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Riassunto. Proponiamo una interpretazione “ontica” dello schema modale KD45. “Ontica”
sta per interpretazione causale (fisica e metafisica) della relazione di accessibilità tra i mon-
di. KD45 con le sue proprietà di transitività, riflessività e simmetricità secondarie, esprime e
traduce efficacemente la struttura “fondazionale” della metafisica della partecipazione di
Tommaso d’Aquino, nel suo aspetto dinamico che è la causalità.
Definiamo inoltre la contro-implicazione stretta causale per formalizzare la relazione reale
effetto-causa, e attraverso di essa proponiamo:
1- un assioma di fondazione che a) lega l’essere ente, all’avere essere da parte di un “datore
di essere”; b) “costruisce” l’universo degli enti e c) dà una condizione di appartenenza ad
esso diversa dalla consueta autoidentità ( = ).
2- un assioma di causalità secondaria, che formalizza la condizione di possibilità che enti
diversi possano esercitare l’un l’altro un’azione causale.
3- un assioma di genere, che formalizza la condizione causale di appartenenza di genere.
Parole-chiave: Ontologia formale, KD45, esse ut actus, causalità, analogia, implicazione,
fondazione.
*
XXXXX
1
Per un quadro aggiornato e ampio dei protagonisti, delle aree tematiche, degli indirizzi
di fondo e dell’evoluzione storica di questa disciplina contemporanea, si può consultare
www.ontology.com.
2
Se ne trova un bel tracciato storico in Rossi (1983). È l’idea di una lingua reale artifi-
ciale a caratteri reali (Francesco Bacone) che non esprimano lettere e parole, ma diretta-
mente cose e nozioni (al modo dei geroglifici egiziani e degli ideogrammi cinesi); è l’idea di
unamathesis universalis, sivearithmeticum opus integrum di John Wallis (1616-1703), uno
degli iniziatori dell’algebra, della crittografia, del calcolo infinitesimale; è l’idea pedagogica
di Giovanni Comenio (1592-1670), per cui la “perfetta lingua filosofica” ha due scopi fon-
damentali: “1) porre l’uomo a rinnovato contatto con la divina armonia che è presente
nell’universo, mostrandogli la piena coincidenza tra il ritmo del pensiero e quella della real-
tà, tra le cose e le parole; 2) porsi come l’unica possibile base per una piena riconciliazione
del genere umano, per una stabile pace religiosa” (Rossi 1983, p. 233); è il progetto di lin-
gua filosofica “perfetta” di John Wilkins (1614-1672), anch’egli padre della crittografia mo-
derna; è l’idea di caracteristica universalis/realis di Leibniz (1646-1716).
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Verso una ontologia formale “tommasiana”: la contro-implicazione stretta causale
3
È noto il dibattito apertosi in area italiana con la pubblicazioni della D’Agostini; cfr.
D’Agostini (1997); D’Agostini (1999).
4
Con “pragmatica” si intende la considerazione delle azioni (e in modo speciale le azio-
ni causali) quali raccordo efficace tra la sintassi-semantica e il reale. Ogni linguaggio, infat-
ti, in quanto sistema di rappresentazioni, è ontologicamente neutro, quindi l’analisi logico-
semantica sulla verità degli enunciati, sulla loro soddisfacibilità e sulla loro referenza ad
oggetti, è una analisi che permane a livello squisitamente linguistico. Ciò significa che il
riferimento all’ente extra-linguistico (mentale, fisico…) non può trascendere il livello
dell’ipotesi. Il riferimento all’ente ha senso solo quando dal piano delle rappresentazioni si
passa a quello delle azioni. La pragmatica fa si che il linguaggio da sistema di rappresenta-
zioni viene inteso come un insieme di atti linguistici di soggetti in relazione attiva-passiva
(causale) fra di loro (comunicazione) e con oggetti del mondo (conoscenza).
5
Formalizzare, in questa prospettiva, non significa scegliere arbitrariamente un sistema
formale per un dominio di riferimento e, dunque, semplicemente “applicare” la logica come
strumento e tecnica deduttiva a prescindere dal contenuto semantico e reale dei referenti, ma
– è qui il proprium potente e innovativo di una certa Ontologia formale – formalizzare il
processo stesso di scoperta. di assiomi adeguati agli oggetti, a partire da questi stessi (cfr.
