, Freiburg i. Br. 1967. L'indice analitico con le sue 190 pagine (883 – 1073) costituisce un quinto
del volume. K. RAHNER - H. VORGRIMLER, I documenti del Concilio Vaticano II, 64.
eucaristiche» Sacrosanctum Concilium, 738; «Nella PERSONA quindi dei Vescovi, ai quali
assistono i sacerdoti, è presente in mezzo ai credenti il Signore Gesù Cristo, Pontefice Sommo»,
Lumen Gentium, 2139);
- il regno di Dio si manifesta nella stessa persona di Cristo («Ma innanzi tutto il Regno si
manifesta nella stessa PERSONA di Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo», Lumen Gentium,
540);
- evitare parole e fatti che inducano la persona in errore («Sia nelle parole che nei fatti evitino
diligentemente ogni cosa che possa indurre in errore i fratelli separati o qualche altra PERSONA»,
Lumen Gentium, 6741);
- maturazione della persona e rapporti («Si moltiplicano i rapporti dell'uomo con i suoi simili e a
sua volta questa “socializzazione” crea nuove esigenze, senza tuttavia favorire sempre una
corrispondente maturazione delle PERSONE e rapporti veramente personali», Gaudium et Spes,
642;
- squilibrio moderno nella persona: «Anzitutto nella PERSONA si nota molto spesso lo squilibrio
tra una moderna intelligenza pratica, e il modo di pensare teoretico, che non riesce a dominare né a
ordinare in buone sintesi l'insieme delle sue conoscenze”, Gaudium et Spes, 843;
 i diritti fondamentali della PERSONA umana,GS 25, 29, 42, 60, 65, 68, 73, 76; IM 5; GE 1, 2, 6;
 dignità della PERSONA umana, GS 26, 28, 29, 40, 51, 52, 60; PC 14;
 l'ordine sociale e il bene della PERSONA, GS 26, 47, 71;
 violazione della PERSONA umana, GS 27, 63, 71, 83);
 la Chiesa risana ed eleva la PERSONA umana, GS 40, 76;
 l'educazione dei giovani alla PERSONA, GS 31, AA 12; GE 8;
 l'uomo d'oggi e lo sviluppo della PERSONA, GS 41;
 nel matrimonio si attua la mutua donazione di due PERSONE, GS 48;
 il matrimonio è un patto indissolubile tra PERSONE, GS 50;
 la cultura e la persona umana, GS 53, 56, 57, 61; GE 11;
 concetto della PERSONA umana integrale, GS 61, 63; PC 12, 14;
 rispetto della PERSONA, GS 66, PC 14;
 il lavoro e la PERSONA GS 67;
 adattare il processo produttivo alle esigenze della PERSONA. GS 67;
 le imprese economiche e le PERSONE, GS 68;
 la proprietà privata e la PERSONA, GS 71,
 carattere trascendente della PERSONA umana, GS 76;
 le comunicazioni riguardanti la religione siano affidate a PERSONE degne e preparate, IM 11;
 l'opera di riconciliazione della PERSONE che desiderano la piena comunione cattolica, UR 4,
OE 26;
Vedi: bene, cultura, dignità, diritto, progresso, rispetto, sviluppo44

Il termine “persona” nella sua accezione moderna presenta delle difficoltà se applicato

38
Ibidem.
39
K. RAHNER - H. VORGRIMLER, I documenti del Concilio Vaticano II, 168.
40
Ivi, 142.
41
Ivi, 230.
42
Ivi, 309.
43
Ivi, 310.
44
Ivi, 1007.
alle tre persone divine, forse per queso motivo nell'indice analitico manca la voce
“persona” riferito alla Trinità. Dei 26 rimandi sopra riportati nessuno si riferisce alle tre
persone della Trinità. Se consultiamo la voce “Trinità” troviamo 18 rimandi, nessuno
dei quali si riferisce al termine “Persona” . Sarebbe interessante, ma qui ci limitiamo a
45

indicare una via che non possiamo percorrere, approfondire questi 18 rimandi alla
Trinità nei documenti del CVII.
Vita della Trinità, AG 2;
l'opera della salvezza è opera della Trinità, SC 6; LG 4;
comando di Cristo di battezzare in nome della Trinità, LG 17, DH 1, AG 5;
rapporto di Maria con la Trinità, LG 53;
il culto della Vergine differisce essenzialmente dal culto di adorazione prestato alla Trinità, LG 66;
dalla missione della Trinità deriva quella della Chiesa, AG 2;
vocazione della Chiesa e la lode alla Trinità, LG 51;
il modello dell'unità della Chiesa e l'unità nella Trinità, UR 2;
il rapporto con i beati non diminuisce il culto latreutico dato alla Trinità, LG 51;
nella liturgia si glorifica la Trinità, LG 50;
i presbiteri coltivino la scienza e l'arte liturgica per una lode sempre più perfetta alla Trinità, PO 5;
i seminaristi imparino a vivere in comunione con la Trinità, OT 8;
i religiosi eccellano nella vocazione per la maggior gloria della Trinità, LG 47
culto della Trinità dei cristiani d'Oriente, UR 15;
confessione della Trinità nelle Chiese separate d'Occidente, UR 20, 21;
al movimento ecumenico partecipano quelli che invocano la Trinità, UR 1;
i cattolici sono uniti con i cristiani separati nella professione della Trinità, LG 15, UR 12, GS 92;
il dogma della Trinità è stato definito in Concili Ecumenici d'Oriente, UR 14;
Vedi: culto, dogma, fede, mistero, rivelazione.

