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ABORTO
Fino al 1975 l’aborto era illegale tranne in alcuni casi previsti dalla legge dove
la gravidanza era un pericolo per la vita della madre, legittimati anche dalla
fede cattolica. La Corte istituzionale affermò che la tutela del concepito
avesse fondamento costituzionale ma potesse entrare in conflitto con altri
bene costituzionalmente tutelati, quale la salute della persona. Si ritenne
illegittimo dunque considerare solo i casi di pericolo attuale. Articolo 32:
(rapporto tra individuo e stato) “La Repubblica tutela la salute come
fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce
cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato
trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in
nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
L’asse della responsabilità si sposta a favore della donna con la legge 194 del
1978: Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile,
riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.
L'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il
controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie
funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre
iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle
nascite.
La legge guarda alla donna nella sua integrità e non più solo dal punto di
vista medico, tutelando una maternità cosciente e responsabile.
Nell’82 fu istituito un comitato ad hoc tenuto a decidere della
sperimentazione sugli embrioni, consentita fino al 14esimo giorno.
LEGGE 40
La legge 40 del 2004 tentò di imporre un certo punto di vista, cercando di
ritenere legittimo solo un ristretto numero di casi. “Al fine di favorire la
soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità
serie B, egoisti. Le aziende private dicono che invece le persone son capaci di
documentarsi e prendere queste decisioni.
Per conservare il cordone bisogna che venga conservato e isolato nel corso
dei primi 3 minuti; alcuni studi cominciano ad evidenziare la possibilità che
mantenere il cordone per 6 minuti giovi invece al bambino proprietario del
cordone, e dunque che l’intera questione andrebbe rivisitata: la comunità
scientifica è al momento divisa in merito.