Cellucci 2003, pp. 3-40 e 348-388). Quindi, propriamente, si formalizzeranno “le procedure
di costituzione di un determinato linguaggio rispetto al suo oggetto referenziale” (Basti
2011b, p. 50). Sarà un “processo asintotico di ricerca di assiomi sempre più adeguati e mai
esaustivi la ricchezza dell’essere del proprio oggetto” (Basti 1999, p.40).
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Francesco Panizzoli
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Si distingue la triplice aggettivazione: 1) “tommasiano”, 2) “tomista”, 3) “tomistico”
ad indicare 1) quel sistema di pensiero che ha la sua fonte diretta e viva nei testi di Tomma-
so d’Aquino, oggi facilmente consultabili on-line grazie alla monumentale opera di Roberto
Busa raccolta nel sito www.corpusthomisticum.org; 2) una particolare interpretazione “sco-
lastica” o “di scuola” del Dottore angelico, così come si è prodotta nei secoli; 3) la connota-
zione “negativa” o “estremista” o “riduzionista” delle prime due. Citiamo le opere di Tom-
maso con le usuali abbreviazioni delle rassegne bibliografiche.
7
Per uno studio dell’ermeneutica fabriana rimandiamo ai due capolavori di Fabro (1939
e 1960).
8
Basti parla di un “post-moderno costruttivo” per la filosofia, di un’era in cui possa av-
venire l’incontro – appunto fecondo e produttivo – tra le conquiste del pensiero e delle
scienze della era “classica” e di quella “moderna”. Incontro che superi le contrapposizioni
metodologiche, storiografiche e ideologiche sviluppatesi nei decenni e secoli passati (cfr.
Basti 2007).
9
Cfr. Basti (2011a, 2011b, 2014).
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Verso una ontologia formale “tommasiana”: la contro-implicazione stretta causale
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Una trattazione pressoché completa se ne ha nell’imponente Handbook di Blackburn,
Benthem (2007).
11
I concetti modali di possibilità e necessità (interpretati nei vari contesti aletici, deonti-
ci, temporali, dinamici ed epistemici) mettono fortemente in crisi il principio di estensionali-
tà sintattico della logica classica, come è noto.
12
Che riguarda la strutturazione reale, meta-fisica e fisica, dell’ente di natura.
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Francesco Panizzoli
“Il ferro è caldo” significa: “il ferro partecipa del calore del fuoco. Il ca-
lore spetta al fuoco essenzialmente e pienamente; il ferro riceve calore nella
misura in cui è capace di riceverlo”.
Ma significa anche, analogicamente: “il ferro è reso caldo dal fuoco”, os-
sia: “il fuoco è causa dell’essere caldo del ferro”. La causalità è l’aspetto di-
namico secondo il quale il calore è effettivamente e realmente comunicato al
ferro da parte del fuoco. Essere causato è la equivalente dimensione dinami-
ca di essere per partecipazione. E come nella relazione di partecipazione la
risoluzione al limite di tutte le formalità porta alla partecipazione dello esse,
così, dal punto di vista dinamico, l’esse è l’effetto primo e proprio della cau-
salità: “prima rerum creatarum est esse et non est ante ipsam creatum
aliud”(In De Causis, lect. 4)14.Causare è porre in essere qualcosa, per influs-
so di un altro (aliud) che denominiamo “causa”.
13
Le citazioni (e le abbreviazioni dei titoli)dei testi di Tommaso sono riportate secondo
l’edizione del Corpus Thomisticum curato dalla UniversitatisStudiorumNavarrensis, come
in bibliografia.
14
L’esse è cioè che è causato “prima” di ogni altra cosa, è l’effetto “più comune”, “più
semplice”, “più intensamente unito” alla cosa più “intimo”. “Ante alias Dei participationes
esse propositum est, et est ipsum secundum se esse senius, eo quod est per se vitam esse, et
eo quod est per se sapientiam esse, et eo quod est per se divinam similitudinem esse.