La ricerca nell'Indice Analitico della voce “distinti modi di sussistenza” non ha prodotto
alcun risultato, l'unica “distinzione” è “tra i sacri ministri e il popolo di Dio (SC 32, LG
32) . 46

2.22.1 Der Personenbegriff in B.J. Hilberath47.


Il lavoro di Bernd Jochen Hilberath è stato presentato come elaborato per l’abilitazione
all’insegnamento di Teologia Cattolica durante il semestre invernale del 1984 – 1985 e
pubblicato nel 1986. È il risultato di una ricerca durata diversi anni e rappresenta un
contributo fondamentale nell’attuale discussione sulla problematica del concetto di

45
Ivi, 1060.
46
K. RAHNER-H. VORGRIMLER, I documenti del Concilio Vaticano II, 934. Con un rimando a tre parole:
«ministero», «ordine sacro» e «privilegio».
47
B.J. HILBERATH, Der Personbegriff der Trinitätstheologie in Rückfrage von Karl Rahner zu Tertullians
«Adversus Praxean», Tyrolia-Verlag, Innsbruck–Wien 1986.
persona nella teologia trinitaria contemporanea.
La prima parte è dedicata all’iniziativa di Karl Rahner di trovare un’alternativa al
concetto di «persona» a partire dal suo Grundaxiom, attraverso il concetto di
Selbstmitteilung per giungere alla proposta di sostituzione del termine «Person» con
«distinkte Subsistenzweise».
Nel secondo capitolo B.J.Hilberath fa un bilancio sull’impossibilità di conciliare il
termine «persona» con il concetto moderno e riconosce che l’espressione «distinti modi
di sussistenza» è più fedele al concetto classico di hypòstasis.
Il riferimento a Tertulliano nella tesi di B. J. Hilberath, che verrà ripresa da
G.Greshake , secondo la quale Tertulliano avrebbe già elaborato una concezione
48

relazionale di persona, è una questione ancora molto dibattuta . B. J. Hilberath dedica


49

la prima parte della sua tesi all'iniziativa di Karl Rahner (Erster Teil: Die
trinitätstheologische Initiative Karl Rahners ), che riassume nel terzo capitolo: «Karl
50

Rahner vuole avvicinare l'uomo (credente) di oggi al mistero di salvezza che è il mistero
per antonomasia della fede cristiana» . Per questo, al fine di evitare fraintendimenti, è
51

preferibile evitare di parlare di “tre Persone” o almeno proteggere l'espressione


sostenendola con la formula “distinti modi di sussistenza” al fine di evitare errori di
interpretazione. Le questioni sono poste alla fine del primo capitolo : 52

 Ha ragione Rahner quando afferma che il concetto di “persona” è fuorviante?


 Non è troppo superficiale nella classificazione del termine “persona” nella storia della
teologia, tanto da richiedere una rilettura più precisa?
 Rahner prende tanto sul serio la “Triunità” tanto quanto “l'unità”? In altre parole
rappresentano tanto il Modalismo sabelliano quanto il rigido Monoteismo un pericolo
per una comprensione della fede? Quali sonseguenze si possono trarre dal Grundaxiom
per la terminologia della Teologia Trinitaria?
 Contrituisce alla comprensione dei termini non solo in ambito Trinitario, ma anche in

48
G. GRESHAKE, Der dreieine Gott. Eine trinitarische Theologie, Herder, Freiburg im Breisgau 1997; tr.
it. di Paolo Renner, Il Dio Unitrino. Teologia trinitaria, Queriniana, Brescia 2008³.
49
R. FERRI, Essere e comunione, 31.
50
B.J. HILBERATH, Der Personbegriff der Trinitätstheologie, 16-66
51
Ivi, 43
52
Ivi, 44
Cristologia e Pneumatologia?
 Un “terminus formalissimus” come “distinti modi di sussistenza” può rivelare
meglio di “persona” l'originaria esperienza di salvezza?
 Non ci sarebbe un'altra possibilità di esprimere un concetto di persona che comprenda
anche la nozione di relazione?
Le domande, come vedremo nel prossimo paragrafo, restano aperte. B. J. Hilberath
passa in rassegna una serie di contributi che hanno discusso la proposta di Rahner e
parte proprio dalla ricezione del famoso Grundaxiom , al quale va riconosciuto il merito
53

di aver fatto uscire la Teologia Trinitaria dall'isolamento in cui era confinata: «Il
principio che sta a fondamento della teologia trinitaria, come “cuore” della dogmatica in
quanto essa indaga sul volto specificamente cristiano di Dio, è il seguente: “la Trinità
economica è la Trinità immanente”»54.

