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Esiste La Verità Oggettiva?

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5 dicembre
2018

Does Objective Truth exist?

Nessuna verità significa che tutto è


vero, no?
Ad alcune persone, può sembrare ridicolo
dire che la verità non esiste, perché da
quando eravamo piccoli, diamo per
scontato che la verità esiste realmente. Ma
tanti altri non vogliono affermare che c’è
una verità oggettiva che è universalmente
valida per tutti. Uno dei motivi per questo
è perché quando si chiede in giro che cos’è la verità, si sentono tante risposte diverse.
Ognuno la pensa al modo suo; nessuno ha ragione e nessuno ha torto. Si suscita anche
la questione della tolleranza: com’è possibile essere tolleranti quando si pensa di sapere
la verità e gli altri siano sbagliati? Così, tante persone sono giunti alla conclusione che la
verità oggettiva non esiste. Se si dice che non c’è niente che sia assolutamente “vero” o
“giusto,” si afferma effettivamente che tutto è “vero” e “giusto.” Se nessun’idea o nessuna
realtà è esclusivamente vera, bisogna ammettere che tutte le idee, nozioni e concezioni
della verità sono ugualmente valide e vere. Ciononostante, c’è qualcosa dentro di noi che
confuta questo concetto.

Se nessun’idea o nessuna realtà è esclusivamente vera, bisogna ammettere che tutte le


idee, nozioni e concezioni della verità sono ugualmente valide e vere. Click To Tweet
Mentre possiamo non essere d’accordo sulla natura della verità al livello spirituale o
religioso, è quasi impossibile negare le verità oggettive che esistono al livello fisico e
materiale. Nel momento in cui si comincia ad attraverso la strada, le macchine che
circolano costituiscono una verità oggettiva. O le macchine esistono o non esistono. Se
uno decide di attraverso la strada, deve osservare la situazione e agire in base alla realtà
che esiste indipendentemente da lui. Se la strada è piena di macchine che circolano ad
alta velocità, la verità che quella persona sarà investita se l’attraversa non può essere
vera e falsa allo stesso tempo. Se quella persona inizia ad attraversare la strada proprio
davanti a una macchina che corre veloce, non morirà e sopravvivrà allo stesso tempo. Ci
sono solo due possibilità che sono tutte e due esclusive: o è possibile attraversare la
strada o non è possibile. Se è vero che si può attraversare la strada senza essere investiti
da una macchina, non è vero che non si può attraversare la strada. Una di queste realtà
ne esclude l’altra.

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Per fare un altro esempio, immaginiamoci di fare una passeggiata in un bosco. Ci capita
di trovare dei funghi che stanno crescendo vicino a un albero. In questo caso, è possibile
che i funghi siano velenosi. È anche possibile che non siano velenosi. Ma non può essere
che siano velenosi e non velenosi allo stesso tempo. Se sono velenosi e tu li mangi, ti
ammalerai o forse anche morirai. Questa è una realtà che non dipende da te. Se i funghi
sono velenosi o se non sono velenosi, questo è un fatto che esiste non a causa delle tue
idee ma come una verità oggettiva. Sarebbe assurdo pensare che, anche se i funghi sono
velenosi, possiamo mangiarli solo se pensiamo che non lo siano.

L’aspetto della verità che bisogna sottolineare è semplicemente questo: la differenza tra
la verità oggettiva e la verità soggettiva è che la verità oggettiva non dipende dal soggetto
che la percepisce ma dall’oggetto che possiede determinate caratteristiche. Che i funghi
siano velenosi o non velenosi non dipende dalla persona che li vede ma dalla presenza e
dall’assenza di veleno. Se i funghi sono velenosi, lo sono indipendentemente dalle nostre
idee. Anche se tutte le persone del mondo pensassero che non siano velenosi, questo
non cambierebbe per niente il fatto che sono velenosi. Posso credere con tutta la mia
forza che non siano velenosi, ma nel momento in cui li mangio, sono nei guai.

la differenza tra la verità oggettiva e la verità soggettiva è che la verità oggettiva non
dipende dal soggetto che la percepisce ma dall’oggetto che possiede determinate
caratteristiche. Click To Tweet
Dall’altra parte, l’idea della verità soggettiva considera la verità come una realtà
determinata dal soggetto che la percepisce. In questo caso, la cosa che determina la
realtà è la mia idea della realtà. Se la penso così, così è per me. Se tu la pensi
diversamente, così è per te. Però, possiamo vedere subito l’assurdità di quest’idea. Due
persone che nello stesso momento devono decidere se attraversare la stessa strada o no
stanno davanti a una realtà oggettiva. La realtà non può essere diversa in base alle loro
idee. Forse una di loro pensa che ci siano delle macchine mentre l’altra pensa che non ci
sia nessuna macchina. Ma la realtà della situazione non dipende dalle loro percezioni ma
dalla situazione reale della strada. La verità non varia secondo le idee diverse delle due
persone. La verità è oggettiva perché esiste indipendente da quelle due persone e
sarebbe quella anche se tutte e due la negassero. Si può dire che la verità oggettiva è
esclusiva perché esclude tutte le altre possibilità. Se la strada è piena di macchine,
questo esclude la possibilità che non ci siano macchine. Se i funghi sono velenosi, questa
verità esclude la possibilità che non siano velenosi e che vada bene mangiarli.

Quest’idea dell’esclusività e dell’oggettività della verità s’applica a Dio?


