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BIOETICA: Una questione di

vita o di morte
Una delle tematiche molto rilevanti della Bioetica è
l’eutanasia.

Il termine eutanasia deriva dal greco εὔ-, bene, e


θάνατος morte, quindi letteralmente “buona o dolce
morta”.

L’atto di eutanasia viene praticato solo su pazienti che


hanno una condizione patologica di profonda
sofferenza e soprattutto irreversibilità.

In genere i pazienti sono stanchi di procrastinare la


loro morte e protrarre inutilmente la sofferenza di un
propinquo; quindi, per questo movente, decidono di
porre fine alla loro vita nel modo più sereno e
dignitoso possibile.

Di conseguenza esistono due scuole di pensiero:

 Pro-life, dove pensano che togliere la vita ad un


essere umano sia moralmente sbagliato, anche se
è per un valido motivo. Quindi andare incontro
all’eutanasia è un crimine a tutti gli effetti.
 Invece, alcuni sostengono l’autodeterminazione e
l’autonomia del singolo individuo e che debba
scegliere le sorti della propria vita.

Infatti, queste due posizioni si definiscono


“disponibilità e indisponibilità per la vita”, mentre
alcuni credono che alcuni stati come quello vegetativo
sia definibile di “non-vita”, secondo il principio di vita
biologica e vita biografica non siano sempre
sovrapponibili.

Il termine eutanasia racchiude delle differenze:

 La prima differenza principale è tra eutanasia


attiva e passiva (o omissiva) che si distinguono
dal suicidio assistito:
o L’eutanasia attiva il medico causa la morte
del paziente tramite un’iniezione letale.
o Al contrario, abbiamo l’eutanasia passiva dove
il medico interrompe delle terapie salvavita,
come ad esempio il tipico staccare la spina,
senza dimenticare che ciò può avvenire solo
salvo certe condizioni.
o Dunque, nel suicidio assistito il medico è
complice della morte del paziente anche se la
scelta spetta al paziente stesso.

Ora si cela l’arcano della responsabilità morale, dove


la questione principale è quella della causalità ovvero
la linea causale tra causa ed effetto.

Nel caso dell’eutanasia attiva, la linea causale va


dall’azione del medico alla morte del paziente, lo
stesso vale anche per il suicidio assistito, solo che in
questo caso rientra l’azione del paziente.
Al contrario, l’eutanasia passiva va dalla condizione
clinica del paziente fino alla sua morte per via del suo
quadro compromesso.

L’argomentazione della causalità sembra


apparentemente inoppugnabile, ma fu il filosofo
morale Rachels che sviluppa nel 1975 una
argomentazione che sostiene il contrario:

 L’argomentazione è quella della nonna e del nipote,


dove il nipote sarà impersonificato dal signor
Giovanni mentre la nonna del nipote sarà
impersonificata dalla signora Elizabeth; inoltre, le
intenzioni del signor Giovanni sono espansionistiche
verso l’eredità della nonna Elizabeth; infatti, tale
fatto porta il signor Giovanni a decidere di disfarsi
della nonna.
 Il primo caso dell’argomentazione afferma che
mentre la nonna Elizabeth sta facendo il bagno,
il nipote Giovanni entra e la affoga e fa poi
passare tutto come un incidente, e raggiunge il
suo scopo accaparrandosi l’eredità.
 Mentre l’altro caso è quello dove la nonna sta
facendo il bagno, e per sbaglio cade e affoga,
così il nipote entra e ignora volontariamente la
scena per poter ottenere anche in questo caso
l’eredità.

Ora siamo davvero sicuri che c’è una differenza nella


responsabilità morale nei due casi?
Rachels argomenta di no, perché le intenzioni (quelle
di uccidere la nonna) sono le stesse, i motivi (l’eredita)
sono gli stessi e le conseguenze (la morte della nonna)
sono anch’esse le stesse.

Possiamo dunque dedurre che le argomentazioni di


Rachels sono assimilabili al caso dell’eutanasia;
quindi, non c’è una differenza fra eutanasia attiva e
passiva, anzi in entrambi i casi il dottore fa un’azione,
e soprattutto se si ammette l’eutanasia passiva
bisogna ammettere per coerenza anche l’eutanasia
attiva.

 La seconda distinzione è quella tra eutanasia


volontaria e non volontaria.
o L'eutanasia volontaria è quella in cui il
soggetto è libero di scegliere volontariamente
per sé stesso.
o l'eutanasia non volontaria è quella in cui il
soggetto non può decidere per sé stesso,
perché ad esempio si trova in una condizione
di incapacità di intendere e di volere quindi
terze persone devono prendere questa
decisione per lui.

