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IL DIRITTO ALL’ISTRUZIONE

Secondo il filosofo francese Jean Jacques Rousseau (1712-1778) “si migliorano le


piante con la coltivazione e gli uomini con l'educazione. Se l'uomo nascesse grande e
forte la sua natura e la sua forza gli sarebbero inutili fino a che non avesse imparato a
servirsene”. L'istruzione quindi è un passaggio decisivo nella vita di un uomo perché
permette di vivere meglio e di contribuire a costruire una società più giusta. Chi è
istruito è in grado di svolgere un lavoro più soddisfacente, riesce a interpretare
meglio i fatti che gli accadono intorno e comprende i propri bisogni e quelli degli
altri. Il diritto all'istruzione è garantito dagli stati democratici mentre in passato erano
in pochi a poter studiare. Intorno al primo secolo d.C. nella Roma imperiale
esistevano scuole pubbliche, ma dopo la caduta dell'impero l'istruzione tornò ad
essere un privilegio di pochissimi (consulta il link in calce).
Le necessità legate alla sopravvivenza quotidiana spingevano le famiglie a mandare i
bambini a lavorare nei campi o con la rivoluzione industriale in fabbrica. Dopo il
raggiungimento dell'Unità d’Italia del 1861, lo Stato Italiano introdusse l'obbligo
scolastico che inizialmente fu di 2 anni (dai 6 agli 8 anni di età). La tendenza a
rafforzare il sistema scolastico all'epoca si stava diffondendo in tutta l’Europa,
successivamente una serie di riforme del sistema dell'Istruzione innalzarono
progressivamente l'età dell'obbligo scolastico.
La nostra Costituzione stabilisce che l'istruzione è fondamentale per la vita dei singoli
cittadini e per l'intera società ed enuncia una serie di principi che rendono possibile
per tutti non solo frequentare la scuola ma anche raggiungere i più alti gradi di
istruzione. Lo Stato deve infatti mettere a disposizione scuole statali, deve permettere
a tutti senza discriminazioni di frequentare la scuola e deve fornire aiuti economici
per i più meritevoli. Oggi l'istruzione è un diritto. Lo Stato rende possibile a tutti,
Italiani e stranieri l'accesso alla scuola, mette a disposizione di tutti scuole pubbliche
che funzionano grazie al denaro pubblico proveniente da tasse e imposte. Ci sono
scuole pubbliche per ogni livello di istruzione: primaria, secondaria, universitaria. La
frequenza è gratuita nel caso della scuola primaria mentre negli altri gradi scolastici
prevede una tassa di iscrizione molto bassa rispetto ai reali costi sostenuti dallo Stato,
sostiene gli studenti e le loro famiglie con aiuti economici. Non basta infatti che lo
Stato programmi diritti deve anche creare le condizioni per usufruirne così succede
anche con l'istruzione.
Negli articoli 33 e 34 della Costituzione, dedicati all'istruzione, viene specificato
quanto già indicato agli articoli 9 e 21 del testo costituzionale riguardo alla cultura in
generale (art. 9) e alla libertà di manifestazione del pensiero (art. 21) e viene messa in
rilievo la funzione della scuola, riconoscendo il ruolo primario che la stessa svolge
per lo sviluppo sociale del Paese e della civiltà democratica.

art. 33 “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica


detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e
gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza
oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali
che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un
trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali. È prescritto
un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la
conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale. Le istituzioni di
alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi
nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.”

Al primo comma dell'articolo 33 viene sancita la libertà dell'arte, della scienza e del
loro insegnamento che, in concreto, consiste nella libertà dell'artista, dello
scienziato e di tutti coloro che fanno cultura e, quindi, anche del docente che si
trova nella condizione di trasmettere il proprio patrimonio di conoscenza alle nuove
generazioni, mettendole in condizioni di sviluppare a loro volta la cultura e la ricerca
scientifica.

È questa quella che comunemente viene definita "istruzione" e che per diventare
"cultura" deve svolgere un'azione ben precisa: favorire nei giovani lo sviluppo delle
capacità critiche e di analisi della realtà, influendo favorevolmente sulla loro
crescita. Soltanto la formazione di un pensiero libero e indipendente è garanzia di
spirito democratico; perciò la cultura deve essere trasmessa in modo da stimolare il
pluralismo delle idee, in quanto elemento fondamentale della democrazia. La libertà
di insegnamento viene considerata un'applicazione della libertà di manifestazione
del pensiero (art. 21 Cost.) che, applicata al mondo della scuola, si traduce nella
possibilità per il docente di utilizzare i metodi, i mezzi e i contenuti che ritiene più
idonei allo scopo.

In base alla libertà di insegnamento, il docente, tenendo conto dei programmi


ministeriali, può impostare il suo lavoro in collaborazione con i colleghi
(programmazione didattica), nel modo che ritiene più idoneo a promuovere lo
sviluppo culturale e sociale degli allievi (libera scelta del metodo) e può manifestare
liberamente il proprio pensiero proponendo le teorie che ritiene valide (libertà di
espressione) per favorire al meglio lo sviluppo della cultura.