2.3. La proposta teologico – trinitaria di G. Greshake


Anche Gisbert Greshake riconosce a Rahner il merito di aver denunciato l'isolamento
della dottrina trinitaria, non solo nella «astratta teologia delle scuole»55, ma soprattutto
nella comprensione del cristiano medio. La natura dialogica e relazionale con il Dio
unitrino si conservò viva nella mistica, nella liturgia e nella devozione popolare, come
testimoniano i canti, i pellegrinaggi e le opere artistiche di numerose Chiese dedicati
alla Trinità.
Nella premessa al capitolo dedicato alla proposta di Rahner Greshake scrive: «non si
tratterà propriamente di un'esposizione di antiche o recenti teologie trinitarie, bensì
dell'elaborazione di una consistente concezione trinitaria di persona»56. Il Dio Unitrino
di Greshake mostra chiaramente il tentativo di Rahner di recuperare il fossato tra la
teologia e il mondo contemporaneo, se da un lato, infatti, l'assunzione del concetto
moderno di soggetto da parte della teologia ha ribadito il primato dell'unità di Dio,
dall'altra parte non è riuscita a illustrare in modo coerente la distinzione e la pluralità
53
Ivi, 45
54
P. CODA, Teo – logia. La parola di Dio nelle parole dell'uomo. Epistemologia e metodologia teologica,
Pontificia Università Lateranense - Mursia, Roma 19992, 386.
55
G. GRESHAKE, Der dreieine Gott. Eine trinitarische Theologie, Herder, Freiburg i. B. 1997; tr. it., Il
Dio Unitrino, Teologia trinitaria, Queriniana, Brescia 20083, 155.
56
G. GRESHAKE, Il Dio Unitrino, 154.
che dovrebbe caratterizzare l'identità dello stesso cristiano . E qui la concezione
57

moderna di persona, con le sue caratteristiche essenziali di autocoscienza e


autodeterminazione, se applicata alla Trinità, comporta degli equivoci triteistici: «A
fronte di ciò nell'età antica e nel Medioevo il parlare di “tre persone” (ovvero tre
ipostasi) in Dio intendeva – secondo Rahner – solamente chiarire che nella storia della
salvezza egli si manifesta in tre modalità distinte”»58. Per chiarire l'equivoco Greshake
riporta una serie di citazioni, che abbiamo già letto nel primo capitolo di questo
elaborato, in cui distingue il concetto di persona nella dottrina trinitaria dall'odierna
percezione del termine: «Quando noi oggi usiamo il termine persona al plurale,
pensiamo quasi necessariamente, a motivo dell'odierna percezione del termine, a più
centri spirituali di atti, a più soggettività e libertà spirituali. In Dio però non ci sono tre
centri del genere»59. Greshake difende Rahner dalle accuse di modalismo, anche se
riconosce che certe formulazioni, citate nel ricco apparato di note bibliografiche,
risultano ambigue. «E, tuttavia, dal punto di vista formale questa accusa non è
sostenibile, poiché secondo lui a rivelarsi nella storia è il Dio caratterizzato da reali
distinti modi di sussistenza»60. Un'altra critica di tutta una serie di autori, tra i quali qui
si cita Yves Congar è «Si può identificare il mistero libero dell'Economia e il mistero
necesario della Tri-unità di Dio?»61. In altre parole, come radicalizza già nel 1964
Schoonenberg, solo nella storia della salvezza Dio è veramente tripersonale: «Solo
nell'umanità il figlio acquisisce una sua propria autocoscienza»62.
Sulla stessa linea prosegue anche Walter Simonis, secondo il quale la tripersonalità di
Dio non è data nella vita immanente di Dio, ma solo nella storia della salvezza: « Il
Logos in quanto tale non è divenuto nemmeno nella sua autospogliazione una persona
autonoma che sta di fronte al Padre – perché in tal caso il Dio trinitario si sarebbe
dovuto dividere, divenendo “in parte” un altro – bensì solo tramite Gesù, nel quale

57
Cf. R. FERRI, Essere e comunione, 16-17.
58
G. GRESHAKE, Il Dio Unitrino, 156.
59
T, 103.
60
G. GRESHAKE, Il Dio Unitrino, 158.
61
Y. CONGAR, Credo nello Spirito Santo, Queriniana, Brescia 1982; cit. in G. GRESHAKE, Il Dio
Unitrino, 159.
62
P. SCHOONENBERG, Ein Gott der Menschen, Einsiedeln 1969; tr.it. Un Dio di uomini. Questioni di
cristologia, Queriniana, Brescia 1971; cit. in G. GRESHAKE, Il Dio Unitrino, 159.
appunto termina»63.
Proseguendo su questa strada, come ha notato Walter Kasper, si priva la fede trinitaria
della sua “fecondità”, vengono meno tutti i rapporti di reciprocità, di dialogo, di
comunione: «Il dato ultimo e supremo non è più la concreta libertà dell'amore bensì un
astratto concetto di essere; mentre il vero senso della dottrina trinitaria sta proprio
nell'affermazione che il reale, nel suo complesso, è strutturato in modo personale, o
interpersonale»64.
Quello che emerge in modo chiaro dall'analisi di Greshake è come da una parte il
concetto moderno di soggetto abbia ribadito il primato dell'unità di Dio, dall'altra però
non è stato valorizzata la distinzione e la pluralità del Dio unitrino . 65