Secundum quem modum etiam auctor huius libri hoc intelligere videtur. Dicit enim quod
hoc ideo est quia esse est supra sensum et supra animam et supra intelligentiam. Et
quomodo sit supra ista, ostendit subdens: et non est post causam primam latius, id est
aliquid communius, et per consequens neque prius causatum ipso; causa autem prima est
latior quia extendit etiam se ad non entia secundum praedicta. Et ex hoc concludit quod,
propter illud quod dictum est, ipsum esse factum est superius omnibus rebus creatis, quia
scilicet inter ceteros Dei effectus communius est, et est etiam vehementius unitum, id est
magis simplex; nam ea quae sunt minus communia videntur se habere ad magis communia
per modum additionis cuiusdam”, In De Causis, lect. 4.“Esse autem est illud, quod est magis
intimum cuilibet, et quod profundius omnibus inest, cum sit formale respectu omnium, quae
in re sunt” (S. Th., Ia, q. 8, a. 1, co).
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Verso una ontologia formale “tommasiana”: la contro-implicazione stretta causale
Quod id quod ab alio dependet, nunquam esse potest nisi per influxum eius
a quo est (De Pot., q. 3, a. 14, ad 4um s.c.);
hoc vero nomen causa, importat in fluxum quemdam ad esse causati (In Me-
taph. V, lect. 1, n. 3).
Definiamo “causa” tutto ciò che concorre a determinare, con il suo in-
flusso, l’essere del causato.
Propriamente è causato l’essere dell’ente, “tutto” l’essere dell’ente. In
senso assoluto, abbiamo quella specifica relazione causale denominata
“creazione”, ossia dipendenza totale e radicale intrinseca al fatto stesso di
avere l’essere; in senso secondario e fondato metafisicamente sul primo,
abbiamo la generazione/produzione che determina e articola l’esse dell’ente
nelle due dimensioni fondamentali, essenziale ed esistenziale, a loro volta
ulteriormente determinate nelle loro proprietà necessarie e contingenti.
Si intuisce, dunque, che sebbene per Tommaso il rapporto con la propria
causa non entri nella definizione dell’ente15 e non è quindi analitico alla
maniera kantiana, tuttavia esso appartiene alla ratio entis. L’ente, infatti,
per il fatto che ha l’essere (e dunque ne partecipa senza possederlo di natu-
ra) non può non essere causato in quanto tale16. L’analiticità non è semanti-
ca ma, potremmo dire, ontico-trascendentale: essere ente significa metafisi-
camente partecipare all’essere e dipendere radicalmente da un “qualcosa”
di superiore che si pone come responsabile sia della dazione di tale essere,
sia della sua permanente conservazione (o eventuale nihilazione). Cioè:
senza causa l’ente non è (relativamente o assolutamente)17.
15
“Habitudo ad causam non intret definitionem entis quod est causatum” (S. Th., Ia, q.
44, a. 1, ad 1um).
16
“Ens non potest esse, quin sit causatum” (S. Th., Ia, q. 44, a. 1, ad 1um).
17
È questa, in sintesi, la conclusione cui giunge Fabro nel suo iniziale lavoro (attraverso
cui si è imposto nel panorama filosofico italiano degli anni ’30) sulla nozione di causa in
Tommaso d’Aquino (cfr. Fabro 1936). “Il principio di causa esige che l’essere che comincia,
che è contingente e soggetto alla generazione e alla corruzione, che si mostra imperfetto e fini-
to... dipenda da un altro essere, il quale, almeno sotto questo aspetto e nel medesimo tempo,
non cominci, non sia contingente... ma duri, sia necessario, semplice ed infinito [...] Ora il dire
che l’essere comincia, che è contingente equivale a dire che quell’essere non è l’Essere, la for-
ma pura di essere, ma solo una imitazione più o meno deficiente e lontana: in breve, si indica
che quell’essere è per partecipazione della forma pura. Ma un essere per partecipazione dice
relazione immediata all’essere per essenza: così appare fondata sia la sua possibilità logica (in-
telligibilità) come quella reale (ordine immediato d’esistenza): senza questa relazione
quest’essere non può presentarsi al pensiero né come oggetto definito né come soggetto di real-
tà. Chi negasse pertanto questa relazione (di dipendenza verso l’essere per essenza) dell’essere
per partecipazione, negherebbe i fondamenti per i quali esso è quello che è, e coi fondamenti
sarebbe tolto di mezzo l’essere stesso. Adunque chi nega il principio di causalità asserisce
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Francesco Panizzoli
l’impossibile (che l’essere per partecipazione non dipenda dall’essere per essenza) e
nell’ordine della conoscenza e nell’ordine del reale” (Fabro 1969, p. 43).