Se noi sosteniamo la prospettiva della indisponibilità


della vita, questa distinzione in realtà non è
particolarmente importante, perché in qualsiasi caso
la vita, non ce ne disponibile e in qualsiasi caso
faremo un atto moralmente illecito.
Al contrario, se noi sosteniamo la prospettiva
dell’autonomia e della autodeterminazione dove la
volontarietà è quella che fa tutta la differenza; Infatti,
in tutti gli stati in cui l'eutanasia è legale si richiede
che questa volontà venga accertata perché lo stato
riconosce la vulnerabilità del soggetto in queste
situazioni e riconosce anche l'irreversibilità del gesto.

Il testamento biologico o disposizioni anticipate è


caso molto particolare perché sembra che non abbia
controversie, ma in realtà ne ha moltissime.

Quindi, il biotestamento è un documento legale


compilato da una persona per specificare i trattamenti
sanitari per una eventuale difficoltà a comunicare a
causa di malattia o incapacità.

A questo punto, ci sorge un’altra problematica, ovvero


l’identità personale perché naturalmente non
possiamo dire che la persona uno che quella che
scrive e la persona due che è quella che si trova a
vivere la situazione, siano la stessa persona, abbiano
la stessa identità, e abbiano gli stessi interessi,
Infatti, possiamo considerare che la persona due sia in
qualche modo schiava delle volontà della persona uno,
perché ciò che ha espresso, lo ha fatto in un momento
in cui non era a conoscenza delle situazione e non
sapeva come si sarebbe sentita e soprattutto non
sapeva cosa avrebbe voluto.
L'argomento in questione è quello formulato da
Dworkin:
 la signora Margot è una signora malata di
Alzheimer, e nel passato aveva dato delle
disposizioni anticipate; infatti, se avesse avuto
l’Alzheimer, che è una malattia
neurodegenerativa, non avrebbe voluto
trattamenti salvavita, ma in realtà Margot è una
persona molto serena e che gode delle piccole
gioie della vita.
Quindi in questo caso, quelle disposizioni, sono
vincolanti? Oppure, no?
Dworkin divide gli interessi che può avere una
persona in due tipologie, cioè gli interessi critici
ed interessi di esperienza. Gli interessi critici sono
quelli che fanno la differenza in una vita, gli
interessi invece di esperienza sono quelli che
semplicemente ti rendono la vita piacevole, ma
non senza i quali la vita non avrebbe valore.
In questo caso lui dice che nel biotestamento ci
sono degli interessi critici. Infatti, essendo quelli
che danno un valore e dignità alla vita devono
prevalere.
In conclusione, le disposizioni scritte nel
testamento biologico sono vincolanti.
L’episodio appena raccontato avvenne qualche anno fa
in Olanda (uno dei paesi in cui l'eutanasia attiva è
legale).
Infatti, un medico venne accusato anche se poi
assolto, proprio per aver inflitto eutanasia a una
signora malata di Alzheimer, perché la signora nelle
sue disposizioni anticipate aveva spiegato, che
avrebbe voluto eutanasia, eccetera…, ma con le
riserve di poter scegliere al momento giusto se ancora
le volontà sussistevano.
il medico al contrario vedendo il momento giusto le ha
somministrato la sostanza letale senza chiederle
nuovamente. Poi alla fine però è stato assolto, proprio
perché venne riconosciuto che effettivamente la
signora non era nelle sue facoltà mentali, che essendo
in questo stato di profonda demenza. Quindi, il medico
non aveva agito male.
Questo caso ci è utile per presentare anche un’ultima
posizione al volo che è quella dell'etica della cura;
Infatti, in questo caso sono ovviamente stati
interpellati anche i familiari della signora e in
particolare la figlia che si è schierata dalla parte del
medico, dicendo che aveva liberato sua madre dalle
catene in cui era rimasta ingabbiata. Ecco per l'etica
della cura sono di primaria importanza le relazioni e
quindi, nel giudizio morale è fondamentale tutto il
quadro relazionale in cui noi siamo inseriti. Inoltre,
l'etica della cura spinge fortemente, anche per la
possibilità di designare un fiduciario, cioè una persona
di fiducia che in futuro può fare le nostre veci.
Questa cosa è tra l'altro possibile anche in Italia
grazie alla legge 219 del 2017 entrata in vigore nel
2018 sul biotestamento.
La nostra legge in Italia
In Italia a parte la legge appena menzionata è vietata
sia l'eutanasia attiva equiparata ad omicidio