La proposta di Greshake parte da questo assioma: «Se l'essenza divina è letteralmente


l'amore, ovvero il mutuo gioco pericotetico dell'amore, allora la differenza delle persone
va determinata a partire da tale mutuo gioco»66. Le tre persone divine si caratterizzano
proprio in quanto communio che realizza questo amore, nel loro essere-relazione. Il
Padre come puro dono originario (Ur-gabe), il Figlio (Hin-gabe), nella ritmica
dell'amore «è “esistere nel ricevere”; egli è però accoglienza del dono in modo tale da
riconoscerlo come dono e così da restituirlo o meglio da trasmetterlo oltre (Rück-
gabe)»67. Lo Spirito Santo, infine, come dono comune che rende possibile la relazione
tra Padre e Figlio: «Nella ritmica dell'amore è il dono del Padre al Figlio e il dono del
Figlio al Padre ed attesta così l'identità dei donanti, è l'identità nella differenza del Padre
e del Figlio e dunque l'identità nella differenza della communio divina d'amore»68.
L'esposizione sulle singole persone divine di Greshake si fonda principalmente sulla
nozione di communio, senza escludere la dottrina delle processioni, che resta comunque
al margine «rispetto all'idea centrale che le persone si distinguono nella mutua

63
W. SIMONIS, Über das “Werden Gottes”. Gedanken zum Begriff der ökonomischen Trinität, in
MThZ33 (182) 133-139; cit. in G. GRESHAKE, Il Dio Unitrino, 160.
64
W.KASPER, Jesus der Christus, Mainz 1974, 219; tr. it. Gesù il Cristo, Queriniana, Brescia 1975, 257;
cit. in G. GRESHAKE, Il Dio Unitrino, 161. R. FERRI, Essere e comunione, 31.
65
R. FERRI, Essere e comunione, 35-36.
66
Ivi, 85.
67
G. GRESHAKE, Il Dio Unitrino, 234.
68
Ivi, 236. Cf. R. FERRI, Essere e comunione, 16-17.
attuazione della loro comunione«» . 69

2.4 Ladaria, La Trinità Mistero di Comunione.


L.F. Ladaria apre il paragrafo dedicato alla teologia trinitaria di Karl Rahner
presentando le difficoltà nell'uso del termine «persona» quando è applicato alle tre
persone divine: «Infatti, parlare di tre persone in Dio può fare pensare a tre diversi centri
di coscienza e di attività, cosa che condurrebbe facilmente al triteismo»70. A differenza
del passato, persona oggi significa un centro di libertà, una soggettività e una libertà, ma
in Dio è data una sola potenza, una sola volontà, un unico essere in sé, un unico operare,
un'unica felicità, ecc.71
K. Rahner, insistendo sull'aporia implicita nel concetto di persona , torna alla difficoltà
72

già incontrata da Agostino: che cosa sono questi tre? Quando diciamo che in Dio vi
sono tre persone, obbligati a rispondere alla domanda «si generalizza e si addiziona ciò
che propriamente non si può addizionare, perché ciò che soltanto è veramente comune
del Padre, Figlio e Spirito è l'unica e singola divinità e non esiste un punto di vista
veramente superiore sotto al quale i tre in quanto Padre, Figlio e Spirito possono venire
addizionati» . 73

L.F. Ladaria affronta la dibattuta questione sulle processioni trinitarie con la dovuta
cautela: «il Figlio è il pronunciato e lo Spirito è il dato, senza che si abbia in alcun
modo il processo contrario. È possibile che K. Rahner si riferisca soltanto a questo
aspetto della questione» . 74

