Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Il punto che qui ci interessa non è tanto che Booth registri una in-
cremento elefantiaco della bibliografia sulla metafora6, tale da deli-
neare la prospettiva di un futuro distopico dove gli studenti che se
ne occupano sono più numerosi degli abitanti del pianeta, né l’os-
servazione che lo stesso significato del termine metafora si sia am-
pliato oltremisura tanto da rasentare lo svuotamento («sicuramente
quando una parola può significare tutto, rischia di non significare
nulla»7). La ragione per cui abbiamo voluto prendere le mosse da
questo vecchio scritto è soprattutto la lucida e lungimirante lettura
della trasformazione in corso dello spazio disciplinare in cui la
metafora si colloca:
Sta di fatto che tutti noi siamo parte qui di un movimento
intellettuale, molto curioso, forse infine inspiegabile. Indi-
pendentemente da come la definiamo, la metafora sembra
stia occupando non soltanto il mondo degli umanisti ma
anche il mondo delle scienze sociali e naturali.8
3 — Ivi, p. 47. Traduzione mia, come sempre d’ora in avanti, salvo diversamente indicato. I
corsivi sono sempre del testo originale, salvo diversamente indicato.
4 — Ibidem.
5 — Ibidem. Questo divertente vaticinio ha goduto peraltro di ampia circolazione in
ambiente nordamericano, citato così spesso fino quasi a divenire un topos fra gli addetti ai
lavori.
6 — Ricordiamo del resto che già la rassegna bibliografica di W.A. Shibbles, Metaphor: an
Annotated Bibliography and History, Language Press, Whitewater (WI) 1971, conteneva
quattromila titoli.
7 — W. Booth, Metaphor as Rhetoric, cit., p. 48.
8 — Ibidem.
Sini: Cercarsi fra gli sciami 71
3. Interazione
Trattenendo ancora lo sguardo sulla seconda metà del secolo passa-
to, ricordiamo come i saggi, ormai considerati classici, di Max
Black10 abbiano prodotto un mutamento significativo rispetto agli
scenari disciplinari della tradizione retorico-letteraria. Lo studioso di
matematica e di logica affronta la metafora da una prospettiva emi-
nentemente epistemologica. L’idea di fondo, già tracciata da Ivor A.
Richards nella Filosofia della retorica (1936) e, secondo me, ancor
prima da Jurij N. Tynjanov in Il problema del linguaggio poetico
(1924)11, è quella dell’interazione semantica innescata nella fattispe-
cie dalla metafora e attivata dalla sua interpretazione. Il modello in-
terattivo di Black spazza via la concezione tradizionale del linguaggio
metaforico come opzione ornamentale o stilistica che subentra a
espressioni letterali di base, concezione diffusa nelle due varianti
sostitutiva e comparativa. Se «in un contesto dato» affermo, ponia-
mo, che Pietro è una tassa, secondo Black non sto né sostituendo con
il sostantivo tassa un altro aggettivo letteralmente equivalente per
colmare un vuoto del vocabolario o per abbellire l’effetto dell’espres-
sione, né paragonando l’oggetto tassa all’uomo Pietro in base a una
Ecco allora che «molti dei nostri concetti fondamentali, ivi com-
presi quelli che formano le basi dell’etica, della politica e della fi-
losofia, affondano le loro radici nel movimento e in altre esperien-
ze corporee a livello pre-riflessivo»20.
Il passaggio dal vissuto percettivo minimale al sistema concettuale
complesso si attua, secondo Lakoff e Johnson, proprio attraverso il
meccanismo della metafora. Semplicemente: «comprendiamo l’e-
sperienza metaforicamente quando usiamo l’elemento di un ambito
di esperienza per strutturare l’esperienza di un altro ambito»21.
La mente umana, scrive da parte sua Mark Turner, è costitutiva-
mente letteraria22. Molto prima di tradursi nella capacità di rico-
noscere o scrivere sonetti, la mente letteraria rinvia all’origine del
nostro modo di pensare e agire. L’immaginazione narrativa, l’orga-
nizzazione del mondo in storie, è lo strumento fondamentale del
pensiero. Con storia (story) Turner intende l’attività cognitiva pri-
maria che organizza la realtà: una storia è un evento o un’azione,
che coinvolge attori e oggetti. Le più elementari storie spaziali
sono secondo lo studioso americano il punto di partenza di tutte
le descrizioni possibili che si possono dare degli eventi; la cono-
scenza del mondo esterno si compie attraverso la proiezione
(projection) di storie. Una storia può essere proiettata su un’altra,
ovvero instaurare con essa un legame o un’intersezione, sulla base
di una struttura condivisa. Una storia di partenza (o sorgente –
source story) nota viene proiettata su altre storie di arrivo (o bersa-
glio – target stories) ignote che così diventano comprensibili.