A questo punto, uno potrebbe rispondere: “Sì, ammetto che ci sono alcune verità
oggettive nel mondo. Ma si parla dei fatti, di aspetti fisici e materiali del mondo. È diverso
quando si parla di Dio e della verità religiosa.” Per molti che accettano l’idea della verità
oggettiva nella maggior parte degli aspetti della vita, la possibilità che esista la verità
oggettiva ed esclusiva riguardo alle realtà spirituali e religiose è molto più difficile.
Secondo loro, esistono tante “verità” diverse e contrastanti di Dio, esistono tante “vie” per

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arrivare a Dio, e tutte sono ugualmente valide allo stesso tempo! Ma per noi che
vogliamo esaminare attentamente le questioni più importanti della vita, dobbiamo
considerare seriamente questo concetto del “pluralismo religioso.”

Prima di tutto, dobbiamo ricordarci che le diverse religioni del mondo non fanno le
stesse rivendicazioni sulla natura di Dio e della realtà spirituale. Non è neanche il caso
che tutte le religioni contribuiscano qualcosa di unico e di importante al quadro
complessivo della realtà spirituale. Ognuno dei sistemi religiosi mondiali fanno asserzioni
sulla natura di Dio e sulla vita dopo la morte che sono diametralmente opposte! Le
religioni del mondo si contraddicono esplicitamente.

Per esempio, il Buddismo dichiara che non esiste un Dio personale, mentre il
Cristianesimo sostiene che Dio è personale. Il Giudaismo considera Gesù solo come un
uomo, mentre il Cristianesimo lo ritiene il Messia e Dio incarnato! L’Islam insegna che
Gesù non fu crocifisso, mentre nel Cristianesimo, la crocifissione è il centro della fede.
Queste idee sono molte diverse tra di loro. Anzi, queste idee sono contraddittorie.
Quando i cristiani dicono che Gesù era il Messia e gli ebrei dicono che non lo era, ci si
trova di fronte a una questione di verità oggettiva. O Gesù era il Messia o non lo era.
Secondo una delle leggi basilari della logica che si chiama la legge del terzo escluso
(Tertium non datur), non esiste un’altra possibilità. O Gesù era il Messia o non lo era. O
Gesù era Dio nella carne o non lo era. Non poteva essere Dio e non Dio allo stesso
tempo. Quindi, non è possibile che sia i cristiani che gli ebrei abbiano ragione. Una di
queste due posizioni è vera e una è falsa.

Da questi esempi, dev’essere chiaro che le religioni non possono essere ugualmente
valide. Gli insegnamenti delle religioni mondiali sono contraddittori e gli esempi di
concordanza tra di essi sono veramente pochi. Se a questo punto qualcuno direbbe: “Ma
perché parli solo delle differenze? Forse contano di più le similitudini!” La mia risposta è
quest’obiezione è semplicemente questa: perché pensi che le similitudini siano più
importanti delle differenze? Se tu avessi un mal di testa e mi chiedessi un antidolorifico, e
se io ti dessi due pastiglie che sono uguali in colore, in profumo e in gusto, e ti dicessi
che non mi ricordo quale delle due è l’antidolorifico e quale è il cianuro, è ovvio che
vorresti sapere con certezza qual è la pastiglia giusta! Se io ti rispondessi di non
preoccuparti e che devi semplicemente scegliere una delle due perché ciò che conta di
più non è la differenza ma la similitudine, tu capiresti subito la stupidità di una tale
risposta. È chiaro che la cosa più importante è la differenza tra le due pastiglie! Anche se
hanno tutte e due lo stesso colore, la stessa forma, lo stesso gusto e lo stesso profumo,
una ti guarirà mentre l’altra ti ucciderà!

È forse possibile dire che tutte le religioni siano sbagliate, ma non è possibile dire che
tutte siano ugualmente valide quando tutte dichiarano cose completamente contrarie.
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Per quanto riguarda le religioni, la situazione è simile. Sono le differenze che contano di
più. È forse possibile dire che tutte le religioni siano sbagliate, ma non è possibile dire che
tutte siano ugualmente valide quando tutte dichiarano cose completamente contrarie.

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Nonostante questo, è molto comune nella nostra società sentire due idee della natura
della verità:

La verità non esiste


Prima, ci sono molti che sostengono che la verità oggettiva non esiste. Qui si tratta della
questione “ontologica.” “L’ontologia” ha a che fare che la natura o l’essenza dell’essere.
Quest’asserzione è che la natura della verità deriva dalla prospettiva del soggetto. L’essenza
della verità dipende dal punto di vista di ogni persona. Ciò che è vero per una persona non è
necessariamente vero per un’altra. Tutto dipende dal punto di vista dell’individuo. Tutto è
determinato dalla propria prospettiva.

La verità non può essere conosciuta.


Secondo, ci sono altri che dicono che, anche se la verità oggettiva esistesse, non la si potrebbe
sapere con certezza. Qui si tratta della questione “epistemologica.” “L’epistemologia” riguarda
la capacità umana di “sapere” qualcosa. Cerca di rispondere alla domanda: come si può
sapere la verità se esiste? La rivendicazione di molti è che non possiamo avere nessuna
certezza di quello che pensiamo di sapere. Nonostante l’esistenza della verità oggettiva, è
impossibile saperla, e quindi bisogna essere sempre scettici o agnostici.