69
R. FERRI, Essere e comunione, 87.
70
L.F. LADARIA, La Trinidad, misterio de comunión, Secretariado Trinitario, Salamanca 2002; tr. it. La
Trinità mistero di comunione, Paoline, Milano 2004, 213; cit. in R. FERRI, Essere e comunione, 118.
71
«Al singolo teologo, dunque, non resta al presente nient'altro che usare anche il concetto di persona
nella dottrina sulla Trinità e difenderlo con tutte le forze dai fraintendimenti di cui oggi è fortemente
minacciato. Infatti, se il magistero vieta di abolire di propria autorità tali concetti, lo obbliga in pari tempo
a spiegarli», T 105.
72
«Quando noi oggi usiamo il termine persona al plurale, pensiamo quasi necessariamente, a motivo
dell'odierna percezione del termine, a più centri spirituali di atti, a più soggettività e libertà spirituali » (T
103).
73
T 101; Cit. in L.F. LADARIA, La Trinità mistero di comunione, 133.
74
«Il Padre stesso ha un modo di presenza e quindi un “modo di esistenza” che lo distingue dal Figlio e
dallo Spirito e che tuttavia non precede propriamente la sua relazione con il Figlio e lo Spirito» T 75; cit.
in L.F. LADARIA, La Trinità mistero di comunione, 134 n. 108. Nella stessa nota L.F. Ladaria individua la
possibile fonte nella Summa Theologica I q. 34, a. 1 ad 3. «È possibile che dall'affermazione giusta
secondo cui, per quanto riguarda le processioni divine, soltanto uno nella Trinità è colui che “dice”, si
Secondo L.F. Ladaria le tre persone divine sono qualcosa di cosciente in Dio: «non ci
sono tre coscienze, bensì l'unica coscienza sussiste in triplice modo; in Dio c'è una sola
coscienza reale, posseduta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito, in maniera propria a
ciascuno. La triplice sussistenza dunque non è qualificata da tre coscienze»75.
Come abbiamo letto nel primo capitolo del presente elaborato, K. Rahner vuole cercare
altre modalità di espressione di ciò che nella teologia classica si è intende con il termine
persona:
«L'unica auto-comunicazione dell'unico Dio si attua in tre diversi modi di presenza nei
quali l'unico e medesimo Dio ci è dato concretamente in se stesso (…) Dio è il Dio concreto
in ciascuno di questi modi di presenza, che sono ovviamente correlati tra di loro senza
coincidere modalisticamente. Se traduciamo ciò che abbiamo deto in termini di Trinità
“immanente”, possiamo dire: L'unico Dio sussiste in tre distinti modi di sussistenza
(Subsistenzweisen). “Distinti modi di sussistenza” sarebbe allora il concetto chiarificatore
non già per quello di persona, che indica ciò che sussiste distintamente, ma per quello di
personalitas, che rende la concreta realtàd di Dio, la quale ci viene incontro in modi diversi,
precisamente costui che ci viene incontro così va sempre pensato come proprio di Dio in sé
e per sé. La singola “Persona” (ind Dio) sarebbe allora Dio in quanto colui che esiste e ci
viene inconro in quanto determinato distinto modo di sussistenza»76 .
I modi in cui Dio appare dinanzi a noi nella storia della salvezza corrisponde al suo
essere immanente. Le distinte modalità in cui Dio ci viene incontro sono qualcosa che è
proprio di Dio stesso. Rahner parte dalla personalitas, il modo in cui ci viene incontro,
nei “modi di essere” del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. «Ma ciò non significa
che nella sua prospettiva il carattere “soggettivo” dei tre scompaia del tutto. Secondo
l'autore tedesco la coscienza di sé non può essere identificata con la sussistenza assoluta
dell'essenza, ma costituisce un momento della persona concreta77. Il limite di nozione di
persona usato da K. Rahner, secondo L.F. Ladaria, sta nell'assenza della relazione. «Ha
seguito più il concetto che egli chiama “moderno” (spinto dalla preoccupazione di
evitare i malintesi e di non cadere nel volgare triteismo) e non quello della tradizione
teologica, in cui la relazione ha avuto un ruolo così rilevante»78. L.F. Ladaria ha anche
passi troppo rapidamente alla negazione del “tu” reciproco e di un amore reciproco nella vita interiore di
Dio. Di certo però i due aspetti possono essere ben differenziati»ivi, 135.
75
T, 103; cit. in L.F. LADARIA, La Trinità mistero di comunione, 135-136.
76
T, 105; cit. in L.F. LADARIA, La Trinità mistero di comunione, 136.
77
T, 103; cit. in L.F. LADARIA, La Trinità mistero di comunione, 135-136.
78
T, 103; cit. in L.F. LADARIA, La Trinità mistero di comunione, 138.
notato che la dimensione della relazione è parte integrante del moderno concetto di
persona e può rendere accessibile all'uomo di oggi il concetto classico della teologia
trinitaria. Nonostante i limiti della teologia trinitaria rahneriana che nega il “tu” e la
reciprocità nella vita interiore della Trinità va riconosciuto a Karl Rahner il merito di
aver scritto «una “apologetica” della Trinità “immanente”»79.

2.5 Dalla Trinità. L'avvento di Dio tra storia e profezia di P. Coda.


Dopo aver dedicato le prime pagine del suo capitolo dedicato a K. Rahner al
Grundaxiom e alla sua eredità teologica, P. Coda cita la sentenza lapidaria secondo la
quale «la rappresentazione dell'incarnazione da parte del cristiano non dovrebbe punto
mutare, qualora non vi fosse la Trinità»80. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: da un
parte, nel linguaggio comune, si parla di Dio che si fa uomo più che del Figlio di
Dio/Logos che si incarna; d'altra parte, nel linguaggio teologico, si sottolinea l'elemento
soteriologico (Gesù è il Salvatore) tralasciando il suo Auf-gabe rivelativo, il suo
compito è di rivelare il Padre. Il merito di K. Rahner è stato di aver elaborato una
teologia della Trinità immanente che è in stretto rapporto con la storia della salvezza. P.
Coda riassume la proposta rahneriana in due tesi: la questione dell'incarnazione e la
questione delle missioni “ad extra”. La prima tesi, che Rahner attribuisce a
Sant'Agostino ma che in realtà è affermata da san Tommaso, afferma che se Dio avesse
voluto, una qualcunque delle tre Persone divine si sarebbe potuta incarnare. «Da
Agostino in poi (contro la tradizione a lui precedente) è, infatti, invalsa tra i teologi
l'opinione più o meno esplicita che ciascuna delle Persone divine (a condizione che Dio
liberamente lo voglia) possa divenire uomo e che, quindi, l'incarnazione di questa
determinata Persona divina non esprima nulla circa la proprietà intradivina di questa
persona»81. La seconda tesi afferma che in Dio «omnia sunt unum ubi non obviat
relationis oppositio»82. Da questo principio deriva che l'inseparabilità della Trinità nelle
sue azioni ad extra è direttamente proporzionale all'unità di essenza ad intra. In altre