18 — M. Johnson, The Meaning of the Body. Aesthetics of Human Understanding, The Uni-
versity of Chicago Press, Chicago 2007, pp. 11-12.
19 — Ivi, p. 26.
20 — Ibidem.
21 — G. Lakoff - M. Johnson, Metafora e vita quotidiana, cit., p. 182.
22 — M. Turner, The Literary Mind. The Origins of Thought and Language, Oxford
University Press, Oxford 1996.
Sini: Cercarsi fra gli sciami 75
25 — Ivi, p. 29.
26 — Ivi, p. 20.
27 — Ibidem.
28 — Cfr. J. Searle, Dell’intenzionalità. Un saggio di filosofia della conoscenza [1983], trad.
Sini: Cercarsi fra gli sciami 77
l’altro, con Booth, che già gli antichi retori riconoscevano nell’anima-
zione un tratto fondamentantale della metafora: «le buone metafore
di questo tipo sono attive, prestano l’energia delle cose animate a
qualunque cosa sia meno energetico o più astratto. Come dice De-
metrius, essi introducono “le cose inanimate in uno stato di attività
come se fossero animate”»29. E la trasformazione degli oggetti in so-
stanze animate rappresenta secondo Vico la nascita della metafora,
come abbiamo potuto leggere nell’esergo in apertura del nostro la-
voro. Insomma, il traslato è forma di conoscenza, meccanismo per
conferire senso e ordine al mondo; inoltre, come scrive Stefano Ca-
labrese, «più che concettualizzare il non-fisico in termini fisici, le
metafore ci aiutano a pensare l’amorfo nei termini di ciò che è for-
mato»30.
31 — G. Vico, Principi di scienza nuova d’intorno alla comune natura delle nazioni [1744],
in Id., Opere, a cura di A. Battistini, Mondadori, Milano 1990, vol. II, p. 588 (§ 405).
32 — E. Cassirer, Filosofia delle forme simboliche. 1. Il linguaggio [1923], trad. di E. Ar-
naud, La Nuova Italia, Firenze 19963.
33 — G. Lakoff - M. Johnson, Metafora e vita quotidiana, cit., p. 18.
34 — S. Calabrese, La metafora e i neuroni, cit., pp. 80 ss.
Sini: Cercarsi fra gli sciami 79
Mostrare come Bachtin abbia più volte indicato con luminosa evi-
denza la radice corporea dell’attività figurale oltrepassa i limiti di
questo lavoro. Resta il fatto che i legami che le proposte teoriche
degli studiosi cognitivisti mantengono con le tradizioni filosofiche
del passato sono molteplici e più fitti di quanto sembri talvolta a
un primo sguardo36.
gli amanti con gli scopi della vita ai viaggiatori che vanno alle desti-
nazioni, per produrre la mappatura metaforica Gli amanti sono viag-
giatori»55.
Ora la teoria neuronale della metafora, afferma Lakoff, offre un
modo molto diverso di pensare queste metafore. Il principio di
ottimizzazione si spiega molto più semplicemente con le caratteri-
stiche plastiche di massima efficienza del cervello (the brain is a
best-fit system)56.
Da un linguaggio all’altro, però, il salto c’è eccome, indipendente-
mente dalla maggiore economicità delle spiegazioni del secondo
rispetto a quelle del primo.
8. Ma poi? Ma noi?
Il punto è che l’oggetto di indagine ha assunto una complessità inat-
tesa tale da spingerci a voler trarre un bilancio dei vantaggi e benefi-
ci che abbiamo fino adesso ottenuto da siffatte nuove esplorazioni.
Ammettiamo pure che ora, dopo la rivoluzione della NTM, della
quale peraltro si sono presentate qui soltanto poche pallide tracce
sommarie, il meccanismo metaforico abbia trovato una chiarificazio-
ne soddisfacente. Ma siamo sicuri che proprio di questa chiarifica-
zione eravamo in cerca57? Resta tuttavia il dubbio, insolubile in que-
sta sede, di una irriducibile alterità degli strumenti e delle categorie
concettuali che tale rivoluzione offre58.