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Verso una ontologia formale “tommasiana”: la contro-implicazione stretta causale
3. L’ordine logico
L’implicazione materiale
→
1° 1 1 1
2° 1 0 0
3° 0 1 1
4° 0 0 1
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Francesco Panizzoli
→( → )
¬ →( → )
↠ ≝¬ ( ∧¬ )
18
Sostituiamo il simbolo originario di Lewis, ≺, con “↞↠”.
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Verso una ontologia formale “tommasiana”: la contro-implicazione stretta causale
↠
1° 1 1 1
2° 1 0 0
3° 0 1 1
4° 0 0 1
Il sistema S5
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Francesco Panizzoli
I mondi possibili (i cerchi del grafo) sono tra loro in una relazione di
equivalenza (le frecce esprimono le relazioni di accessibilità tra i mondi),
poiché sono riflessivi, simmetrici e transitivi, tutti con tutti: “per questo
motivo un modello come quello illustrato è detto modello totale” (Galvan
1990, p. 111). Si può capire, intuitivamente, perché esso sia il migliore gra-
fo per una interpretazione metafisica: esso esprime una totalità in atto di
mondi e relazioni che prescinde, in un certo senso, dalla “natura” di questi,
in cui dunque anche necessità e possibilità permangono ogni qual volta un
mondo “scompare” a favore di un altro.
S5 esprime il “sogno” di ogni attualismo metafisico, il “sogno” platoni-
co e il “sogno” hegeliano, tanto per citare i casi più emblematici, di una to-
talità di enti e relazioni in atto e necessarie.
La formalizzazione che tentiamo qui esplicita, invece, una istanza fon-
dazionale rispetto ad S5.
4. L’ordine causale
19
Per uno schema dei rapporti di inclusione cfr. Hughes, Cresswell (1996), pp. 367-368;
cfr. anche Galvan S. (1990), pp. 67-68.
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Verso una ontologia formale “tommasiana”: la contro-implicazione stretta causale
La contro-implicazione materiale
Innanzitutto scopriamo che nella grande tabella dei valori di verità esposta
nel Tractatus, viene definita una contro-implicazione materiale (“←”) con la
seguente tavola di verità20:
←
1° 1 1 1
2° 1 0 1
3° 0 1 0
4° 0 0 1
↞ ≝¬ ( ∧¬ )
↞
1° 1 1 1
2° 1 0 1
3° 0 1 0
4° 0 0 1
20
Cfr. Wittgenstein (1921, 5.101); Bochenski J. (1995, pp. 35-36).
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Francesco Panizzoli
Mentre in logica la verità della conseguenza non può fondare la verità della
premessa (= fallacia del conseguente) perché il vero può essere implicato dal fal-
so, in fisica [e, specifichiamo ulteriormente, in ontologia, N. d. A.] l’esistenza
dell’effetto suppone necessitativamente l’esistenza della causa, così da rendere
invertibile la relazione di implicazione materiale. (Basti 2002, p. 449).
5. L’assioma di fondazione
AF: (∀ )( ∈ ) ⇔ ( ↞ )
↞
1° 1 1 1
2° 1 0 1
3° 0 1 0
4° 0 0 1
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Verso una ontologia formale “tommasiana”: la contro-implicazione stretta causale
≝ | ↞ }
AG:(∀ )( ∈ ) ⇔ (∃ )( ↞ )
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Verso una ontologia formale “tommasiana”: la contro-implicazione stretta causale
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Francesco Panizzoli
8. KD45 ontico
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Verso una ontologia formale “tommasiana”: la contro-implicazione stretta causale
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21
Facciamo riferimento alle strutture dissipative caotiche, e alla Quantum Field Theory,
di cui non è possibile parlare in questa sede.
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Francesco Panizzoli
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