79
T, 100; cit. in L.F. LADARIA, La Trinità mistero di comunione, 142.
80
T, 21; cit. in P. CODA, Dalla Trinità, 90.
81
Ibidem.
82
Anche questo assioma viene fatto risalire a sant'Agostino, ma in realtà è di sant'Anselmo, come ci fa
notare P. Coda, Dalla Trinità, 94 n. 36.
parole Dio instaura con ognuno di noi «una relazione personale mediante l'incarnazione
del Figlio/Logos e l'effusione pentecostale dello Spirito Santo»83.
Il concetto sintetico di Selbstmitteilung diventa così in K. Rahner il principio chiave
della teologia attraverso il quale Dio si rivela all'uomo gratuitamente e liberamente,
come Verbo Incarnato è egli stesso il contenuto di verità della Rivelazione e, infine,
nello Spirito Santo si dona come Amore che viene accolto dall'uomo. In questo triplice
modo Dio si rivela nella storia della salvezza: «come Padre che si comunica all'uomo
per mezzo del Figlio nello Spirito Santo»84.
A parte la querelle sul “viceversa” dell'assioma rahneriano e la scarsa rilevanza
attribuita alle reciproche relazioni tra le persone divine, secondo P. Coda, «la proposta di
Rahner, tesa a riarticolare organicamente l'economia e la teologia in prospettiva
trinitaria, nella sua intenzione fondamentale è stata di fatto recepita»85. Anche la
Commissione Teologica Internazionale (CTI) ha riaffermato la pertinenza del
Grundaxiom, con qualche precisazione: «L'assioma fondamentale della teologia odierna
si esprime molto correttamente nella formulazione seguente: la Trinità che si manifesta
nell'economia della salvezza è la Trinità immanente; è la Trinità immanente che si
comunica liberamente e a titolo gratuito nell'economia della salvezza»86.
La nuova formulazione precisa anche che la Trinità economica e la Trinità immanente
«sono la stessa Trinità in due “situazioni” distinte: l'in sé di Dio e la rivelazione di Dio
nella storia»87. Secondo il principio di analogia c'è un rapporto di identità e di
distinzione che ci consente di parlare di Dio anche se il suo mistero va oltre la nostra
possibilità di comprendere e di esprimere. P. Coda conclude il capitolo presentando il
duplice pericolo ravvisato dal CTI nella rappresentazione della relazione tra Trinità
economica e Trinità immanente: il pericolo della separazione comporta l'isolamento
della Trinità dalla Rivelazione e dall'Incarnazione del Figlio e della deificazione
dell'uomo mediante lo Spirito Santo (P. Schoonenberg), mentre il pericolo della
confusione (J. Moltmann) implica una Trinità economica come fondante la Trinità

83
Ibidem.
84
Ivi 95.
85
Ibidem.
86
CTI, Teologia-Cristologia-Antropologia, I, C, 2, in EV/8, n. 424; cit. in P. CODA, Dalla Trinità, 96.
87
Ivi, 97.
immantente, «quasi che Dio avesse avuto bisogno d'un processo storico per divenire
trinitario»88.