volontario (a meno che non si dimostri la volontarietà
dell'atto e quindi in quel caso è equiparata a omicidio
del consenziente), sia il suicidio assistito equiparato
all'aiuto o all’istigazione al suicidio.
Anche l'eutanasia passiva è vietata, ma l'articolo 32
della nostra costituzione sancisce che nessuno può
essere obbligato a sottoporsi a un trattamento
sanitario contro la propria volontà, a meno che questo
non sia per disposizione di legge.
Questo è il tipico consenso informato, ovvero che
dopo aver correttamente informato il paziente sulle
conseguenze sia della cura sia della non cura; Inoltre,
egli non può essere obbligato a sottoporvisi e questa
cosa vale anche per le cure salvavita anche quelle
sono dei trattamenti. Quindi, la possibilità di rifiutarle
è in realtà sancita da un diritto costituzionale.
Piergiorgio Welby fu affetto da una grave patologia
degenerativa chiamata distrofia muscolare, che
praticamente consisteva nel progressivo
immobilizzamento di tutti i suoi muscoli.
Quindi, egli passò dal non poter più camminare a non
poter più parlare allo stare poi completamente
immobile su un letto vivo solo grazie a un respiratore
automatico, ma completamente lucido.
Infatti, grazie a questo poteva in un certo senso
comunicare attraverso un computer, lui fu un grande
attivista per questo tipo di diritti e alla fine del 2006,
fu liberato dalla sua sofferenza grazie al listesista
Mario Riccio che gli staccò la spina prendendosi le
responsabilità.
In conclusione, quest’ultimo ha rinunciato alle cure
che gli erano imposte dal cosiddetto accanimento
terapeutico.
Ecco l'accanimento terapeutico è una delle cose che
con la legge del 2017 sono state vietate. Parlando
dell'accanimento terapeutico, la chiesa ha una
posizione molto interessante, perché nonostante sia
fortemente contraria all'eutanasia e al suicidio
assistito, in realtà è contraria anche all'accanimento
terapeutico.
Anche se questo inizialmente può sembrare un
controsenso, perché effettivamente la chiesa deve
tutelare il dono della vita.
In realtà è perfettamente coerente con l'idea di
naturalità e di rispetto del dono della vita perché come
dice la congregazione vaticana stessa, sia accorciare
prematuramente e sia dilazionare in modo infinito la
vita, sono entrambi dei modi per toglierle dignità.
Per lo più, non è semplice definire quando si è in
presenza di accanimento terapeutico e quando no.
Ufficialmente si definisce come una sproporzione tra
l'obiettivo terapeutico e le cure, ma chi poi lo decide
non è molto semplice da capire, insomma non è una
valutazione semplice.
Nell’Islam è molto importante la ricerca del
trattamento medico della malattia. Il Profeta disse:
«Cercate la cura, con l’aiuto di Dio, poiché, per ogni
malattia, Dio ha dato anche una cura…», e in aggiunta:
«Il vostro corpo ha dei diritti su di voi». In altre parole,
in questa ottica, la legislazione dell’eutanasia
libererebbe i medici dalla “necessità” di cercare la
cura adatta di ogni malattia, perché la soluzione
scelta sarebbe quella più comoda: la morte. Non
esisterebbero più il bisogno delle ricerche
scientifiche, e sicuramente questa situazione avrebbe
effetti negativi nel lungo periodo sulla civiltà umana.
Ma ora passiamo all’argomentazione del pendio
scivoloso dove si permette una determinata cosa
come in un pendio scivoloso, verranno
automaticamente permesse anche molte altre cose
più gravi.
Infatti, c’è chi sostiene nel caso dell'eutanasia che, se
si permetterà di uccidere tramite eutanasia le persone
che vogliono, in poco tempo si arriverà ad avere
proprio meno cura del malato, e quindi ucciderlo con
molta facilità.
È c'è chi, invece sostiene che in realtà questa
argomentazione è un po’ fallace perché viene sempre
fatta e sistematicamente non si avvererà mai la cosa
del pendio.
E infine, c'è chi invece sostiene che effettivamente
essendo i medici e gli operatori sanitari umani quindi
fallibili che possono quindi sbagliare; questa cosa può
in realtà succedere e che quindi bisogna stare attenti
e tutelare le persone vulnerabili.
Alcune fonti:
http://www.jamesrachels.org/EOL5.pdf
https://www.uniba.it/it/docenti/mangini-michele/attivita-didattica/materiali-didattici/Dworkin-
interpretazione.pdf/view

Testo creato da Bensaikouk Mohamed

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