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IL DIRITTO ALLA SALUTE

Nel Titolo III della Parte prima della Costituzione, dedicato ai rapporti etico-
sociali(artt. 29-34), sono presi in considerazione quei diritti che riguardano l'uomo
come membro delle formazioni sociali di cui fa parte (art. 2): da qui la
denominazione di diritti sociali.

I diritti sociali sono quei diritti che spettano a una persona non come individuo, ma
come membro di una collettività.

I diritti della famiglia, il diritto alla salute, il diritto all'istruzione fanno parte,
infatti, di quei principi inviolabili enunciati all'art. 2 che sono riconosciuti alla
persona come soggetto che convive con gli altri. Tale convivenza all'interno delle
formazioni sociali (famiglia, scuola) consente lo sviluppo della personalità di ciascun
componente che, però, deve avvenire nel rispetto delle esigenze degli altri.

Nei diritti sociali viene riconosciuto a ogni persona anche il diritto alla salute e lo
Stato deve tutelare la salute dell'individuo non solo per garantire l'integrità fisica del
singolo, ma anche per l'interesse della collettività.

L’articolo art. 32 “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto


dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per
disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal
rispetto della persona umana.”

Nell'articolo 32 della Costituzione la salute viene considerata sia come diritto


fondamentale dell'individuo sia come interesse della collettività.

I Costituenti hanno abbandonato, così, il vecchio concetto di integrità fisica, intesa


come assenza di malattia, e hanno introdotto una concezione più ampia di tutela della
salute, considerata come equilibrio psico-fisico.

Vista in questa prospettiva la salute non riguarda solo la sfera individuale, ma si


riflette su tutta la collettività; è lo Stato, pertanto, che deve impegnarsi per realizzare
il benessere del cittadino. E non si tratta soltanto di curare, ma anche di prevenire,
cercando di difendere e realizzare il benessere fisico e mentale della persona.

Lo Stato attua in concreto il diritto alla salute garantendo a tutti il diritto


all'assistenza sanitaria.

Per assicurare a tutti tale diritto, deve essere rimosso il condizionamento economico,
per cui il servizio sanitario deve essere un servizio pubblico teso a garantire a tutti le
prestazioni mediche e farmaceutiche necessarie.
Il diritto all'assistenza sanitaria è stato attuato pienamente con la riforma sanitaria (l.
833/1978) che ha istituito il Servizio sanitario nazionale (Ssn) basato sul principio
della parità di trattamento.

Le prestazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale riguardano la prevenzione, la


cura e la riabilitazione e comprendono l'assistenza sanitaria di base (medico di
famiglia e pediatra) e specialistica, gli accertamenti diagnostici, il ricovero
ospedaliero, il servizio di guardia medica e di emergenza (118), nonché la medicina
veterinaria e l'assistenza sociale.

Inizialmente le prestazioni erano gratuite per tutti, ma in seguito, per far fronte
all'onere finanziario eccessivamente gravoso, è stato introdotto un contributo (ticket)
che deve essere versato da coloro che superano un certo reddito, per i farmaci e per
determinati servizi (per esempio: visite specialistiche, accertamenti diagnostici).

La gestione del Servizio sanitario nazionale spetta alle Regioni (artt. 117 e 118
Cost.); lo Stato, infatti, trasferisce le risorse alle Regioni e si riserva, attraverso
il Piano sanitario nazionale, il compito di programmare e coordinare i servizi e di
verificare che siano offerte a tutti prestazioni della stessa qualità.

Ogni Regione decide l'organizzazione dei servizi, la gestione delle risorse e, in base
al tetto di spesa, individua le prestazioni gravate da ticket.

L'erogazione delle prestazioni, invece, spetta alle Aziende sanitarie locali (Asl)
dislocate su tutto il territorio nazionale.

La seconda parte dell'articolo 32 introduce un'ulteriore garanzia per gli assistiti, in


quanto dispone il divieto di imporre trattamenti sanitari, se non nei casi previsti dalla
legge e nel rispetto della persona umana.

Infatti, sebbene il diritto alla salute sia un diritto sociale, l'individuo è comunque
libero di rifiutare interventi sulla propria persona, soprattutto se si tratta di farmaci o
terapie sperimentali.

Soltanto la legge può obbligare il cittadino a un determinato trattamento sanitario,


fermo restando il rispetto della persona umana. Il trattamento può essere imposto
soltanto se esiste la certezza di un vantaggio diretto per la persona e, indirettamente,
ne tragga un beneficio tutta la collettività.

Sono comunque leciti i trattamenti sanitari effettuati contro la volontà del paziente
allorché questo è in pericolo di vita o il non intervento potrebbe arrecare un grave
danno alla salute e all'integrità fisica.
ESEMPIO Il rifiuto delle trasfusioni di sangue da parte dei "testimoni di Geova", in
casi di emergenza, non è vincolante, in quanto l'ordinamento non riconosce al
paziente il diritto di disporre della propria persona.

"Tutela della salute" però non significa limitarsi ad assicurare soltanto l'assistenza
sanitaria, in quanto l'integrità psico-fisica della persona dipende in maniera
determinante dall'ambiente in cui vive e soltanto se una persona è integrata in
armonia con l'ambiente si può considerare "sana".

Proprio per questo, nel diritto alla salute deve essere ricompreso anche il diritto a
un’ambiente salubre; per cui, le cause che provocano l'inquinamento dell'aria,
dell'acqua, del suolo devono essere eliminate e l'assetto urbanistico deve essere
concepito privilegiando il diritto alla salute dei cittadini.

Le violazioni del diritto a un ambiente salubre, anche se non comportano un danno


economico, possono determinare comunque il diritto a un riconoscimento derivante
dal cosiddetto danno biologico, cioè una lesione dell'integrità psico-fisica di una
persona anche se non ha subìto un danno patrimoniale.

ESEMPIO Un insediamento industriale deve trovare una collocazione adeguata,


dislocata rispetto al centro abitato e munita di impianti non inquinanti, in modo da
non provocare effetti nocivi sull'insediamento umano.

Nel nostro ordinamento, con la legge n. 68 del 22/5/2015 sono puniti i cosiddetti
"ecoreati", cioè quei comportamenti illegali contro l'ambiente e la salute che finora
erano sanzionati solo con contravvenzioni o pene di poco conto. D'altro canto, in
seguito alla mancanza di norme precise, molte morti per disastri ambientali sono
rimaste impunite.

I "nuovi delitti" contro l'ambiente sono cinque:

 inquinamento ambientale;
 disastro ambientale;
 traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività;
 impedimento del controllo;
 omessa bonifica.

Approfondimento
https://www.diritto.it/la-non-obbligatorieta-del-vaccino-anti-covid-unoccasione-mancata-o-una-scelta-
coerente/

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