2.6 Il discorso sulle tre persone di W. Kasper89.


Dopo le prime pagine introduttive in cui il Cardinale presenta una carrellata storica del
concetto di persona e della problematica che lo accompagna, W. Kasper distingue il
piano intrateologico dal piano kerygmatico: «Per noi, se già il concetto di persona
risulta equivoco, quello di “modo distinto di sussistenza” è addirittura
incomprensibile»90. Se il termine persona, al di là del suo impiego filosofico e teologico,
risulta comprensibile a tutti nella sua accezione comune l'espressione “modo distinto di
sussistenza” non è certamente più adatto per la predicazione. La seconda osservazione
di W. Kasper riguarda la dossologia: «un modo distinto di sussistenza non può essere
invocato, venerato e glorificato»91.
La stroncatura della proposta di Karl Rahner di sostituire al termine persona “distinti
modi di sussistenza” è lapidaria e senza possibilità di appello: «Le riflessioni di K.
Rahner potranno essere utili nella sostanza, ma a livello terminologico la sua proposta
non può essere considerata soddisfacente»92. Una volta stabilita la diagnosi (K. Rahner,
proprio perché accetta il moderno concetto di persona ricava poi delle conseguenze
negative nel momento in cui lo applica alle tre persone divine. La causa è nel non
pensare Dio come sostanza assoluta, ma come soggetto assoluto) si può già presentare
una terapia omeopatica: «ciò significa assumere un triplice principium quod, un triplice
supporto dell'unica coscienza, dove i tre supporti diventano autoconsapevoli mediante
l'unica coscienza (principium quo)»93.
88
Ivi, 98.
89
W. KASPER, Il Dio di Gesù Cristo, 379. Mi piace concludere questo elaborato con una nota personale,
pur sapendo che è severamente vietato, ma resterà l'unica e rischierò di farmi abbassare il voto. Quando
chiesi al prof. Sguazzardo il nome di un teologo tedesco, da leggere in lingua originale per “esercitarmi” a
tradurre testi di teologia, il suo suggerimento fu Gesù il Cristo di W. KASPER. Feci la stessa domanda al
prof. Ferri che mi suggerì Il Dio di Gesù Cristo di W. KASPER. Per usare un'espressione di Papa
Francesco, riferita al libro Misericordia dello stesso autore, posso dire che la lettura di questo autore “mi
ha fatto molto bene” e con questa nota ringrazio i miei due unici lettori.
90
W. KASPER, Il Dio di Gesù Cristo, 383.
91
Ibidem.
92
Ivi, 384.
93
Ivi, 385.
W. Kasper giudica le conclusioni di K. Rahner «troppo affrettate» e presenta l'esempio
di altri teologi che hanno impiegato la terminologia tradizionale (B. Lonergan)
dimostrando che «la scolastica delle origini è sostanzialmente più aperta della
neoscolastica apologetica»94.
Altri teologi come H. Mühlen sono partiti dal concetto moderno di persona e lo hanno
applicato alle categorie personalistiche della dottrina trinitaria, anche qui la critica a K.
Rahner è tagliente: «Ciò che Rahner descrive non è affatto la concezione moderna di
persona, ma piuttosto un individualismo estremo, dove ognuno è centro di attività che
possiede se stesso, di se stesso dispone e dagli altri si differenzia»95. W. Kasper spezza
una lancia in favore del concetto moderno di persona citando numerosi autori (L.
Feuerbach, M. Buber, F. Ebner, F. Rosenzweig) per i quali la persona si dà solo nella
relazione e «la personalità esiste concretamente soltanto nell'interpersonalità, la
soggettività soltanto nell'inter-soggettività. La persona umana esiste soltanto nelle
relazioni di Io-Tu-Noi»96. La riflessione filosofica contemporanea ha posto l'accento
sulla dimensione relazionale della persona e dell'io. Il “tu” è concepito come costitutivo
dell'”io” (Martin Buber: «è nel tu che la persona diviene un io»97). Questo è possibile
quando tra l'io e l'altro si stabilisce una relazione dialogica. Come ha sintetizzato
Riccardo Ferri: «io concepisco me stesso (e così avviene nell'altro) nell'essere
interpellato e riconosciuto dall'altro, nell'accogliere questa parola con cui l'altro si
comunica a me e nel dare risposta a tale appello»98. Questo concetto antropologico di
persona presenta un punto di contatto con la teologia trinitaria che esclude l'immagine di
un Dio solitario, nascosto e impersonale.
Se interpretiamo in modo analogico le categorie personalistiche le persone divine non
solo dialogano tra loro ma sono esse stessse dialogo: «In Dio e fra le persone divine,
non malgrado ma proprio a motivo della loro unità infinitamente più grande, si danno
pure un'interrelazionalità ed interpersonalità infinitamente maggiori di quelle che si

94
Ibidem.
95
Ibidem.
96
Ivi 386.
97
M. BUBER, Io e tu, in ID., Il principio dialogico e altri saggi, San Paolo, Cinisello B. 1993, 57 ss.
98
R. FERRI, Essere e comunione, 59.
riscontrano nel rapporto interpersonale tra gli uomini»99.
A questo punto non possiamo non citare J. Ratzinger, che meriterebbe uno spazio ben
più approfondito di questo elaborato, per il quale il concetto di persona esprime «per la
sua stessa origine l'idea del dialogo e Dio come essere dialogico. Qui Dio è inteso come
l'essere che vive nella parola e nella parola sussiste come Io e Tu e Noi» 100.
La persona come relazione assume così un carattere rivoluzionario, anche se l'assioma
“le persone sono relazioni” non si riferisce direttamente alla Trinità, ne deriva
comunque una conseguenza significativa per l'uomo come immagine e somiglianza di
Dio. E con queste parole W. Kasper conclude il capitolo dedicato alle persone divine:
L'uomo «non è né un essere-in-sé (sostanza) autarchico, né un essere-per-sé (soggetto)
individuale, bensì un essere da Dio e in vista di Dio, da altri uomini ed in riferimento ad
essi: egli vive in modo umano soltanto nelle relazioni di Io-Tu-Noi. L'amore si rivela
così come il senso del suo essere»101.
L'essere di Dio che è agape si rivela nell'evento pasquale, nella manifestazione gratuita
e incondizionata di ciascuna delle persone divine, le quali, nella reciprocità della loro
relazione mostrano la loro assoluta singolarità: «Il Padre è Padre in relazione – nello
Spirito/Amore – al Figlio unigenito, nel quale è manifestato a se stesso come Padre e il
Figlio, a sua volta, è completamente relazionato in quanto Figlio – nello Spirito/Amore
– al Padre»102.

99
W. KASPER, Il Dio di Gesù Cristo, 386-387.
100
J. RATZINGER, Zum Personverständnis in der Theologie, in Dogma und Verkündigung, München
19773, 205-223; tr. it. Dogma e Predicazione, Queriniana, Brescia 1974; cit. in P. SGUAZZARDO,
Sant'Agostino e la teologia trinitaria del XX secolo, 551.
101
W. KASPER, Il Dio di Gesù Cristo, 387.
102
R. FERRI, Essere e comunione, 128.
CONCLUSIONI
«Portare a conclusione un lavoro è viverne il momento più faticoso. Si vuole qui ripercorrere il
cammino fin qui fatto per verificare con un certo distacco i seguenti dati: quali sono stati i
risultati che sono stati raggiunti; quale fedeltà è stata mantenuta nei confronti del metodo che ci
si è imposti di seguire fin dall'inizio; e, infine, quali sono i limiti che il percorso così tracciato
può portare con se rispetto al progetto iniziale»103.