Per tanti filosofi nella storia, il capire la verità è uno scopo irraggiungibile a motivo della
natura della verità e della nostra incapacità di comprenderla. Ma dobbiamo considerare
più attentamente queste due idee della verità. Dire che la verità non esiste è, in effetti,
una dichiarazione della verità. Per dire che la verità oggettiva non esiste, bisogna
affermare una verità oggettiva, cioè, la verità oggettiva non esiste. Ma questo si
autocontraddice. Se si dice che la verità oggettiva non esiste, o quest’affermazione è
oggettivamente vera o no. Se è vera, significa che contraddice se stessa: afferma e nega
l’esistenza della verità allo stesso tempo. Ma se non è vera, significa che è falsa! Quindi,
se tu mi dici: “Non esiste la verità oggettiva,” io ti chiederò: “È vero quello che hai appena
detto?” Se mi rispondi di sì, ti contraddici. Ma se mi rispondi di no, dici in effetti che
quello che dici è falso! Forse potresti provare a liberarti da questo dilemma dicendo:
“Non dico questo come una verità assoluta, ma solo come la mia opinione.” Ma se si
tratta solo della tua opinione, perché dovrei accettarla? Se mi ribatti che non si deve
imporre la propria verità ad altre persone, io ti risponderò: “Allora perché stai cercando
d’imporre la tua verità a me?”

Per quanto riguarda la seconda concezione della verità, anche qui ci si intrappola in una
contraddizione. L’idea che non si può sapere la verità è una verità che si crede di sapere.
Per dire che non si può sapere la verità, bisogna almeno sapere che non si può sapere la
verità! Di nuovo, questo concetto si autocontraddice. Se tu mi dici che è impossibile
sapere la verità, io ti chiederò: “Tu sai questo?” Se mi rispondi di sì, ti contraddici perché
affermi di sapere una verità che secondo te, nessuno può sapere! Ma se mi rispondi di
no, ti chiederò: “Perché allora sei così convinto che non si può sapere la verità? Se non sai
che non si può sapere la verità, perché dici che è impossibile? Perché non consideri le

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ragioni che io ti do per l’esistenza della verità?” Vedi l’assurdità? Come possiamo sapere
che non possiamo sapere? Se la certezza è impossibile, come si può essere certi che la
certezza è impossibile?

La verità non è tanto inafferrabile quanto alcuni dicono. La verità è persistente nel modo
in cui s’impone a noi. Per negarla, dobbiamo affermarla! Per evitarla, bisogna utilizzarla!
Mentre è chiaro che non possiamo sapere tutto ciò che c’è da sapere di una determinata
cosa, e mentre abbiamo tutti un punto di vista particolare, questo non significa che non
possiamo sapere niente veramente. Non è necessaria una conoscenza esauriente per
avere una conoscenza vera. Nel momento in cui ci allontaniamo dal concetto della verità
oggettiva conoscibile, finiamo inevitabilmente nella contraddizione e nell’assurdità.

Mentre è chiaro che non possiamo sapere tutto ciò che c’è da sapere di una determinata
cosa, e mentre abbiamo tutti un punto di vista particolare, questo non significa che non
possiamo sapere niente veramente. Click To Tweet
Non tutti adoperano quest’approccio del buon senso alla verità. A volte, anche i filosofi
più grandi sono stati molto scettici:

Andre Gide: “Credete a coloro che cercano la verità; dubitate di coloro che la trovano.”

Molly Ivins: “Io credo che l’ignoranza sia la radice di tutto il male. E anche che nessuno
sappia la verità.”

Albert Einstein: “La verità è ciò che supera la prova dell’esperienza.”

Buddha: “Non credete a qualcosa solo perché qualcuno saggio l’ha detto. Non credete a
qualcosa solo perché quella credenza è generalmente accettata. Non credete a qualcosa solo
perché viene detto nei libri antichi. Non credete a qualcosa solo perché è considerata di avere
un’origine divina. Non credete a qualcosa solo perché qualcun altro ci crede. Credete solo a
quello che voi stessi esaminate e giudicate come verità.”

Come siamo arrivati qui?


Come siamo arrivati a questo punto dove tanti grandi pensatori dubitano di qualsiasi
dichiarazione della verità? Perché la nostra società non vuole fidarsi di niente ma allo
stesso tempo vuole abbracciare tutto? Lo scopo di quest’articolo non è quello di fare una
lezione della storia della filosofia, ma possiamo sottolineare un fattore particolare. Si dice
che il nostro mondo è molto più piccolo di prima. Questo non vuol dire, ovviamente, che
le dimensioni fisiche della terra sono diminuite. Significa invece che le società e le culture
che prima erano più o meno isolate le une dalle altre, oggi sono molto collegate fra di
loro. A causa dei progressi tecnologici e la nostra capacità di comunicare velocemente in
tutte le parti del mondo, siamo in contatto con persone che vengono da tutto il mondo.
In questo periodo della storia, abbiamo più possibilità d’imparare le lingue, le tradizioni,
le filosofie, e le religioni di tutte le altre società del mondo. Così, ci viene da chiedere:
qual è la verità? È possibile saperla se esiste? Come possiamo pensare di avere ragione e
così escludere tutti gli altri punti di vista del mondo?

È importante ripetere che l’esistenza della pluralità non significa necessariamente il


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relativismo. Se vado in giro in centro e chiedo a diverse persone qual è la capitale dello
stato di Michigan negli Stati Uniti, solo perché sento tante risposte diverse non significa
che non ci sia una sola risposta giusta: Lansing. Quindi, bisogna stare attenti a non
commettere l’errore in cui confondiamo l’esistenza di diversi punti di vista con
l’inesistenza della verità oggettiva. Come nell’esempio precedente, solo perché non
siamo d’accordo su qual è la verità non significa che la verità non esista o che non possa
essere conosciuta.