Resta poi l’impressione di avere smarrito l’orientamento, abbando-
nato i punti di riferimento. Certo, sentiamo battere la consapevolez-
za di continuare ineludibilmente a servirci di metafore concettuali
mentre parliamo di esplorazioni, diciamo di avere smarrito l’orienta-
mento, abbandonato i punti di riferimento. Ce lo aveva indicato a
suo tempo Giambattista Vico e spiegato Ernst Cassirer. Ora la con-
sapevolezza può divenire folgorante come una intuizione preziosa o
paralizzante come una coazione a ripetere59.
55 — Ibidem.
56 — Ibidem.
57 — «È indiscutibile, fra l’altro, che la metafora sia una forma di ragionamento, e di ragio-
namento creativo: ma non bisogna affrettarsi a sopprimere la sua opacità in nome di una
purezza noetica che essa ha rifiutato preliminarmente. Comprendere una metafora non di-
pende solo da un lavoro di pulitura e di scarto: qui il terriccio e il fango sono altrettanto
preziosi dell’ora». G. Bottiroli, Retorica. L’intelligenza figurale nell’arte e nella filosofia,
Bollati Boringhieri, Torino 1993, p. 52.
58 — Per uno scandaglio delle questioni teoriche e metodologiche che sorgono all’incontro
tra neuroscienze e scienze umanistiche, in particolare per una messa a punto dell’alternativa
tra monismo e possibilità di correlazione tra linguaggi e relative categorie biologiche e psi-
cologiche, rinvio alle illuminanti riflessioni di S. Ballerio, Neuroscienze e teoria letteraria. I.
Premesse teoriche e metodologiche, “Enthymema”, I, 2010, pp. 165-189; Id., Neuroscienze e
teoria letteraria. II. Un esperimento di lettura, “Enthymema”, II, 2010, pp. 207-246.
59 — Allo stesso modo avviene all’autocensura del decostruzionismo: obbligato a ripetere
che tutto quanto diciamo è già stato deciso dal logos occidentale, si condanna al silenzio o
alle perlustrazioni funamboliche dei bordi del logos.
Sini: Cercarsi fra gli sciami 85
Ciò che conta in realtà è che ci siamo accorti di una latitanza ingom-
brante: quella della letteratura. Non è un dato trascurabile, forse,
che delle 524 pagine dedicate alla metafora da The Cambridge Hand-
book of Metaphor and Thought solo le 24 scritte da Elena Semino e
Gerard Steen siano esplicitamente di argomento letterarario60. Ag-
giungiamoci anche le altre 13 di Yeshayahu Shen sulla metafora e le
figure poetiche61: restano comunque pochine.
Certamente, in questo nuovo aitante paradigma, se tale lo è davve-
ro, incontriamo molti studi estremamente attraenti che concernono
l’ottica letteraria (non specificamente, ma letteraria sì). Da pochi an-
ni vediamo prendere forma i nuovi settori, dichiaratamente interdi-
sciplinari, della retorica cognitiva e della stilistica cognitiva62.
Se poi, come abbiamo rilevato, problema cruciale nelle proposte
teoriche cognitiviste è rappresentato dall’iconismo (pensiamo ad
esempio al ruolo degli image schemas nelle teoria di Lakoff e Tur-
ner), non pochi altri suggerimenti preziosi ci giungono dalla rifles-
sione sull’immagine che in questo terreno ha trovato condizioni par-
ticolarmente propizie63. Davanti a noi si è ampliato notevolmente lo
spazio di discussione e ricerca intorno alle modalità espressive non
linguistiche, così che possiamo analizzare con dovizia di strumenti
di lettura le metafore multimodali e quelle espresse dai gesti e dai
movimenti del corpo64. Per non dire dell’ambito della neuronarrato-
logia che si interseca da molteplici lati con quello della retorica che
qui più ci riguarda65. Abbiamo infatti avuto modo di accorgerci che
la narratività è momento ereditario, o potenziale o in perpetuo inne-
sco, nel corpo della figura retorica. Lo aveva peraltro intuito anche
60 — E. Semino - G. Steen, Metaphor in Literature, in R.G. Gibbs (ed.), The Cambridge
Handbook of Metaphor and Thought, cit., pp. 232-246.
61 — Y. Shen, Metaphor and Poetic Figures, in R.G. Gibbs (ed.), The Cambridge Handbook
of Metaphor and Thought, cit., pp. 295-307.