Ho ascoltato cosa ha scritto Rahner e poi ho ascoltato quello che di Rahner ha scritto chi
lo ha letto prima di me. Nei limiti di tempo e di spazio che mi sono imposto ho cercato
di descrivere il paesaggio che ammiravo lungo il cammino, come il turista che scatta
delle foto e poi ritornato in patria le mostra agli amici, oppure le pubblica direttamente
su Facebook e le condivide sul proprio profilo. Le pagine di questo elaborato sono un
po' come quelle foto, che avranno un senso per chi, guardandole, desidererà compiere
anche lui quel viaggio e andare a visitare quei luoghi. Oppure per chi li ha già visitati in
passato, attraverso quelle foto rivivrà la propria esperienza.
Qualcosa vorrei ora dire sul metodo, che etimologicamente vuol dire la via. Ho percorso
un itinerario che ha avuto un punto di partenza (la lettura di Karl Rahner e di alcuni
studiosi che lo hanno letto prima di me) e un punto di arrivo (la scrittura di queste 30
pagine). Lungo il tragitto ho segnato delle tappe, mi sono fermato a riflettere su quello
che avevo appena letto è, infine, ho riassunto quello che ho letto a parole mie, spesso
riportando alcune frasi che mi sono piaciute. Le citazioni sono un po' come una foto di
quel paesaggio, si coglie un particolare che ci ricorda tutto l'insieme.
Riguardo al limite, vorrei richiamare l'immagine di Sant'Agostino e del bambino sulla
spiaggia che ricordavo nell'introduzione. Il doctor caritatis incontra un angelo sotto
forma di bambino in riva al mare: l' episodio nasce dalle tradizioni e devozioni
medioevali sul mistero della trinità.
Si racconta che il vescovo di Ippona mentre un giorno passeggiava lungo la riva del mare immerso nelle
sue profonde meditazioni, incontrasse un bambino tutto intento a versare con una conchiglia l'acqua del
mare in una piccola buca scavata nella sabbia. Sant'Agostino lo guardò a lungo con tenerezza, poi gli
domandò: «Bambino, che fai?».
Il piccolo senza interrompere il gioco, gli rispose: «Voglio chiudere il mare in questa piccola buca!".
E Sant'Agostino: «Ma come puoi pensare di racchiudere il mare, che è così grande, in una buca così
piccola?».
Il bambino alzò gli occhi, lo guardò fisso in volto e rispose: «E tu come puoi pensare di comprendere
Dio, che è infinito, con la tua mente, che è così limitata?!».

103
P. SGUAZZARDO, Sant'Agostino e la teologia trinitaria del XX secolo, 596.
Detto questo sorrise e scomparve.

Sulla questione dell'interpretazione del pensiero trinitario di Agostino ha scritto molto


bene P. Sguazzardo e la sua ricerca resta un modello per chi come noi si avvicina
timidamente alla teologia trinitaria contemporanea. Nella sua conclusione la condanna è
senza possibilità di appello: «senza dubbio le considerazioni e le riserve che sono state
illustrate da K. Rahner nei suoi saggi non possono essere facilmente mantenute. Egli si
prefiggeva il superamento della impostazione manualistica della teologia trinitaria, è
però giunto ad alcune conclusioni che non possono trovare sostegno né a livello di storia
del dogma trinitario, né a livello di contenuti presenti nel trattato agostiniano»104. Come
è doveroso, lasciamo che sia lo stesso Karl Rahner a pronunciare, in sua difesa, le
ultime «parole che vanno verso il silenzio» (Worte ins Schweigen) di:

« Affinché cessi da me il terrore della tua infinità, tu devi rendere finita la tua parola infinita, che
possa entrare nella mia piccolezza, che le si adatti senza distruggere la piccola dimora in cui solo
può vivere il mio essere finito. Allora la potrò comprendere, senza che l’infinità tua e della tua
parola metta la confusione nel mio spirito e l’angoscia nel mio cuore. Nel tuo verbum
abbreviatum, nella tua ‘parola rimpicciolita’, che non dice tutto, ma qualcosa che io posso
intendere, io ritroverò ancora il respiro. Tu devi assumere una parola umana a tua parola e questa
devi dirmi» 105)

104
P. SGUAZZARDO, Sant'Agostino e la teologia trinitaria del XX secolo, 600. Nella n. 5 della stessa
pagina l'autore richiama il fatto che K. Rahner afferma che bisogna risalire al De Trinitate di
Sant'Agostino per comprendere la separazione tra il De Deo uno e il De Deo trino nel manuale di teologia
trinitaria, senza mai precisare le fonti.
105
K. RAHNER, Worte ins Schweigen, Herder Freiburg i. B. 1973; tr. it. Tu sei il silenzio, Queriniana
Brescia, 2013.
BIBLIOGRAFIA

FONTI
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della storia della salvezza, in Mysterium salutis. II/1, Queriniana, Brescia 1969,
401-507.
5
RAHNER K., La Trinità, Queriniana, Brescia 2013 .
K. RAHNER-H. VORGRIMLER, I documenti del Concilio Vaticano II, Edizioni Paoline,

7
Roma 1968 .

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LETTERATURA
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SGUAZZARDO P. , Sant'Agostino e la teologia trinitaria del XX secolo, Città Nuova,
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