Come possiamo sapere la verità?


Come possiamo noi, come individui, sapere se ciò in cui crediamo è vero? Che cos’è la
“conoscenza” e qual è il suo rapporto con la “fiducia”? Questa è una questione che i
filosofi trattano da sempre. Mentre non tutti sono d’accordo, la definizione di
“conoscenza” generalmente accettata è questa:

La conoscenza è una convinzione vera che è correttamente giustificata.


Che cosa vuol dire questa definizione? È molto importante capirla perché la nostra
conoscenza di tutte le cose (anche di questioni spirituali) dipende da questo fatto: se
abbiamo convinzioni vere che sono correttamente giustificate. Quindi, esaminiamo
questa definizione in maniera più approfondita.

“Convinzione”
Non è possibile “sapere” qualcosa se non si crede a quella cosa. Non posso “sapere” che
Dio esiste se non credo che Lui esiste. Quindi, la distinzione comune tra la “conoscenza”
e la “fede” è sbagliata. Se io so qualcosa veramente, ho fede che è così. Ma è anche vero
che la mia convinzione non basta; è insufficiente. È possibile avere una forte convinzione
che è sbagliata. È possibile credere che le cose siano così mentre non lo sono veramente.
Le persone che credono a qualcosa di falso possono essere convinte della verità di quella
cosa.

Perciò, è anche importante affermare che mentre la convinzione è necessaria alla


conoscenza, non è uguale alla conoscenza. Si può credere a qualcosa di falso, ma non si
può veramente sapere qualcosa di falso. Si può sapere di una falsità, ma ciò che si sa è
che è falso! Per sapere qualcosa veramente, bisogna sapere che è vero. Di conseguenza,
non si può sapere che qualcosa è vero se non è vero. In altre parole, possiamo sapere
qualcosa solo se non è falso.

“Vera”
Ci piace pensare che sappiamo la verità, ma forse ci troviamo in difficoltà se dobbiamo
definire che cosa significa la parola “verità.” Come la si può determinare? Nella storie,
diverse teorie sono state proposte che tentano di spiegare come si esamina, come si
considera e come si capisce la verità:

La teoria “pragmatica” della verità


La teoria pragmatica della verità sostiene che la verità sia ciò che funziona. Forse
abbiamo sentito dire: “Se per te funziona, va bene per te. Ma non funziona per me,

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quindi non è vero per me.” Questa teoria è stata promulgata nel film di Woody Allen che
s’intitola appunto Basta Che Funzioni. All’inizio, un tale approccio alla verità sembra
molto pratico. Se un’affermazione non ti funziona, non è vera per te.

Il problema, però, con questa teoria è che non riesce a comprendere tutti gli aspetti della
vita. Per esempio, che cosa possiamo dire della morte? La morte non è pratica. La morte
non “funziona” per noi nel senso indicato prima. La morte non ci va bene. Eppure, è
senz’altro vera. È la realtà che tutti gli esseri umani devono prima o poi affrontare,
nonostante i nostri sforzi migliori per evitarla.

Un altro esempio di come questa teoria non “funziona” è che ci sono tante cose che non
sono vere ma sono pratiche ed utili, come una bugia. Una bugia può essere molto utile
per liberarmi da qualche situazione spiacevole. Può aiutarmi ad evitare le conseguenze
delle mie azioni. Ciononostante, la mia bugia non è vera! Una bugia, per definizione, è
falsa! Ma secondo la teoria pragmatica della verità, se la bugia mi è utile, è vera! Perciò, è
chiaro che la teoria pragmatica non può essere quella giusta. Secondo la teoria, solo
quello che funziona è vero. Ma siccome la teoria non funziona sempre, secondo la sua
propria definizione, dev’essere falsa.

La teoria “empiristica” della verità


Secondo la teoria empiristica, la verità è ciò che si può imparare e dimostrare attraverso i
cinque sensi fisici. Il fattore principale nel sapere e nel capire la verità è la nostra
esperienza. Le persone che vivono secondo questa teoria dicono cose come: “Ci crederò
se lo vedo,” oppure “Io so che è così perché l’ho vissuto personalmente!” Mentre questa
teoria ci può sembrare convincente, alla fine si dimostra molto problematica.

Prima di tutto, i nostri sensi non ci riportano fatti bruti, ma delle esperienze che
dobbiamo interpretare. Una persona può mangiare un’arancia e dire che è dolce, mentre
un’altra persona può assaggiare la stessa arancia e dire che è aspra. Chi dice la verità? In
tutti e due i casi, le persone dicono quello che hanno imparato attraverso l’uso dei loro
sensi, ma la verità è diversa. Se abbiamo solo i nostri sensi per determinare la verità, ma
se attraverso le nostre sensazioni arriviamo ad affermazioni della verità completamente
contraddittorie, chi può dire di avere ragione?