Il docente, così come non è assoggettato a vincoli di natura politica o ideologica da


parte dello Stato, non deve cadere nell'indottrinamento e deve rispettare l'obiettività,
esprimendo le sue opinioni personali, ma facendo conoscere agli allievi tesi diverse al
fine di promuovere il confronto delle idee.
Alla base della decisione dei Costituenti di inserire il principio della libertà di
insegnamento nella Costituzione c'era, infatti, la convinzione che solo l'esercizio
critico e, quindi, la libera trasmissione della cultura permettono lo sviluppo di un
pensiero indipendente, presupposto indispensabile della democrazia.

Lo Stato ha il compito di indirizzare l'attività di insegnamento: deve predisporre le


linee guida per ogni ordine e grado di istruzione e istituire scuole statali.

L'organizzazione scolastica prevista dall'art. 33 ha comunque natura pluralistica


perché, oltre a prevedere l'istituzione di scuole pubbliche (art. 33, c. 2 Cost.),
riconosce anche a enti e a privati il diritto di istituire scuole e istituti di educazione
(art. 33, c. 3 Cost.).

La Costituzione attribuisce a chiunque il diritto di aprire scuole private, purché non


comportino spese per lo Stato. Le scuole non statali possono richiedere la "parità" con
quelle pubbliche (scuole parificate) per quanto riguarda gli effetti legali e il
riconoscimento del titolo di studio.

Al riguardo la legge sulla parità scolastica (l. 62/2000) ha riconosciuto parità di


condizione agli alunni delle scuole parificate rispetto a quelli delle scuole statali: le
scuole private godono di piena libertà per quanto riguarda l'indirizzo pedagogico-
didattico, ma l'insegnamento deve essere basato sui principi di libertà stabiliti dalla
Costituzione. Inoltre, per ottenere la parità, devono essere dotate di strutture adeguate
e devono consentire l'accesso a chiunque ne faccia richiesta (compresi i portatori di
handicap).

La stessa legge, proprio per consentire ai genitori una libera scelta tra scuola pubblica
e scuola privata, prevede l'erogazione di un contributo pubblico (bonus) nel caso in
cui la frequenza in una scuola a pagamento sia troppo onerosa per la famiglia, che
sarebbe, pertanto, costretta a optare per la scuola pubblica.

art. 34 “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto
anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno
diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo
diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono
essere attribuite per concorso.”

Uno Stato civile e democratico, per essere considerato tale, deve adoperarsi per
eliminare le situazioni di svantaggio e assicurare a tutti i cittadini un'uguaglianza
sostanziale: garantire l'istruzione a tutti è uno dei mezzi più importanti, se non il
prioritario, per eliminare ogni differenza. Soltanto chi ha un'istruzione adeguata può
partecipare in modo consapevole alla vita dello Stato, mentre chi non ha avuto le
stesse opportunità si trova in condizioni di inadeguatezza e spesso, a causa
dell'arretratezza culturale, viene relegato ai margini della società.
La Costituzione, perciò, all'articolo 34 dispone che sia consentito a tutti, cittadini e
non cittadini, di "crescere", perché dalla crescita culturale di ognuno dipende lo
sviluppo dell'intera società: il diritto alla cultura è un bene per tutti e soltanto una
scuola che funziona può liberare la società dall'ignoranza e il Paese dall'arretratezza.

Partendo da questi presupposti, i Costituenti, pur ammettendo a determinate


condizioni l'esistenza delle scuole private, assegnano allo Stato il compito di garantire
un diritto di tutti i cittadini a una scuola aperta a tutti.

Soltanto se l'istruzione è un diritto di tutti, e non un privilegio di pochi, è possibile


formare una società i cui cittadini sono capaci di fare scelte responsabili e di valutare
la realtà in maniera critica.

Grazie al diritto all'istruzione tutti i giovani sono posti nella condizione di prepararsi
alla vita nel modo migliore: la scuola deve coltivare e guidare lo sviluppo dei futuri
cittadini fornendo loro i contenuti morali e culturali indispensabili per un'effettiva
partecipazione alla vita sociale. Da ciò discende per tutti i ragazzi, senza alcuna
distinzione, il diritto di ricevere un'istruzione obbligatoria dalla prima elementare e
per almeno otto anni (art. 34, c. 2 Cost.).

L'obbligo scolastico è un dovere per lo Stato, che deve garantire scuole statali in
grado di assicurare il diritto allo studio per almeno dieci anni, è un dovere per i
giovani e per le loro famiglie, sulle quali ricade l'obbligo di mandare a scuola i propri
figli fino a sedici anni.

In seguito alla riforma dell'intero sistema educativo (l. 53/2003) è previsto che, dopo
la scuola dell'infanzia di durata triennale e non obbligatoria, l'obbligo scolastico sia
assolto con la frequenza per cinque anni della scuola primaria e per tre anni della
scuola secondaria di primo grado che si conclude con un esame di Stato. Terminato
il primo ciclo è possibile accedere al secondo ciclo, strutturato in licei e
istruzione e formazione professionale, i cui primi due anni sono obbligatori.

Mentre la scuola dell'obbligo é gratuita, per gli anni successivi all'obbligo, lo Stato
pone a carico della famiglia solo una piccola parte del costo dell'istruzione superiore
con il pagamento delle tasse scolastiche, ma garantisce aiuti finanziari (borse di
studio, sussidi ecc.) ai più meritevoli perché la scuola sia veramente accessibile a tutti
fino all'istruzione universitaria.

Approfondimenti

https://www.romanoimpero.com/2016/04/la-scuola-romana.html

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