62 — Mi riferisco in particolare al recente volume Alina Kwiatkowska (ed.), Texts and
Minds. Papers in Cognitive Poetics and Rhetoric, Peter Lang, Frankfurt am Main 2012. Vi
troviamo alcuni saggi interessanti, di carattere “applicativo”, e proprio per questo utili alla
varifica della tenuta dei fondamenti teorici su cui poggiano. Tra questi ricordo, per esem-
pio, oltre al saggio Metaphor and Poetic Creativity di Zoltán Kövecses, al quale torneremo
tra poco (cfr. infra, § 9), per esempio, il saggio di Paul Tenngart, Simultaneus Multiple
Frames in Charles Baudelaire’s «Les Fleurs du Mal», pp. 29-40.
63 — Cfr. ad esempio A. Benedek - K. Nyíri (eds.), Images in Language. Metaphors and
Metamorphoses, Peter Lang, Frankfurt am Main 2011; dove segnalo, fra altri degni di atten-
zione, il saggio di Kristóf Nyíri, Time As figure of Thought and As Reality, pp. 57-67.
64 — Queste tematiche sono oggetto di attenzione sia nel volume succitato a cura di
Benedek e Nyíri, sia del Cambridge Handbook of Metaphore and Thought, dove tutta la
parte IV è dedicata appunto a Metaphor in Non Verbal Expression (pp. 446-524; segnalo in
particolare, ma tutti i saggi sono comunque decisamente interessanti, le pagine di Alan
Cienki e Cornelia Müller su metafora e gesto: pp. 483-501). Anche Kövecses nel suo
manuale Metaphor. A Practical Introduction (Oxford University Press, Oxford 20102) non
tralascia di soffermarsi sui gesture studies e sull’indagine intorno alle realizzazioni di meta-
fore concettuali proposteci da musica, cinema e teatro, cartoni animati, pubblicità, simboli,
miti, perfino interpretazione dei sogni (pp. 63-73).
65 — Su questo cfr. il lavoro a cura di Stefano Calabrese, Neuronarratologia. Il futuro del-
l’analisi del racconto, Archetipolibri, Bologna 2009.
86
66 — P. Ricoeur, La metafora viva. Dalla retorica alla poetica [1975], trad. it di G. Grampa,
Jaca Book, Milano 1981. Mi piace ricordare qui Il cannocchiale aristotelico di Emanuele
Tesauro (cfr. per esempio la ristampa anastatica dell’edizione Zavatta, Torino 1670, Ed.
Artistica Piemontese, Savigliano 2000). In questa sorta di cosmologia della percezione, dove
tutto il mondo visibile e invisibile – dalle rime ai palazzi, dai sogni alla follia, dagli angeli ai
giochi da tavolo, dalle nuvole al battito di un ciglio – si traduce in arguzia, cioè in metafora,
il discorso vale sempre simultaneamente per il dire e per il vedere.
67 — Z. Kövecses, Metaphor. A Practical Introduction, cit., p. 49.
Sini: Cercarsi fra gli sciami 87
68 — Ibidem.
69 — Ivi, p. 51.
70 — Ivi, p. 52.
71 — Ivi, pp. 53-55, con riferimento a R.W. Gibbs, The Poetics of Mind. Figurative
Thought, Language and Understanding, Cambridge University Press, Cambridge 1994 e a
G. Lakoff - M. Turner, More than Cool Reason. A Field Guide to Poetic Metaphor, Chicago
University Press, Chicago 1989.
88
Bologna 1969; B. Mortara Garavelli, Manuale di retorica [1988], Bompiani, Milano 1997.
78 — Z. Kövecses, Metaphor and Poetic Creativity, cit., p. 13.
79 — Ivi, p. 15.
80 — Ivi, p. 16.
81 — Ivi, p. 17.
82 — Ibidem.
Sini: Cercarsi fra gli sciami 91
83 — Ivi, p. 17.
84 — Ivi, pp. 20-24.
85 — Ivi, pp. 24-25.
86 — W. Booth, Metaphor as Rhetoric, cit., p. 51.
92
91 — E. Semino - G. Steen, Metaphor in Literature, cit., p. 233 (ma cfr. pp. 232-246).
92 — Ibidem.
93 — Cfr. R. Tsur, Toward a Theory of Cognitive Poetics, North-Holland, Amsterdam 1992.
94 — M. Fludernik (ed.), Beyond Cognitive Metaphor Theory. Perspectives on Literary
Metaphor, Routledge, London 2011.
95 — Cfr. per esempio il saggio di El?bieta Chrzanowska-Kluczewska A Metaphor or a
Figure in Its Own Right? (pp. 35-36) in cui ai meccanismi di concettualizzazione in atto,
secondo la teoria cognitivistica, nell’attività metaforica, viene contrapposta l’idea di una piega
figurale e retorica della mente umana che si declina in una multiforme molteplicità di tropi.
94