Un altro problema ancora è che la teoria è troppo riduttiva. Noi sappiamo una gran parte
di quello che sappiamo non perché l’abbiamo sperimentata con i nostri sensi. Ci sono
tante cose che sappiamo senza poterle giustificare con esperienze dirette. Il noto filosofo
William Lane Craig menziona cinque cose di cui abbiamo la conoscenza ma che non
possiamo dimostrare con i sensi: la logica e la matematica, le verità metafisiche, le
convinzioni morali, i giudizi estetici, e la scienza. Un altro esempio è la storia. Sappiamo
tutti che Leonardo da Vinci dipinse la Gioconda. Ma nessuno di noi ha visto Leonardo
creare il suo capolavoro. Questo è un fatto che sappiamo, ma non lo sappiamo tramite i
nostri cinque sensi. Siamo convinti di questa realtà ma non in base alle nostre sensazioni
ed esperienze. Se ragioniamo bene, dobbiamo ammettere che ci sono tante cose che
sappiamo non per mezzo dei nostri sensi. Quindi, come teoria della verità, la teoria
empiristica fallisce completamente.
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La teoria “emotiva” della verità
La teoria emotiva dice che la verità si basa sulle nostre emozioni e sui nostri sentimenti.
Secondo questa teoria, quando affermiamo una verità, non affermiamo qualcosa che è
realmente vero, ma esprimiamo solo i nostri atteggiamenti emotivi. Anche
quest’approccio alla verità è comune, perché ci sono tante persone che dipendono dalle
loro emozioni per scoprire la verità di una certa situazione o questione. Secondo questa
teoria, non voglio credere a qualcosa non perché sono convinto della sua falsità ma solo
perché non mi fa sentire bene.

Come le altre teorie, anche questa è molto difettosa. Quante volte abbiamo dovuto
lottare per convincere noi stessi che le nostre emozioni non rispecchiano la verità ma
solo lo stress o la stanchezza del giorno? Quante volte, dopo aver dormito bene, ci
alziamo con un umore e un punto di vista completamente diversi? Quante volte le nostre
emozioni hanno contraddetto ciò che sapevamo che era la verità?

Abbiamo sentito parlare di (o forse conosciamo) persone che hanno paure irrazionali.
Queste paure non sono delle indicazioni giuste della verità. Forse si sa che il modo più
sicuro di viaggiare è in aereo, e che molte più persone vengono uccise ogni anno in
incidenti stradali che in disastri aerei, eppure si può avere una paura molto più grande di
viaggiare in aereo che in macchina. Oppure, ti dico che nel mio portafoglio, ho cento
euro. Come ti possono aiutare le tue emozioni per determinare se questo è vero o no?
Le tue emozioni non ti possono dire niente della verità di quello che dico. Io conosco
personalmente persone che hanno preso delle decisioni solo in base ai loro sentimenti,
ma le loro decisioni erano completamente sbagliate e queste persone sono finite nei
guai, senza soldi, divorziate, ecc. Questa teoria non è per niente un buon metodo per
determinare la verità!

La teoria della “corrispondenza” della verità


La classica definizione della parola “verità” è quella che usiamo tutti i giorni anche
inconsapevolmente. Il grande filosofo Aristotele la definì in questo modo: Se si dice, “È
così,” ed è così, e se si dice, “Non è così,” e non è così, si dice la verità. Se si dice, “È così,”
ma non è così, o se si dice, “Non è così” ma è così, non si dice la verità. Questo si chiama
la “corrispondenza.” In altre parole, un’affermazione è vera solo se corrisponde alla
realtà. Per esempio, se io dico che c’è qualcuno in cucina, quest’affermazione è vera solo
se c’è veramente qualcuno in cucina. Se c’è qualcuno in cucina, la mia affermazione
“corrisponde” alla realtà della situazione. Perciò, è un’affermazione della verità.

A questo punto, bisogna notare che la nostra definizione della “conoscenza” è ancora
insufficiente. Proprio come non basta la convinzione di una cosa per avere la conoscenza
di quella cosa, non basta neanche che quella cosa sia vera per averne la conoscenza.
Perché? Si può credere a qualcosa, e quella cosa può essere vera, ma è ancora possibile
non sapere quella cosa. Per esempio, posso immaginare che in questo momento, Brad
Pitt sta giocando a golf. Con tanti sforzi, riesco a convincermi che ci stia giocando
veramente. Così, credo che in questo momento, Brad Pitt stia giocando a golf. Ora,
mettiamo che in questo momento, Brad Pitt sta veramente giocando a golf. In questo

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caso, ho la convinzione di questo. Inoltre, ciò di cui sono convinto è vero. Ma posso
veramente dire che so questo? In questo caso, il problema è che non ho nessuna
giustificazione per la mia convinzione. Non posso verificarla. È solo per pura coincidenza
che la mia convinzione corrisponde alla realtà della situazione.

Secondo la classica definizione della conoscenza, non ho una vera conoscenza di questo
fatto. Per sapere qualcosa veramente, ci dev’essere più della coincidenza. Bisogna che ci
sia la prova che la realtà è così. Bisogna avere una giustificazione, un modo per
dimostrare che la mia convinzione corrisponde alla realtà. La conoscenza non è solo una
convinzione vera, ma è anche una convinzione vera che è correttamente giustificata. Se
avessi visto Brad Pitt giocare a golf, la mia conoscenza sarebbe stata correttamente
giustificata.

Per sapere qualcosa veramente, ci dev’essere più della coincidenza. Bisogna che ci sia la
prova che la realtà è così. Bisogna avere una giustificazione, un modo per dimostrare che
la mia convinzione corrisponde alla realtà. Click To Tweet
“Correttamente giustificata”
Quale tipo di prova è sufficiente per giustificare correttamente la conoscenza? Vogliamo
essere persone razionali e ragionevoli che hanno convinzioni razioni e ragionevoli.
Sappiamo che la ragione ci può guidare alla verità. Quindi, la nostra domanda è: che cosa
è necessario per avere una giustificazione razionale? Vorrei proporvi un concetto che
viene dal sistema legale, ed è quello della “sufficienza probatoria.”

