fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti" ha introdotto la salute come oggetto di tutela da parte della Repubblica, sottolineando che la "tutela della salute" è compito della Repubblica e della potestà legislativa. Così, lo Stato Italiano tutela i propri cittadini. In particolare, il diritto alla salute è stato concepito sotto diversi profili, sia come diritto individuale, che come diritto collettivo. L’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità è stata tra le prime Istituzioni a pronunciarsi in termini di diritto alla salute. L’OMS afferma che la salute è uno “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia o infermità”. Secondo l’OMS, il diritto alla salute è un diritto fondamentale ed universale. I diritti umani sono i diritti universali che acquistiamo al momento della nascita. Sono definiti universali perché appartengono a tutti, indipendentemente dalla nazionalità, dal sesso, dalle convinzioni personali, dalla religione e dal colore della pelle. Il punto più importante e più discusso di questo articolo è il comma 2, all'interno del quale viene sottolineato come nessun individuo possa essere obbligato a sottoporsi a trattamenti sanitari (cure, terapie, interventi, ecc.) se non lo desidera, a meno che non si tratti di cose per legge obbligatorie. Su questo principio si basa l'intero rapporto instaurato tra medico e paziente, un rapporto in cui il professionista è tenuto a rispettare precisi obblighi di legge. L'integrità fisica riguarda la possibilità offerta ad ogni essere umano di godere del proprio corpo "interamente", ovvero di vivere una vita dignitosa in uno stato di salute ottimale, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Si tratta, quindi, di un diritto grazie al quale ci è possibile tutelare la nostra stessa salute. La legge, tuttavia, stabilisce espressamente alcune eccezioni al principio: è infatti ammessa, a determinate condizioni, la possibilità di donare un rene (l. 26 giugno 1967, n. 458), parte del fegato (l. 16 dicembre 1999, n. 483), sangue, placenta ed emocomponenti (l. 21 ottobre 2005, n. 219). È, invece, sempre nullo ogni atto di disposizione a titolo oneroso. Il diritto all'integrità fisica si estingue con la morte. In particolare, la l. 1 aprile 1999, n. 91, nel tentativo di risolvere il problema della carenza di organi da trapiantare a persone viventi, dispone che tutti i cittadini ai quali sia stato notificato l'invito a manifestare la propria volontà in ordine alla donazione di organi che non abbiano espresso una dichiarazione negativa, debbano essere considerati donatori di organi.
Il diritto ad essere curati come un diritto fondamentale e inalienabile appartenente a
ciascun membro della famiglia umana» e chiedono una sanità basata sull’eguaglianza, sulla qualità e sulla responsabilità sociale: Ogni essere umano ha diritto a essere curato, senza discriminazioni, con le migliori cure possibili; I sistemi sanitari devono essere di alta qualità, basati sui bisogni di tutti ed essere adeguati ai progressi della scienza; I governi devono considerare come prioritari la salute e il benessere dei propri cittadini e le cure devono essere gratuite e accessibili per chiunque ne abbia bisogno.
il diritto a non curarsi
L’analisi di alcuni casi clinici (Welby, Englaro, Dj fabo) mette a confronto due modelli etici sul diritto di autodeterminazione del malato. Ogni persona ha il diritto di rinunciare o rifiutare quelle cure che rappresentano un sostegno vitale per il malato, affermato dall’articolo 1, comma 5, della Legge n. 219 del 2017. Secondo la definizione elaborata dal Comitato Nazionale di Bioetica, con il testamento biologico si vuole far riferimento a quel ‘documento con il quale una persona, dotata di piena capacità, esprime la sua volontà circa i trattamenti ai quali desidera o non desidera essere sottoposto nel caso in cui, nel decorso di una malattia o a causa di traumi improvvisi, non fosse in grado di esprimere il proprio consenso o il proprio dissenso informato”. La volontà sulla sorte della persona passa ai congiunti di primo grado o ai rappresentanti legali qualora la persona stessa non sia più in grado di intendere e di volere per motivi biologici. Comma 6. Il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo e, in conseguenza di ciò, è esente da responsabilità civile o penale. Il paziente ha il diritto di rifiutare in tutto o in parte qualsiasi accertamento diagnostico o trattamento sanitario indicato dal medico per la sua patologia, nonché il diritto di revocare in qualsiasi momento il consenso prestato, anche quando la revoca comporti l’interruzione del trattamento.
Caso welby
Piergiorgio Welby era affetto da un gravissimo stato morboso degenerativo, clinicamente
diagnosticato quale “distrofia fascioscapolomerale”. La sua sopravvivenza era assicurata esclusivamente per mezzo del respiratore automatico al quale era stato collegato sin dall’anno 1997. Welby, in considerazione del suo grave e sofferto stato di malattia, in fase irreversibilmente terminale, dopo essere stato debitamente informato dai propri medici in ordine ai vari stadi di evoluzione della sua patologia, nonché in merito ai trattamenti sanitari che gli venivano somministrati, chiedeva al medico dal quale era professionalmente assistito, di non essere ulteriormente sottoposto alle terapie di sostentamento che erano in atto e di ricevere assistenza solamente per lenire le sofferenze fisiche. In particolare, Welby chiedeva che si procedesse al distacco dell’apparecchio di ventilazione, sotto sedazione. Tuttavia, il medico opponeva un rifiuto alla richiesta di Welby, assumendo di non poter dar seguito alla volontà espressa dal paziente, in considerazione degli obblighi ai quali si riteneva. Nel ricorso i legali di Welby basavano la richiesta sul rifiuto delle cure, fondato sull’articolo 32 della Costituzione italiana e sul diritto di autodeterminazione dell’individuo pure riconosciuto dall’art. 13 della Carta Costituzionale.