La “sufficienza probatoria” significa che bisogna accettare una nuova credenza solo se
l’evidenza che ne conferma la verità supera di gran lunga l’evidenza che conferma la
credenza attuale. Questo è lo standard che dovrebbe esistere in tribunale, anche se la
realtà è a volte diversa. Bisogna cominciare con lo presupposto che l’imputato è
innocente. Questa è la prima credenza che bisogna avere finché non c’è l’evidenza
sufficiente che “supera di gran lunga” quella che indica l’innocenza dell’imputato. Se si
verifica questa “sufficienza probatoria,” il tribunale è giustificato nel dichiarare l’imputato
“colpevole.”

È anche importante precisare che la sufficienza dell’evidenza non ha tanto a che fare con
la quantità dell’evidenza quanto la qualità dell’evidenza. Per esempio, io potrei avere la
vera convinzione che è correttamente giustificata che Brad Pitt ha giocato a golf oggi per
una sola ragione: oggi io ho giocato a golf con lui! Quest’unica evidenza, che si basa sulla
mia testimonianza oculare, mi sarebbe sufficiente per sapere questo fatto. Ma sarebbe
anche vero che potrei avere questa conoscenza anche se non l’avessi visto con i miei
occhi. Se Brad Pitt fosse stato via per tre ore, se fosse ritornato con le mazze da golf, se
poi avesse ricevuto una telefonata dicendogli che aveva dimenticato i suoi occhiali da
sole alla quarta buca del percorso e mi avesse fatto vedere la sua scheda segnapunti, io
avrei abbastanza evidenze indiziarie per giustificare correttamente la mia vera
convinzione che oggi, Brad Pitt ha giocato a golf. A volte, basta una sola evidenza fisica e
diretta (come la testimonianza oculare). In altri casi, servono delle prove indiziarie
cumulative che nel loro insieme giustificano la convinzione.

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Per riassumere, abbiamo visto che la “conoscenza” consiste in una convinzione vera che
è correttamente giustificata. La conoscenza è una credenza che corrisponde alla realtà e
che possiede la sufficienza probatoria. In base a tutto questo, dev’essere chiaro che (1) la
verità esiste, e (2) si può sapere la verità in maniera sufficiente e giustificata.

La verità biblica della verità


Se la verità oggettiva non esiste, o se non la si può sapere, nessun’affermazione della
verità ha valore. Abbiamo considerato la prova filosofica dell’esistenza della verità
oggettiva, ma possiamo fare ancora di più. Gesù stesso affermò che la verità esiste e che
si può sapere questa verità. Per esempio, il vangelo di Giovanni riporta queste parole di
Gesù:

Gesù stesso affermò che la verità esiste e che si può sapere questa verità. Click To Tweet
Giovanni 8:31-32
Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: ‘Se perseverate nella mia parola,
siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi.’”

Giovanni 17:15-19
“Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno. Essi non sono del
mondo, come io non sono del mondo. Santificali nella verità: la tua parola è verità. Come tu
hai mandato me nel mondo, anch’io ho mandato loro nel mondo. Per loro io santifico me
stesso, affinché essi siano santificati nella verità.”

Nella Bibbia, Dio parla anche del fatto che noi siamo inclini a dubitare della verità,
persino della verità della verità! Dio non si sorprende di questa nostra tendenza, ma
c’invita a riconoscere che la verità oggettiva esiste, anche riguardo a realtà spirituali:

2 Timoteo 4:2-5
“Predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera,
esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza. Infatti verrà il tempo che non sopporteranno
più la sana dottrina, ma per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo
le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole. Ma tu sii
vigilante in ogni cosa, sopporta le sofferenze, svolgi il compito di evangelista, adempi
fedelmente il tuo servizio.”

1 Tessalonicesi 1:9
“Perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete
convertiti dagl’idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero.”

3 Giovanni 1-4
“L’anziano al carissimo Gaio, che io amo nella verità. Carissimo, io prego che in ogni cosa tu
prosperi e goda buona salute, come prospera l’anima tua. Mi sono rallegrato molto quando
sono venuti alcuni fratelli che hanno reso testimonianza della verità che è in te, del modo in
cui tu cammini nella verità. Non ho gioia più grande di questa: sapere che i miei figli
camminano nella verità.”

Come si vive in un mondo che nega la verità?


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Non è raro che nelle aule universitarie, gli studenti cristiani vengono sfidati dai loro
professori non credenti. A volte, queste sfide assumono la forma di un attacco ad
hominem: il credente viene accusato di essere arrogante, critico e bigotto perché crede
di sapere la verità. Come può un credente pensare che la sua verità sia l’unica? Non è più
umile e tollerante l’idea che tutti i punti di vista siano ugualmente validi e che spetti a
ogni individuo determinare la propria verità?

Abbiamo già visto che un tale concetto è completamente contraddittorio, perché afferma
ciò che nega. L’asserzione che la verità oggettiva non esiste è di per sé un’asserzione
della verità oggettiva, perché afferma che almeno la frase “la verità oggettiva non esiste”
è oggettivamente vera. Si dice in effetti: “È assolutamente vero che la verità assoluta non
esiste.” La realtà è che tutti noi sappiamo di vivere in un mondo governato da alcune
verità oggettive. Il professore universitario che insegna l’inesistenza della verità oggettiva
dimostra di credere nell’esistenza della verità oggettiva quando dice ai suoi studenti di
arrivare in orario alla lezione. Questo stesso professore dà ai suoi studenti certi libri che
devono leggere per il corso. Gli studenti non sono liberi di scegliere qualsiasi libro che
vogliono; devono leggere quelli che il professore ha determinato. Questo stesso
professore dà anche degli esami ai suoi studenti. Questi esami fanno domande a cui ci
sono risposte giuste e risposte sbagliate. Se la verità oggettiva non esistesse, non
sarebbe possibile valutare un esame degli studenti, perché tutte le loro risposte
sarebbero ugualmente valide anche se fossero completamente contraddittorie o
contrarie alle risposte “giuste.” Non sarebbe possibile dire che, per 2 + 2, la risposta
giusta è “4” e che tutte le altre risposte sono sbagliate.

Inoltre, l’esistenza del professore è dovuta a una serie di verità oggettive che si possono
trovare nel suo DNA! Il colore dei suoi occhi, il colore dei suoi capelli, il suo sesso e un
gran numero di altre caratteristiche fisiche sono stati determinati dalle informazioni
oggettive nel suo DNA. Se si chiedesse al professore se lui ha mai sbagliato nella sua vita,
la sua risposta sarebbe positiva. Prima o poi, tutti gli esseri umani sbagliano. Ma in un
universo privo della verità oggettiva, sarebbe assurdo parlare di “sbagli” o di “errori,”
perché non ci sarebbe nessuno standard oggettivo secondo il quale si potrebbero
valutare le scelte, le azioni e i comportamenti umani. Non potremmo mai giudicare e
condannare le azioni più malvagie come il genocidio, l’abuso sessuale, e la tortura.
Queste cose non sarebbero sbagliate per tutti; spetterebbe a ogni individuo o a ogni
società determinare se queste cose devono essere incoraggiate o condannate. Se la
verità oggettiva non esistesse, non potremmo neanche migliore o peggiorare. Potremmo
solo cambiare.

È vero che a volte può essere molto difficile determinare qual è la verità. Alcune verità,
come 2 + 2 = 4, sono facili da capire. Altre volte, come in questioni morali, la verità non è
sempre facilmente compresa. Però, solo perché può essere difficile sapere la verità non
significa che non esista. Se Einstein non avesse creduto nella verità oggettiva, avrebbe
smesso di fare tutte le sue fatiche scientifiche prima di scoprire la sua teoria della

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relatività. Ma solo perché questa teoria era molto complessa e difficile non significava
che non fosse vera. Significava che ci voleva tanta disciplina e un grande desiderio per
scoprirla.

L’importanza del fare le domande giuste


Talvolta, le difficoltà che abbiamo nello scoprire la verità sono dovute al fatto che stiamo
facendo le domande sbagliate. Spesso non riusciamo a capire qual è la verità oggettiva di
una certa situazione proprio per questo. Ho sentito la storia di un professore che provò
a risolvere un dibattito tra un altro professore e un suo studente. Il professore fece una
semplice domanda allo studente. Gli chiese: “Se ti facessi vedere un’altissima torre e poi
se ti dessi un barometro e ti chiedessi di misurare l’altezza della torre, come lo faresti?” Il
professore cercava una risposta specifica, cioè, che si può usare il barometro per
misurare la pressione atmosferica all’apice della torre e anche alla sua base e poi
calcolare la distanza tra i due punti. Lo studente era molto creativo nella varietà di
risposte che propose, ma non trovò la soluzione che il professore voleva. Lo studente
riuscì con altri modi a determinare correttamente l’altezza della torre, ma non scoprì la
sola soluzione che il professore cercava. Perché? Il professore aveva fatto la domanda
giusta ma nel modo sbagliato. Non l’aveva posta in maniera abbastanza specifica per
permettere allo studente di trovare la risposta giusta. Di conseguenza, sentì tante
possibilità diverse da parte dello studente senza mai sentire quell’unica risposta che
voleva.

In modo analogo, anche noi siamo sovente troppo generici nella nostra ricerca della
verità. Forse facciamo domande che non sono abbastanza specifiche. Altre volte,
facciamo le domande completamente sbagliate! Se iniziamo con domande errate, non
possiamo pensare di poter trovare le risposte giuste! Se la questione più grande della
vita riguarda come possiamo trovare la felicità, la soddisfazione o un senso di significato
nella vita, forse troveremo tanti modi diversi (e alcuni spirituali) per ottenere queste
cose. Di solito, le risposte che troviamo ci portano solo delle soddisfazioni temporanee.
Ma se questa è la nostra domanda fondamentale, dobbiamo accorgerci che non è
abbastanza specifica. È una domanda legittima, ma non è sufficientemente precisa. La
felicità e la soddisfazione sono questioni secondarie rispetto a un’altra questione molto
più importante: qual è la verità dell’esistenza e del carattere di Dio? Personalmente, a me
non interessano tanto la felicità e la soddisfazione, perché nella vita queste cose durano
troppo poco. Mi sveglio felice la mattina, ma quando un altro autista che mi taglia la
strada, mi ruba la mia felicità. Questo mese sono soddisfatto della mia vita, ma forse nel
mese successivo io perderò il lavoro e rimarrò senza soldi. Ciò che m’interessa di più è di
trovare qualcosa di solido, di stabile e di duraturo nella mia vita a cui mi posso
aggrappare anche nei momenti difficili. Io voglio sapere la verità oggettiva del Dio che
esiste veramente, perché questa verità ha un significato infinito ed eterno. Non riguarda
solo la mia vita attuale, ma anche ciò che mi succederà dopo la morte e per tutta
l’eternità.

La felicità e la soddisfazione sono questioni secondarie rispetto a un’altra questione


molto più importante: qual è la verità dell’esistenza e del carattere di Dio? Click To Tweet
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Ci potrebbe essere una sola vera via?
Siccome la verità non è una questione di preferenza personale o di scelta individuale ma
della realtà oggettiva, è confortante sapere che ciò che è vero oggi sarà vero anche
domani. Ma c’è un motivo per cui tante persone vogliono negare l’esistenza della verità
oggettiva. Gesù disse:

Giovanni 3:19-21
“Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla
luce, perché le loro opere erano malvagie. Perché chiunque fa cose malvagie odia la luce e
non viene alla luce, affinché le sue opere non siano scoperte; ma chi mette in pratica la verità
viene alla luce, affinché le sue opere siano manifestate, perché sono fatte in Dio.”

Anche Gesù dovette affrontare delle persone che non credevano nella verità oggettiva.
Queste persone vivono nel mondo sin dall’inizio, anche se ce ne sono più oggi che
accettano l’idea del relativismo che nelle generazioni passate. Ma in Giovanni 14:6, Gesù
disse francamente: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per
mezzo di me.” È ingiusto questo? È intollerante o arrogante? Come può essere Dio
amorevole quando sembra limitarci a una sola vita per essere salvati?

Se consideriamo la storia del nostro rapporto con Dio, ci rendiamo conto che in realtà,
Lui ci ha dato una grandissima quantità di opportunità! Pensiamo alla storia della Bibbia:
abbiamo rifiutato la sua offerta di grazia e di amore nel giardino di Eden in Genesi 3,
preferendo vivere secondo i nostri desideri invece dei suoi. La storia d’Israele narrata
nell’Antico Testamento è un microcosmo di tutte le nostre vite, perché noi, come loro,
sappiamo quali sono i nostri doveri morali nei confronti di Dio, eppure abbiamo scelto
tutti noi di disubbidire e di ribellarci a Lui. Come l’apostolo Paolo spiega in Romani 1:20-
23, 32:

“Infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin
dalla creazione del mondo, essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono
inescusabili, perché pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno
ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è
ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del
Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile…Essi, pur conoscendo che
secondo i decreti di Dio quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto le fanno,
ma anche approvano chi le commette.”

Qui Paolo parla di ognuno di noi. Nessuno di noi ha mai amato Dio come dev’essere
amato. Nessuno di noi ha mai onorato o glorificato Dio come dev’essere onorato e
glorificato. Nessuno di noi ubbidisce perfettamente a tutti i suoi comandamenti. Alla luce
della nostra colpevolezza davanti a Dio, non dovremmo scandalizzarci che c’è una sola
via, Gesù, per essere salvati. Dovremmo essere stupiti che esiste questa via! Di nuovo,
Paolo spiega in Romani 3:3-4:

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“Che vuol dire infatti se alcuni sono stati increduli? La loro incredulità annullerà la fedeltà di
Dio? No di certo! Anzi, sia Dio riconosciuto veritiero e ogni uomo bugiardo, com’è scritto:
‘Affinché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole e trionfi quando sei giudicato.’”

Dio non è obbligato a salvarci. Il fatto che possiamo avere il perdono dei nostri peccati e
ottenere la vita eterna è dovuto solamente alla sua grazia e al suo amore. Perciò, non
dobbiamo accusare Dio di essere ingiusto. Dobbiamo ringraziarlo con tutto il nostro
cuore per averci dato una vita per essere perdonati e dichiarati giusti ai suoi occhi!

Romani 3:23-24
“Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la
sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.”

Se hai ancora delle difficoltà nell’accettare l’idea che c’è un solo vero Dio e una sola via
per arrivare a Lui, chiediti perché. Non ti sembra giusto, anche se tu sei colpevole davanti
a Dio e sei degno solo del giudizio? È perché vuoi pensare di essere in controllo del tuo
destino? Voglio incoraggiarti a pregare Dio e chiedergli di aiutarti a comprendere la verità
di chi è e di come si può arrivare a Lui. Dio è misericordioso ed è paziente verso coloro
che lo cercano sinceramente.

Se non siamo disposti ad accettare il fatto che la verità oggettiva esiste, non
cominceremo mai la ricerca che alla fine ci porterà a Dio. Click To Tweet
La vita in mezzo alle menzogne
Ora, dobbiamo vivere diversamente dal mondo in cui ci troviamo. Bisogna accettare la
realtà che la verità oggettiva riguardo a Dio esiste. Bisogna veramente cercarla. Se non
siamo disposti ad accettare il fatto che la verità oggettiva esiste, non cominceremo mai la
ricerca che alla fine ci porterà a Dio. Dobbiamo vivere una vita di verità in mezzo a un
mondo di menzogne, un mondo che vuole convincerci che la verità non esiste o che non
la si può sapere.

J. Warner Wallace è un detective di polizia, Senior Fellow presso il Colson Center per
Christian Worldview, e docente di Apologetica presso la Biola University di Los Angeles. È
autore di Cold-Case Christianity, God’s Crime Scene, and Forensic Faith.

Altri articoli in italiano QUI. Traduzione originale QUI.

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